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Giuseppe Serio
SCIENZA E RELIGIONE
Un dialogo possibile
ARMANDO
EDITORE
Sommario
Presentazione di LEONARDO BONANNO
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Premessa: Scienza e religione. Un dialogo possibile
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Capitolo 1: Scienza e religione in dialogo
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Capitolo 2: Filosofia religione scienza, oggi
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Capitolo 3: Scienza tecnica civiltà
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Capitolo 4: L’uomo nella società tecnologica
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Bibliografia
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Indice dei nomi
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Presentazione
Negli ultimi anni il panorama editoriale degli studi interdisciplinari
che affrontano temi all’intersezione fra pensiero scientifico, religione
e scienza, filosofia e teologia si è progressivamente arricchito di numerosi contributi.
Se l’esigenza di dar ragione della fede in un tempo come il nostro
segnato da un significativo sviluppo delle scienze naturali, interpella
la riflessione credente e chiede un confronto e un dialogo qualitativamente diverso rispetto al passato, l’obiettivo di questo volume è ribadire in modo sintetico e semplice gli aspetti di un dialogo possibile,
sia tra chi conosce partendo soltanto dai soli dati forniti dal metodo
scientifico, sia del credente che accoglie la Rivelazione mediante l’opzione e il dono della fede.
Il saggio in questione ci dice, a chiare lettere, che se un credente
rinunciasse a far dialogare, nella propria coscienza intellettuale i dati
della Rivelazione con le conoscenze della ragione naturale, ciò diverrebbe, presto o tardi, fonte di un’insostenibile frammentazione, una situazione tanto erronea quanto diffusa che la teologia cattolica chiama
“fideismo”. Ma, parimenti, evidenzia un’esigenza a dialogare anche
da parte di chi si accosta al reale con i soli metodi della scienza, perché
lo studioso della natura percepisce che questa possiede una ricchezza
di significato e di senso che oltrepassa quanto il linguaggio scientifico
è in grado di definire o di formalizzare.
Con un linguaggio abbordabile e spedito, il saggio in oggetto, non
teme di fare fronte alle questioni più dibattute dall’opinione pubblica:
dalla creazione alla domanda sul finalismo, dall’origine dell’uomo al
senso del progresso, dal rapporto fra Dio e natura alle esigenze del
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lavoro scientifico, dalle questioni suscitate dal trans-umanesimo agli
orientamenti da dare a una buona divulgazione scientifica.
La delicatezza delle questioni affrontate richiede certamente un
supplemento di attenzione e di pazienza nel seguire le argomentazioni,
perché l’attrattiva e la curiosità che ciascuno di noi sperimenta quando
si toccano i “grandi interrogativi” non deve mai tradursi in superficialità o pressapochismo. La sfida del volume, forse, sta proprio qui, nel
desiderio di far cogliere la profondità delle cose, invitando a percorrere tutto il cammino necessario per accostarsi alle risposte o, almeno,
per riconoscere i binari giusti lungo cui cercarle.
In sintesi, questo saggio rivela la sua utilità, in quanto non ha l’obbiettivo di fornire facili dimostrazioni, ma sottilmente dà a pensare e
a riflettere.
Mi auguro che questo avvenga in una vasta cerchia di lettori!
+ Leonardo Bonanno
Vescovo della Diocesi di San Marco A., Scalea
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Premessa
Scienza e religione. Un dialogo possibile
1. Credo che sia veramente possibile far dialogare scienziati credenti e non credenti interessati ai due aspetti della realtà, quella fenomenica, che cade sotto i sensi, ed è ciò che vedo, sento, tocco; non
posso però affermare la stessa cosa per la realtà noumenica – inseità o
sostanza – sempre identica a se stessa, non percettibile con i sensi, ma
di cui posso argomentare solo con la ragione.
Che cosa può conoscere la ragione? Kant immagina un tribunale in
cui essa svolge il duplice ruolo d’imputata e di giudice. La ragione è
imputata quando presume di conoscere tutto, è giudice quando valuta
e sentenzia che questa pretesa è priva di fondamento. Il compito di
conoscere la realtà fenomenica spetta alla Scienza, quello di conoscere
la Realtà noumenica appartiene alla Metafisica che aspira a conoscere
la Causa prima o il noumeno.
Bene. Di cosa parlo in questo saggio?
Cerco di verificare se sia possibile far dialogare Scienza e Religione, ragione e fede avvalendomi di appositi strumenti produttivi di conoscenza – compreso il punto più alto – a cui aspira la mente dell’uomo che cerca ed ama la verità che, però, senza carità può diventare
intolleranza da cui, nel corso della storia, si è potuto accedere al rogo
(nell’ambiente religioso) o alla ghigliottina (nel periodo dell’Illuminismo).
Giustamente Pascal ha ipotizzato che la verità fuori della carità
non è Dio, ma l’idolo che il credente non ama come non l’ama il non
credente se si lascia illuminare la mente soltanto dalla ragione.
Quali sono, perciò, i campi e quali gli strumenti per cercarla? I
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campi sono il fisico e il metafisico; lo strumento della Scienza è certamente la ragione; quello della Religione è la fede: due strumenti non
in contrasto e che possono dialogare, cercare la Verità, non le verità.
Ragione e fede sono le due ali dell’uomo che vola alto, non rasoterra,
per raggiungere la vetta evitando l’intolleranza e aprendosi al dialogo
costruttivo.
2. La scelta di dialogare è un bisogno dell’uomo che vuole conoscere la Verità mediante i due predetti strumenti. Però, oggi, molti
vivono nello smarrimento perché il relativismo presenta tante verità di
comodo; mentre, invece, la Sacra Scrittura presenta la verità rivelata,
accettata solo dai credenti.
Questo saggio si propone di costruire un discorso da condividere,
capace di superare lo smarrimento della società che Bauman ha definito “liquida” proprio per sottolineare la gravità dell’assenza di un
“quadro valoriale” di riferimento.
La tecnica ha conseguito risultati che non trovano riscontro nella
morale, in quanto il suo oggetto è la ricerca del nuovo e dell’utile, non
del vero.
La vittima di questa situazione è l’uomo comune, sprovvisto degli
strumenti per fronteggiarla. Il dibattito in corso sullo statuto epistemologico della scienza ammette che la ragione non può conoscere la
Causa prima. Infatti, soltanto sapere e sapienza cercano la Verità, non
le verità individuali che la tecnica ci propone in maniera apparentemente convincente.
Secondo l’Epistemologia contemporanea, la Scienza cerca una verità che non contrasti con la verità rivelata a cui si accede con la fede.
La differenza tra Scienza e Sapienza sta nel fatto che, mentre la prima
è ricerca senza fine, la seconda, invece, è manifestazione della Verità
ultima a cui si accede solo se si ha fiducia nella Parola di Dio. Dunque,
la dicotomia tra scienza e fede è solo apparente perché l’obiettivo della prima è la ricerca del dialogo critico con l’esperienza che non può
presumere di dimostrare l’esistenza del Dio, obiettivo della seconda è
cercare un senso per la vita.
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3. A mio avviso, il sapere scientifico non pregiudica affatto l’approccio religioso in quanto la scienza non è una religione né ha la pretesa di spiegare i problemi dell’ uomo nomade che avverte il bisogno
di oltrepassare la conoscenza empirica salendo verso quella assoluta
(pur sapendo che il suo ‘salire’ e la sua ricerca sono senza fine).
Infatti, la fiducia nella ragione si fonda sull’evidenza sensata; mentre la fede ha il fondamento nella Parola. Il soggetto dell’una e dell’altra è pur sempre l’uomo, però, non l’uomo immobile che vive su un
microscopico puntino dell’universo, in una piccola galassia di un milione di sistemi stellari che hanno un diametro di 200 mila anni luce;
ma l’uomo nomade che cammina perché vuole raggiungere la Vetta.
Intorno a quel puntino – il pianeta in cui si trova a vivere – ruotano
40 mila stelle che distano 500 mila anni luce dalla Terra che appartiene
alla galassia che chiamiamo Via lattea. Ma quante galassie ci sono
nell’universo?
Per conoscere il macro sistema l’uomo ricercatore ha, anzi, deve
avere fiducia nella ragione che gli consente di installare un osservatorio sul monte Palomar, in California, per leggere le galassie dell’universo. Quante ne ha lette dal 1969 ad oggi? Un miliardo? Quante ne
restano ancora da leggere?
L’uomo nomade, nell’universo, è uno che, partito da un microscopico puntino, il pianeta in cui dimora nel breve tempo della vita, osserva con stupore l’universo; se, poi, osserva al microscopio una foglia
qualunque si accorge che un sommergibile atomico – costruito dalla
tecnica – è un giocattolo a confronto della foglia creata da Dio!
I sensi ci rappresentano le due cose in modo diverso: la foglia –
piccola – opera di Dio; il sommergibile, grande, opera dell’uomo. La
cultura post moderna, però, invita l’uomo a non aprirsi alla concezione
metafisica, ma a quella estetica della verità; contemporaneamente, lo
“sollecita a rinunziare a qualsiasi forma di razionalità che pretenda di
fondarsi su una verità oggettiva – di cui è possibile appropriarsi – renderla manifesta ed articolarla secondo le modalità dei procedimenti
dimostrativi rigorosi e coerenti”1.
1 A. Pieretti, Oltre la scienza verso l’uomo, in L. Corradini, A. Pieretti, G. Serio
(a cura di), Dove va la scienza? Educazione alla conoscenza e alla responsabilità,
Pellegrini, Cosenza, 1990, p. 13.
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La cultura contemporanea registra nei fatti dell’esperienza quotidiana il rifiuto dei sistemi di valore ispirati alla visione morale
dell’esistenza umana, “svincolata da ogni punto di riferimento sia trascendente che immanente”2. Si tratta della paradossale affermazione
della difficile e assurda “saggezza del Creatore dell’universo”. Bisogna cercare di capire in che senso la scienza apre le porte al problema
dell’uomo.
“La comprensione del mondo in cui viviamo, che è depositata nel
linguaggio, non può essere del tutto sostituita dalle prospettive di conoscenza offertici dalla scienza”3 che ci permette di “ri-creare la vita
in provetta”, non anche di eliminare il divario tra la materia e la vita.
4. La diversità di scienza e tecnica è un problema; infatti, non tutti
gli addetti a questo tipo di ricerca concordano nel ritenere che la prima
sia l’applicazione pratica di conoscenze acquisite scientificamente.
In questo saggio mi trovo d’accordo con il pensiero di Bernard
secondo cui la ricerca scientifica non può raggiungere le mete ultime o
definitive; mi trovo anche d’accordo con Popper quando afferma che
la conoscenza scientifica è ipotetica e sperimentale per cui impariamo
dai nostri errori, ma ci ripromettiamo di non ripeterli al fine di evitare
di esserne vittime sapendo che ogni teoria scientifica ha una validità
limitata nel tempo.
Dunque, “la scienza non è un sistema di asserzioni definitive; non è
neppure conoscenza (episteme); non può pretendere di aver raggiunto
la verità”4. Lukasiewicz aggiunge che “non è sufficiente conoscere
i fatti, ma che occorre il contributo del pensiero creativo5. A questo
proposito riporto il pensiero di Pieretti che prende atto che “l’odierna
riflessione sulla scienza riconosce alle ipotesi della metafisica una funzione di fondamentale importanza nei confronti delle teorie scientifi2
Ivi, p. 14.
H.G. Gadamer, La ragione nell’età della scienza, tr. it. Il Melangolo, Genova,
1982, p. 28.
4 K. Popper, Logica della scoperta scientifica, tr. it. Einaudi, Torino, 1970, p. 136.
5 J. Lukasiewicz, Creative elements in Science, in Selected Works, Ed. by London,
1970.
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che” e, aggiunge, che “questo fatto – già per se stesso – costituisce una
palese smentita del pregiudizio antimetafisico e, quindi, anti-umanistico su cui la cultura moderna pretende di fondare la propria diversità
dalla cultura precedente”6.
Nella prospettiva del nuovo umanesimo, il primo posto, nella scala
dei valori, spetta sempre all’uomo, ricco di esperienza e di capacità
creative.
5. Concludo questa breve presentazione dicendo che il mio saggio
si rivolge a quanti ritengono che la scienza aiuti gli indifferenti e gli
apatici a saper riflettere sulla verità appresa dalla ragione e che, ciò
che apprendono li aiuta a capire sia il mondo fenomenico che la verità
rivelata, mai in contrasto con quella ricercata dalla scienza.
Inoltre, spero di chiarire, esponendo alcuni risultati ottenuti dalla
scienza, che la finalità di questo lavoro non contrasta con il patrimonio ricevuto col dono della fede che illumina la mente di chi va verso
la vetta con gioia liberandosi dalla tristezza di chi considera la vita
un’esperienza finita.
Il saggio si articola in quattro brevi capitoli di cui il primo cerca di
esporre la possibilità del dialogo tra scienza e fede; il secondo mostra
che i risultati della ricerca scientifica, in ogni campo, non contraddicono l’esistenza del Creatore dell’universo; il terzo capitolo – che è una
sintesi del rapporto che unisce scienza, tecnica e civiltà, oggi – presenta il nucleo centrale della mia tesi (l’ateo può anche non credere in
Dio, ma certamente non può negare la logica della natura) che è una
cultura della creazione. Non solo. La scienza è libera, ma la tecnica,
no, dal momento che, per esempio, potrebbe trasformare l’energia nucleare, che è un fatto scientifico, in una bomba atomica, che non è un
fatto di civiltà. Il ricorso alla tecnica per costruire delle armi micidiali
contrasta con il diritto alla vita, dono di Dio, che nessuno deve mai
cancellare ricorrendo alla violenza.
Ho cercato un parallelo tra scienza e morale, rispettivamente, tra
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A. Pieretti, Oltre la scienza verso l’uomo, in L. Corradini, A. Pieretti, G. Serio (a
cura di), Dove va la scienza?, cit., p. 21.
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desiderio di sapere e volontà di agire secondo la propria coscienza
– per i non credenti – o secondo la legge di Dio per i credenti. In
coerenza con questa esigenza, nell’ultimo capitolo, presento la tesi
dell’uomo nomade che sceglie di camminare nell’amore. Dio è amore;
chi va verso la Vetta, camminando nell’amore, non si stanca, ma produce un’energia interiore che è, appunto, la gioia di vivere.
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