Storia Storia - Progetto integrato cultura del Medio Friuli
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Storia Storia - Progetto integrato cultura del Medio Friuli
Le invasioni ungare devastarono il territorio del Friuli tra il X e l’XI secolo d. C. Gli Ungari erano un popolo ugro–finnico, si chiamavano anche Magiari o Magyar; in origine erano stanziati vicino ai Monti Urali. Nel IX secolo d. C. si spostarono verso le pianure della Russia meridionale, nella zona del fiume Dnepr. L’arrivo dei Peceneghi li spinse verso il medio corso del Danubio. In questa zona, la tribù dei Magyar scelse un capo che, secondo la tradizione, fu il principe Arpad. Verso l’890 un nuovo attacco di Bulgari e Peceneghi li costrinse ancora a spostarsi, questa volta verso la Moldavia e la Valacchia, ed a combattere gli Slavi. Gli Ungari vivevano in accampamenti di tende ed il re governava dopo aver ascoltato le decisioni di un’ assemblea dei guerrieri. Erano un popolo di allevatori, pastori e cacciatori che non praticava l’agricoltura, attività lasciata alle popo- trasportare il bottino e impiegavano molti cambi di cavalli. Nelle scorrerie colpivano i villaggi di pianura e cercavano di sfruttare la sorpresa per espugnare i castelli o le fortificazioni: evitavano quelle più forti, preferendo i centri meno difesi. Solitamente attaccavano con un fitto lancio di frecce incendiarie, dopo il quale caricavano i guerrieri a cavallo. L’assalto mirava ad eliminare rapidamente il nemico. Lanciavano urla spaventose per intimidire l’avversario. Se scoprivano che questo era in gran numero, facevano finte ritirate per cercare di dividerne le forze, che poi venivano attirate in imboscate. Nelle loro spedizioni sicuramente cercavano metalli preziosi: torturavano per sapere dov’erano i tesori; uccidevano subito chi poteva opporre resistenza o era un peso inutile nel viaggio di ritorno, rapivano donne e bambini per farne schiavi, prendevano come bottino Fig. 1 - Carta delle invasioni ungare in Italia tra 898 e 904. (Tratto da Corbanese) Fig. 2 - Direttrice delle invasioni ungare in Friuli. (Tratto da Desinan, Problemi di toponomastica friulana) lazioni indigene o ai prigionieri catturati e ridotti in schiavitù. Solitamente non erano interessati dalla conquista di territori e compivano razzie e saccheggi nei paesi vicini per integrare le loro risorse economiche con il bottino. A causa dei loro attacchi conquistarono la fama di “predoni malvagi”; si diffuse anche la diceria che mangiassero la carne umana e bevessero il sangue. La tradizione popolare finì anche per storpiare il nome Ungari, “Ogri”, in Orchi, che, nell’immaginazione collettiva, furono dipinti come esseri crudelissimi e feroci. Nel X° secolo ci fu anche qualche voce che si chiese se non dovessero essere identificati con i popoli di Gog e Magog, citati nell’Apocalisse, e quindi il loro arrivo non preannunciasse forse la fine del mondo. Questi barbari facilitavano la rapidità di spostamento delle loro incursioni servendosi di un gran numero di carri per tutto ciò che riuscivano a trasportare ed incendiavano il resto. Le incursioni ungare in Friuli ebbero inizio nel 898 d. C. e si conclusero nel 954, saccheggiando e spopolando il territorio friulano a tal punto che ritardarono lo sviluppo dell’intera regione. Pure se il termine “Vastata hungarorum” è dovuto ad una erronea lettura, gli storici lo impiegarono per indicare quanto queste terre furono devastate dagli Ungari. In Friuli si ricorda la via o strata Hungarorum, la strada ongaresca che da Lucinico andava verso Oderzo, passando per Palmanova, Codroipo, Biauzzo e Casarsa. Il percorso di questa direttrice è parallelo a quello dell’attuale Stradalta o Napoleonica, la via che da Palmanova giunge a Codroipo ed a sua volta segue in parte il percorso della via Postumia, la strada romana che da Aquileia, passando per Quadruvium, portava a Opitergium, l’attuale Scheda n° 4. 3. 3 Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli Storia a cura di Giuseppe Paludo Gli Ungari e la via ongaresca Gli Ungari e la via ongaresca Storia Oderzo. In Friuli sono ricordate anche altre vie ungaresche, nel pordenonese e vicino a Sacile. Gli Ungari infatti entravano in Friuli dalla valle del Vipacco, passavano per la nostra pianura e proseguivano per il Veneto e la Lombardia. La direttrice correva poco a nord della linea delle risorgive ed attorno ad essa sorgono numerosi centri abitati molti dei quali, come Lonca e Virco, hanno nome di origine slava, Bertiolo, nome di origine romano–germanica, Flambro, nome di origine germanica: sono centri distrutti durante le invasioni e successivamente ricostruiti. Questi nomi si ritrovano anche piuttosto distanti dalla attuale Stradalta: i vari gruppi degli invasori erano infatti tutt’altro che disciplinati e, mentre il grosso avanzava, molti razziavano lontano dalla principale direzione di marcia. Le incursioni ungare mostrarono la debolezza e l’impotenza delle locali e oggi sono rimasti i nomi dei paesi e gli slavismi nella toponomastica a ricordare la loro venuta. La rinascita economica della regione fu infine completata dal patriarca Poppo o Poppone (1019–1042). Nel 955 cessò la minaccia degli Ungari. Una loro spedizione in Baviera venne attaccata dall’esercito tedesco dell’imperatore Ottone I: l’episodio è noto come Battaglia di Lechfeld, nella quale i predoni furono sconfitti e massacrati. Dopo questo episodio, non vi furono più incursioni. Attorno all’anno 1000 infine gli Ungheresi si convertirono al Cristianesimo e ciò contribuì a placare la loro aggressività. Gli Ungari e la via ongaresca Bibliografia Fig. 3 - Carta delle invasioni ungare nel 951, 954 e 955. (Tratto da Corbanese) istituzioni feudali a contrastarle. Anzi, in due occasioni, nel 921 e nel 924 fu lo stesso re d’Italia, Berengario, che li chiamò per combattere le congiure dei propri feudatari. Solo i Patriarchi di Aquileia riuscirono in qualche modo ad opporsi a questi barbari: le cronache raccontano del patriarca Federico (900–922) che organizzò qualche campagna contro loro. La Chiesa di Aquileia si prese cura della popolazione terrorizzata dalle scorrerie e favorì la ripresa della regione, organizzando la ricostruzione dei villaggi devastati. I patriarchi aquileiesi Rodoaldo (963–983) e Giovanni (984–1019) si impegnarono per ripopolare il Friuli e fecero condurre nelle zone devastate un gran numero di coloni, in maggioranza slavi, i quali, stanziati proprio accanto alla via ungaresca, ripresero la coltivazione delle terre. Finirono poi per integrarsi rapidamente con gli abitanti • G. F. Ellero, Storia dei Friulani, Udine, Arti Grafiche Friulane, 1987 • G. C. Menis, Storia del Friuli: dalle origini alla caduta dello stato patriarcale (1420), Udine, Società Filologica Friulana, 1969 • C. C. Desinan, Escursioni fra i nomi di luogo del Friuli, Udine, Società Filologica Friulana, 2002 • C. C. Desinan, Problemi di toponomastica friulana: contributo I, Udine, Società Filologica Friulana, 1976 • T. Maniacco, Storia del Friuli: Il lavoro dei campi, la tradizione e le radici della cultura contadina, le rivolte, del dramma dell’emigrazione e la nascita dell’identità di una regione il cui flusso scorre dentro i fiumi del tempo, Roma, Newton Compton, 1985 • G. G. Corbanese, Il Friuli, Trieste e l’Istria: dalla Preistoria alla caduta del Patriarcato d’Aquileia: Grande Atlante Storico Cronologico comparato, Udine, Del Bianco Editore, 1983 • M. G. Arcamone... [et altri], Magistra Barbaritas: i Barbari in Italia, Milano, Garzanti - Scheiwiller, 1990 Per ricercare e approfondire • Su una fotocopia della carta del Friuli individua e segna la Stradalta: tracciata una linea con un pennarello, avrai trovato la direzione delle invasioni ungare (per farlo unisci i centri nominati nel testo). • Evidenzia con un altro colore i paesi che sono stati ricostruiti dopo le incursioni ungare. • Prova a raccogliere informazioni sulle leggende o le fiabe che riguardano gli orchi. Scheda n° 4. 3. 3 Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli