Karlino, 2009 Ciao, Paolina Non prendevo un aereo da

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Karlino, 2009 Ciao, Paolina Non prendevo un aereo da
Karlino, 2009
Ciao, Paolina
Non prendevo un aereo da oltre trent’anni. L’ultimo volo l’avevo fatto per andare in Grecia.
Eppure questa volta dovevo tornare a volare, sì, dovevo proprio andare. Sentivo che il
viaggio in Polonia era l’ultima occasione per tornare su un aereo…
Il progetto che mi era stato proposto, un mese di volontariato in quel Paese, mi interessava,
tanto più che si trattava di operare con ragazzi orfani o con problemi famigliari alle spalle..
Novembre 2009, Karlino, piccolo paese (9.000 abitanti) a pochi km da Koszalin città
capoluogo della Pomorania.
Il Villaggio S.O.S (Kinderdorfer) ospita circa 70 ragazzi di età compresa trai 4 e i 16 anni che
vivono in villette di nuova costruzione attrezzate sullo stile delle case-famiglia per gruppi di 4
o 5 bambini. Di loro si occupano persone o coniugi qualificati, che li seguono come se
fossero loro figli, al punto che, in molti casi, convivono proprio con i loro figli naturali.
Insomma davvero una bella realtà sotto tanti punti di vista.
Con me parte anche Renato, un altro volontario. Dopo un viaggio durato quasi un’intera
giornata, arriviamo verso sera; il villaggio è deserto e fa molto freddo, solo la luce tenue che
traspare da qualche finestra e il fumo dei camini mi dicono che c’è vita. Ma il giorno dopo, di
prima mattina, il vociare dei ragazzi che si apprestano a prendere il bus navetta che li porterà
a scuola mi riporta alla realtà. Sono impaziente e finalmente si comincia con i progetti e il
coinvolgimento dei ragazzi. Vorrei tanto che imparassero una canzone in italiano, niente
come la musica è aggregante, quindi ci provo con “Nel blu dipinto di blu”. I ragazzi sorridono
e si divertono a intonare il ritornello ….volare….Oh...oh…. ma ricordare e ripetere il testo
completo della canzone in italiano non è facile.
La voce e gli occhi di Paolina sono quelli di un angelo. Il destino non ha dimenticato di
inviare un angelo tra gli angeli anche qui in questa periferia di Karlino dove è ubicato il
villaggio. I bambini più cresciuti preferiscono dare due calci al pallone. Le giornate sono
corte, non ho molto tempo per stare con loro. Le difficoltà sono molte; comunicare con loro è
difficoltoso, ma la complicità e la partecipazione è comunque gratificante. Ho in mente la
realizzazione di un video con i ragazzi, raccogliere le loro idee e illustrarle. Poi subentrano i
cosiddetti “problemi organizzativi”, pertanto decido di svilupparlo solo con la loro
partecipazione.
Allora Paolina diventa musa ispiratrice. La sua innocenza già messa a dura prova da vicende
di famiglia, la sua fragilità di bambina strappata dal destino agli affetti dei suoi stolti genitori, il
suo splendido sorriso velato di una comprensibile tristezza, fanno di questa piccola creatura
la protagonista vera del video.
Tu col tuo sorrisino hai indossato i panni dell‘attrice, cara Paolina sapevi che non ero un
regista, certo anch’io pazientavo quando non riuscivi a non ridere, il gioco ti divertiva, la
videocamera non ti intimoriva e ci giocavi. Anch’io del resto non pretendevo performance da
attrice consumata e giocavo con te. Poi è arrivato davvero Natale e sicuramente Babbo
Natale, quello vero, ti avrà portato tanti bei giocattoli, soprattutto quelli che desideravi , non
quelli rotti che nel video che giravo al Villaggio ti avevano procurato solo incubi.
Avrei voluto esserci quel giorno, vedere lo stupore, la gioia del tuo viso, vederti mentre li
accarezzavi e li stringerli forte forte per paura di perderli come nella finzione del video. Io ero
già partito portando con me quel bagaglio grande, immenso, pieno di gioia e di voglia di
vivere che voi l’ultima sera avevate posato dietro la mia porta. Che regalo, cara Paolina: un
autore ha scritto: “è la vita che ci può rendere simili alle bestie o agli dei, o il luogo dove il
destino ci ha fatti nascere e dove ci farà morire umiliando i nostri sogni e deludendo le
nostre speranze“. Ciao, Paolina, … e buona fortuna!
Domenico Catricalà