salario e produttività - Cub

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salario e produttività - Cub
Collettivi Unitari di Base dei Lavoratori delle Poste
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C.U.B. POSTE
Non facciamo cadere il silenzio sul grave accordo sulla
produttività sottoscritto da padroni, governo, cisl, uil e
ugl, che chiede più sfruttamento, meno salario e
deroghe in peggio al contratto nazionale, al codice
civile e allo Statuto dei Lavoratori – conseguenze che
vedremo già operative sul nostro rinnovo contrattuale.
SALARIO. Viene fissato un tetto entro il quale si imprigionano le rivendicazioni salariali.
Questo tetto si sgancia da qualsiasi riferimento oggettivo per navigare nel mare aperto delle
“tendenze generali dell’economia”, “del mercato del lavoro”, della “concorrenza
internazionale” e “dell’andamento aziendale” , tutte “materie” in mano al controllo di lor
signori che non si impegneranno molto a dirci che data la crisi non si possono aumentare i
salari, cosa che già fanno abbondantemente.
Una quota della retribuzione fissata dal tetto, sarà trasformata in retribuzione incerta perché
variabile e definita in un secondo momento a livello aziendale o territoriale con un
generico impegno ad una tassazione minore. Questa quota non incide sulle rivalutazioni di
pensione, turni, straordinari ecc.
DEMANSIONAMENTO. Per la prima volta la contrattazione aziendale potrà derogare
alle norme esistenti (Contratto nazionale, codice civile art. 2013 e Statuto dei Lavoratori)
che attualmente impediscono azioni di demansionamento del lavoratore, sia in termini di
utilizzo del personale che di retribuzione. Oggi le aziende, e Poste tra queste, potranno a
seguito di un accordo con un sindacato complice non solo dequalificare i lavoratori ma
ridurgli anche lo stipendio.
Ci fermiamo a questi due aspetti solo per fissare nella mente di ognuno di noi il cuore dei
contenuti dell’accordo con i quali avremo più direttamente a che fare, per prepararci a
contrastare questo furibondo attacco volto a peggiorare ancor più la nostra condizione.
Contrastare vuol dire in primo luogo non prestare orecchio ai venditori di fumo che la
“ripresa” è conseguenza dei sacrifici: 30 anni di accordi in nome dello sviluppo guidato dal
primato dell’impresa ci consegna invece una situazione fallimentare al limite della
catastrofe: queste ricette, volute anche dai sindacati complici, ci vedono in Europa il paese
che va in pensione con l’età più alta, con i salari più bassi e con un tasso di disoccupazione
senza precedenti. Così si va verso la rivolta sociale e noi lavoratori non possiamo non
prepararci.
CUB Poste
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