È il savonese Franco Bonanni
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È il savonese Franco Bonanni
SANITÀ NOTIZIE P E R I O D I C O T R I M E S T R A L E D ’ I N F O R M A Z I O N E D E L L’ A Z I E N D A S A N I T A R I A L O C A L E N . 2 S AV O N E S E Anno VI - n. 2 luglio 2005 - Aut. Tribunale di Savona n. 919 del 28.03.2000 - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. Postale 70% - Direz. Comm. Business Savona Nominato dalla Regione il Direttore Generale della ASL n. 2 È il savonese Franco Bonanni Il giorno 1 luglio sono stato nominato Direttore Generale della ASL 2 Savonese. Dopo trentacinque anni di professione medica (laurea nel 1974), inizio a tempo pieno nel ruolo di Amministratore della Sanità pubblica. In realtà questo aspetto della professione mi aveva sempre affascinato, in particolare negli anni che vanno dal 1988 al 1991 avevo sperimentato questo ruolo in progetti di Cooperazione sanitaria in paesi in Via di sviluppo. Durante il periodo nel quale ho lavorato come Primario medico o Direttore di Dipartimento (dapprima all'Ospedale Evangelico di Genova, poi all'Ospedale San Paolo di Savona) sono già entrato in contatto con i noti problemi amministrativi che ormai da almeno dieci anni fanno parte del lavoro del medico. D'altra parte la sanità è divenuta sempre più costosa e assorbe ormai per quanto riguarda la nostra Regione oltre il 70% dell'intero bilancio . Quando con la legge 502 del 1992 sono state istituite le Aziende Sanitarie Locali e le aziende Ospedaliere, il criterio ispiratore era quello del governo clinico e della efficienza. Avendo vissuto dall'interno questo processo di riforma del lavoro sanitario a tutti i livelli ho potuto I problemi sul tappeto: un deficit di bilancio del 2004 di 67,4 milioni di Euro, un riequilibrio dei finanziamenti della Regione a favore della nostra ASL, la necessità di trasformare la macchina burocratica, l’attenzione alle «fughe» extraregionali dei pazienti, il potenziamento della prevenzione. constatare le enormi difficoltà di trasformazione delle macchine burocratiche e delle mentalità dei professionisti. La sanità pubblica savonese fornisce molte prestazioni; ad esempio per quanto riguarda le prestazioni ambulatoriali la ASL2 ha fatturato nel 2004 più di 29 milioni di euro per pazienti intrarregionali e questo dato è superiore a quello di ogni altra ASL o azienda sanitaria ligure compresa la azienda San Martino. Purtroppo il finanziamento delle quote a noi spettanti non avviene ancora sulla base della reale quota capitaria pesata ma viene sottratto alla ASL 2 un 5,7% per rifinanziare soprattutto l'area genovese. Questo dato deve essere riconvertito in un tempo non lungo per potere programmare correttamente anche gli stessi interventi di contenimento della spesa. Detto tutto questo non si può dimenticare però che ad oggi il bilancio della nostra azienda è stato chiuso nel 2004 con un disavanzo passivo di 51,120 milioni di euro che sommati a quello della azienda Santa Corona di 16,268 milioni porta il deficit provinciale a 67,4 milioni. Il nostro compito non può essere però quello di meri amministratori, dobbiamo tutti Visita i siti della salute: www.ministerosalute.it www.liguriainformasalute.it www.asl2.liguria.it insieme cercare di operare una programmazione che porti i cittadini ad aumentare la loro sensazione di sicurezza e tranquillità di potere essere curati nella loro provincia, ribadendo ancora una volta che dobbiamo cercare di porre attenzione alla risoluzione dei problemi socio-sanitari più frequenti ed elementari, per poi passare ad eventualmente pretendere la allocazione di strutture di eccellenza. Gli interventi non possono essere diretti solo al momento diagnostico terapeutico ma bisogna potenziare gli aspetti di sicurezza e prevenzione. Si dovrà operare anche una attenta analisi dei meccanismi che generano le fughe con particolare riguardo alle fughe extraregione particolarmente in campo ortopedico per operare interventi atti a riportare occasioni diagnostico terapeutiche all'interno delle nostre strutture regionali. Spero di potere avere un occhio particolarmente attento alla collaborazione con i medici di famiglia, con le organizzazioni di volontariato, con le associazioni degli utenti, con le organizzazioni sindacali, in modo da potere ognuno di noi operare in sinergismo nel rispetto dei rispettivi ruoli, per gli stessi obiettivi. Un punto di grande importanza è quello della informazione agli utenti, questo compito è svolto con grande professionalità dalla struttura di marketing aziendale di cui questa pubblicazione è un prodotto. Mi piace molto la frase che dice: «se non proponi almeno una soluzione sei parte del problema»; spero anch'io di non contribuire ad essere parte del o dei problemi! Buon lavoro a tutti, Franco Bonanni 1 n. 2 - luglio 2005 2 La Trombosi Venosa Profonda è costituita da un trombo formatosi nelle vene al di sotto della fascia profonda della gamba, anche il trombo all'interno delle vene pelviche e addominali, che trasportano sangue refluo agli arti inferiori, viene comunemente classificato come Trombosi Venosa Profonda . È nota l'importanza del ruolo della Chirurgia, dei traumi e delle malattie intercorrenti nello sviluppo della Trombosi . Questi fattori, insieme con altri contribuiscono all'insorgenza della patologia piuttosto che esserne la causa. Nel 1846, fu per primo Wirchow a riconoscere l'etiologia della Trombosi venosa, proponendo la famosa triade di cause della trombosi: ¸ Alterazioni del rivestimento interno della parete vasale. ¸ Modifiche del flusso sanguigno ( stasi ). ¸ Alterazioni dei componenti del sangue (ipercoagulabilità ). Von Reckingausen nel 1883 suggerì che il formarsi del trombo era in rapporto al movimento vorticoso del sangue, n dato confermato dal riscontro di depositi di piastrine in corrispondenza di zone di flusso turbolento i shunt artero venosi . Nel 1929 Evans ha associato l'aumen-to delle piastrine circolanti nel periodo post operatorio con l'aumentato rischio trombotico. Nel 1922 Aschoff ha descritto le alterazioni patologiche che si verificano in un trombo in fase di sviluppo ed ha suggerito che questo processo possa svilupparsi solo in presenza di rallentato flusso sanguigno, ignorando però che il sangue intrappolato tra due legature non coagula immediatamente, ma solo dopo diverse ore. Nel 1943 Homans ha riconosciuto l'elevata incidenza della trombosi nelle vene dell'arto inferiore ed ha proposto il ruolo della stasi nello sviluppo del trombo. Nel 1942 Wright ha riportato un aumento del numero delle piastrine circolanti e della loro adesività nel periodo post operatorio. Nel 1956, con le tecniche di clearance radioisotopica Wright ha dimostrato la che la velocità del flusso venoso era ridotta negli arti in posizione orizzontale e che aumentava con l'arto sollevato o in movimento. Questo ha fornito il razionale per una deambulazione precoce in seguito ad intervento chirurgico e per l'uso delle calze elastiche. Al termine degli anni '50 la maggior parte degli studiosi riteneva che la stasi fosse il principale fattore nello sviluppo della trombosi venosa, mentre negli ultimi 30 anni, sono aumentati gli studi sulle anomalie della parete venosa e della ipercoagulabilità del sangue. Sono state studiate in particolare le alterazioni genetiche che si accompagnano ad una elevata incidenza di Trombosi, quali il deficit di antitrombina III, il deficit di proteina S e proteina C, mutazioni della protrombina, mutazione Leiden del fattore V, iperomocistinemia, lupus anticoagulanti / anticorpi anticardiolipine, malattie mieloproliferative. Un discorso a parte merita la malattia neoplastica che di per sé deve essere considerata un fattore predisponente allo sviluppo di una trombosi Venosa, sia per il paziente sottoposto a chirurgia che per quello sottoposto a trattamento chemioterapico. Schematicamente possiamo raggruppare i fattori di Aggiornamento professionale Sanità Notizie solo nel 50 % dei casi nei pazienti ospedalizzati mentre nei pazienti ambulatoriali tale percentuale scende al 20 / 30 %. Nonostante questi dati assistiamo a distanza di 35 anni alla formulazione di diagnosi di Trombosi venosa profonda su sola base clinica, esponendo almeno la metà dei pazienti al rischio ed al costo di un trattamento terapeutico inadeguato e a volte controproducente. Un approccio moderno considera importante l'anamnesi e l'esame obiettivo nel porre il sospetto e la probabilità di una Trombosi venosa profonda, ma la conferma diagnostica può venire solo dalla diagnostica strumentale, eseguita con Ecodoppler o meglio Ecocolordoppler . I segni che devono far porre il sospetto diagnostico sono i seguenti: rischio in congeniti ed acquisiti: Fattori di rischio congeniti: Deficit di antitrombina III Deficit di proteina C Deficit di proteina S Displasminogenemie Disfibrinogenemie Omocistinuria Fattori di rischio acquisiti: Interventi chirurgici e traumi Neoplasie maligne Età avanzata Immobilizzazione prolungata Cardiopatie:scompenso cardiaco, infarto miocardio. Precedenti episodi di trombomboembolia venosa. Empatie:poliglobulie,anemie emolitiche, mielosi. Paralisi degli arti inferiori. Collagenopatie Sindrome nefrosica. Gravidanza e puerperio Terapia estrogenica. Origine dei trombi Secondo un'opinione diffusa i trombi originano nelle vene profonde del polpaccio, in relazione alla lentezza del flusso in queste sedi, in particolare la sede elettiva è la tasca valvolare in prossimità della parete vasale .è infatti comune osservazione nella chirurgia delle varici, repertatare piccoli trombi nelle tasche valvolari. Il reperto frequente di Trombosi venose estese alla vena femorale superficiale, senza coinvolgimento delle poplitea indica la possibilità di formazione di trombi in sede prossimale. Diagnosi clinica Per primo Haeger nel 1969 pubblicò un lavoro sulla scarsa accuratezza della diagnosi di trombosi venosa profonda degli arti inferiori su sola base clinica . Da allora numerosi studi, sia di carattere retrospettivo che prospettico hanno confermato che il sospetto clinico di TVP è confermato da indagini strumentali Dolorabilità alla pressione, è un segno comune a molte condizioni patologiche, in alcune delle quali è controindicata la terapia eparinica, il meccanismo di tale sintomo non è noto. Edema, si presenta nel 70 % dei casi, unilaterale spesso limitato alla caviglia, è in relazione alla sede ed all'estensione della trombosi, in particolare lo studio Ecodoppler su larga scala delle Trombosi venose ha dimostrato che nei casi in cui la trombosi è limitata alla femorale superficiale o ai soli tronchi di gamba non è presente edema . Quando la trombosi interessa i segmenti critici della circolazione venosa, la poplitea o la femorale comune si manifesta l'edema. Rigidità muscolare, si manifesta nelle trombosi che interessano vasi intramuscolari, è il quadro tipico della trombosi delle vene gemellari, accompagnato da violentissimo dolore. Vene superficiali calde e distese, sono il segno di un circolo superficiale vicariante. Test della dorsiflessione di Homans: rifiutato dallo stesso Homans in quanto inaffidabile. Alterazioni del colorito della cute, costituiscono un segno importante in alcune condizioni particolari: La phlegmasia cerulea dolens, la forma più grave di Trombosi venosa, con trombo esteso alle vene iliache e alla femorale comune e superficiale, associata ad una ischemia arteriosa, si manifesta con colorito cianotico della cute, intenso dolore e d edema, è l'unico caso in cui si pone indicazione ad intervento di trombectomia. Phlegmasia alba dolens, nelle forme meno gravi di Trombosi venosa, l'edema diffuso nasconde i capillari cutanei e provoca un pallore tipico. Gangrena venosa: è il caso della phlegmasia cerulea dolens Assenza dei polsi arteriosi: sintomo difficile da ricercare per l'edema e poco significativo. Varicoflebite superficiale, si può associare ad una Trombosi profonda ed è comunque sempre una indicazione ad eseguire un esame Ecodoppler in tempi brevi. Febbre, un paziente che nel post operatorio presenti edema degli arti inferiori e febbricola dovrebbe essere studiato per escludere una Trombosi venosa. Segni di embolia polmonare. Ribadiamo il concetto che le manifestazioni cliniche variano in relazione alla sede ed all'estensione del trombo, in particolare è la sede della Trombosi che induce alcuni sintomi piuttosto che altri . Sanità Notizie L'interessamento dei cosiddetti segmenti critici, ossia la femorale comune e la poplitea provoca una sintomatologia importante, mentre un trombo che occupa solo la femorale superficiale può essere del tutto asintomatico. I sintomi elencati sono comuni ad atre situazioni patologiche per alcune della quali è addirittura controindicata la terapia con eparine La diagnosi differenziale deve essere posta con: Lacerazione del muscolo gastrocnemio o plantare: viene spesso scambiata per una trombosi venosa, in anamnesi compare sempre un trauma anche lieve e la dolorabilità è spiccatissima su un punto preciso del polpaccio, l'ecografia rivela spesso la presenza di un ematoma intramuscolare, in questo caso la terapia eparinica aggrava la sintomatologia. Linfedema e lipodermatosclerosi: l'arto si presenta edematoso ed arrossato, la diagnosi differenziale con il linfedema è facile ricercando il segno di Stemmer: nella trombosi venosa profonda non c'è edema delle dita del piede, si può eseguire plicatura della cute, nel linfedema la partecipazione delle dita è costante.La lipodermatosclerosi si riconosce per l'arrossamento intenso della cute e il vivo dolore alla pressione, può essere localizzata in un'area o diffusa a tutta la gamba, l'Ecodoppler consente di porre la giusta diagnosi. Emorragia nell'arto: in pazienti in terapia con dicumarolici o eparine si possono avere stravasi emorragici intramuscolari, vale il discorso fatto per la distrazione muscolare. Ostruzione delle vene iliache causata da tumori pelvici: i tumori pelvici possono provocare da soli una trombosi venosa, ma a volte il tumore provoca un'occlusione senza causare trombosi, la diagnostica ecodopplerconsente la diagnosi differenziale. Fratture patologiche .in pazienti neoplastici: un improvviso edema dolente dell'arto può simulare una trombosi venosa, una radiografia dell'arto consente di chiarire la diagnosi. Varicoflebite superficiale: una varicoflebite superficiale può accompagnarsi sempre ad una trombosi venosa profonda. Artrite acuta: il dolore e l'arrossamento possono essere confusi con una Trombosi venosa. Patologie del ginocchio:molte affezioni del ginocchio possono essere causa di dolore e gonfiore simulando una trombosi. Infiammazione del tendine di Achille: causa un dolore localizzato sul decorso del tendine e dolore alla dorsiflessione del piede . Edema generalizzato: lo scompenso cardiaco congestizio, l'ipoproteinemia, l'insufficienza renale e il sovraccarico di liquidi sono causa di edema dell'arto inferiore che può essere confuso con una Trombosi venosa. Sarcoma Miosite ossificante Diagnostica strumentale. Una volta eseguita una completa anamnesi ed un esame obiettivo si pone il sospetto di Trombosi venosa profonda, che deve essere confermato dalla diagnostica strumentale . Ricordando il ruolo della pletismografia, esame ormai relegato al passato abbiamo attualmente a disposizione le seguenti metodiche: Ecocolordoppler . Flebografia La flebografia è stata per molti anni il gold standard della diagnostica venosa . Attualmente è di scarso interesse per gli stessi radiologi, si tratta infatti di un esame invasivo, di esecuzione lunga e complessa, che richiede operatori di notevole esperienza . Aggiornamento professionale È ancora oggi valida per lo studio dei vasi infrapoplitei e delle patologie valvolari. Il gold standard attuale nella diagnostica venosa è l'Ecocolordoppler . E' un esame non invasivo, di esecuzione semplice per un operatore preparato,ripetibile, che da una immagine chiara del trombo e consente di definirne con precisione i caratteri, consente facili controlli nel tempo per studiare la ricanalizzazione del vaso. L'uso sistematico dell'Ecocolordoppler ha consentito finalmente di capire l'evoluzione del trombo nel tempo e la dinamica della malattia post flebitica. La manovra di compressione ultrasonora, cioè la compressibilità dei vasi venosi permette di fare una diagnosi rapida e completa . La limitazione dell'esame è la minore attendibilità nello studio dei vasi di gamba. L'attendibilità dell 'Ecocolordoppler è elevatissima nell'esplorazione del sistema popliteo femorale, dove l'accuratezza della diagnosi supera il 90 %, mentre per i vasi di gamba non si supera il 40 %. Un caso a parte è costituito dalle vene gemellari, dove l'accuratezza diagnostica è elevata . Ma l'utilità della metodica con ultrasuoni risalta nel monitoraggio della Trombosi venosa, in quanto permette precisi confronti nel tempo ed ha permesso di capire l'esatta evoluzione di una trombosi Venosa . Non esistono pareri univoci sul timing dei controlli in corso di Trombosi venosa, oggi sappiamo che si tratta di patologia ad evoluzione molto lenta .Possiamo proporre un protocollo di controlli che preveda in linea di massima: Un controllo dopo una settimana per verificare l'arresto nella crescita del trombo Un primo controllo a quattro mesi e successivamente ogni sei mesi Dopo due anni è sufficiente un controllo annuale Ogni modificazione sintomatologia importante costituisce una indicazione all'esame. Evoluzione della Trombosi venosa. Ogni paziente affetto da trombosi venosa profonda rischia di sviluppare una sindrome post flebitica, poiché il processo di ricanalizzazione della vena avviene sempre con distruzione delle valvole, con esito in un reflusso profondo. Il processo inizia da sei mesi a due anni dopo l'esordio della trombosi, origina dal centro del trombo con la formazione di un sottile canale e lentamente la ricanalizzazione si estende a tutto il lume . Restano però dei residui del trombo adesi alle pareti, un ecodopplerista esperto riesce ad individuarli facilmente . Nel neoplastico la ricanalizzazione di un trombo è rara. Il reflusso venoso profondo si manifesta con edema, arrossamento della gamba dolore, può essere efficacemente prevenuto con corretta terapia elestocompressiva e con una corretta informazione al paziente, che tende facilmente a scambiare le manifestazioni del reflusso con recidive della trombosi. Trattamento Il trattamento della Trombosi venosa profonda presenta tre diverse possibilità: La trombectomia chirurgia La trombolisi La terapia medica L'unica reale indicazione alla trombectomia chirurgica è la phlegmasia cerulea dolens, per il rischio elevato di gangrena dell'arto, tuttavia è una tecnica gravata da un alta percentuale di recidive. La trombolisi locale è indicata in Trombosi estese all'asse iliaco cavale specialmente nella donna, una n. 2 - luglio 2005 trombolisi spesso evita sequele altamente invalidanti di una Trombosi venosa profonda a tale livello, presenta però numerose controindicazioni. La terapia medica è ormai standardizzata e resa semplice dall'introduzione delle eparine a basso peso molecolare, che si presentano di facile somministrazione, con dosaggio ben adattabile al peso e hanno scarsi effetti collaterali, possono anche essere usate per trattamenti domiciliari. La terapia con anticoagulanti, in assenza di controindicazioni, può essere iniziata insieme a quella con EMPB, la durata è ben codificata nelle linee guida della Società italiana per lo studio dell'emostasi e della trombosi . Nei casi di Trombosi di cui sia identificabile la causa (ad es. intervento chirurgico ), tre mesi per le trombosi isolate distali, sei mesi in caso di TVP prossimale e/o EP . Nei casi in cui non sia identificabile la causa la terapia va prolungata per un anno. In caso di secondo episodio per un anno e mezzo . Se sopravviene un terzo episodio di TVP o una recidiva di EP la terapia anticoagulante va proseguita a vita. Nel caso esistano controindicazioni assolute alla terapia anticoagulante ( ad es. la gravidanza ) dopo 16 giorni con EBPM a dosaggio pieno si prosegue con dosaggio dimezzato. L'esistenza di controindicazioni assolute alla terapia anticoagulante è una indicazione al posizionamento di un filtro cavale definitivo, come la recidiva di Embolia polmonare da Trombosi venosa profonda criptogenetica. Tabella 1 Sintomi che possono porre il sospetto di Trombosi Venosa Profonda Dolorabilità alla pressione Edema Rigidità muscolare Vene superficiali calde e distese Alterazioni del colorito della cute Gangrena venosa Assenza dei polsi arteriosi Varicoflebite superficiale Febbre Segni di embolia polmonare. Tabella 2 Diagnosi differenziale della Trombosi venosa Profonda. Lacerazione del muscolo gastrocnemio o plantare, Linfedema e lipodermatosclerosi, Emorragia nell'arto Ostruzione delle vene iliache causata da tumori pelvici Fratture patologiche Varicoflebite superficiale Artrite acuta Patologie del ginocchio Patologie del ginocchio Infiammazione del tendine di Achille Edema generalizzato Sarcoma Miosite ossificante Bibliografia Feied C., Sthephen J. ., Thrombose veineuse, Phlebologie 4 1996 421-426 Browse N., Burnand K, Thomas M, Malattie delle vene, Momento medico edizioni1992. Prandoni P., Vigo M. La diagnosi della Trombosi Venosa profonda e dell'Embolia Polmonare, Piccin 1992 3 Attualità socio-sanitaria n. 2 - luglio 2005 Sanità Notizie Controlli Nella prima parte dell'articolo (Sanità Notizie n. 1 febbraio 2005) è stato evidenziato come le acque destinate al consumo umano non devono contenere né microrganismi e parassiti né altre sostanze in quantità o concentrazioni tali da costituire un pericolo igienico-sanitario anche potenziale. Ma è proprio così vero che ciò che scorre dai nostri rubinetti può rappresentare un rischio per la nostra salute? In realtà, l'acqua è sottoposta a severi controlli che ne determinano l'idoneità all'uso potabile: l'attuale normativa di riferimento è il Decreto Legislativo n. 31 del 2001, che recepisce la Direttiva comunitaria 98/83/CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano e, con lo scopo appunto di proteggere la salute dei consumatori, individua i parametri e i rispettivi limiti, distinti in: parametri microbiologici: relativi alla presenza di specifici batteri (ad es. escherichia coli ed enterococchi) parametri chimici: relativi alla presenza di specifici elementi e di particolari sostanze chimiche (ad es. metalli pesanti, solventi, antiparassitari, ecc.) parametri indicatori: microbiologici e chimici ricercati di routine per controllare lo stato dell'acqua (ad es. batteri coliformi, azoto ammoniacale, conduttività, pH, ecc.) parametri di radioattività: evidenziano livelli di radioattività anomali parametri accessori: relativi alla presenza di alghe, virus, funghi, protozoi e altri organismi patogeni. I controlli previsti sono: controlli interni: effettuati dal Gestore dell'acquedotto, attraverso propri laboratori di analisi o convenzionati con altri Gestori di servizi idrici; controlli esterni: effettuati dall'Unità Sanitaria Locale, con il supporto tecnico della A.R.P.A.L. (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente Ligure) distinti in due tipologie: controllo di routine: fornisce ad intervalli regolari informazioni sulla qualità organolettica e microbiologica delle acque distribuite per il consumo umano nonché informazioni sull'efficacia degli eventuali trattamenti dell'acqua potabile (in particolare la disinfezione), per accertare se le acque rispondano o meno ai valori di parametro fissati; controllo di verifica: fornisce le informazioni necessarie per accertare se i valori di parametro contenuti nel decreto sono rispettati. Tutti i parametri fissati sono soggetti a controllo di verifica, a meno che l'Azienda Unità Sanitaria Locale competente al controllo non stabilisca che è improbabile che un determinato parametro presenti concentrazioni tali da far prevedere il rischio di un mancato rispetto del relativo valore. Risulta quindi di scarsa utilità la costante determinazione di tutti i parametri, soprattutto per quelli che - per periodi di osservazione abbastanza lunghi - hanno dimostrato un valore conservativo, cioè senza variazioni significative nel tempo, tenendo anche in conto la situazione locale della risorsa idrica. L’idoneità all’uso potabile è regolamentata da norme italiane e CEE Acque potabili Parte II Il ruolo dell’A.S.L. per il controllo delle fonti di alimentazione di pozzi, sorgenti, acque superficiali e reti di distribuzione Mauro Peluffo Dirigente Chimico U.O. Igiene degli Alimenti e della Nutrizione - A.S.L. 2 Savonese Direttore: Marina Scotto — Fonti di alimentazione di acquedotti (pozzi e sorgenti): ogni pozzo utilizzato per l'alimentazione degli acquedotti della Provincia viene campionato e sull'acqua vengono effettuate analisi chimiche e batteriologiche. Anche le principali sorgenti che alimentano gli acquedotti vengono sottoposte a controllo. — Acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile: i controlli analitici vengono eseguiti sui corsi d'acqua che vengono captati a scopo potabile, le cui acque sono immesse nelle reti di alcuni Comuni, previo idoneo trattamento di potabilizzazione. Il controllo è finalizzato a verificare le caratteristiche di qualità dell'acqua all'origine. — 4 Ruolo dell'A. S. L. L'Unità Operativa Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (I.A.N.) del Dipartimento di Prevenzione della A.S.L. - sulla base delle normative vigenti, effettua i controlli su: Acqua erogata dalle reti di distribuzione: le analisi effettuate sono finalizzate al controllo di qualità dell'acqua erogata, cioè di quella direttamente fornita all'utenza. I campioni sono prelevati in diversi punti delle reti e dai serbatoi di accu- mulo; vengono utilizzate allo scopo fontane pubbliche o punti opportunamente allestiti. I punti controllati sono oltre 400. Nella provincia esistono solo alcuni acquedotti che distribuiscono l'acqua a più comuni limitrofi ma, soprattutto, sono attive piccole reti alcune con poche decine di utenze allacciate nei comuni dell'entroterra o situati in frazioni sparse. La frequenza dei controlli sul singolo acquedotto è tanto maggiore quanto più numerosa è la popolazione servita. Nell'anno 2004 - nell'intera provincia, sono stati prelevati oltre 1650 campioni d'acqua, per un totale di oltre 17500 determinazioni di laboratorio, finalizzate al controllo di circa 110 parametri. Oltre al prelievo di campioni, la vigilanza si espleta anche con le ispezioni periodiche, eseguite sugli impianti, per verificarne le condizioni strutturali e funzionali. L'insieme dei dati che derivano dalle analisi e dagli accerta- Sanità Notizie menti consente una conoscenza complessiva delle caratteristiche degli acquedotti e della qualità dell'acqua che viene erogata alla popolazione. Ulteriore compito dell'A.S.L. è costituito inoltre dai controlli e dalla formulazione del parere igienico, nelle procedure di rinnovo o di rilascio concessione per la derivazione di nuove acque destinate al consumo umano. Conformità Nel caso venga accertato il superamento dei parametri - anche senza pericolo immediato per la salute - l'Azienda Sanitaria Locale comunica il fatto al Gestore dell'acquedotto ed al Sindaco, valutando il rischio concreto per la salute umana, anche in relazione ai problemi eventualmente derivanti dalla interruzione o dalla riduzione del servizio. Infatti, non tutti i casi di non conformità sono indicativi di una vera e propria contaminazione e, di conseguenza, non sempre ci si trova di fronte a situazioni di reale pericolo per la salute. In termini di rischio sanitario, a seconda del parametro considerato, dalla conoscenza della situazione dell'acquedotto oggetto del controllo e dal confronto con le serie storiche relative al parametro in gioco, si può stabilire se il superamento del valore limite è un evento occasionale oppure se è indicatore di una particolare anomalia. Solo ad esito di queste valutazioni, l'A.S.L. può proporre al Sindaco - che è l'Autorità Sanitaria del Comune - l'adozione di provvedimenti a tutela della salute pubblica, ivi compresa la sospensione della fornitura e il ricorso a forme alternative, quali cisterne o altro. In questi casi i controlli igienici devono essere estesi anche al mezzo di trasporto dell'acqua. Per le acque fornite attraverso l'acquedotto, il punto di consegna delimita anche le responsabilità del Gestore: a valle del contatore, il titolare o il responsabile di edifici e di strutture in cui l'acqua è fornita al consumo deve assicurare che i valori di parametro di qualità dell'acqua - conformi nel punto di consegna siano mantenuti tali anche nella rete interna, al rubinetto. Acqua minerale o acqua ”del rubinetto” ? Le due tipologie di acqua hanno caratteristiche diverse - stabilite anche da normative che le distinguono nettamente (Vedi anche l'articolo su Sanità Notizie n. 3/4 - ottobre 2004 - “Acque minerali naturali: sappiamo cosa beviamo?”). Si può tuttavia osservare che talvolta il consumo di acque minerali avviene senza una reale esigenza, dovuto soprattutto a pregiudizi o a disinformazione nei confronti dell'acqua fornita dalla rete idrica: L'acqua minerale è “più leggera” di quella dei rubinetto: Ciò è vero per le acque "minimamente mineralizzate"; le acque del rubinetto sono caratterizzate, come le acque oligominerali, da un residuo fisso da 50 a 500 mg/litro. Alcune acque minerali ricche di sali, possono raggiungere i 1.500 mg/litro di residuo fisso. Esse sono particolarmente indicate per chi fa sport o per chi si sottopone a cure particolari e comunque è meglio farsi consigliare dal medico. Attualità socio-sanitaria L'acqua minerale è “più pura” o “più sicura”: La maggior parte dell'acqua potabile viene attinta da falde idriche. Come già detto, le acque debbono essere sottoposte a trattamenti e a controlli frequenti e molto restrittivi, per verificare le concentrazioni di sostanze tossiche. Qualora l'acqua distribuita dell'acquedotto perdesse le caratteristiche della potabilità, l'utenza verrebbe informata e in tal caso si ricorrerebbe ad approvvigionamenti alternativi. L'acqua dell'acquedotto è trattata: Il trattamento delle acque di acquedotto prevede quasi sempre la sola disinfezione con cloro: se questa non viene effettuata adeguatamente, tale processo può impartire all'acqua potabile caratteristiche organolettiche non gradite, dovute alla presenza di quantità eccessive di disinfettante. n. 2 - luglio 2005 do Francese (°F). Come esempio, si hanno: - Acque leggere o dolci: durezza inferiore a 15°F - Acque mediamente dure: durezza compresa tra 15°F e 30°F - Acque dure: durezza superiore a 30°F Caratteristica delle acque dure è quella di formare incrostazioni calcaree in condutture, caldaie, lavatrici, ecc ; inoltre, è esperienza comune osservare che il sapone di Marsiglia, usato per il bucato, ha maggiore difficoltà a formare schiuma e a detergere, quando il lavaggio è effettuato con acque dure. CONSIGLI Diffidare dell'acqua attinta direttamente da sorgenti, pozzi e fontane non facenti parte di reti di acquedotto: essa non è controllata e quindi, non ne è garantita la potabilità. ALCUNI PARAMETRI CLORO L'acqua erogata è potabile; in taluni casi, come detto, si può percepire un leggero odore e sapore dovuti al cloro residuo. Questo fenomeno è avvertito soprattutto quando, per motivi precauzionali, viene effettuata una maggiore clorazione (nel caso di approvvigionamenti da acque superficiali, nel corso di manutenzione di impianti e condotte, durante periodi di carenza idrica, ecc.). Per assicurare che tutta l'utenza sia fornita di acqua igienicamente sicura, nelle zone prossime al punto di clorazione può verificarsi più frequentemente tale inconveniente. COLORE O MATERIALI SOSPESI Tubazioni in ferro, valvole o rubinetteria in precario stato di conservazione possono talvolta dare luogo alla presenza di materiale in sospensione, con anomale colorazioni e sapore poco gradevole dell'acqua potabile (es. di “di ruggine”): l'individuazione e la sostituzione di queste parti dell'impianto può risolvere il problema. Usare sempre per bere e cucinare acqua prelevata direttamente dal rubinetto. Qualora i rubinetti siano rimasti inutilizzati da tempo, prima di usare l'acqua, lasciarla scorrere per un poco: in questo modo ci si assicurerà che essa non abbia ristagnato nelle condutture domestiche. Per evitare sprechi della risorsa idrica, la prima acqua può essere utilizzata ad esempio per annaffiare le piante. Se si avverte un poco accetto odore di cloro, prima di berla, porre l'acqua in una brocca coperta, nel frigorifero: si darà modo al disinfettante di allontanarsi e questo la renderà più gradevole al palato. Si sconsiglia di utilizzare quest'acqua oltre le 24 ore. RESIDUO FISSO Una misura di tutti i sali disciolti nelle acque. Le specie che contribuiscono al residuo fisso sono normalmente di origine naturale. Valori elevati di residuo fisso, maggiori di 1000 milligrammi/litro (mg/l), possono rendere l'acqua salata o amara al gusto, così come valori estremamente bassi danno la sensazione di un'acqua piatta o insipida. Il residuo fisso può essere utile per confrontare il contenuto salino delle acque fornite dall'acquedotto con le acque minerali. Usando lo stesso criterio si hanno: - Acque minimamente mineralizzate: fino a 50 mg/l - Acque oligominerali o leggermente mineralizzate: fino a 500 mg/l - Acque ricche di sali: oltre 1500 mg/l Per valori compresi tra 500 e 1500 mg/l, si parla di acque mediamente mineralizzate. DUREZZA La caratteristica che misura la presenza di sali di calcio e magnesio, legata alla natura dei suoli e delle rocce attraversati dall'acqua. L'unità di misura più utilizzata per esprimerla è il gra- 5 n. 2 - luglio 2005 Il cancro è una malattia delle cellule, che per un qualsiasi motivo non si riproducono più in maniera controllata, ma impazziscono e si trasformano in cellule neoplastiche con alta attività proliferante e con la capacità, per le cellule tumorali maligne, di diffondersi anche a distanza (metastasi). Ogni volta che ci si trova di fronte ad un possibile tumore diventa fondamentale diagnosticare l'istologia (cioè di quali cellule si tratti) per capire se si è di fronte ad un tumore benigno o maligno e se più o meno aggressivo. Esistono oltre 200 tipi diversi di cancro, ognuno con una sua particolare via di aggressione, un suo nome ed un suo trattamento. È importante sapere che ormai una grossa percentuale di neoplasie sono curabili, ma è ancora più importante conoscere le possibilità di prevenire molti tumori. L'intestino si divide in due porzioni, il tenue ed il crasso. Nella maggior parte dei casi il cancro si sviluppa nell'intestino crasso, spesso indicato come colon e ret- Prevenzione to dal nome dei segmenti che lo costituiscono. La causa del tumore colorettale rimane tuttora sconosciuta ma pare che siano correlazioni tra il tipo di dieta ed il cancro del colon-retto ; una dieta ricca di grassi animali e proteine e povera di fibre (frutta e verdura) sembra infatti possa aumentare il rischio di sviluppare il carcinoma colorettale. Inoltre coloro che hanno una storia familiare di tumore intestinale possono avere un rischio maggiore. Esistono poi due rare malattie genetiche in presenza delle quali sussiste un alto rischio di sviluppare un carcinoma del colon retto : la poliposi adenomatosa familiare ed il carcinoma colorettale ereditario non associato a poliposi (HNPCC). Per coloro affetti da colite ulcerosa o da M. di Crohn, malattie infiammatorie croniche dell'intestino, il rischio di sviluppare un carcinoma del colon retto aumenta con la durata della malattia. Sintomi I sintomi del carcinoma del colon-retto sono : - Presenza di sangue nelle o sulle feci - Modificazione dell'attività intestinale - Perdita di peso senza motivo - Dolore localizzato all'addome o all'ano - Sensazione di svuotamento incompleto dell'intestino dopo Sanità Notizie l'evacuazione. Cosa fare in caso di dubbio: andare dal medico. Il medico deciderà se passare ad esami strumentali: esami ematochimici ricerca sangue occulto nelle feci - colonscopia, clisma opaco. In caso di riscontro di tumore del colon retto si passerà alla stadiazione del tumore (per capire l'estensione e la presenza di eventuali metastasi) ed alla terapia (chirurgica, radioterapia, chemioterapia). La sopravvivenza del tumore del colon è buona ma è tanto migliore quanto più precocemente si riesce a far diagnosi ed a intervenire. Per questo motivo è importante non “mettere la testa sotto la sabbia” e stare attenti ai primi eventuali segni di tumore onde sottoporsi precocemente agli esami diagnostici. Tra i 50 ed i 70 anni si raccomanda, nei pazienti asintomatici, come prevenzione del tumore del colon-retto, una ricerca del sangue occulto nelle feci che se positivo porterà all'esecuzione della colonscopia ed eventualmente ad altri accertamenti. ESTATE 2005 I consigli dei Geriatri dell’ASL2 Savonese Sono importanti misure precauzionali: l'introduzione di liquidi in quantità appropriata ed un ambiente provvisto di condizionamento ambientale moderato. Il ventilatore è meno efficace alle alte temperature, quando addirittura sembra accrescere la disidratazione per accentuazione dell'evaporazione cutanea. Il ventilatore non dovrà, in ogni caso, essere rivolto contro le persone. L'esercizio fisico, sempre consigliato se svolto con misura, dovrà essere eseguito nelle ore fresche della giornata. Va evitata la diretta esposizione al sole nelle ore più calde. Se esposti al sole, alleviarne l'effetto con cappelli a tesa larga e occhiali da sole, usando sulla pelle filtri solari ad alta protezione. 6 Una speciale attenzione dovrà essere posta ai pazienti con decadimento cognitivo per controllare quel disturbo comportamentale di indossare abiti inadeguati o di “vestirsi a strati”. Tali abitudini pregiudicano la dispersione di calore, contribuendo all'insor-genza di disidratazione e di colpi di calore. Vanno indossati preferibilmente, indumenti ampi, di colore chiaro, in tessuti naturali, poiché le fibre sintetiche impediscono la traspirazione. Eventuali terapie diuretiche ed anti-ipertensive andranno proseguite, eventualmente con un aggiustamento della dose stabilito dal medico curante. In caso di temperature molto alte accompagnate da un alto tasso di umidità, la prescrizione di ridurre l'apporto di liquidi e di sale da cucina, potranno essere seguite, sempre previo parere del curante, in modo meno rigoroso. il caldo! Occorre: assumere pasti leggeri e frequenti; mangiare in modo vario, preferendo frutta e verdura e masticare con cura per migliorare la digestione. L'alcool, se gradito, dovrà essere assunto in quantità moderata, perché con la sua azione vasodilatatrice e diuretica aumenta il rischio di disidratazione. Sarà opportuno aumentare il consumo di cibi liquidi (minestre e frullati), ridurre i grassi, gli intingoli ed i salumi. Per compensare le perdite di sali minerali è appropriato mangiare pesce, carne e formaggio fresco. La pasta va assunta una volta il giorno, in modesta quantità. Il gelato, gustoso e nutriente, se assunto senza panna o crema non è troppo carico di grassi, infatti vanno bene i sorbetti ed i gelati alla frutta. Logicamente si dovranno sempre seguire le indicazioni del proprio medico, circa eventuali controindicazioni metaboliche. L'alimentazione diventa un'importante alleata, quando si avvicina Gli anziani non si rendono conto di avere sete, perciò si disidratano molto facilmente. Devono bere molto spesso: acqua, succhi di frutta, frullati. È difficile dare un'indicazione sulla quantità di liquidi necessaria, perché essa dipende dalle perdite, dalla corporatura, dall'attività fisica e dalle condizioni cliniche. Secondo le indicazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità la quantità giornaliera ideale di liquidi è di dieci bicchieri d'acqua il giorno. È bene che l'assunzione di liquidi, soprattutto se le condizioni climatiche sono particolarmente afose, non avvenga solamente durante il pasto, ma durante tutta la giornata e prima del riposo notturno. Sono da evitare le bevande gasate, zuccherate o ghiacciate e l'eccesso di the e di caffè, bibite che aumentano la perdita di fluidi corporei. All'anziano non autosufficiente vanno offerti, con costanza, acqua e cibo, anche quando non ne chiede. Sanità Notizie Il sito scompenso cardiaco: orientamento clinico (www.scompensocardiacoliguria.org) La cardiologia dell’Ospedale San Paolo di Savona si è fatta promotrice della creazione di un sito regionale, dedicato alla gestione dei pazienti con scompenso cardiaco, condiviso con cardiologi ed internisti di altri ospedali e con medici di medicina generale. Il sito www.scompensocardiacoliguria.org, già operante da qualche mese, ha lo scopo di fornire a tutti i medici interessati una bussola affidabile per navigare sicuri tra le insidie di una corretta gestione dei pazienti con scompenso di cuore. Gli autori del sito provengono da diversi campi della realtà ligure, “dal centro alla periferia”, e sono ben lontani dal voler stilare le ennesime “linee guida in rete”: al medico di medicina generale ed allo specialista intendono fornire semplici informazioni, basate sulle linee guida ufficiali delle società scientifiche europee e statunitensi, rimanendo ben ancorati al lavoro di tutti i giorni. Da questo intendimento nasce l'impostazione del sito: la partenza è la classificazione funzionale NYHA dei pazienti con scompenso, volutamente scelta perché basata sulla semplice osservazione clinica dei sintomi. A ciascuna delle quattro classi NYHA, dalla disfunzione ven- Aggiornamento telematico Una bussola per i navigatori in rete Scompenso cardiaco: orientamento clinico basato sulle linee guida delle società scientifiche europee e statunitensi Massimiliano Basso Dirigente Medico U.O. Cardiologia Ospedale San Paolo - Savona Dipartimento medico cardiologico e ad alta intensità di cura Direttore: Paolo Bellotti www.scompensocardiacoliguria.org tricolare sinistra asintomatica all'insufficienza cardiaca terminale, è dedicata una pagina, consultabile in serie o direttamente a partire dalla home page, in cui sono elencati i provvedimenti diagnostici e terapeutici ritenuti adeguati in quel preciso stadio clinico della malattia. Completano le schede note fisiopatologiche brevi e puntualizzazioni su aspetti particolari della malattia, come eventuali indicazioni specifiche di farmaci e procedure diagnostiche e comportamen- ti da adottare in pazienti anziani e con patologie associate. Una sezione a parte è dedicata alla parte di inquadramento generale del paziente. Gli autori sperano che il medico possa utilizzare il sito come una “flow-chart” nella pratica clinica quotidiana. Il medico che non opera in centri altamente specializzati può incontrare difficoltà nella gestione di opportunità offerte dalle tecnologie più avanzate. Per questo motivo sezioni specifiche sono dedicate alla selezione dei pa- n. 2 - luglio 2005 zienti per cui possono essere utili l'impianto di defibrillatore impiantabile e la terapia di resincronizzazione cardiaca mediante stimolazione biventricolare: tecnologie estremamente promettenti nell'ambito dello scompenso cardiaco, ma generalmente conosciute solo in ambito strettamente specialistico. Scompenso cardiaco: orientamento clinico Si muove in un terreno, l'informazione medica telematica, estremamente affollato, ma anche per certi versi insidioso: allo stato attuale sa di non potersi rivolgere direttamente ai pazienti, per il carattere comunque strettamente tecnico delle informazioni contenute, e che ogni indicazione fornita, soprattutto riguardo ai farmaci, va sempre attentamente vagliata in rapporto al caso individuale. Gli autori sperano di poter ricevere dagli utenti stessi suggerimenti per renderlo sempre aggiornato ed aderente alle esigenze del medico pratico: una bussola per un veloce orientamento fra le secche e gli scogli della navigazione medica. Responsabile scientifico del sito: dr. Massimiliano BASSO Dirigente medico U.O. Cardiologia Ospedale San Paolo di Savona Il sito è linkato con il sito aziendale www.asl2.liguria.it 7 n. 2 - luglio 2005 8 Il riscontro di patologie funzionali del pavimento pelvico è, negli ultimi anni, in netto incremento. Benché alcuni ritengano si tratti di una reale maggiore prevalenza di questo tipo di patologie, riteniamo che, in realtà, ci si trovi di fronte ad una maggiore coscienza del problema da parte dei medici e, specificatamente, ad una sempre migliore capacità diagnostica in questo campo da parte di una radiologia sempre più attenta e specializzata nello studio delle problematiche del perineo. I disturbi funzionali della defecazione vengono distinti in due grosse classi: la stipsi e l'incontinenza. La radiologia costituisce un sicuro sostegno per il clinico nella diagnostica mediante esami quali lo studio del transito dei markers intestinali, il clisma a doppio contrasto (CdC), l'ecotomografia perineale, la defecografia e ultimamente la defecografia in risonanza magnetica. Escludendo lo studio mediante CdC che ha principalmente il fine di dare informazioni morfologiche sul colon e di escludere la presenza di lesioni intrinseche parietali e/o organiche infiltrative, la tecnica radiologica che cronologicamente parlando si è più anticamente interessata dello studio del pavimento pelvico è stata la defecografia già presente in letteratura dal 1952 (Wallden. L.), seguita nel 1969 dallo studio dei Marker radiopachi (Hinton J.M.) e soltanto in un tempo successivo, nel 1988, dall'ecografia (Cafiero F.). Recentissima è invece l'applicazione della risonanza magnetica che, ostacolata dalla scarsa diffusione delle apparecchiature e dalla complessità di lettura delle informazioni fornite, specie da parte dei colleghi chirurghi, giunge allo studio funzionale del pavimento pelvico soltanto nel 1997 (Lienemann A.). Lo studio del transito dei markers intestinali è stato, dopo un primo periodo di utilizzo, abbandonato per lungo tempo nello studio delle stipsi perché la durata del transito non sembrava presentare alcuna correlazione con il grado di stipsi. Ultimamente si è invece dimostrato che può consentire una sicura differenziazione tra pazienti affetti da stipsi grave, inerzia colica, e sindrome della defecazione ostruita terminale (Brogna 1999). L'ecotomografia perineale dimostra i rapporti tra retto, vagina e vescica. Studia l'eventuale presenza di rettoceli, di varicosità perineali e di alterazioni dei rapporti tra i vari organi, valutati mediante lo studio degli angoli ano-rettali e vescico-uretrale, in totale assenza di radiazioni ionizzanti. Nello studio delle patologie funzionali la defecografia è comunque la tecnica di Diagnostica Sanità Notizie I disturbi funzionali della stipsi e dell’incontinenza in questi ultimi anni sono in netto incremento La radiologia: sicuro sostegno per il clinico nell’esame delle varie patologie presenti nel «pavimento pelvico» del paziente Raffaella Farrando Dirigente medico radiologo Riccardo Orlandi Direttore U. O. Diagnostica per immagini - Ospedale di Albenga Dipartimento di Diagnostica per immagini Direttore: Michele Oliveri maggior importanza, consiste nel posizionamento del paziente seduto su di una “comoda” da campeggio in proiezione latero-laterale su un apparecchio radiografico telecomandato ribaltato. Lo studio viene eseguito mediante cinque radiogrammi standard e una fase in cinedinamica digitale previa distensione del retto con 300 cc di pasta baritata, introduzione di un tampone vaginale imbevuto di MdC iodato idrosolubile, e distensione della vescica con MdC iodato ad alta concentrazione. Le cinque fasi standard sono la fase di riposo, di trattenimento, di ponzamento, in fase defecatoria e dopo svuotamento inoltre è possibile eseguire una fase cinematografica filmabile digitale. Talvolta viene eseguita anche una fase minzionale per valutare la presenza di cistoceli- trigonoceli funzionali. Nella radiologia del presidio Ospedaliero di Alberga tale metodica viene eseguita dalla Dott.ssa R. Ferrando dal 1 gennaio del 2005. Con tale tecnica si può porre diagnosi di Immagine in fase di spinta di defecografia tradizionale con prolasso mucoso (asterisco), rettocele anteriore (freccia) ed aumento dello spazio rettovaginale (linea) ove non è valutabile la presenza o meno di enteroceli e/o sigmoidoceli. Sanità Notizie Diagnostica n. 2 - luglio 2005 Sequenza in Risonanza Magnetica (BH T1) di sindrome del perineo discendente con prolasso mucoso e rettocele(fraccia curva), prolasso uterino (freccia) e cistocele ( asterisco). rettocele anteriore, di prolasso della parete posteriore del retto, di incoordinazione del pavimento pelvico e di sindrome del perineo discendente, di incontinenza durante e dopo il riempimento, di intussuscezione mucosa, di prolasso mucoso interno e di prolasso rettale completo (Foto 1). Per quanto riguarda lo studio di pazienti affetti da sindrome del perineo discendente, la defecografia tradizionale può soltanto ipotizzare la presenza di cistocele, enterocele, elitrocele , peritoneocele, senza dimostrarla con certezza. Infatti sarebbe necessario lo studio proctocistografico per giungere a diagnosi certa di cistocele e di enterocele, ma tale esame risulta, oltre che piuttosto complicato, anche piuttosto indaginoso e mal sopportato dal paziente. Lienemann ha introdotto recentemente uno studio defecografico in risonanza magnetica proprio per ovviare a questo problema. Tale metodica presenta molteplici vantaggi: l'assenza di radiazioni ionizzanti, la visualizzazione degli organi pelvici, ma, come dicevamo precedentemente, ri- sulta ancora poco conosciuta e poco utilizzata non soltanto dai chirurghi, ma anche dai radiologi stessi. In ogni caso la richiesta di perineografia in RM sta iniziando a crescere e pertanto ci sembra indispensabile o quanto meno dovuto citarla. Tale metodica vede la sua migliore esecuzione nell'utilizzo di magneti aperti, dove è possibile mantenere la posizione convenzionale seduta su di una comoda del paziente dopo distensione del retto con 300 cc di gel ecotomografico e l'esame viene eseguito in fase di riposo e defecografica con sequenze velocidinamiche (Haste T2, TFE T2 Express T2) sul piano sagittale. In Italia, dove tali apparecchiature per motivi di costi non sono ancora diffuse l'esame viene eseguito dotando il paziente di pannolone per adulti o in posizione supina con le ginocchia piegate (Piloni, VII congresso nazionale della società italiana di Colon Proctologia 1998) o sul fianco a ginocchia flesse (Ferrando, VIII congresso nazionale di Colon Proctologia 1999). In entrambi i casi il retto viene disteso con 300 cc di gel ecotomografico e l'esame eseguito con sequenze GE e TSE T1 e T2 sia in fase di riposo che in fase defecografica, sia sul piano sagittale che sul piano coronale per lo studio del muscolo elevatore dell'ano e presenta l'enorme vantaggio di poter studiare l'intero pavimento pelvico. ( Foto 2) Tale esame verrà eseguito presso la radiologia dell'Ospedale San Paolo di Savona non appena sarà in uso la nuova apparecchiatura ad alto campo (probabilmente inizio 2006). Sembra evidente che in un prossimo futuro la RM, per la sua multiplanarità e multiparametricità, consentirà uno studio anatomo-funzionale del pavimento pelvico e un sostegno sicuro, per alcuni casi selezionati nei quali la defecografia e l'esame clinico non siano sufficienti a giungere ad una diagnosi certa. Concludendo quindi la radiologia presenta oggi varie possibilità diagnostiche e risulta un valido sostegno nel valutare tra i pazienti con stipsi, quali risultino sensibili alla terapia medico-riabilitativa e ne può eseguire il follow up, quali dopo un tentativo medico vadano indirizzati al colon-proctolgo e\o al perineologo. 9 Diagnostica n. 2 - luglio 2005 Lo scroto acuto è una sindrome caratterizzata dalla triade sintomatologica: dolore, tumefazione e iperemia dello scroto. Questo quadro clinico può presentarsi a qualsiasi età, ed è comune ad alcune patologie sia di tipo medico che chirurgico. Le patologie di interesse medico sono: l'edema idiopatico dello scroto, la porpora di Schoenlein-Henoch e l'orchiepididimite. Quelle di interesse chirurgico sono: 1. La torsione del funicolo 2. La torsione degli annessi e delle appendici testicolari ( appendice del testicolo o Idatide del Morgagni, appendice dell'epididimo, appendice del funicolo o Organo di Giraldes, vasi aberranti di Haller) La torsione del funicolo e degli annessi, costituisce nel bambino un evento patologico rilevante sia per la sua incidenza sia per i problemi diagnostici che pone. Una precoce diagnosi differenziale è essenziale in quanto alcune delle patologie che determinano la comparsa della sintomatologia possono mettere in serio pericolo l'integrità del testicolo. Infatti accanto ai casi facilmente diagnosticabili per la presenza di un quadro clinico certo, altri pongono dei problemi diagnostici talvolta non risolvibili se non con l'esplorazione chirurgica, nonostante l'ausilio di moderne tecniche di indagini quali il doppler, l'ecografia e la scintigrafia. È un quadro clinico che può presentarsi ad ogni età La patologia scrotale acuta in età pediatrica La patologia scrotale acuta in età pediatrica è una evenienza non rara ed è di diagnosi non sempre facile. Le conseguenze di una non corretta o tempestiva terapia chirurgica purtroppo sono molto gravi e possono portare alla perdita dell’organo interessato. Pertanto, nel sottolineare la necessità di un intervento chirurgico d’urgenza, è utile l’esplorazione chirurgica anche in casi dubbi che dall’attesa raramente traggono giovamento. Antonio Langone, Fabio Faranda, Giuseppe Romagnoli U.O. Chirurgia ed Urologia Pediatrica - Osp. «S. Paolo» Savona Dipartimento Materno-Infantile Direttore: Giuseppe Romagnoli 10 logia, caratterizzata da dolore improvviso all'emiscroto interessato, irradiato all'inguine, lungo il funicolo e ai quadranti addominali inferiori dx e sx accompagnato da nausea e vomito. All'ispezione clinica l'emiscroto si presenta aumentato di volume (tumefazione), edematoso e arrossato con un idrocele reattivo. Il riflesso cremasterico è assente, il segno di Prehn positivo (dolore provocato alla palpazione se si solleva lo scroto), e il Segno di Gouverneur anch'esso positivo (il testicolo indurito è stirato in alto ed orizzontalizzato). L'esplorazione chirurgica precoce entro le 4-8 ore comporta una buona prognosi con il salvataggio del testicolo affetto. L'intervento chirurgico consiste nella derotazione del funicolo, fissaggio del testicolo alla borsa scrotale, e fissaggio della gonade controlaterale al fine di prevenire un futura torsione. TORSIONE DEGLI ANNESSI E DELLE APPENDICI TESTICOLARI TORSIONE DEL FUNICOLO È la patologia più temibile tra quelle che sono responsabili dello scroto acuto. Colpisce qualsiasi età (media 13 anni), nel 5% dei casi si verifica prima della nascita, interessa più frequentemente il testicolo sx e solamente nel 2% dei casi è bilaterale. Nel neonato e nel lattante appare insidiosa e spesso asintomatica ed è difficile la diagnosi differenziale con l'ernia incarcerata (che richiede un intervento d'urgenza). La causa determinante la torsione del funicolo consiste nella particolare mobilità che il testicolo ha in alcuni individui, in relazione ad una inadeguata, incompleta o assente fissazione del testicolo allo scroto ( mancanza del gubernaculum testis, inserzione alta della tunica vaginale sul funicolo, mesorchio lungo didimo/epididimo); e ad una contrazione brusca del muscolo cremastere (per trauma, per esercizio fisico, per esposizione al freddo ecc.) che fa risalire e ruotare il testicolo fino a provocare un'ischemia arteriosa. Esiste una torsione extravaginale più frequente nel neonato e nel lattante che si manifesta all'esterno della cavità vaginale del testicolo in genere all'altezza del canale inguinale. Una torsione intravaginale che è più frequente nel bambino più grande e nell'adolescente dato l'aumento di volume del testicolo ne permette una più ampia mobilità, si manifesta all'interno della cavità vaginale. L'ultima torsione è quella più rara che si realizza tra didimo ed epididimo sempre all'interno della cavità vaginale. La torsione del funicolo determina una importante e ingravescente sintomato- Sanità Notizie Torsione intravaginale. Torsione del testicolo di 360°. Torsione Idatide del Morgagni. Torsione extravaginale. Tra le appendici testicolari, la torsione dell'idatide testicolare o del Morgagni è la più frequente. Si manifesta con dolore meno acuto ed edema secondario ad una reazione flogistica legata alla necrosi ischemico-emorragica dell'idatide torta. La diagnosi di certezza può essere fatta solamente in fase iniziale di malattia, in quanto è possibile apprezzare una piccola neoformazione bluastra e dolente ,palpabile al polo superiore del testicolo detto segno del Blue Dot (punto blu). Nelle ore successive all'esordio, la presenza dell'ispessimento dei tessuti scrotali rende più difficile una diagnosi differenziale con altre patologie dello scroto acuto; pertanto si consiglia l'esplorazione chirurgica e la sua asportazione. Una terapia di tipo conservativo può essere applicata nei casi in cui si è sicuri della diagnosi e i fenomeni flogistici siano di lieve entità, l'uso di farmaci antinfiammatori e il riposo sono sufficienti per la scomparsa della sintomatologia. La torsione dell'Organo di Giraldes può causare dolore a livello del funicolo spermatico nella parte distale del canale inguinale, all'altezza dell'anello inguinale esterno; può risolversi dopo 2-3 giorni. Può simulare un'ernia inguinale incarcerata, nel dubbio utile anche in questi casi la terapia chirurgica. Infine esistono le infezioni del testicolo su base batterica le cosiddette orchiepididimiti che sono rare. Possono colpire bambini in età postpuberale, che presentano delle infezioni a carico delle vie urinarie sostenute prevalentemente da anomalie urologiche. Infatti nel 40% dei pz. con orchiepididimiti sottoposti ad indagini urologiche si repertano dissinergie detrusoriali e sfinteriali, e anomalie delle valvole dell'uretra posteriore. Il quadro clinico si manifesta con un dolore meno acuto, disturbi urinari, l'emiscroto interessato si presenta aumentato di volume con segni di flogosi e la diagnosi differenziale non è sempre facile con altre patologie legate allo scroto acuto. Sanità Notizie Notizie per i cittadini n. 2 - luglio 2005 U.O. FARMACEUTICA TERRITORIALE U. O. MEDICINA DI BASE E SPECIALISTICA SOGGETTI ESENTI DALLA PARTECIPAZIONE ALLA SPESA FARMACEUTICA (Esenti ticket) Deliberazione Giunta Regionale 21.12.2004 n. 1593, in vigore dal 1° Gennaio 2005 CHI HA DIRITTO ALL'ESENZIONE DAL TICKET PER REDDITO SU VISITE E PRESTAZIONI SPECIALISTICHE INVALIDI DI GUERRA MILITARI E CIVILI (titolari di pensione diretta vitalizia) a a dalla 1 alla 8 categoria a a INVALIDI PER SERVIZIO dalla 1 alla 8 categoria INVALIDI CIVILI AL 100% CIECHI BIOCULARI E SORDOMUTI INVALIDI DEL LAVORO 1a categoria (da 80% a 100%) INVALIDI DEL LAVORO superiore ai 2/3 (da 67% a 79%) TITOLARI DI PENSIONE E ASSEGNO SOCIALE EX DEPORTATI DA CAMPI DI STERMINIO DANNEGGIATI DA VACCINAZIONE OBBLIGATORIA, TRASFUSIONI E SOMMINISTRAZIONE EMODERIVATI PAZIENTI IN TRATTAMENTO CON I FARMACI ANALGESICI OPPIACEI NELLA TERAPIA DEL DOLORE (di cui Art. 43, comma 3 bis, DPR 309/90 relativamente alle prestazioni disciplinate dalla Legge 8.02.2001 n. 12) TOSSICODIPENDENTI PER LA TERAPIA METADONICA VITTIME DI TERRORISMO E LORO FAMILIARI DONNE IN GRAVIDANZA PAZIENTI AFFETTI DA MALATTIE RARE * SOGGETTI CON REDDITO FAMILIARE INFERIORE A EURO 36.151,98 (imponibile IRPEF dichiarato, riferito all'anno prec.) * DISOCCUPATI * LAVORATORI IN MOBILITÀ (E familiari a carico) * LAVORATORI IN CASSA INTEGRAZIONE STRAORDINARIA (e familiari a carico) SOGGETTI CON PATOLOGIA CRONICA O INVALIDANTE (per i farmaci correlati alla patologia) TRAPIANTATI D'ORGANO (per i farmaci correlati alla patologia) INFORTUNATI SUL LAVORO (per i farmaci correlati alla patologia e per il solo periodo dell'infortunio) * Per questi casi l'attestazione del diritto all'esenzione è di responsabilità e competenza dell'utente (autocertificazione sul retro della ricetta se vecchio ricettario verde; biffatura della casella “R” e firma nello spazio attiguo se ricettario nuovo). Inoltre per i DISOCCUPATI, LAVORATORI IN MOBILITÀ, e in CASSA INTEGRAZIONE dovrà essere apposto dall'utente il codice “DDD” nel campo “30” del nuovo ricettario. LE DICHIARAZIONI FALSE DETERMINANO SANZIONI DI CARATTERE PENALE Coloro che hanno un'età superiore a 65 anni o inferiore a 6 anni Reddito familiare lordo annuo inferiore a € 36.151,98 Titolari di pensione sociale e loro familiari a carico REDDITO FAMILIARE IRRILEVANTE Disoccupati e loro familiari a carico Reddito familiare lordo annuo inferiore a € 8.263,31 Incremento a € 11.362,05 per la moglie Incremento di € 516,46 per ogni figlio Lavoratori in cassa integrazione o in mobilità e loro familiari a carico Reddito familiare lordo annuo inferiore a € 8.263,31 Incremento a € 11.362,05 per la moglie Incremento di € 516,46 per ogni figlio Titolari di pensione "al minimo" di età superiore a 60 anni E loro familiari a carico Reddito familiare lordo annuo inferiore a € 8.263,31 Incremento a € 11.362,05 per la moglie Incremento di € 516,46 per ogni figlio Per reddito familiare si intende il reddito imponibile IRPEF dichiarato l'anno precedente da tutti i componenti il nucleo familiare (fiscale). COME FAR VALERE IL DIRITTO DI ESENZIONE Annerire la casella contrassegnata con la lettera «R» e firmare a fianco sulla ricetta (firma leggibile del titolare o componente del nucleo familiare) LE DICHIARAZIONI FALSE DETERMINANO SANZIONI DI CARATTERE PENALE Per tutti gli altri casi il diritto all'esenzione sarà indicato dal medico prescrittore. Marketing Sanitario - Maggio 2005 Marketing Sanitario - Maggio 2005 11