metodologia dell`indagine psicologico

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metodologia dell`indagine psicologico
METODOLOGIA DELL'INDAGINE PSICOLOGICO-FORENSE NEI
CASI DI ABUSO SESSUALE INFANTILE: PROPOSTA DI UN
ALBERO DECISIONALE
AUTORI: Ugo Sabatello°, Renzo Di Cori°°, Anna Maria Caramadre°°
°Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche dell'Età Evolutiva – II Divisione, Primario: Prof.ssa T.
J. Carratelli. Via dei Sabelli, 108
00185 Roma. Indirizzo per comunicazioni e-mail:
[email protected]
°°Centro di Consulenza Interdistrettuale "Pierino e il Lupo" – Coordinatore responsabile: Dott.ssa Maria
Irene Sarti. Via Capitini 79 00010 Roma. Indirizzo per comunicazioni email: [email protected]
Summary: The diagnostic evaluation of abuse poses a series of specific problems which add up with the
need for a psychopathologic evaluation of the abused child and his/her family. We know, in fact, that a
false accusation can be as pathogenic as a real abuse and therefore that the reality check is an inevitable
Livello, especially in the light of criminal or other legaloutcomes. It is unfortunately common that the
evaluation of abused children is not always performed by highly skilled and qualified persons, but rather by
social workers or medical personnel or police officers without a specific training and experience. In this
paper the Authors try to develop decision making algorithms that can help all those who work with episodes
of child abuse to perform an adequate and possibly standardised diagnosis without jeopardising the later
intervention of courts and skilled operators. These algorithms derive from an extensive review of literature
on symptoms and signs of abuse and from the Authors’ clinical and expert experience.
Presentato in versione ridotta nella sezione Poster nell’ambito del 5° Convegno Nazionale di
Psicoterapia dell’adolescenza “Psicoanalisi e psicoterapia: l’adolescente tra contesti naturali e
contesti terapeutici”, 18-19 ottobre 2002, Firenze, Convitto della Calza.
Introduzione
Questo lavoro si propone di sostenere la
questione
della
ricerca
di
una
metodologia sempre più precisa e
circoscritta all'approccio delle situazioni di
maltrattamento e abuso.
Alla luce della
letteratura attuale
sull'argomento non è possibile pensare
di
fornire
un'ampia
e
definitiva
contemplazione di tutte le condizioni e le
circostanze con le quali è possibile
confrontarsi nella realtà clinica e/o
psicologico-giuridica. Il nostro intento è,
piuttosto, di cercare un percorso operativo
che si distanzi dal concetto di linea guida,
intesa come "consigli generali che s i
applicano ad un gruppo di pazienti con
certe caratteristiche..." (Rush, 1993) per
avvicinarsi di più a quello di algoritmo,
"...inteso a cogliere tutti i dettagli rilevanti
della situazione clinica...richiedendo un
giudizio clinico minimo per l'applicazione"
(Vitiello, 1997). Vitiello afferma: "Si
potrebbe
dire
che
gli
algoritmi
contengono -cristallizzato- il giudizio
clinico
che
poi
è
applicato
automaticamente a casi clinici specifici.
E' evidente che occorre un ampio giudizio
clinico per costruire un buon algoritmo."
Di per sé l'albero decisionale che qui
presentiamo, considerato che la diagnosi
di abuso non esiste e la gerarchizzazione
delle
categorie
e
sottocategorie
fenomenologiche – nella forma di criteri o
sintomi di inclusione ed esclusione - è
poco più che un accorgimento tecnico per
la conduzione logica dell'indagine clinica,
non garantisce una diagnosi certa, m a
più semplicemente il rispetto di una
metodologia obiettiva e neutrale, che
faciliti nel corso di una valutazione
peritale una scrupolosa esplorazione di
tutte le ipotesi alternative possibili.
L'albero decisionale indica il percorso da
seguire nell’esame del caso a partire dal
momento iniziale della rilevazione del
fatto/circostanza abuso, fino all’esito
dell'indagine psichiatrico-forense. Si tratta
di una scansione di operazioni valutative
che pur essendo disposte in modo per
1
così dire ordinale, hanno, nella pratica, il
carattere della contemporaneità.
Sul piano della logica ci sembra
comunque che la successione dei cinque
livelli o gradi dell’indagine psichiatricoforense (Rilevazione; Valutazione del
contesto familiare e socioambientale in
cui avviene la rivelazione; Valutazione
neuropsichiatrica
del
bambino;
Valutazione della capacità testimoniale;
Esito), sia quella che dal punto di vista
epistemologico possa ritenersi la più
rispondente ad una corretta prassi
falsificazionista. Avremo in questo senso
un’ipotesi
principale,
corrispondete
all'asse centrale dell'albero (a sinistra
della tabella), e diverse ipotesi alternative,
corrispondenti al lato destro della tabella
con
cui
dovremo
sottoporre
a
falsificazione l'ipotesi principale.
Terminale dell'albero è il risultato di
"status psicologico compatibile con
fondatezza della denuncia di abuso" o
"non compatibilità" ove andranno a
cadere tutti quei casi in cui per errore, per
difetto,
omissione
o
deliberata
falsificazione della denuncia, l'ipotesi di
trauma sessuale è poco o per nulla
dimostrabile .
1-Esame della rilevazione del caso:
identificare chi e come ha per primo
registrato e documentato i segnali, diretti
o indiretti, provenienti dal bambino e dalla
sua famiglia, riconducibili ad un sospetto
abuso. Generalmente, un caso di abuso
viene rilevato da un genitore, un parente,
un operatore (scolastico, socio-sanitario,
di comunità ecc.) sia attraverso una
rivelazione esplicita da parte del minorevittima, sia attraverso una informazione
indiretta o mascherata dell’abuso.
Valuteremo quindi, preventivamente, le
caratteristiche formali della rilevazione. In
questo senso è importante come prima
cosa registrare ed escludere ogni
possibile errore umano, professionale e
non, che possa essere alla base di
erronee ed arbitrarie interpretazioni di dati
o fatti non sufficientemente circostanziati.
Inoltre, possiamo ricercare informazioni
correlate,
come
ad
esempio
la
refertazione medica di eventuali segni e/o
sintomi
posttraumatici
significativi
registrati nell’immediatezza dei fatti.
Questo può talvolta rivelarsi importante in
quanto l’esame peritale spesso non
avviene nell’immediatezza dei fatti, m a
anche
dopo
molti
mesi
o anni
dall’accaduto.
Quando la rilevazione dell’abuso sia da
ritenersi adeguata potremo procedere a
valutare, nel livello successivo, attraverso
un'accurata indagine preliminare di tipo
anamnestico e socio-ambientale, le
caratteristiche
contestuali
della
rivelazione, con riferimento particolare alla
rete di relazioni sociali ed alle dinamiche
familiari all’interno delle quali l’evento
avrebbe avuto luogo.
2-La valutazione del contesto familiare e
socioambientale in cui avviene la
rivelazione
Le nostre prime fonti di informazione
saranno i genitori e la famiglia allargata,
la scuola, il medico di base e/o il pediatra.
Solitamente, può rivelarsi utile anche un
esame della documentazione medica
relativa al minore, del materiale scolastico
(quaderni, disegni, schede scolastiche),
ed eventualmente di materiale fotografico
del minore e della sua famiglia. Dal punto
di vista contestuale
è
prioritario
escludere, o quanto meno individuare, la
presenza di eventuali motivazioni o
vantaggi secondari rispetto alla denuncia
(cfr. Benedeck & Schetky, 1987b), tanto nel
minore quanto nell'adulto che sostiene le
dichiarazioni del bambino. Per questo è
importante accertare la presenza o meno
di alcuni elementi
contestuali
o
ambientali che aumentano la genuinità e
veridicità delle dichiarazioni del minore:
- la denuncia o più semplicemente la
rivelazione
viene
formulata
spontaneamente dal bambino (cfr. Bernet,
1998). Il più delle volte, nel caso di una
vera denuncia di abuso intrafamiliare, il
bambino non rivela i fatti in presenza dei
genitori (cfr. Gauthier, 1994), ma alla
presenza e con il sostegno di una
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persona fidata (trusted person: cfr.
Furniss, 1991) capace di generare
un'atmosfera confortevole per il minore.
Talvolta la rivelazione avviene a scuola,
con un insegnante o con un amico o
amica;
- la rivelazione, in caso di incesto, avviene
in assenza del genitore accusato (cfr.
Benedeck & Schetky, 1987b); il minore
appare timoroso in presenza del genitore
oggetto di denuncia. Il bambino che rivela
un vero abuso, specie se più grande, deve
vincere un grave vincolo, quello del
silenzio e del segreto, cui l'abusante lo ha
costretto (cfr. Summit, 1983; Gauthier,
1994);
- la madre, nel caso di abuso
intrafamiliare, appare depressa, passiva
(cfr. Gauthier, 1994); si mostra incredula
circa l'accaduto o addirittura assume un
atteggiamento critico, di biasimo verso il
figlio o la figlia per quanto va dicendo (cfr.
Summit, 1983).
- la situazione familiare è particolarmente
vischiosa, con ruoli e funzioni genitoriali
confusi, barriere intergenerazionali fragili,
poco o per nulla definite (cfr. Gabel, 1992;
Sabatello e Di Cori, 1994a); nelle famiglie
abusanti, incestuose è ricorrente una
promiscuità sessuale;
- il minore vive al di fuori di adeguate
relazioni sociali, senza una rete familiare
allargata: nei casi di abuso è più facile
che i bambini siano isolati socialmente,
vivano in contesti di marginalità socioculturale, con ridotte opportunità di
interazioni affettivamente adeguate;
spesso
l'abuso
sessuale
è
accompagnato da altre forme di abuso:
incuria,
abuso
psicologico,
maltrattamento fisico.
Relativamente all'analisi dell’ambiente
familiare dobbiamo esplorare se esiste
un contenzioso giuridico dovuto a
separazione o divorzio per il regime di
affidamento/frequentazione dei figli (Faller,
1991; Gardner, R.A. 1987, 1992a, 1992b;
Gullotta G. 1998; Everson & Boat, 1989). In
questa prospettiva è da verificare ed
annotare attentamente:
- se il bambino riferisce l'abuso solo
quando il genitore che sostiene la
denuncia ripetutamente lo ammonisce di
parlare; in questi casi il bambino appare
sensibile al controllo legato alla presenza
del genitore non abusante al quale rivolge
continuamente lo sguardo alla ricerca di
consenso;
- se il bambino parla esclusivamente in
presenza del genitore accusato (cfr.
Benedeck & Schetky, 1987b);
- se esiste uno hiatus tra accuse del
minore e la presenza apparentemente
confortevole del genitore denunciato (cfr.
Gauthier, 1994)
- se vi sia una partecipazione vivace,
litigiosa del genitore (cfr. Gauthier, 1994)
che sostiene la denuncia;
- se esistano dei vantaggi secondari per il
bambino: in questi casi il minore,
normalmente più grande di età, può
mentire
deliberatamente
per trarne
qualche particolare vantaggio personale
(cfr. Gautier, 1994);
- se vi sia nel minore la tendenza ad
essere manipolativo o se sia evidente il
bisogno di compiacere un genitore (cfr.
Benedeck & Schetky, 1987)
In tutti i casi in cui questi elementi fossero
evidenti all'osservazione o all'analisi dei
dati ricavati da eventuali fascicoli di causa
(nel caso di una separazione in ambito
civile) o da cartelle cliniche (nel caso in cui
un servizio pubblico avesse conoscenza
del caso), dovremmo procedere alla
valutazione
diagnostica
differenziale
rispetto ad una P.A.S.
Con Parental Alienation Syndrome in
letteratura si indicano tutte quelle
situazioni di disputa familiare (Faller,
1991) in cui vi sia un indottrinamento, una
programmazione da parte del genitore
che sostiene la denuncia del bambino: in
questi casi il genitore "ab-usa" il figlio
contro l'altro coniuge, fino a forme di vere
e propri abusi psicologici, portando il
minore ad inventare interamente la storia
di abuso. In questi casi il genitore insegna
a memoria la dichiarazione da rendere
all'autorità. Per
questo
motivo
la
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prestigiosa
AACAP
(1988,
1997)
raccomanda nelle sue linee guida sul
child abuse, che quando i genitori s i
trovano in fase di separazione o di
definizione del regime di affidamento
venga sempre contemplata la possibilità
di false denunce, specie quando a
promuovere la denuncia sia uno dei due
genitori in conflitto. Nel caso in cui avremo
riconosciuto la presenza dei tratti, delle
dinamiche familiari o dei segni e sintomi
qui descritti, potremo avanzare l'ipotesi di
una falsa denuncia derivante da Parental
Alination Syndrome, altrimenti, dovremo
considerare
l’ulteriore
ipotesi
che
l’ambiente familiare possa aver esercitato
attraverso altri
meccanismi
(anche
inconsapevoli) e dinamiche familiari più o
meno patologici, una induzione sul
minore. Dobbiamo cioè escludere ogni
altra possibile fonte di errore, come ad
esempio un disturbo psichiatrico del
genitore o l'eventualità di una relazione
disturbata tra genitore e bambino.
Nel caso in cui le dinamiche familiari
patologiche
o
anche
solamente
problematiche risultassero di particolare
pregnanza
nello
scenario
socioambientale del minore, dovremmo
indagare in merito all'esistenza di un
disturbo psichiatrico, di un PTSD o un
Disturbo
Dissociativo
(cfr.
DSMIV)
eventualmente conseguente ad abuso
pregresso, nel genitore che sostiene la
denuncia, o anche se il bambino possa
essere stato investito dalle identificazioni
proiettive del genitore dominante nella
sua cura e custodia.
In tutti i casi in cui avremo riscontrato le
circostanze contestuali positive della
rivelazione ed escluso ogni altra
possibile
ragione
strumentale
o
patologica,
potremo
procedere
al
successivo livello per l'esame clinico del
minore.
3-La valutazione neuropsichiatrica del
bambino
A questo livello della nostra indagine
dovremo procedere con l’indagine clinica
del bambino, secondo una prospettiva
evolutiva e con una particolare attenzione
per i possibili segni e sintomi compatibili
con una esperienza traumatica di natura
sessuale. Quello che ci deve orientare a
questo scopo è la ricerca di indizi clinici
riconducibili ad un agente traumatico
esterno,
escludendo
ogni
altra
manifestazione psicologica riconducibile
ad una particolare fase o passaggio
dello sviluppo normale del bambino.
In questo
senso,
sia
l'anamnesi
individuale che familiare, attraverso una
ricostruzione attenta fino alla seconda
generazione precedente, possono rivelare
indizi utili alla ricostruzione della storia
evolutiva del bambino senza cadere nel
riduzionistico legame di causa effetto tra
sintomo osservato e abuso denunciato.
L’impatto di un abuso sessuale può
variare
qualitativamente
e
quantitativamente in funzione di variabili
particolari come:
- l'età ed il sesso del bambino; il grado di
gravità dell'abuso sessuale in relazione
con la natura sessuale dell'abuso (durata,
frequenza, grado di coercizione e
violenza); il livello di partecipazione del
bambino all'attività abusante; il segreto e il
silenzio che accompagnano la dinamica
abusante; la prossimità relazionale tra
l'abusante e il bambino; l'atteggiamento di
maggiore sostegno e conforto della
famiglia e dell’ambiente; gli antecedenti e
gli indici
di
vulnerabilità
presenti
nell'anamnesi
del
bambino
prima
dell'impiantarsi della dinamica abusante;
il livello di installazione della Sindrome di
Accomodamento (Summit, 1983) ed il
processo di vittimizzazione; le strategie
adottate dall’abusante.
Per quanto riguarda la clinica del trauma
se prendiamo a modello la classificazione
nosografica del DSMIV dovremo valutare
l'eventualità di una diagnosi di PTSD
caratterizzata da una costellazione unica
di sintomi il cui decorso è caratterizzato da
clusters bifasici di risperimentazione ed
evitamento e da una miscellanea di
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sintomi compreso un aumento del livello
di eccitamento:
Tra le manifestazioni cliniche del PTSD in
età
evolutiva
(cfr.
Perry,
1999;
Piccolo,1998) è possibile osservare:
- fenomeni di risperimentazione del
trauma (flashback, soprattutto nella forma
di giochi e disegni ripetitivi riproducenti
elementi caratteristici del trauma, senza
una
vera
e
propria
interruzione
sensoriale); disturbi del sonno; disturbi
della memoria sia implicita che esplicita:
a seconda che si tratti di traumi unici o
ripetuti possono aversi conseguenze sia
sulla memoria dichiarativa, con problemi
di apprendimento di nuove informazioni e
di ricordare capacità già apprese, sia a
carico della memoria
implicita (in
particolare gli stimoli che richiamano lo
scenario traumatico possono attivare
modificazioni della frequenza cardiaca,
della pressione sanguigna, risposta di
allarme, ansia, tremori e aumento della
adrenalina plasmatica); numbing: non
propriamente
nella
forma
di
obnubilamento,
ma
di
diniego,
anaffettività, indifferenza o depressione,
segni
dissociativi,
autoanestesia,
autoipnosi; aumentato arousal: irritabilità,
ipervigilanza, iperattività, comportamenti
impulsivi, aggressività.
In generale tutti gli autori concordano che
gli effetti del trauma variano in base alle
caratteristiche dell’evento. Lenore Terr
distingue in questo senso tra situazioni
traumatiche di Tipo I (evento singolo e
inatteso) e di Tipo II (evento traumatico
prolungato nel tempo).
Gli effetti peculiari di un trauma di Tipo I
sono:
-Memorie dettagliate: i bambini d'età
superiore a 36 mesi, mai traumatizzati
precedentemente, che sono coscienti al
momento
in
cui
assistono
o
sperimentano un evento traumatico,
dimostrano l'abilità di richiamare memorie
dettagliate più avanti nel tempo
-Riesame cognitivo: l'individuo si chiede
"perché? perché io?..." nel tentativo
ritardato, cioè dopo che l'evento si è
verificato,
di
riguadagnare
una
padronanza
sulla
casualità,
sulla
mancanza di controllo nella situazione
traumatica
-Dispercezioni:
illusioni,
allucinazioni
visive, distorsioni temporali che possono
talvolta sembrare l'esito di un disturbo
psicorganico o di una psicosi
Gli effetti peculiari dei traumi di Tipo II
sono:
-Diniego massivo, intorpidimento affettivo
(psychic numbing): il soggetto mostra un
diniego massivo nel parlare di sé: talvolta
può riferire la storia e poi negarla per
intero o può dimenticare vasti segmenti
dell'infanzia; altre volte si osserva
l'assenza di sentimenti: questo fenomeno
è una forma di accomodamento alla
situazione traumatica estrema, ripetuta e
prolungata nel tempo
-Autoipnosi e Dissociazione: il soggetto
impara ad adottare spontaneamente delle
tecniche di autoipnosi o dissociazione o
depersonalizzazione; questo consente al
bambino di fuggire mentalmente alla
situazione traumatica; spesso questo
meccanismo evolve in età adulta in
Disturbo della Personalità Multipla
-Rabbia: verso di sé, che può tradursi in
una estrema passività del soggetto, o
verso l'esterno sotto forma di reenactment (agito).
Da un punto di vista
obiettivo
un’importante area da esplorare è quella
relativa
alle
eventuali
condotte
ipersessualizzate di origine traumatica
con
esclusione
di
comportamenti
ipersessualizzate
di
origine
endopsichica.
Potremo generalmente riconoscere i casi
di sessualizzazione traumatica (cfr.
Yates, 1982, 1991) quando:
• Il bambino manifesta nel gioco o nei
disegni
contenuti
sessuali:
nel
disegno le caratteristiche sessuali
possono essere esagerate o, al
contrario, completamente omesse
(cfr. Benedeck & Schetky, 1987b). Nel
caso dei fenomeni di re-enactment
post-traumatico
la
condotta
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sessualizzata
(oltre
ad
essere
accompagnata da altri sintomi di
PTSD) appare per lo più stereotipata,
segue lo stesso copione in maniera
invariata nel tempo. Il bambino non
sembra discriminare tra situazioni
erotiche e situazioni non erotiche. È
fortemente motivato e responsivo alla
vita sessuale, quasi come se fosse
un'area ipertofica Il comportamento
erotizzato "appreso" (cfr. Yates, 1982,
1991; Finkelhor & Browne, 1985 circa
la "sessualizzazione traumatica") è
accompagnato da una sorta di piacere
erotico senza evidenti segni di ansia e
senza ricerca di una punizione: il
bambino può mostrare ad esempio
una seduttività esagerata verso l'adulto
ed un certo grado di piacere e
gratificazione per le attività sessuali
(fatto che lo differenzia dal bambino
che manifesta una masturbazione
compulsiva).
Al contrario, nel caso di un minore che
mostri una erotizzazione di tipo non
traumatico (cfr. Yates, 1982, 1991)
potremo rilevare che:
• Il
minore
può
manifestare
preoccupazioni
o
un
interesse
sessuale particolare, ma non vi sono
né segni, né sintomi traumatici (PTSD)
• I contenuti sessuali nel gioco e nel
disegno spontaneo sono per lo più
assenti (cfr. Benedeck & Schetky,
1987b) anche se talvolta il bambino
può manifestare interesse, attività o
giochi dal contenuto sessuale peraltro
compatibili con le normali tappe di
sviluppo psicosessuale. Talvolta è
possibile osservare un'attività ipererotizzata (ad es. masturbazione
compulsiva) correlabile con una
tensione o fonte di stimolo di natura
endogena (cfr. Yates, 1991), oppure in
correlazione con un interesse o una
attività
erotica
evolutivamente
spiegabile
(ad es. il bambino
trovandosi nello stadio edipico tende
ad interpretare erroneamente le cure
del genitore). il bambino può avere una
attività autoerotica anche nel primo
anno di vita (Spitz e Wolf, 1949) o nei
primi due anni (Galenson e Rophie).
Talvolta si rivela essere un correlato di
un più ampio processo evolutivo: è il
caso dei bambini deprivati, per i quali
la masturbazione ha un significato
compensatorio.
• Esiste
una
attività
erotizzata
compulsiva che deve essere distinta
sia dalla sessualità normale che dal
sexual abuse. Si registra quando un
bambino sembra portato a continuare
l'attività (solitamente masturbatoria)
perfino quando questa interferisce con
gli impegni della vita quotidiana.
Questi bambini perdono ogni piacere
nell'atto
sessuale
o
diventano
estremamente ambivalenti. Possono
adattarsi ad essere
puniti per
controbilanciare il senso di colpa. Il
bambino
che
si
masturba
compulsivamente può ricercare così
una qualche forma di rassicurazione
circa l’integrità dei propri genitali. la
compulsione
normalmente
può
essere intesa come un segno di
tensione o di un disturbo intrapsichico
e può segnalare la presenza di una
psicopatologia.
A questo punto della nostra indagine tutti
i casi in cui venga accertata la presenza
di disturbi psichiatrici gravi ed evidenti
nel bambino, senza rapporto con PTSD o
con una Sindrome da Accomodamento
(Summit,
1983)
passeranno
alla
successiva fase valutativa delle capacità
testimoniali del minore, mentre tutti gli
altri casi sarano da ritenersi di Errore o
Falsa Denuncia dovuti a disturbi non
traumatici del bambino in cui la
sintomatologia pur presente, appare
pittusto specifica o più probabilmente
effetto di carenza precoci gravi, o di
condizioni traumatiche cumulative.
4-La
valutazione
della
capacità
testimoniale
Per valutare la capacità testimoniale del
minore
è
necessario
escludere,
6
attraverso una analisi delle ipotesi
alternative possibili, che vi siano
eventuali deficit cognitivo-intellettivi,
disturbi quantitativi e/o qualitativi della
percezione, della memoria e del
pensiero che possono compromettere
irrimediabilmente
il
grado
di
competenza del minore.
Da
un
esame
della
letteratura
internazionale più accreditata (Weissman,
1991; AACAP, 1997; APSAC, 1998;
Schetky, 1998; Goyette & Schuler, 1998) è
possibile registrare un ampio consenso
riguardo alla definizione del termine
competenza. Con questa
categoria
psicologico-giuridica
ci
si
riferisce
all'abilità del teste, in questo caso del
bambino a testimoniare davanti alla corte
in maniera affidabile, significativa, valida.
Volendo
schematizzare
potremmo
rappresentare il minore competente
come un bambino o un adolescente che,
sebbene a tratti possa mostrarsi confuso,
spaventato:
- mostra una adeguata capacità di
testare la realtà (Benedeck & Schetky,
1987a,
1987b)
(questa
è
più
facilmente osservabile e registrabile
nei bambini > di 6 anni) ed un
sufficiente primato del processo
secondario su quello primario (in
rapporto all'età)
- ha adeguate capacità di osservazione,
registrazione dell'accaduto, sufficiente
memoria per conservare il ricordo
indipendentemente dell'evento ed ha
abilità nel comunicare la memoria
dell'evento (cfr. Weissman, 1991;
Schetky, 1998; Goyette & Schuler,
1998); si tratta di valutare sia la
memoria esplicita che quella implicita
e correlarle con il livello globale dello
sviluppo cognitivo-intellettivo raggiunto;
in questo senso saranno utili anche i
risultati ricavati da reattivi mentali di
tipo proiettivo (TAT, CAT, Rorschach)
ed un test di livello (Wechsler) per
valutare la capacità, lo stile di
appercezione ed elaborazione della
realtà fenomenica.
Al contrario, nel caso di un minore non
competente,
questi
mostrerà
più
facilmente:
- la
tendenza
alla
fabulazione/confabulazione
(evidenziata sia attraverso reattivi
mentali
che
attraverso
l'esame
obiettivo dello stile narrativo e le
capacità mnemoniche del bambino).
Altre volte può manifestare una
pseudologia fantastica, con la quale
pur mostrandosi in grado di capire il
significato del mentire, regredisce a
forme infantili di "illusioni". In questi
casi i bambini possono incorrere nel
rischio
di
incorporazione
di
informazioni indotte (Loftus e Davies,
1984) nel tentativo di rendere più
compiuto il ricordo, lì dove la memoria
presenta delle soluzioni di continuo.
Talvolta (cfr.Yates e Musty, 1988),
anche nel caso in cui un bambino non
presenti un disturbo psichiatrico, la
sua
competenza
può
risultare
diminuita per diversi motivi: ad
esempio quando il bambino - pur in
una condizione non morbosa - si trova
nello
stadio
edipico
tende
ad
interpretare erroneamente le cure del
genitore, oppure quando i processi di
pensiero risultano ancora immaturi a
causa della prevalenza del processo
primario e del principio di piacere.
- Caso particolare, ma non per
questo poco frequente, è quello
del child sexual abuse ai danni di
minori con disabilità. Il fenomeno
dell’abuso sessuale su persone
disabili o con ritardo mentale è un
fenomeno largamente riconosciuto
in letteratura e stimato (cfr.
Bentovim et al. 1988): alcune
ricerche
rivelano
che
una
percentuale compresa tra il 39 il
68% delle ragazze con disabilità
evolutiva e tra il 16 e il 30% dei
ragazzi di sesso maschile disabili,
sono soggetti ad abuso sessuale
entro il 18 anno di età (Ericson et
al., 1994). Questo accade tanto a
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causa della specifica vulnerabilità
di questi soggetti, quanto a causa
del fatto che l'abusante percepisce
questi individui
come
deboli,
indifesi, incapaci di rivelare e riferire
l'abuso e meno inclini ad essere
creduti.
Relativamente
alla
valutazione
psichiatrico-forense, i casi di sexual
abuse su minori con insufficienza
mentale ci confrontano con alcune
specifiche difficoltà teorico-tecniche. È
opinione corrente, infatti, che - in virtù del
criterio logico secondo cui è possibile
essere competenti ma non credibili
(mentre non è dato il contrario, ovvero non
è possibile
essere
giudicati
non
competenti ma credibili) - vi siano poche
probabilità che si possa riscontrare una
capacità testimoniale di questi soggetti.
Alcuni
studiosi
peraltro
ritengono
inopportuno escludere aprioristicamente
che un soggetto che non risponda
pienamente ai requisiti minimi per essere
definito competente, non possa in
assoluto essere giudicato credibile (cfr.
Foti, 1998). In questa direzione alcuni
autori (Ericson et al., 1994) ritengono che
la questione sia erroneamente fondata
sul pregiudizio circa la natura della
competenza generale e delle capacità
funzionali dei disabili, che invece possono
essere ritenuti testimoni competenti, a
condizione che quando sono intervistati s i
tenga
conto
delle
loro
difficoltà
evolutive/cognitive. È dunque cruciale, in
primo luogo, il modo in cui è organizzata
l'intervista ed in secondo luogo i criteri
valutativi della competenza e della
credibilità.
Per quel che riguarda la tecnica di
intervista si deve offrire al bambino un
ambiente più supportivo possibile, che
faciliti l'esposizione e l'esplorazione dei
fatti senza interferenze, suggestioni o
induzioni, in modo da considerare in
quale grado ed in che modo la sua
insufficienza mentale determini un'alterata
o diversa percezione del mondo, o la
renda ad esempio grandemente o
totalmente
dipendente
dall’ambiente
umano che la circonda e dal quale mutua
sentimenti, stati d’animo e fantasie.
Spesso in questi casi il colloquio clinico è
condizionato
e
di
questo
è
indispensabile tenere conto sia nel modo
di condurre l’intervista, sia in fase di
valutazione finale - dal ridotto vocabolario,
dalla diminuita capacità di comprensione
delle parole ed idee astratte, da difficoltà
attentive e ridotte capacità della memoria
a breve termine, una limitata capacità di
astrazione e la tendenza ad essere
letterale e concreta nella comprensione
delle situazioni e delle domande (cfr.
Ericson et al., 1994).
Per quanto concerne la valutazione della
competenza (e della credibilità) è
necessario misurare le capacità funzionali
della minore piuttosto che valutarne la
“competenza generale” (più vicina ad una
astrazione teorica che ad una realtà
clinica). Per questo motivo si trata di
esaminare nel dettaglio le varie funzioni
psichiche che rendano conto del fattore
globale
dell'intelligenza
e
della
personalità del minore, correlando tra loro
elementi contenutistici del racconto,
singole funzioni misurabili attraverso test
psicometrici ed elementi osservativi
(segni e sintomi) ricavabili dagli incontri
diagnostici.
A
questo
punto
della
indagine
psicoforense, nel caso in cui avremo
riconosciuto il minore come competente,
procederemo alla valutazione della
credibilità
delle
sue
dichiarazioni,
altrimenti, nel caso in cui avessimo
registrato problemi dal punto di vista
della percezione, dell'ideazione, del
pensiero
della
memoria,
saremo
orientati a scartare l’ipotesi dell’abuso.
Nel
valutare
la
credibilità
delle
dichiarazioni del minore valuteremo le
caratteristiche formali e contenutistiche
della rivelazione con l'obiettivo specifico
di escludere che vi possa essere stata
una induzione o una suggestione e che la
denuncia possa essere erronea o falsa.
Un minore è (più) credibile quando:
8
* La denuncia è offerta spontaneamente
dal bambino (cfr. Bernet, 1998);
* Il bambino talvolta, appare agitato,
ansioso dal punto di vista psicomotorio
(specialmente nel caso dei bambini
piccoli)
* Il discorso è spontaneo ma esitante, a
tratti confuso, spesso
seguito
da
ritrattazioni (cfr Summit, 1983), timori e
paura verso le autorità o chi raccoglie la
rivelazione (cfr. Gauthier, 1994); il racconto
si presenta complessivamente costante
(Bernet, 1998), la trama base resta la
stessa; il bambino fornisce una storia
poco alla volta piuttosto che tutta in
un'unica soluzione (questo significa che il
bambino più credibile può riferire la storia
un poco alla volta nel corso di diverse
sedute, fino a quando il resoconto è
completo); è più probabile che fornisca
correzioni spontanee o che dica di non
ricordare alcune cose; il minore appare
spesso reticente, a volte offre risposte di
diniego (risponde "no" piuttosto che
dichiarare che non è successo nulla) per
ostacolare l'intervista;
*
La
rivelazione
è
abitualmente
accompagnata da un'affettività adeguata
alla circostanza (Bernet, 1998) - spesso
depressa - o da marcata sofferenza (cfr.
Benedeck & Schetky, 1987b; Gauthier,
1994); si osservano cambiamenti obiettivi
dell'umore in corrispondenza di domande
specifiche: il bambino appare
triste,
spaventato,
freddo
(cfr.
Leventhal,
Bentovim, Elton, Tranter, Read, 1987);
emerge il senso di vergogna, sconforto,
accompagnato a volte da temi di colpa; c'è
congruenza tra il racconto ed alcuni
particolari
o
dettagli
e
risonanza
emozionale negativa (cfr. De Young 1986;
Gulotta G., De Cataldo 1996; Mazzoni G.,
1995);
dal
punto
di
vista
del
comportamento il bambino può essere
seduttivo, o regredito (cfr. Benedeck &
Schetky, 1987b);
* La terminologia usata è adatta all'età del
minore (cfr. Bernet, 1998; Gauthier, 1994;
Mazzoni G., 1995; Gulotta G., De Cataldo
L., 1996), spesso sbagliata (almeno per i
più
piccoli),
compatibile
con
la
terminologia
sessuale
tipicamente
infantile. Il bambino usa il suo vocabolario
piuttosto che termini adulti e riferisce la
storia dal suo punto di vista (cfr. Benedeck
& Schetky, 1987b).
* Il minore richiama e riferisce memorie
specifiche che sono periferiche rispetto
all'evento centrale: per esempio può avere
memorie
di un particolare
odore
associato all'abusante o una caratteristica
fisica specifica. E’ infatti improbabile che
un indottrinamento ad opera di un adulto
suggerisca questo tipo di dettagli.
Secondo Lamb (1994) resoconti che
contengono dettagli marginali e che sono
inseriti in modo logico in un ricco
contesto, sembrano essere più facili da
ottenersi quando gli eventi descritti sono
stati veramente vissuti
* esiste una comparazione favorevole
della storia dei sintomi del bambino e del
suo comportamento con il resoconto
dell’intervista.
Nel caso del bambino non credibile
potremo invece riscontrare che:
* la rivelazione è facile, dal contenuto
sovente preciso ed invariante; c'è
incapacità di rispondere a domande
riguardanti i dettagli o a contestualizzare
l'accaduto. E’ osservabile la facilità nella
interazione con l'esaminatore. Il bambino
riferisce una storia appresa, memorizzata
(cfr. Benedeck & Schetky, 1987b). Le
dichiarazioni sono inconsistenti, ripetitive,
altre volte più chiaramente contraddittorie
(Weissman, 1991) o accompagnate da
affermazioni stereotipate (Bernet, 1998)
* il discorso non è turbato da un vissuto
affettivo negativo. L'affetto è inappropriato
(cfr. Benedeck & Schetky, 1987b) e si nota
l'assenza di segni di ansia o angoscia
(cfr. Gauthier, 1994). Non appare la
vergogna: il bambino appare rilassato,
quasi divertito o meravigliato dalle
domande (cfr. Leventhal, Bentovim, Elton,
Tranter, Read, 1987) a volte esibisce una
sorta di compiacimento di sé.
* il vocabolario è di tipo adulto (Benedeck
& Schetky, 1987b): il minore usa di termini
9
non adeguati in base all'età ed alla
conoscenza
presunta
o
accertata
(attraverso l'esame psicologico) della
sessualità
(cfr.
Gauthier,
1994;
Weissman, 1991)
* la memoria è vaga, riferita in modo
evasivo (cfr. Benedeck & Schetky, 1987b).
Dal punto di vista contenutistico il racconto
è in questi casi meno ricco di dettagli
idiosincratici, periferici rispetto al fatto
centrale;
Nel caso ritenessimo il minore non
credibile
dovremmo
considerare
la
possibilità che fattori più o meno
accidentali possano aver determinato una
induzione o suggestione del bambino,
aumentando la probabilità che vi sia una
dichiarazione erronea o una falsa
denuncia.
Relativamente
ai
fenomeni
di
suggestione o induzione dobbiamo
valutare se la persona è influenzabile,
incline a giudizi stereotipati, a proiezioni
personali, perfino all'influenza esercitata
dai mass media. Tutto ciò può dipendere
tanto da variabili interne al bambino (che
avremo in parte già valutato nei precedenti
livelli), quanto da condizioni particolari del
genitore (che dovremmo in parte aver già
esaminato
nel secondo
livello) o
dell'esperto chiamato a valutare o
intervistare il minore, finanche da
fenomeni
suggestivi
nell'entourage
significativo nella vita del bambino.
Per escludere l’eventualità di simili
contaminazioni si analizza la rivelazione
del bambino, valutando come, quando,
quante volte è stata rilasciata e se vi
possa essere stato un inquinamento
della stessa da parte di operatori che
hanno preceduto l'esame del CT. In
questo senso nella Dichiarazione di
Consenso Interdisciplinare del 1992
(Lamb, 1994) tutti i professionisti
sottoscrittori del documento finale hanno
ritenuto
che
l’eventualità
della
“contaminazione” sia un rischio reale nel
caso in cui il bambino viene intervistato in
molteplici
occasioni
da
persone
impreparate (genitori, amici, familiari,
insegnanti),
alterando
così
irreparabilmente la testimonianza
A questo livello dell'indagine dovremo
escludere:
- che vi sia una suggestione da parte
dell'intervistatore: vi sono molti modi con
cui un bambino può essere influenzato da
persone esterne a credere o a dichiarare
che è stato abusato.
- che si sia verificata un'erronea
interpretazione da parte del bambino;
- che vi sia stata un'incomprensione della
comunicazione: il bambino possa aver
compreso male la domanda dell'adulto o
che quest'ultimo possa aver interpretato
fuori contesto le dichiarazioni
del
bambino;
- che non vi sia stato un contagio di
gruppo in una sorta di epidemia isterica
tra adulti e bambini;
- che non vi sia stata una sostituzione
nella identificazione del perpetratore
dell'abuso.
Questione particolarmente delicata è
rappresentata dalla suggestionabilità dei
bambini in età prescolare. Infatti il
bambino tra i 2 e i 7 anni di età è
cognitivamente nello stadio preoperatorio
ed è maggiormente sensibile alle
suggestioni e possiede delle funzioni
mnestiche ancora inefficienti (cfr. Gallo,
1996; Weissman, 1991).
In questa epoca, secondo Weissman, a
causa del livello delle capacità di
comprensione
della
dimensione
temporale, delle competenze linguistiche,
logiche, associate alle minori competenze
mnemoniche, alla maggiore facilità di
dissoluzione delle tracce del ricordo, alle
minori capacità attentive ed alla minore
comprensione e conoscenze di base, la
quantità ed affidabilità della memoria di
un evento può risultare ridotta. Secondo
Gallo (1996) il bambino prescolare è in
grado di ricordare avvenimenti passati,
ma tale ricordo verrebbe difficilmente
espresso
in
modo
spontaneo
e
tenderebbe a diventare più impreciso con
il trascorrere del tempo. Inoltre il bambino
prescolare sarebbe più influenzabile e le
10
contaminazioni sia esterne che interne
(fantasie) sarebbero maggiori che nelle
età più avanzate. Solo a partire da 10-11
anni
la
suggestionabilità
verrebbe
diminuita (cfr. Gallo, 1996).
Weissman (1991) mette in guardia
rispetto al fatto che i risultati delle ricerche
condotte sulla suggestionabilità e la
distorsione del ricordo nei bambini offrono
risultati talvolta contraddittori, tanto a
causa della metodologia adottata che
della popolazione studiata, e che ricerche
più sistematiche ed ecologicamente
valide andrebbero condotte prima che i
risultati possano essere generalizzati in
maniera affidabile ai casi di child sexual
abuse. Peraltro Weissman, sulla base
degli studi condotti da Berliner, da
Goodman e Reed e da Poole e White,
riferisce che nel caso dei bambini piccoli:
- l'accuratezza del ricordo è maggiore per
gli eventi più comprensibili perché facenti
parte dell'esperienza del bambino, mentre
diminuisce per gli eventi non familiari, non
interpretabili o emotivamente stressanti;
- il richiamo è migliore per quelle
informazioni relative ad azioni piuttosto
che a fenomeni psicologici statici come
tempo, luoghi, persone o modelli di
parentela;
- sono più resistenti alla suggestione gli
eventi centrali e concreti piuttosto che
quelli periferici e astratti;
- sono più capaci di descrivere una serie
di eventi come un abuso perpetrato da un
familiare piuttosto che un caso specifico;
- l'accuratezza è aumentata con il ricordo
libero piuttosto che con l'uso di domande.
La tecnica di intervista adottata può avere
dunque delle importanti ripercussioni
sull’informazione, la sua completezza e
veridicità.
Le domande induttive, sostiene Terr
(1994), possono suggerire al bambino
una risposta non veritiera. Per questo non
bisogna mai presentare al bambino del
materiale evocativo o induttivo in forma
interrogativa perché potrebbe alterarne i
ricordi. Elizabeth Loftus (1997) ha studiato
i
fenomeni
di
distorsione
dell'informazione: l'azione induttiva può
essere esercitata in qualsiasi fase del
processo mnemmonico: sia durante la
registrazione
iniziale
(encoding)
dell'evento, che durante la fase di
stoccaggio (storage) della memoria, o al
momento del recupero (retrieval). Per
questo sottili cambiamenti nella tecnica
dell'interrogatorio e atteggiamenti, perfino
cenni
impercettibili
da
parte
dell'intervistatore, possono dare luogo a
notevoli differenze nelle risposte. Il
problema è che con i bambini molto
piccoli, in età prescolare, spesso si ha
bisogno di tracce verbali o figurative per
esprimere in parole quanto i bambini
ricordano.
5-Esito
Errori e false denunce di abuso: a questo
punto dell’albero decisionale cadranno
tutti quei casi in cui prevarranno elementi
che sono verosimilmente attribuibili ad un
errore o falsa denuncia.
Registreremo tra questi le:
* false denunce derivanti dall’adulto il
quale male interpreta un evento e
suggestiona il bambino o interpreta
arbitrariamente un segno fisico come
segno di abuso. Interpretazione sbagliata
di un operatore del comportamento di un
genitore. Erronea interpretazione di un
fatto che viene riferito in maniera
imprecisa
* false
denunce
conseguenti
ad
allucinazione genitoriale: è il caso della
folie à deux
* false
denunce
conseguenti
ad
Indottrinamento genitoriale
* false denunce conseguenti a contagio di
gruppo
* false denunce conseguenti a fantasie
(un bambino piccolo può distinguere male
la fantasia dalla realtà), i fenomeni
allucinatori sessuale e le confabulazioni
che possono sorgere nella mente del
bambino a causa di meccanismi non
coscienti
* false denunce conseguenti a "menzogne
innocenti": quando il bambino non supera
11
i 4-5 ani di età può costruire false
dichiarazioni; è il caso in cui ad esempio
si verifica una sovrastimolazione, in
seguito la manipolazione dei genitali nelle
operazioni di pulizia del corpo. I
comportamenti sedutivi del genitore,
anche se non necessariamente abusanti,
possono diventare problematici, specie in
un contesto di separazione o divorzio
* false denunce conseguenti ad errori nel
racconto: a volte può trattarsi di azioni o
episodi distorti o esagerati nel corso del
racconto dovuti a fattori cognitivi, alla
capacità di comprensione dei fatti, alla
competenza linguistica e dai fattori sociali
e motivazionali del minore
* false denunce conseguenti ad errori
professionali
durante
l'esecuzione
dell'intervista o nell'interpretazione dei
dati: interpretazione sbagliata di un fatto
che viene in seguito riferito in maniera
imprecisa.
Interpretazioni confuse di
eventi a carattere
non
sessuale.
Incomprensioni da parte dell'adulto dovute
al linguaggio del bambino
*
false
denunce
conseguenti
a
dichiarazioni deliberatamente falsificate,
ad esempio nel caso di un adolescente
che intende coprire una propria attività
sessuale o nei casi in cui vi sia presenza
di vantaggi secondari per il bambino o per
un genitore. Spesso questi quadri s i
accompagnano
ad
una
modalità
manipolativa del minore.
Status compatibile con la denuncia di
child sexual abuse: cadranno qui tutti
quei casi che presentano un quadro
complessivamente
compatibile
con
l’ipotesi di un trauma di natura sessuale.
12
Valutazione del contesto
familiare e socioambientale
in cui avviene la rivelazione Rilevazione
Rilevazione adeguata
dell’abuso
No
(Livello 1)
Rilevazione non adeguata:
tecniche di rilevazione inadeguate,
errori nella comprensione ed
interpretazione arbitraria di dati non
circostanziati
(1,a)
Sì
Si raccoglie una dettaglaiata
anamnesi con i dati provenienti
dagli atti giudiziari, dalla
documentazione medica, dal
pediatra, dalla scuola, dalla
famiglia. Presenza di
caratteristiche contestuali
(familiari e socioambientali)
positive della rivelazione,
compatibili con l’evento abuso
(Livello 2)
No
Parental Alienation
Syndrome
Disturbo psichiatrico (in
particolare PTSD conseguente
ad abuso pregresso), nel
genitore che sostiene la
denuncia ; il bambino è investito
dalle identificazioni
proiettive del genitore (
fenomeni tipo folie à deux)
(2,a)
Valutazione
neuropsichiatrica del bambino
Sì
Status clinico evolutivo del
bambino: valutazione del quadro
(anche premorboso) e registrazione
della presenza di segni e sintomi
di PTSD, con particolre attenzione
verso le condotte
ipersessualizzate
di possibile
origine traumatica (con
esclusione di comportamenti
ipersessualizzate di origine
endopsichica ) correlabili con
eventi di tipo Trauma di tipo I e II
(Livello 3)
No
Presenza di segni o sintomi del
bambino non ascrivibili ad un evento
traumatico (di tipo sessuale), con o
senza una diagnosi di Disturbo
Neuropsichiatrico del soggetto. E’ il
caso di quadri sintomatologici la cui base
traumatica è del tutto aspecifica (quadri
traumatici cumulativi riferibili a situazioni di
carenze precoci gravi o maltrattamenti fisici )
o di situazioni non necessariamente
patologiche riconducibili ad una problematica
di sviluppo (fase edipica, esordio puberale,
crisi adolescenziale).
(3,a)
Valutazione della
capacità testimoniale del minore
Sì
Esclusione di gravi disturbi cognitivointellettivi, disturbi quantitativi e/o qualitativi
della percezione, della memoria e del
pensiero nel bambino di entità tale da
escludere completamente la
competenza (senza escludere quindi i casi in cui
No
pur essendo la competenza diminuita o relativa come nei casi di deficit cognitivo-intellettivi - è
necessario misurarla tarando ad un livello più basso i
parametri valutativi)
(Livello 4)
Sì
Presenza di
caratteristiche formali e
contenutistiche positive della
rivelazione del bambino
(Valutazione della
credibilità)
(Livello 5)
No
Assenza di competenza a causa di:
disturbi quantitativi e/o qualitativi della percezione,
della memoria e del pensiero
(4,a)
Non credibilità a causa di fenomeni di
chiari fenomeni di suggestione o
induzione dovuti a:
tecniche di ascolto improprie ecc.
suggestione da parte dell'entourage
del bambino: contaminazione nel
post-evento ad opera di un familiare
molto stretto o una persona che
riveste un ruolo significativo nella
cura o nell'educazione del minore o
contagio di gruppo (genere isteria
collettiva) che coinvolge il bambino
manipolazioni intenzionali del minore:
menzogna deliberata del bambino
(5,a)
Sì
Status compatibile con la
denuncia di child sexual abuse
Errore o falsa denuncia di
abuso
13