valutazione degli esiti a tre anni in soggetti tossicodipendenti ed

Transcript

valutazione degli esiti a tre anni in soggetti tossicodipendenti ed
AUSL Rimini - U.O. Dipendenze Patologiche
Maristella Salaris, Matteo Gori, Paola Rucci, Daniela Casalboni
VALUTAZIONE DEGLI ESITI A TRE ANNI IN SOGGETTI TOSSICODIPENDENTI ED ALCOLDIPENDENTI CHE HANNO CONCLUSO O
ABBANDONATO IL PERCORSO TERAPEUTICO AI
SERT DELLA PROVINCIA DI RIMINI.
Premessa
Le complessità che caratterizzano questo tipo di indagini possono essere ricondotte, anzitutto,
alle difficoltà nella raccolta dei dati al follow up. Tali difficoltà risultano imputabili al non sempre
attuabile reperimento dei soggetti (cambiamento di indirizzo, ricoveri, incarcerazioni, decessi), alla
mancanza di disponibilità o di collaborazione degli stessi, quand’anche risultassero contattabili 1.
Molto frequentemente, quindi, i dati al follow up sono relativi solo a una parte del campione
iniziale, anche se poi sono questi i soggetti sui quali si estrapolano le valutazioni complessive
dell’outcome e l’analisi delle sue relazioni con i fattori predittivi. In Italia, i diversi lavori di follow
up nell’area dell’abuso e della dipendenza da sostanze, svolti soprattutto nell’ambito dei risultati
degli inserimenti nelle Comunità Terapeutiche, evidenziano una percentuale di soggetti richiamati
con successo al follow up, estremamente varia: si passa dall’83% al 20%2.
Una meta - analisi condotta su 69 studi da D.D. Brewer ha individuato 10 varibili che
sarebbero associate all’uso continuo di sostanze illecite: alte dosi prima del trattamento, presenza di
precedenti trattamenti, nessun periodo di pregressa astinenza, uso di alcol, presenza di una
sintomatologi depressiva, stress, disoccupazione, uso di sostanze nel gruppo di riferimento, breve
durata dei trattamenti, uscite precoci dal trattamento prima della dimissione.
In questa sede ci sembra opportuno ricordare che uno dei cardini fondamentali del trattamento
efficace delle dipendenze per il National Institute of Drugs Abuse (NIDA) è “rimanere in
1
Agostini A., Indagine decennale su un campione di tossicodipendenti (Un’), “Prospettive Sociali e Sanitarie”, 6, 1993
Belloni M. Ferrarini F., Follow up di trattamenti comunitari per tossicodipendenti da eroina, “Prospettive Sociali e
Sanitarie”, 11, 1987
2
Vetere C., Intervento sulla medicina dell’evidenza ed i trattamenti delle tossicodipendenze, intervento alla Terza
Conferenza Nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, Genova 28 – 30
Novembre, 2000
trattamento per un periodo di tempo adeguato come elemento critico rispetto all’efficacia del
trattamento stesso3. Rispetto a questo tema emergono le seguenti indicazioni4:
- pazienti che rimangono in trattamento per più di tre mesi (nei programmi residenziali a lungo
termine) e più di 12 mesi (nei programmi ambulatoriali) riportano significativi risultati negli studi
di follow up. La durata del trattamento, piuttosto che il tipo di trattamento è dunque, il fattore
determinante nel produrre gli esiti più favorevoli a medio e a lungo termine;
- qualsiasi tipologia di trattamento è efficace nel ridurre l’uso giorniero delle sostanze, in
particolare oppiacei, durante e dopo il trattamento.
Gli studi di follow up e di valutazione dell’esito dei trattamenti nell’ambito delle
tossicodipendenze, effettuati soprattutto nei paesi di area anglosassone e scandinava negli ultimi
trent’anni, miravano a soddisfare diversi obiettivi: verificare l’efficacia dei diversi dispositivi
terapeutici, distinguere tipologie di soggetti e promuovere ulteriore sapere scientifico sulle
complesse problematiche della tossicodipendenza.
Tra i più importanti studi di follow up sono da mettere in risalto i programmi DARP (Drug
Abuse Reporting Program) e TOPS (Treatment Outcome Prospective Study) sviluppatisi negli stati
Uniti a cavallo del 1969 ed 19815. In entrambi gli studi le diverse modalità di trattamento
(disintossicazioni, programmi di mantenimento metadonico, programmi residenziali, psicoterapie
ambulatoriali, ecc…) sono state valutate al fine di evidenziare quali programmi terapeutici
offrivano un outcome più efficace anche in termini di costi – benefici e soprattutto chi erano i
pazienti che meglio beneficiavano di determinati trattamenti. Tra i risultati che queste immani
ricerche hanno evidenziato, ci preme citare i seguenti: 1) le differenze tra le diverse forme di
trattamento tendono ad annullarsi nel tempo a seguito della sovrapposizione di variabili
socioambientali esterne a quelle del trattamento stesso; 2) il miglioramento degli esiti
comportamentali risulta essere associato al trattamento.
In relazione al mantenimento del successo (soprattutto legato ad indici che misurano
l’astensione completa o parziale dell’uso di sostanze), la letteratura indica un intervallo di almeno
3 anni per poter formulare un giudizio di successo del percorso stesso, anche se, nel dibattito sulla
lunghezza ottimale del follow up, periodi oltre i 4 - 5 anni vengono ritenuti maggiormente
appropriati per la valutazione dell’efficacia di un percorso6.
3
Lucchini A., in Fiocchi A. Madeddu F. Maffei C. (a cura di), La valutazione nel trattamento delle dipendenze, Franco
Angeli, Milano, 2003
4
Madeddu F., La questione della valutazione nella gestione clinica del soggetto con abuso – dipendenza da sostanze , in
Fiocchi A. Madeddu F. Maffei C. (a cura di), La valutazione nel trattamento delle dipendenze, op. cit.
5
Hubbard R. L., J. Valley Rachal, Gail Craddock S., Cavanaugh E.R., Treatment Outcome Prospective Study (TOPS):
client characteristics and behaviors before during and after treatment NIDA, op. cit.
6
Cois A. et al., Follow up di 12 anni delle Comunità Mondo X - Sardegna: metodologia e atti preliminari, III Convegno
dei Ser.T., Sassari, 1993,
Un ulteriore elemento che influenza il successo è relativo ai tempi di retention, cioè alla
durata di permanenza in programma, che non solo differiscono da percorso a percorso ma anche,
sempre all’interno di una stessa tipologia, per età, sesso o altre variabili socioambientali.
In sintesi, i parametri più significativi in letteratura al fine di valutare l’efficacia dei percorsi
terapeutici sono il tempo trascorso in trattamento ed il tipo di conclusione (concordata o meno con
l'equipè curante). Infatti, sempre più numerosi sono gli studi di follow up che evidenziano come
fra coloro che hanno concluso il trattamento con esito positivo, la probabilità di rimanere astinenti
dal consumo di sostanze è di 3 a 1 rispetto ai drop-outs7.
La ricerca
La complessità del fenomeno della tossicodipendenza comporta inevitabilmente una difficoltà
oggettiva rispetto alla capacità di misurare il successo di un determinato programma terapeutico. La
difficoltà nasce da una incerta definizione degli obiettivi 8 e dalla incertezza nell’affermare che i
cambiamenti rilevati sugli ex utenti siano direttamente riconducibili all’attività del programma
terapeutico in questione9.
Pur consapevoli dei suoi limiti metodologici, abbiamo deciso di condurre questa nostra prima
valutazione degli esiti avvalendoci dello strumento del follow up.
Obiettivi del presente lavoro di ricerca sono:
a) effettuare un follow up dei soggetti residenti nella provincia di Rimini che hanno terminato, da
almeno tre anni, un percorso terapeutico avviato negli anni 1995 - 1996 per verificare il
mantenimento nel tempo dei risultati ottenuti al termine del percorso terapeutico;
b) analizzare eventuali differenze nei risultati tra i diversi percorsi di cura e tra le diverse modalità
di risoluzione del rapporto col servizio (conclusione o abbandono).
Metodi
Congia P., Analisi delle differenze fra personalità Drop - Out, Non Drop - Out e “residenti anziani" in un campione di
tossicodipendenti inseriti in tre comunità terapeutiche della Sardegna, Rivista N.P.S., VIII, n° 6, 1988
7
Clerici M., Tossicodipendenza e psicopatologia, Franco Angeli, Milano, 1993
8
Dagostino S. Merlo G., Servizi per la salute a 10 anni dalla riforma: i servizi per le tossicodipendenze, “Salute e
Prevenzione”, 4, 1989
9
Selle P., Stocco P., Potenzialità e problemi metodologici nella valutazione della qualità delle Comunità Terapeutiche,
Emme & Erre, 1998
Il campione è stato tratto da una coorte di 355 soggetti tossico ed alcoldipendenti entrati in
trattamento nell’arco temporale 1995 - 1996. Su questo gruppo è stato condotto un primo step di
follow up, al 01/01/2002, con l’obiettivo di verificare l’esito del percorso terapeutico. In un
secondo tempo, la quota di soggetti che in tale data non risultava più in carico, è stata
ulteriormente selezionata al fine di costruire un sottocampione che avesse la caratteristica di aver
concluso (escluso i soggetti deceduti durante il trattamento) il percorso terapeutico da 3 o più anni
(gruppo C). Il sottocampione così determinato è composto da 151 soggetti.
La mancanza di accuratezza - in un’epoca in cui non veniva nemmeno ipotizzata la
possibilità di svolgere uno studio di follow up – con la quale sono state registrate le informazioni
relative ai dati anagrafici, ha comportato numerosi errori di trascrizione durante l’inserimento delle
informazioni nella banca dati, ed una conseguente difficoltà di reperimento dei soggetti. Inoltre, i
dati anagrafici relativi agli utenti venivano immessi solo all’atto dell’ammissione al trattamento e
mai, o quasi mai, ricontrollati e modificati in momenti successivi.
In un secondo tempo, a seguito dei motivi sopracitati, sia le residenze che lo stato in vita dei
soggetti sono state verificate con gli Uffici Anagrafe dei comuni di riferimento. Questo controllo
doveva fornirci le indicazioni necessarie per poter rintracciare gli ex utenti su cui realizzare
l’intervista di follow up (step II).
Le cause di morte sono state reperite utilizzando la banca dati dell’Ufficio di Igiene
dell’Azienda USL di Rimini sia l’archivio del Ser.T.
Una volta reperito il dato relativo alla residenza e allo stato in vita dei soggetti, questi ultimi
sono stati rintracciati, atttraverso consultazione dell’elenco telefonico, e successivamente contattati
telefonicamente al fine di confermare la reperibilità di un individuo solo dopo aver parlato
direttamente con lui/lei al telefono. Il colloquio telefonico, oltre a stabilire al reperibilità del
soggetto, serviva anche a sondare la loro disponibilità a partecipare alla nostra iniziativa. La
ritrosia o l’impossibilità ad accettare un incontro con i nostri intervistatori, espressa durante il
colloquio telefonico, ci hanno portato a valutare la possibilità di effettuare l’intervista di follow up
tramite telefono. Tale scelta, seppur in qualche modo obligata, non è stata ritenuta inappropriata
dal punto di vista metodologico in quanto, l’oggettività dei dati non sarebbe stata maggiore
neppure nel caso di un’intervista vis a vis. Infatti, non potendo controllare la veridicità delle
risposte neppure nel contatto diretto, mancando l’esame tossicologico o altro riscontro oggettivo,
si è optato per l’intervista telefonica senza che questo comportasse l’invalidazione dell’indagine.
Nonostante al primo contatto telefonico, si fossero mostrate disponibili a partecipare alla
iniziativa 61 persone, in realtà alla fine, soltanto 47 hanno accettato di parlare con il ricercatore e
portato a termine l’intervista con lo stesso. Questa fase, ha avuto luogo nel periodo febbraio -
maggio 2002 e ha comportato un dispendio enorme di energie in quanto, prima di riuscire a
stabilire un primo contatto con la persona da intervistare si sono dovute effettuare decine di
telefonate. Tra le motivazioni addotte alla mancata partecipazione, la più frequente è quella
relativa all’aver “voltato pagina” e quindi al non voler più intrattenere alcun rapporto con il
servizio.
Nonostante avessimo garantito l’assoluta confidenzialità della telefonata e l’anonimato nella
compilazione del relativo questionario, è ipotizzabile pensare che quanti hanno preferito non
partecipare all’iniziativa, l’abbiano fatto per evitare di porsi in confronto con una realtà, quella del
Servizio per le tossicodipendenze, lontana nel tempo e/o per evitare di ammettere eventuali ritorni
all’abuso di sostanze e/o a comportamenti devianti.
Lo strumento utilizzato per la raccolta dei dati è stato un questionario a domande chiuse. Il
questionario predisposto è stato elaborato in esclusiva per questa iniziativa dopo aver esaminato e
valutato strumenti analoghi già utilizzati da altre realtà impegnate in progetti di valutazione degli
esiti nel settore delle tossicodipendenze. Particolare attenzione è stata accordata all’ultima versione
disponibile in Italia dell’ Addiction Severity Index Addiction Severity Index (ASI) 10, da cui sono
stati tratti spunti per la realizzazione degli items presenti nel questionario. Per l’intervista è stato
dunque utilizzato uno strumento mutuato dal questionario ASI, per valutare l’attuale situazione dei
soggetti in relazione alle seguenti aree: astensione (completa o parziale) dall’uso di sostanze
stupefacenti alcol compreso, studio e occupazione, situazione giudiziaria (carcerazioni e/o
problemi con la legge), situazione abitativa e stato civile.
Al fine di limitare i molti bias informativi che derivano da un contatto diretto con operatori
SerT, si è deciso che le interviste venissero condotte da personale esterno che non aveva avuto
modo di conoscere l’intervistato in precedenza. La scelta di utilizzare personale esterno al servizio
nasceva soprattutto dall’esigenza di garantire una maggior attendibilità dei dati raccolti e di
evitare, per quanto possibile, che gli intervistati producessero risposte socialmente accettabili.
Dunque, per la somministrazione dello strumento sono stati scelti degli operatori esterni al
servizio, debitamente formati e addestrati. La formazione – oltre a prevedere diverse e svariate
simulazioni sia nel rapporto vis a vis che telefonico, contemplava anche la supervisione sui punti
critici, soprattutto dal punto di vista relazionale, emersi durante il colloquio telafonico.
Campione
10
Addiction Severity Index (Mc Lellan et coll., 1979; ed. it. Consoli e Bernardo, 1995)
Il campione è composto da 151 soggetti (117 maschi e 34 femmine). Al momento
dell’ingresso in trattamento (baseline), la metà dei soggetti possedeva un’età pari a 30 anni 11 e
nell’85,4% dei casi si trattava di nuovi utenti. Lo stato civile prevalente alla baseline era
celibe/nubile (61,0%) e circa la metà viveva nella famiglia d’origine (47,0%).
Il gruppo sottoposto ad indagine è costituito prevalentemente di soggetti con un basso livello
d’istruzione (oltre il 72% ha un titolo di studio pari o inferiore alla licenza media) e una situazione
occupazionale stabile (55,8%).
Il 72% dei soggetti ha avuto una diagnosi iniziale di tossicodipendenza da eroina.
L’esperienza carceraria, legata soprattutto a reati connessi con il loro stato di tossicodipendenza
quali lo spaccio o la detenzione di sostanze stupefacenti, caratterizza il 18% del nostro campione.
Il confronto delle caratteristiche alla baseline tra il gruppo indagato (gruppo C) ed il gruppo
di utenti ancora in trattamento al momento del follow up (gruppo A), non evidenzia caratteristiche
significativamente differenti . Gli unici tratti distintivi erano legati alla tipologia di sostanza
utilizzata e all’esperienza di carcerazione 12: una percentuale nettamente più elevata di eroinomani e
di soggetti con esperienza di carcerazione nel gruppo A rispetto al gruppo C. Un ulteriore
elemento di distinzione è quello relativo ai percorsi di cura seguiti dai due gruppi13: mentre il
gruppo A si ripartisce quasi omogeneamente tra percorsi ambulatoriali puri o combinati, il gruppo
oggetto della presente analisi presenta una forte prevalenza di soggetti sottoposti a trattamenti
eseguiti esclusivamente in regime ambulatoriale (cfr. Graf. 1).
Graf. 1 - Tipologia di percors i terapeutici: confronto
gruppo A e C
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Gruppo A
Ambulatorio
Gruppo C
Comunità
Ambulatorio + Comunità
Il grafico 2, relativo ai tipi di intervento ambulatoriale (sia ”puro” che combinato con la
comunità), rileva una netta preponderanza di interventi integrati (psicologico, sociale e
11
Range: 14 - 66 anni
X²=24,84 p<0,01; X²=14,24 p<0,01
13
X²=61,39 p<0,01
12
farmacologico) nel gruppo A ed una maggiore presenza di trattamenti inerenti l’area psicologica nel
gruppo C.
Graf. 2 - T ip olo gie di t rat t am en t o am bulat oriale: confront o gruppo A e C
Alt ri t rat t am ent i sanit ari
P sicologico + sociale + farm acologico
Sociale + farm acologico
P sicologico + fam acologico
P sicologico + sociale
Farm acolo gico
Sociale
P sicologico
0
10
20
30
Gruppo A
40
50
60
Gruppo C
L'analisi sui tempi di ritenzione in trattamento del gruppo C (cfr. Grafico 3), evidenzia una
durata media pari a 418,3 giorni (range 7 - 2239 giorni). La durata modale risulta inferiore ai 6 mesi
e la classe mediana è compresa fra 6 mesi ed 1 anno.
Graf. 3 - Gruppo C: esiti e tempi di ritenzione in trattamento
60
50
40
30
20
10
0
< 6 mesi 6-12 mesi 1-2 anni
Concluso
2-3 anni
3-4 anni
Interrotto
4-5 anni
> 5 anni
Deceduto
Per la metà dei soggetti il percorso terapeutico era terminato con un esito positivo (53,2%),
mentre 4 soggetti su 10 avevano interrotto senza ripresentarsi successivamente (cfr. Graf. 4).
Graf. 4 - Esito percorso terapeutico del gruppo C
Interrotto
47%
Completato
53%
Graf. 5 - Esit i dei diversi percorsi t erapeut ici del gruppo C
(% per percorso t erapeut ico)
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Concluso
Ambulatorio
Int errot t o
Comunità
Decedut o
Ambulatorio + Comunità
In letteratura sono riportati numerosi studi di follow up che hanno mostrato esiti
significativamente più favorevoli nel caso dei programmi comunitari, in relazione all’assunzione di
sostanze stupefacenti, rispetto ai risultati ottenuti con le sole terapie di disintossicazione o con
trattamenti ambulatoriali drug free14.
Anche nel nostro studio (cfr. Graf. 5), i valori si mostrano via via meno positivi nel passare
dal trattamento comunitario (residenziale e non) a quello ambulatoriale puro fino a quello
combinato (ambulatorio e comunità).
Risultati e conclusioni
14
Clerici M., Tossicodipendenza e psicopatologia, op. cit.
Per quanto riguarda l’indagine di follow up, il riscontro anagrafico ci ha consentito di reperire
il 49% dei 151 utenti, mentre il restante 51,0% non è risultato reperibile, in quanto i soggetti
risultavano cancellati dalle anagrafi, perché trasferiti in un’altra provincia italiana o stato estero o
perché sprovvisti di recapito telefonico. Nel caso dei soggetti non più residenti a Rimini, abbiamo
effettuato la scelta di non proseguire la ricerca per limiti economici e di tempo.
Rispetto ai 77 utenti risultati irrintacciabili, circa la metà (48,4%) appartiene al gruppo dei
drop - outs (definiti come coloro che hanno abbandonato spontaneamente la terapia senza
contrattualizzarla con l’équipe curante).
La percentuale di reperimento sembra in linea con quanto riportato in letteratura 15, tenendo
conto anche del fatto che, a differenza di diversi studi americani quali il DARP o il CODAP, nel
nostro caso non era prevista alcuna forma di remunerazione per la partecipazione all’indagine. La
rintracciabilità sarebbe attribuibile al sesso e al titolo di studio del soggetto. Nel corso dell’analisi,
infatti, è venuta riducendosi l’importanza di variabili quali: le dimensioni cliniche (tipo di percorso
terapeutico e/o la tipologia d’intervento ambulatoriale, esito o tempi di permanenza in trattamento),
il tipo di sostanza d’abuso, la situazione giudiziaria (carcere), la situazione abitativa, lo stato civile,
la situazione occupazionale e l’età.
Tra i rintracciati risultano maggiori le percentuali di maschi e di soggetti con un livello di
scolarità superiore alla III^ media. Tale relazione potrebbe essere influenzata da un bias16 derivante
dal metodo con cui si è cercato di rintracciare e contattare i soggetti da intervistare.
Esaminando il gruppo dei 47 intervistati, questo si differenzia significativamente 17 dal totale
dei reperiti (N=74) soltanto per ciò che concerne la scolarità: maggiori percentuali di soggetti in
possesso di un titolo di studio superiore alla licenza media nel gruppo degli intervistati rispetto agli
altri.
Gli intervistati sono pari al 34,1% dei soggetti in vita. Altri studi quale ad esempio quello
effettuato dalla Comunità ”Il Porto”18, evidenziano percentuali di intervistati intorno al 20,0% dei
soggetti in vita, mentre altri studi riportano percentuali di intervistati pari al 63,8% sul totale dei
rintracciati19.
15
Vedi ad esempio i lavori di: Agostini A., Indagine decennale su un campione di tossicodipendenti (Un'),
“Prospettive Sociali e Sanitarie”, 6, 1993; Nizzoli U., Valutazione dell'efficacia dei trattamenti (La),
“Personalità/Dipendenze”, 3, 1995
16
La scelta metodologica di procedere ad intervista telefonica ha portato, necessariamente, a reperire - partendo dal
nominativo e indirizzo - il numero di telefono attraverso l'elenco abbonati. Tale scelta ha penalizzato la rintracciabilità
delle femmine e di coloro che non risultavano intestatari di una linea telefonica.
17
X²=10,58 p<0,032
18
Merlo G. Croni Bono A. Giraudo S. Lamarra V. Farneti A., Follow up di comunità: ragionare sui risultati,
“Bollettino per le farmacodipendenze e l'alcolismo”, 2, 1995
Merlo G. Croni Bono A. Giraudo S. Lamarra V. Studio di follow up, Comunità il Porto, Torino, 1995
19
Cois A. et al., Follow up di 12 anni delle Comunità Mondo X - Sardegna: metodologia e atti preliminari, op. cit.
Congia P., Analisi delle differenze fra personalità Drop - Out, Non Drop - Out e "residenti anziani" in un campione di
tossicodipendenti inseriti in tre comunità terapeutiche della Sardegna, op. cit.
Mortalità: 13 soggetti pari all’8,6% è deceduto. 7 su 10 sono maschi e l’età media al momento del
decesso è di 33,6 anni (M=34,7, F=30,7). Il 50% sia dei maschi che delle femmine è deceduta all’età
di 32 anni20. La causa di morte più frequente è l’overdose (circa 5 soggetti su 10).
Più della metà dei decessi (7 persone) sono avvenuti dopo la conclusione del percorso terapeutico
(su questi 7 soggetti 4 sono deceduti per overdose e 3 per Aids e patologie HIV correlate), mentre i
restanti 6 soggetti sono deceduti dopo aver interrotto il programma (2 decessi per overdose, 1 per
HIV, 2 per incidente traumatico e 1 per ”altro”).
- Stato civile: si è verificato uno spostamento significativo 21 per quanto concerne questo status.
Circa la metà (46,4%) dei soggetti celibi/nubili e il 100% dei conviventi si è sposato. Più frequenti
le percentuali di soggetti coniugati fra chi ha concluso il precorso terapeutico con esito positivo
rispetto a coloro che l’hanno interrotto (47,1% vs 63,6%).
- Situazione abitativa: complessivamente il 47,0% di coloro che abitavano con la famiglia
d’origine ha mantenuto la stessa condizione, mentre il 50,0% si è creato un ambito familiare
autonomo22. Il 45,0% di coloro che hanno interrotto il programma terapeutico continuano ad abitare
con la famiglia d’origine contro il 19% di chi lo ha che ha concluso.
- Studio: il miglioramento è verificato in tutti i livelli di istruzione 23. 2 su 10 di coloro che
possedevano il diploma di media inferiore hanno conseguito un livello di studio superiore. 4 su 10
di coloro che possedevano il diploma di scuola professionale hanno conseguito il diploma di
maturità e fra coloro che possedevano il diploma di scuola superiore 1 ha conseguito la laurea. 6 su
10 di quelli che hanno interrotto hanno mantenuto il livello di scolarizzazione pari alla licenza
media contro il 32,0% di quelli che hanno concluso.
- Lavoro: 6 su 10 dei disoccupati all’ingresso al Ser.T risultava con un’occupazione stabile al
momento dell’intervista. L’80,0% di coloro che hanno interrotto ha una situazione occupazionale
stabile, contro il 68.4% di chi ha concluso il programma. Il dato, di difficile interpretazione,
potrebbe essere legato alla maggiore difficoltà di reperimento di una attività lavorativa più
pertinente ad un conseguito maggiore livello di istruzione da parte del gruppo dei soggetti che ha
concluso positivamente il programma.
- Sostanza: il 72,3% dei soggetti ha interrotto l’uso di sostanze psicoattive, il 21,3% (10 soggetti)
ne ha mantenuto l’uso ed il 6,4% non risponde24. Su 10 dei soggetti che hanno mantenuto l’uso di
sostanze psicoattive25 5 hanno avuto un ”viraggio” nel tipo di sostanza, passando dall’uso dell'eroina
20
Maschi range: 21 - 57 anni; Femmine range: 23 - 35
X²=37,04 p<0,001
22
X²=19,10 p=0,014
23
X²=47,84 p<0,001
24
X²=27,61 p=0,024
25
Per mantenimento dell'uso si intende sia l'uso più o meno prolungato dopo la fine del trattamento, sia quello
quotidiano negli ultimi 30 giorni dal momento dell'intervista.
21
o dei cannabinoidi all’alcool, mentre 1 soggetto è passato dall’uso di eroina a quello dei
cannabinoidi. Rispetto a coloro che hanno continuato nel consumo delle sostanze, 7 su 10 avevano
interrotto il trattamento e 9 su 10 erano stati sottoposti ad interventi in regime ambulatoriale. Fra
coloro che avevano interrotto il percorso di cura il 50% non faceva più uso di sostanze contro
l‘85.7% di coloro che avevano concluso positivamente.
Situazione carceraria: fra coloro che avevano avuto esperienze di carcerazione all’ingresso, circa 9
su 10 hanno dichiarato di non aver avuto più problemi con la giustizia né carcerazioni. Fra coloro
che non presentavano carcerazioni il 10,3% non risponde ed 1 soggetto dichiara di essere ancora in
fase di giudizio. Il confronto tra coloro che avevano concluso positivamente il percorso terapeutico
e quelli che l’avevano interrotto non evidenzia differenze per quanto concerne la situazione
carceraria.
Per concludere: sembrerebbe che chi ha concluso il percorso terapeutico con esito positivo
abbia raggiunto una maggior autonomia dalla famiglia d’origine, abbia conseguito un livello
d’istruzione superiore e abbia uno stile di vita libero da sostanze psicoattive. Unica differenza è la
maggior percentuale di soggetti occupati stabilmente nella categoria di chi ha interrotto il percorso
terapeutico
Un altro dato importante è la ritenzione in trattamento, in quanto l’interruzione o la precoce
conclusione è legata ad un elevato rischio di mortalità. Viene inoltre confermato come nel tempo i
diversi percorsi terapeutici mostrino la stessa efficacia relativamente alla cessazione dell’uso di
droghe, ad eccezione di una quota di soggetti (21,3%) che aveva svolto un percorso ambulatoriale
(peraltro interrotto nella maggioranza dei casi) e che continua nell’uso di sostanze.