Fondazioni, Fossano dice no al piano Guzzetti
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Fondazioni, Fossano dice no al piano Guzzetti
IL FUTURO DELLE ISTITUZIONI BANCARIE Fondazioni, Fossano dice no al piano Guzzetti AL VERTICE Antonio Miglio guida la fondazione V E stato quasi un plebiscito, come ha raccontato Giuseppe Guzzetti, il presidente dell'Acri. Negli ultimi mesi il numero uno dell'associa- zione delle fondazioni bancarie si è molto speso per varare un protocollo congiunto con il ministero dell'Economia che prevedesse un'autoriforma. Quasi tutti gli 88 enti esistenti in Italia hanno dato il loro via libera, anche se una piccola parte ha tentennato un po'. Una sola però non ha sottoscritto il documento: la Fondazione Cassa di risparmio di Fossano. L'ente che controlla la banca della cittadina cuneese non ha infatti digerito l'articolo 2 del protocollo, quello che prevede che le fondazioni diversifichino maggiormente il proprio patrimonio. L'idea è infatti quella di slegarle il più possibile dagli istituti di credito da cui hanno preso vita, costringendole a destina- re alla propria banca di riferimento al massimo il 33 per cento del proprio patrimonio. Significa che chi supererà quella soglia sarà costretto a vendere le proprie quote nel giro di 3-5 anni e a puntare su qualcos'altro. L'idea però ai fossanesi non piace, tanto che il consiglio dell'ente ha approvato tutti gli articoli del protocollo tranne appunto il secondo. La Fondazione oggi controlla circa il 77 per cento della Cassa di Fossano e questa partecipazione costituisce circa l'85 per cento del suo patrimonio. Vendere più di metà della propria quota significherebbe scendere in modo vistoso e probabilmente anche perdere il controllo. (ste. p.) ACRI - SISTEMA FONDAZIONI ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 1 Biasi apre alla Popolare di Vicenza «Cariverona, impegno possibile» Dopo l'annuncio sul Banco, la Fondazione in manovra anche sull'istituto berico. «Agisce in uno dei nostri tenitori, non escludiamo l'investimento» Cariverona, Biasi apre all'intervento della Fondazione anche in Popolare di Vicenza. L'indicazione di peso, all'indomani dell'assemblea di Bpvi in fiera a Vicenza, in cui il presidente Gianni Zonin ha proposto ufficialmente la fusione con la popolare di Montebelluna, è venuta, ieri a Verona, direttamente dal presidente Paolo Biasi (che sul fronte delle liste per il rinnovo del eda di Unicredit ha detto «non abbiamo ancora deciso»). Biasi ha riconfermato l'intenzione di salire nel capitale del Banco Popolare, dopo la riduzione della quota in Unicredit imposta dalla riforma delle Fondazioni, entro la costituzione di un «nocciolo» azionario locale che presidi la banca trasformata in spa da scalate ostili. «Nel futuro della Fondazione più Banco Popolare che Unicredit? Diciamo che sono due opportunità nello stesso settore - ha risposto Biasi -. Abbiamo il dovere di diversificare i nostri investimenti e il protocollo d'intesa con l'Acri e il governo ci spinge a vendere quote di Unicredit, che adesso pesa per il 50% del nostro patrimonio e non dovrà superare il 33%. Il nostro impegno nel Banco nasce anche da necessità di questo tipo. Poi noi siamo a Verona e non possiamo che ascoltare le esigenze del territorio». Un doppio binario «sdoganato» ieri anche dall'amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, secondo cui l'investimento di Cariverona nel Banco è una mossa che «ha sicuramente senso» per un ente che è «a Verona, in Veneto: VENEZIA non lo vedo in contrapposizione con Unicredit». E ancora: «Secondo me la Fondazione finora ha mostrato prima di tutto di gestire il proprio patrimonio con molta oculatezza. Se stanno valutando questo investimento nella stessa logica non lo vedo in contrapposizione con quello in Unicredit». Ma forse è poi l'altra apertura di Biasi a rivelarsi ancor più rilevante: «La Popolare di Vicenza? Non è da escludere. Vicenza è uno dei territori della Fondazione. Un nostro intervento è possibile, magari in presenza di un progetto veneto. Se è per questo - ha sorriso Biasi - ci tirano in ballo anche per la Banca delle Marche, e pure Ancona è territorio del nostro ente». Il limite semmai è un altro: «Dobbiamo tener conto del ritorno sui nostri investimenti, n settore bancario non sta vivendo un momento splendido; ma è anche vero che sta arrivando la ripresa e c'è possibilità di vedere condizioni migliori nel settore». Fin qui Biasi, che s'inserisce a cavallo tra l'assemblea di Popolare di Vicenza, sabato scorso, e quella di Veneto Banca, sabato prossimo. A Vicenza due temi dominanti: le fusioni, con l'appello di Zonin a Veneto Banca per costituire «una grande banca veneta»; e la rabbia dei soci per il taglio del 20%, da 62,5 a 48 euro, del valore di azioni, che non si riescono più a vendere. Un tema che sarà probabilmente dominante anche sabato a Montebelluna, dove i soci sono da tempo in fibrillazione. E sulla questione prezzo, su cui anche Veneto Banca ha stabilito un taglio del 20% da 39,5 a 30,5 euro, emerge un particolare di rilievo dalla relazione alle modifiche statutarie, che il eda ha depositato per i soci. Documento che conferma come la formulazione del prezzo, deciso mercoledì scorso dal eda, sia stato imposto dalla Bce con una lettera datata 27 marzo (e giunta anche a Vicenza). Quattro righe in cui Francoforte «raccomanda fortemente - come riporta il documento depositato - al consiglio di arnrninistrazione di proporre un valore del sovrapprezzo delle azioni che tenga in debita considerazione i risultati del bilancio 2014»- Chiuso in perdita per 968 milioni di euro. Indicazione che ha fatto saltare l'idea del eda di rimandare la fissazione del prezzo a dopo la trasformazione in spa. Non per evitare un nodo scomodo, ma un modo per garantire i soci, sostiene in sostanza la relazione del eda con una spiegazione dettagliata, che non saranno emesse azioni nella fase di passaggio tra popolare e spa, magari in pacchetti consistenti, tali da determinare in automatico, dopo la trasformazione in spa, il controllo sulla banca. Il eda conferma comunque la linea di garanzia verso i soci, sostenendo che «non darà luogo ad alcun aumento di capitale ordinario o per apertura di libro». Sul fronte poi della difficoltà di vendere le azioni, la relazione del eda ai soci conferma che «la banca sta mettendo a punto un sistema di scambi organizzati che possa agevolare la negoziazione». ACRI - SISTEMA FONDAZIONI ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 2 Federico Nicoletti © RIPRODUZIONE RISERVATA -...-' Popolari spa Nella foto grande, Paolo Biasi, presidente Cariverona; qui sopra, dall'alto, Federico Ghizzoni, Gianni Zonin e Pier Francesco Saviotti Uiiisi api? filiti Popolare di Vicenza ' «Cariverona. impegno possibile* // " WS* i m ACRI - SISTEMA FONDAZIONI ACRI - SISTEMA FONDAZIONI Pag. 3 INTESA Compagnia San Paolo cede 0,13% La C o m p a g n i a di S a n Paolo, «nell'ambito del prog r a m m a di gestione attiva di parte della partecipazione detenuta in Intesa Sanpaolo», h a ceduto, da giugno 2014, 20 milioni di azioni della banca, pari allo 0,13% del capitale ordinario. Le operazioni, autorizzate dal ministero dell'economia e delle finanze nel maggio 2014 per u n m a s s i m o di 32.570.000 azioni, h a n n o prodotto u n incasso netto per la Fondazione di 51,5 min e u n a plusvalenza di 6,1. La C o m p a g n i a di S a n Paolo h a quindi l'autorizzazione del m i n i s t e r o di cedere u n ulteriore blocco di 12.570.000 titoli. Il prog r a m m a di gestione attiva della partecipazione in Intesa Sanpaolo h a permesso di incassare, nello stesso periodo, premi netti per 9,7 min. La partecipazione in Intesa Sanpaolo ora detenuta dalla Compagnia è del 9,38% delle azioni ordinarie. FONDAZIONI DI ORIGINE BANCARIA FONDAZIONI DI ORIGINE BANCARIA Pag. 4 Banche/1. In corsoi colloqui preliminari: pronte Mediobanca per Vicenza e Rothschild per Veneto Banca Popolari, in arrivo gli advisor per le fusioni dvisor in movimento. La A stagione del risiko bancario è alle porte, come preannunciato dai principali banchieri nel corso del weekend in occasioni delle assemblee dei soci. Ecco perchè le banche popolari sono ai colloqui preliminari per la selezione delle banche d'affari che dovranno aiutare nel pro- cesso di consolidamento. Mentre Popolare di Vicenza e Veneto Banca si sono già mosse (assegnando il mandato rispettivamente a Mediobanca e Rothschild),gli al tri gruppidel credito sceglieranno gli advisor neiprossimi giorni. Inpoleposition per Bpm c'è Piazzetta Cuccia, così come per il Banco Po- polare, che potrebbe trovare supporto anche nella banca d'affari svizzera Ubs. Bper non ha ancora alzato il velo sulle proprie scelte, ma gli addetti ai lavori guardano a Mediobanca, Citigroup e Jp Morgan. In movimento nelsettore anche Lazard, Credit Suisse e Goldman Sachs. Luca Davi • pagina 26 A Piazza Affari La performance di borsa delle popolari quotate (esclusa Etruria, sospesa da metà febbraio). Dall'avvio della riforma* Ubi Banca • W >< Banco Popolare 27,67 36,67 (*) Apertura del 19gennaio Banca Pop. : Banca pop. Banca Pop. Credito di Sondrio : dell'E. R. di Milano Valletti nese 37,46 45,37 49,77 Fonte: elaborazione ufficio studi del Sole 24 Ore Credito. In corso i colloqui preliminari per la selezione dei consulenti che disegneranno il risiko bancario Popolari, gli advisor per le fusioni Mediobanca per Vicenza, Rothschild per Veneto Banca - A breve le scelte di Bpm e Banco Luca Davi ^All'indomani della tornata assembleare del weekend - che ha coinvolto Banco Popolare, Bpm, Popolare Vicenza e Creval - lebanche popolari italiane si preparano al risiko del comparto. Agli incontriinform ali di queste settimane («in questa fase tutti parlano con tutti», ha riconosciuto l'ad del Banco Pier Francesco Saviotti), seguiranno ora valutazioni più approfondite. Una volta conclusa la serie di appuntamenti assembleare di aprile «credo che tutti questi contatti dovranno concretizzarsi, trasformarsi in qualcosa dipiù vero», ha aggiunto il manager al termine dell'assemblea di Novara. «Da domani ci dedicheremo ad esaminare tutte le opportunità», gli ha fatto eco l'ad di Bpm, Giuseppe Castagna, al termine dell'assise dei soci a Milano. Per "fidanzarsi" serve però un aiutante. Ecco perchè il primo passo per tutti è la scelta degli ad visor, i consulenti il cui compito è quello di accompagnare gli istituti nella selezione del partnerpiùadatto.Neiprossimigiorni sia il Banco che Pop Milano alzeranno il velo sulle nomine. E così, nelle prossime settimane, dovrebbero fare gli altri istituti coinvolti nel processo di consolidamento, da Bper a Ubi. Alcune banche, in verità, si sono già mosse, spinte dall'urgenza LO SCENARIO Piazzetta Cuccia in pole per Bpm; Ubs trai candidati perilBanco; Mediobanca, Citi eJpMorgan per Bper; ma si fannoavanti anche Lazard, Credit Suisse e Goldman SISTEMA BANCARIO della trasformazione in Spa. Popolare di Vicenza a metà marzo ha individuato in Mediobanca l'advisor «per analizzare le opzioni strategiche, considerato lo scenario bancario attuale e prospettico». E così ha fatto anche Veneto Banca, che ha affidato a Rothschild il mandato per esplorare le opportunità del mercato «in vista del probabile consolidamento del settore». Per ora non c'è alcuna conferma ufficiale ma in pole position per Piazza Meda, secondo diversi rumors di mercato, rimane Mediobanca, con cui i rapporti sono storicamente consolidati. Analoga la situazione per il Banco, che potrebbe trovare anche l'appoggio diUbs,ancheallaluce del rapporto difiducia che esiste, sin dai tempi della Comit e poi in Merrill Lynch, tra Saviotti e il ceo Pag. 5 dell'investment bank svizzera Andrea Orcel. In movimento è anche Bper, al tropotenzialeprotagonista del risiko bancario che sta per scattare. A Modena per ora tutto tace, ma non è un mistero che il clima sia buono con Mediobanca, Citigroup e JP Morgan, tre banche d'affari che non a caso hanno formato il consorzio di garanzia in occasione dell'aumento di capitale da 750 milioni varato lo scorso anno. Va detto che la fase dei colloqui tra popolari e investment bankè ancora in uno stadio preli- minare. L'intera mappa di corrispondenze potrebbe essere soggetta a cambiamenti anche per evitare possibili sovrapposizioni di advisory tra piazze potenzialmente interessate tra loro. E visto cheleprospettivedelrisiko bancario appaiono ancora fluide, non è da escludere che anche altre banche d'affari entrino in partita. In movimento ci sono ad esempio Lazard, Credit Suisse o Goldman Sachs, solo per citarne alcuni, che potrebbero rivelarsi outsider. L'attenzione del mercato in- SISTEMA BANCARIO tanto è concentrata sulla seconda tornata assembleare del comparto, prevista per questo fine settimana. Sabato 18 ci saranno le assise dei soci di Banca Popolare dell'Emilia Romagna, Banca Popolare di Sondrio e Veneto Banca. Proprio al management dell'istituto di Montebelluna toccherà rispondere all'invito lanciato sabato scorso dal presidente di PopVi Gianni Zonin, che ha aperto all'ipotesi di una fusione tra le due banche popolari non quotate. ^ft@lucaaldodavi Pag. 6 L'intervista Moltrasio, presidente della Sorveglianza, in vista dell'assemblea: «la riforma? Ci ha colti di sorpresa» Ubi Banca, Spa entro un anno «Passaggio epocale». Aggregazioni indispensabili, ma ancora nessun dossier aperto di Stefano Ravaschio S pa e acquisizioni saranno «convitati di pietra» all'assemblea di Ubi del 25 aprile . «Rispetto alle ultime due, per le nomine e per la riforma dello statuto, la riunione quest'anno ha un richiamo differente», ammette il presidente del consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio. continua alle pagine 2 e 3 L'intervista I Andrea Moltrasio Il presidente della Sorveglianza Entro un anno la trasformazione, «passaggio epocale» per la banca «Ubi diventerà una Spa prima delle nomine Crescita indispensabile ma non ci sono dossier» SEGUE DALLA PRIMA «Facciamo un appello ai soci — prosegue Moltrasio —, perché la partecipazione ridotta è un limite delle banche popolari, come evidenziato anche dal governatore». Per questo avete alzato subito a 10 il tetto delle deleghe? «Secondo alcuni Dareri era un obbligo, dato che la legge era ormai in vigore. Con più deleghe, c'è più partecipazione, ma ci sono anche problemi di gestione. Per questo abbiamo introdotto un'ulteriore verifica alla sottoscrizione». Una scelta legata all'indagine sulle deleghe per l'assemblea del 2013? «Era già stato deciso dopo SISTEMA BANCARIO che avevamo portato le deleghe da 3 a 5. Sono questioni comunque che cadranno con la trasformazione in Spa». Quando la prevedete? «H decreto ci ha colto all'improvviso. Non avevamo un progetto di trasformazione: stavamo procedendo con l'autoriforma lungo un percorso lineare. Il d e c r e t o ha c r e a t o Pag. 7 turbolenza nel sistema e sono inevitabili alcuni mesi per riportare ordine e rigore. Ovviamente per noi è un passaggio epocale. 118 mesi per l'adeguamento decorrono dall'emanazione dei decreti attuativi, attesi entro maggio. Dovremo rivedere lo statuto e ci sono tempi tecnici. Se non sarà a fine 2015, sarà l'anno prossimo. L'importante è che tutto sia fatto bene» Nell'assemblea della primavera 2016 ci saranno anche le nomine. Saranno fatte da una Spa? «L'orientamento sarebbe che i consigli attuali finiscano il mandato. Nel primo consiglio di sorveglianza dopo il decreto, il 3 febbraio, c'è stata condivisione sul percorso di autoriforma già effettuato e su un indmzzo di equilibrio a difesa delle esigenze del territorio e degli stakeholder (portatori d'interesse ndr)» Prima la Spa o prima le fusioni? «Premesso che al momento non c'è nulla sul tavolo, il Consiglio si è riservato di verificare tutte le operazioni che non alterino il profilo di rischio». Quindi niente Montepaschi? «Questo lo dice lei. Non è detto quale sia l'operazione più rischiosa. Qualunque scelta venga fatta, la condizione è creare valore. Ubi è riuscita a farlo, negli 8 anni dalla fusione, nonostante la crisi. Anche l'aumento di capitale da un miliardo del 2011 ha generato valore. Non intendiamo disperdere patrimonio». Un'acquisizione è indispensabile? «In Italia c'è una concentrazione del credito inferiore all'Europa. Lo spirito del decreto delle Popolari apre ad aggregazioni perché la concentrazione può portare a un rafforzamento patrimoniale. Sono d'accordo con le motivazioni della legge anche quando pone il pro- blema di superare il rischio di aggregazioni di soci che esercitino un'influenza superiore al loro impegno patrimoniale e per obiettivi esterni agli interessi della banca». Su cosa non è d'accordo? «Innanzitutto sul metodo: non c'era bisogno di un decreto, che sa di dirigismo. E non sono d'accordo, per quanto ci riguarda, quando si parla di Popolari lontane del territorio o board inadeguati. Situazioni di questo genere si sono semmai registrate in alcune Spa». Siete al centro dei possibili sono state 852... «C'erano condizioni allo scivolo molto vantaggiose ed hanno contribuito, credo, le incertezze sul sistema pensionistico». Avete fatto indagini interne a seguito delle inchieste della procura, anche se i fatti riguardano questioni antecedenti all'entrata in carica dei consigli? «Sì, e non abbiamo riscontrato violazioni delle regole chiare che erano state emesse. Il controllo delle deleghe all'entrata dell'assemblea ne ha bloccato una settantina: nessumatrimoni tra Popolari: an- na delega in bianco è passata. che Saviotti, ad del Banco ha Siamo certi del corretto comdetto che un'unione con Ubi portamento all'interno della non sarebbe da escludere. banca. Non possiamo sapere «A pensare troppo ai matri- cosa sia successo tra gli 80 mila moni si rischia di restare sin- soci». gle. In ogni caso è un tema da E sulle altre inchieste? affrontare dopo la stagione «Siamo tranquilli. Sul predelle assemblee. Negli ultimi sunto ostacolo alla vigilanza rimesi, per la riforma, ci sono teniamo che la banca sia stata stati molti colloqui con i vertici invece assolutamente traspadelle altre Popolari, utili per rente: tutto era e sarà noto. Sulconoscerci meglio. Ho trovato le altre questioni abbiamo spieuna vicinanza comune: c'è lo gato le ragioni della banca». stesso Dna e parlare lo stesso Lei è stato anche chiamato linguaggio può aprire prospet- in causa per 1' acquisto di 8 tive». mila azioni prima dell'annunVedrebbe bene una fusione cio del decreto. Come è finita? generale? «Ciò non ha nulla a che vede«Non è stata scelta una stra- re con le indagini ed è una vera da, quindi sono tutte aperte. Ci sciocchezza. Il modesto acquisono comunque cinque ele- sto era stato comunicato seconmenti di riflessione che vedo do le regole ed è avvenuto in alla base di ogni possibile valu- quel periodo per pura combitazione: l'affinità culturale, l'in- nazione. Chiaramente non avecertezza sugli attivi, l'esposizio- vo il minimo sospetto dell'emane sui bond statali diventata nazione del decreto nei giorni elemento discriminante in Eu- successivi». ropa, i conti sul capitale necesCon la Spa cambieranno gli sario, perché avevamo un core equilibri nel corpo sociale. tier 1 al 696 nel 2007 e ora siamo Cosa succederà? sopra il 1296, ma la tendenza fu«Ci sono due scuole di pentura è di richieste ancora mag- siero. C'è chi punta al nocciolo giori, e infine la squadra mana- duro e c'è chi è per un' apertura geriale. Per me è un punto di completa, magari anche di tipo orgoglio che tra il top management ci siano giovani e donne internazionale. Ci sono prò e contro in entrambi i casi. Dicon alta qualificazione». Però c'è stata una corsa alle pende anche dagli obiettivi. Se dimissioni volontarie: su 500 il nocciolo duro fosse un grupuscite concordate le richieste po di soci unito per preservare SISTEMA BANCARIO Pag. 8 la cultura aziendale vicina ai clienti, alle Pmi, al territorio e con una sensibilità sociale alta, potrebbe essere un contributo alla stabilità». Il limite del diritto di voto al 5% può servire come argine? «Permette di evitare raid speculativi, ma cade in caso di un'Opa (offerta pubblica d'acquisto ndr). Avrei visto bene concedere, almeno come opzione, il voto scaglionato, con proporzionalità decrescente, come formula di passaggio dal voto capitario. Questo per superare una prima fase di assestamento che rischia di essere molto delicata». Anche tra i soci di Ubi ci sono favorevoli alla Spa. «Ci sono a Brescia e a Bergamo famiglie con impegno patrimoniale elevato e legittima aspirazione di avere un peso adeguato. Ma in un istituto che ha una capitalizzazione di 6,8 miliardi avere lo 0,596 non ba- sta. Il problema diventerà quindi vedere se c'è comunione di interessi, come sono sicuro ci sia, tra le componenti ex Lombarda ed ex Bpu per una stabilità dell'azionariato». Si sta già muovendo in qualche modo l'azionariato? «Siamo ancora nella fase della turbolenza, penso si aspetti maggiore chiarezza». Il mese prossimo ci sarà la fusione tra rw Bank e Ubi Private Investment. Nessuna fusione tra le banche reti? «Abbiamo fatto un grande lavoro nella semplificazione delle controllate, scese da 54 a 26, con un dimezzamento di conseguenza di consigli e compensi. Con l'unificazione delle procedure si sono creati i presupposti per effettuare accorpamenti anche tra le banche reti. La questione non è tecnica, ma di opportunità strategica e commerciale». Il bilancio 2014 è il primo non approvato all'unanimità dal consiglio. Vi ha sorpresi? «Sorpresi per la sede. Il bilancio è la rappresentazione contabile corrispondente alla sottostante operatività economica. La correttezza della rappresentazione è stata riconosciuta all'unanimità. Si sono volute contestare scelte strategiche e di o r i e n t a m e n t o gestionale, sempre discusse e approvate nei consigli. Mi è apparsa una votazione di carattere politico, ma una banca non è un consiglio comunale» Un'altra contestazione riguarda l'assenza di un piano industriale formale. «Ingabbiare i continui cambiamenti in un documento rischia di trasformarlo in un esercizio di stile poco applicabile. Meglio è seguire le linee strategiche individuate all'interno con la possibilità di adeguarsi alle trasformazione». Stefano Ravaschio © RIPRODUZIONE RISERVATA Nuovi equilibri nell'azionariato C'è chi punta al nocciolo duro e chi è per un'apertura completa, magari anche di tipo internazionale. Ci sono prò e contro. Un gruppo di soci unito per preservare la cultura aziendale vicina al territorio e con una sensibilità sociale alta potrebbe essere un contributo alla stabilità SISTEMA BANCARIO Pag. 9 numeri del gruppo Impieghi (in miliardi di euro) Raccolta (In miliardi di euro) 158 98 ' • 164,25 169,1 88,42 2012 2013 2014 2012 SISTEMA BANCARIO 2013 2014 Pag. 10 Valore per azione in euro rt'Ar La sede Il quartier generale di Ubi Banca in piazza Vittorio Veneto SISTEMA BANCARIO Pag. 11 Presidente Andrea Moltrasio, classe 1956, guida il consiglio di sorveglianza di Ubi dal 2013. Dal 2007 al 2010 era stato consigliere di sorveglianza passando poi al consiglio digestione. Laureato in ingegneria chimica, è consigliere delegato della Icro Coatings e della Clinica Castelli La scheda ^ = • L'assemblea annuale di Ubi Banca si terrà il 25 aprile alle 9,30 alla Fiera Nuova, dove torna (foto) dopo un anno di alternanza con Brescia • All'ordine del giorno tra l'altro la proposta di distribuzione del dividendo, norme sui compensi e modifiche statutarie • I soci aventi diritto di voto in assemblea sono 79.844 SISTEMA BANCARIO • Per la prima volta sono previste tre sedi (Fiera di Brescia, Ata Hotel di Pero, in provincia di Milano, ePalaBredi Cuneo)da dove si può assistere ai lavori in teleconferenza e votare, ma non prendere la parola BERGAMO JL0£l"fc Pag. 12