Tugnoli Rita - Associazione Succede solo a Bologna
Transcript
Tugnoli Rita - Associazione Succede solo a Bologna
Matricola 505 di Rita Tugnoli Lavoro da più di trenta anni, sono operaria. Addetta al montaggio e al collaudo di schede elettroniche, dice il mio contratto di lavoro. Ho iniziato poco più che adolescente, per puro caso, non conoscevo questo tipo di mestiere. È un lavoro di precisione, meticoloso, ripetitivo e avvolte noioso, non è faticoso, ma lo ammetto, in alcuni momenti della vita, troppo agitati, è stato rilassante potersi sedere e per un po' di ore, e non pensare ad altro che a condensatori e resistenze. La prima esperienza in questo settore è stata da un artigiano, sono rimasta per 15 anni. Ho imparato tante cose, ma era tutto troppo casalingo, ero curiosa di vedere come si lavorava in una grande Azienda, però me lo sconsigliavano, dicevano che sarei diventata un numero. Azienda top nel settore. Tecnologie avanzate, metodi di lavoro innovativi con clienti di prestigio. Mi erano giunte notizie da amici che avevano avuto occasione di lavorarci. Nonostante avesse raggiunto grandi numeri, continuava ad essere una famiglia, una grande famiglia allargata. Devo provare, faccio domanda. I tempi erano diversi, potevi essere chiamato per un colloquio, non funzionava come di questi tempi, non ti risponde nessuno.....così rimani nel dubbio, chissà se il tuo curriculum è finito nelle mani giuste. Per me inizia l'avventura nel 2000 come matricola 505. Allora i proprietari erano tre. Io li ho conosciuti così: Pietro, burbero ma burlone, linguaggio terra terra ma di immediata comprensione per tutti...Si occupava del personale, e della gestione del lavoro. Gianfranco, elegante e di classe, sempre educatissimo, si occupava del collaudo e delle consegne puntuali delle merci. Il Babbo Brando silenzioso e sornione, si occupava della gestione più sottile degli affari. L'azienda è nata nel 1979, probabilmente in un buco di locale e con poche persone, ma quando si è giovani e si è anche forti. Tutti i ruoli presenti avevano scommesso, impegnandosi nella riuscita del sogno. Avevano trovato un equilibrio per i loro compiti, e tutto funzionava. Crescevano e crescevano bene, proprietari e dipendenti. Ma le favole non esistono ….. Pietro ci lascia, troppo presto, un vuoto incolmabile, una valanga che travolge e ribalta tutto. I soci, senza di lui, decidono di lasciare, non se la sentono più di continuare, probabilmente si sentono più vulnerabili, l'età avanza per loro e per le loro famiglie, purtroppo la tenacia che li aveva accompagnati per tanto tempo non è più nelle loro vene. L' Azienda è leader nel settore, vanta un portafoglio clienti di grande prestigio, tecnologia e professionalità. Fa gola, e viene venduta. Si alternano amministratori delegati, di dubbia provenienza, che sfoggiano enormi auto lussuosissime, fondi, vendite ambigue italiane e straniere, probabili prestanome, insomma inizia un percorso tortuoso dove capeggia il guadagno facile, non è più richiesto il “buon lavoro”, tanto meno interessa il capitale umano. Due anni fa, parte la cassa integrazione in alcuni reparti, ma non diamo l'importanza che merita, in fondo lavoriamo, e tanto. Vogliono fare pulizia, è risaputo, nel cesto avvolte ci sono anche delle mele marcie. Noi siamo disattenti, continuiamo a lavorare, illudendoci che tutto si risolverà, la crisi è ovunque, ma non può andare male siamo una grande Azienda..... Ci troviamo a dovere aiutare gli stabilimenti delle altre realtà del gruppo con il nostro lavoro, senza di noi non ce l'avrebbero fatta. Dopo le vacanze estive, scoppia la bomba, 136 milioni di debito. Non riusciamo ad acquistare i materiali più comuni, punte per saldatori, tronchesini, materiali di consumo quotidiano, le banche non sono più disposte a darci fiducia. Iniziamo a capire finalmente, che il problema è grande, e che noi siamo in pericolo, il nostro futuro è in pericolo. Con l'aiuto dei funzionari dei sindacati, si organizzano incontri con il Comune, la Regione, giornalisti di varie testate, dirette televisive regionali e nazionali, incontri con il Ministero dello Sviluppo Economico a Roma. Necessario tenere alta l'attenzione, non dobbiamo smettere di parlarne, magari assillando le istituzioni possiamo riuscire ad ottenere aiuto. Nell'organizzazione della prima uscita al Comune , mi sono beccata una bel vaffanculo da una mia collega, le solite banderuole, che non sanno mai dove devono stare. Gonfie di presunzione, convinte di essere protette e che tanto a loro non succederà nulla. Lentamente siamo partiti per la strada che per 16 anni ho fatto in auto. Mai avrei pensato di farla a piedi, sempre così trafficata. Con quel passo lento, mi sembrava di essere ad un funerale, per certi versi lo era …. il mio …. il funerale della lavoratrice matricola 505. Solidarietà, cosa vuoi che ci dia il Sindacato se non solidarietà? Però andiamo avanti, facciamo tutte le tappe, e sempre finito lo sciopero torniamo al lavoro, perché paradossalmente di lavoro ne abbiamo e anche tanto. Siamo preoccupati gli stipendi arriveranno a rate, segnale che finalmente tutti capiscono, perché c'era ancora qualcuno che rideva e criticava queste iniziative. “Ragazzi.... troppo polverone avete alzato, bisogna consegnare non fare sciopero. ”Oppure battute del tipo “ Rivoluzione!!!!!!” e per poi cantare a squarciagola, quando invece il sentimento comune è quello di piangere. Poi ci sono i fantasmi quelli che improvvisamente smettono di salutare e vagano con un fantomatico lavoro urgente da fare, quando invece non hanno mai lavorato seriamente, rubando lo stipendio e non un semplice stipendio base. Povere queste persone, e pensare che erano i nostri responsabili. Per fortuna non sono tutti così. Abbiamo partecipato al consiglio Comunale, non ne avevo mai avuto occasione. Tante tante tante parole. Parole che vengono dal cuore da parte di qualcuno, dettate da un sentimento di condivisione, da altri invece indicibili statistiche e percentuali, che vedono in calo la disoccupazione nazionale. Politichese puro. In fondo però li capisco, cosa pretendevo che mi consegnassero 140 milioni di euro e mi dicessero: “ Ecco problema risolto, tenete pure il resto!!” Purtroppo oltre a belle parole non possono darci altro. Il presidio davanti all' Azienda in occasione della diretta televisiva ha avuto una massiccia presenza. . Ho ritrovato le ragazze con le quali lavoro tutti i giorni, collaudatori timidi che a malapena salutano al mattino, magazziniere indiavolate, riparatrici rx impegnate con le interviste di rito, mamme che devono rientrare dalla maternità, il mio vecchio responsabile in cassa, ormai da un anno, la mia amica conosciuta nel mio primo lavoro..... Vedere riuniti tanti ex colleghi-amici che si sono licenziati prima che tutto ciò succedesse, complice la fortuna di trovare un'alternativa in tempi più sereni, mi emoziona. Si è riunita la vecchia famiglia che eravamo, chi si somiglia c'era!! Non ho idea di come andrà a finire, e i miei piani B sono ancora nebulosi, ovvio che la speranza rimane viva... ma una domanda ai Signori che ci hanno portato fin qui: Perché? Solo per i facili guadagni?? Come fate a non pensare alle conseguenze del vostro operato??? Come riuscite ad entrare nella nostra azienda con quella faccia tosta??? La vita penserà anche a voi!!!!