Blake Edwards, ragazzo irriverente

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Blake Edwards, ragazzo irriverente
Blake Edwards, ragazzo irriverente
Sabato 18 Dicembre 2010 09:55
di Sara Michelucci
Figura smilza, sguardo arguto e sorriso malizioso. Blake Edwards, pseudonimo di William Blake
McEdwards, raffinato consacratore della commedia hollywoodiana, si è spento a Santa Monica
lo scorso 15 dicembre, all’età di 88 anni. Tutti lo ricordano come il padre della Pantera Rosa,
fortunata serie di film che ha consacrato la bravura e l’eclettismo, oltre che di Edwards, anche
del genio attoriale Peter Sellers. L’ottavo e ultimo film della serie, girato dieci anni dopo, vede il
ritorno di Claudia Cardinale nei panni della madre del Gendarme Jacques Gambrelli, figlio
dell'ispettore Clouseau, interpretato da Roberto Benigni. Ma non è certo stato questo il suo
miglior film.
Tra le pellicole di maggiore successo, invece, ci sono Colazione da Tiffany, 10, Victor
Victoria
e
l’indimenticabile
Hollywood Party,
film irriverente e pungente, che prende di mira il mondo dello spettacolo hollywoodiano,
mettendo a nudo vizi e contraddizioni di un universo dorato solo all’apparenza. Una vera sagra
della vanità, dove la bravura di Sellers e le qualità registiche di Edwards mettono in scena una
delle pellicole più riuscite del loro sodalizio. L’improvvisazione, il costruire il film giorno per
giorno, senza una sceneggiatura stringente, ma con poche pagine di canovaccio, fanno
emergere la genialità di entrambi.
L’irriverenza tipica di Edwards o, meglio, il suo voler stuzzicare con gusto le Major
hollywoodiane, deriva anche dagli attriti con i produttori e da quella che lui definisce l'invadenza
degli studios, spesso causa degli insuccessi (al botteghino) di alcune pellicole come La grande
corsa, con Jack Lemmon, e il già citato Hollywood Party. Da qui “l’esilio” in Gran Bretagna,
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periodo questo dove Edwards si dà a film sullo spionaggio, dirigendo alcune pellicole come Il
seme del tamarindo
(1974), con Julie Andrews (la sua seconda moglie e la famosa interprete di Mary Poppins) e
Omar Sharif, e offrendo la sua firma anche a programmi televisivi.
Il ritorno ad Hollywood è sancito dalla realizzazione (finalmente possibile) di 10, sceneggiatura
ritenuta fino ad allora troppo ‘spinta’, che lanciò la pin up Bo Derek e spinse al di là dei confini
più stringenti la commedia sexy, dando così ampio respiro a nuovi generi. Le insofferenze dei
suoi personaggi, il dècor dei suoi film, la musica del maestro Henry Mancini, contribuiscono a
creare "l'Edwards touch", ovvero il tocco autoriale.
L’industria hollywoodiana, si sa, può essere molto dura e molto poco riconoscente con i suoi
figli, soprattutto con i più insofferenti, come era Edwards. Forse è proprio per questo che è
tardato così tanto ad arrivare un premio per l’istrionico registra.
Solo nel 2004, l'Academy of Motion Picture Arts and Sciences lo premia con un Oscar alla
carriera. “Ognuno ha contribuito a questo momento, amici e nemici. Non avrei potuto arrivare
qui senza dei nemici. Grazie a mio padre, grazie a mia madre e grazie a te, bellissima ragazza
inglese con un'incredibile e sensuale voce da soprano”, disse Edwards, riferendosi alla moglie
Julie Andrews, durante il discorso di ringraziamento.
La forza di personaggi come Edwards è di saper andare contro convenzioni e luoghi comuni e,
anche, contro un botteghino che spesso non è lo specchio di film dalla robusta consistenza
intellettuale o dalla spiccata originalità. E così raggiungono traguardi ben più importanti di una
statuetta, colpendo al cuore la storia e restando impigliati nelle sue maglie, diventando
insegnamento prezioso per chi resta ancora un po' in questo mondo. 2/3
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