Intervista di Agronotizie a Guido Sorrentino, responsabile della

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Intervista di Agronotizie a Guido Sorrentino, responsabile della
Intervista di Agronotizie a Guido
Sorrentino, responsabile della difesa degli
agrumenti presso il CREA Agrumicoltura di
Acireale
A cura dell’Ufficio Stampa
Tristeza degli agrumi in Sicilia, servono misure
urgenti
L'infezione riguarda il 40% degli agrumeti dell'isola. Guido Sorrentino, responsabile
Difesa al Crea Acm di Acireale: "Pronti ad intensificare il lavoro di riconversione, ma
servono soldi"
Il 20 ottobre 2016 si terrà un incontro al ministero per le Politiche agricole che affronterà anche la vicenda
del Tristeza virus (Ctv), che ha colpito gli agrumeti della Sicilia. Oggetto dell’incontro il piano nazionale
agrumicolo, sul quale c’è già un progetto di legge presentato in Parlamento. Ne ha dato notizia in un
pubblico incontro Vito Amanita, presidente della Cia Catania.
Il progetto di legge istitutivo del piano agrumicolo, presentato in parlamento, prevede 10 milioni di euro di
investimenti per il rilancio del comparto in Italia. E dovrebbe alimentare anche i finanziamenti per
laricerca e la propagazione di piante sane e tolleranti al Tristeza virus, ottenute utilizzando portinnesti
tolleranti Ctv: Citrange o Citrumelo.
Un progetto sul quale è necessario accelerare, perché la situazione in Sicilia sta diventando preoccupante. E
servono più soldi per rendere il rimpiazzo di piante con portainnesto su arancia amara, attaccabile dal Ctv,
più veloce della diffusione del virus. Ma anche più veloce dell’arrivo da altri paesi di piante commerciali, che
potrebbero introdurre nuovi patogeni.
AgroNotizie ha sentito Guido Sorrentino, che al Crea - Centro di ricerca per l’agrumicoltura e le colture
mediterranee di Acireale si occupa di difesa e in particolare della diffusione e della lotta a Tristeza.
Dottor Sorrentino, nei fatti quanti agrumeti siciliani sono sotto attacco del Ctv oggi?
"Innanzitutto la sua diffusione è iniziata nelle provincie di Catania e Siracusa, ormai pesantemente
interessate dalla patologia; in provincia di Palermo è stato segnalato intorno al 2003 un focolaio di poca
importanza. Infine, tra il 2013 e il 2015 sono stati individuati focolai di diffusione in provincia di Enna,
Messina, Trapani e Ragusa; unica provincia monitorata e risultata esente da infezione è stata Caltanissetta.
Attualmente si stima che la superficie agrumicola colpita dalla malattia in Sicilia è di circa 35000-37000
ettari, a fronte di 90mila ettari di patrimonio agrumetato, ma è comunque un valore che va letto con
attenzione, perché anche le percentuali di infezione rilevate nei campionamenti hanno una loro importanza
nella previsione della vitalità delle aziende agricole interessate. Se da un lato infatti nelle provincie
di Catania e Siracusa si rilevano infezioni prossime al 100% attorno ai focolai iniziali, il resto della Sicilia
presenta una situazione ben diversa".
Sembra di capire che quanto a livello di infezione vi sia una situazione a macchia di leopardo, giusto?
"In Sicilia, fino alla annata agraria 2011-2012, Ctv ha interessato con i suoi isolati, soprattutto le provincie
di Catania e Siracusa, con una diffusione praticamente endemica soprattutto nella provincia di Catania,
caratterizzata dalla presenza di isolato virulento Ctv-DS2.
Alcune aree agrumicole siciliane sembravano indenni al virus, fatta salva la presenza di focolai
immediatamente distrutti, tuttavia durante le operazioni di monitoraggio del territorio siciliano anche
provincie in cui non era stato segnalato nemmeno un caso di Ctv, tra il 2012 e il 2014 hanno mostrato la
presenza di più focolai di infezione con percentuali sicuramente interessanti.
Tra il 2012 e il 2013 in provincia di Enna, nel comune di Centuripe in particolare, area di vecchi agrumeti
dislocati lungo alcuni corsi d’acqua piuttosto importanti, sono stati segnalati cinque focolai con percentuali
di infezione variabili da un minimo del 4% al 5,7%, valori che in caso di mancata eradicazione fanno
prevedere una diffusione a mezzo vettori (afidi) piuttosto importante. Nel 2013 nei comuni di Campobello di
Mazara e di Ribera, sono stati segnalati altri quattro focolai con percentuali omogenee del 3%".
I campionamenti più recenti, invece, che realtà raccontano?
"Nel 2014-2015 sono stati effettuati campionamenti nelle provincie di Caltanissetta, Ragusa e Messina,
con i seguenti risultati: in provincia di Caltanissetta non sono stati trovati campioni infetti; in provincia di
Ragusa su 1800 campioni, prelevati in 18 punti differenti del territorio, nei comuni di Comiso, Acate,
Chiaramonte Gulfi e Vittoria, sono stati riscontrati in tutti i punti di prelievo campioni positivi, con una
percentuale minima del 4% e una massima del 6%; in provincia di Messina sono stati individuati 60 punti di
prelievo e rilevate infezioni allarmanti nei comuni di, Barcellona Pozzo di Gotto, Patti, Capo
d’Orlando, Terme Vigliatore e Taormina, con valori oscillanti dal 5 al 13%. Un ultimo dato riguarda la
diffusione in provincia di Catania, con focolai evidenti nella zona a nord della provincia, tra Mascali e
Fiumefreddo, con valori di infezione del 3,5 in media e un caso isolato in comune di Mascali con infezione
al 44%".
Come sono dislocati i ceppi più virulenti?
"Importante è anche la distinzione dei ceppi o isolati individuati nelle varie zone, che hanno una differente
azione sulle piante. L’isolato virulento più diffuso, è sempre presente tra Catania e Siracusa e ora nell’area
sud occidentale nella zona di Ribera. Nelle altre zone sono presenti isolati blandi o combinazioni ancora non
caratterizzate".
A che punto siete con la riconversione?
"Su circa 90.000 ettari di superficie agrumetata regionale, circa 33.000-35.000 ettari sono in attesa di
riconversione. Considerato che una parte della superficie inizialmente infetta è già stata riconvertita, si
tratta quindi di una potenziale richiesta di 12-14 milioni di piante, che non dovranno essere più innestate
su “arancio amaro”, portinnesto tradizionale che purtroppo, in combinazione con le varietà coltivate,
diventa suscettibile a Ctv.
La riconversione richiede infatti, anche per Legge Regionale come chiarito dalD.D.S. 1790 del 24 giugno
2014, l’utilizzo di portinnesti tolleranti Ctv, quindi Citrange o Citrumelo. La filiera agrumicola si è adattata
con un certo disagi oa questo cambio di portinnesto: è stato infatti necessario adattare le cure colturali
iniziali per le piantine a queste nuove combinazioni di innesto. Soprattutto su Citrange, che è stato ed è il
portinnesto preferito dagli agricoltori, è stato necessario attenzionare alcuni aspetti relativi a irrigazione e
concimazione e soprattutto è stato indispensabile l’approvvigionamento del seme per costituire le nuove
piantine".
Gli agrumicoltori però lamentano anche una certa lentezza in questo processo. Come lo spiega?
"In un primo momento si è avuto un problema non indifferente con il materiale di propagazione vegetale:
negli agrumeti adulti, in tutta la Sicilia, vi era una diffusione percentuale notevole di alcuni
patogeni che non causano danni alle piante innestate su arancio amaro, ma sono dannosi alle nuove
combinazioni di innesto su Citrange. Stiamo parlando di viroidi quali l’Exocortite o CEVd e
la Cachexia o HSVd e dei gruppi di viroidi a basso peso molecolare.
L’uso di materiale non certificato e preso in aziende esistenti ha causato notevoli perdite alle aziende che
iniziavano la riconversione e che si sono dovute orientare su materiale certificato proveniente dalla filiera
vivaistica ufficiale.
Qui è sorto un altro problema. Il nostro centro Crea di Acireale è detentore delle strutture del “Programma
nazionale di certificazione volontaria degli agrumi” voluto dal Mipaaf nel lontano 1976, programma ci ha
permesso per anni di distribuire materiale sano di propagazione consistente in semi emarze da innesto, che
sono state il primo passaggio della filiera vivaistica; a fianco di questo materiale d’eccellenza il Crea-Acm ha
fornito anche materiale munito di Certificazione agricola comunitaria, che è il materiale minimo su cui deve
basarsi la produzione. Nel momento in cui si è arrivati all’emergenza, il Crea Acm ha dovuto modificare i
rapporti con la filiera vivaistica".
Cosa ha comportato il cambiamento dei rapporti tra Crea-Acm e filiera vivaistica?
"In primo luogo, la localizzazione in area infetta da Ctv del nostro Centro di “Premoltiplicazione”, da cui
vengono ottenute le piante certificate per i vivaisti, richiede un controllo fitosanitario più intenso e
continuo, con aggravi di costi e maggiore impegno di personale, anche questo non sostenuto da altri.
Seconda questione, la localizzazione dei campi di piante madri delle organizzazioni vivaistiche anch’esse
per la maggior parte in aree infette, ha imposto la fornitura da parte nostra di piante innestate e non più
di marze.
Terzo elemento: il materiale di categoria Cac, nel passato prelevato nell’azienda sperimentale del
Centro, oggi non può essere più fornito in quanto proveniente da area infetta.
Vista la situazione attuale, senza un supporto economico da parte di altri enti pubblici o da parte delle
associazioni di vivaisti, risulterà impossibile proseguire nella produzione di materiale di categoria “Base” o
anche Cac per rifornire la filiera vivaistica, con la inevitabile immissione da altri paesi di grandi quantità di
piante commerciali, condizione che porta con sé anche il rischio di introduzione di patogeni nuovi o di loro
vettori".