La misura dei Soil Gas nei siti contaminati
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La misura dei Soil Gas nei siti contaminati
LA MISURA DEI SOIL GAS NEI SITI CONTAMINATI APPLICAZIONI, VANTAGGI E CRITICITà DI UNO STRUMENTO UTILE PER LA STIMA DEL RISCHIO E PER LA VALUTAZIONE DELL’ANDAMENTO DELLE BONIFICHE AMBIENTALI di A. Italia, A. Lenci, A. Spadaro e A. Calì* N ello studio di siti inquinati da composti volatili e semivolatili, la caratterizzazione e il monitoraggio dei gas interstiziali (“soil gas”), cioè la misura delle concentrazioni dei gas presenti negli spazi intergranulari del sottosuolo, ha assunto negli ultimi anni un ruolo da protagonista. Infatti, la misura dei soil gas costituisce una procedura avanzata per la formulazione del modello concettuale di un sito, per la stima dei rischi igienico-sanitari correlati e per la valutazione dell’andamento delle attività di bonifica condotte. Tale misura si dimostra fortemente influenzata da una molteplicità di variabili e di condizioni al contorno da cui dipendono sia la rappresentatività dei dati sia il loro utilizzo. Particolarmente importanti ai fini della qualità delle misure, sono le caratteristiche litostratigrafiche e idrologiche del sottosuolo, le proprietà chimico-fisiche dei composti di interesse nonché le modalità di campionamento e le metodiche analitiche utilizzate. Le difficoltà tecnico-operative delle misure di soil gas, sono inoltre acuite dall’assenza di linee guida nazionali che ne esplichino le modalità di esecuzione e di analisi, appianando le divergenze ad oggi in essere. Obiettivi della misura di soil gas Il ricorso alla misura dei soil gas trova spazio in ciascuna delle diverse fasi previste dal procedimento ambientale [1] per i siti potenzial- mente contaminati o interessati da intervento di bonifica. Quantificare con misure dirette le concentrazioni dei soil gas, può fornire in primo luogo un “metodo mirato” di caratterizzazione ambientale [2]. Disporre di informazioni sulla composizione analitica dei soil gas può rivelarsi un utile strumento decisionale nell’ubicazione di sondaggi geognostici, nella scelta delle profondità di prelievo dei campioni di terreno nonché nella definizione del set analitico di interesse, migliorando la definizione del modello concettuale definitivo del sito. Il monitoraggio dei soil gas trova altresì impiego anche nelle fasi successive all’indagine ambientale, con particolare riferimento alla procedura di analisi di rischio sito-specifica per la determinazione degli obiettivi di bonifica [3]. Dall’esame di esperienze maturate nel settore sia nazionale che internazionale, è emerso infatti che la procedura di analisi di rischio fornisce risultati estremamente conservativi, soprattutto per quanto riguarda l’esposizione indoor [4]. Il monitoraggio dei soil gas consente pertanto una valutazione diretta dell’effettiva entità dei fenomeni di volatilizzazione sito-specifici a carico della contaminazione riscontrata nel sottosuolo di un sito inquinato. Le misure eseguite potranno quindi essere impiegate nell’elaborazione di un’analisi di rischio più rappresentativa dei rischi igienico-sanitari correlati ai potenziali meccanismi di intrusione in ambienti chiusi (“vapor intrusion”) e di dispersione nell’aria atmosferica. Il ricorso alle misure di soil gas può infine trovare applicazione nei piani di controllo in corso d’opera della bonifica, per valutare l’efficienza degli interventi di bonifica, fornendo una valutazione diretta della variabilità spaziale e temporale della concentrazione nei gas interstiziali dei composti di interesse. La misura dei soil gas presenti nel sottosuolo di un sito inquinato, mostra quindi significativi vantaggi, tra cui: • il dato fornito è strettamente correlato alle matrici ambientali terreno e acque sotterranee normate ai sensi del D.Lgs. 152/06; • le misure sono rappresentative dell’eterogeneità del sottosuolo e delle diverse sorgenti di contaminazione potenzialmente attive; • i piani di monitoraggio periodico consentono di valutare sia la variabilità temporale dei soil gas con continuo aggiornamento del modello concettuale del sito, sia di avere utili informazioni sui meccanismi di attenuazione e di migrazione. Per contro, possono essere individuate anche diverse criticità, in particolare: • le concentrazioni nei soil gas risentono delle condizioni atmosferiche come piovosità e temperatura, per cui è fondamentale minimizzare le interferenze con l’ambiente esterno; • è necessaria una buona conoscenza dell’assetto geologico ed idrogeologico del sito di interesse. 53 pro g e t t i e t ec nol og i e L’uso dei soil gas nell’analisi di rischio Le misure di soil gas possono trovare applicazione nella procedura di analisi di rischio sito-specifica di un sito contaminato [7]. Al riguardo la comunità scientifica sta valutando un approccio [8] mirato a favorire il superamento di uno scoglio normativo nell’applicazione dei soil gas in ambito dell'analisi di rischio sito-specifica, derivante dal fatto che le matrici ambientali contemplate dal D.Lgs. 152/06 non comprendono i gas interstiziali. Il ricorso alle misure di soil gas come strumento di valutazione concreta dell’effettiva entità dei fenomeni di volatilizzazione della contaminazione presente del sottosuolo di un sito inquinato, ha portato ben presto a scontrarsi con la necessità di esplicitare l’inevitabile legame che esiste tra la “matrice soil gas” e le matrici terreno ed acque sotterranee previste dalla normativa ambientale. Gli orientamenti più recenti prevedono il ricorso a una procedura di analisi di rischio il più possibile sito-specifica e sempre meno affetta dagli eccessi di conservatività tipici dei modelli analitici di simulazione dei meccanismi di volatilizzazione indoor e outdoor. Tale approccio, più rappresentativo, è incentrato sulla definizione sito-specifica di un fattore di correlazione tra la contaminazione presente nelle matrici suolo e acque sotterranee e quella presente nel soil gas. A tale scopo si definisce un fattore β, indicativo dell’attenuazione sito-specifica che la concentrazione dei composti d’interesse nei soil gas, subisce durante la migrazione dalla zona insatura e dalle acque sotterranee soggiacenti un sito inquinato. L’approccio, da recenti applicazioni su 12 casi reali omogenei sia per tipologia di inquinamento (composti idrocarburici) sia per estensione della contaminazione nella zona insatura, si è rivelato efficace soprattutto nello stabilire una correlazione tra le concentrazioni nel terreno e quelle nel soil gas. Invece, nel caso di falde inquinate, tale correlazione è di più difficile valutazione. Al fine pertanto di ottenere misure qualitativamente rappresentative, è opportuna un’accurata pianificazione delle attività di esecuzione da condursi sovente di concerto con le Pubbliche Autorità competenti. Modalità operative La misura dei soil gas può essere eseguita mediante la realizzazione nella zona vadosa del sottosuolo, di punti di campionamento temporaneo o permanente. In particolare, i punti permanenti di campionamento costituiti da pozzi appositamente attrezzati, consentono di programmare piani di monitoraggio tali da garantire una valutazione dell’andamento tem- Figura 1. Installazione dei punti di campionamento 54 Anno 6 - Numero 25 Il fattore di attenuazione βsg, espresso in [(mg/m3)/(mg/kg)], ha valori inferiori a 0,1 nel caso degli idrocarburi pesanti Il fattore di attenuazione βsg, può assumere valori più elevati, fino a 100, nel caso di idrocarburi leggeri o BTEX porale delle concentrazioni, fondamentale ad esempio nella valutazione dell’efficacia di una bonifica. E’ possibile inoltre prevedere installazioni multilivello, con la finalità di quantificare la variabilità della composizione dei soil gas in funzione della profondità da piano campagna, soprattutto in caso di misure da impiegare nella procedura di analisi di rischio sito-specifica. Di seguito si riportano i principali aspetti su cui si ritiene fondamentale porre una particolare attenzione in fase di pianificazione delle attività, sulla scorta della nostra esperienza e delle principali linee guida regionali [5] ad oggi disponibili, stante comunque la necessità di regolamentarne e unificarne l’e- secuzione con linee guida a livello nazionale: • numero e ubicazione dei punti di campionamento; • esecuzione e installazione dei punti di monitoraggio; • campionamento e analisi. Il numero e l’ubicazione dei punti di campionamento soil gas, devono essere stabiliti sulla base sia delle informazioni disponibili in merito alle attività eseguite sul sito in funzione della sua destinazione d’uso, che di quelle ricavate dalle indagini ambientali eseguite. Disporre dei dettagli progettuali e della mappatura di strutture e infrastrutture, risulta un valido supporto per la definizione del numero e del posiziona- Figura 2. Prove di tenuta mento dei soil gas soprattutto se finalizzati alle successive fasi di indagine ambientale. Il numero di punti di misura varia da un minimo di tre, per aree di piccole dimensioni come i punti vendita carburanti [6] a valori maggiori per aree di medie e grandi dimensioni soprattutto se caratterizzate da attività produttive e fasi lavorative spazialmente diversificate. La procedura adottata sulla base della nostra esperienza, prevede che l’ubicazione dei pozzi di soil gas venga stabilita in base ai seguenti criteri: • individuazione delle aree di interesse in relazione alle attività produttive sito-specifiche; • individuazione dei punti maggiormente rappresentativi della contaminazione riscontrata nelle matrici terreno e acque sotterranee come risultanza delle indagini ambientali eseguite; • individuazione delle sorgenti secondarie nella matrice terreno e acque sotterranee secondo il modello concettuale proposto; • individuazione dei recettori che potrebbero inalare i vapori prodotti dalla volatilizzazione della contaminazione rilevata. L’esecuzione e l’installazione dei pozzi di soil gas, deve essere stabilita in primo luogo in funzione del modello geologico e idrogeologico con particolare attenzione alla sequenza stratigrafica ricostruita e alle oscillazioni dei livelli di falda, al fine di non compromettere l’affidabilità del dato. Vanno altresì considerati anche aspetti tecnico-operativi come l’accessibilità delle aree d’interesse e gli spazi disponibili all’esecuzione delle attività nel principio universale della sicurezza. L’installazione dei punti di campionamento può avvenire pertan- to mediante l’utilizzo di macchine perforatrici, escavatori a risucchio o trivella a mano (Fig. 1). Si suggerisce di sottoporre i punti di misura a prove di tenuta con l’utilizzo di un gas inerte come tracciante (ad esempio elio), per verificare l'assenza di richiamo di aria esterna dagli strati superficiali del suolo durante i campionamenti e quindi l'assenza del fenomeno dello short-circuiting (Fig. 2). La prova può essere articolata nelle seguenti fasi: • incapsulazione al di sotto di un recipiente in plexiglas a tenuta dell’intero punto di campionamento e delle relative tubazioni; • immissione al di sotto del plexiglas di elio ultra puro e con basso contenuto di umidità fino a raggiungere concentrazione del gas tracciante non inferiore al 60%; • aspirazione contemporanea di aria dal punto di campionamento, monitorando in continuo la concentrazione dell’elio nel soil gas pompato per valutare l’eventuale presenza di elio. Il campionamento può essere condotto sia in modalità indiretta tramite ad esempio fiale assorbenti a carbone attivo, che in modalità diretta tramite canister (Fig. 3). Tra i criteri che guidano la scelta della modalità di campionamento più idonea, ci sono le proprietà chimico-fisiche dei composti volatili e semivolatili di interesse, la sensibilità delle misure di cui si necessita nonché valutazioni tecnico-economiche. In molti casi risulta preferibile il campionamento indiretto rispetto a quello diretto, soprattutto in termini di economicità dell’intervento e di praticità di conservazione del campione pur fornendo quest’ultimo in genere una maggiore accuratezza del dato. Figura 3. Campionamento con fiale (a sinistra) e con con canister (a destra) Particolare attenzione deve essere posta alla durata del campionamento avendo questa un’influenza diretta sulla sensibilità della misura. La durata del campionamento viene stabilita sulla base della portata di pompaggio, al fine di garantire l’aspirazione almeno del volume minimo necessario a raggiungere il limite di rilevabilità di interesse, dipendente sia dalla tipologia di campionatore che dalle metodiche analitiche scelte. *Golder Associates s.r.l. NOTE [1] D.Lgs. 152/06 “Norme in materia ambientale” e successive modifiche e integrazioni. [2] Allegato 3 al Titolo V della Parte Quarta del DLgs 152/2006 “Criteri generali per la selezione e l’esecuzione degli interventi di bonifica e ripristino ambientale, di messa in sicurezza (d’urgenza, operativa o permanente), nonché per l’individuazione delle migliori tecnologie d’intervento a costi sopportabili”. [3] Allegato 1 al Titolo V della Parte Quarta del DLgs 152/2006 “Criteri generali per l’analisi di rischio sanitario ambientale sito-specifica.”, come modificato dal Decreto Legislativo n. 4 del 29 gennaio 2008 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del DLgs 152/06, recante norme in materia ambientale”. [4] California Environmental Protection Agency “Guidance for the evaluation and mitigation of subsurface vapour intrusion to indoor air, Department of Toxic Substances Control” (2005). [5] ARPA Veneto “Linee guida per il monitoraggio attivo dei gas interstiziali del terreno (soil gas)” ARPA Liguria “Criteri per campionamento e analisi di gas interstiziali” ARPA Piemonte “Campionamento dei gas interstiziali e rilievo delle emissioni di vapori dal terreno in corrispondenza dei siti contaminati” ARPA Lombardia “Indicazioni tecniche per il campionamento attivo e analisi dei soil gas”. [6] ISPRA “Criteri metodologici per l’applicazione dell’analisi assoluta di rischio ai siti contaminati”, revisione 2 di marzo 2008 e sua Appendice V “Applicazione dell’Analisi di Rischio ai punti vendita carburante. [7] Bozza di “Protocollo ISPRA-INAIL (exISPESL) per la valutazione del rischio associato all’inalazione di vapori e polveri, in ambienti aperti e confinati nei siti di bonifica” (ottobre 2010). [8] SiCOn 2013 - Laura D’Aprile (ISPRA) “applicazione dell’analisi di rischio alla bonifica dei siti contaminati: sviluppi tecnici e normativi”. 55