Polimeri sintetici Bakelite 1907 Questo nuovo
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Polimeri sintetici Bakelite 1907 Questo nuovo
Polimeri sintetici Bakelite 1907 Questo nuovo materiale, interamente ottenuto per via di sintesi, che per circa mezzo secolo dominerà il mondo delle materie plastiche e dischiuderà ad esse una quantità enorme di applicazioni in tutti i settori della tecnologia industriale. Con questo nuovo materiale, la Bakelite, si può dire che si entra veramente in piena era delle materie plastiche. La Bakelite fu la prima resina termoindurente ottenuta facendo reagire fenolo e formaldeide. Dalla reazione si forma un prodotto resinoso che diventa plastico per riscaldamento e in queste condizioni può essere compresso in stampi per ottenere oggetti di varia forma. Prolungando il riscaldamento nello stampo, il materiale indurisce e mantiene permanentemente la forma che gli è stata data. Per questo si chiama termoindurente. L’inventore della Bakelite fu il chimico belga Leo Hendrick Baekeland. Lavorò alcuni anni in diverse università inglesi con l’aiuto di borse di studio ma l’ambiente accademico gli stava troppo stretto per la sua intraprendenza e nel 1891 si trasferì negli Stati Uniti. In America lavorò dapprima alla Anthony & Co., industria di materiale fotografico, quindi costituì la Nepera Chemical Co. che venne poi acquistata dalla Eastman Kodak. "Prima della fine del 1907", scriveva Baekeland, "avevo iniziato la fabbricazione del nuovo prodotto su scala limitata ma nel 1910 creavo la General Bakelite Company per la produzione della nuova resina sintetica. Dagli Stati Uniti la nuova industria si estese alla maggior parte degli altri paesi industriali". Le sue eccellenti proprietà termostatiche e dielettriche furono subito apprezzate da manifatturieri e disegnatori, da tempo alla ricerca di un materiale fortemente isolante che concorresse all’espansione delle nuove industrie elettriche e di telecomunicazioni. Ad esempio la Philips, in Olanda, costruì il primo altoparlante usando il fenolo, e, nel 1925, creò l’altoparlante a forma di corno, un disco di resina fenolica variegata in oro. Quando in Inghilterra si diffusero i centralini automatici, il telefono divenne una necessità sociale e la maggior parte degli ordinativi di materiale fenolico alla fabbrica di Bakelite riguardava il classico telefono Nephone, disegnato nel 1929. Articoli funzionali di uso quotidiano cominciavano ad assumere caratteristiche di affidabilità e durata: la bakelite stava infatti promuovendo la plastica a la sua industria. Il normale fenolo rinforzato sostituì con successo le impiallicciature di legno, come nel caso dei mobiletti radio rifiniti in noce. Nel suo stato non consolidato esso poteva imitare i colori e la lucentezza di materiali naturali quali il marmo, l’onice, Estratto dalla tesi di laurea “La plastica come nuovo materiale dell’arte contemporanea. Storia, proprietà chimicofisiche, degrado, conservazione e restauro, Dott.Russo, 2009. la giada e l’ambra. Una volta modellato, esso si trasformava in bellissimi accessori per scrivania e in gioielli, ma, poiché la resina scuriva col tempo si cercò un materiale che avesse la stessa forza e le stesse proprietà dielettriche, ma che, allo stesso tempo, potesse offrire una gamma maggiore di colori. Nel 1927 Edmund Rossiter della British Cyanides Co, oggi BIP, sostituì in un’equazione chimica tiourea al fenolo, producendo così una polvere di colore chiaro per sagomare. Poiché tale polvere era bianca, essa poteva essere pigmentata, per produrre non solo colori decisi, ma anche effetti delicati, resi famosi da marchi commerciali quali la “Bandalasta”. Sostituendo alla tiourea la resina ureica si ottenne un prodotto migliore che venne sagomato per realizzare i set di pic-nic Beetleware, le fiasche Roainod e thermos che oggi arricchiscono ogni collezione di oggetti plastici. La formaldeide ureica diede un aspetto igienico e moderno agli articoli di uso comune degli anni ’30 e ’40 e grazie ai miglioramenti apportati alle tecniche di stampaggio negli anni ’30, case e negozi di articoli elettrici alla moda. Nel 1936 la produzione mondiale di Bakelite superava già le 90 mila tonnellate l’anno, mentre la produzione complessiva di tutte le materie plastiche (Celluloide, caseina, fenoliche) si aggirava sulle 250 mila tonnellate. Alla morte di Baekeland nel 1944, la produzione mondiale di resine fenoliche aveva raggiunto le 175 mila tonnellate. Polimetilmetacrilato 1928 Il polimetilmetacrilato, polimero vinilico, fu sviluppato nel 1928 e immesso sul mercato nel 1933 dall’industria chimica tedesca Röhm and Haas, che lo commercializzò con il nome di plexiglass. All’inizio venne prodotto sotto forma di pasta, poi i ricercatori riuscirono ad ottenerlo anche in forma rigida, così, data la sua trasparenza e infrangibilità, cominciò ad essere usato durante la guerra in sostituzione del vetro nel settore dell’aviazione per la realizzazione dei tettucci degli aerei, negli edifici pubblici e per l’esecuzione di preziosi monili ad imitazione del cristallo di rocca. Polietilene 1933 Fu sintetizzato nel 1898 dal chimico tedesco Hans von Pechman, che in modo casuale ottenne una sostanza bianca dall’aspetto ceroso. Ma fu solo nel 1933 che Eric Fawcett e Reginald Gibsoson applicando una pressione di diverse centinaia di atmosfere in un contenitore pieno di etilene, benzaldeide con tracce di ossigeno, innescarono una reazione che diede vita al polietilene. Tuttavia fu solo due anni dopo che un altro chimico Michael Perrin riuscì a riprodurre il polietilene Estratto dalla tesi di laurea “La plastica come nuovo materiale dell’arte contemporanea. Storia, proprietà chimicofisiche, degrado, conservazione e restauro, Dott.Russo, 2009. a bassa densità. La produzione su scala industriale ebbe inizio qualche anno più tardi e fu quasi del tutto assorbita dall’industria bellica e delle telecomunicazioni che sfruttarono il suo alto potere isolante, rivelatosi prezioso anche per la realizzazione dei cavi sottomarini. Divenne in breve tempo uno dei polimeri più diffusi al mondo. Resine melamminiche 1934 Resine termoindurenti ottenute per policondensazione da formaldeide e melammina, furono commercializzate a partire dal 1934. Per la loro resistenza all’acqua, all’abrasione e all’urto vennero inizialmente impiegate soprattutto per la produzione di stoviglie infrangibili. Più tardi per la realizzazione di laminati plastici, conosciuti col nome di formica, usati nell’arredamento degli anni ’50-’60 per ricoprire le superfici di cucine, interni, treni. Polivinilcloruro 1936 Il polivinilcloruro fu sintetizzato per caso – cloruro di vinile esposto al calore solare- nel 1835 da Henri Victor Regnault e nel 1872 da Eugen Baumann, ma la sua produzione controllata su scala industriale ebbe inizio nel 1936 quando Waldo Semon scoprì che, con l’aggiunta di opportuni plastificanti, questo materiale poteva diventare flessibile ed elastico ed essere efficacemente impiegato in sostituzione della gomma naturale. Poliuretano 1937 Negli anni Trenta gli scienziati erano alla ricerca di una fibra artificiale che sostituisse quelle naturali. Fu conducendo questi tentativi che Otto Georg Wihelm Bayer polimerizzò casualmente un materiale compatto appartenente alla grande famiglia dei poliuretani. Iniziò così una fervida ricerca che lo condusse a scoprire un tipo di poliuretano che si attaccava talmente forte alle parti metalliche degli stampi che fu utilizzato come adesivo capace di incollare tenacemente la gomma ai metalli e al vetro; un altro poliuretano aveva valori di resistenza all’abrasione dieci volte superiori alla gomma. Ma il traguardo più importante, raggiunto casualmente attraverso il contatto di piccole quantità di acido con il polimero in formazione, fu fare espandere il poliuretano, che in questo modo era flessibile, leggero e diventò il materiale per eccellenza del mondo degli imbottiti. Sono polimeri ottenuti dalla poliaddizione degli isocianati e dei polioli. Sono apparsi in commercio intorno Estratto dalla tesi di laurea “La plastica come nuovo materiale dell’arte contemporanea. Storia, proprietà chimicofisiche, degrado, conservazione e restauro, Dott.Russo, 2009. al 1941, dapprima in Germania, e oggi sono prodotti in tutto il mondo. Si presentano sotto forma di materiale rigido oppure flessibile e questo consente un'enorme vastità di applicazioni. Sono usati in forma flessibile per fabbricare cuscini, materassi, mobili, rivestimenti di tessuti e, sotto forma rigida, per impieghi nell'industria automobilistica, nell'edilizia, nell'arredamento. Possono sostituire il cuoio e il legno nella fabbricazione di rivestimenti. Sono un ottimo isolante termico e acustico. Il poliuretano è il materiale plastico più versatile. Versatilità per caratteristiche fisico - meccaniche del polimero: • Rigido • A celle chiuse • Semirigido • A celle aperte • Flessibile • Termoplastico • Espanso • Termoindurente • Compatto Versatilità per tecniche applicative: • Per colata • Per estrusione • Per spruzzo • Per laminazione • Per spalmatura • Per poltrusione • Per iniezione • Per roto-moulding Nylon 1938 È la prima fibra artificiale con caratteristiche simili a quelle della seta. Fu ottenuta da Wallace Hume Carothers, un chimico della DuPont de Numours sintetizzando una resina poliammide attraverso la reazione degli acidi dicarbossilici con le ammine. Questo materiale fu usato durante la Seconda Guerra Mondiale per la realizzazione dei paracadute e degli ingranaggi. Esso rivoluzionò l’abbigliamento femminile, infatti fu utilizzato per produrre sottovesti, biancheria intima e calze in sostituzione della seta, e rese questi capi molto più economici e accessibili al grande pubblico. “Liscio come la seta, resistente come acciaio” recitava il suo slogan pubblicitario, infatti proprio grazie alla sua versatilità fu impiegato nella realizzazione degli oggetti più disparati, dalle reti da pesca, ai tubi, alle setole per spazzole, alle funi, agli stampi ad alta resistenza e caci per pneumatici. Estratto dalla tesi di laurea “La plastica come nuovo materiale dell’arte contemporanea. Storia, proprietà chimicofisiche, degrado, conservazione e restauro, Dott.Russo, 2009. Moplen 1954 “Fatto il polipropilene”è quanto scrisse Giulio Natta, professore al politecnico di Milano sulla propria agenda l’11 marzo 1954. Una scoperta che gli valse il premio Nobel per la chimica nel 1963 insieme a Karl Ziegler. E' la più giovane delle materie plastiche di massa e ha raggiunto in pochi anni uno sviluppo produttivo e una varietà di applicazioni senza precedenti. La Montecatini di Ferrara fu la società che per prima ne sviluppò la produzione sul piano industriale. Molto simile al polietilene alta densità, ha tuttavia una minore densità ed è dotato di maggiore rigidità e durezza. E' il più rigido tra i polimeri poliolefinici e mantiene tale caratteristica oltre i 100 C°. Ha una notevole resistenza all'abrasione e al calore, eccellenti caratteristiche dielettriche e di isolamento, una specialissima resistenza alle piegature ripetute (10 milioni di flessioni). Esistono numerosi tipi di polipropilene in commercio. I settori di impiego sono estremamente vari: dagli articoli sanitari ai casalinghi, agli elettrodomestici, ai giocattoli, ai componenti per l'industria automobilistica, agli articoli sportivi; dagli imballaggi alimentari agli impieghi agricoli, alla segnaletica, ai mobili, ai componenti per l'industria chimica. Estratto dalla tesi di laurea “La plastica come nuovo materiale dell’arte contemporanea. Storia, proprietà chimicofisiche, degrado, conservazione e restauro, Dott.Russo, 2009.