Fondazioni, Fossano dice no al piano Guzzetti

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Fondazioni, Fossano dice no al piano Guzzetti
IL FUTURO DELLE ISTITUZIONI BANCARIE
Fondazioni, Fossano dice no al piano Guzzetti
AL VERTICE
Antonio Miglio
guida la fondazione
V
E
stato quasi un plebiscito, come
ha raccontato Giuseppe Guzzetti, il presidente dell'Acri. Negli ultimi mesi il numero uno dell'associa-
zione delle fondazioni bancarie si è
molto speso per varare un protocollo congiunto con il ministero
dell'Economia che prevedesse
un'autoriforma. Quasi tutti gli 88
enti esistenti in Italia hanno dato il
loro via libera, anche se una piccola
parte ha tentennato un po'. Una sola però non ha sottoscritto il documento: la Fondazione Cassa di risparmio di Fossano.
L'ente che controlla la banca della cittadina cuneese non ha infatti
digerito l'articolo 2 del protocollo,
quello che prevede che le fondazioni diversifichino maggiormente il
proprio patrimonio. L'idea è infatti
quella di slegarle il più possibile dagli istituti di credito da cui hanno
preso vita, costringendole a destina-
re alla propria banca di riferimento
al massimo il 33 per cento del proprio patrimonio. Significa che chi supererà quella soglia sarà costretto a
vendere le proprie quote nel giro di
3-5 anni e a puntare su qualcos'altro.
L'idea però ai fossanesi non piace, tanto che il consiglio dell'ente
ha approvato tutti gli articoli del
protocollo tranne appunto il secondo. La Fondazione oggi controlla circa il 77 per cento della Cassa di Fossano e questa partecipazione costituisce circa l'85 per cento del suo patrimonio. Vendere più di metà della
propria quota significherebbe scendere in modo vistoso e probabilmente anche perdere il controllo.
(ste. p.)
ACRI - SISTEMA FONDAZIONI
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Biasi apre alla Popolare di Vicenza
«Cariverona, impegno possibile»
Dopo l'annuncio sul Banco, la Fondazione in manovra anche sull'istituto
berico. «Agisce in uno dei nostri tenitori, non escludiamo l'investimento»
Cariverona, Biasi apre
all'intervento della Fondazione
anche in Popolare di Vicenza.
L'indicazione di peso, all'indomani dell'assemblea di Bpvi in
fiera a Vicenza, in cui il presidente Gianni Zonin ha proposto ufficialmente la fusione
con la popolare di Montebelluna, è venuta, ieri a Verona, direttamente dal presidente Paolo Biasi (che sul fronte delle liste per il rinnovo del eda di
Unicredit ha detto «non abbiamo ancora deciso»). Biasi ha
riconfermato l'intenzione di
salire nel capitale del Banco
Popolare, dopo la riduzione
della quota in Unicredit imposta dalla riforma delle Fondazioni, entro la costituzione di
un «nocciolo» azionario locale
che presidi la banca trasformata in spa da scalate ostili. «Nel
futuro della Fondazione più
Banco Popolare che Unicredit?
Diciamo che sono due opportunità nello stesso settore - ha
risposto Biasi -. Abbiamo il dovere di diversificare i nostri investimenti e il protocollo d'intesa con l'Acri e il governo ci
spinge a vendere quote di Unicredit, che adesso pesa per il
50% del nostro patrimonio e
non dovrà superare il 33%. Il
nostro impegno nel Banco nasce anche da necessità di questo tipo. Poi noi siamo a Verona
e non possiamo che ascoltare
le esigenze del territorio».
Un doppio binario «sdoganato» ieri anche dall'amministratore delegato di Unicredit,
Federico Ghizzoni, secondo cui
l'investimento di Cariverona
nel Banco è una mossa che «ha
sicuramente senso» per un ente che è «a Verona, in Veneto:
VENEZIA
non lo vedo in contrapposizione con Unicredit». E ancora:
«Secondo me la Fondazione finora ha mostrato prima di tutto di gestire il proprio patrimonio con molta oculatezza. Se
stanno valutando questo investimento nella stessa logica
non lo vedo in contrapposizione con quello in Unicredit».
Ma forse è poi l'altra apertura di Biasi a rivelarsi ancor più
rilevante: «La Popolare di Vicenza? Non è da escludere. Vicenza è uno dei territori della
Fondazione. Un nostro intervento è possibile, magari in
presenza di un progetto veneto. Se è per questo - ha sorriso
Biasi - ci tirano in ballo anche
per la Banca delle Marche, e
pure Ancona è territorio del
nostro ente». Il limite semmai
è un altro: «Dobbiamo tener
conto del ritorno sui nostri investimenti, n settore bancario
non sta vivendo un momento
splendido; ma è anche vero che
sta arrivando la ripresa e c'è
possibilità di vedere condizioni
migliori nel settore».
Fin qui Biasi, che s'inserisce
a cavallo tra l'assemblea di Popolare di Vicenza, sabato scorso, e quella di Veneto Banca, sabato prossimo. A Vicenza due
temi dominanti: le fusioni, con
l'appello di Zonin a Veneto Banca per costituire «una grande
banca veneta»; e la rabbia dei
soci per il taglio del 20%, da
62,5 a 48 euro, del valore di
azioni, che non si riescono più
a vendere. Un tema che sarà
probabilmente dominante anche sabato a Montebelluna, dove i soci sono da tempo in fibrillazione. E sulla questione
prezzo, su cui anche Veneto
Banca ha stabilito un taglio del
20% da 39,5 a 30,5 euro, emerge un particolare di rilievo dalla relazione alle modifiche statutarie, che il eda ha depositato
per i soci. Documento che conferma come la formulazione
del prezzo, deciso mercoledì
scorso dal eda, sia stato imposto dalla Bce con una lettera datata 27 marzo (e giunta anche a
Vicenza). Quattro righe in cui
Francoforte «raccomanda fortemente - come riporta il documento depositato - al consiglio
di arnrninistrazione di proporre un valore del sovrapprezzo
delle azioni che tenga in debita
considerazione i risultati del
bilancio 2014»- Chiuso in perdita per 968 milioni di euro. Indicazione che ha fatto saltare
l'idea del eda di rimandare la
fissazione del prezzo a dopo la
trasformazione in spa. Non per
evitare un nodo scomodo, ma
un modo per garantire i soci,
sostiene in sostanza la relazione del eda con una spiegazione
dettagliata, che non saranno
emesse azioni nella fase di passaggio tra popolare e spa, magari in pacchetti consistenti,
tali da determinare in automatico, dopo la trasformazione in
spa, il controllo sulla banca. Il
eda conferma comunque la linea di garanzia verso i soci, sostenendo che «non darà luogo
ad alcun aumento di capitale
ordinario o per apertura di libro». Sul fronte poi della difficoltà di vendere le azioni, la relazione del eda ai soci conferma che «la banca sta mettendo
a punto un sistema di scambi
organizzati che possa agevolare la negoziazione».
ACRI - SISTEMA FONDAZIONI
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Federico Nicoletti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Popolari spa
Nella foto
grande, Paolo
Biasi,
presidente
Cariverona; qui
sopra, dall'alto,
Federico
Ghizzoni,
Gianni Zonin e
Pier Francesco
Saviotti
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«Cariverona. impegno possibile*
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INTESA
Compagnia
San Paolo
cede 0,13%
La C o m p a g n i a di S a n
Paolo, «nell'ambito del prog r a m m a di gestione attiva
di parte della partecipazione detenuta in Intesa Sanpaolo», h a ceduto, da giugno
2014, 20 milioni di azioni
della banca, pari allo 0,13%
del capitale ordinario. Le
operazioni, autorizzate dal
ministero dell'economia e
delle finanze nel maggio
2014 per u n m a s s i m o di
32.570.000 azioni, h a n n o
prodotto u n incasso netto
per la Fondazione di 51,5
min e u n a plusvalenza di
6,1.
La C o m p a g n i a di S a n
Paolo h a quindi l'autorizzazione del m i n i s t e r o di
cedere u n ulteriore blocco
di 12.570.000 titoli. Il prog r a m m a di gestione attiva
della partecipazione in Intesa Sanpaolo h a permesso di
incassare, nello stesso periodo, premi netti per 9,7 min.
La partecipazione in Intesa
Sanpaolo ora detenuta dalla Compagnia è del 9,38%
delle azioni ordinarie.
FONDAZIONI DI ORIGINE BANCARIA
FONDAZIONI DI ORIGINE BANCARIA
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Banche/1. In corsoi colloqui preliminari: pronte Mediobanca per Vicenza e Rothschild per Veneto Banca
Popolari, in arrivo gli advisor per le fusioni
dvisor in movimento. La
A
stagione del risiko bancario è alle porte, come preannunciato dai principali banchieri
nel corso del weekend in occasioni delle assemblee dei soci.
Ecco perchè le banche popolari
sono ai colloqui preliminari per
la selezione delle banche d'affari che dovranno aiutare nel pro-
cesso di consolidamento. Mentre Popolare di Vicenza e Veneto Banca si sono già mosse (assegnando
il
mandato
rispettivamente a Mediobanca
e Rothschild),gli al tri gruppidel
credito sceglieranno gli advisor
neiprossimi giorni. Inpoleposition per Bpm c'è Piazzetta Cuccia, così come per il Banco Po-
polare, che potrebbe trovare
supporto anche nella banca
d'affari svizzera Ubs. Bper non
ha ancora alzato il velo sulle
proprie scelte, ma gli addetti ai
lavori guardano a Mediobanca,
Citigroup e Jp Morgan. In movimento nelsettore anche Lazard,
Credit Suisse e Goldman Sachs.
Luca Davi • pagina 26
A Piazza Affari
La performance di borsa delle popolari quotate (esclusa Etruria,
sospesa da metà febbraio). Dall'avvio della riforma*
Ubi
Banca
•
W
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Banco
Popolare
27,67
36,67
(*) Apertura del 19gennaio
Banca Pop. : Banca pop. Banca Pop. Credito
di Sondrio : dell'E. R. di Milano Valletti nese
37,46
45,37
49,77
Fonte: elaborazione ufficio studi del Sole 24 Ore
Credito. In corso i colloqui preliminari per la selezione dei consulenti che disegneranno il risiko bancario
Popolari, gli advisor per le fusioni
Mediobanca per Vicenza, Rothschild per Veneto Banca - A breve le scelte di Bpm e Banco
Luca Davi
^All'indomani della tornata
assembleare del weekend - che
ha coinvolto Banco Popolare,
Bpm, Popolare Vicenza e Creval - lebanche popolari italiane si
preparano al risiko del comparto. Agli incontriinform ali di queste settimane («in questa fase
tutti parlano con tutti», ha riconosciuto l'ad del Banco Pier
Francesco Saviotti), seguiranno
ora valutazioni più approfondite. Una volta conclusa la serie di
appuntamenti assembleare di
aprile «credo che tutti questi
contatti dovranno concretizzarsi, trasformarsi in qualcosa dipiù
vero», ha aggiunto il manager al
termine dell'assemblea di Novara. «Da domani ci dedicheremo
ad esaminare tutte le opportunità», gli ha fatto eco l'ad di Bpm,
Giuseppe Castagna, al termine
dell'assise dei soci a Milano.
Per "fidanzarsi" serve però un
aiutante. Ecco perchè il primo
passo per tutti è la scelta degli
ad visor, i consulenti il cui compito è quello di accompagnare gli
istituti nella selezione del partnerpiùadatto.Neiprossimigiorni sia il Banco che Pop Milano alzeranno il velo sulle nomine. E
così, nelle prossime settimane,
dovrebbero fare gli altri istituti
coinvolti nel processo di consolidamento, da Bper a Ubi.
Alcune banche, in verità, si sono già mosse, spinte dall'urgenza
LO SCENARIO
Piazzetta Cuccia in pole per Bpm;
Ubs trai candidati perilBanco;
Mediobanca, Citi eJpMorgan per
Bper; ma si fannoavanti anche
Lazard, Credit Suisse e Goldman
SISTEMA BANCARIO
della trasformazione in Spa. Popolare di Vicenza a metà marzo
ha individuato in Mediobanca
l'advisor «per analizzare le opzioni strategiche, considerato lo
scenario bancario attuale e prospettico». E così ha fatto anche
Veneto Banca, che ha affidato a
Rothschild il mandato per esplorare le opportunità del mercato
«in vista del probabile consolidamento del settore».
Per ora non c'è alcuna conferma ufficiale ma in pole position
per Piazza Meda, secondo diversi rumors di mercato, rimane
Mediobanca, con cui i rapporti
sono storicamente consolidati.
Analoga la situazione per il Banco, che potrebbe trovare anche
l'appoggio diUbs,ancheallaluce
del rapporto difiducia che esiste,
sin dai tempi della Comit e poi in
Merrill Lynch, tra Saviotti e il ceo
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dell'investment bank svizzera
Andrea Orcel. In movimento è
anche Bper, al tropotenzialeprotagonista del risiko bancario che
sta per scattare. A Modena per
ora tutto tace, ma non è un mistero che il clima sia buono con Mediobanca, Citigroup e JP Morgan, tre banche d'affari che non a
caso hanno formato il consorzio
di garanzia in occasione dell'aumento di capitale da 750 milioni
varato lo scorso anno.
Va detto che la fase dei colloqui tra popolari e investment
bankè ancora in uno stadio preli-
minare. L'intera mappa di corrispondenze potrebbe essere soggetta a cambiamenti anche per
evitare possibili sovrapposizioni di advisory tra piazze potenzialmente interessate tra loro. E
visto cheleprospettivedelrisiko
bancario appaiono ancora fluide, non è da escludere che anche
altre banche d'affari entrino in
partita. In movimento ci sono ad
esempio Lazard, Credit Suisse o
Goldman Sachs, solo per citarne
alcuni, che potrebbero rivelarsi
outsider.
L'attenzione del mercato in-
SISTEMA BANCARIO
tanto è concentrata sulla seconda tornata assembleare del comparto, prevista per questo fine
settimana. Sabato 18 ci saranno le
assise dei soci di Banca Popolare
dell'Emilia Romagna, Banca Popolare di Sondrio e Veneto Banca. Proprio al management dell'istituto di Montebelluna toccherà rispondere all'invito lanciato sabato scorso dal
presidente di PopVi Gianni Zonin, che ha aperto all'ipotesi di
una fusione tra le due banche popolari non quotate.
^ft@lucaaldodavi
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L'intervista Moltrasio, presidente della Sorveglianza, in vista dell'assemblea: «la riforma? Ci ha colti di sorpresa»
Ubi Banca, Spa entro un anno
«Passaggio epocale». Aggregazioni indispensabili, ma ancora nessun dossier aperto
di Stefano Ravaschio
S
pa e acquisizioni saranno «convitati di pietra» all'assemblea di Ubi del 25 aprile . «Rispetto alle ultime due, per le nomine e per la riforma dello statuto, la riunione quest'anno ha
un richiamo differente», ammette il presidente
del consiglio di sorveglianza Andrea Moltrasio.
continua alle pagine 2 e 3
L'intervista I Andrea Moltrasio
Il presidente della Sorveglianza
Entro un anno la trasformazione, «passaggio epocale» per la banca
«Ubi diventerà una Spa
prima delle nomine
Crescita indispensabile
ma non ci sono dossier»
SEGUE DALLA PRIMA
«Facciamo un appello ai soci
— prosegue Moltrasio —, perché la partecipazione ridotta è
un limite delle banche popolari, come evidenziato anche dal
governatore».
Per questo avete alzato subito a 10 il tetto delle deleghe?
«Secondo alcuni Dareri era
un obbligo, dato che la legge
era ormai in vigore. Con più
deleghe, c'è più partecipazione, ma ci sono anche problemi
di gestione. Per questo abbiamo introdotto un'ulteriore verifica alla sottoscrizione».
Una scelta legata all'indagine sulle deleghe per l'assemblea del 2013?
«Era già stato deciso dopo
SISTEMA BANCARIO
che avevamo portato le deleghe
da 3 a 5. Sono questioni comunque che cadranno con la
trasformazione in Spa».
Quando la prevedete?
«H decreto ci ha colto all'improvviso. Non avevamo un progetto di trasformazione: stavamo procedendo con l'autoriforma lungo un percorso lineare. Il d e c r e t o ha c r e a t o
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turbolenza nel sistema e sono
inevitabili alcuni mesi per riportare ordine e rigore. Ovviamente per noi è un passaggio
epocale. 118 mesi per l'adeguamento decorrono dall'emanazione dei decreti attuativi, attesi entro maggio. Dovremo rivedere lo statuto e ci sono tempi
tecnici. Se non sarà a fine 2015,
sarà l'anno prossimo. L'importante è che tutto sia fatto bene»
Nell'assemblea della primavera 2016 ci saranno anche
le nomine. Saranno fatte da
una Spa?
«L'orientamento sarebbe
che i consigli attuali finiscano
il mandato. Nel primo consiglio di sorveglianza dopo il decreto, il 3 febbraio, c'è stata
condivisione sul percorso di
autoriforma già effettuato e su
un indmzzo di equilibrio a difesa delle esigenze del territorio e degli stakeholder (portatori d'interesse ndr)»
Prima la Spa o prima le fusioni?
«Premesso che al momento
non c'è nulla sul tavolo, il Consiglio si è riservato di verificare
tutte le operazioni che non alterino il profilo di rischio».
Quindi niente Montepaschi?
«Questo lo dice lei. Non è
detto quale sia l'operazione più
rischiosa. Qualunque scelta
venga fatta, la condizione è creare valore. Ubi è riuscita a farlo,
negli 8 anni dalla fusione, nonostante la crisi. Anche l'aumento di capitale da un miliardo del 2011 ha generato valore.
Non intendiamo disperdere
patrimonio».
Un'acquisizione è indispensabile?
«In Italia c'è una concentrazione del credito inferiore all'Europa. Lo spirito del decreto
delle Popolari apre ad aggregazioni perché la concentrazione
può portare a un rafforzamento patrimoniale. Sono d'accordo con le motivazioni della legge anche quando pone il pro-
blema di superare il rischio di
aggregazioni di soci che esercitino un'influenza superiore al
loro impegno patrimoniale e
per obiettivi esterni agli interessi della banca».
Su cosa non è d'accordo?
«Innanzitutto sul metodo:
non c'era bisogno di un decreto, che sa di dirigismo. E non
sono d'accordo, per quanto ci
riguarda, quando si parla di Popolari lontane del territorio o
board inadeguati. Situazioni di
questo genere si sono semmai
registrate in alcune Spa».
Siete al centro dei possibili
sono state 852...
«C'erano condizioni allo scivolo molto vantaggiose ed hanno contribuito, credo, le incertezze sul sistema pensionistico».
Avete fatto indagini interne
a seguito delle inchieste della
procura, anche se i fatti riguardano questioni antecedenti all'entrata in carica dei
consigli?
«Sì, e non abbiamo riscontrato violazioni delle regole
chiare che erano state emesse.
Il controllo delle deleghe all'entrata dell'assemblea ne ha
bloccato una settantina: nessumatrimoni tra Popolari: an- na delega in bianco è passata.
che Saviotti, ad del Banco ha Siamo certi del corretto comdetto che un'unione con Ubi portamento all'interno della
non sarebbe da escludere.
banca. Non possiamo sapere
«A pensare troppo ai matri- cosa sia successo tra gli 80 mila
moni si rischia di restare sin- soci».
gle. In ogni caso è un tema da
E sulle altre inchieste?
affrontare dopo la stagione
«Siamo tranquilli. Sul predelle assemblee. Negli ultimi sunto ostacolo alla vigilanza rimesi, per la riforma, ci sono teniamo che la banca sia stata
stati molti colloqui con i vertici invece assolutamente traspadelle altre Popolari, utili per rente: tutto era e sarà noto. Sulconoscerci meglio. Ho trovato le altre questioni abbiamo spieuna vicinanza comune: c'è lo gato le ragioni della banca».
stesso Dna e parlare lo stesso
Lei è stato anche chiamato
linguaggio può aprire prospet- in causa per 1' acquisto di 8
tive».
mila azioni prima dell'annunVedrebbe bene una fusione cio del decreto. Come è finita?
generale?
«Ciò non ha nulla a che vede«Non è stata scelta una stra- re con le indagini ed è una vera
da, quindi sono tutte aperte. Ci sciocchezza. Il modesto acquisono comunque cinque ele- sto era stato comunicato seconmenti di riflessione che vedo do le regole ed è avvenuto in
alla base di ogni possibile valu- quel periodo per pura combitazione: l'affinità culturale, l'in- nazione. Chiaramente non avecertezza sugli attivi, l'esposizio- vo il minimo sospetto dell'emane sui bond statali diventata nazione del decreto nei giorni
elemento discriminante in Eu- successivi».
ropa, i conti sul capitale necesCon la Spa cambieranno gli
sario, perché avevamo un core equilibri nel corpo sociale.
tier 1 al 696 nel 2007 e ora siamo Cosa succederà?
sopra il 1296, ma la tendenza fu«Ci sono due scuole di pentura è di richieste ancora mag- siero. C'è chi punta al nocciolo
giori, e infine la squadra mana- duro e c'è chi è per un' apertura
geriale. Per me è un punto di completa, magari anche di tipo
orgoglio che tra il top management ci siano giovani e donne internazionale. Ci sono prò e
contro in entrambi i casi. Dicon alta qualificazione».
Però c'è stata una corsa alle pende anche dagli obiettivi. Se
dimissioni volontarie: su 500 il nocciolo duro fosse un grupuscite concordate le richieste po di soci unito per preservare
SISTEMA BANCARIO
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la cultura aziendale vicina ai
clienti, alle Pmi, al territorio e
con una sensibilità sociale alta,
potrebbe essere un contributo
alla stabilità».
Il limite del diritto di voto al
5% può servire come argine?
«Permette di evitare raid
speculativi, ma cade in caso di
un'Opa (offerta pubblica d'acquisto ndr). Avrei visto bene
concedere, almeno come opzione, il voto scaglionato, con
proporzionalità decrescente,
come formula di passaggio dal
voto capitario. Questo per superare una prima fase di assestamento che rischia di essere
molto delicata».
Anche tra i soci di Ubi ci sono favorevoli alla Spa.
«Ci sono a Brescia e a Bergamo famiglie con impegno patrimoniale elevato e legittima
aspirazione di avere un peso
adeguato. Ma in un istituto che
ha una capitalizzazione di 6,8
miliardi avere lo 0,596 non ba-
sta. Il problema diventerà quindi vedere se c'è comunione di
interessi, come sono sicuro ci
sia, tra le componenti ex Lombarda ed ex Bpu per una stabilità dell'azionariato».
Si sta già muovendo in
qualche modo l'azionariato?
«Siamo ancora nella fase della turbolenza, penso si aspetti
maggiore chiarezza».
Il mese prossimo ci sarà la
fusione tra rw Bank e Ubi Private Investment. Nessuna fusione tra le banche reti?
«Abbiamo fatto un grande
lavoro nella semplificazione
delle controllate, scese da 54 a
26, con un dimezzamento di
conseguenza di consigli e compensi. Con l'unificazione delle
procedure si sono creati i presupposti per effettuare accorpamenti anche tra le banche reti. La questione non è tecnica,
ma di opportunità strategica e
commerciale».
Il bilancio 2014 è il primo
non approvato all'unanimità
dal consiglio. Vi ha sorpresi?
«Sorpresi per la sede. Il bilancio è la rappresentazione
contabile corrispondente alla
sottostante operatività economica. La correttezza della rappresentazione è stata riconosciuta all'unanimità. Si sono volute contestare scelte strategiche e di o r i e n t a m e n t o
gestionale, sempre discusse e
approvate nei consigli. Mi è apparsa una votazione di carattere
politico, ma una banca non è
un consiglio comunale»
Un'altra contestazione riguarda l'assenza di un piano
industriale formale.
«Ingabbiare i continui cambiamenti in un documento rischia di trasformarlo in un
esercizio di stile poco applicabile. Meglio è seguire le linee
strategiche individuate all'interno con la possibilità di adeguarsi alle trasformazione».
Stefano Ravaschio
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Nuovi equilibri nell'azionariato
C'è chi punta al nocciolo duro e chi è per un'apertura
completa, magari anche di tipo internazionale.
Ci sono prò e contro. Un gruppo di soci unito
per preservare la cultura aziendale vicina al territorio
e con una sensibilità sociale alta
potrebbe essere un contributo alla stabilità
SISTEMA BANCARIO
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numeri del gruppo
Impieghi (in miliardi di euro)
Raccolta (In miliardi di euro)
158 98
'
•
164,25
169,1
88,42
2012
2013
2014
2012
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2013
2014
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Valore per azione in euro
rt'Ar
La sede
Il quartier generale di Ubi Banca
in piazza Vittorio Veneto
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Presidente
Andrea
Moltrasio,
classe 1956,
guida il
consiglio di
sorveglianza
di Ubi dal 2013.
Dal 2007 al
2010 era stato
consigliere
di sorveglianza
passando poi
al consiglio
digestione.
Laureato
in ingegneria
chimica, è
consigliere
delegato della
Icro Coatings
e della Clinica
Castelli
La scheda
^
=
• L'assemblea
annuale di Ubi
Banca si terrà
il 25 aprile alle
9,30 alla Fiera
Nuova, dove
torna (foto)
dopo un anno
di alternanza
con Brescia
• All'ordine
del giorno tra
l'altro la
proposta
di distribuzione
del dividendo,
norme sui
compensi e
modifiche
statutarie
• I soci aventi
diritto di voto
in assemblea
sono 79.844
SISTEMA BANCARIO
• Per la prima
volta sono
previste tre
sedi (Fiera di
Brescia, Ata
Hotel di Pero,
in provincia
di Milano,
ePalaBredi
Cuneo)da
dove si può
assistere ai
lavori in
teleconferenza
e votare, ma
non prendere
la parola
BERGAMO
JL0£l"fc
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