nuovasardegna/spettcultura/spettacultura2 17/04/12
Transcript
nuovasardegna/spettcultura/spettacultura2 17/04/12
34 Cultura e Spettacoli LA NUOVA SARDEGNA MARTEDÌ 17 APRILE 2012 Dio, il primo creativo della storia film in rassegna “C’era una voce”: le rime ironiche di Alessandra Berardi illustrate da Alessandro “Shout” Gottardo “Abusi di potere”, le morti di Stato da Cucchi a Scardella di Marco Vitali ◗ CAGLIARI ◗ SASSARI Dal 19 al 23 aprile, è in tour in Sardegna, con i suoi autori, l'albo illustrato “C'era una voce” (editrice Topipittori), firmato da Alessandra Berardi per il testo e da Alessandro Gottardo (in arte Shout) per le illustrazioni. Presentato in anteprima alla Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna, il libro sarà presentato a Sassari giovedì alle 18 alla Libreria Koinè (introduzione di Aldo Addis e Angelo Tilocca), poi a Cagliari sabato 21 (ore 18, a Villa Muscas) con l’introduzione di Flavia Corda e la musica originale composta ed eseguita da Battista Giordano. Banne Sio leggerà inoltre la versione in sardo del testo curata da Andrea Deplano. La settimana prossima, presentazioni a Irgoli (lunedì 23 ore 16, biblioteca comunale) con l’introduzione di Cristina Berardi, e lo stesso giorno ma alle 18 a Nuoro - città natale dell’autrice - alla Libreria Mondadori “Atene Sarda” con l’introduzione di Anna Pau e le musiche di Giordano. “C’era una voce” è un'originale cosmogonia che descrive l'appassionata creazione del mondo da parte di un Dio smarrito che si sente solo, ed è insieme un inno allo spirito creativo, all'esigenza di relazione con l'Altro. Ancora, è la celebrazione della poesia e della rima come luogo perfetto di dialogo e armonia. Scritta in settenari in omaggio alla tradizione di poesia e canzone popolari sarde, la storia è accompagnata dalle tavole di Gottardo-Shout, che ha scelto - per illustrare un tema così impegnativo - la via dell' evocazione: attraverso paesaggi essenziali, solitari esseri nascenti e atmosfere sospese, le sue illustrazioni aggiungono al racconto grandezza e lirismo. E' la prima volta che il trentacinquenne illustratore milanese lavora a un libro per l'infanzia. Collaboratore, con le sue vignette ironiche e concettuali, di testate come Newyorker, Time, The Economist, National Geographic, Le Monde, Internazionale, Shout svolge anche un'intensa attività di artista visivo, con esposizioni in importanti gallerie. È vincitore di innumerevoli premi, tra cui le due recentissime Golden Medal per la migliore illustrazione pubblicitaria e per il miglior racconto sequel della Association of Illustrators New York. Una tavola di Shout, illustratore del New Yorker, per il libro “C’era una voce”. Giovedì a Sassari la prima presentazione del tour sardo dei due autori Alessandra Berardi, poetessa e umorista, specialista del gioco di parole, ha scritto diversi libri poetico-ironici per bambini e adulti; recita suoi spettacoli, in solo o collaborando con altri artisti. È attiva con i progetti dell' etichetta di teatro e scrittura Riso Rosa, e con quelli dell'Opificio di Letteratura Potenziale. Da dieci anni è autrice di storie e canzoni, con musiche di Marco Bigi, per il programma di Raidue “L'albero azzurro”. «Ho scritto questo testo nel 2002 a Nuoro - racconta - come introduzione al mio primo spettacolo per bambini, un recital di storie e canzoni con musiche di Battista Giordano. Lo considero un testo fortunato: ha la colonna sonora di un bravissimo compositore e le illustrazioni di un meraviglioso illustratore. Ne esiste anche una versione in 'sardo centrale', bellissima e per ora inedita, realizzata da Andrea Deplano». Mancosu firma il poster di “Django” È un grafico di origini sarde l’autore della locandina del nuovo film di Tarantino ◗ ROMA Il poster disegnato da Mancosu C’è anche un po’ di Sardegna nel prossimo, attesissimo film di Quentin Tarantino, che uscirà negli Usa a fine anno e subito dopo in Italia. La locandina di “Django Unchained”, questo il titolo del western girato dal regista statunitense, porta infatti la firma di Federico Mancosu, grafico romano trentaseienne di chiare origini sarde: i genitori sono infatti rispettivamente di Lunamatrona (il padre) e Orune (la madre). È singolare come lo stesso Tarantino, che ha sempre curato personalmente ogni scelta riguardo le proprie pellicole, pubblicità compresa, sia arrivato al grafico romano-sar- do. Lo rivela il sito internet Sassari Notizie, che ha intervistato Mancosu. Tutto nasce infatti dalla passione del grafico per i manifesti vintage legati al cinema di genere, dunque anche il western, e alla loro rielaborazione in chiave contemporanea. Alcuni mesi fa, dopo aver appreso che Tarantino stava girando un remake del celebre “Django”, spaghetti western diretto da Sergio Corbucci nel 1966, Mancosu ha realizzato un’ipotetica locandina del film e l’ha “postata” nella pagina facebook del suo amico Luca Rea, regista e autore televisivo che nel 2004 aveva collaborati con Tarantino per la rassegna “Italian Kings of B’s” (è nota la passione del regista ame- ricano per i cosiddetti B-movie, soprattutto italiani) presentata al Festival di Venezia. Vista la qualità del lavoro, Rea ha pensato bene di girare tutto a Tarantino, che lo ha particolarmente apprezzato. Poco tempo dopo Federico Mancosu è stato contattato dalla Wenstein Company, la casa di produzione di "Django", che gli ha proposto un contratto per utilizzare il manifesto nella promozione su internet del film insieme ad altri lavori sempre relativi a “Django”. E proprio nelle ultime settimane, in occasione del pre-lancio del film, il poster di Mancosu è stata utilizzato come avatar del profilo ufficiale su Twitter di “Django Unchained”. Prosegue con un nuovo appuntamento la rassegna di film e documentari dal titolo “Abusi di potere” promossa dal circolo del cinema Liberazione, con proiezioni ogni mercoledì, sino al 9 maggio, alla Società Umanitaria, aperta con un incontro sul caso di Stefano Cucchi, morto per le percosse subito dopo l’arresto. Il film in programma domani alle 20 è “185 giorni”, diretto nel 2006 da Paolo Carboni. La vicenda di cui si parla è proprio ambientata a Cagliari, dove, il 23 dicembre 1985, in un supermarket viene ucciso Giovanni Battista Pinna, il titolare. Passa una settimana e in carcere, con l'accusa di omicidio, finisce uno studente 24enne, Aldo Scardella. Gli esami del guanto di paraffina risultarono negativi. Anche gli altri indizi a suo carico erano deboli, ma pm e giudice istruttore si convinsero che Scardella fosse colpevole e lo tennero in isolamento per sei mesi. Per molto tempo il giovane non poté incontrare neppure il suo difensore, l'avvocato Gianfranco Anedda; il primo colloquio con i familiari fu concesso solo il 10 aprile del 1986. Il giovane manifestò grandi sofferenze mentali causate dalla solitudine e fece istanza ai magistrati affinché fosse revocato il regime di isolamento. Fu tutto inutile. Il 2 luglio 1986 fu trovato impiccato nella sua cella. Il prossimo film in programma, il 18 aprile, ha per titolo “È stato morto un ragazzo”: diretto da Filippo Vendemmiati nel 2010, racconta la triste sorte di Federico Aldrovandi, diciottenne ferrarese che la notte del 25 settembre 2005, viene fermato da una pattuglia della polizia e muore per le gravi lesioni procurategli dagli agenti. Solo la tenacia volontà dei genitori porterà in seguito a far luce sul caso e alla condanna di alcuni poliziotti. Gli altri film in programma, nei mercoledì successivi, sono il 2 maggio “1904 N. 36”di Riccardo Napolitano, Italia del 1967, documentario che mostra le condizioni inumane in cui versavano i malati mentali nelle istituzio. Chiude la rassegna “La storia di Giuseppe Casu”. Venditore ambulante, in seguito a un litigio con una pattuglia della polizia municipale, viene ricoverato in ospedale e sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio (Tso): perennemente legato al letto e sedato, morirà dopo una settimana. Il “Sacro” secondo Salvatore Garau L’artista oristanese in mostra in Argentina per l’Istituto italiano di cultura ◗ CORDOBA Inaugurata il 16 marzo scorso, resterà aperta sino al 16 maggio a Cordoba, in Argentina, al museo Emilio Caraffa, la mostra personale di Salvatore Garau dal titolo “Sacro”. Promossa dall’Istituto italiano di cultura in Argentina, propone una serie di dipinti realizzati dall’artista di Santa Giusta (che da anni vive e lavora a Milano) per una precedente esposizione in America Latina, nel 2010 in Perú, a cura dell’istituto italiano di cultura di Lima. Le opere traggono ispirazione dal sito archeologico di Cahuachi, in Perù. Si tratta di diversi dipinti di grandi dimensioni realizzati su tele in pvc con la tecnica dell’affresco. In alcune di essi compaiono tracce di figurazione, con evidenti riferimenti a simbologie sacre, che rappresentano per certi versi una novità nell’opera di Garau, il quale da tempo attua una personale ricerca nel campo dell’espressionismo astratto. Nei mesi scorsi, tra le varie esposizioni, Garau ha partecipato alla Biennale di Venezia, dopo otto anni di assenza. Ha infatti presentato al Padiglione Italia “Tiepolo, In divenire”, un’opera tra il concettuale e l’astrattismo, volutamente aperta: l’artista ha infatti offerto la possibilità ai visitatori di intervenire sul suo lavoro con acqua e pennello. “Tiepolo, In divenire” è una grande tela, dominata dal colore viola, caratterizzata da due strati di colore: l’uno destinato a morire, l’altro a nascere. La pittura sottostante, realizzata con colore acrilico indelebile, è infatti coperta da un secondo strato a tempera che, essendo priva di colla, è soggetta, sotto l'azione del pennello bagnato, a sciogliersi e asciugarsi nello spazio di poco tempo. La pittura “in divenire”, o in continua trasformazione, è un concetto che torna costantemente nel lavoro di Salvatore Garau. «L'impermanenza delle cose - dice l’artista oristanese - il loro invecchiare, morire e rigenerarsi, modificarsi continuamente, è un tema che in questo momento storico, in particolare, mi sembra sia sentito e vissuto in maniera ossessiva. Accettare di cambiare non sembra facile, direi fa quasi paura. Ma è una sfida che ho voluto affrontare». Garau con dietro l’opera “Tiepolo, In divenire” (foto Paolo Sanna Caria)