Bourgogne Pinot Noir 2012

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Bourgogne Pinot Noir 2012
Divinis® Bar à Vins è lieto di proporvi
“DI...VINO, MA NON SOLO…”
Giovedì 23/7/2015
Bourgogne Pinot Noir
Bourgogne Pinot Noir 2008
Claude Dugat ~ Gevrey-Chambertin (F)
Bourgogne A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 12,5° ~ Euro 45,00
Bourgogne Pinot Noir 2011
Domaine de Montille ~ Volnay (F)
Bourgogne A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 12,5° ~ Euro 33,00
Bourgogne Pinot Noir 2012
Hubert Lignier ~ Morey-Saint-Denis (F)
Bougogne A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 13° ~ Euro 30,00
Bourgogne Pinot Noir 2012
Henri Gouges ~ Nuits-Saint-Georges (F)
Bourgogne A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 12,5° ~ Euro 28,00
Bourgogne Pinot Noir Vieilles Vignes 2012
Roche de Bellene ~ Beaune (F)
Bourgogne A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 13° ~ Euro 21,50
Bourgogne Rouge Cuvée de Noble Souche 2012
Domaine Mortet ~ Gevrey-Chamertin (F)
Bourgogne A.O.C. ~ Pinot Noir ~ 12,5° ~ Euro 39,00
Esclusivamente in occasione della serata a chi desidera acquistare i vini per l’asporto, riserviamo uno sconto del 10%.
Le nostre iniziative sono dirette a favorire un consumo moderato e consapevole del vino. Qualità e non quantità.
Domaine de Montille
Le origini della famiglia De Montille si perdono nel tempo e nella storia dell’aristocrazia
francese. I loro interessi legati alla viticoltura non sono mai stati di primaria importanza e solo
recentemente le proprietà viticole sono state ampliate.
Hubert de Montille, nato nel 1930, dirige il domaine costituito di appena 2,5 ettari a partire dai
primi anni ’50 e lo fa alternando il lavoro di cantina con la sua attività di avvocato a Digione.
Da subito comincia l’imbottigliamento sistematico di parte dei vini e la conseguente
commercializzazione delle bottiglie con il proprio nome fino a che all’inizio degli anni ’60 tutta
la produzione viene venduta in bottiglia.
Quegli anni ricchi di successi su tutti i versanti gli permettono di acquisire altre parcelle di
vigneto fino a raggiungere gli 8 ettari.
Ad oggi è il figlio maggiore Etienne a dirigere l’azienda. Dopo una formazione finanziaria, è
passato a dirigere lo Château de Puligny-Montrachet, che dirige ancora attualmente
contemporaneamente al domaine familiare.
Nel 2003 altre acquisizioni hanno portato a raddoppiare le proprietà viticole e, se i vigneti
originari erano già stati convertiti in biodinamica, anche per queste ultime ne è cominciata
progressivamente la conversione.
Lo stile di Hubert de Montille è sempre stato proteso alla produzione di vini di straordinaria
eleganza ma predisposti all’invecchiamento che, giovani, sembrano molto scontrosi e poco
“leggibili”. Il figlio Etienne prosegue sulla traccia del padre, ma con una maggiore attenzione
alle caratteristiche dell’annata. Questo gli permette di ottenere in annate minori vini che, pur
non tradendo la tradizionale eleganza dell’azienda, si prestano ad un consumo più immediato.
Solo a partire dal 2006 Etienne ha introdotto la vinificazione delle uve intere, non diraspate,
per le parcelle che lo permettevano. Precedentemente solo piccole percentuali di uve non
venivano diraspate.
Per la loro coerenza ed il rispetto dell’attività che svolgono, padre e figlio sono stati tra i
protagonisti del film documentario Mondovino. In particolare, l’ottuagenario Hubert, esprime
con grande lucidità la sua visione della viticoltura; quale che sia lo stile di De Montille o di
chiunque sia, il Taillepieds (per citare il loro cru più prestigioso) sarà sempre il Taillepieds e,
mentre De Montille passerà, il Taillepieds rimarrà. Con altrettanta disillusione afferma anche
che il vino è un prodotto indubbiamente di forte valenza culturale, ma la sua vita è
strettamente legata alle scelte economiche compiute dai grandi investitori in funzione del
mercato.
La figlia minore Alix, dopo aver accumulato esperienze importati in altre aziende borgognone,
ha iniziato in collaborazione con il fratello un’attività di acquisto di uve “controllate” per la
produzione di grandi bianchi sotto il marchio Deux Montille.
Domaine Denis Mortet
Nel 1993 Denis Mortet, dopo un periodo di affiancamento, succede al padre Charles che aveva
fondato il Domaine nel 1956. Fino alla degli anni ’90 si succedono le acquisizioni di parcelle di
terroir sempre più importanti, culminata con lo Chambertin nel 1999. Contemporaneamente
Denis mette a punto un proprio stile fatto di grande densità e concentrazione che lo fa amare
in tutto il mondo. Ma l’animo inquieto e mai pago dei traguardi raggiunti lo spingono a
ricerche sempre più estreme che lo portano a commettere anche qualche errore nella
maturazione di annate importanti come la 1996 e la 1999, che hanno dimostrato nel tempo di
non reggere alla maturazione in bottiglia. Ma i successi continuano e le bottiglie delle prime
annate degli anni 2000 vanno letteralmente a ruba. Eppure, il malessere della vita porta Denis
al suicidio nei primi giorni del 2006.
Gli succede il figlio Arnaud, che lo aveva già affiancato, sia nella conduzione della vigna, che
in cantina. Lo stile sembra un po' più preciso, meno influenzato dalla ricerca spasmodica del
padre. Rimane l'importanza dei grandi terroirs.
Claude Dugat
Vigneron di altri tempi, avvolto da un alone di leggenda che gli deriva dal fatto che la sua
cantina è all'interno di una chiesetta medioevale sconsacrata che poggia su un tempio
longobardo e che, ancora oggi, lavora la sua terra con un cavallo, anche se durante la nostra
ultima visita a fine aprile 2013 ha confessato di non avere più l’età per certe fatiche. Claude
Dugat conosce ogni zolla del suo vigneto, è legato in maniera quasi paterna alle sue viti,
alcune di oltre 70 anni, che cura in maniera maniacale al fine di ridurre le rese a non più di 18
ettolitri per ettaro. Tutte le vigne di Claude Dugat sono a Gevrey, 7 ettari e nessuna voglia di
espandersi. Continua il lavoro che era stato del padre e prima ancora del nonno. Segue i
dettami dell’agricoltura biologica ma senza dogmatismi. Pretende vini puliti ed eleganti; diraspa
tutto; nessun rimontaggio, solo qualche follatura per scongiurare l’eccessiva ossigenazione e
robuste estrazioni tanniche; non filtra e non chiarifica più dal 1988. La sua visione delle cose,
verrebbe da dire del mondo, è molto legata al rispetto e alla delicatezza: ci dice “se siamo
sgarbati o violenti e non ascoltiamo quello che ci sta intorno, non possiamo aspettarci che
quello che facciamo sia buono”. I suoi vini gli somigliano: soffici e delicati, ma dotati di una
immensa profondità.
Da qualche anno lo accompagna in questa avventura da favola il figlio Bertrand, che insieme
alle sorelle Laetitia e Jeanne, rappresenta la sesta generazione qui a Gevrey.
Lo Gevrey Chambertin village, circa 12 mila bottiglie ogni anno, proviene da 10 parcelle
differenti situate nel comune e l’età media delle vigne è di 50 anni. Questo vino rimane in
legno per 17 mesi, 50 per cento in barriques nuove e il restante in barriques di un anno.
Hubert Lignier
Rappresentante della tradizione borgognona, è noto per la struttura, la concentrazione e
profondità dei suoi vini. Fin dagli anni ’70 del ‘900, anni bui per la Borgogna, era sostenitore
della lotta integrata, del lavoro manuale delle vigne e delle fermentazioni con lieviti indigeni.
Tutte pratiche che si sono poi affinate nel tempo. Attualmente, dopo la morte prematura del
figlio Romain (che ha portato anche ad uno smembramento della proprietà viticola), è il figlio
Laurent a dirigere l’azienda. Lo stile rimane immutato, anche se tra figlio e padre esiste una
divergenza sottile nella vinificazione del Pinot Noir: mentre Hubert sostiene che l’estrazione dei
pigmenti e dei tannini deve avvenire contestualmente alla fermentazione alcolica, Laurent
pratica una preventiva macerazione a freddo per consentire una estrazione ancora più delicata
e in eleganza dei tannini.
Le uve sono diraspate e poi sottoposte ad una lunga macerazione di 18-20 giorni. Segue una
maturazione in botti parzialmente nuove per un periodo che va dai 20 ai 24 mesi per i grand
cru. Tutte le lavorazioni in cantina avvengono per gravità.
Henri Gouges
Azienda di riferimento di Nuits-Saint-Georges. Fondata all’inizio del ‘900 ha sofferto molto il
passaggio generazionale alla fine degli anni ’80 perché il patriarca di famiglia, oltre a guidare le
attività con taglio estremamente tradizionale, non aveva curato con sufficiente attenzione le
stato di conservazione delle vigne. Gli eredi, quindi, oltre a dover adeguare in parte lo stile dei
vini alle nuove esigenze di mercato, si sono trovati con un vigneto da ricostruire quasi in
totalità. Oggi i problemi sono risolti ed i vini dell’azienda tornano ad essere il riferimento della
denominazione.
I vini bianche dell'azienda sono prodotti da un ceppo unico di Pinot Noir a Bacca Bianca,
sviluppato da Henri Gouges, fondatore del Domaine.
Roche de Bellene
Le Domaine de Bellene a été créé en 2005 par Nicolas Potel suite à l'achat de diverses
parcelles de vignes en Bourgogne. Aujourd’hui, nos vignes s’étendent de Santenay, Saint
Romain, Volnay, Beaune, Nuits Saint Georges jusqu'à Vosne Romanée et ont toutes entre 50 à
110 ans d'âge. Toutes les vignes et les vins sont travaillés selon les méthodes biologiques et
vinifiés sans aucun adjuvant œnologique, pas de chaptalisation et d’acidification. Le Domaine
de Bellene est situé dans des bâtiments anciens (16è siècle) que Nicolas Potel, son équipe et
des professionnels du bâtiment ont restauré en utilisant la méthode HQE (haute qualité
environnementale).
L'origine du nom du domaine: "Bellene" viens du nom de la ville de Beaune. Il y a plusieurs
siècles, cette ville était appellée "Bellene" puis "Belena", "Belenos" et enfin "Beaune", ce qui
traduit bien notre envie de faire du domaine une référence pour les vins de Beaune.
Après l'achat des bâtiments en 2005 par Nicolas Potel, suit une periode de réhabilitation
longue et minutieuse.
Les travaux ont duré deux ans et ont fait intervenir de nombreux corps de métier.
Notre objectif : respecter les normes HQE (Haute Qualité Environnementale) sur le plan de la
construction, afin d'être en adéquation avec notre philosophie de travail des vins.
Minimiser l'impact environnemental des travaux de rénovation pour nous permettre de
travailler dans un cadre respectueux de la nature.
Ici, au Domaine de Bellene, nous avons une approche globale, avant tout respectueuse de
l'environnement, de la nature et des terroirs.
Notre but est de n'avoir que des "vieilles" vignes. Les plus jeunes ont 35 ans et les plus
anciennes, les Beaune 1er Cru Grèves ont 104 ans. Ainsi, les racines des plants plongent très
profondément dans le sol pour puiser le meilleur du terroir. Cela permet également une forte
resistance des vignes lors des années de canicule; la vigne trouvant de l'eau à plus de 4 mètres
sous terre. Parmi nos meilleures vignes, nous faisons une sélection massale que nous utilisons
pour les replantages de jeunes vignes, ce qui nous permet de garantir le futur de chaque
parcelle dont nous avons la charge. Nous traitons les vignes avec un mélange de cuivre et de
souffre pour lutter contre le miliou. Nous avons obtenu cette année le label BIO, résultat d'un
travail en biodynamie respectueux de la vigne depuis 2006.
Lors des vendanges, nous ramassons les grappes à la main et les récoltons dans de petites
cagettes de 10 kilos afin de conserver les raisins entiers jusqu'à la cuverie.
La méthode de culture et de vinification ne peut être conduite de manière biologique que si
elle est pratiquée dans un environnement sain, ce pourquoi nous avons souhaité rénover ces
vieux bâtiments dans le respect des normes HQE.. Pour la vinification, nous ne voulons pas
ajouter d'élément exterieur et voulons être le plus simple possible. Nous n'ajoutons pas de
levure de culture et utilisons celles présentes sur les raisins, nous n'ajoutons pas de sucre, pas
d'acides, pas de nutriments, pas d'enzymes.
Pour les vins rouges, nous renversons délicatement les cagettes sur la table de tri. Nous
égrapons environs 40% des grappes et laissons le reste en "vendanges entières". Les
fermentations commencent ensuite dans des cuves inox et des vieux foudres de chêne, et
durent de 15 à 25 jours avec des températures allant jusqu'a 32 degrés. Nous pressons ensuite
le moût dans un pressoir vertical qui nous permet d'obtenir un jus clair et très joli, et nous
évite d'utiliser des enzymes ou de faire une filtration. Les cuves sont vidées ensuite par gravité
et le vin est stocké dans des fûts de chêne de 1 à 3 vins où le vin évoluera pendant plus d'un
an.
Pour les vins blancs, nous pressons directement les grappes en "vendange entière", laissons le
jus couler par gravité dans des cuves en inox. Après 2 jours, le jus est passé par gravité dans
les fûts de chêne ou la fermentation commencera. Il restera là pendant un an jusqu'a sa mise
en bouteilles.
Les bouteilles. Là encore, nous essayons d'innover en utilisant des bouteilles plus legères afin
d'eviter d'avoir des palettes lourdes et limiter le bilan carbone qui en résulte. Nous utilisons de
la cire pour éviter les capsules en métal et tous nos bouchons sont selectionnés au Portugal
avec un soin particulier. Les emballages sont faits de papier recyclé, et toutes les bouteilles
sont numérotées,afin d'assurer leur traçabilité.
Informazioni tratte dal sito ufficiale dell'azienda
I commenti di Maurizio Landi
Emozione e imprevedibilità del Pinot Noir! Sempre affascinante, sempre meraviglioso. Anche in
questo caso cedo alla mia passione per questo vino immenso. Certo, qualche delusione c'è
stata, ma anche tanta meraviglia.
E la serata è cominciata proprio con una sorpresa! Il vino di Lignier è sorprendente! Duro,
estremo, fatto all'antica… grazie anche a un'annata importante, si rivela grintoso e trasgressivo.
Acidità e tannino si sommano a formare una materia di impressionante vigore. Lentamente si
apre e si distende, confermando tutta la sua classe.
Piccola delusione per il Vieilles Vignes di Roche de Bellene. Mentre il bianco, assaggiato la
settimana scorsa, mi aveva colpito per la progressione minerale, questo rosso è tenero,
estremamente fruttato, ma un po' molle. Certo, soffre dopo il vino precedente, ma gli manca
decisamente forza!
Il vino di Gouges ha una materia compressa e impenetrabile. Al naso è chiuso e fatica ad
aprire le sue doti aromatiche, ma col tempo si distende e mostra una bella grinta, anche se non
possiede la spontaneità di Lignier.
Il vino di De Montille è decisamente in difficoltà, forse a causa di un'annata che per la
Borgogna è stata decisamente difficile. Con l'ossigenazione si apre, ma fatica a fondersi e
mantiene un frutto invadente e poco elegante.
Il vino di Claude Dugat conferma la classe di questo vignaiolo di alta classe. Frutto a
profusione in una veste densa e corposa, ma senza eccessi e con grande spontaneità. Un tocco
di ossidazione non compromette il risultato finale.
Il vino di Mortet è, anch'esso, importante e potente. Lo stile, però, molto legato a paradigmi
internazionali, lo comprime un po' in una tipologia un po' “pretenziosa”. Per carità, ha classe e
struttura: un frutto nero e intenso, appena un po' sopra le righe. Forse, semplicemente,
preferisco vini più immediati.
Indice di Gradimento dei Partecipanti alla Degustazione
4
2
1
3
6
5
Vino
Bourgogne Pinot Noir 2011
Bourgogne Pinot Noir V. V. 2012
Bourgogne Pinot Noir 2012
Bourgogne Pinot Noir 2012
Bourgogne Rouge Noble Souche 2012
Bourgogne Pinot Noir 2008
Produttore
de Montille
Roche de Bellene
Hubert Lignier
Henri Gouges
Denis Mortet
Claude Dugat
2
3
4
1
5
6
1
4
6
3
5
2
2
1
3
4
5
6
3
4
2
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6
5
2
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4
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6
4
1
2
3
6
5
4
4
3
1
5
2
6
4
3
1
6
2
5
3
2
1
5
4
6
Totale
33
43
44
60
63
72

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