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2 Domenica 29 agosto 2004 CORRIERE CINEMA Le pellicole in concorso La guida Che cosa La sessantunesima mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (www.labiennale.org). I film nuovi in programma sono 109, di cui 71 lungometraggi e 38 tra corti e mediometraggi, suddivisi in sei sezioni: Venezia 61 in concorso e fuori concorso, «Corto Cortissimo», «Orizzonti», Venezia Mezzanotte e «Digitale». Esistono inoltre la sezione «Italian Kings of the B’s», dedicata ai film italiani «di genere» degli Anni ’60-’80 (25 film) e due sezioni gestite in modo autonomo: le Giornate degli autori (14 film) e la Settimana internazionale della critica (10). Leone d’oro alla carriera ai registi Manoel de Oliveira e Stanley Donen Dove Al Lido di Venezia: Palazzo del Cinema, Casinò, PalaTim, Palagalileo Quando Dall’1 all’11 settembre 2004 Radio e Tv Notizie, aggiornamenti, curiosità e interviste tutti i giorni su Radio Cnrplus, «voce» ufficiale della mostra. L’emittente offrirà speciali radiofonici e televisivi con collegamenti dal box-studio allestito nell’Area Garden al Lido di Venezia I biglietti Fino a due giorni prima di ogni spettacolo si possono acquistare direttamente sul sito internet. Il giorno prima e il giorno stesso delle proiezioni è possibile comprarli alla biglietteria in piazzale Casinò (8-0.30), a quelle del PalaTim (8.30-0.30) e di Palazzo Querini Dubois, in Campo San Polo 2004 (8.30-13.30 e 15-18). Per prenotazione abbonamenti telefonare al numero 041 2728398 o inviare una e-mail all’indirizzo [email protected] g. Prezzi: abbonamenti in Sala Grande da 150 e (ore 17) a 950 e (ore 19.30 con serata inaugurale e finale). Biglietti singoli per la Sala Grande da 8 e (ore 11 e ore 15) a 30 e (ore 19.30), PalaTim da 8 e (ore 13.15 e 17) a 15 e (ore 19.30). Doppio biglietto serale (ore 19.30, oppure ore 21.30) per i film al PalaTim: 15 e. Altre informazioni sempre al numero 041 2728398 Dove dormire Per informazioni sulla disponibilità di alberghi basta scrivere all’indirizzo [email protected] Il catalogo Edito dalla Electa, il Catalogo della mostra (360 pagine) costa 24 e MAR ADENTRO di Alejandro Amenábar Spagna - 125 minuti con Javier Bardem, Belen Rueda, Lola Dueñas La storia vera di Ramón Sampedro, da trent’anni immobilizzato a letto, dopo un terribile incidente in mare, che il 12 gennaio 1998 scelse l'eutanasia volontaria IERI E OGGI LE CHIAVI DI CASA di Gianni Amelio Italia - 105 minuti con Kim Rossi Stuart, Charlotte Rampling, Andrea Rossi Liberamente tratto dal romanzo autobiografico «Nati due volte» dello scrittore comasco Giuseppe Pontiggia, il rapporto di un giovane padre con il figlio disabile LAVORARE CON LENTEZZA di Guido Chiesa Italia - 111 minuti con Claudia Pandolfi, Valerio Mastandrea, Marco Luisi Due ragazzi della periferia sud di Bologna vengono travolti dal movimento ’77, complice la contestatrice e creativa Radio Alice. Sceneggiatura del collettivo letterario Wu Ming L’INTRUS di Claire Denis Francia - 125 minuti con Michel Subor, Béatrice Dalle, Grégoire Colin L’undicesimo film della cineasta francese è tratto dal racconto autobiografico omonimo del filosofo Jean-Luc Nancy. Il giro del mondo di un malato di cuore in attesa di trapianto ROIS ET REINE di Arnaud Desplechin Francia - 150 minuti con Mathieu Amalric, Catherine Deneuve, Noémie Lvovsky Le esistenze parallele di Nora e Ismaël, due esseri alla ricerca di libertà. Una storia insieme «brutalmente tragica» e «brutalmente comica» con un occhio al cinema di genere PROMISED LAND di Amos Gitai Israele-Francia - 90 minuti con Anne Parillaud, Hanna Schygulla, Rosamund Pike Un gruppo di clandestine provenienti dall’est europeo, vittime della drammatica tratta delle bianche in Israele, verranno violentate, picchiate e vendute come schiave BIRTH di Jonathan Glazer Usa - 100 minuti con Nicole Kidman, Lauren Bacall, Anne Heche Una giovane e bellissima vedova dell'Upper East Side è perseguitata da un ragazzino che sostiene di essere la reincarnazione del marito. Non avrà più pace LA STORIA LA MOSTRA E’ DA SEMPRE VETRINA NON SOLO DEI FILM MA ANCHE DELLE STAGIONI POLITICHE Miserie e nobiltà. Scandite dallo smoking Tullio Kezich l 19 agosto 1948, all’inaugurazione della IX Mostra di Venezia, ci attendeva una brutta sorpresa. Scoprimmo che le maschere del Palazzo del cinema appena riaperto vietavano l’ingresso a tutti coloro che non indossavano lo smoking. Pretendere la tenuta da sera in un’Italia uscita dalla guerra, dove sembrava già un miracolo avere un vestito decente, era un’assurdità. Ma faceva parte del progetto di restaurazione in corso da quattro mesi, ovvero da quel 18 aprile che aveva visto il trionfo elettorale della Democrazia Cristiana. Oggi i revisionisti continuano a deplorare, tornando a quegli anni, una presunta egemonia culturale della sinistra; ed è solo un modo sbagliato di constatare che gli intellettuali di destra erano pochini. Per quanto riguarda Venezia, è certo che la sinistra non vi esercitò nessuna egemonia sul piano logistico. Al contrario, i rappresentanti della buona stampa passavano senza fare la fila, ottenevano le tessere subito e perfino l’ospitalità; mentre era sottinteso che ai non graditi bisognava comunque fare qualche dispetto. I All’ultimatum dello smoking, noi popolo degli scravattati reagimmo con tutti gli accorgimenti possibili: vestiti del nonno, noleggi in sartoria teatrale, abbigliamenti arrangiati. L’imperativo dell’etichetta fu subito attribuito al cosiddetto «partito delle Contesse» ovvero le nobili veneziane nostalgiche del Conte Giuseppe Volpi di Misurata e dei gala con i gerarchi in sahariana bianca. Attenti custodi dei propri privilegi, i ricchi e famosi avevano visto con disgusto l’arrembaggio della plebaglia cineclubista nelle rassegne aperte a tutti del ’46 e ’47 a Venezia città. Per le damazze del Lido lo sbarramento dei risvolti lucidi e dei fiocchetti neri fu tuttavia un trionfo illusorio: ballarono una sola estate perché già nel ’49 il nobiluomo Elio Zorzi, veneziano doc, fu sostituito nella direzione da un oscuro e ringhioso proconsole ministeriale, Antonio Petruc- ci. In un primo tempo alleati contro la massa democratizzante dei «senza smoking», nativi e governativi si scoprirono all’improvviso schierati gli uni contro gli altri. Era scoppiata la vera guerra, ovvero la contesa all’ultimo sangue fra Venezia e Roma per il governo della Mostra. Nata il 6 agosto 1932 dalla fertile iniziativa di Volpi per reagire alla scomparsa dall’Excelsior e dal Des Bains della danarosa clientela americana dopo la crisi del ’29, la madre di tutte le rassegne cinematografiche non solo rianimò la spiaggia immortalata da Thomas Mann ma suscitò una tale eco da attirare l’attenzione golosa della gerarchia al vertice. Mussolini, che a Villa Torlo- nia finiva sempre la serata davanti allo schermo, aveva intuito da subito la forza del film come persuasore delle masse. Parafrasando Lenin, lanciò uno slogan che oggi sottoscriverebbe perfino Michael Moore, regista anti-Bush di «Fahrenheit 9/11»: «Il cinema è l’arma più forte». Sicché quando il Duce si accorse che il camerata Volpi aveva inventato una vetrina internazionale di straordinario prestigio, diede l’ordine ai suoi di prenderne le redini accanto e magari al di sopra del fondatore. Il morbo della piaggeria finì per consolidare il carattere superfascista della manifestazione, istituendo la Coppa Mussolini e istigando le giurie a laureare i veicoli di propaganda; e Il Duce capì che il cinema «è l’arma più forte». Nel ’48, dopo il trionfo della Dc, si vietò l’ingresso a chi non era in tenuta da sera. Ma ben presto fu divorzio tra le contesse veneziane e i ministeri romani DIVISMO E POLITICA Anna Magnani tra Giovanni Ponti, direttore della Mostra dal ’45 al ’53, e Giulio Andreotti fu questa smaccata politicizzazione a provocare, da parte dei francesi inorriditi, l’istituzione dello storico contraltare di Venezia, il Festival di Cannes. Nel dopoguerra i democristiani subentrarono al comando in modo più sommesso ma altrettanto perentorio. Quanto alle contesse, in pratica non si fecero più vedere. Mentre lo smoking era ormai di rigore al Palazzo, la Mostra continuò a fungere da sismografo della politica. Nel ’56 prefigurò l’avvento del centrosinistra aprendosi ai cattolici modernisti, con la direzione dell’ineffabile Floris Luigi Ammannati; e nel ’63 finì in mano al sulfureo Luigi Chiarini tesserato socialista. In perenne conflitto con il compagno di partito Achille Corona, ministro dello Spettacolo, il Professore portò nel suo ruolo uno spirito d’indipendenza tanto rigoroso da rasentare l’insolenza. Non c’è da meravigliarsi se nel ’68 gli saltò addosso per scalzarlo una variamente composita contestazione sinistrorsa, che meglio avrebbe fatto a cercare le non impossibili convergenze con lo spregiudicato innovatore. E invece, liquidato Chiarini e conniventi i comunisti, si procedette a una ristrutturazione dell’intera Biennale di facciata democratica e sostanza partitocratrica, con il risultato di avviare la Mostra a un decennio incerto e confuso nel corso del quale Cannes operò definitivamente il sorpasso che ne ha fatto il primo fra tutti i festival. Nonostante gli ulteriori sporadici tentativi di restaurare un minimo di formalità, il ’68 segnò anche il tramonto pressoché definitivo dello smoking schiudendo il Palazzo sempre più fatiscente a jeans, maglioni e abiti marrone. Quanto alla disfida fra la Serenissima e la capitale, si è conclusa con una piena vittoria quirite. Se la stanza dei bottoni rimane formalmente a Ca’ Giustinian, tutti sappiamo che da oltre mezzo secolo si è trasferita 500 chilometri più a sud, al ministero di via della Ferratella. LA PASSERELLA MOLTISSIME LE STAR PRESENTI AL LIDO, DA DE NIRO ALLA STREEP. MA HOLLYWOOD SFOGGIA ANCHE EMERGENTI DI LUSSO Johnny Depp o Diego Luna? Sarà duello tra divi e rampanti Giovanna Grassi e star che arrivano a Venezia saranno tante, ma anche le sorprese. Tom Hanks al primo ruolo non da cittadino americano in Terminal, Meryl Streep madre con fili di perle e disposta a ogni complotto in The Manchurian Candidate, Denzel Washington buon soldato nel Pronti a far parlare film con Meryl e vendicadi sé l’attore Jamie tore in Man of Fire, Foxx e il regista Tom Cruise capace di indipendente Solondz freddare poliziotti in Collateral, la bellezza di colore Jada Pinkett Smith (e il marito Will Smith, voce del cartoon Shark Tale, ma pronto a scortare la moglie, procuratore legale in Collateral), John Travolta, ex professore di Letteratura in una cadente New Orleans in A Love Song for Bobby Long e costretto alla convivenza con il suo biogra- L 040829DC002NACB fo e Scarlett Johansson (bionda glamour della Mostra e promossa anche membro della giuria veneziana). E ancora: Nicole Kidman con i capelli corti nell’esoterico Birth, Al Pacino shakespeariano in Il Mercante di Venezia, Robert De Niro e Angelina Jolie voci del cartoon Shark Tale, Colin Farrell versione bisex in A Home at the End of the World. Senza dimenticare i registi, le vere star di tante generazioni, da Antonioni a Wim Wenders. Occhi puntati come al solito su Johnny Depp, sorprendente in Finding Neverland negli abiti dello scrittore James M. Barrie, un uomo rimasto un bambino asessuato. Strapperà gli applausi. Però, al Lido, si potranno valutare attori e autori bravissimi, anche se non ancora noti come i colleghi, e si assisterà al rilancio di generi cinematogra- fici. Passo a due nel filone neon-noir per il veterano Michael Mann e il suo Collateral e per un autore al debutto, Gregory Jacobs, che firma l’altro noir d’ambientazione losangelina Criminal. Il passo a due tra star e nomi nuovi è rappresentato dal protagonista di colore Jamie Foxx, taxi driver in Collateral e giudicato uno dei migliori attori drammatici e brillanti, e Tom Cruise, il criminale che lo sequestra, ma lo accompagna a visitare la mamma in ospedale. Sorpresa: è la matriarca del cinema nero Usa, Irma P.Hall, che ospitava in The Ladykillers Tom Hanks. La selezione Usa è varia e tra i giovani vanno cercate le novità. E’ un autentico talento il regista Michael Mayer di A Home at the End of the World, dal libro di Michael Cunningham. Militante gay, come l'autore del romanzo, è stato un raffinato scenografo ed è al suo debutto per un film già «di culto» e con uno dei giovani attori Usa più sensibili, Dallas Roberts, che ruba la scena a Colin Farrell. Il latino Diego Luna, malfattore in Criminal, cameriere messicano in Terminal, conquisterà le adolescenti e, dopo Y Tu Mama Tambien è diventato un beniamino di Hollywood . Punta di diamante del cinema indipendente Usa è il regista Todd Solondz, che in Palindromes affronta, con la sua aria da ragazzo occhialuto e in prima linea per la scelta di forti temi, un problema d’attualità: la maternità precoce. Ci penserà la Becky Sharp del romanzo di William Thackeray, l’ex attrice bambina Reese Whiterspoon, una delle giovani dive Usa più pagate e che ha dovuto tingersi i capelli di rosso e studiare l’accento anglosassone, a far sognare tutti in Vanity Fair di Mira Nair. 040829DC002NACB