l`osservazione dei bolidi

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l`osservazione dei bolidi
L'OSSERVAZIONE DEI BOLIDI
15/08/12 20.46
INTRODUZIONE ALL'OSSERVAZIONE DEI (SUPER)BOLIDI
Di Albino Carbognani
Dipartimento di Fisica, Università di Parma
Email: [email protected]
Versione del 7 gennaio 2002
Introduzione
Uno dei più interessanti e spettacolari fenomeni astronomici cui è possibile assistere è senz'altro il passaggio di un bolide
(meteora molto luminosa). Purtroppo, essendo eventi sporadici e imprevedibili, per la maggior parte dei bolidi è necessario
ricorrere alle osservazioni visuali di testimoni occasionali. Quando si è fortunati si può incappare in qualche foto o filmato
amatoriale. Di solito i testimoni sono impreparati ad affrontare questo tipo d'evento e, a parte descrizioni pittoresche, i dati
effettivamente utili sono pochi. Questo è un peccato perché con un piccolo sforzo ciascuno di noi si può preparare a gestire
l'avvistamento di un bolide. Con un minimo di conoscenze è possibile ricavare molte informazioni utili, anche da
osservazioni ad occhio nudo.
I meteoroidi
In orbita attorno al Sole, oltre ai nove pianeti principali, si trovano centinaia di migliaia d'asteroidi e milioni di comete. Gli
asteroidi si concentrano prevalentemente fra le orbite di Marte e Giove (fra 2.1 e 3.6 UA dal Sole), in quella che è chiamata la
fascia principale, mentre la maggior parte delle comete popola le regioni esterne del Sistema Solare, dando origine alla nube
di Oort (fra 40 000 e 100 000 UA). Gli asteroidi sono corpi rocciosi con diametri che vanno dai 950 km di Cerere (il primo
ad essere scoperto nel 1801), fino a 1 km per quelli più piccoli. Le comete sono corpi prevalentemente ghiacciati che
inglobano particelle solide. Le dimensioni tipiche del nucleo di una cometa sono dell'ordine di 1-10 km.
Fra gli asteroidi le collisioni non sono nulle. Lo scontro fra due asteroidi porta alla creazione di molti frammenti con
dimensioni che vanno dal centesimo di millimetro ad alcune decine di metri. Questi oggetti, intermedi fra asteroidi e polvere
interplanetaria, sono chiamati meteoroidi. I limiti fissati dall'IAU (International Astronomical Union) nel 1961 considerano
come meteoroidi i corpi con una massa compresa fra 10-9 e 107 kg. Assumendo una densità di 3.5 g/cm3 il raggio di un
meteoroide va da 40 micrometri a 10 m. Anche le comete sono una "sorgente" di meteoroidi, ma di densità minore. Quelle
comete che riescono a raggiungere il Sistema Solare interno sono soggette ad un processo di sublimazione dei ghiacci della
superficie, che immette nello spazio interplanetario le particelle solide da cui sono, in parte, formate. Si originano così delle
vere e proprie "correnti di meteoroidi" che seguono l'orbita della cometa-madre. Sono i meteoroidi di origine cometaria a
dare origine agli sciami meteorici visibili durante l'anno (fra i più importanti: Quadrantidi, Perseidi, Leonidi, Geminidi). Qui
siamo interessati ai meteoroidi di origine asteroidale, che sono quelli di cui si conosce ancora poco.
Fisica dei bolidi
A causa delle risonanze orbitali con Giove e Saturno e dell'effetto Yarkovsky, i meteoroidi originatisi nella fascia principale
possono essere immessi in orbite che intersecano quelle dei pianeti terrestri: Mercurio, Venere, Terra e Marte. Ci sono quindi
migliaia di piccoli corpi, delle dimensioni di qualche metro, potenzialmente in grado di cadere sulla superficie terrestre.
La velocità geocentrica di un meteoroide appartenente al Sistema Solare è compresa fra 11.2 km/s (dovuta alla sola gravità
terrestre), e 72.8 km/s (42.5 km/s per la velocità di fuga al perielio terrestre più 30.3 km/s per la velocità orbitale della Terra
al perielio). Quando un meteoroide penetra nell'atmosfera terrestre con velocità dell'ordine delle decine di km/s, la collisione
con le molecole atmosferiche ne riscalda la superficie. Giunto ad una quota di 80-90 km la temperatura del meteoroide
raggiunge i 2500 K ed inizia la sublimazione degli atomi del corpo celeste. Proseguendo il suo volo il meteoroide inizia a
perdere massa sotto forma di gocce di materia fusa, questo processo è noto come ablazione. A causa degli urti reciproci gli
atomi del meteoroide si ionizzano e ionizzano anche le molecole atmosferiche. Durante la ricombinazione ioni-elettroni è
emessa della radiazione elettromagnetica, e un osservatore al suolo vedrà una scia luminosa: la meteora. Una meteora si
compone di due parti: la testa e la scia. La testa della meteora contiene il meteoroide che si sta consumando più i gas
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ionizzati, mentre la scia è la regione di ricombinazione dei soli gas ionizzati. Il 90% della radiazione emessa da una meteora
proviene dagli atomi del meteoroide.
Se il meteoroide è di discrete dimensioni (> 20 cm di diametro), la testa della meteora può essere molto luminosa. Quando la
magnitudine apparente zenitale è inferiore a -8 la meteora è detta bolide (un tempo il termine bolide era usato per indicare le
meteore di cui era udibile il rumore). La definizione di bolide non è ancora stata fissata dall'UAI, quindi per alcuni la
magnitudine limite è la -4 o la -6. Un bolide con magnitudine inferiore alla -17 è detto superbolide. Per meteoroidi di decine
di metri di diametro il bolide può essere più luminoso del Sole visto dalla Terra. Un esempio di un evento del genere è il
meteoroide esploso sopra la regione del fiume Tunguska il 30 giugno 1908. I testimoni superstiti parlarono di una "palla di
fuoco" molto più luminosa del Sole.
Spesso il meteoroide, a causa della differenza di pressione atmosferica fra parte avanzante e recedente, si frammenta in più
parti, ognuna delle quali diventa a sua volta un bolide. Un fatto del genere si è verificato per il bolide visto da Peekskill (stato
di New York) la sera del 9 ottobre 1992. Il corpo principale si spezzò in 70 frammenti di cui uno solo (del peso di 12 kg) è
stato ritrovato (colpì un'automobile parcheggiata sfondando il cofano posteriore).
Se il meteoroide è sufficientemente grande può sopravvivere all'ablazione. Quando la velocità in atmosfera scende al di sotto
dei 3 km/s la perdita di massa e l'emissione di radiazione cessa e il meteoroide entra nella fase di volo buio (o dark flight). Da
questo momento inizia un processo di raffreddamento della superficie e la traiettoria del corpo si fa sempre più verticale. La
velocità di impatto del meteoroide sulla superficie terrestre va da 10 a 100 m/s per corpi di massa compresa fra 10 g e 10 kg
(velocità geocentrica di 15 km/s). Quando il meteoroide giunge al suolo si parla di meteorite. La probabilità di giungere al
suolo, oltre che dalle dimensioni, dipende dal materiale di cui è fatto il meteoroide. Un meteoroide di ferro-nichel giungerà
più facilmente al suolo di uno di pura roccia. Nell'impatto il meteoroide si conficca nel terreno creando una buca che può
essere anche più larga delle dimensioni del corpo che la provoca. Per grandi meteoroidi o piccoli asteroidi la velocità può
mantenersi elevata fino al suolo, l'ablazione non cessa, non esiste la fase di volo buio e nella caduta si forma un cratere da
impatto.
È chiaro che l'avvistamento di un bolide molto luminoso, implica l'entrata in atmosfera di un meteoroide di dimensioni tali da
poter sperare che sopravviva all'ablazione e giunga fino al suolo. I satelliti militari di sorveglianza sono una buona sorgente
di dati per quanto riguarda i superbolidi, infatti i loro sensori IR sono in grado di rilevare i flare emessi. L'unico problema è
che è difficile ottenere i dati. In ogni caso, da quel poco che è disponibile, si può stimare che, ogni anno, si disintegrano in
atmosfera da 30 a 50 superbolidi (la maggior parte sopra gli oceani), da 2 a 4 al mese.
Fig.1 - Rappresentazione schematica di un bolide. Sono state indicate la testa del bolide, la scia di ionizzazione, l'onda
d'urto causata dal moto ipersonico nell'atmosfera e alcuni frammenti staccatisi dal corpo principale. La freccia indica la
direzione del moto.
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Il problema che si presenta è come trovare la possibile meteorite una volta che si è osservato il bolide e come calcolarne
l'orbita originaria attorno al Sole. Considerato che le meteoriti provengono dal passato del Sistema Solare e che sono ricche
di informazioni di tipo chimico-fisico, vale senz'altro la pena cercarle. Ogni bolide di cui non si riesce a stabilire nulla è una
potenziale miniera di informazioni persa. Per fare sì che la ricerca abbia una minima probabilità di successo bisogna imparare
ad osservare i bolidi.
Le conoscenze di base per l'osservatore
Il metodo più antico utilizzato si basa su osservazioni ad occhio nudo, tuttora molto in voga in campo amatoriale per le
osservazioni delle comuni meteore.
Le conoscenze di base necessarie per l'osservazione visuale dei bolidi sono relativamente poche. Tenere presente che
l'accuratezza delle osservazioni è direttamente proporzionale all'esperienza "sul campo". Prima di tutto è necessario imparare
a riconoscere le stelle più luminose del cielo (Sirio, Vega, Altair, Antares, Deneb ecc.), i pianeti e le costellazioni più
importanti (Orsa Maggiore, Orione, Toro, Gemelli, Cigno, Scorpione ecc.). Per raggiungere lo scopo è sufficiente munirsi di
un piccolo atlante stellare che riporti tutte le stelle visibili ad occhio nudo. Atlanti utili per questo fine sono inseriti come
appendici in quasi tutti i libri di introduzione all'astronomia reperibili nelle comuni librerie. Dopo aver imparato a riconoscere
per sommi capi la volta stellata si possono iniziare le osservazioni. Non ci sono indicazioni particolari sul periodo di
osservazione o sulla zona di cielo da tenere sotto controllo. I meteoroidi della fascia degli asteroidi, responsabili dei grossi
bolidi, possono cadere sulla Terra in ogni momento. Questo punto differenzia notevolmente l'attività dell'osservatore di bolidi
da quello dei comuni sciami di meteore (di origine cometaria), che ha delle date ben precise in cui osservare.
Le osservazioni dovranno essere condotte da un luogo relativamente buio, da cui sia possibile distinguere almeno le stelle più
luminose (l'utilizzo di una sedia a sdraio è consigliata per evitare crampi che possono distogliere l'attenzione
dell'osservatore). Naturalmente si dovrà avere a portata di mano l'atlante celeste, una piccola torcia a luce rossa (per non
abbagliare gli occhi), una penna e un blocco per gli appunti. Non sono necessari strumenti ottici come binocoli o telescopi.
Dato il ridotto campo visivo di strumenti di questo tipo, si corre il rischio di non osservare i pochi bolidi che sarebbero
visibili: tutte le osservazioni vanno condotte ad occhio nudo. Al limite un piccolo binocolo può essere utile per monitorare
meglio il fenomeno di persistenza della scia, ma non è indispensabile.
Può essere utile imparare a stimare le distanze angolari fra due punti della sfera celeste. Questa stima può essere fatta molto
velocemente, anche se in modo approssimativo, utilizzando le mani. A braccio completamente disteso il pollice sottende un
angolo di circa 2°, il pugno chiuso 10° e la mano aperta (con le dita separate) circa 20°. Questi valori possono cambiare
leggermente da una persona all'altra e vanno calibrati individualmente misurando angoli noti. Contando quanti "pollici",
"pugni" o "mani" si possono inserire fra due punti dati della sfera celeste e moltiplicando per i valori precedenti, si trova la
distanza angolare. Una tecnica di questo tipo può essere utile per stimare l'angolo sotteso dalla traiettoria percorsa dal bolide,
oppure per stabilire, in prima approssimazione, le coordinate azimutali dei punti di inizio e fine traiettoria (che però andranno
ricavate in modo più accurato dalla riduzione delle osservazioni).
Si può dare il proprio contributo all'osservazione dei bolidi anche senza intraprendere campagne di osservazioni sistematiche.
Basta avere una discreta conoscenza del cielo notturno per fare in modo che la propria testimonianza si trasformi da puro
racconto a strumento di indagine.
I bolidi notturni
Abbiamo affermato che un grosso meteoroide può precipitare sulla Terra in qualsiasi momento, quindi un bolide può
comparire sia di giorno sia di notte a qualsiasi ora e mese dell'anno. Insomma tutto il tempo che si trascorre all'aperto è utile
per l'osservazione dei bolidi. Naturalmente i bolidi notturni saranno più facilmente visibili di quelli diurni. Questi ultimi
potranno essere agevolmente osservati solo se molto luminosi.
a) Osservazioni visuali
In generale per ricavare la traiettoria in atmosfera del bolide e il punto di impatto al suolo del meteoroide, sono necessari i
dati di almeno due osservatori posti a qualche decina di km l'uno dall'altro. In pratica, nel caso di osservazioni visuali, più
osservatori ci sono e meglio è perché si possono mediare gli errori di osservazione. Naturalmente i dati forniti devono essere
di discreta qualità: indicazioni del tipo <<"l'ho visto andare da nord verso sud-est"...>> non sono molto utili per la ricerca del
meteorite o il calcolo della traiettoria e dell'orbita.
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Fig. 2 - Schema di triangolazione. Per individuare nello spazio la traiettoria di un bolide sono necessari almeno due
osservatori posti a qualche decina di km di distanza l'uno dall'altro. In generale i punti indicati sulla traiettoria del bolide da
O1 e O2 sono diversi e questo complica i calcoli.
Con il solo aiuto dei propri occhi si potrà osservare la traiettoria che la testa del bolide segue fra le stelle visibili in quel
momento. Non è necessario ricordarsi tutta la traiettoria, basta registrare solo il punto in cui è comparsa la testa del bolide
(punto iniziale) e quello in cui è scomparsa (punto finale). L'osservazione della scia luminosa non è importante, bisogna
concentrarsi sulla testa. Dopo avere accuratamente osservato la traiettoria seguita dal bolide, ed avere impresso nella
memoria la posizione dei punti iniziali e finali, bisogna riportare tutto su una carta celeste. Non si deve avere fretta: quando si
osserva un bolide bisogna concentrarsi sulla traiettoria, trascurando altri dettagli che potrebbero distrarre. Dal disegno sulla
mappa sarà possibile risalire alle coordinate equatoriali dei punti di inizio e fine traiettoria. Oltre a questo è indispensabile
segnare ora e minuto dell'osservazione (specificando se è estiva, TMEC o TU), e la durata del fenomeno. Vale a dire
l'intervallo di tempo impiegato dal bolide per spostarsi dal punto iniziale a quello finale. La stima del tempo può essere fatta
cominciando a contare mentalmente i secondi dal punto iniziale della traiettoria. In alternativa si può rivedere mentalmente la
sequenza degli eventi e contare i secondi. L'importante è segnarsi subito l'intervallo di tempo, per evitare che sia dimenticato.
Il valore della durata permette di stimare la velocità media del bolide.
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Fig. 3 - I dati essenziali per l'osservazione di un bolide sono le coordinate equatoriali dei punti iniziali e finali della
traiettoria e la durata dell'apparizione.
Può succedere che un bolide sia osservato solo quando è già comparso, perdendo così il punto iniziale. Ebbene questo non è
un problema per il calcolo della traiettoria. Basta registrare la posizione del punto della volta celeste in cui si vede il bolide
per la prima volta. La stessa considerazione vale per il punto finale. Se, durante il tragitto dal punto iniziale a quello finale, il
bolide occulta stelle brillanti e facilmente riconoscibili è opportuno registrarlo. Infatti, in questo modo, si danno i punti
intermedi della traiettoria osservata; questi dati aggiuntivi sono molto utili per la ricostruzione della traiettoria in atmosfera.
La magnitudine della testa del bolide può essere stimata confrontando la sua luminosità con quella di altri corpi celesti noti.
Ricordiamo che per Venere alla massima luminosità, la magnitudine vale circa -4.4, per la Luna al primo quarto -10, per la
Luna piena -12.5, mentre per il Sole è di -26.8. Purtroppo non ci sono altri astri di magnitudine intermedia con cui poter fare
il confronto. È per questo motivo che le stime di magnitudine dei bolidi sono sempre piuttosto incerte, ma è comunque
meglio di niente.
Quelli illustrati sopra sono i parametri fondamentali che vanno stimati per l'osservazione utile dei bolidi. Un altro fenomeno
fisico che andrebbe monitorato è l'eventuale suono percepito. Se il suono si ode contemporaneamente all'apparizione del
bolide, allora si tratta di un suono elettrofonico (di origine elettromagnetica), non dovuto alla propagazione di onde sonore.
Di solito questo tipo di suono assomiglia ad un sibilo. Se invece si ode un suono cupo, ma dopo la sparizione del bolide,
allora questo è dovuto alla propagazione dell'onda d'urto in atmosfera ed è veicolato da normali onde di compressione.
Nell'osservazione di un bolide la segnalazione del tipo di suono è interessante ma non fondamentale. Altri dettagli come il
colore, la persistenza della scia e la forma della testa sono inessenziali e possono essere trascurati.
Troppi dettagli da ricordare possono creare confusione, meglio limitarsi ai quattro dati essenziali: posizione del punto
iniziale, finale, durata e magnitudine della testa. Naturalmente, per completare il rapporto, va indicata la località geografica
da cui si è osservato il bolide: latitudine, longitudine e quota sul livello del mare.
Riassunto sull'osservazione visuale dei bolidi
Dati fondamentali:
Note:
Sito di osservazione
Latitudine, Longitudine, quota sul livello del mare
Coordinate equatoriali del punto iniziale
Ascensione retta e declinazione, specificare l'equinozio
Coordinate equatoriali del punto finale
Ascensione retta e declinazione, specificare l'equinozio
Durata
Misurata in secondi
Magnitudine della testa
Usare come riferimento Luna e Sole
Suoni uditi
Specificare se prima o dopo l'avvistamento
Dati complementari:
Colore/i
Specificare la sequenza di coloro assunta dalla "testa"
Forma e diametro della testa
Confrontare con il diametro apparente della Luna
Persistenza della scia
Indicare il tempo di persistenza in secondi
Tabella - Dati ottenibili dall'osservazione visuale dei bolidi.
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b) Osservazioni fotografiche
Nello studio delle meteore la fotografia è stata utilizzata sin dal novembre 1885, quando L.Weinek scattò a Praga la prima
fotografia di una meteora.
Le osservazioni fotografiche dei bolidi sono molto utili, specie se condotte in parallelo con quelle visuali. Per iniziare può
essere sufficiente una comune reflex (possibilmente manuale), fissa su treppiede, con una pellicola di media sensibilità e
dotata di un obiettivo grandangolare come un 28 millimetri di focale o, al massimo, del normale obiettivo da 50 mm. La
reflex dovrà essere puntata verso la stessa regione di cielo che si osserva visualmente e il tempo di posa può andare da 5 a 30
minuti, in funzione dell'inquinamento luminoso presente. Nel caso un bolide attraversasse la zona sotto osservazione va
subito interrotta la posa. A meno che il bolide non sia comparso subito dopo l'inizio della posa, sulla foto le immagini delle
stelle appariranno come archi di cerchio. Un'immagine di questo tipo esteticamente non è il massimo ma ha un enorme valore
perché consente di determinare con precisione le coordinate di inizio e fine traiettoria, senza le incertezze associate
inevitabilmente all'osservazione visuale. Un miglioramento viene dall'utilizzo di un telescopio dotato di montatura
equatoriale sui cui montare in parallelo la reflex. In questo caso si può controbilanciare la rotazione terrestre e le immagini
delle stelle risulteranno puntiformi, facilitando il calcolo delle coordinate della traiettoria.
c) Osservazioni con la videocamera
Dalla semplice fotografia della scia di un bolide si risale alle coordinate dei punti della traiettoria ma non alla durata
temporale dell'evento che va ancora stimato visualmente. Per superare questo scoglio ci sono due strade: dotare la macchina
fotografica di un settore rotante (complicato), oppure usare una videocamera amatoriale molto sensibile. Una volta montata
su treppiede e puntata in una direzione fissa, la videocamera dovrà essere in grado di riprendere le stelle di terza-quarta
grandezza e di riportare data, ora, minuti e secondi su ogni immagine registrata. In questo modo, oltre alle immagini del
bolide e alle informazioni sulla traiettoria, si hanno anche i dati temporali. L'unica limitazione può essere l'ampiezza del
campo di ripresa della videocamera, dell'ordine dei 15°, da confrontare con i 74° di campo del 28 mm e i 46° del 50 mm di
una reflex. Storicamente il bolide con il maggior numero di riprese video è senz'altro quello associato alla caduta della
meteorite di Peekskill: sono stati ben 15 i videotape ottenuti da varie località degli Stati Uniti orientali.
Se la videocamera non è sufficientemente sensibile da registrare le stelle più luminose non è detto che sia inutilizzabile per la
ricerca sui bolidi. Infatti, perché le riprese continuino ad essere utili, basta fare in modo che nel campo inquadrato ci siano
anche elementi, ben visibili, del paesaggio terrestre (come ad esempio dei lampioni posti ad una certa distanza
dall'osservatore). In questo modo è sacrificata una parte del campo di ripresa, ma se il bolide passa nella zona di cielo
osservata si può risalire facilmente alle coordinate azimutali della traiettoria usando come riferimento quelle degli elementi
del paesaggio. Per ricavare queste ultime non è necessario usare un teodolite ma è sufficiente una semplice fotografia
notturna di una decina di secondi di posa, presa dallo stesso punto e con la stessa inquadratura della videocamera: dalle
coordinate azimutali delle stelle registrate sulla pellicola si risale agevolmente a quelle degli elementi terrestri che interessano
e da qui si trovano quelle del bolide.
Fino a oggi sono solo quattro le meteoriti di cui si è potuto ricostruire l'orbita attorno al Sole grazie alle fotografie o ai filmati
della caduta: Pribram (Cecoslovacchia, 7 aprile 1959), Lost City (Oklahoma, 3 gennaio 1970), Innisfree (Alberta, Canada, 5
febbraio 1977), Peekskill (stato di New York, 9 ottobre 1992). Le orbite mostrano un'origine di tipo asteroidale.
Bolidi diurni
Nel caso dei bolidi diurni, molto più rari di quelli notturni, non ci sono le stelle che possono fare da punti di riferimento per la
traiettoria e si dovrà ricorrere necessariamente ad elementi del paesaggio, come case ed alberi. Un bolide ben visibile in pieno
giorno fu quello osservato dagli Stati Uniti e dal Canada occidentali il 10 agosto 1972. Il meteoroide responsabile di questo
bolide raggiunse una quota minima di 58 km e poi tornò nello spazio. Il diametro stimato di questo corpo celeste è di circa 5
metri con una massa di 100 tonnellate.
Nel caso di sole osservazioni visuali di bolidi diurni la precisione delle osservazioni è in generale più bassa rispetto ai bolidi
notturni. In ogni caso è bene non lasciare correre ma raccogliere tutte le informazioni possibili. Subito dopo l'osservazione
del bolide sarà necessario fare un veloce schizzo di quello che si è osservato, avendo cura di segnare gli elementi principali
del paesaggio e la traiettoria del bolide rispetto a loro. Sul disegno andrebbero indicati azimut e altezza sull'orizzonte (in
gradi) dei punti iniziali e finali. L'azimut di un qualsiasi punto della sfera celeste è l'angolo, contato da nord verso est, fra il
punto cardinale nord e la proiezione del punto sull'orizzonte. L'altezza è l'angolo verticale fra il punto e l'orizzonte. Questi
valori possono essere stimati aiutandosi con le mani, come abbiamo detto prima. Non si trascuri di indicare anche il punto da
cui è stata compiuta l'osservazione, la località geografica, l'ora esatta e la durata dell'apparizione.
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Le osservazioni fotografiche dei bolidi diurni non sono praticamente fattibili, mentre le osservazioni con la videocamera
andranno portate avanti con le stesse modalità di quelle notturne a bassa sensibilità.
L'ITAlian Superbolide Network (ITA.S.N.)
Non sono molti i programmi di ricerca dedicati alla osservazione dei bolidi. Negli USA è attiva la Florida Fireball Patrol,
mentre è stata chiusa nel 1973 la Prairie Bright-Meteor Network (PN), dello Smithsonian Astrophysical Observatory.
Quest'ultima era composta da 16 stazioni poste alla minima distanza di 250 km l'una dall'altra. Ogni stazione era dotata di 4
fotocamere con un campo di vista di 90°. Un'altra rete per lo studio dei bolidi era la Canadese MORP, attiva dal 1971 al
1985.
In Europa è in funzione l'European Fireball Network (EN), composta da 50 stazioni poste alla distanza minima di 100 km
l'una dall'altra. Ogni stazione è dotata di una fotocamera con obiettivo fish-eye. L'EN è l'erede della Czechoslovak Network,
fondata da Ceplecha e Rajchl nel 1965.
In anni recenti diversi programmi di fotografia di meteore sono stati portati avanti da astronomi non professionisti in Europa
e in Giappone. I risultati sono regolarmente pubblicati su WGN, il giornale dell'IMO (International Meteor Organization), su
Radiant, il giornale della Dutch Meteor Society e sul giapponese Memoirs of the Nippon Meteor Society.
In Italia lo studio dei bolidi è lasciato al caso, visto che, oltre a non avere una rete fotografica propria, il nostro paese non
ospita nessuna stazione della EN. Stando così le cose, agli inizi di febbraio 2000, è nata l'ITAlian Superbolide Network
(ITASN), formata da un certo numero di studiosi interessati al fenomeno dei (super)bolidi. Lo scopo di ITASN è quello di
creare una rete di osservatori visuali di bolidi sparsi sul territorio nazionale e in grado di fornire le informazioni che abbiamo
visto prima. Naturalmente anche l'impiego di macchine fotografiche e videocamere sarà incoraggiata, fino alla creazione di
una piccola rete di stazioni osservative sparse sul territorio nazionale. Lo scopo di questa iniziativa è anche quello di favorire
la nascita, a livello nazionale, di una reale collaborazione fra gli interessati al fenomeno dei bolidi. ITASN ha dato il via ad
un gruppo di discussione (mailing list) espressamente dedicata ai bolidi. I messaggi scambiati fra i partecipanti della lista
(attualmente una trentina), possono essere consultati via Web all'indirizzo :
http://groups.yahoo.com/group/superbolidi/.
La partecipazione e collaborazione è aperta a tutti gli interessati.
Il 19 marzo 2000 a Bologna si è tenuto, a cura dell'Associazione Astrofili Bolognesi (AAB), il primo workshop di ITASN. La
partecipazione è stata numerosa e particolarmente attiva, con interventi, proposte ed idee molto interessanti che andranno
sviluppate e portate avanti. Il prossimo appuntamento importante sarà per l'organizzazione della prima scuola estiva di
osservatori di bolidi, che si terrà a Bologna nei primi giorni di settembre 2000. La scuola estiva sarà fondamentale per la
formazione degli osservatori perché vedrà la partecipazione di astronomi di fama internazionale.
Bibliografia
Carbognani A., Foschini L., "Meteore", CUEN, Napoli, 1999.
Ceplecha Z. et al, "Superbolides", Meteoroids 98, Astron. Inst. Slovak Acad. Sci, Bratislava 1999, p.37-54.
Ceplecha Z., Docobo J.A., "Video Record of the Spain bolide of June 14, 1996: The atmospheric trajectory and orbit",
Astronomy & Astrophysics supplement series, Vol.138, p.1-9, 1999.
Ceplecha Z., Borovicka J., "Meteor phenomena and bodies", Space Science Reviews, Vol.84, p.327-471, 1998.
Ceplecha Z., "Impacts of meteoroids larger than 1 m into the Earth's atmosphere", Astronomy and Astrophysics, Vol.286,
p.967-970, 1994.
Link utili
Cambridge Conference Network
Argomenti discussi: catastrofi storiche e geologiche, ricerca sui NEO e sui pericoli di collisione di asteroidi e comete,
sviluppo di una civiltà a livello planetario in grado di proteggersi dai disastri cosmici.
I.M.O.
La International Meteor Organization (I.M.O.) è stata fondata nel 1988 e conta circa 250 membri. Si occupa della
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raccolta di osservazioni amatoriali su sciami meteorici e bolidi. Il sito contiene molto materiale utile per l'osservazione
delle meteore.
UAI-sm
È la sezione meteore dell'Unione Astrofili Italiani. Si può trovare del materiale interessante, anche se non specifico sui
bolidi.
© Copyright Albino Carbognani (2000)
Torna alla pagina principale.
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