Birmania e pena di morte, che farà l`Onu superstar?

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Birmania e pena di morte, che farà l`Onu superstar?
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STAMPA
GOVERNO, NODI AL PETTINE
Palazzo Chigi parla di rimpasto ma
lo rinvia. La mina Visco al senato.
Tps conferma gli sconti sulla casa
MERCOLEDÌ 26 SETTEMBRE 2007
NEL
Ha ragi
ti,
Giachet
apeva
ma lo s
a
da prim
A Romiti
non piace
la Fiat
di Marchionne
Le donne,
il lato B
e la nuova
America
POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46)
ART.1, COMMA 1, DCB ROMA
PARTITO DEMOCRATICO
seven
TV
BLOG
one
D.L.
ANNO V • N°191 • € 1,00
Bush “riscopre” l’Onu, sorvola sull’Iraq e attacca Cuba. Tutti gli occhi su Yangon
Il modello
di Marchionne
non è l’Italia
FRANCO
MOSCONI
E
siste in natura un modello di
capitalismo perfetto? Magari
esistesse, viene subito da rispondere. Ma, si sa, la perfezione non
è di questo mondo. È da questa
semplice verità che, crediamo,
conviene partire per collegarsi al
bel discorso che Sergio Marchionne ha pronunciato sul finire della
scorsa settimana all’annuale convegno della rivista L’Industria (Il
Mulino), e che tanto dibattito sta
suscitando. Difatti, accanto a considerazioni riguardanti direttamente la posizione competitiva
dell’azienda torinese e le sue strategie di sviluppo, l’amministratore
delegato della rinascita Fiat ha unito una serie di riflessioni sul «contesto sociale in cui il turnaround è
stato realizzato».
Su questo punto ha testualmente affermato: «Non esiste un
unico modello di capitalismo. Stati Uniti, Asia, Europa sono tutti in
competizione fra loro
Il capitalismo ma nessuno
converge
perfetto
l’altro. L’uninon esiste, così co denomicome un solo natore comune è il
modello
mercato.
Queste orgaeuropeo
nizzazioni
danno il meglio di sé quando sono messe a
bagno nella concorrenza aperta e
globale. È il concetto di responsabilità sociale che differenzia l’Europa dagli Stati Uniti».
Il discorso prosegue poi con la
citazione dei dati di fonte Ocsesull’incidenza della «spesa pubblica sociale» sul Pil: circa il 27% in
Francia, Germania e Italia, intorno
al 16% negli Stati Uniti.
Moltissimi, in verità, sono i
passaggi del discorso-testimonianza di Sergio Marchionne meritevoli di essere ricordati. Tuttavia,
pur nella sua brevità, quello che
abbiamo qui menzionato vale a
sottolineare un fatto: un «modello» di capitalismo è, in ogni paese,
il risultato di un delicato equilibrio
fra istituzioni (in senso lato) che
promuovono il corretto funzionamento dei mercati e istituzioni
poste a protezione dei cittadini. Si
pensi, per fare solo due esempi,
alla politica della concorrenza e
allo stato sociale. Insomma, il delicato equilibro da ricercare è quello fra efficienza ed equità, fra crescita dell’economia e coesione
sociale.
SEGUE A PAGINA 6
Birmania e pena di morte,
che farà l’Onu superstar?
Una sfilata di big al Palazzo di vetro. Prodi: moratoria delle esecuzioni
C
’è attesa per quanto deciderà
l’Assemblea generale dell’Onu
sulla difficile situazione in Myanmar e sulla moratoria delle esecuzioni. George Bush ieri ha lanciato il suo appello a una «missione
di liberazione» dei popoli oppressi e ha annunciato nuove sanzioni
economiche nei confronti della
dittatura birmana, che ha imposto
«per 19 anni un regno del terrore». Sulla pena di morte, invece,
Romano Prodi si è detto cautamente ottimista. «I numeri per
una possibile vittoria ci sono, ma
le sorprese per una possibile sconfitta esistono», ha avvertito il presidente del consiglio, convinto che
entro dicembre si potrà chiudere
il dibattito.
A PAGINA 6
Il cauto ottimismo
di Prodi a New York
GABRIELLA MONTELEONE
Merkel, Sarkozy:
il nuovo ordine
VALENTINA LONGO
A PAGINA
I monaci vanno avanti
L
a giunta militare al potere in Myanmar ha
imposto da ieri il coprifuoco dal tramonto
all’alba nella ex capitale Yangon e a Mandalay,
la seconda citta del paese. Si tratta della prima
misura contro le manifestazioni guidate dai
monaci buddhisti che da giorni attraversano
il paese. Anche ieri, a dispetto dei moniti
della junta, che ha disposto lo schieramento
di otto camion con a bordo unità di polizia in
assetto anti-sommossa, almeno centomila
persone sono sfilate contro il regime per le
strade dell’ex capitale Yangon.
A PAGINA 5
PARTITO DEMOCRATICO
Veltroni: le mie liste, allegre e uliviste
MARIO LAVIA
«Le liste romane per Veltroni
sono le più belle del paese», ha
detto Goffredo Bettini. Non può
essere vero: dentro non c’è nean-
Con Walter, quei candidati che sparigliano
RUDY FRANCESCO CALVO
La sfida toscana, giovani e donne in pista
GIANNI DEL VECCHIO
che una Miss Italia, presente o
Niente di nuovo sotto il sole democratico
passata. Ed è grave, perché man-
PIO CEROCCHI
ca veramente solo lei.
ALLE PAGINE
2, 3 E 9
Ragion pubblica,
catechismi e persone
Cattolici a testa alta,
senza nostalgie
ANDREA
RANIERI
GIANLUCA
SUSTA
L’
altra sera la Comunità di Sant’Egidio ha celebrato
una messa funebre per un non credente, Bruno
Trentin, che le era stato amico e sodale. Il cardinale
Achille Silvestrini ha proposto a tutti noi, credenti e
non credenti che abitavamo la chiesa, il Giudizio finale del Vangelo di Matteo. Il Figlio dell’Uomo punisce
e premia non secondo l’obbedienza a norme e precetti, ma secondo quello che ognuno avrà fatto o non
fatto ai suoi fratelli più piccoli, ai poveri, agli affamati,
ai malati, ai carcerati della terra.
SEGUE A PAGINA 2
N
egli ultimi tempi c’è chi ha manifestato forti
preoccupazioni verso la capacità del Pd di rappresentare, nella loro complessità, i valori cattolici e
di contenere culturalmente le spinte radicali della
sinistra massimalista. Con il rischio che larga parte
dei cattolici vadano a destra. Sono problemi veri che
meritano risposte “adulte”, vale a dire non dettate da
un’immediata esigenza di monetizzare il consenso o
di fronte alle quali “sgattaiolare” rimandandole... a
tempi migliori.
SEGUE A PAGINA 8
Oggi su www.europaquotidiano.it Domani a Roma il Forum internazionale dei diritti su internet
ALBERTINA
SOLIANI
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MYANMAR, LA GIUNTA MILITARE IMPONE IL COPRIFUOCO
R O B I N
Miss
Siamo tutti
birmani
S
iamo tutti birmani. I giorni
della protesta dei monaci buddisti, determinata e non violenta,
in tutta la Birmania sono un segno
straordinario della democrazia
globale.
Ieri, nonostante le minacce, a
Yangon (la ex Rangoon) sono scese in piazza centomila persone,
altre 40mila, fra monaci e civili,
hanno manifestato nelle strade di
Taunggok, nella più grande manifestazione mai fatta in questa città
costiera.
Non vi possono essere aree
chiuse, impermeabili al diritto e
alla libertà, nel mondo globale.
SEGUE A PAGINA 5
LETTERA APERTA
SULLA RICERCA
Serve una svolta.
Cosa pensano
i candidati del Pd?
L’appello di 400 docenti
e ricercatori universitari
A PAGINA
5
La pagina
della cultura
VECCHIAIA, GULAG
O CIVILTÀ?
A proposito di un libro
di Massimo Fini
sul terrore
di diventare anziani
FEDERICO ORLANDO
A PAGINA
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Il luogo
delle delusioni
planetarie
P
arliamo tanto della crisi delle
nostre istituzioni, della loro
inefficacia, della scarsa credibilità
dei politici che vi albergano. Ma
proviamo a proiettare questo discorso su una scala più ampia,
gettiamo un occhio sulle Nazioni
unite in questi giorni di grande
spolvero, ed ecco che cosa avremo:
una crisi di credibilità mondiale,
una inefficienza planetaria. Chiaro: se qualsiasi cittadino del mondo (ora forse perfino
gli ameriProdi teme
fosse
sorprese sulla cani)
interpellamoratoria.
to sul luogo
ideale per
Il Palazzo
la risoludi vetro non fa zione delle
crisi, riben sperare
sponderebbe l’Onu.
Tra questa perdurante fiducia e la
realtà c’è però un abisso.
Sì, è vero che queste giornate
segnano una rivincita del Palazzo
di vetro sul suo grande nemico,
l’Amministrazione Bush. Ed è anche vero che le parole dei leader
che rimbalzano da New York su
tutti i temi cruciali – dal climate
change alla fame, dal Darfur al Medio Oriente – suonano tutte corrette, molto ispirate. Dietro le parole
c’è però una crisi dell’istituzione
che non si è mai ripresa, dagli anni bui di Annan e dell’Iraq.
Quando Bush fece scoppiare,
insieme alla guerra, anche la finzione del multilateralismo, molte
cose vennero scritte a proposito di
un’Organizzazione che non reggeva il passo con la globalizzazione,
e il cui democraticismo rendeva
impossibile affrontare il deficit di
democrazia reale in tanti paesi.
Poco è cambiato da allora, a
parte il nome del Segretario generale, e la riforma dell’Onu è l’unico
cantiere al mondo più lento delle
riforme italiane.
È anche per questo che colpiscono i timori di “sorprese” espressi ieri da Prodi, a bilanciare il suo
ottimismo sulle chance di vittoria
dell’iniziativa per la moratoria delle esecuzioni capitali. Prodi ha
confermato l’assoluto impegno
italiano, e questo è un grande fatto
se verà confermato anche contro
le residue prudenze europee.
L’Onu è il più alto dei luoghi
dove tale impegno può esercitarsi.
Dobbiamo però sapere che è anche
un luogo dove è facile impantanarsi. È, da anni, il luogo delle delusioni, non certo delle speranze.
Chiuso in redazione alle 20,30
@ Gb, la conferenza annuale del Labour Party @ Oggi la Ue celebra la giornata europea delle lingue 2007