TECNICHE MRI PER STUDIO DI PROCESSI DI - INFN-LNS
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TECNICHE MRI PER STUDIO DI PROCESSI DI - INFN-LNS
TECNICHE MRI PER STUDIO DI PROCESSI DI DIFFUSIONE CEREBRALE. M.Giannelli, M.Lazzeri - U.O. Fisica Sanitaria – Azienda Ospedaliera Pisana, via Roma 67 - Pisa. MRI E DIFFUSIONE Con il termine MRI (Magnetic Resonance Imaging) si allude a tutte le tecniche di imaging tramite Risonanza Magnetica Nucleare (NMR). I vantaggi del MRI rispetto all’imaging tradizionale sono l’utilizzo di radiazioni non ionizzanti, la multiplanarità e soprattutto la multiparametricità. Quest’ultimo aspettto è legato ad una caratteristica intrinseca delle metodiche NMR dove si perturba il sistema di interesse rispetto alla posizione di equilibrio e si misura il segnale emesso dagli spin protonici durante la successiva fase di rilassamento1. Tale segnale risulta dipendere da più parametri come la densità protonica, i tempi di rilassamento (T1, T2) e la diffusione. Il contrasto dell’immagine finale che si ottiene è espressione di tali parametri. La possibilità di pesare maggiormente un’immagine rispetto a ciascuno dei singoli parametri funzionali consente di ottenere immagini con un’ampia gamma di contrasto2. Ciò rende la Risonanza Magnetica mezzo elettivo di indagine soprattutto per quanto concerne i tessuti molli ed il sistema nervoso centrale. La “diffusione” rappresenta il moto caotico e disordinato delle molecole di un mezzo dovuto all’agitazione termica. L’acqua comprende il 65%-90% in volume dei tessuti biologici, funge da mezzo di trasporto dei composti biochimici ed è elemento fondamentale di molte reazioni chimiche. Studi di diffusione protonica permettono di valutare l’integrità e la funzionalità cellulare sia in condizioni normali che patologiche. Al momento la Risonanza Magnetica rappresenta l’unico mezzo di indagine non invasivo per lo studio di processi di diffusione in vivo sull’uomo. La diffusione offre ampie potenzialità per indagini anatomico-funzionali a livello cerebrale. Studi di diffusione cerebrale hanno evidenziato alcune rilevanti applicazioni cliniche3 come la diagnosi dell’ischemia cerebrale in fase iperacuta e lo studio di alcune patologie a carico dei fasci di fibre di sostanza bianca (FSB). DWI E MAPPE ADC Lo studio della diffusione in Risonanza Magnetica sfrutta l’effetto IVIM (Intra Voxel Incoherent Motion). Nelle tecniche MRI per studi di diffusione vengono utilizzate sequenze EPI4 (Echo Planar Imaging) veloci pesate in diffusione mediante l’applicazione di un gradiente bipolare di StejskalTanner5. L’effetto della pesatura in diffusione è un’attenuazione di segnale nelle regioni a maggiore diffusione. Ciò è legato allo sfasamento dei singoli spin elementari durante il loro moto in presenza del gradiente di diffusione6. Le immagini pesate in diffusione vengono denominate DWI (Diffusion Weighted Images). In DWI le zone a maggiore diffusione appaiono ipointense. Il contrasto dell’immagine rivela qualitativamente l’entità dei processi diffusivi all’interno delle regioni esaminate. Il parametro che quantifica il grado di pesatura in diffusione di una DWI viene indicato come bvalue: bvalue = (gGd)2(D-d/3) dove g è il fattore giromagnetico7, G l’ampiezza del gradiente di diffusione, D e d rispettivamente la distanza e la durata dei due impulsi del gradiente bipolare. I processi diffusivi all’interno dei tessuti biologici risultano molto complessi. La diffusione, infatti, può essere ristretta, ostacolata o anisotropa. Per questo motivo nei tessuti biologici non si parla di coefficiente di diffusione ma di ADC (Apparent Diffusion Coefficient). Le mappe ADC possono essere ottenute acquisendo due DWI a bvalue differenti e sfruttando la relazione: ADC = 1/(b1 – b2 )ln(S2 / S1) dove (b1, b2) e (S1, S2) sono rispettivamente i bvalue ed i segnali delle due DWI. Qualitativamente le mappe ADC appaiono come il negativo delle DWI. Tuttavia le mappe ADC, al contrario delle DWI, non risentono di alcuna pesatura T2 residua e contengono una precisa informazione quantitativa relativa ai processi diffusivi. Il principale limite di DWI e mappe ADC è la dipendenza dalla direzione del gradiente di diffusione applicato. Ciò deve essere preso in considerazione quando sono esaminate strutture caratterizzate da processi di diffusione anisotropa come i fasci di fibre di sostanza bianca. IL TENSORE DI DIFFUSIONE Una descrizione completa dei processi diffusivi in mezzi anisotropi richiede la conoscenza del tensore di diffusione Dij. In base all’equazione di Bloch per mezzi diffusivi8, l’attenuazione di segnale in un’immagine DWI è pari a: ln(S/S0) = - Si,j bij Dij (*) dove bij sono gli elementi della matrice b-matrix9. Quest’ultima è funzione dei gradienti di diffusione e di imaging della sequenza di diffusione utilizzata. Il metodo per ottenere il tensore di diffusione si basa sull’acquisizione di un minimo di 6 DWI pesate in diffusione lungo direzioni non collineari e di un’immagine a bvalue nullo. I 6 elementi indipendenti del tensore di diffusione possono essere ricavati risolvendo (*) mediante metodi analitici o di regressione multipla10. La conoscenza del tensore di diffusione consente di superare i limiti di direzionalità di DWI e mappe ADC. Le informazioni contenute in Dij possono essere, infatti, “visualizzate” mediante la realizzazione di mappe di opportuni indici di diffusione invarianti per rotazione. Il naturale sostituto di una mappa ADC può essere rappresentato da una mappa di Traccia. Quest’ultima è proporzionale al coefficiente di diffusione medio lungo i tre assi principali dell’ellissoide di rotazione associato al tensore di diffusione. INDICI DI DIFFUSIONE ANISOTROPA I fasci di fibre di sostanza bianca (FSB) rivestono un ruolo fondamentale in ambito neurofisiologico in quanto connettono i centri funzionali del sistema nervoso centrale e possono essere coinvolti nella maggior parte dei quadri patologici dell’encefalo. Ciò che contraddistingue i FSB dal punto di vista della diffusione è l’anisotropia11. Tramite mappe di indici di diffusione anisotropa, invarianti per rotazione, è possibile evidenziare le diramazioni dei singoli fasci e misurare quantitativamente il grado di anisotropia delle fibre. I principali indici di diffusione anisotropa sono l’Anisotropia Frazionaria (FA) e l’Indice di Reticolo (LI)12. Gli indici di diffusione anisotropa sono adimensionali e variano fra 0 (isotropia) e 1 (anisotropia). Il FA è un indice intra voxel che rappresenta la parte antisimmetrica del tensore di diffusione mentre il LI è un indice inter voxel che misura il grado di coerenza direzionale dell’ellissoide di rotazione di un voxel di riferimento rispetto a quello dei voxel vicini. Il FA sfrutta solo le informazioni espresse dagli autovalori del tensore mentre il LI sfrutta anche le informazioni relative agli autovettori. Ciò comporta un maggiore SNR delle mappe di LI rispetto a quelle di FA. CONCLUSIONI DWI, mappe ADC, di Traccia ed indici di diffusione anisotropa forniscono un potente mezzo di indagine per processi diffusivi. Le varie regioni del parenchima cerebrale risultano caratterizzate da differenti valori dei coefficienti e degli indici di diffusione. Variazioni rispetto ai valori normali possono rivelare alterazioni patologiche non facilmente evidenziabili con altre tecniche diagnostiche di base. Queste ultime sono, infatti, capaci di rivelare una patologia solo quando ad essa è già associato un danno strutturale dei tessuti. Con studi di diffusione, invece, è possibile evidenziare precocemente alcune patologie, fra cui l’ischemia iperacuta, quando il danno non è ancora strutturale ma solamente funzionale a livello di alterazione dei processi diffusivi molecolari. BIBLIOGRAFIA [1] J.W.Hennel, J.Klinowski. Fundamentals of Nuclear Magnetic Resonance. Longman Scientific & Technical (1993). [2] S.W.Atlas. Magnetic resonance imaging of the brain and spine. Raven Press – New York. [3] G.Dal Pozzo. Compendio di risonanza magnetica. Utet (2001). [4] R.Turner, M.K.Stehling, F.Schmitt. Echo-Planar Imaging: theory, technique and application. Springer (1998). [5] E.Stejskal, J.E.Tanner. Spin diffusion measurements: spin echoes in the presence of a timedependent field gradient. J. Chem. Phys. 42, 288-292 (1954). [6] D.Le Bihan. Molecular Diffusion Nuclear Magnetic Resonance Imaging. 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