articolo pdf della rassegna stampa di dialogic srl
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30/05/2012 - PAG. 41 ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| ||| Cala la produzione del formaggio tipico. Troppa burocrazia: i caseifici preferiscono non marchiare Murazzano Dop? No, grazie E la pecora di razza autoctona (circa 2.000 capi contro i 45 mila degli anni ’50) è ormai in via di estinzione ALTA LANGA n un anno si producono 120 quintali di formaggio “Murazzano Dop”, una quantità che un caseificio di pianura produce in un giorno. I dati sono stati resi noti dal presidente del Consorzio di tutela Claudio Adami alla “Dieta del Murazzano” svoltasi sabato 19 al castello di Grinzane Cavour. E, anche se i numeri differiscono leggermente da quelli riportati nella tabella a fianco (fonte: Onaf), la sostanza non cambia. Il “Murazzano” (per usare una definizione emersa nel convegno di Grinzane) è il fratello minore dei formaggi dop piemontesi e, con la pecora delle Langhe nella lista delle specie in via di estinzione, le prospettive non sono rosee. Le ragioni della crisi produttiva, secondo Adami, sono essenzialmente due: le numerose incombenze burocratiche e il calo del numero di pecore. «Troppa carta», sintetizza Adami per spiegare il peso della burocrazia a carico dei produttori. E così, i caseifici preferiscono produrre formaggi simili al “Murazzano” (e spesso di ottima qualità), ma senza “marchiarli” col simbolo della dop. «Ci sono molti produttori piccoli, ai quali il marchio non serve per avere mercato», continua Adami. «Un tempo la situazione era diversa. Una ventina d’anni fa il consorzio aveva una ventina di soci e tutti marchiavano. Oggi ne sono rimasti quattro». A questi, se ne deve aggiungere un quinto, che però non è socio del consorzio. Per cercare di semplificare la situazione è in cantiere una modifica del disciplinare. Il via libera della Regione al nuovo documento è arrivato a fine aprile; ora il testo è al vaglio delle istituzioni europee. Si tratta, prosegue Adami, di modifiche che riguardano alcuni aspetti tecnici, legati al foraggio, alla provenienza dei FOTO MARCATO I mangimi, ai gradi della cagliatura e al peso delle forme. «La dop ha implicazioni positive, ma il Murazzano ha poca produzione in confronto agli altri formaggi a denominazione di origine protetta. È necessaria un’attività di rilancio», ha commentato a Grinzane il presidente provinciale della Coldiretti, il murazzanese Marcello Gatto. «In attesa dell’adeguamento del disciplinare, il Murazzano fa fatica, e si tratta di un eu- femismo», ha osservato Roberto Arru ,direttore di Assopiemonte Dop-Igp, il “Consorzio dei consorzi”, che raggruppa gli organismi di tutela della nostra regione. Anche per l’allevamento le prospettive non sono buone. I dati forniti a Grinzane da Paola Rasetto, dell’Assessorato regionale all’agricoltura, parlano di circa 2.000 mila pecore di razza autoctona delle Langhe (di cui 1.500-1.700 in Piemonte) contro le 45 mila degli PAGINA AD USO ESCLUSIVO DEL DESTINATARIO anni ’50. Il libro genealogico di questa specie è tra i più antichi; i primi controlli risalgono al 1928. Nel Psr, ha spiegato la dottoressa Rasetto, sono stati previsti aiuti per sostenere gli allevamenti delle razze in via di estinzione, tra cui la pecora delle Langhe. «Se non si ritorna all’allevamento della pecora sarà difficile ripartire», conclude Adami. «Si tratta però di un’attività impegnativa, che richiede grande passione. Nella nostra zona gli allevamenti sono quasi sempre piccoli, a conduzione familiare». Per aumentare il numero di capi si spera anche nell’ex Cozoal, l’azienda di Murazzano messa in liquidazione nel 1999 e acquistata nel 2003 da un imprenditore saviglianese dopo numerose vicissitudini. Il caseificio è ancora chiuso, ma nella struttura si allevano un centinaio di pecore. È già qualcosa, ma qualche anno fa alla Cozoal ce n’erano 600. Corrado Olocco PAG 1