Accordo di seconda affiliazione

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Accordo di seconda affiliazione
SCUDO dei CARABINIERI
“Ente morale a tutela dei doveri e diritti dei
Carabinieri e Cittadini”
FederScudo
La nuova rubrica: “Il coraggio della verità”
Da oggi iniziamo una nuova rubrica: “Il coraggio della verità”.
Nell’agosto del 1990, il giornalista Lazzero Ricciotti, vero partigiano, nell’intervista che mi fece,
riportata nel settimanale STOP e nel libro, da me scritto, “COCER Carabinieri – Cronaca di
un’avventura sindacale”, mi pose questa domanda: “Che cos’è il coraggio?”.
Risposi: “Coraggio è ragionare con la propria testa, avere la forza d’andare contro corrente, non
deflettere dalle proprie idee e dai propri orientamenti, anche se dall’altra parte vi è un intero sistema che
tutto ti può contrapporre. Andare avanti, nonostante tutto questo, qualunque sia la tua posizione nella
vita. Soprattutto il coraggio di stare con gli umili e con i poveri. Il coraggio d non mettersi mai dalla
parte del più forte, ma di stare con i diseredati, con gli emarginati, con coloro che nessuno proteggerà
mai. Perché gli umili e gli emarginati ti potranno compensare solamente con un sorriso, con una stretta di
mano calorosa, con un abbraccio affettuoso, con delle lacrime, ma quel sorriso, quella stretta di mano,
quell’abbraccio, quelle lacrime sono cose che contano non soltanto in cielo”.
Voi mi potreste replicare: “Belle parole! Ma le ha messe in pratica?”.
Non sono il solito ciarlatano, il solito politico che spara parole tanto per prendere in giro la gente.
Quando il Presidente Oscar Luigi Scalfaro mi invitò a inghiottire il rospo per uniformarmi ad una
decisione di Ciampi, a quel tempo Capo del Governo, gli risposi seccamente: “Non ho mai inghiottito
rospi da Ufficiale dei carabinieri, non intendo farlo adesso che sono deputato della Repubblica”,
Mi replicò dicendo che nella sua vita politica, in oltre 40 anni, aveva ingoiato diversi rospi.
Gli risposi che nella vita bisogna avere il coraggio di non deflettere mai dalle proprie idee.
Da quel giorno imparai che nessuno ti può e ti deve fermare quando dici la verità! Ed io
continuo a farlo.
DICHIARAZIONI SCOTTANTI
Quando sono particolarmente pensieroso, come è mio costume, vado indietro nel tempo a rileggere
documenti che hanno segnato la mia vita. Uno mi è balzato subito agli occhi e ve lo riporto
integralmente. “Queste sono le dichiarazioni di due coraggiosi Appuntati dei Carabinieri, rese alla
magistratura, del tutto ignorate, dei quali per motivi di riservatezza non riporto i nomi! I Lettori
meditino sulla reale autonomia di alcuni magistrati, oltremodo vicini ai potenti della Repubblica.
Il giorno 17 maggio 2000 ho incontrato gli Appuntati dei Carabinieri ………, delegati del COIR della
2^ Divisione di Roma, presso la loro sede nella Caserma di Via Garibaldi. Gli stessi mi hanno riferito
quanto segue:
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“Il 30 marzo 2000, alle ore 11.15, ci siamo recati al Senato della Repubblica per seguire le
ultime battute della discussione in aula sull’approvazione della legge di riordino dell’Arma dei Carabinieri.
Giunti colà alle ore 11.25, siamo entrati a Palazzo Madama dalla porta secondaria, posta di fronte alla
chiesa di San Luigi dei Francesi. Abbiamo fatto appena in tempo ad entrare che abbiamo appreso che la
legge era già stata approvata (ore 11.30 circa). Siamo pertanto usciti e ci siamo collocati, insieme al
maresciallo ….., che nel frattempo era sopraggiunto, all’angolo della suddetta chiesa, dove siamo rimasti
per qualche minuto discutendo sulla stessa legge. Di lì a poco è uscito dalla stessa porta del Senato, dalla
quale eravamo usciti noi, un uomo dalle seguenti caratteristiche: statura media, età oltre i cinquant’anni,
cappello color verde scuro a larghe falde tipo cowboy sul capo, occhiali rayban a goccia color verde,
impermeabile lungo color beige, tipo Burberry, capelli brizzolati moderatamente lunghi, ben vestito e molto
distinto; lo stesso, giunto a 2 metri circa da noi, ha cominciato a parlare a voce alta al telefonino, senza
inflessione dialettale, in modo molto agitato e con fare astioso. Abbiamo sentito distintamente le seguenti
parole: “Metta sul tavolo del Presidente. Il Colonnello Pappalardo ha dichiarato: “Lo Stato siamo noi. Il
Cocer: fonderemo il nuovo Stato” Il suddetto uomo, dette queste parole, si è allontanato e non abbiamo
più sentito nient’altro. Ci ha sorpreso il fatto che il comunicato stampa dell’ANSA, uscito un’ora dopo,
abbia riportato pari pari nel titolo le stesse parole pronunciate da quel personaggio. Rientrati in sede,
abbiamo informato della telefonata insolita l’assemblea del COIR della 2^ Divisione “Podgora”. Qualcuno ci
ha invitato a lasciar perdere con la seguente frase: “Fatevi i ca… vostri. Pappalardo è ormai un uomo
bruciato”. Solo oggi le riferiamo quanto sopra, poiché non abbiamo avuto prima la possibilità di incontrarla.
Ci dichiariamo sin d’ora disponibili a riferire quanto sopra alla magistratura”.
In relazione a quanto riferito dai due carabinieri, ho potuto accertare, in modo inequivocabile che lo
strano personaggio, che un’ora prima dell’uscita dell’ANSA aveva fatto con il suo cellulare quella
telefonata ad un “Presidente”, da scoprire, era un senatore dei Democratici di Sinistra, che, dopo
avere votato la legge di riordino dell’Arma, è uscito frettolosamente dal Senato, per informare chissà
chi del risultato della votazione al fine di attivarlo per far partire una campagna scandalistica contro
di me, che doveva portare all’accusa nei miei confronti di golpista. Un fatto è certo: da questa
testimonianza balza evidente che qualcuno già sapeva un’ora prima quello che avrebbe scritto l’ANSA,
come se avesse la palla di vetro.
Roma, 27 novembre 2001 - Col. Antonio Pappalardo”
Va detto che i due Appuntati riferirono tutto, punto per punto, al magistrato ordinario. Costui, da
me invitato a consultare i tabulati telefonici per scoprire chi fosse quel cialtrone di presidente che
doveva far scatenare quell’accusa ridicola contro di me, si guardò bene dal farlo, in linea con taluni
comportamenti di alcuni magistrati, che non osano toccare il potere. Per cui a tutt’oggi non so chi sia
costui, anche se con i miei avvocati siamo giunti a certe conclusioni. Questi mascalzoni mi combinarono
una terribile trappola e per qualche giorno fecero credere all’opinione pubblica che io fossi un vero
golpista. Ciò che oggi, però, mi addolora non è tanto il fatto che alcuni del governo D’Alema abbiano
ordito questa volgare messinscena contro di me, smontata dai magistrati militari in tre giorni, ma che
a questo gioco si siano prestati taluni vertici del tempo dell’Arma dei Carabinieri che a sino ad oggi non
mi hanno chiesto scusa per aver concorso ad offendere un Colonnello dei Carabinieri, che in 40 anni di
servizio ha servito con fedeltà e lealtà lo Stato.
Diceva Sciascia: “Tutti i nodi vengono al pettine, quando c’è il pettine”.
Bene costoro sappiano che il pettine potrebbe spuntare quando meno se lo aspettano!
Antonio Pappalardo