Jean Fouquet e Frank Stella

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Jean Fouquet e Frank Stella
COMUNE DI BUCCINASCO
In collaborazione con l’Associazione Culturale “Gli Adulti”
Associazione Culturale Teatrale
GLI ADULTI
SERATE CULTURALI 2016/2017
Il quattrocento e l’arte contemporanea
Jean Fouquet
Jean Fouquet nacque a Tours, in Francia, nel 1415/1420 circa.
Iniziò la sua formazione artistica a Parigi, come illustratore e pittore di miniature. I pochi documenti rimasti
non ci permettono di conoscere con precisione i primi decenni della sua carriera. Della sua prima attività si
conoscono un “Ritratto di Carlo VII” (ora al museo del Louvre di Parigi) e la “Pietà” di Nouans-les-Fontaines,
in Turenna, vicine allo stile delle opere di Jan van Eyck e Claus Sluter.
Tra il 1445 ed il 1447 viaggiò in Italia e soggiornò a Roma alla corte del papa Eugenio IV.
Nel 1446 circa dipinse un ritratto del pontefice assieme a due confidenti, perduto, di cui esistono alcune copie e
derivazioni. L’opera ebbe un notevole successo per il suo forte contenuto innovativo e potrebbe aver ispirato
Raffaello per il suo “Ritratto di Leone X e due suoi familiari”.
Fouquet ebbe la possibilità di conoscere Beato Angelico e di studiare le opere di altri pittori dei primi decenni
del Quattrocento, in particolare Piero della Francesca e Domenico Veneziano, che lo ispirarono per la ricca
decorazione del Libro d’Ore di Etienne Chevalier, uno dei suoi codici miniati più famosi. In quest’opera egli
rivelò un’elevata accuratezza nel disegno, una notevole precisione nei minimi dettagli e un’acuta
caratterizzazione psicologica dei personaggi raffigurati.
Tornato in Francia lavorò al servizio del re Carlo VII e di Luigi XI, del quale fu pittore ufficiale. Dipinse anche
per alti funzionari statali, come Guillaume Jouvenel des Ursins, cancelliere di Francia, Simon de Varie e il
tesoriere Etienne Chevalier. Per quest’ultimo eseguì la sua opera più famosa, il dittico di Melun (1450 circa),
per un altare della cattedrale di Melun, eretto in memoria di Agnés Sorel, amante di Carlo VII, morta nel 1450,
di cui il committente era esecutore testamentario.
Jean Fouquet morì tra il 1478 ed il 1481.
Frank Stella 23
Frank Philip Stella nasce il 12 maggio 1936 a Malden, nel Massachusetts, da una famiglia di origini italiane.
Suo padre era ginecologo, sua madre era una casalinga, appassionata d’arte.
Studia alla Phillips Academy di Andover e alla Princeton University. Nel 1958 si trasferisce a New York;
frequenta le gallerie d’arte e viene influenzato dall’espressionismo astratto di Jackson Pollock e Franz Kline.
Nello stesso tempo studia con attenzione le opere di Barnett Newman e Jasper Johns. Nel 1959 dipinge la serie
dei “Black Paintings” e aderisce al movimento del Minimalismo. Nello stesso anno entra in contatto con il
gallerista Leo Castelli.
Nel 1960 partecipa alla mostra “Sixteen Americans” al Museo d’Arte Moderna di New York.
Nel 1961, a Londra, sposa Barbara Rose, dalla quale divorzia nel 1969.
Negli anni seguenti si dedica ad una nuova serie di dipinti con linee colorate su tele sagomate (a forma di L, N,
U, T o poligonali). Nel 1965 presenta la mostra “The Shaped Canvas” al Solomon R. Guggenheim Museum di
New York.
Negli anni Settanta crea le “Protractor Series”, le “Eccentric Polygon Series” e le “Polish Village Series”, dai
forti colori vivaci. Oltre ai dipinti realizza numerose opere grafiche: litografie, serigrafie e offset.
Nel 1970 il Museo d’Arte Moderna di New York gli dedica una vasta mostra retrospettiva.
Nel 1976 esegue un intervento pittorico su una BMW 3.0 CSL
Negli anni Ottanta e Novanta crea opere tridimensionali, utilizzando materiali differenti.
Negli anni Novanta esegue varie sculture e installazioni per spazi pubblici in varie città, come quella per il
Princess of Wales Theatre di Toronto o quella all’esterno della National Gallery of Art di Washington.
Nel 2009 ha ricevuto la National Medal of Arts dal Presidente Barack Obama.
Dal 2014 è rappresentato dai galleristi Dominique Lévy e Marianne Boesky.
Il 10/11/2015, da Christie’s a New York, “Biennale 66” è stato pagato 3.861.000 dollari.
A cura di Gabriele Crepaldi