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La nascita
di Antonello Farris
Tutti gli anni Vittorio, quando il vino è pronto, mi invita per l’assaggio. Quella è anche l’occasione per
vederci e per parlare di tante cose. Siamo molto amici ma purtroppo le nostre strade, dopo l’università,
si sono divise.
Io ho aperto uno Studio Tecnico in città, a Cagliari, mentre lui, pur essendo ingegnere come me, è
tornato al suo paese, a Ortacesus, e si è dedicato all’azienda agricola dei genitori. Ha una fattoria, e tra
le altre cose cura una vigna che produce dell’ottimo cannonau, e mantiene una stalla con cinquanta tra
mucche da latte e vitelli.
A metà novembre Vittorio mi ha telefonato e mi ha detto di andarlo a trovare domenica per assaggiare il
vino nuovo. Io, come ormai è consuetudine, quando vado da lui porto dei funghi. Sono i porcini che
crescono solo dalle mie parti, si chiamano cardolinu de murdegu. Me li porta in Studio un vecchio
contadino che li raccoglie nelle montagne di Campu Omu. Vittorio li mette in graticola, sulle braci del
caminetto, e quando sono pronti, ci mettiamo attorno al tavolo e con molta calma mangiamo funghi,
beviamo cannonau, e parliamo tanto, per ore…
Oggi però le cose sono andate diversamente. Quando sono arrivato Vittorio era nella stalla perché una
mucca è gravida e non riesce a partorire. Quando sono entrato, ho notato l’espressione preoccupata del
mio amico e anch’io mi sono intenerito quando ho visto l’animale riverso sulla paglia, che emetteva
lunghi sospiri. Quasi una supplica…
Poi Vittorio ha rotto gli indugi. Si è rimboccato le maniche, mi ha detto di stargli vicino, e si è chinato
sulla mucca. Con dolcezza ha infilato un braccio nell’utero dell’animale nel tentativo di far ruotare il
feto che, evidentemente, era messo male…
E, infatti, poco dopo la mucca, con un sospiro liberatorio, ha partorito. Nel silenzio della stalla ho
assistito all’uscita del vitellino che è scivolato sulla paglia: un corpo umido e fragile, due grandi occhi
già aperti sul mondo.
A quel punto Vittorio ha cambiato espressione, mi ha battuto sulla spalla e tutto felice mi ha detto:
“ Caro Alberto, anche stavolta è andata…Ora possiamo preparare i funghi e assaggiare il vino nuovo!”
Ha acceso il fuoco nel caminetto, ha preparato una salsina con olio, sale, prezzemolo e aglio, ha messo i
funghi sulla graticola e li ha spennellati per bene. Quando tutto era pronto, ha portato in tavola i funghi,
un fiasco di cannonau e un grosso pane casereccio.
E come al solito abbiamo mangiato, bevuto e chiacchierato sino al tardo pomeriggio. Quattro ore in sua
compagnia che più piacevoli non potrebbero essere. Prima di salutarci ha voluto riportarmi nella stalla
per vedere il nuovo nato. Era lì, in piedi, accostato alla madre, sereno…
Salendo in macchina Vittorio mi ha offerto un fiasco di cannonau e mi ha detto:
“Questo per ringraziarti dell’aiuto che mi hai dato nella stalla…”
Io gli ho chiesto quale aiuto, e lui ha proseguito:
“ La tua presenza mi ha dato il coraggio di intervenire per aiutare la mucca. Era la prima volta, e da solo
non l’avrei mai fatto…”
Gli ho chiesto:
“ Il vitellino è maschio o femmina?”
E lui, sorridendo, mi ha risposto:
“ E’ un bel maschio.”
“ Allora ti consiglio di chiamarlo come te. In fondo, se è nato, è merito tuo…”
E lui:
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“ Buona idea. Lo chiamerò Vittorio! Ciao Alberto, alla prossima…ah, dimenticavo: i funghi erano
squisiti...”
Ho sporto il braccio dall’auto per salutarlo e sono ripartito lentamente lungo la sterrata. Lui mi ha
salutato brevemente e poi, dallo specchietto retrovisore, l’ho visto rientrare nella stalla.
Forse vorrà far sapere al nuovo nato che il suo nome è Vittorio, ho pensato…
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