Haiti_6 mesidopoit - Medici Senza Frontiere

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Haiti_6 mesidopoit - Medici Senza Frontiere
Medici Senza Frontiere
Haiti, sei mesi dopo il terremoto
La risposta di MSF all’emergenza: scelte, ostacoli, attività e finanziamenti
Redatto nel luglio 2010, sei mesi dopo il terremoto del 12 gennaio
Copre il periodo del rapporto fino al 31 maggio
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Contenuti
Sintesi
Introduzione: Un milione di persone sotto le tende
Una storia di vulnerabilità
Giorno Zero
Scelte di emergenza
Lavoro e testimonianze
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Chirurgia e riabilitazione
Cure mediche primarie
Servizi specialistici
Fornitura e potabilizzazione dell’acqua, rifugi
Uno sguardo: Assistenza MSF in cifre
Donazioni e spese
Piani futuri
Allegato: descrizione sulle località e le attività
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Sintesi
Haiti, sei mesi dopo il terremoto
A sei mesi dal terremoto che ha devastato Haiti il 12 gennaio 2010, questo rapporto
descrive l’evoluzione del lavoro di Medici Senza Frontiere (MSF) durante quella che
è stata la risposta più grande e rapida che l’organizzazione abbia mai messo in atto
in occasione di un’emergenza. L’obiettivo è quello di spiegare la portata
dell’assistenza sanitaria e degli aiuti materiali forniti da MSF a Haiti fin dalle prime
ore dopo la catastrofe, ma anche di evidenziare i problemi e le considerevoli sfide
affrontate dall’organizzazione. Si riconosce che malgrado lo sforzo complessivo di
portare soccorso abbia salvato molte vite, si è ben lungi dall’alleviare molte delle
sofferenze che la popolazione sta provando.
MSF da 19 anni lavora ad Haiti senza interruzione, fornendo una vasta gamma di
cure mediche, dai servizi per la maternità, alla fisioterapia, ai programmi per la
salute mentale. Proprio a causa di questo impegno di lungo termine,
l’organizzazione già prima del terremoto, era a conoscenza dell’inaccessibilità del
servizio sanitario per la maggior parte degli haitiani e della mancanza di personale
medico specializzato in diverse ambiti, dalla fisioterapia alla psichiatria. Il paese era
totalmente impreparato ad affrontare le conseguenze sanitarie di un evento naturale
così disastroso.
Il terremoto ha distrutto il 60% delle strutture mediche esistenti mentre il 10%
del personale medico è deceduto o ha lasciato il paese. MSF ha dovuto
trasferire alcuni servizi da una struttura ad un’altra, costruire ospedali da campo,
lavorare in accampamenti temporanei e addirittura installare un ospedale gonfiabile.
Con l’ausilio di 3mila operatori umanitari, tra personale haitiano e internazionale,
impiegati nel paese, MSF attualmente gestisce 19 strutture sanitarie ed ha a
disposizione più di 1.000 posti letto in varie località. L’organizzazione ha
fornito assistenza medica a più di 173.000 pazienti nel periodo tra il 12 gennaio
e il 31 maggio.
MSF è stata sommersa dalla generosità delle persone che da tutto il mondo hanno
supportato finanziariamente la risposta umanitaria dell’organizzazione ad Haiti. MSF
ha ricevuto più di 91 i milioni di euro specificatamente per l’emergenza ad Haiti
(fino al 31 maggio). Ben oltre la metà della somma – circa 53 milioni di euro – è
già stata spesa nei primi cinque mesi dopo il disastro. Le attuali previsioni di
MSF prevedono che circa 89 milioni di euro verranno spesi nell’assistenza diretta
alle vittime del terremoto entro la fine del 2010.
Sei mesi dopo il terremoto, l’assistenza medica per la maggior parte della
popolazione è notevolmente migliorata e una parte della popolazione più povera,
che prima del disastro non aveva accesso a cure mediche, è ora in grado di
riceverle. Tuttavia, la sostenibilità di questa situazione dipenderà da quanto sarà
continuativo l’impegno internazionale e resta inoltre aperta la questione di come
assicurare cure di qualità. Gli alloggi rimangono tra le necessità più urgenti,
mentre la ricostruzione procede a ritmi lenti e la stagione delle piogge aggrava
lo stato di miseria della popolazione. Le persone povere di Haiti sono abituate ad
avere poche risorse e benessere, ma gli operatori umanitari di MSF riscontrano un
aumento della rabbia e della frustrazione a causa dei pochi cambiamenti nelle
condizioni di vita che ci sono stati dal terremoto ad oggi.
Introduzione: Un milione sotto le tende
Il disastro di Haiti ha inferto un colpo durissimo a una popolazione molto numerosa e già
duramente provata dalla povertà che abbiamo dovuto affrontare sfide nuove e complesse a tutti i
livelli di intervento. Sebbene MSF fosse presente nel paese prima del terremoto, l’organizzazione
è stata costretta dall’urgenza e dalla portata dei problemi medici, a impiegare tutti i propri mezzi
per far fronte all’emergenza. Le risorse finanziarie dell'organizzazione sono state notevolmente
incrementate grazie alla generosità di milioni di singoli donatori ma l’improvviso carico di
lavoro e la notevole pressione che il personale medico, lo staff tecnico e gestionale hanno
affrontato, sono stati senza precedenti.
Il rapporto illustra in che modo tutti, lo staff locale e quello internazionale, hanno cercato di
rispondere alle sfide poste dal terremoto. Lo staff è consapevole che la risposta non poteva
essere sufficiente, che anche l'azione medica di base nei primi giorni sarebbe stata schiacciata
dalla sofferenza. E che il desiderio più importante del popolo haitiano di ripristinare una certa
dignità e speranza per la loro vita si stava concretizzando in modo dolorosamente lento.
I cumuli di macerie e polvere lasciati dalle migliaia di edifici, squassati e abbattuti dalle
tremende scosse del mese di gennaio, sono finiti nelle pozze e nei canali di scolo delle strade di
Port-au-Prince. Le piogge, altro pericolo imminente per i sopravvissuti, sono cadute per
settimane e le conseguenti privazioni per le centinaia di migliaia di persone senza casa, sono ora
una dura realtà. E probabilmente peggioreranno dal momento che si profila all’orizzonte una
stagione di forti uragani.
Molte persone, sfuggite sei mesi fa al crollo delle abitazioni, hanno ancora troppa paura di
rifugiarsi tra le rovine. Ricordano lo shock provato dopo il terremoto e ancora risuonano nelle
loro orecchie le parole degli scienziati che annunciavano l’arrivo di altri terremoti. Essi si
stringono sotto i teloni impalpabili o sotto le tende, corrono a recuperarli quando volano via e
rimangono con i loro nuovi vicini negli insediamenti sparpagliati in varie zone della città. Vista
dall'alto, Port-au-Prince sembra fatta di laghi di tela blu. Le tende proteggono contro il sole e le
piogge ma non contro gli acquazzoni tropicali o i cicloni. Le attività di soccorso hanno salvato la
vita delle persone ma non sono riuscite ad alleviare alcune delle loro più grandi sofferenze. Le
condizioni di vita sono dure e la frustrazione aumenta.
A Port-au-Prince la violenza è una preoccupazione costante. Prima del terremoto, a Martissant e
a Trinité MSF curava le persone che riportavano ferite da proiettile e le vittime di violenza
sessuale. Insieme a queste importanti necessità mediche, anche l’ insicurezza diffusa richiede
particolare attenzione. Tuttavia, i dati medici di MSF relativi al dopo terremoto non evidenziano
un incremento nel numero delle vittime di violenza. Le cifre complessive per cinque mesi
evidenziano 2.147 pazienti trattati per violenza legata al trauma e altri 264 per ferite da arma da
fuoco.
Salute
Oggi, l’erogazione di assistenza sanitaria per la maggior parte dei cittadini è sostanzialmente
cambiata dopo il terremoto e, per alcuni aspetti, è migliorata rispetto a prima. Moltissime
persone povere che prima del disastro erano in realtà escluse dal sistema sanitario pubblico e
privato, sono oggi in grado di ottenere delle risposte. La molteplicità di cure sanitarie, nelle
strutture nuove e temporanee e in alcuni degli ospedali e cliniche rimasti in piedi, è
sostanzialmente superiore e più vicina alle persone, anche se permangono problemi legati alla
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qualità. La questione è che questa dipende in gran parte da un costante impegno internazionale e
sussistono rischi reali riguardanti la sua sostenibilità. Il Ministero della salute ha tra le sue
priorità per i prossimi 18 mesi di erogare cure gratuite per alcuni gruppi vulnerabili. Ma tutto ciò
richiede finanziamenti esterni e la ricostruzione di strutture permanenti. Il settore privato, che a
Haiti è sempre stato vitale, è stato duramente colpito e fa fatica a ripartire. L’altro ostacolo è la
mancanza di personale qualificato. Il terremoto ha distrutto il 60% delle strutture sanitarie e il
10% del personale medico è rimasto ucciso o ha lasciato il paese. Haiti ha sempre esportato
talenti e coloro che sono sopravvissuti al terremoto si trasferiscono tuttora all’estero.
Cibo e acqua
Anche la disponibilità di cibo e acqua è notevolmente migliorata dal terremoto, anche se per
molte persone è ancora meno sicura di quanto lo fosse prima. Le distribuzioni di massa del
Programma Alimentare Mondiale sono state efficaci e sebbene la preoccupazione è che non
raggiungano tutti i gruppi più vulnerabili delle comunità, le valutazioni di MSF non hanno
evidenziato un aumento della malnutrizione. La questione dell’acqua è meno chiara perché la
distribuzione gratuita nei primi tre mesi è stata sostituita da un sistema a pagamento il che
ostacola i rifornimenti gratuiti come quelli di MSF e mette a dura prova tutte le persone senza
lavoro e senza reddito. La preoccupazione è che questo non è il campo specifico di MSF, non è
una attività medica fondamentale e le risorse dell’organizzazione sono sfruttate al massimo
perché non ci sono risposte da parte degli altri fornitori.
Servizi igienico-sanitari e tende
Preoccupazioni analoghe si applicano anche e con maggior forza ai settori igienico-sanitari e alle
tende. L’erogazione dei servizi igienico-sanitari è stata perfezionata nonostante le condizioni
disastrose del dopo terremoto ma, in alcune comunità come Cité Soleil o i campi di Carrefour
Feuilles, MSF è una delle pochissime organizzazioni presenti. MSF ha un ruolo importante
rispetto alla costruzione delle latrine, la gestione dei rifiuti e l’erogazione dei servizi igienici in
molte altre tra le zone colpite dal terremoto, che spesso va ben oltre il lavoro standard realizzato
nelle strutture sanitarie e nella comunità circostante. Allo stesso tempo ci troviamo ad affrontare
grossi problemi non risolti dagli immensi sforzi umanitari e di ricostruzione. C’è solo una
discarica in città, che è piena fino all’orlo. Non è stata presa alcuna decisione alternativa al
riguardo e la stagione delle piogge aggrava le difficoltà di accesso e di inquinamento. Molte parti
della città sono a livello del mare pertanto le latrine dovrebbero essere svuotate regolarmente.
Ma non lo sono. Lo scarso funzionamento delle latrine nei campi si aggiunge alla probabilità che
le forti piogge trascineranno i liquami nelle zone abitate.
Di gran lunga la più grande minaccia per le condizioni di vita delle persone è non riuscire a
fornire dei ripari sicuri e duraturi. Le tende e i teloni non sono altro che una soluzione molto
temporanea perché non durano più di sei mesi. MSF ha distribuito una notevole quantità di tende
ma una sorta di ricostruzione dovrebbe avere inizio a giugno e a luglio cosicché le persone
saranno in grado almeno di trasferirsi in alloggi semi permanenti. Ma tutto ciò si è verificato solo
in parte. Il processo di assegnazione delle terre è avvenuto molto lentamente. Le tende iniziano a
deteriorarsi e le piogge portano a galla il problema. Anche se non ci saranno uragani, la stagione
delle piogge sarà sufficiente da sola a peggiorare la situazione già molto difficile delle persone
costrette a vivere all’aperto.
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Mai abbastanza
Nel corso degli ultimi sei mesi, MSF ha concentrato una parte sostanziale delle sue risorse
globali su Haiti. Il picco dell’attività di quella fase di emergenza si è verificato nei due mesi
successivi al terremoto, quando circa 350 membri del personale internazionale lavoravano nel
paese. Tutte queste persone erano necessarie dal momento che ci è voluto più tempo del solito
per trovare e assumere tutto il personale haitiano che gestisse in maniera massiccia i progetti
medici. Durante il picco di marzo c’erano 26 strutture distinte —inclusi ospedali, centri di
riabilitazione e centri di medicina generale. A seguito dell’assestamento di alcune di queste
strutture e di uno slittamento nelle priorità, MSF adesso gestisce 19 strutture sanitarie. MSF
gestisce anche 16 sale operatorie e possiede oltre 1100 posti letto disponibili nelle varie località.
Complessivamente, dal giorno del terremoto fino al 31 maggio, MSF ha erogato assistenza
medica a più di 173.000 pazienti e ha effettuato oltre 11.000 interventi chirurgici.
Questo rapporto mostra alcune considerazioni fatte sulle scelte relative alla strategia e
all’implementazione. Contiene testimonianze del personale e dei pazienti che hanno
sperimentato le diverse facce del lavoro di MSF, spiega il modo in cui MSF utilizza le generose
donazioni ricevute da moltissime persone in svariate parti del mondo e delinea alcune delle
modalità con cui l’organizzazione si impegna a intervenire in futuro con una azione medica a
Haiti. Ma prima di ogni altra cosa questo rapporto guarda al passato, alla lunga storia di MSF a
Haiti e a quello che ci racconta in merito alla generale condizione di fragilità esistente anche
prima del disastro.
Una storia di vulnerabilità
Quando, nel 1991, MSF iniziò a essere presente in maniera continuativa a Haiti, la sua attenzione
fu rivolta soprattutto alla ristrutturazione degli ospedali e delle strutture sanitarie che all’epoca
erano fatiscenti e privi di condizioni igieniche adeguate. Inoltre, MSF si occupò di formare
chirurghi ed anestesisti. Svolse anche interventi chirurgici oltre a provvedere alla fornitura e
potabilizzazione dell’acqua nei diversi ospedali. Ma l’impegno principale di MSF fu quello di
offrire sostegno a un sistema sanitario molto fragile e senza risorse. Periodicamente, furono
effettuati anche interventi di emergenza in seguito a inondazioni e uragani. Dopo il 2000 la
situazione iniziò a cambiare, quando i primi interventi contribuirono a ridurre la mortalità
materna in uno dei distretti sanitari. Questo segnò l’inizio di quello che diventò un impegno
costante nel campo delle cure ostetriche e della maternità. La vera evoluzione per MSF si ebbe
quando, alla metà del decennio, il paese fu vittima di scontri politici e violenze.
Nel 2004, MSF avviò un progetto chirurgico a Port-au-Prince che è tuttora attivo, in una nuova
struttura del Centro Traumi Trinite, l’unico complesso pienamente attrezzato per le cure di
emergenza nel paese. Curare le ferite divenne vitale a causa del flusso costante di feriti, vittime
degli scontri nelle strade. MSF si trovò nel cuore delle violenze nella capitale, quando le altre
organizzazioni se ne erano già andate. Tra il 2005 e il 2007, MSF lavorò nell’ospedale Choscal
nella bidonville di Cite Soleil, mentre proseguivano gli scontri tra gruppi armati e le forze di
interposizione di pace dell’ONU. Nel 2006, la mancanza di un servizio medico di pronto
soccorso e il divampare delle violenze portarono alla creazione del pronto soccorso a Martissant
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e di cliniche mobili in questa bidonville della capitale. L’anno successivo MSF estese il suo
lavoro alle vittime di violenza sessuali aprendo il Centro Pacot. Questo centro forniva anche
servizi di riabilitazione, fisioterapia e assistenza psicologica. Allo stesso tempo, gli elevati indici
di mortalità materna e i frequenti episodi di violenza sessuale spinsero MSF a offrire servizi
ostetrici di emergenza presso l’ospedale Jude Anne a Port-au-Prince e, in seguito, a Maternite
Solidarite. Si avviarono anche servizi perinatali, e si offrirono test e consulenze su base
volontaria per l’HIV.
Le fragili infrastrutture di Haiti sono esposte da sempre ai violenti disastri naturali. Nel 2008, la
città di Gonaives nel nord del paese fu allagata da un uragano e MSF, lavorò lì per alcuni mesi,
in un ospedale con 80 posti letto e recandosi con le cliniche mobili nei campi dove le persone
furono sistemate in rifugi temporanei.
La lezione principale che MSF ha tratto da questi 19 anni di lavoro nel paese, è stata che il
sistema sanitario è stato quasi sempre inaccessibile per la maggior parte degli haitiani. A Port-auPrince molti persone hanno fatto affidamento sui servizi gratuiti di pronto soccorso forniti da
MSF. Le strutture sanitarie private e pubbliche imponevano delle tariffe che la maggior parte
della popolazione non poteva permettersi. Spesso gli ospedali pubblici e le cliniche erano affetti
da problemi gestionali, scioperi e mancanza di personale, medicine e presidi medici. Ai pazienti
capitava di essere rifiutati perché gli ospedali erano pieni e quando finivano i soldi dovevano
interrompere le cure.
Uno degli indicatori statistici più chiari della inadeguatezza delle cure riguarda l’aspettativa di
vita per le donne, che si attesta a 58.8 anni. Inoltre, con una mortalità materna che conta 630
decessi ogni 100,000 – 50 volte il tasso degli Stati Uniti loro vicini- partorire rappresenta un
vero pericolo. La scioccante verità che MSF ha appreso in qualità di importante organizzazione
medica e umanitaria a Haiti è che, anche senza considerare il rischio di violenze, nel paese le
persone sono vittime di sofferenze e negligenze che mettono a repentaglio la loro vita. Il paese
non poteva trovarsi in condizioni peggiori nel dover affrontare gli enormi bisogni supplementari
che una catastrofe naturale avrebbe richiesto alle proprie risorse mediche.
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Giorno Zero
Il dottor Hans Boucher, il direttore medico haitiano presso l’ospedale Maternite Solidarite
di MSF a Port-au-Prince fu uno dei primi a rispondere al terremoto.
“Ero nel mio ufficio, quando all’improvviso lo schermo del computer cadde a terra. Mi accorsi
che l’edificio stava tremando. Quando uscii vidi i muri crollare, schiacciando le macchine in
cortile e fu allora che capii che tutto l’edificio stava crollando. Notai in quel momento che vi
erano molte persone stese a terra, così chiamai un altro medico e insieme andammo a
controllare quelle persone riverse a terra. Fu in quel momento che mi resi conto che erano tutte
morte. Erano i venditori ambulanti che lavoravano davanti all’ospedale. Rientrai nell’ospedale
per evacuare altri 70-80 pazienti. Ci volle un’ora e mezza per portare fuori tutti i pazienti
dall’edificio. Li stendemmo per terra su dei materassi davanti all’ospedale dove gli operatori
logistici avevano prontamente allestito tre tende per proteggere i pazienti. Curammo le persone
ferite che arrivavano al cancello dell’ospedale. Trascorremmo tutta la notte curando e
medicando i feriti, lavoravamo il più velocemente possibile perché c’erano tantissime persone
ferite nel cortile antistante l’ospedale. Quando mi resi conto di quello che stava succedendo il
mio primo pensiero è stato che i miei figli fossero morti perché al momento del terremoto (17
circa) si trovavano solitamente a casa. Mi chiesi se avessi il coraggio di andare a casa e
scoprire cosa gli fosse successo. Non vi era modo di contattarli perché tutte le linee telefoniche
erano interrotte. Cosi a quel punto dovetti fare una scelta: potevo restare e aiutare i feriti che si
stavano riversando nell’ospedale oppure andare a casa non sapendo cosa avrei trovato.
La situazione era talmente drammatica che anche se pensavo alla mia famiglia, vidi cosi tante
persone ferite che arrivavano all’ospedale e che avevano bisogno della nostra assistenza. Per
fortuna, verso le 19, un collega venne a informarmi che aveva visto mia moglie e i bambini,
erano vivi e stavano bene. Cosi continuai a lavorare fino a mezzanotte e poi mi recai a casa per
vedere come stava la mia famiglia. Dopo qualche ora ritornai all’ospedale dove io e i miei
colleghi continuammo a curare i feriti. Passammo la notte occupandoci di loro, , sapendo che
l’indomani ci sarebbe stato molto altro lavoro medico da fare per curare le altre persone che
erano rimaste ferite”.
Il dottor Hani Fares, chirurgo e coordinatore medico per MSF, si trovava nel suo ufficio di
MSF, in un’altra parte della città, dove non c’erano strutture mediche.
“Per un intero minuto mi sembrò che la terra si stesse muovendo sull’acqua. Ero solo
nell’ufficio e credo che il mio primo pensiero fosse che si trattasse di un terremoto.
Probabilmente dipende dal fatto che sono egiziano e abbiamo avuto un terremoto al Cairo nel
1992, cosi riconobbi la sensazione. Uscii dall’ufficio il più velocemente possibile e fuori trovai
gli altri colleghi.
Le persone iniziarono ad arrivare all’ufficio a piedi, sempre di più, e dovetti decidere che fare
con tutti loro. Fu allora che appresi che molti degli ospedali di Port- au-Prince erano crollati.
Incominciammo a renderci conto di ciò che stava succedendo: si, è grave, anzi è una catastrofe.
Il mio problema era che non avevo con me le medicine da dare alle persone. Perciò andai
nell’ufficio a fianco e trovai alcune scatole contenenti abbastanza medicine per aiutare i feriti e
le portai in ufficio. Poi iniziai a visitare i pazienti, donne incinte con molte fratture, ferite gravi,
traumi cranici, fratture aperte. Inizialmente medicai le ferite con degli antibiotici e somministrai
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ai pazienti degli antidolorifici per alleviare il dolore- nelle scatole avevo trovato diazepam,
morfina e antibiotici in fiale. I colleghi haitiani sono stati di grande aiuto. Durante le prime due
ore furono straordinari: avevano tutti paura ed erano preoccupati per i loro figli e le loro
famiglie eppure nessuno di loro se ne andò - rimasero tutti ad aiutarmi. Credo che ci furono
otto morti. La maggior parte di loro aveva subito gravi traumi cranici. Provai frustrazione nel
caso di ematomi subdurali (quando il sangue si raccoglie dentro la teca cranica). Con una
piccola apparecchiatura si può praticare un foro nell’osso per fare uscire il sangue, salvando il
paziente, ma non avevo con me quella apparecchiatura.
Sono un chirurgo, cosi fui in grado di fare molto per salvare numerose persone, ma in seguito
continuai a domandarmi se non avrei potuto fare di più. Forse avrei potuto salvare degli arti.
Ma poi penso che non ne avevo semplicemente il tempo. Quando uscimmo e andammo a Portau-Prince trovammo una città morta. Tante case erano crollate, le linee erano saltate, le strade
bloccate e centinaia di persone dormivano fuori. Alcuni pregavano, altri cantavano o
piangevano”.
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Scelte di emergenza
Con il trascorrere delle prime, terribili ore, si iniziò a prendere contatto con la vasta rete di MSF,
al di fuori del paese e con i responsabili per le emergenze che avrebbero svolto un ruolo
essenziale nel sollecitare una risposta generale. Questa parte del rapporto esamina il modo in cui
furono gestiti gli interventi, le scelte strategiche fatte e i fattori che hanno messo a repentaglio
l’efficiencenza del lavoro di MSF.
Quando si diffuse la notizia, la risorsa più importante dell’organizzazione furono i suoi 19 anni
di esperienza nel paese. Queste conoscenze resero possibile una reazione più rapida e
consapevole e i team colpiti nel paese funsero da base per le operazioni mediche. Nonostante ciò,
le prime ore furono segnate da una comunicazione scarsa e confusa perché i contatti tra i team
sul territorio erano limitati. Negli uffici MSF degli Stati Uniti e del Canada nel tardo pomeriggio
di quel martedì e in Europa nelle prime ore della mattina del 13 gennaio, gli staff tentavano di
interpretare le informazioni frammentarie dei danni e l’impatto sulle strutture di MSF. Le prime
decisioni prese quel giorno si basarono sull’esperienza dei terremoti in altri luoghi e sulla
certezza che la limitata capacità medica di Haiti sarebbe stata completamente sopraffatta. Si
diceva che gli ospedali di MSF fossero stati colpiti duramente e che il personale stava lottando
per recuperare pazienti e colleghi. Di molti operatori non si riusciva ad avere notizia e un nostro
membro dello staff internazionale era intrappolato sotto le macerie della sua casa. Il bilancio
finale fu di quattro colleghi haitiani deceduti, e altri quattro che avevano lavorato con MSF fino a
poco prima del terremoto. Furono velocemente prese decisioni riguardo alle scorte e al personale
aggiuntivo da inviare. Era chiaro che la priorità principale dovesse essere il materiale per gli
interventi chirurgici, oltre a team chirurgici supplementari e materiali per allestire nuove strutture
protette accanto agli ospedali danneggiati. Un intero ospedale gonfiabile fu portato
immediatamente ad un aeroporto in Francia per aggiungere camere operatorie e letti. Le
necessità mediche erano evidenti nella loro brutalità: chirurgia salva vita e cure per i feriti. Il
piano prevedeva che coppie di chirurghi e anestesisti avrebbero lavorato, a rotazione, 24 ore su
24 in quante più camere operatorie potessero essere usate o allestite.Il primo giorno le stime dei
feriti crescevano vorticosamente e si moltiplicavano le richieste di aiuti medici. MSF aveva un
piano di risposta all’emergenza che riguardava le violenze diffuse a Haiti, e lo adattò
rapidamente a questo immane disastro.
Diritti di atterraggio
Cresceva la pressione sullo staff logistico affinché inviassero aerei e trovassero delle rotte per
raggiungere Haiti. Il primo team di sostegno allo staff MSF che si trovava già nel paese arrivò 48
ore dopo il terremoto, ma vi furono gravi contrasti per ottenere gli slot di atterraggio
nell’aeroporto danneggiato e sovraffollato di Port-au-Prince. Nei primi 6 giorni, dei 17 voli con
scorte salva vita e personale che MSF intendeva far arrivare a Port-au-Prince, 9 cargo e due voli
passeggeri furono deviati, generalmente nella confinante Repubblica domenicana. Le
conseguenze per i pazienti furono che molti dei medici e delle scorte dovettero arrivare via terra,
il che aggiunse altre 36 ore di viaggio. Metà dell’ospedale gonfiabile con i suoi 100 letti e tre
camere operatorie dovettero arrivare in quel modo. MSF protestò pubblicamente presso le
autorità americane che dirigevano l’aeroporto e l’accesso migliorò, sebbene vi fossero autentiche
preoccupazioni sull’impatto che questi ritardi avrebbero avuto sulle cure di emergenza cosi
urgentemente necessarie. Nonostante ciò, alcuni aerei di MSF arrivarono prima dalla base
logistica a Panama e l’hub di Santo Domingo divenne presto un ulteriore punto di ingresso.
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Spazio operativo
Nei primi giorni, il personale a terra si occupò principalmente di recuperare e incrementare gli
spazi per gli interventi chirurgici, cercando nuove strutture che potessero essere usate come sale
operatorie. Una fu trovata nell’ospedale Carrefour, dove la sala operatoria era in grado di
funzionare, sebbene i pazienti fossero tenuti sotto tende allestite in strada perché tutti temevano
nuove scosse. Un altro team sì è insediato nuovamente nell’ospedale Choscal a Cité Soleil dove
MSF aveva lavorato precedentemente. Non sempre le scelte si sono potute fare avendo
informazioni chiare circa le alternative possibili. In fondo alla strada vi era un edificio
probabilmente più adatto, ma i team presero ciò che andava bene. A Choscal, la decisione fu
anche presa perché l’ottima reputazione di MSF in una zona potenzialmente pericolosa permise
all’organizzazione di operare in una comunità che altrimenti non avrebbe ricevuto l’aiuto dei
nostri operatori. Da un’altra parte, vicino all’ospedale crollato la Trinité , i chirurghi di MSF
lavoravano in un container. Nessuno pensava che questo fosse il modo migliore di lavorare visto
che le condizioni igieniche non erano certo quelle che avrebbero dovuto essere in una sala
operatoria, ma l’alternativa sarebbe stata quella di non curare persone ferite gravemente.
Il personale
Per quanto riguarda il personale, l’impatto del terremoto sullo staff haitiano fu particolarmente
duro. Molti di loro avevano perso dei familiari o la casa ma continuavano lo stesso a lavorare.
Inoltre, serviva più personale internazionale per dare il cambio agli operatori stremati durante la
prima settimana. Il reclutamento internazionale ebbe un notevole successo e centinaia di persone
si offrirono per coprire l’emergenza. La limitazione organizzativa riguardò soprattutto lo sforzo
di gestire i team che aumentavano e i progetti che si moltiplicavano in vari luoghi.
Oltre la capitale
Fuori da Port-au-.Prince venne subito presa la decisione di dirigersi verso altre città gravemente
colpite. Nelle prime settimane MSF si recò a Leogane, a ovest della capitale, più vicino
all’epicentro. Il team allestì un’unità chirurgica centrale e operò con cliniche mobili lungo la
strada per Grande e Petite Goaver. A Jacmel, verso sud, fu identificato un altro ospedale dove
però la strada era talmente accidentata che i primi viaggi dovettero essere fatti in elicottero.
Mezzo che continuò a essere usato per cercare di accedere alle comunità isolate il cui accesso,
già ristretto alle cure mediche, era diventato ancor più limitato. Comunità che due o tre settimane
dopo il terremoto non avevano ancora ricevuto soccorso. Si organizzarono cliniche mobili e si
consegnarono utensili per la casa e rifugi.
Tutto è prioritario
Una delle sfide ricorrenti nella gestione del lavoro consisteva nel cercare di anticipare e
programmare i bisogni medici che sorgevano. All’inizio questi erano ovvi e impellenti. Una delle
maggiori preoccupazioni del personale medico era il bisogno di trovare cure specialistiche per
casi complessi come lesioni vertebrali, interventi al cervello o fratture multiple. La soluzione fu
di trasferire questi pazienti in elicottero negli ospedali a Santo Domingo.
Nei primi giorni a Port-au-Prince, l’attività abituale di MSF che consisteva nell’andare a visitare
le comunità per curare nuovi pazienti fu talvolta sospesa, poiché le persone arrivavano numerose
agli ospedali e alle cliniche. Le procedure di sicurezza locale in vigore che vietavano la guida di
notte furono sospese le prime due settimane per via delle urgenze mediche.
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Le priorità chirurgiche iniziarono a spostarsi da operazioni salva vita a quelle per salvare gli arti.
I medici nei reparti di emergenza hanno dovuto prendere decisioni difficili su come salvare arti
gravemente danneggiati, e a volte si sono rese necessarie delle amputazioni per salvare la vita dei
pazienti. La seconda ondata di casi chirurgici riguardò braccia e gambe con ferite infette, ma in
cui la vita del paziente era meno a rischio immediato. A quel punto la capacità chirurgica era
notevolmente aumentata grazie alla presenza dell’ospedale gonfiabile e delle sue tre sale
operatorie.
Prima di quella fase medica, si era messa in atto una precisa strategia tesa al consolidamento di
forniture specializzate per la dialisi in seguito a ferite da schiacciamento, oltre a un incremento
delle cure ostetriche di emergenza. Questa era sempre stata un’attività primaria per MSF e
divenne una parte preponderante nella attività per salvare vite umane. Nelle cure mediche
vennero integrati in maniera importante i servizi di assistenza psicologica: inizialmente per
curare i traumi delle persone gravemente ferite ma in seguito e sempre più come attività esterna
svolta nelle comunità per assistere le persone che manifestavano diffusamente sintomi causati
dallo shock e dai lutti.
Oltre la medicina
Mentre il lavoro medico veniva perfezionato e sviluppato MSF si occupò in parallelo di colmare
alcuni grandi vuoti nella fornitura e potabilizzazione di acqua, e di rifugi. Queste sono
solitamente attività di sostegno per i progetti medici di MSF che comprendono la creazione di
adeguate condizioni di lavoro negli ospedali e nelle cliniche oltre alla cura dei pazienti. Ma a
Haiti, le necessità al di fuori degli ospedali erano enormi e potenzialmente dannose alla salute dei
sopravvissuti. Era un momento molto difficile per MSF, poiché le sue risorse potevano essere
richieste in molte direzioni. L’attenzione doveva restare focalizzata nell’assicurare i servizi
medici ai pazienti, ma un grosso lavoro fu svolto anche nei campi e nelle strutture. Si trasportò
l’acqua, si disposero cisterne, si costruirono latrine, contribuendo così in maniera importante alle
necessità di base negli insediamenti. Proseguiva un monitoraggio costante teso a identificare
qualsiasi segnale di diffusione di malattie o epidemie, che si sviluppano con maggiori probabilità
in condizioni di affollamento. Fortunatamente, tali epidemie sono abbastanza rare a Haiti.
La successiva fase di fornitura e distribuzione di rifugi e generi di prima necessità quali kit per
l’igiene e utensili per la casa, fu più problematica. I bisogni erano, e sono tuttora, talmente
drammatici che il contributo di MSF nel soddisfarli potrebbe non essere mai sufficiente.
Nonostante questo, i responsabili di progetto si spinsero oltre i limiti dell’azione medica
principale di MSF e organizzarono delle distribuzioni. MSF però è rimasta delusa a Haiti per
quanto riguarda l’impegno generale di fornire rifugi alle persone.
Secondario e primario
Nel secondo mese le necessità mediche stavano cambiando e gli ospedali si erano riempiti di
pazienti che si stavano riprendendo dalle ferite. Altri team di emergenza medica si stavano
preparando a partire e MSF faceva pressioni affinché nuove strutture accogliessero i pazienti.
Questo significò impostare cure a lungo termine con un’enfasi sulla fisioterapia come fase del
processo di guarigione. L’impegno maggiore nel lavoro medico della seconda fase fu quello di
rafforzare le misure per malattie non collegate al terremoto e per quelle croniche. Le ferite
causate dalle violenze avevano bisogno di cure di pronto intervento e vi fu una maggiore
richiesta di cure per casi pediatrici. Ciò significò dover liberare ancora più posti letto e crearne di
nuovi per i pazienti a lunga degenza. Questo confermò la scelta fondamentale di MSF di
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concentrare i suoi sforzi per assicurare cure ospedaliere di qualità, cosa che non era garantita da
altre fonti.
Allo stesso tempo, MSF era determinata a lavorare nelle comunità per fornire cure primarie. Le
cliniche negli insediamenti si occupavano di medicare le ferite e curare altri disturbi minori. Il
flusso di pazienti verso l’ospedale stava tornando ai ritmi di lavoro “normali”: infezioni
respiratorie, incidenti stradali, infezioni trasmesse sessualmente, e disturbi cronici quali TBC e
infezioni HIV. Nel terzo mese si consolidarono alcune strutture mediche, con misure che
tenevano conto del lavoro delle altre organizzazioni e dei bisogni espressi dal Ministero della
sanità. Le dinamiche sulla presenza del personale si stavano normalizzando ed erano in linea col
lavoro di MSF. Il reclutamento di personale haitiano era aumentato considerevolmente e la
componente internazionale si stabilizzò, così che il rapporto ritornò allo storico 10:1. La
tendenza precedente che aveva visto il personale fare turni straordinari di lunghe ore con pochi
intervalli era rallentata e si ebbe una maggiore efficienza con un migliore rapporto nel numero di
personale medico per reparto e per clinica.
Riflessioni
I coordinatori dell’emergenza di MSF hanno valutato i risultati e le frustrazioni del loro lavoro
iniziale. Essi ritengono che la preparazione e i piani per eventi di questo tipo siano stati portati al
limite. La capacità di intervenire è stata dimostrata, ma ha rischiato anche il collasso. Il costo
finanziario di fare arrivare in aereo un quantitativo così notevole di materiale salva vita fu molto
elevato e inizialmente, anche questo fu compromesso dai problemi aeroportuali. È anche vero
che l’entità del disastro fu eccezionale. MSF aveva già affrontato altri disastri naturali in cui il
numero dei morti era stato altrettanto elevato, ma in questo caso, vi furono molti più feriti tra i
sopravvissuti. La struttura degli edifici, l’entità del terremoto, e le condizioni di vita delle
persone causò un livello particolarmente drammatico di sofferenza. Gli stessi operatori di MSF
ne sono rimasti totalmente sconvolti.
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Lavoro e testimonianze
CHIRURGIA E RIABILITAZIONE
Chirurgia di emergenza
Nei 20 giorni che seguirono il terremoto, i chirurghi di MSF lavorarono 24 ore su 24, eseguendo
più di 1300 interventi chirurgici. Poco più di un decimo di questi interventi (140) riguardò delle
amputazioni che furono sempre l’ultima alternativa per salvare la vita o un arto del paziente.
Paul Mc Master è un chirurgo che raggiunse Haiti meno di una settimana dopo il terremoto:
“Quando iniziammo a operare mancava l’elettricità nell’ospedale. Il team issò un paio di cavi
elettrici su di un albero. Lavoravamo su due tavoli operatori di fortuna nel cortile, correndo da
un paziente all’altro. Nei primi giorni mancava l’acqua e il cibo per i pazienti, e anche per i
team che stavano lavorando.
Le ferite erano molto gravi. E si infettavano dopo tre o quattro giorni quando le persone erano
ancora portate all’aperto. A livello chirurgico non si trattava di interventi troppo complessi, ma
di operazioni basiche per rimuovere i tessuti morti e danneggiati e amputare gli arti. La
decisione da prendere come chirurgo era se si poteva salvare l’arto o se bisognasse amputarlo.
Sono decisioni a volte molto difficili da prendere e le amputazioni rappresentano ovviamente
l’ultima alternativa che si vorrebbe dover usare. Ma quando una persona è rimasta per giorni
schiacciata sotto le macerie di un edificio i tessuti subiscono dei gravi danneggiamenti e vi
sono forti rischi che subentrino infezioni diffuse e shock settici.
Ognuno di noi ha reazioni diverse, ma personalmente sono sempre più colpito dai bambini.
Dover amputare un arto a un bambino che è gia stato violentemente traumatizzato da quanto gli
è successo è sempre una cosa difficile da fare. Si prova spesso un senso di impotenza, di voler
fare di più. Si vivono emozioni e sensazioni davvero molto forti”.
Jerry, 7 anni era rimasto intrappolato sotto le macerie, quando era crollata la sua casa, e ne era
uscito con una grave frattura aperta al femore. MSF gli diede subito degli antibiotici per tenere
sotto controllo l’infezione e i chirurgi di MSF eseguirono una pulizia completa della ferita.
Tuttavia, qualche giorno dopo i medici scoprirono che l’infezione era ancora in corso e si
preoccuparono molto che potesse diffondersi al resto del corpo, mettendo a repentaglio la vita
del bambino.
“la ferita era molto vicina all’inguine, e se l’infezione fosse arrivata fino lì non avremmo potuto
fare molto per salvarlo. Capimmo di dover amputare la gamba per salvargli la vita”, ricorda il
dottor Karin Lind
Chirurgia ricostruttiva e riabilitazione
La chirurgia ricostruttiva non riguarda solo l’estetica, ma può invece contribuire a limitare le
infezioni e restituire la mobilità. I giorni che seguirono al terremoto arrivarono molti pazienti
presso le strutture MSF con gravi perdite di tessuto muscolare e cutaneo. Per limitare il rischio di
infezioni e preservare gli arti dei pazienti, i team eseguirono trapianti di pelle e tennero sotto
controllo le cicatrici.
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Nei casi meno gravi i medici riuscirono a usare una tecnica che consiste nel prelevare un lembo
di pelle da una parte sana del corpo applicandola a una ferita superficiale. Questo permette alla
nuova pelle di crescere dopo due o tre settimane.
Nel caso di perdite di tessuto più gravi o ferite necrotizzate (soprattutto ustioni gravi) fu
necessario eseguire trapianti ricostruttivi. Una volta superata la fase acuta, si impiegarono altre
tecniche per ripristinare la mobilità e la funzionalità fisica.
La maggior parte di queste procedure venivano insegnate all’Ospedale Universitario di Haiti
prima del terremoto, ma molti chirurghi haitiani non poterono applicarle per mancanza di
apparecchiature. In seguito al terremoto, i team di MSF locali hanno lavorato e collaborato con i
loro colleghi haitiani per reintrodurre queste procedure nelle sale operatorie, usando nuove
apparecchiature che erano state fatte arrivare nel paese. In futuro, i team saranno più preparati a
curare i pazienti vittime di violenza, incidenti stradali e ustioni, che stanno ora prendendo il
posto delle vittime del terremoto nei letti d’ospedale. Nell’insieme 11,421 pazienti sono stati
sottoposti ai programmi di riabilitazione di MSF.
A febbraio, la dottoressa Dammacco, specialista in chirurgia ricostruttiva ed estetica, ha
raggiunto i team per le emergenze a Port-au-Prince:
“ A Port-au-Prince i pazienti dimessi dall’ospedale vivranno in condizioni molto difficili e il
rischio di infezioni è elevato. La chirurgia plastica può contribuire a ridurre tale rischio. Per
esempio, un semplice trapianto di pelle permetterà a una ferita superficiale di rimarginare più in
fretta, che se seguisse il suo corso naturale. In un contesto in cui decine di migliaia di persone
sono rimaste ferite contemporaneamente, è davvero un bene poter rendere le cure post
operatorie più semplici.
Non ritengo che l’aspetto estetico sia banale o che sia a uso esclusivo dei ricchi; è una questione
di status oltre che di aspetto. In molti paesi le persone colpite da handicap estetici sono escluse
dalla società. Curando i loro volti, si dà loro l’opportunità di riconquistare il posto in seno alla
comunità”.
Fisioterapia
La fisioterapia è fondamentale nella guarigione e nella riabilitazione di molte tipologie di ferite
subite durante i terremoti. Tutti i pazienti che hanno subito fratture agli arti superiori e inferiori,
traumi pelvici e fratture composte e hanno bisogno di fisioterapia per assicurare il recupero di
quanta più mobilità possibile, del tono muscolare e per prevenire l’atrofia muscolare. La
fisioterapia serve anche a scongiurare complicazioni mediche quali trombosi venose profonde ed
embolie polmonari. All’inizio MSF, in collaborazione con Handicap International, forniva
fisioterapia post-operatoria ai nuovi casi di trauma. All’inizio di giugno, la natura delle ferite dei
pazienti era cambiata e solo la metà dei casi aveva come causa diretta il terremoto- soprattutto
complicati problemi ortopedici. L’altra metà erano il risultato di incidenti stradali o ferite da
ustioni. Prima del terremoto vi erano pochi servizi di fisioterapia disponibili a Haiti, dunque fu
particolarmente difficile trovare fisioterapisti specializzati. Molto personale medico ausiliario
dovette essere formato da zero. Molte delle attrezzature necessarie furono reperite localmente:
sbarre parallele, pesi e macchine per le estensioni sono state tutte costruite con materiale locale.
Una cyclette per gli esercizi è stata semplicemente costruita sollevando una normale bicicletta
dalla ruota posteriore.
In questo periodo MSF offre servizi di fisioterapia in numerose strutture con pazienti alettati ed
esterni, a Port-au-Prince e in altre città distrutte come Leogane.
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Gilles Lavigne è un fisioterapista che è arrivato a Haiti una settimana dopo il terremoto:
“Le cure comprendono massaggi, esercizi e lavori sulla mobilità. È molto importante
incominciare a curare i pazienti con ustioni subito dopo l’incidente per prevenire
l’accorciamento dei muscoli. Se il paziente ha subito un trapianto di pelle bisogna eseguire dei
massaggi attorno alla cicatrice per mantenere la pelle elastica. Abbiamo portato specifici
contenitori termici in plastica per curare le vittime di ustioni. Questi speciali contenitori
aiutano a mantenere la mano o il braccio in posizione corretta, dando modo alla cicatrice di
rimarginarsi adeguatamente. Ne dobbiamo fare uno per ogni paziente.
Ricordo un paziente, - una bambina piccola di tre anni che si chiamava Anelka. Disse a sua
mamma, “mamma mamma dammi le mie gambe, voglio giocare con gli altri bambini! Sua
mamma mi chiese se fosse possibile darle delle stampelle e io dissi assolutamente no - sapevo
che non avrei mai trovato niente per una bambina così piccola. Cosi decisi di costruire io stesso
delle stampelle e lei tentò di usarle per camminare. Dissi a me stesso ‘Mio Dio sono certo che
cadrà, non ce la farà mai’. Invece, due giorni dopo camminava già velocemente con quelle
stampelle. Ora ha una gamba artificiale. Ma il problema con i bambini è che bisogna cambiare
loro l’arto artificiale ogni tre mesi perché crescono molto in fretta”.
CURE SANITARIE PRIMARIE
Dopo il disastro, i primi contatti basilari tra i pazienti e il personale medico avvennero nelle unità
di accoglienza degli ospedali e delle cliniche dove si curavano migliaia di ferite secondarie. Man
mano che cresceva la presenza di MSF e che aumentava il numero di strutture, i servizi per i
pazienti esterni raggiunsero zone sempre più estese della capitale, oltre alle cittadine dell’area
colpita. Le cliniche mobili si recavano negli insediamenti per visitare le persone che non stavano
andando agli ospedali.
La clinica per le cure mediche primarie, un modello familiare in molti paesi e campi profughi
dove opera MSF è importante per svariate ragioni. Una delle prime procedure consiste nello
svolgere un check up quando si registra un nuovo paziente: si misura il peso, l’altezza, la
temperatura corporea, la pressione del sangue, si esegue un’analisi delle urine e si effettuano
misurazioni nutrizionali. Questo consente a MSF di identificare i principali problemi di salute
nelle comunità e monitorare eventuali insorgenze di epidemie di morbillo, meningite, febbre
tifoidea e pertosse.
Inizialmente i pazienti arrivavano con ferite da medicare, quasi quattro o cinquecento al giorno
in ogni clinica. A oggi questo numero è sceso molto, fino a una media di circa 70 al giorno.
Molti dei problemi di salute riflettono le condizioni di estrema povertà in cui vivono le persone:
infezioni respiratorie, infezioni della pelle e diarrea. Recentemente sono aumentati i casi di
violenza e stupri, sebbene questi in passato non venivano denunciati. Nei cinque mesi che
seguirono al terremoto furono curati 212 pazienti vittime di violenza sessuale.
I servizi offerti nelle cliniche riguardano generalmente visite di base, cure pre e post natali,
vaccinazioni, un programma nutrizionale a casa e il trasferimento a centri di salute mentali o
all’ospedale quando necessario. Vi sono persone che vengono alle cliniche, ma poi non tornano
per i controlli post-intervento, e ora soffrono di infezioni che richiedono ulteriori cure mediche.
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Il Dottor Emmanuel Bélimaire divide il suo tempo tra Delmas 24 e Champ de Mars, uno dei
campi più grandi per gli sfollati a Port-au-Prince. In entrambi i luoghi, MSF ha allestito cliniche
per le cure primarie.
“Infezioni e parassiti intestinali sono i disturbi che incontriamo più frequentemente. A volte
diamo anche delle linee guida sull’igiene di base perché è necessario che alcuni pazienti
cambino le loro abitudini di vita.
Le donne incinte sono visitate o indirizzate a centri specializzati se presentano complicazioni. Ai
neonati si presta un’attenzione speciale con uno screening per la congiuntivite. L’organizzazione
esegue anche vaccinazioni e vigila sul rischio di epidemie di morbillo, malaria, tubercolosi e
tetano”.
SERVIZI SPECIALISTICI
Cure materno-infantili
Anche prima del terremoto le donne incinte che avevano bisogno di cure mediche erano a rischio
a Haiti. Il terremoto ha danneggiato gravemente o distrutto il 60% delle strutture mediche del
paese, tra cui l’ospedale per la maternità di MSF. Per questo MSF iniziò a offrire la propria
assistenza all’ospedale per la maternità del Ministero della Salute Isaie Jeanty, che non era stato
danneggiato dal terremoto, fornendo risorse umane, medicine e competenze ostetriche. Oltre a
curare le donne incinte con complicazioni mediche quali eclampsia e malaria, il centro dispone
di servizi neo e post natali e di una banca del sangue. Gli ultimi dati mostrano che MSF ha
contribuito a fare nascere 3,752 bambini nelle sue strutture.
Il Dottor Gessie Delusma è un ostetrico-ginecologo che al momento lavora presso l’ospedale
Isaïe Jeanty:
“Le donne incinte erano gia vulnerabili prima del terremoto, ma ora la loro situazione è
peggiorata. Hanno meno possibilità di accedere alle cure mediche e a un’educazione sanitaria e
le loro condizioni di vita sono più povere. Vi sono madri che hanno perso i mariti e altri membri
della famiglia e vivono nelle tende con i loro bambini. Queste donne hanno grandi difficoltà a
stare negli ospedali e a partorire.
Ho sempre fatto in modo di parlare con le mie pazienti, spiegando loro quello che stava
succedendo. Le persone con una scarsa istruzione devono essere in grado di capire bene le
informazioni che ricevono. Recentemente ho visitato una paziente che era arrivata con sua
madre. Aveva una massa tumorale benigna nell’utero che doveva essere trattata per evitare che
diventasse un cancro. Questa ragazza doveva tornare all’ospedale per le cure dunque era
essenziale che io le dedicassi del tempo per spiegarle bene la situazione”.
Rosaline, 34 anni, era incinta al quinto mese quando ci fu il terremoto. Partorì il suo primo
figlio nel reparto maternità dell’ospedale Isaïe Jeanty a maggio:
“Quando ci fu il terremoto ebbi paura di perdere il bambino e corsi fuori di casa. Avevo tanta
paura per lui. Dopo, parlai a mio figlio che portavo in grembo e gli spiegai cosa era successo.
La gravidanza andò bene ma il parto fu difficile. Avevo dolori molto forti e avevo bisogno di un
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cesareo. Venni qui perché sapevo che i servizi erano gratuiti. Alla fine tutto andò bene ed ecco
Angely, il mio primo figlio.
Prima la vita non era male. Quando guardo indietro al passato penso che eravamo liberi. Ora la
mia vita è completamente diversa e molto più difficile. La nostra vita nella comunità è cambiata.
Alcune persone sono morte, altre sono partite. Prima vivevamo molto più uniti. Oggi invece,
ognuno va per la sua strada. Ma io sono molto fiera di essere diventata mamma alla fine.
Pensavamo la vita fosse finita, ma non è cosi. La riprenderemo in mano, un passo dopo l’altro”.
Ustioni
Haiti perse la sua unica unità specializzata nella cura di ustioni gravi quando l’ospedale MSF La
Trinité fu distrutto dal terremoto. Divenne dunque una priorità rimettere in piedi questo reparto,
soprattutto considerando le condizioni pericolose in cui vivevano i sopravvissuti al terremoto.
Vero la fine di marzo, una nuova unità dedicata era stata allestita sotto una tenda all’interno del
complesso ospedaliero di Saint-Louis. L’unità comprende tre tende e trenta letti per i pazienti
con ustioni gravi, sia bambini che adulti.
Il Dottor Rémy Zilliox, chirurgo plastico e specialista in ustioni iniziò a lavorare nel
reparto ustionati subito dopo la sua apertura.
“Ora le ustioni si verificano molto più spesso e sono gravi perché molte persone vivono in
condizioni ancora più pericolose. Tutti i momenti della vita quotidiana e familiare si svolgono in
un unico spazio, spesso molto angusto: i membri di una famiglia dormono, giocano e cucinano
nello stesso spazio. Spesso le donne e i bambini si scottano perché si rovescia una pentola di
acqua o di olio, oppure perché una candela dà fuoco a una coperta. Gli uomini si scottano
soprattutto mentre maneggiano prodotti infiammabili, principalmente i contenitori di
combustibile. Ho anche visto ustioni elettriche che sono particolarmente gravi.
Per una vittima di ustioni gravi le prime 24 ore che seguono all’incidente sono decisive. La
chirurgia di emergenza deve essere praticata entro sei ore dall’incidente e richiede poi
trattamenti molto regolari che vanno dalle tre alle quattro settimane. Inizialmente i pazienti
sono curati nel pronto soccorso dell’ospedale dove medici specialisti decidono se inserire una
via infusionale perché i pazienti ustionati perdono molta acqua, sali e micronutrienti.
In seguito si valuta se il paziente richiede un intervento di emergenza che solitamente comporta
una tracheotomia o escarotomia – ovvero un ‘incisione nella parte ustionata. La tracheotomia è
necessaria quando i polmoni o la bocca hanno subito ustioni e ciò rende difficile inspirare
ossigeno”.
Walderson, 5 anni, ha subito ustioni di terzo grado sulla gamba destra ad aprile. Sua mamma
stava cucinando nella tenda mentre Walderson giocava con il fratello gemello. Una pentola di
acqua bollente si è rovesciata sui suoi pantaloni ustionando il 12% del suo corpo. Fu portato al
reparto ustionati dell’ospedale Saint-Louis dove subì un intervento chirurgico di emergenza e
restò ricoverato per più di un mese.
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“Aveva vesciche sulla pelle e sentiva molto dolore” spiega suo padre. “Per fortuna sua mamma
aveva fatto in tempo a spostarlo subito. Inizialmente andava in sala operatoria dove veniva
curato sotto anestesia, ma ora dobbiamo solo cambiare la medicazione ogni due giorni”.
Salute mentale
Curare le ‘ferite invisibili – ovvero le conseguenze psicologiche del disastro- divenne subito
parte fondamentale del lavoro di MSF. Non solo le persone erano in lutto per la perdita dei loro
cari, ma vi era anche la paura di rivivere il terremoto che si risvegliava con ogni scossa di
assestamento. Molte persone erano anche molto in ansia per le loro ferite e avevano molta paura
di perdere un arto. MSF iniziò a fornire un’assistenza medica psicologica ad ampio raggio, da
sessioni di terapia di gruppo con psicologi a sedute personali con psichiatri per le persone che
soffrivano di forti disagi psichiatrici. Negli ultimi mesi MSF ha fornito assistenza psicologica a
più di 80.000 haitiani. La maggior parte dei pazienti che svolgeva sedute individuali si lamentava
di problemi fisici quali palpitazioni cardiache, dolori e flashback.
Arrivati a giugno, gli psicologi offrivano assistenza non solo agli individui che erano stati vittime
dirette del terremoto, ma in maniera crescente anche a quelle persone che non riuscivano più a
sopportare le loro atroci condizioni di vita. Le persone sono molto in ansia per il loro futuro, e
non nutrono speranze di migliorare la loro vita. Sono riemersi problemi di coppia, di famiglia e
problemi socio-economici che si sono inaspriti tra le persone che hanno perso la loro posizione
sociale e coloro i quali si trovano obbligati a crescere i figli da soli.
MSF offre sedute terapeutiche che comprendono tecniche di rilassamento per imparare a ridurre
l’ansia. Queste tecniche funzionano bene il più delle volte ma se i pazienti hanno complicazioni
psichiatriche quali manie o deliri sono indirizzati a uno psichiatra.
Prima del terremoto Haiti contava solo poche strutture in grado di curare i pazienti con gravi
disturbi psichiatrici. Oggi ci sono meno di 10 psichiatri in tutta Haiti. Le opportunità di
indirizzare i pazienti che necessitano di un ricovero sono ancora limitate e stanno aumentando
moltissimo i pazienti psichiatrici gravemente malati che si rivolgono a MSF per trovare un
supporto.
A dottoressa Maryvonne Bargues, psichiatra, dirige a Port-au-Prince un team MSF di
igiene mentale di 19 persone, tra cui 13 psicologi haitiani.
“Quattro mesi dopo il terremoto molte persone restano in quello che definirei uno stato di totale
‘confusione di terra e corpo’. La maggior parte dei miei pazienti ha paura di essere inghiottita
dalla terra. Il terremoto è letteralmente dentro i loro corpi e il suo rumore è sempre presente.
Soffrono di gravi disturbi del sonno. Vivono in uno stato di paura costante e continuano ad
avere flashback. Solo ad aprile ho visitato 70 pazienti che erano in uno stato di delirio acuto,
confusi e incapaci di pensare chiaramente. Molti hanno smesso di parlare e mangiare. Dopo due
o tre settimane di sedute migliorano.
Ci sono anche persone che stanno soffrendo profondamente per il loro lutto e che soffrono di
depressione. Molti pazienti mi dicono ‘ non supererò mai tutto questo’. Le condizioni di vita
sono terribili e molte persone credono che le cose non cambieranno mai. Non hanno più una
casa. Nell’ipotesi migliore hanno una tenda, che è quasi un lusso. Le persone negli insediamenti
vivono in condizioni di insicurezza, violenza e sovraffollamento.
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Lavoriamo nelle strutture mediche MSF cosi come nei campi. Visito ognuno dei miei pazienti
almeno una volta la settimana. Se stanno attraversando una fase acuta o di delirio li vedo ogni
due giorni. Organizziamo anche sedute di gruppo psicosociali, cercando di raggruppare persone
della stessa età, come i bambini”.
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Le attività MSF in cifre
(Dati 12 gennaio - 31 maggio 2010)
Staff haitiano
Staff internazionale
Sale operatorie
Numeri di posti letto
Pazienti curati
Interventi chirurgici
Pazienti curati: assistenza post-operatoria
Pazienti curati: ferite da armi da fuoco
Pazienti curati: altri traumi dovuti a violenze
Pazienti curati: altri traumi
Pazienti curati: salute psicosociale e mentale (totale)
Consulti psicologici
Educazione psicologica
Pazienti curati: parti
Pazienti curati: violenze sessuali
Kit di beni di prima necessità distribuiti
Tende distribuite
Strutture sanitarie allestite
Numero di cliniche mobili
Litri di acqua potabile distribuiti ogni giorno (metri cubi)
Latrine costruite
Docce costruite
Totale
2.807
209
16
1.187
173.757
11.748
11.421
264
2.147
44.717
81.735
20.652
61.083
3.752
212
35.350
26.971
19
3
723
880
415
ACQUA, RISANAMENTO IDRICO E RIFUGI
Moltissime persone hanno perso quasi tutto quello che avevano a causa del terremoto e nei
primissimi giorni dopo la tragedia, la necessità più impellente era sopravvivere. MSF si è
concentrata sulle priorità mediche e chirurgiche. E la prima preoccupazione che gli esperti in
potabilizzazione dell’acqua e del risanamento avevano era di mettere in sicurezza le aree
ospedaliere riservate ai pazienti. E questo sicuramente ha in sé il garantire elevati standard di
pulizia e smaltimento dei rifiuti.
Ma questa regola è stata estesa anche alle persone residenti nella zona. Karline Kleijer, una dei
responsabili per le emergenze a Port-au-Prince, spiega che la reazione è istintiva. “Lavori in un
ospedale in mezzo a un grande campo e ti devi solo prendere cura delle persone che sono lì.”
Allo stesso tempo lei è consapevole che tutto ciò deve essere legato al lavoro medico e alle
strutture perché altrimenti tutte le risorse di MSF sarebbero sviate.
MSF ha iniziato a recarsi anche in alcuni piccoli campi e comunità fuori Port-au-Prince e ha
costruito “aree igienico-sanitarie” costituite da una latrina, una doccia e una zona lavaggio.
Inizialmente, abbiamo distribuito sapone, dentifricio e spazzolino, in seguito i kit di uso
domestico con gli utensili per cucinare e le lenzuola per i ripari e per le tende. In alcuni campi le
forniture sono ancora insufficienti e in ultimo MSF opera nel campo Aviation e in quelli intorno
Carrefour Feuilles nella capitale , dove è in corso il supporto idrico e igienico sanitario.
MSF è stata fortemente coinvolta nella distribuzione di tende ma continua a essere preoccupata
per la mancanza di progressi a livello generale. Ha distribuito 26.971 tende e oltre 35.000 kit
igienico-sanitari e utensili per cucinare.
Paul Jawor è un esperto in potabilizzazione dell’acqua arrivato insieme al pool di
emergenza:
“Haiti aveva problemi idrici e igienico sanitari già prima del terremoto, così quando si è avuto
il sisma i problemi si sono amplificati e tutti nello stesso momento.
Tutti parlavano di colera, il che era interessante perché non c’è nel paese! Ma la popolazione
aveva gravissimi problemi igienico sanitari nei campi. I cosiddetti ‘gabinetti volanti’ - che
consistevano fondamentalmente nel defecare nei sacchetti di plastica e gettarli nei rifiuti - erano
un problema enorme perché, non esistendo una raccolta, i rifiuti venivano buttati nel lago o in
strada.
Così abbiamo costruito dei semplici cubi, con un telaio e dei fogli di plastica sulla parte esterna
e abbiamo utilizzato una pompa per aspirare i liquami ed espellere i rifiuti in un serbatoio di
3000 litri su un pick-up, che poi portavamo fuori città nella discarica.
Ora stiamo passando alla fase successiva con l’istallazione di torri idriche e altre modalità per
fornire delle provviste d’acqua permanenti in alternativa al trasporto con autobotti, che è stato
per molto tempo la modalità più utilizzata. E abbiamo cercato di mantenere le latrine lontano
dalla falda freatica e al riparo dalle inondazioni, visto l’avvicinarsi della stagione delle
piogge”.
Siliana è una dei 45.000 sfollati che vivono nel campo del Golf Club a Port-au-Prince.
“Sono arrivata qui il 13 gennaio con mia madre, mia figlia, i miei tre fratelli e mio cugino. Ho
ricevuto un alloggio fatto di plastica ma queste cose non durano a lungo. Con le piogge che
cadono per settimane l’acqua penetra dentro … Sai cosa significa? Che dobbiamo aspettare che
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smetta di piovere per rimettere a posto i nostri letti e tornare a dormire. Dormiamo in sei in uno
spazio così piccolo. Viviamo così e vi assicuro non è affatto facile”.
Donazioni e spesa
Dopo il terremoto, appena MSF ha avviato le attività di raccolta fondi, la risposta delle persone
in tutto il mondo a questa immane tragedia è stata sorprendente. Nel momento in cui le attività di
soccorso medico si preannunciavano essere su larga scala, il totale dei fondi donati a MSF dal
pubblico, specificamente per questa emergenza, rischiava di superare quello che MSF poteva
prevedere di spendere. Trovare il giusto equilibrio così presto è stato complicato dal fatto che ci
sono volute settimane perché l’esatta portata dei problemi diventasse chiara e anche per valutare
ciò che le altre organizzazioni avrebbero portato come assistenza di emergenza.
MSF, avendo molta considerazione delle aspettative dei donatori, ha deciso di interrompere le
attività di raccolta fondi per le vittime del terremoto nei giorni successivi al disastro. Anche se
l’organizzazione ha continuato a raccogliere donazioni per i suoi progetti, la raccolta fondi
proattiva destinata a Haiti è stata sospesa. E MSF ha invitato i donatori a continuare a sostenerla
per il suo lavoro e per le emergenze mediche future.
Fino al 31 maggio, quattro mesi e mezzo dopo il terremoto, MSF ha ricevuto circa 91 milioni di
euro1 destinati all’ intervento di emergenza a Haiti e aveva già speso quasi 53 milioni di euro per
l’assistenza alla popolazione haitiana. MSF prevede di spendere circa 89 milioni di euro a Haiti
fino alla fine dell’anno; il resto dei fondi legati andrà a sostenere il costante impegno di MSF per
le vittime del terremoto nel 2011 e le altre urgenze mediche del Paese.
In sintesi
Spesi fino al 31 maggio 2010
Donati per Haiti fino al 31 maggio 2010
Proiezioni di bilancio fino al 31 dicembre 2010
Totali arrotondati
53 milioni di euro
91 milioni di euro
89 milioni di euro
Esempi di attività
A partire dal 31 maggio, per il di attività di MSF a Haiti, sono stati spesi oltre 11 milioni di euro
per l’assistenza chirurgica destinata ai moltissimi haitiani rimasti feriti durante il terremoto.
Almeno 4 milioni di euro sono stati impiegati per fornire servizi di salute materna che erano già
molto limitati prima del terremoto. Circa 8.5 milioni di euro sono stati spesi per i rifugi e i generi
di prima necessità per cercare di migliorare le condizioni di vita di alcune delle centinaia di
migliaia di persone le cui case sono state distrutte e sono rimasti senza mezzi di sostentamento.2
Inoltre, MSF ha investito notevoli mezzi in altre attività mediche e di soccorso, inclusa
l’assistenza primaria, il sostegno alla salute mentale e l’erogazione di acqua e di servizi igienico
sanitari.
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È necessaria una certa cautela in merito ai totali citati, perché i tassi di cambio mutevoli, soprattutto tra il dollaro
americano e l’euro, hanno inciso sui totali calcolati in euro. I calcoli si basano sul tasso medio mensile per le valute
diverse dall’euro.
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Queste cifre includono soltanto i costi diretti legati a questo lavoro; dal momento che alcuni investimenti
comprendono una serie di attività mediche, i costi reali sono maggiori rispetto ai totali citati.
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Esempi delle principali attività
di MSF
Chirurgia e assistenza post
operatoria
Cure materno-infantili
Tende
Costi stimati fino al 31 maggio
Oltre 11 milioni di euro
Oltre 4 milioni di euro
Oltre 8.5 milioni di euro
Categorie di spesa
Per procedere con questi programmi di emergenza sono necessari alcuni investimenti. Vista la
devastazione di Port-au-Prince e di altre località, nonché la quasi totale distruzione di molti
centri sanitari e ospedali, quasi il 30 per cento delle spese al 31 maggio è stato destinato alla
logistica come la ristrutturazione o la costruzione delle strutture mediche e la manutenzione
continua delle strutture sanitarie inclusa l’erogazione di acqua ed elettricità. Senza questo
investimento, il personale medico non sarebbe stato in grado di operare. Un ulteriore 16 per
cento delle spese di MSF è stato destinato ai materiali e alle forniture sanitarie.
Dato il numero elevato di operatori per far fronte all’emergenza e della grande quantità di generi
di soccorso portati a Haiti, il trasporto rappresenta il 23 per cento della spesa fino a oggi. In un
certo momento, le equipe di MSF erano composte da oltre 3.500 persone, tra haitiani e personale
internazionale di emergenza – molti dei quali dottori e infermieri ma anche logisti,
amministratori, autisti e coordinatori di progetto. Alla fine di giugno, MSF ha ancora più di
3.000 operatori sul terreno, dei quali oltre il 90 per cento è haitiano. I costi relativi al personale
impiegato rappresentano il 28 per cento del denaro speso.3
MSF è immensamente grata ai milioni di persone che in tutto il mondo hanno contribuito a
finanziare il massiccio lavoro di soccorso che l’organizzazione porta avanti a Haiti.
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Queste cifre arrotondate, per un totale del 97 per cento delle spese, si avvicinano moltissimo al totale delle spese
effettuate fino a oggi.
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Uno sguardo al futuro di Haiti
Le molteplici attività di MSF descritte nel rapporto sono costantemente riadattate per
venire incontro a nuovi bisogni e, in alcuni casi, anche alla loro riduzione. MSF
prenderà un impegno sostanziale verso Haiti nei prossimi anni. Vi sono
incertezze sulla velocità della ricostruzione e sulla durata degli interventi di soccorso
di altre organizzazioni. Vi sono inoltre preoccupazioni sulla continua vulnerabilità di
tanti haitiani a Port-au-Prince e sull’aumento della violenza politica e criminale che
rischia di essere esacerbata dal senso di frustrazione e disperazione dovuti al lento
miglioramento delle condizioni di vita. A ciò è dovuta la rapidità delle pianificazioni e
delle forniture di MSF, per poter soddisfare tutti i tipi di nuove emergenze: scoppi di
violenza, epidemie, crisi nutrizionali ed altri disastri naturali.
La sfida immediata per MSF è quella di creare strutture sanitarie stabili per
sostituire quelle danneggiate dal terremoto e quelle temporanee utilizzate
finora. A Port-au Prince, l’ospedale gonfiabile conosciuto col nome di Saint Louis,
insieme al centro di riabilitazione di Tabarre, verranno sostituiti con un nuovo
ospedale il prossimo anno, che sarà al contempo un ospedale per le emergenze e
chirurgico. L’ospedale Martissant resterà in funzione nel 2011 e Choscal opererà
come pronto soccorso. Un altro ospedale da campo a Delmas33 sarà dedicato per i
prossimi tre anni alle cure ostetriche, mentre proseguirà il supporto dato alla clinica
ostetrica Isaie Jeanty gestita dal Ministero della Salute. L’anno prossimo continuerà
ad essere prestata assistenza pediatrica negli ospedali Carrefour Paediatric e
Bicentenaire, insieme a quella traumatologica e chirurgica. Servizi di medicina di
base, inclusi i programmi per la salute mentale e l’assistenza alle vittime di violenze
sessuali verranno forniti durante il 2011 nell’area indigente di Carrefour e nelle
nuove baraccopoli sorte nella zona dell’aeroporto.
Fuori dalla capitale, MSF continuerà a sostenere nel 2010 una vasta gamma di
attività mediche nell’ospedale di Jacmel, nella speranza che il Ministero della Salute
possa essere in grado di riassumere la piena responsabilità della struttura. A
Leogane nelle prossime settimane sarà operativo un ospedale-container con più di
200 posti letto per rimpiazzare l’attuale tensostruttura e fino a quando altri impianti
non siano in grado di fornire i servizi necessari. MSF si occuperà nello specifico di
ostetricia, chirurgia e pediatria.
Allegato: Descrizione delle località e delle attività
Ospedali e Chirurgia
A Port-au-Prince
Bicentenaire: Dal 25 gennaio, MSF gestisce un ospedale ed eroga cure di emergenza in una ex
clinica dentistica. Curiamo in media 350 persone a settimana. Questa struttura eroga assistenza
chirurgica, pediatrica, ostetrica e di salute mentale. Ha due sale operatorie e un reparto degenza
con una capacità di 80 posti letto.
Ospedale Ortopedico e Traumatologico Carrefour: Abbiamo effettuato circa 20 interventi di
chirurgia maggiore e 110 di chirurgia minore a settimana in questo ospedale chirurgico e post
operatorio con 120 posti letto, quattro tavoli operatori, un macchinario standard per i raggi X e
una dei pochi macchinari a braccio flessibile per i raggi X presenti in città. Eseguiamo interventi
chirurgici di ortopedia, inclusi fissatori interni ed esterni, i trapianti di pelle e di lembi muscolari
ed eroghiamo assistenza post operatoria e riabilitazione. L’ospedale funge anche come ospedale
traumatologico di emergenza per la zona di Carrefour. Riabilitiamo i pazienti in collaborazione
con Handicap International e forniamo assistenza psicologica ai pazienti e alle loro famiglie.
L’ospedale ha anche un ambulatorio per la medicazione delle ferite e cura circa 100 pazienti al
giorno.
Ospedale Pediatrico Carrefour: Questo nuovo ospedale situato vicino a Grace Camp, ha
iniziato le attività alla fine di maggio. È composto da un pronto soccorso pediatrico, un reparto
pediatrico con 40 posti letto e un altro della stessa dimensione per i bambini gravemente
malnutriti.
Ospedale Choscal a Cité Soleil: MSF lavora in questo ospedale del Ministero della Salute e si è
concentrato inizialmente sui traumi causati dal terremoto. Attualmente funzionano due sale
operatorie per la chirurgia maggiore e una per la chirurgia minore. MSF lavora anche nel pronto
soccorso e nei reparti maternità e pediatria. Forniamo assistenza medica e psicologica alle
vittime di violenza sessuale. L’ospedale ha una capacità di 100 posti letto. Al momento funge
da policlinico per la comunità della zona che vive in condizioni estremamente precarie. Prosegue
l’assistenza psicologica per tutti i pazienti e i loro assistenti.
Isaie Jeanty/Chancerelle, Ospedale per le Emergenze Ostetriche: MSF lavora in
collaborazione con il Ministero della Salute in questo ospedale di 85 posti letto, fornendo
assistenza materna, neonatale e ostetrica di emergenza. A maggio sono stati effettuati 588 parti,
inclusi 120 parti cesarei. Al momento questo è il principale ospedale di riferimento a Port-auPrince per i parti complicati e i casi di eclampsia. Nelle prossime settimane, MSF costruirà un
ospedale prefabbricato con una capacità di 130 posti letto che diventerà un centro di riferimento
dei pazienti e di formazione per l’assistenza ostetrica e neonatale. La partnership con il Ministero
della Salute continuerà a Isaie Jeanty.
Martissant 25: gestito da MSF dal 2006, questo centro di emergenza, stabilizzazione e attività
sul territorio, con una capacità di 40 posti letto, riceve all’incirca 100 nuovi pazienti al giorno, di
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cui circa un terzo necessita di cure immediate. Eroghiamo anche assistenza pediatrica e servizi di
medicina interna e di salute materna.
Ospedale Saint-Louis/Delmas 31: ospedale gonfiabile con 250 posti letto in cui sono in corso
attività mediche e chirurgiche, con tre sale operatorie, una appositamente riservata alla cura dei
pazienti affetti da ustioni. Ha sostituito l’ospedale La Trinitée di MSF che è stato distrutto dal
terremoto. Saint Louis funziona anche da policlinico, completo di reparti di pediatria ed
emergenza medica. Le attività includono controllo medico e chirurgico, fisioterapia e assistenza
psicologica. Dal 25 gennaio sono stati effettuati quasi 3.000 interventi chirurgici. Il tasso di
occupazione letti è di circa il 90%.
Fuori Port-au-Prince
Jacmel: Dal momento che l’ospedale è stato duramente danneggiato dal terremoto, MSF ha
fornito servizi ospedalieri all’interno di tende, in una struttura di 81 posti letto. A maggio,
abbiamo ultimato la costruzione di una nuova struttura di legno con 77 posti letto che al
momento ospita il pronto soccorso e i reparti di maternità, pediatria, medicina interna nonché i
servizi per la salute mentale.
Leogane: è un ospedale da campo con una capacità di 130 posti letto, inizialmente situato dove
si ergeva l’ospedale St Croix, poi spostato a Chatulet, dove forniamo servizi di emergenza,
maternità, ostetricia e ginecologia, chirurgia generale, medicina generale inclusa la pediatria e la
neonatologia. Sono integrati i servizi di fisioterapia e di salute mentale. MSF ha iniziato a
costruire un ospedale container sullo stesso sito di Chatulet che avrà una capacità di 200 posti
letto. Il nuovo ospedale, che dovrebbe essere pronto tra metà luglio e metà agosto, fornirà gli
stessi servizi oltre alla radiologia e a un laboratorio di analisi.
Riabilitazione
Anche se offriamo una gamma completa di assistenza post operatoria in tutte le strutture
sostenute da MSF dove si effettuano operazioni chirurgiche in alcune zone della capitale sono
state specificamente adibite ad accogliere i pazienti dopo l’intervento.
Sarthe: Un centro post operatorio aperto a febbraio in una ex fabbrica di bibite nella zona di
Sarthe con una potenziale capacità di 300 posti letto. Ad oggi, 130 pazienti ricevono cure per le
ferite e interventi di chirurgia ortopedica o ricostruttiva più specialistica. I fisioterapisti di
Handicap International lavorano in collaborazione con MSF per incoraggiare la riabilitazione e
l’adattamento dei pazienti alle protesi. Forniamo anche servizi di salute mentale.
Tabarre: è un ospedale da campo con una capacità di 100 posti letto. Progettato per accogliere i
pazienti e i loro accompagnatori trasferiti dall’ospedale Saint-Louis. Sostituisce il centro post
operatorio di MSF a Delmas 30, che è stato chiuso ad aprile.
“Lycée des Jeunes Filles”, Champs de Mars: Questo sito ha aperto il 1 febbraio e ha accolto una
media di 80 pazienti che hanno bisogno di assistenza medica e post operatoria e fisioterapia. È
stato chiuso a marzo. Tutti i pazienti che necessitavano di ulteriori cure sono stati trasferiti in
altre strutture di MSF.
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“Ministero del Turismo”, Champs de Mars: questa struttura ha aperto il 22 febbraio con una
media di 40 pazienti ricoverati e sottoposti ad assistenza medica e chirurgica, cura della salute
mentale e fisioterapia. È stato chiuso ad aprile e i pazienti sono stati trasferiti in altre strutture
MSF.
“Mickey” crèche, Christ Roi road: Aperto il 19 gennaio con una media di 60 pazienti. Chiuso
ad aprile.
Promesse: struttura con una capacità di 50 posti letto che è stata chiusa alla fine di maggio.
Assistenza Sanitaria Primaria
Aviation Camp: le equipe di MSF hanno installato latrine e docce nel campo che attualmente
accoglie 40.000 sfollati. A maggio molte cliniche mobili hanno iniziato a fornire assistenza
sanitaria di base, consultazioni prenatali e servizi di salute mentale alla comunità, con una media
di circa 110 consultazioni al giorno.
Carrefour Feuilles: le cliniche da campo sono gestite in due siti — Carrefour Feuille e Tapis
Rouge — vicino ai quattro campi dove vivono 20.000 sfollati dove quotidianamente vengono
effettuate tra le 200 e le 250 consultazioni. L’equipe effettua medicazioni delle ferite e
vaccinazioni e fornisce acqua potabile, servizi igienici e di salute mentale. Stiamo iniziando a
lavorare anche in quattro campi in prossimità dell’ospedale Bicentenaire di MSF, per fornire
servizi idrici e igienici e anche assistenza psico-sociale per la gente del posto.
“Ministero del Turismo”, Champs de Mars: un ambulatorio che effettua all’incirca 3.000
consultazioni al mese.
Delmas 24: il centro sanitario è stato aperto a febbraio e, dal mese successivo, ha effettuato circa
2.300 consultazioni.
“Mickey” crèche, Christ Roi road: circa 3000 consultazioni al mese, chiuso a metà aprile,
inclusa la salute riproduttiva (cure prenatali, pianificazione familiare, trattamento delle malattie
sessualmente trasmissibili), salute mentale e fisioterapia.
Petionville campo del Golf Club: forniamo assistenza sanitaria di base e cure prenatali,
riabilitazione (in collaborazione con Handicap International), vaccinazione di routine e
counseling psicosociale in un campo che ospita approssimativamente 45.000 persone. Vengono
effettuate circa 160 consultazioni al giorno.
Saint-Louis/ Delmas 31: la struttura, situata accanto all’ospedale gonfiabile, offre un servizio 24
ore su 24. nel solo mese di maggio si sono effettuate oltre 50 vittime di violenza sessuale. C’è
anche un ambulatorio che effettua circa 3.000 consultazioni al mese e un programma
ambulatoriale (per pazienti che lasciano l’ospedale o il pronto soccorso e necessitano di
medicazioni regolari o ulteriori controlli), con 1.600 consultazioni al mese.
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Sarthe: vicino al centro post operatorio nella ex fabbrica di soda c’è una clinica sanitaria che
offre assistenza sanitaria di base per le persone della zona.
Clinica Shekina, Waney 87: fornisce assistenza primaria, cure prenatali e post parto e anche
servizi di salute mentale. Vengono effettuate circa 95 visite mediche al giorno.
Villaggio Grace campo sfollati: un centro sanitario che serve un campo di 10.000 sfollati e
l’area urbana circostante. Visitiamo circa 230 pazienti al giorno, più 120 donne a settimana nei
servizi di cura prenatale e post parto.
Zone esterne a Port au Prince
Leogane, Chatulet: nell’ambulatorio vengono effettuate 1.000 consultazioni a settimana. Queste
comprendono la salute riproduttiva (cure prenatali, pianificazione familiare, trattamento delle
malattie sessualmente trasmissibili), salute mentale e fisioterapia.
Centro Sanitario Duffort a Leogane: nel centro sanitario vengono effettuate 400 consultazioni
ambulatoriali a settimana.
Distribuzioni
MSF ha completato la distribuzione delle tende, destinate a migliaia di persone che vivono nelle
zone circostanti le strutture mediche. La distribuzione di prima necessità come utensili da cucina
e kit igienico-sanitari è ancora in corso in moltissime località dentro e fuori la capitale.
Complessivamente, MSF ha distribuito 35.350 kit di prodotti non alimentari e 26.971 tende in:
Ecole Saint Louis, Delmas 33, Delmas 24, Tabarre, Sarthe e Cité Soleil a Port-au Prince; a
Carrefour; sulla costa occidentale di Carrefour a Petit Goave e Grand Goave; a Leogane e a
Jacmel. Recentemente abbiamo distribuito tende e prodotti di prima necessità anche a circa 200
famiglie nei villaggi remoti della regione di Léogâne.
Acqua e Servizi Igienico-sanitari
MSF si è unita ad altre organizzazioni che lavorano nel settore idrico e igienico-sanitario in
alcune località all’interno e all’esterno di Port-au-Prince. Complessivamente, sono distribuiti
quotidianamente 1,269 metri cubici di acqua e abbiamo costruito 880 latrine e 415 docce. MSF
ha anche pulito e svuotato le latrine contribuendo a garantire le condizioni igieniche di base per
le persone che vivono in campi di fortuna.
Valutazioni e pianificazioni
MSF ha effettuato delle valutazioni nelle zone fuori Port-au-Prince per individuare le eventuali
emergenze. Le recenti missioni hanno coperto, tra le altre, le zone di Gonaïves, Port-de-Paix,
Cap Haïtien, Fort-Liberté, Saint-Marc, Belle Anse, Thiotte, Jérémie e Les Cayes. Le equipe di
MSF hanno valutato inoltre le zone su entrambi i lato lungo la frontiera con la Repubblica
Domenicana e anche Santo Domingo. C’era una evidente mancanza di servizi di assistenza
sanitaria. Il costo della assistenza sanitaria nelle strutture private e semiprivate è un ostacolo per
l’accesso della popolazione alle cure, anche per quelle di emergenza.
MSF si appresta ad affrontare un aumento di richieste relative alle cure di emergenza legate al
sopraggiungere della stagione delle piogge e ad un possibile peggioramento della situazione
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medica a Port-au-Prince e in tutto il paese. Abbiamo richiesto rifornimenti medici e logistici
aggiuntivi per potenziare la capacità di rispondere ai problemi che si presenteranno.
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