dadaismo e duchamp - Associazione culturale E. Levi

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dadaismo e duchamp - Associazione culturale E. Levi
LE AVANGUARDIE STORICHE 4
IL DADAISMO E MARCEL DUCHAMP
NASCITA E FONDAMENTI TEORICI DEL DADAISMO
Il Dadaismo prende avvio da una considerazione di Apollinaire che nel 1913 afferma “Uno può
dipingere con quello che vuole, con i fischietti, i francobolli, con le cartoline e le carte da gioco,
con pezzettini di tela cerata, con giornali, o con la carta da parati”. Questa affermazione corregge
l’idea corrente di arte, ancora accettata dai fauves e dagli espressionisti, secondo cui sarebbe
possibile dipingere solo con pennelli e colori. A questo nuovo elemento si aggiungono i
cambiamenti apportati nel mondo dell’arte tra il 1910 e il 1920: i collage cubisti e i ready-made di
Duchamp. Il realismo dei dadaisti si basa su tre principi ottocenteschi: 1) la dottrina naturalistica
che considera degna di rappresentazione ogni specie di realtà, Ruskin diceva “selecting nothing,
rejecting nothing”, 2) la tesi antiformalista di Laforgue che esige dall’arte che rispecchi l’anarchia
della vita e che attesta legittimità ad ogni modo compositivo 3) il simbolismo filosofico che vede in
tutto ciò che appare un significato più profondo.
Dada non restituisce più la realtà attraverso il colore e il pennello, cioè un’imitazione della natura,
ma lascia le cose nella loro tridimensionalità più pura. Per i dadaisti deve essere superata la
fenditura tra immagine estetica e l’oggetto di uso comune.
Il I febbraio 1916 viene fondato a Zurigo il Cabaret Voltaire, in questo locale nasce di lì a poco il
movimento DaDa. Il Dadaismo è un movimento internazionale di artisti e di scrittori che trova la
principale origine nel disgusto provocato dalla Prima Guerra mondiale, non a caso nasce nella
svizzera neutrale, e ha come fine fondamentale quello di diffondere uno stato spirituale
sovversivo e iconoclasta.
L’8 febbraio del 1916 il movimento viene battezzato da Tristan Tzara, Hugo Ball, Hans Arp e
Marcel Janco.Una delle caratteristiche del movimento dada è la capacità di mettere in relazione le
avanguardie artistiche europee.
Il nome esprime il carattere primitivo, il cominciare da zero del movimento. Tutto lo sforzo del
Dadaismo consiste nel seminare la confusione nei generi e nel ridurre le frontiere erette fra l’arte, la
letteratura e le tecniche, accumulando quadri-manifesti, poemi-manifesti, fotomontaggi.
Viene fondata anche una rivista: Dada, sulla quale viene pubblicato il
Manifesto Dada 1918 scritto da Tristan Tzara: Qualsiasi prodotto del disgusto suscettibile di
trasformazione della famiglia è DaDa; Dada: presa di coscienza di tutti i mezzi repressi finora dal
sesso pudibondo del comodo compromesso e della buona educazione: DADA abolizione della
logica, balletto degli impotenti della creazione, Dada abolizione della memoria.. Dada abolizione
dell’archeologia…Dada: abolizione dei profeti: DADA abolizione del futuro; Dada: fede assoluta
irrefutabile in ogni dio che sia prodotto immediato della spontaneità: DADA.
Gli artisti dadaisti, nella loro singolare capacità di coniugare humor e derisione usano tutti i mezzi
espressivi, auspicano anzi la confusione delle arti e dei generi e tentano di fare tabula rasa di tutte le
regole artistiche, logiche e morali. Storicamente il movimento si rivolta contro la situazione
oltremodo di crisi del mondo occidentale, e promuove una dinamica di socializzazione e di
internazionalizzazione, diffondendosi come una sorta di virus.
A Zurigo, nella neutrale Svizzera, tra i pionieri e i fondatori troviamo Hans Arp, uno dei membri
più fedeli al gruppo. Dada si diffonde anche a Parigi dove dal 1920 al 1923, Tristan Tzara, Francis
Picabia, Philippe Soupault, Andrè Breton pubblicano numerosi scritti propagandistici e organizzano
manifestazioni politiche, e proprio in questi anni dada conosce al contempo il suo apogeo e la sua
fine. Una volta partito Duchamp per New York, Picabia rimane il maggior esponente dell’arte
pittorica del gruppo. Picabia dopo un primo avvicinamento al cubismo sposa in seguito la causa del
dadaismo pur rimanendo sempre legato alla rappresentazione pittorica, in cui attua una
decostruzione dello spazio prospettico, inserendo il desiderio di tradurre il dinamismo. Ma il
soggetto che domina le sue composizioni è la macchina con i suoi meccanismi e suoi ingranaggi
che rappresenta l’essere umano sia uomo che donna. Picabia infatti raffigura la macchina, ma non
in termini lirici come i futuristi. Egli evita di rappresentarla in piena attività, poiché è la forma ad
affascinarlo e non il movimento le sue immagini metaforiche di un’umanità disumanizzata.
Picabia come Duchamp teorizza un’anti-arte e un’anti-pittura in cui è evidente che l’artisticità
non ha nulla a che fare con l’abilità esecutiva ma risiede in una specie di accordo spirituale
tra artista e spettatore, in un’intenzione che viene comunicata attraverso una via del tutto
mentale.
Troviamo Dada anche nei principali centri della Germania, Raoul Hausmann e Heartefield a
Berlino, Hans Arp e Max Ernst a Colonia, Schwitters ad Hannover, tutti artisti che si scagliano e
lottano contro il nuovo regime che va costituendosi. La Germania è la nazione in cui le tecniche del
collage e del fotomontaggio prendono più piede, inseguendo, in particolare il secondo un’estetica
dell’shock. L’artista più rilevante a questo proposito è Heartfield, che per tutta la sua carriera usa il
montaggio fotografico per attaccare il crescente potere del nazismo.
A New York nasce in seguito all’arrivo di artisti europei che emigrano come Picabia, ma vi
troviamo anche un artista americano come Man Ray che incarna perfettamente lo spirito dadaista,
nel campo della fotografia.
Il 1923 segna la fine di DaDa, quasi per autodistruzione, inoltre molti suoi appartenenti fondano il
Surrealismo (Max Ernst, Paul Eluard, Anrè Breton…). Il Surrealismo nasce infatti dall’incontro di
questi intellettuali e artisti nel 1924 a Parigi.
Il grande personaggio che precorre il Dadaismo, che lo definisce, che se ne allontana, che pur
mantenendo un certo distacco è il più dadaista di tutti: il francese Marcel Duchamp, pittore, scultore
e scrittore, artista di origine francese, che ha realizzato circa 200 opere.
Si forma nella cultura post-impressionista, cresce nell’ambiente delle avanguardie, ma presto si
allontana dalle tradizionali tecniche pittoriche per far ricorso a nuovi materiali e a nuovi
procedimenti artistici: inventa i ready-made, cioè oggetti usuali riproposti come opere d’arte,
utilizza immagini ritoccate e congegni meccanici, e fa addirittura dei propri comportamenti un fatto
d’arte. Le sue opere, così come le sue idee, affidate ad innumerevoli scritti e interviste, rivelano la
volontà di un approccio concettuale all’arte.
Nel 1913 torna in Francia e stabilisce il suo nuovo studio a Parigi. Nascono in questi mesi le prime
riflessioni preliminari sui temi che confluiranno nell’opera più importante della prima maturità
dell’artista: La sposa messa a nudo dai suoi scapoli, o Grande vetro. Nel 1923 il Grande vetro
verrà dichiarato ufficialmente non finito e questo comporterà un cambiamento radicale rispetto
all’idea comune che l’esistenza dell’opera d’arte dipenda dal suo compimento e dalla sua
conclusione.
Ma il 1913 è un anno fondamentale anche per un’altra invenzione di Duchamp: nasce con la ruota
di bicicletta il Ready-made: termine coniato dall’artista alcuni anni più tardi che indica un oggetto
di uso comune e di produzione industriale estrapolato dal suo contesto ed elevato dall’artista al
rango di opera d’arte: tale trasfigurazione può avvenire anche e semplicemente grazie al fatto che
l’artista sceglie l’oggetto e lo firma, senza nessun’altra interpolazione.
Nel 1915 Duchamp si trasferisce a New York. Intanto nel 1916 a Zurigo nasce ufficialmente il
movimento dadaista, con l’intento di provocare e distruggere i valori dell’arte. E’ in questo
momento, a New York, che Duchamp battezza le sue creazioni col nome di ready-made, sposando
la filosofia dada, in quanto i suoi oggetti non hanno più niente a che fare con ciò che
tradizionalmente si intende per opera d’arte. Da questo momento in poi Duchamp non dipingerà più
con la tecnica olio su tela. Nonostante i misteri che avvolgono le sue creazioni, Duchamp attua la
sospensione del giudizio estetico, dando vita ad una forte espressione di libertà:
“L’artista non è solo a compiere l’atto della creazione poiché lo spettatore stabilisce il contatto
dell’opera con il mondo esterno decifrando e interpretandone le qualifiche profonde e in questo
modo aggiunge il proprio contributo creativo”. “L’arte è un pensiero”.