lorena giorgini
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lorena giorgini
"IL LAVORO DECIDE IL FUTURO" VIII CONGRESSO TERRITORIALE FILCAMS CGIL CESENA VENERDI' 28 FEBBRAIO 2014 RELAZIONE INTRODUTTIVA DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA FILCAMS-CGIL CESENA LORENA GIORGINI esiste "Lavoro è vita, lo sai, e senza quello esis te solo paura e insicurezza". John Lennon VIII CONGRESSO FILCAMS CGIL CESENA 28 FEBBRAIO 2014 RELAZIONE INTRODUTTIVA Un saluto e un ringraziamento, innanzitutto, alle compagne, ai compagni e agli amici che oggi partecipano al nostro congresso da parte di tutti i componenti della FILCAMS. Questo XVII Congresso CGIL e VIII Congresso FILCAMS CESENA pur svolgendosi nel bel mezzo di una CRISI dalle dimensioni sociali economiche senza precedenti e che ha segnato e segna in maniera drammatica le persone a cui noi facciamo riferimento, vuole non essere un passaggio rituale, ma un momento importante per discutere, partendo dalle assemblee, le scelte strategiche che la CGIL nei prossimi anni vuole attuare. In poco meno di 2 mesi abbiamo effettuato 61 assemblee congressuali, alle quali hanno partecipato 802 lavoratrici e lavoratori, dei partecipanti aventi diritti al voto, il 98,5% ha aderito al documento IL LAVORO DECIDE IL FUTURO, documento a cui ha aderito tutto il gruppo dirigente della Categoria e dei delegati presenti, ma anche dell’intera Camera del Lavoro, mentre l’ 1%% ha aderito a IL SINDACATO E’UN’ALTRA COSA . Come ben sapete nel documento lavoro decide il futuro vi erano presenti 12 emendamenti, come segreteria abbiamo convenuto prima dell’inizio delle assemblee di chiedere alle lavoratrici e ai lavoratori di votare contro a tutti gli emendamenti proposti, di presentare il documento a prima firma Camusso, “pulito”. Questa decisione è avvenuta partendo anche dal fatto che la nostra categoria, ha creduto alla scommessa unitaria del congresso, e quindi di presentarci ai lavoratori, non solo ai nostri iscritti con una CGIL più unita. Gli emendamenti possono rappresentare lo strumento per mettere ancor più in sintonia il documento congressuale della CGIL con il Paese, ma non devono essere strumento per ritornare a contarci o per pensare che il cambiamento della CGIL si affermi attraverso questi. La FILCAMS ha deciso di contribuire al dibattito congressuale non con emendamenti ma con un documento che possa caratterizzare il dibattito congressuale sulle nostre tematiche. Lo sforzo della struttura per poter effettuare le assemblee praticamente in tutti i luoghi di lavoro dove siamo organizzati è stato notevole, tenendo conto del fatto che si è cercato di non rallentare l’attività e quindi di rispondere alle esigenze e ai problemi che quotidianamente si presentavano. Affrontare una campagna di assemblee con i temi congressuali in un momento di grave crisi economica e sociale non è stato semplice. Il nostro principale obbiettivo era coinvolgere e far partecipare le lavoratrici e i lavoratori iscritti alla discussione, ma ci ha dato anche l’opportunità di far conoscere le nostre proposte anche ai non iscritti, che hanno partecipato in maniera consistente alle nostre assemblee. Pur essendo dati importanti, dobbiamo comunque constatare che vi sono nella partecipazione alle assemblee criticità, almeno in parte di esse, dovute sicuramente anche all’elevata frammentazione dei settori che rappresentiamo, problemi di carattere organizzativo, legate per esempio al fatto che i punti vendita dopo la liberalizzazione degli orari, rimangono aperti a ciclo continuo con orari continuati fino a tarda sera, ma anche dal fatto che le lavoratrici e i lavoratori sono sempre più sfiduciati. La difficoltà di partecipazione che andiamo a riscontrare, non è di oggi, sono segnali che non possiamo permetterci di sottovalutare e che ci impongono una valutazione seria anche sul come la nostra categoria, ma direi l’intera CGIL, debba ricercare nuove formule per coinvolgere le lavoratrici e i lavoratori. Il XVII Congresso CGIL e l' VIII FILCAMS-CESENA si colloca all’interno della più grave crisi che noi abbiamo conosciuto. Una crisi non solo economica, sociale, morale, ma anche di rappresentanza. Una crisi che nasce dal primato del sistema finanziario, un modello che ha privilegiato la crescita della ricchezza senza limiti e regole, determinando una concentrazione della ricchezza e dei poteri in mano a pochi come mai nella storia recente. Le politiche liberiste assunte dall’Europa, all’insegna dell’austerità, e seguite dai governi che si sono succeduti, vedremo nelle prossime settimane se il nuovo Governo a guida Renzi uscirà da tali linee guida, hanno prodotto una recessione che sembra non avere fine. Tali politiche hanno, appunto, portato all’ampliamento delle disuguaglianze nella distribuzione del reddito e della ricchezza, generando il drammatico aumento della disoccupazione, in particolare giovanile, la crescita della povertà per larghe fasce di popolazione, l’aumento della precarietà del lavoro e pertanto delle condizioni di vita, e un declino dell’apparato produttivo che rischia di far scomparire dal nostro Paese interi settori industriali. Finanza e mercato si sono posti contro il lavoro e la giustizia sociale. Il modello sociale Europeo, che noi conoscevamo, fondato sullo stato sociale, ne esce estremamente indebolito, e ancor di più nel nostro Paese. I governi che si sono succeduti hanno risposto alla crisi riducendo i diritti sul lavoro, i sistemi di protezione sociali, dagli ammortizzatori sociali, alle pensioni, alla sanità, anziché operare politiche per la crescita e l’occupazione. La crisi ha ulteriormente accentuato la debolezza del sistema produttivo italiano, e la scarsa innovazione di prodotto e di processo, anche in virtù dei mancanti investimenti pubblici e privati ha fatto il resto. In questo contesto la criminalità organizzata, e come sappiamo da tempo,non solo al sud, ha potuto consolidare ulteriormente la sua presenza distorsiva nel mercato, favorita dalle ingenti disponibilità finanziarie in suo possesso, in un contesto di enorme difficoltà di accesso al credito per l’imprese e favorita da una riduzione dei controlli e delle semplificazioni. Interi territori sono alle prese con riduzioni drastiche o chiusure di attività produttive, che comportano ricadute pesantissime sui redditi dei lavoratori e pertanto delle comunità, moltissime imprese sono coinvolte da pesanti crisi finanziarie, che mettono in serio pericolo la loro tenuta, per non parlare delle aziende multinazionali che stanno mettendo in atto processi di delocalizzazione, alcuni casi si stanno verificando anche vicino a noi, vedi Electrolux, verso paesi dove il costo del lavoro è molto più basso che da noi. Le piccole e medie aziende sono sempre più in difficoltà, anche per l’inaccettabile stretta creditizia. Tutto questo in una mancanza di misure di sostegno alla ricerca e all’innovazione che da anni il nostro Paese non effettua, impoverendo il nostro patrimonio produttivo, di conoscenze, di cultura del lavoro e professionalità, confinando il nostro Paese ad un ruolo ai margini dello scenario competitivo. Ancor di più, in un contesto di questo genere, serve una ripresa degli investimenti sia privati che pubblici, è necessario affermare una nuova centralità del pubblico nelle politiche di sviluppo, politiche che in questi anni sono state abbandonate, politiche per la crescita dell’occupazione, della qualità del sistema produttivo/infrastrutturale, per un diverso modello di sviluppo, fondato su innovazione e qualità ambientale. Negli anni della crisi, spesso soli, e da quelli che ci separano dal congresso precedente, abbiamo promosso iniziative, lotte locali e nazionali per ottenere una diversa politica economica e sociale, per contrastarne gli effetti negativi che avrebbero prodotto e che hanno prodotto. Le resistenze, gli ostacoli e anche i nostri limiti, non hanno portato purtroppo sostanziali cambiamenti. La discussione sindacale, deve rimettere al centro dell’agenda politica e sindacale il tema della riunificazione dei diritti e del lavoro, con una nuova cultura per la costruzione di uno sviluppo sostenibile, a partire dal rilancio di una nuova politica industriale, che assuma come obbiettivo la riconversione ecocompatibile dei prodotti e dei processi produttivi. Fanno parte degli ostacoli anche le difficoltà avuto con le altre Confederazioni Sindacali, e io saluto in maniera molto positiva l’accordo sottoscritto il 10 gennaio con CONFINDUSTRIA, che ha portato a regolamentare l’accordo del 31 maggio scorso, un accordo che assume il principio della misurazione della rappresentanza e del voto dei lavoratori, contro la pratica degli accordi separati. Un accordo che sappiamo non condividiamo in egual misura all’interno della nostra confederazione. Rimane comunque molta strada da fare perché vi sia il pieno esercizio delle libertà e della democrazia sindacale e per rilanciare la contrattazione a tutti i livelli. L’Azione di tutela individuale e collettiva, insieme alla promozione dei diritti deve essere sempre più intrecciata, al fine di giungere ad una nuova e più completa rappresentanza. La nostra deve essere un’iniziativa serrata per rivendicare un piano straordinario per l’occupazione e per una riforma dell’istruzione, per affrontare l’emergenza a cui ci troviamo di fronte. La mancanza di politiche di sviluppo, ha messo il paese di fronte al dramma della disoccupazione, colpendo in maniera grave, i giovani e le donne. Per noi, la priorità rimane il lavoro, perché i diritti e le tutele del lavoro siano universali, per contrastare la precarietà e per ridurre le tipologie contrattuali e contro il continuo dilagare de lavoro nero. Per questo la CGIL ha definito il PIANO DEL LAVORO, dove la piena occupazione è l’elemento centrale e discriminante per ridefinire la politica sociale e il modello di sviluppo Quindi partendo da questo quadro la CGIL indica, priorità e obbiettivi attraverso le 11 azioni che in questi mesi abbiamo discusso con le lavoratrici e coi lavoratori, per rilanciare l’ iniziativa della nostra organizzazione, iniziative che devono portare a RIBALTARE LE SCELTE SINO AD OGGI FATTE. Queste 11 azioni danno indicazioni molto chiare e creeranno alte aspettative giustamente, fra i lavoratori, che noi non possiamo disattendere. Nelle assemblee i temi delle azioni che noi proponiamo, si intrecciano con i problemi che si sta vivono dentro e fuori i luoghi di lavoro, la difficoltà del momento economico e politico, l’incertezza del domani anche per chi sino a qualche anno fa era convinto che il proprio posto di lavoro non sarebbe stato mai in pericolo, la precarizzazione del lavoro, il salario non più sufficiente per arrivare a fine mese, il sistema dei servizi sempre più debole, una riforma pensionistica che porterà ad accedere alla pensione sempre più vecchi e con pensioni sempre più basse, ci consegna una responsabilità assai pesante. Per questo servono cambiamenti radicali. LA CATEGORIA - OBBIETTIVI Se in altri momenti i nostri settori riuscivano ad assorbire i lavoratori espulsi da altre aziende, formando una sorta di ammortizzatore sociale, ora non è più così. Sempre più aziende, sono costrette a ricorrere agli ammortizzatori sociali, sempre più aziende cessano l’attività, la precarizzazione del lavoro è ulteriormente aumentata in ambiti dove la precarietà e la indeterminatezza è sempre stata molto alta. La perdita di potere di acquisto delle famiglie si è ripercosso inevitabilmente sui consumi. La mancanza, in questi anni, da parte delle classi dirigenti di costruire un nuovo assetto dei sistemi distributivi, innovando, partendo dal fatto che gli stili di vita e consumo sono enormemente cambiati, ha fatto l’altra parte. L’unica risposta è avvenuta attraverso le liberalizzazioni effettuate dal governo Monti, ricette per noi socialmente inaccettabili ed economicamente fallimentari, che non hanno incrementato né i consumi e tanto meno l’occupazione, anzi l’unico incremento che hanno portato è stato il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori. La continua rincorsa agli aumenti di produttività, viene scaricata interamente sui lavoratori, attraverso la riduzione dei costi e dei diritti e alla oramai pratica diffusa delle disdette contrattuali, sia di primo che di secondo livello. Noi rimaniamo fortemente contrari alle liberalizzazioni indiscriminate, sia in merito a nuove aperture, sia per quanto riguarda gli orari e per noi l’obbiettivo che ci diamo per il prossimo mandato congressuale è dare continuità alla campagna “LA FESTA NON SI VENDE”. Il nostro obbiettivo è quello di definire un provvedimento legislativo che restituisca alle regioni e ai comuni la titolarità, nell’ambito della concertazione con le parti sociali, oltre a mettere in campo possibilmente unitariamente, un’azione verso i gruppi parlamentari, per coordinare le diverse proposte di legge che sono già depositate in parlamento. Su questo credo si possa continuare a mettere in campo con le Associazioni di Categoria, iniziative di contrasto, e di sensibilizzazione verso un modo diverso di pensare ai consumi. Detto questo, noi, attraverso la contrattazione, dovremmo recuperare il controllo dell’organizzazione del lavoro, in quanto strumento essenziale per impedire che il tema degli orari di lavoro, delle domeniche,delle festività e delle flessibilità, rimanga prerogativa delle aziende. Il settore turistico che per noi rappresenta un forte bacino di occupazione anche per il nostro territorio, negli anni, pur tenendo in termini di afflussi, sta iniziando a scontare la mancanza di nuovi progetti che valorizzino il nostro patrimonio paesaggistico, culturale. Un settore che per il nostro Paese rappresenta un’enorme ricchezza, l’ingente patrimonio storico, artistico, culturale, ambientale di cui disponiamo, ci può permettere di sviluppare un’offerta turistica plurale. La FILCAMS ha scelto già da tempo di investire con iniziative sindacali, sul turismo e obbiettivo centrale per il prossimo mandato congressuale, sarà quello di promuovere la nascita di un dialogo fra cultura e turismo. Creare una economia della cultura, significa che attraverso l’investimento sulla tutela , la conservazione e alla valorizzazione del patrimonio si trae vantaggio e si produce nuova ricchezza. Investire, sulla salvaguardia del patrimonio e nella cultura è determinante per rilanciare il turismo e le attività produttive del nostro Paese, e per definire un nuovo modello basato sulla sostenibilità e sulla qualità. La FILCAMS intende battersi per un PIANO Nazionale del Turismo Integrato, dove le Istituzioni, i privati e le parti sociali possano interloquire attivamente. Questo progetto deve, da un lato rilanciare la domanda interna e dall’altro la qualificazione professionale del lavoro. Altro tema, molto problematico, è quello legato al settore dei servizi esternalizzati, poste, ospedale, mense etc. Le scelte operate in materia di spesa pubblica, pongono a serio rischio i posti di lavoro. La spending review, che come sappiamo si è rilevata un’operazione di tagli lineari, ha drasticamente ridotto le risorse che gli enti pubblici hanno sempre destinato ai servizi di appalto. Quindi la prima emergenza è quella occupazionale. Nostro primo obbiettivo è rivendicare una gestione delle gare che mirino ad obbiettivi di trasparenza, qualità dei servizi da erogare e coniugarli a parametri di efficienza e economicità. Solo con una corretta applicazione di tali criteri si potrà rispondere all’emergenza occupazionale, che i tagli lineari hanno prodotto in questi anni. Quindi è indispensabile individuare la necessaria copertura finanziaria per la proroga dei contratti. Già da domani, potremmo vedere i primi effetti, infatti dal 1° marzo oltre 24.000 lavoratrici e lavoratori potrebbero essere sospesi, anche nel nostro territorio, con conseguenze disastrose sui livelli occupazionali e per gli utenti in questo caso bambini e ragazzi per la loro salute. Qualcuno di voi, forse si ricorderà che ne abbiamo parlato nell’ultimo direttivo, allora i 24.000 erano stati “salvati” dall'allora Ministro Carrozza che si era impegnata a bloccare i licenziamenti e ad aprire le trattative. Ora? Ennesimo ministro…… Il tema dei servizi in appalto è un tema che la categoria già da tempo ha assunto come prioritario, ma che necessita del sostegno di tutta la Confederazione. Il tema dei servizi in appalto è un tema che va al di là dell’emergenza attuale e richiede una nuova riflessione sul futuro di tali attività. La FILCAMS deve farsi carico dell’apertura del confronto interno alla Confederazione sulla qualità dei servizi, per evitare contrapposizioni e corporativismi fra categorie pubbliche e private, per definire una proposta di gestione delle attività di servizio in un quadro di integrazione fra pubblico e privato. A fronte delle profonde trasformazioni che hanno investito il settore della Sicurezza privata , si devono trovare sintonie sia sul versante contrattuale, che su quello legislativo, serve una’attenzione particolare , dopo le vicende che hanno portato alla firma dell’ ultimo contratto, firma non unitaria né da parte sindacale e né da parte padronale. Il settore , tanto in Italia, quanto in Europa , influenzato anche dalla crisi, è in profonda trasformazione, le evoluzioni tecnologiche particolarmente importanti in alcuni servizi e la necessità delle imprese di ritagliarsi nuove fette di mercato, hanno trasformato il settore,facendo si, che oramai a livello Europee, si parli di Servizi di Sicurezza integrati e non più di sicurezza Privata. La Categoria nei prossimi anni, deve proporsi come protagonista del governo dei cambiamenti, riproponendo la scelta della ricomposizione della filiera della sicurezza, coinvolgendo anche le altre categorie interessate e la Confederazione. Servirà attivare politiche mirate per quanto riguarda la questione degli appalti e promuovere iniziative con il Ministero degli interni, per la definizione degli obbiettivi sensibili, e quindi di esclusiva pertinenza della Vigilanza Privata. CONTRATTAZIONE/RAPPRESENTANZA Il Contratto Collettivo nazionale rimane per noi l’azione primaria e fondamentale, per migliorare concretamente le condizioni di lavoro. Vi è in questo momento un attacco al contratto collettivo nazionale senza precedenti. Un attacco al sistema delle regole e allo smantellamento di un sistema che fino a ora era stato condiviso anche con le controparti. Sulla contrattazione della nostra categoria si è abbattuto un vero e proprio ciclone, non solo determinato dalla crisi economica, ma anche e soprattutto dalla frammentazione in atto nelle parti datoriali, che ha portato nel giro di pochi mesi all’uscita da Confcommercio di Federdistribuzione e di Angem (ristorazione) e FIPE (Federazione Italiana pubblici esercizi) aderenti a Confcommercio, ad uscire dal tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto del turismo e Federsicurezza, associazione della Vigilanza Privata, che non ha sottoscritto il CCNL con noi e la Fisascat e che continua a proporre richieste inaccettabili. Non esiste altro settore in cui la rappresentanza datoriale abbia avuto questi sconvolgimenti. Per questo serve porre un argine a tale deriva. Dotare anche i nostri settori degli accordi sulla rappresentanza può essere un primo significativo miglioramento, ma non sufficiente se non collegato anche ad un progetto di revisione e riordino degli assetti contrattuali. Dal 31 dicembre abbiamo praticamente tutti i contratti nazionali scaduti, Pulimento oramai scaduto da un anno, terme, studi professionali e Commercio, con l’unica novità positiva della firma del contratto del Turismo. La sottoscrizione del contratto del turismo anche se solo con FEDERALBERGHI, FAITA e CONFCOMMERCIO ha innanzitutto un valore politico importante. Afferma il principio, che anche nei momenti più difficili, come questo, le relazioni sindacali possono trovare soluzioni ai problemi dei lavoratori e delle imprese. Questo rinnovo, lancia un messaggio forte e chiaro a quelle associazioni datoriali che hanno abbandonando il tavolo di trattativa, pensando che l’unico modo di rinnovare il contratto nazionale fosse quello di togliere diritti e salario ai lavoratori. Rimane ora riconquistare anche con le associazioni che si sono sfilate, il tavolo di trattativa, perché centinaia di migliaia di lavoratori (AUTOGRILL-CAMST...) sono ancora senza contratto. In queste settimane si sono tenuti diversi incontri sia con Confcommercio, Confesercenti e Federdistribuzione, mentre con la Distribuzione Coperativa si terrà un primo incontro il 7 marzo. Non sono trattative né semplici e né facili, le controparti per il momento hanno formulato proposte non accettabili. L’ottica con cui Confcommercio sta affrontando la trattativa, vede solo due aspetti: quello degli oneri per l’imprese che vanno eliminati o ridotti drasticamente, e quello degli abusi da parte dei lavoratori rispetto alle tutele e ai diritti sanciti per legge e per contratto, oltre alle proposte sull’orario di lavoro. Anche con Federdistribuzione prosegue la trattativa, e le difficoltà sono sempre più evidenti, le proposte che vengono avanzate, seguono una linea non condivisibile perché si continua a considerare come punto di riferimento lo stato di crisi ma in realtà tutti gli interventi proposti sono di tipo strutturale, peggiorando quanto oggi disciplinato sui vari titoli dal CCNL. Le proposte di Federdistribuzione si allontanano dal progetto di CCNL indicato nella piattaforma dalla Filcams congiuntamente a Fisascat e Uiltucs e verso cui ci sono state fornite parzialmente solo risposte indirette sufficienti però ad evidenziare l’assenza di punti di convergenza. Il rinnovo del Contratto dei multiservizi (pulimento) è in stallo, un contratto che non è mai stato facile e che sconta un’ulteriore crisi oltre a quella generale, come già detto i tagli della spending review hanno colpito massicciamente il sistema degli appalti pubblici riducendo salari e posti di lavoro. Ieri è stato riconvocato il tavolo termale, le richieste di Federterme sono in buona parte non condivisibili, partendo dalla sfera di applicazione e alla proposta di salario veramente insufficiente per questo prima dell'incontro di ieri avevamo richiesto alle controparti di rivedere la loro posizione per riuscire a giungere ad un accordo in tempi brevi. Il sistema di regole che unitariamente ci siamo dati per quel che riguarda la tenuta dei tavoli del terziario e della distribuzione cooperativa, che vincolano le tre federazioni a non effettuare atti unilaterali,è un passo importante. E’ però necessario che l’accordo sulle regole del 10 gennaio 2014 e ancor prima dell’accordo del 31 maggio 2013 siano sottoscritti anche con le nostre controparti, tenendo conto della peculiarità dei nostri settori, per porre fine alla stagione dei contratti separati, portando finalmente nei luoghi di lavoro, in tutti i luoghi di lavoro, la democrazia attraverso il diritto di voto ai lavoratori, in modo che finalmente possano decidere chi rappresenta chi e quando un contratto è valido. Auspicando che tali percorsi possano portare a compimento l’art. 39 della Costituzione e che sancisca definitivamente la democrazia nei luoghi di lavoro. Il tema della rappresentanza non si esaurisce con l’accordo sulle regole, ancora oggi scontiamo grosse difficoltà a rappresentare una parte di lavoratori, quelli precari, che stanno, in virtù della crisi ma non solo, aumentando smisuratamente. I contratti a tempo indeterminato sono sempre più residuali, nel nostro territorio provinciale l’89% dei nuovi contratti sono a tempo determinato e molti di questi a part-time. Aumentano in maniera massiccia i tirocini formativi per neo diplomati, e noi conosciamo tanti diplomati che esercitano il loro tirocinio come commesse, come aumentano i ricorsi ai Voucher e nello stesso tempo crollano le richieste per apprendisti. Serve che la nostra organizzazione si doti di strumenti contrattuali per poter dare tutele e parità di condizioni a questi lavoratori, non possiamo limitarci ad una pura anche se importante tutela individuale, come, nello stesso tempo dobbiamo continuare la lotta per scongiurare il ricorso a forme non corrette di lavoro. IL TERRITORIO La crisi sta mordendo sempre di più anche il nostro territorio, se all’inizio, i nostri settori erano stati solo lambiti, ora invece sono investiti da processi di riorganizzazioni molto forti, il ricorso alla cassa integrazione e per noi significa quasi esclusivamente cassa in deroga, è aumentata in maniera esponenziale, non vi è oramai più nessun tipo di attività che non sia stata colpita, dal notaio alla parrucchiera, passando dal dentista e dal pubblico esercizio sino alle attività di pulizia o mensa, era, d'altronde scontato che con un calo del potere di acquisto da parte dei cittadini, questo sarebbe ricaduto sui nostri settori. La fase, purtroppo si sta sempre di più acutizzando. Oramai sempre a più aziende non sono più sufficienti le casse integrazioni per contrastare la crisi e sono iniziati i licenziamenti e le chiusure di attività, anche di attività importanti, una ad esempio il negozio SELF che occupava oltre 20 addetti, riversando centinaia di lavoratrici e lavoratori nella disoccupazione, con prospettive ben poco positive di trovare un altro lavoro in poco tempo. Questo accade anche per aziende con diverse decine di lavoratori, aziende che fino a pochi anni fa sarebbe stato veramente difficile pensare che in un futuro così prossimo si sarebbe dovuto attingere alle solidarietà o alla Cassa integrazione per mantenere i posti di lavoro, come sta succedendo a Gruppo Sistema, azienda informatica, a Elfi azienda che rifornisce materiale elettrico o a alla Slemensider per citare alcune aziende conosciute da tutti voi. O aziende della distribuzione, dove per anni non si è concesso part-time alle lavoratrici se non quello postpartum, ricorrere alla concessione di tutte le richieste ed anzi sollecitarle, per evitare di dove far altre scelte. Perfino le associazioni di rappresentanza aziendale, cominciano ad avere qualche problema determinato in buona parte dalle difficoltà dei loro associati. Dove non si è ricorso agli ammortizzatori, si sono adottati tagli delle ore per gli addetti delle pulizie, non rinnovo dei contratti a tempo determinato. Per non parlare delle terziarizzazioni e esternalizzazioni che hanno toccato nel nostro territorio le lavoratrici e i lavoratori delle aziende termali, dove con difficoltà, unitariamente si è riusciti a salvaguardare i posti di lavoro, le professionalità, e a congegnare un sistema di regole per garantire i diritti di tutti i lavoratori sia quelli a tempo indeterminato e no. Il nostro lavoro è stato, sino ad oggi di operare, sino allo sfinimento per il mantenimento dei posti di lavoro, anche dove le nostre controparti avrebbero preferito licenziare, ma la preoccupazione di una crisi che non dà segni di uscita, di un governo che, almeno sino ad oggi, non ha fatto nulla per contrastarne gli effetti, ci preoccupa non poco. In questo contesto servirebbe immediatamente una riforma degli ammortizzatori sociali, come da tempo richiesta, facendoli davvero diventare universali, ossia estendendoli a tutte le tipologie di lavoro e di impresa, superando i limiti della cassa integrazione in deroga ed estendendo la contribuzione a tutte le imprese e a tutti i lavoratori, oltre a mettere in campo politiche di rilancio per la ripresa. Pur in una situazione così difficile, si è riusciti in questi 4 anni che ci separano dallo scorso congresso, a rinnovare tutti i contratti integrativi aziendali e a recuperare anche qualche disdetta, oltre ad aver, per la prima volta sottoscritto un contratto aziendale con BTV, azienda che effettua portavalori e siamo vicini alla sottoscrizione con ADAC, associazione di albergatori di Cesenatico, per la prima volta, ad un contratto integrativo. Siamo ancora in stallo per il contratto Provinciale del turismo e quello della Vigilanza privata oltre che a quello del settore delle pulizie, ma non abbiamo nessuna intenzione di rimanerci, nei prossimi mesi ritorneremo a richiedere alle nostre controparti l’avvio della contrattazione, visto che i rinnovi nazionali si sono effettuati, a parte quello del pulimento, le piattaforme consegnate da tempo e quindi nulla osta per la prosecuzione. In queste settimane stiamo cercando di recuperare il contratto aziendale disdettato da Iper Rubicone, disdetta in parte avvenuta per il fatto che aderisce a Federdistribuzione, i primi incontri ci fan ben sperare, non tanto, per ora sui contenuti, ma per il fatto che anche l’azienda è consapevole di dover trovare una risposta condivisa sul tema della gestione del lavoro domenicale e festivo oltre che agli aspetti economici. Per ultimo, ma non per importanza, è stato il rinnovo dell’accordo Integrativo Provinciale siglato con Confesercenti e Confcommercio scaduto il 31 dicembre 2013, per l’anno 2014, o comunque in attesa del rinnovo del Contratto Nazionale, rinnovo per nulla scontato. Riteniamo che tale risultato sia stato, oltre che all’unità di azione di FILCAMS-FISASCAT-UILTUCS dei due territori, anche dalle relazioni positive che in questi anni si sono costruite con le Associazioni. Il futuro di tale contrattazione è subordinata all’esito dei contratti che si stanno discutendo ai tavoli nazionali, e riguardano principalmente il costo del lavoro domenicale, determinato, per quel che riguarda il nostro territorio da maggiorazioni più alte rispetto al contratto nazionale, maggiorazione che negli altri territori sono state disdettate sostanzialmente ovunque. Il nostro impegno per i prossimi quattro anni dovrà essere quello, oltre all’estensione il più possibile della contrattazione di secondo livello, dove abbiamo ancora ampi margini e uno degli obbiettivi dovrà essere quella di mettere in campo azioni che ci permettano finalmente di poter effettuare una contrattazione di secondo livello per quel che riguarda il “mondo CONAD”, anche quella di qualificarla ulteriormente, buone pratiche di contrattazione di genere, e noi sappiamo come nei nostri settori sia necessaria, per riconquistare il controllo dell’organizzazione del lavoro, al fine di contrastare le forme di compressione salariale e il peggioramento delle condizioni di lavoro in relazione ai carichi e alla salute e alla sicurezza. Il nostro è un territorio che ha affrontato le vertenze sempre unitariamente, è sempre stata una nostra caratteristica. Negli anni oltre al lavoro nelle aziende abbiamo reso il sistema della bilateralità (ConfesercentiConfcommercio) più forte, indirizzando risorse a progetti, istituendo gli organismi per la sicurezza, formando i delegati della sicurezza territoriali e istituendo da quest’anno anche il fondo di sostegno al reddito, fondo che per i lavoratori le cui aziende aderiscono a Confcommercio, sarà un sostegno ulteriore in un momento di così grave crisi. Un sistema quello della Bilateralità su cui dovremmo continuare a lavorare per rispondere sempre al meglio ai bisogni dei lavoratori e per mantenere relazioni costruttive con le associazioni di categoria datoriali. Anche negli anni più complicati delle divisioni fra Confederazioni e Federazioni, determinatisi dalla firma separata sul modello contrattuale e della firma separata del contratto del terziario, questo non ci ha mai impedito di lavorare quotidianamente con serietà per poter svolgere il nostro compito di sindacato contrattualista e rivendicativo, determinato, per quel che mi riguarda, anche e soprattutto per il rispetto che ci è sempre stato fra di noi, pur nelle differenze di opinioni che ci contraddistinguono. L’unità dei lavoratori è e resterà sempre per noi un valore e un obbiettivo da perseguire con costanza e impegno, ma con franchezza voglio anche dire che in nome dell’unità non potrà essere sacrificata qualsiasi cosa. Con la FILCAMS di Forlì continueremo ad avere quel rapporto di collaborazione e di coordinamento portato avanti in questi anni , indispensabile in una provincia bipolare, che ci permette di lavorare in autonomia e in sintonia, ringrazio tutti i compagni, partendo da Maria, anche per il supporto che ogni giorno ci diamo per condividere un tempo così difficile. NOI In questi 4 anni dal precedente congresso, la nostra categoria è cresciuta molto. Guardando i dati del tesseramento, dati ottimi in termini numerici, siamo passati dai 3083 di tesserati del 2009 ai 4108 del 2013, con un aumento di 1025 tesserati. Un risultato che si è determinato, partendo da chi ricopre il ruolo di rappresentanza nei luoghi di lavoro, dalle compagne e dai compagni che operano nei territori e nelle strutture di servizio e di tutela, e dell’intera struttura della FILCAMS che svolge quotidianamente, con impegno e direi anche con abnegazione il proprio ruolo. Un ruolo non facile, che in questo momento di crisi ci mette a dura prova anche e soprattutto umanamente, dovendo toccare ogni giorno drammi personali e familiari. Un risultato che ci ripaga dell’impegno e del lavoro che in questi anni abbiamo svolto, ma che non ci deve accontentare Ci sono ampie possibilità di ulteriore crescita, nei nostri settori e in molte aziende in cui siamo presenti c’è un tasso di sindacalizzazione relativamente basso, che potrà essere incrementato se la nostra azione sarà sempre puntuale ed incisiva. L’obbiettivo che ci diamo per i prossimi 4 anni, oltre a quello di rafforzarci nelle realtà in cui siamo già presenti sarà quello di impostare una campagna per riuscire a sindacalizzare altri luoghi di lavoro, vi sono enormi possibilità, vi sono centinaia di lavoratori che hanno bisogno della nostra presenza per essere tutelati e rappresentati nelle loro istanze. Dei 4108, il 64% sono donne, il 14% stranieri e il 66% di giovani sino a 35 anni, oltre al fatto che 63% provengono da iscrizioni di lavoratori precari, stagionali. E’ importante comprendere i dati per poter leggere al meglio il mondo FILCAMS e per impostare le politiche giuste per continuare a dare risposte a chi rappresentiamo. La FILCAMS è una categoria a prevalenza femminile e nella costruzione dei futuri gruppi dirigenti se ne dovrà tener conto, come servirà incentivare la presenza di lavoratori stranieri, che rappresentano una forza rilevante nella nostra categoria. Le donne che stanno pagando in questi anni di crisi un prezzo altissimo, la liberalizzazione degli orari, la precarietà del lavoro, l'insufficienza dei servizi a sostegno del lavoro di cura, scaricato quasi interamente sulle loro spalle, ha colpito prima di tutto loro. Sempre più donne sono costrette a lasciare i luoghi di lavoro perché non riescono a conciliare i tempi di vita e di lavoro e per i continui abusi e scorrettezze anche determinatesi dalle logiche sopra descritte. La CGIL ha voluto con l'azione 9, sottolineare tutta la drammaticità e l'impegno, che deve animare tutta la nostra Confederazione a colmare le differenze riaffermando il diritto al lavoro, alla maternità, il diritto di eguaglianza di lavoro e di carriera, questo anche e soprattutto attraverso la contrattazione. Come è necessario tenere alta l'attenzione su Femminicidio, omofobia, razzismi, per questo la CGIL ritiene necessario affermare politiche di prevenzione e contrasto ad ogni forma di violenza, attraverso programmi di cura, educazione e formazione, soprattutto culturale. Altro obbiettivo importante che come categoria che ci vogliamo dare è il rinnovo di tutte le RSU in scadenza e dove non presenti, attivare i percorsi possibili per arrivare alla loro costituzione. In questi ultimi anni avevamo già avviato tale percorso iniziandolo con il rinnovo, dopo tanti anni delle RSU nella Vigilanza, nel 2013 abbiamo rinnovato le RSU in GRUPPO SISTEMA, IPERCOOP, ARCA, portando a casa risultati molto importanti, non solo in termini numerici di delegati, ma per il riconoscimento anche da parte dei lavoratori non iscritti, alle nostre liste. Nei prossimi mesi dovremmo continuare, partendo dalle elezioni già programmate come al Conad Associati, Conad ZV, Coop , Iper Rubicone (appena terminata la trattativa sul contratto aziendale), Formula Servizi, Terme, Graziani, Gesturist, per fare alcuni esempi. Un capitolo a parte è ASTER COOP, attualmente sono elette RSA, perché noi abbiamo fatto le elezioni e non la nomina, dovremmo con gli amici di Fisascat e Uiltucs aprire una discussione, tenendo conto che per il cantiere di Aster Coop la situazione è assai complicata. In Aster Coop si applica il contratto del terziario solo per la parte economica e per il resto il contratto della Logistica, unito al regolamento, in quanto l’azienda è una Cooperativa, questa situazione è assai complicata, non solo per le elezioni delle RSU, situazione che nei prossimi mesi ci porterà a discutere su come continuare a seguire come settori del Terziario tale cantiere. Altro obbiettivo importante che come categoria vogliamo portare avanti è la formazione dei quadri e dei delegati, formazione essenziale per poter dotare i delegati di strumenti che gli permettano di svolgere al meglio il loro ruolo di rappresentanza e che gli diano l’opportunità di rispondere alle esigenze sempre più complesse che vengono poste dai lavoratori nei posti di lavoro, per questo sarà nostra cura concordare anche con il Regionale Filcams, corsi di primo e secondo livello, anche in virtù dei tanti nuovi rappresentanti eletti. Concludo, ringraziando chi in questi anni, dall’agosto 2010, mi ha affiancato, supportato e anche spesso sopportato. Questa è un grande categoria, la prima per chi non lo sapesse in termini di attivi iscritti della CGIL, e chi sa che prima o poi non riesca ad essere la prima anche della Camera del lavoro di Cesena. Una categoria difficile e anche “faticosa”, ma esaltante e spero che anche nei prossimi 4 anni riesca a raggiungere traguardi sempre più positivi per le lavoratrici e i lavoratori che rappresentiamo. Ringrazio, Ercole, Gianluca e Marco per il lavoro che ogni giorno fanno e per la passione con cui lo fanno, credo che in questi pochi anni abbiamo costruito una buona squadra, certo non siamo perfetti ma perfettibili. Ringrazio anche Paolo, perché se oggi la FILCAMS è quella che è, è anche merito dei compagni che ce l’hanno consegnata. Un ringraziamento anche e soprattutto alle delegate e ai delegati, che ogni giorno insieme a noi lottano per migliorare le condizioni di vita e di lavoro e che sono per la CGIL il nostro bene più prezioso. Un saluto particolare lo voglio rivolgere al Compagno Fiori, anche a nome di tutta la categoria, che prima di accedere alla sua meritata pensione, ha trascorso con noi il suo ultimo anno da “dipendente CGIL” in una categoria che lui ha amato molto. Il ringraziamento è dovuto soprattutto per il patrimonio di conoscenza, esperienza, valori e passioni che ci ha trasmesso e che continua a trasmetterci. Grazie.