L`orizzonte in mare. Le migrazioni dalla Liguria

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L`orizzonte in mare. Le migrazioni dalla Liguria
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L’orizzonte in mare.
Le migrazioni dalla Liguria:
dalle rotte dei mercanti
al grande porto
verso le Americhe
La Liguria nello scenario migratorio
Le migrazioni dalla Liguria costituiscono un segmento
particolarmente importante nel quadro complessivo della emigrazione italiana. La
rilevanza dell’emigrazione ligure non è tanto numerica quanto storica e sociale.
Attualmente solo il 2,5% degli italiani residenti all’estero è ligure, ma i tanti italiani che alla fine dell’Ottocento decisero di emigrare alla ricerca di fortuna hanno
seguito i modelli e le rotte tracciate, già due secoli prima, dai migranti genovesi e
veneziani (Barbero, 2009, Franzina, 1995, Pizzorusso, 2001). La memoria richiama,
quindi, la figura del ligure pioniere ed avventuriero che, già dal tardo medioevo,
solca i mari alla ricerca di nuove terre di commercio e d’affari. Questa però non è
l’unica faccia dell’emigrazione ligure: se il mercante genovese è la figura simbolo
fino al XVII° secolo, gli operai e i contadini dell’entroterra sono i protagonisti dei
flussi di fine Ottocento. Quella ligure è una emigrazione articolata e complessa,
carica di contraddizioni: fenomeno di lungo periodo, nei suoi cinquecento anni di
evoluzione, incontra e caratterizza molti periodi storici rappresentando quasi una
sorta di vocazione naturale anche in virtù della posizione geografica e strategica di
questa stretta striscia di terra nello scenario mediterraneo. Tra la fine del
Quattrocento e gli inizi del Novecento, l’emigrazione ligure, è contemporaneamente fattore attivo di mutamento, sociale, culturale ed economico, e oggetto
passivo che subisce gli effetti dei mutamenti. Pensiamo all’Argentina, dove numerose figure liguri hanno segnato la storia del paese1, ma a sua volta la forte disponibilità di terre ha trasformato un flusso sporadico di migrazione professionale in
un flusso di emigrazione pre-industriale (Maiello 1990, Gibelli Rugafiori 1994,
Giuliani Balestrino 1989, Porcella 2001, Sanfilippo 2001).
In quasi mezzo secolo di storia, sotto la voce “emigrazione ligure” vengono
richiamati flussi migratori di diversa intensità (da singoli individui ad emigrazione
di gruppo) e diversa composizione di genere (da emigrazione prettamente maschile ad una, seppur limitata, emigrazione mista). Differenti anche le zone territoriali
di Georgia Casanova con la collaborazione di Andrea T. Torre – Centro Studi Medì. Migrazioni nel
Mediterraneo (Genova)
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maggiormente interessate dall’esodo (Genova e le coste, ma anche l’entroterra e le
zone rurali) e diverse le aree di arrivo (Europa mediterranea ma anche Europa centrale, Sudamerica e anche America del Nord). In un contesto così vario, delineare
dei contorni specifici del fenomeno non è cosa facile. Il compito è reso ancora più
difficile dalla mancanza di informazioni sui flussi migratori italiani antecedenti al
1875, anno in cui il neonato stato italiano avvia la procedura di registro delle emigrazioni in partenza dalla Penisola. Un problema strutturale sentito da tutta la
ricerca storiografica, che nel caso dell’emigrazione ligure si manifesta nella sua pienezza: a fine Ottocento l’emigrazione ligure vive la sua fase conclusiva, le informazioni ufficiali a disposizione sono quindi parziali e poco rappresentative del fenomeno. La scarsa rintracciabilità storica degli emigrati liguri è data anche dalla tendenza, da parte degli stemmi liguri, di non dare ampi spazi di visibilità alle proprie
origini (in questo senso si registra una forte continuità con le figure dei mercanti
genovesi magistralmente descritti da Fernand Braudel). Marinai e mercanti arrivano nei porti americani con bandiere francesi e spagnole, terre di primo approdo
nel loro processo migratorio, contribuendo a rafforzare l’idea di una maggiore
presenza spagnola e francese piuttosto che italiana (Franzina, 1995, Maiello 1990,
Martellini 2001).
Tutti questi fattori rendono ardua l’operazione di individuazione di linee comuni di tendenza del fenomeno “emigrazione ligure” nel suo complesso, come richiesto da un rapporto nazionale. La soluzione scelta in questo saggio è quella di utilizzare categorizzazioni ampie che lascino molti spazi di riflessione alle peculiarità
specifiche del fenomeno. Nello specifico, due le chiavi di lettura di riferimento: la
collocazione storico-temporale (risorgimentale, preunitaria e postunitaria) e l’area
geografica di approdo (Sudamerica ed Europa) del fenomeno. Tenendo ben presente ciò, la nostra riflessione sull’emigrazione ligure si svilupperà attraverso i
seguenti passaggi: una prima riflessione sui dati Aire 2009 fotograferà la situazione
attuale evidenziando le motivazioni della categorizzazione scelta; a seguire la lettura, in ordine temporale, dell’emigrazione ligure prima e dopo l’Unità d’Italia, e
in chiusura l’attenzione si sposterà sulla figura dell’emigrante ligure in Sudamerica,
area geografica più interessata dal fenomeno.
I liguri nel mondo: una fotografia
tra presente e passato
Ad aprile 2009, i liguri registrati all’Aire erano 97.377, pari al 2,5% dei quasi 4
milioni di italiani all’estero. Più della metà dei liguri proviene dalla provincia di
Genova (54,1%). I dati confermano gli assunti proposti per la nostra analisi. Quella
ligure, più di quella di altre zone della Penisola, è una migrazione storica e ben
radicata nei territori di approdo: l’iscrizione per nascita dei liguri supera la media
nazionale di più di 8 punti percentuali, mentre l’espatrio nel caso dei liguri è
abbondantemente inferiore alla media. In pratica, quasi la metà dei liguri iscritti
all’Aire sono emigranti di seconda e terza generazione. Che si tratti di seconde e
terze generazioni di liguri lo si capisce anche osservando le motivazioni dichiarate
e l’anzianità d’iscrizione: ad un tasso sopra la media di iscrizioni per nascita corriRAPPORTO ITALIANI NEL MONDO
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sponde un’anzianità di iscrizione inferiore ai 5 anni che sfiora il 40% degli iscritti.
Nel corso dell’ultimo ventennio, i numerosi cambiamenti di assetto politico, le crisi
economiche locali ed internazionali che hanno coinvolto il “Vecchio” e il “Nuovo”
Mondo, hanno determinato un aumento delle iscrizioni all’Aire. La recente introduzione della possibilità, per gli italiani residenti all’estero, di votare anche nel
paese di residenza, la libera circolazione tra i paesi europei per i cittadini comunitari (nonché la facilità di circolazione in paesi come gli Stati Uniti o il Canada
per i possessori di cittadinanza comunitaria) e la maggiore stabilità economica e
sociale europea, hanno spinto vecchi e nuovi emigrati a mantenere saldi i rapporti istituzionali con il proprio paese di origine e quindi, anche ad effettuare
per la prima volta o aggiornare la propria iscrizione all’anagrafe degli italiani residenti all’estero.
Liguri e italiani: tasso di crescita, presenza femminile, motivazione e anzianità di
iscrizione (2009/2007)
Liguria
Italia
PRESENZE
MOTIVAZIONE ISCRIZIONE
2009/ Tasso Espatrio Nascita Altro2
Tot
2007 femm.
+14,0 48,5
46,7 44,9
8,4
100
+9,7 47,6
57,0 36,0
7,0
100
<1
ANNI DI ISCRIZIONE
1-5
5-10 >10
6,6
5,0
30,2
22,4
Tot
27,1 36,1 100
25,4 47,2 100
FONTE: Rapporto Migrantes Italiani nel Mondo. Elaborazione su dati Aire
Quanto detto è ancora più vero nel caso dei liguri la cui presenza nel biennio
2007-2009 è cresciuta del 14% contro un aumento medio di circa il 10% delle iscrizioni. Le motivazioni di una crescita così evidente sono da ricercare nel forte legame esistente tra Liguria e Sudamerica, da cui derivano i 2/3 delle nuove o “rinnovate” iscrizioni, e negli effetti della forte crisi economica e sociale che negli ultimi
quindici anni ha investito l’Argentina ed altri paesi dell’America Latina. Il paese del
Rio de la Plata è, infatti, la terra di migrazione per eccellenza dei liguri: quasi il
60% degli iscritti Aire risiede in un paese delle Americhe, ma è soprattutto il
Sudamerica con le sue 50 mila presenze ad essere associato alla figura dell’emigrante ligure. Numerosa è, comunque, la presenza anche nel continente europeo
(38,4%), ed in particolare nei paesi appartenenti alla “vecchia” Unione Europea.
Liguria, Italia e Nord-Ovest: Tassi di distribuzione delle presenze per macroaree
continentali (2009)
Liguria
Europa 15
29,0
38,4
Europa tot
America settentrionale
5,4
America centro-meridon.
52,0
America tot
57,4
Altri continenti (Asia, Africa, Oceania ) 4,2
TOTALE
100
Italia
41,0
55,8
8,7
30,1
38,8
5,4
100
FONTE: Rapporto Migrantes Italiani nel Mondo. Elaborazione su dati Aire
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Nord ovest
29,83
50,2
5,4
38,6
44,0
5,8
100
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Per disposizione geografica l’Italia è la cerniera tra il Mediterraneo e l’Europa e
per questo da sempre luogo di commercio e scambio. Non stupisce, quindi, che vi
sia una maggiore concentrazione di liguri dentro ai confini della “vecchia Europa”.
A tal proposito, le scelte degli espatriati liguri sono in linea con le strategie migratorie nazionali: Francia e Svizzera, seguite dai paesi dell’Europa centrale e dalla
Spagna (Corti 2001, Pizzorusso, 2009, Gabaccia, 2009). La prossimità geografica e la
ricerca di opportunità lavorative diventano i principali fattori di scelta. A prova di
ciò, quasi il 50% dei liguri residenti “oltralpe” sono originari dell’imperiese, provincia di confine italo-fancese. In Spagna, invece, la popolazione ligure è genovese
per il 55% richiamando alla memoria le rotte di mercanti e di esploratori che, con
le loro imprese, hanno determinato una svolta nella storia tra vecchio e nuovo continente. Può apparire scontato richiamare la figura di Cristoforo Colombo, genovese di nascita, che con navi battenti bandiera spagnola approda e scopre le nuove
terre meriche, ma in realtà non è così.
I liguri in Europa: distribuzione per provincia, in alcuni paesi (2009)
Paese
Belgio
Francia
Germania
Regno Unito
Spagna
UE 15
Svizzera
Europa
GE
455
1.261
866
1.083
1.086
5.500
1.324
7.345
IM
186
2.003
556
437
222
3.712
463
4.767
SP
300
458
190
356
181
1.693
642
2.404
SV
136
488
434
335
460
2.176
628
2.909
Liguria
1.077
4.210
2.046
2.211
1.949
13.081
3.057
17.425
FONTE: Rapporto Migrantes Italiani nel Mondo. Elaborazione su dati Aire
Vedremo più avanti, come il mito dell’America e i racconti delle imprese realizzate da connazionali, di cui il Colombo è solo il più famoso, hanno contribuito a
determinare l’aumento dei flussi migratori liguri e italiani (Franzina 1979, Gibelli
Rugafiori 1994, Martellini 2001, Gibelli 2004). D’altra parte, è storicamente accertata la particolare attitudine delle popolazioni italiche alla mobilità stagionali a sfondo occupazionale, soprattutto verso le colonie (Pizzorusso, 2009, Barbero, 2009).
Questa tradizione per la popolazione ligure assume la forma della navigazione nel
mediterraneo. A sua volta la migrazione via mare determina un altro elemento di
caratterizzazione del flusso proveniente dalle terre liguri. La generale alta professionalità richiesta dall’arte marinara e dalla capacità di fare affari, connota la
migrazione ligure in una migrazione “d’elite”, in cui le ricchezze familiari e individuali garantiscono una maggiore libertà di movimento, che contempla la possibilità di uno o più ritorni alla terra natia, e di scelta rispetto all’identità da tenere: i
migranti appartenenti ad un livello sociale più basso, in molti casi, per poter accedere alle facilitazioni economiche e sociali francesi, o del paese europeo di residenza, optano per la naturalizzazione, abbandonando l’identità di nascita (Pizzorusso
2001 , Pizzorusso, 2009, Porcella 2001, Sanfilippo 2001). In questo senso la costituzione delle cosiddette “Altre Italie fuori dall’Italia”, nei paesi del vecchio continenRAPPORTO ITALIANI NEL MONDO
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te, almeno fino alla metà dell’Ottocento, assume una duplice connotazione: composta in gran parte da figure dell’alta borghesia mercantile, più che da marinai e
artigiani, provenienti spesso da Genova o dalla Liguria (Gabaccia 2009, Maiello
1990).
I cinquecento anni dell’emigrazione ligure
Il territorio corrispondente alla Liguria è una stretta striscia di terra affacciata
sul Mediterraneo e stretta dagli Appennini. Questa posizione geografica e le caratteristiche orografiche ha “costretto” le popolazioni che la abitano a trovare le
risorse verso il mare, fuori da sé. Per questo motivo il movimento, le migrazioni, i
commerci fanno parte indissolubilmente del patrimonio storico dei liguri. Da un
potenziale limite dovuto ad un territorio stretto e impervio, i genovesi trassero la
forza per arrivare ad essere i più importanti attori finanziari del mondo pre-capitalistico, come descritto magistralmente ancora da Fernand Braudel3. Più volte abbiamo richiamato l’attenzione sulla figura del mercante pioniere italico, in molti casi
ligure, che, tra Cinquecento e Seicento, con le sue traversate via mare traccia le
rotte di navigazione della storia moderna e contemporanea (Maiello 1990,
Sanfilippo 2001, Porcella 2001, Franzina 2004).
Se è vero che l’emigrazione ligure si realizza sopratutto tra il Settecento e i
L’evoluzione dell’emigrazione ligure: aspetti e caratteristiche
Risorgimentale
Preunitario
Tipologia di
Individuale o a piccoli
flusso
Individuale a carattere gruppi
sporadico
a carattere continuo premassa
Motivazione
Commerciale,
Commerciale
imprenditoriale
economico
economico
Mentalità della
Politico e intellettuale
scoperta
Destinazione
(tralasciando
l’Europa)
La figura
dell’emigrante
Europa
merid./Sudamerica
Europa
merid./Sudamerica
Mercanti; pionieri;
marinai
Intellettuali; Rifugiati
politici; marinai; Mercanti
Unitario
Individuale e di gruppo
a carattere pre-massa, in fase
calante.
Economico e di superamento
delle condizione di svantaggio
economico sociale
Ricongiungimento familiare e
reti informali
Alla Ricerca della fortuna
sud America e America del nord
Artigiani, Agricoltori, Operai
FONTE: Rapporto Migrantes Italiani nel Mondo. Elaborazione degli autori
primi decenni del Novecento, è sicuramente un errore considerare il fenomeno
emigratorio chiuso all’interno di un blocco temporale rigidamente determinato.
Come tutti i fenomeni sociali esso si sviluppa in un continuum temporale; la figure
del mercante avventuriero cinquecentesco diviene, così, parte del fenomeno
migratorio in qualità di precursore e di stimolo delle successive migrazioni, così
come la fine delle emigrazione italiana deriva anche dalla cambiate condizioni
socio economiche internazionali e dall’esito non sempre positivo della migrazione
(Maiello 1990, Franzina 1995, Fondazione Casa America 2005). In questo senso la
scomposizione temporale in risorgimentale, preunitaria e unitaria, qui proposta,
ha come unico fine quello di legare alcuni significativi elementi storico-sociali al
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fenomeno emigratorio evidenziandone le peculiarità, ma non devono essere considerate delle categorie rigide. Notevoli, infatti, sono le differenze tra l’emigrazione
ligure sviluppatasi tra il XVI e il XVIII secolo (risorgimentale), l’emigrazione preunitaria propria della prima metà dell’Ottocento, e quella successiva all’unità nazionale. Cambia il profilo dell’emigrante, le sue motivazioni, la destinazione del viaggio
e la tipologia di flusso. Dal tardo medioevo un flusso sporadico di liguri decide di
lasciare il suo paese per dirigersi verso le città della costa francese e spagnola e,
allargando lo sguardo, verso i paesi dell’America meridionale (Barbero 2009,
Sanfilippo 2001). Si tratta per lo più di marinai, mercanti e pionieri che, animati
dalla voglia di trovare nuovi sbocchi per i propri affari, approdano a Marsiglia,
Barcellona e le altre città portuali del Mediterraneo. Una volta giunti in quei porti,
molti decidono di trasferire i propri affari nei nuovi paesi, o di salpare con una
delle navi in partenza per le terre di scoperta dell’era moderna: le indie. Quella
risorgimentale più che una consapevole definitiva emigrazione dalla Liguria è un
allontanamento temporaneo radicalizzato, in cui la scelta del “non ritorno” al
paese natio è successiva alla partenza. Al paese si lasciava tutto ciò di cui si disponeva: casa, famiglia ed ogni genere di averi (Maiello 1990, Bevilaqua 2001).
Il consolidarsi delle nuove rotte del commercio, la situazione di instabilità politica italiana e l’esito per lo più favorevole delle prime migrazioni, alimentano la
voglia di spostamento dei liguri del XVIII e XIX secolo. È in questo periodo in cui si
mette in atto l’emigrazione ligure quantitativamente più rilevante. Il porto di
Genova è la principale porta per le Americhe. Tra il 1876 e il 1901 nel porto del
capoluogo ligure si imbarca il 61% dell’emigrazione transoceanica italiana
(Molinari 2001, Maiello 1992). Il ligure che decide di cambiare paese, ha acquistato
più consapevolezza della scelta, sa di affrontare un viaggio di sola andata. La scelta
di emigrare non è più solo di mercanti, marinai ed artigiani con l’idea di approdare
in nuovi spazi imprenditoriali ma anche di intellettuali e rifugiati politici alla ricerca
di condizioni politiche più favorevoli. Per la Penisola italiana, in particolare al Nord,
sono anni di fermento politico e sociale. Il vento rivoluzionario proveniente dalla
Francia soffia sulla Liguria e alcuni intellettuali della repubblica indipendente di
Genova contrari alla dominazione (franco-napoleonica prima e dei Savoia successivamente)4 manifestano il loro dissenso trasferendosi nella vicina Europa o in
America fuggendo da eventuali persecuzioni politiche (Porcella 2001, Audenino,
Berchelloni, 2009).
Fino a questo momento l’emigrazione ligure non è segnata dalla povertà, la
ricerca di nuovi sbocchi commerciali ed imprenditoriali non è vissuta come una
fuga da una situazione socio economica difficile, ma semmai un miglioramento
della situazione personale e familiare. La situazione cambia all’inizio
dell’Ottocento, quando agli sconvolgimenti politici della Restaurazione, si affianca
il dilagare, anche in Liguria, di quel malessere sociale ed economico presente in
Italia: carestie, difficoltà del mondo agricolo, malnutrizione e condizioni igienicosanitarie precarie colpiscono la popolazione (Porcella 2001, Maiello 1990, Franzina
1995). Questi alcuni dei motivi che determinano un cambiamento nella tipologia di
emigrazione dalla Liguria. Il fenomeno migratorio italiano si sta avviando alla sua
fase di massa, anche le popolazioni liguri si muovono in maniera significativa
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seguendo queste dinamiche; alcuni paesi dell’entroterra risultano spopolati
(Porcella 2001, Maiello 1990, Franzina 1995). Agricoltori, operai e artigiani iniziano
il loro viaggio alla ricerca della fortuna. L’idea dell’America quale terra della grande fortuna, aveva raggiunto una vasta popolarità, e anche se le mete principali
rimangono le coste dell’Argentina e dell’Uruguay, molte città del Nord America
come New York, San Francisco e Boston cominciano ad essere le mete dei migranti
liguri (Gibelli 2004, Giuliani Balestrero 1989, Franzina 1979). L’emigrazione a scopo
di lucro è oramai una procedura consolidata, ma accanto ai mestieri ordinari dell’emigrante, si fa avanti la figura del “battibirba”, brigante ligure che, grazie all’uso
di travestimenti, il più usato dei quali era il prelato o uomo di chiesa, truffava la
gente ricevendo donazioni e offerte (Pizzorusso 2009, Porcella 2001).
Quella unitaria è la fase conclusiva e meno significativa dell’emigrazione ligure
poiché numericamente ridotta, poco incisiva e perché lascia il posto ai flussi
dell’Italia meridionale. Questo periodo però viene caratterizzato dal fatto che
anche le donne liguri cominciano ad affrontare viaggi di sola andata verso le
Americhe. Partite insieme ai propri mariti o chiamate da questi per ricongiungere il
nucleo familiare, le donne nelle nuove terre non svolgono solo una vita domestica,
ma lavorano come balie o svolgono attività di tipo domestico presso le famiglie
benestanti locali. La fase di chiusura in cui si trova il flusso ligure non permette
all’emigrazione femminile di divenire numericamente significativa come sarà per
altri flussi provenienti da altre zone dell’Italia5.
Il Sudamerica: terra di migrazione ligure
Le “Meriche” e in particolare il Sudamerica sono la meta per eccellenza degli
emigrati liguri. Tale scelta non subisce variazioni per tutto il cinquantennio (18501900) maggiormente caratterizzato da flussi migratori dalla Liguria. Le coste
argentine, brasiliane e uruguaiane continuano ad essere i territori principali dove
fare affari, sia per i mercanti e avventurieri risorgimentali, sia per le popolazioni
dell’entroterra in fuga dalle carestie postunitarie. I migranti liguri mostrano, quindi, affianco alla già storicamente riconosciuta natura intraprendente e pionieristica, un’altrettanto radicata natura “conservatrice”e tradizionale. Si seguono rotte
già battute, territori e mercati già conosciuti. Atteggiamento conservatore mantenuto anche quando, tra la metà del XIX secolo e gli inizi del XX secolo, l’evolversi
dei mercati internazionali e lo sviluppo delle economie locali nelle Americhe meridionali spinge ad allargare i propri orizzonti personali e delle familiari economie.
Principale criterio di scelta rimane la familiarità del contesto e la ricerca di terreni e
territori che per condizioni climatiche di potenzialità imprenditoriali, rievocano la
terra natia, o le attività imprenditoriale precedentemente in uso. Le praterie uruguaiane, come quelle argentine, si prestavano ottimamente all’allevamento del
bestiame, cosi come le città portuali e le coste fluviali del Plata e nel quartiere Boca
si adattavano al commercio e alla navigazione promossi dai mercanti e dagli armatori genovesi (Franziana, 1979, Franzina 1995, Gibelli, Rugafiori 1994). Cinque i
paesi dell’America meridionale dentro i confini dei quali l’emigrazione ligure ha
scritto la sua storia: Argentina, Uruguay, Cile, Perù e Brasile. L’Argentina rimane
comunque la patria indiscussa dell’emigrante ligure: più antica regione di approdo
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e di commercio, terra in cui il più largo numero di liguri si è radicato, nazione in cui
gli intellettuali e l’alta borghesia genovese sono riusciti a farsi spazio nella società.
Le prime notizie ufficiali di presenze liguri e delle loro iniziative imprenditoriali al
Plata si hanno già nel 1776, ma dopo il 1870 il flusso si muove ad un ritmo di più 4
mila unità all’anno (Maiello 1990, Ferro, Maiello 1990). La presenza ligure negli
altri quattro paesi ha seguito lo sviluppo economico dell’area di fine Ottocento, ed
è determinata più che da migrazioni dirette, da spostamenti interni dei mercanti,
marinai, artigiani e contadini che già stabilitisi in Argentina, allargano la loro ricerca
di opportunità imprenditoriale nell’interno del paese o in altri paesi del continente.
Sotto la spinta espansionistica ed imprenditoriale, grossi passi in avanti erano stati
compiuti nella navigazione fluviale e marina: erano quegli gli anni dei grossi transatlantici a vapore, ma anche delle navi fluviali commerciali. Se già l’evoluzione tecnologica è considerata uno dei motori dei flussi migratori di massa, lo è anche per
l’ampliamento della zona di riferimento. La precocità e il lungo periodo di sviluppo
dell’emigrazione ligure ha permesso un’espansione territoriale significativa, anche
se non particolarmente numerosa. L’affievolirsi della presenza ligure nel flusso di
massa dei primi del Novecento e lo spostamento delle rotte migratorie verso il nord
America ha determinato il fermarsi della migrazione “espansionistica” regionale ed
extraregionale.
America. Liguri residenti per provincia e per territorio di approdo
GE
IM
SP
SV
1.283
Stati Uniti d' America
America settentrionale
1.568
Argentina
4.373
Cile
5.489
Uruguay
1.133
Perù
2.060
Ecuador
866
Brasile
729
America centro-merid. 15.980
TOTALE
17.548
183
256
295
282
87
95
154
104
1.332
1.588
224
278
1.135
718
418
182
270
106
3.076
3.354
232
295
1.592
295
2.829
168
48
109
5.376
5.671
Liguria
v.a
%
1.922
6,8
2.397
8,5
7.395
26,3
6.784
24,1
4.467
15,9
2.505
8,9
1.338
4,8
1.048
3,7
25.764
91,5
28.161
100
FONTE: Rapporto Migrantes Italiani nel Mondo. Elaborazione su dati Aire
La distribuzione attuale della presenza ligure, infatti, conferma la tendenza ad
un mantenimento del tradizionale insediamento. In Argentina vive il 26% dei liguri d’America, seguono Cile (24%) e Uruguay (15%). Il Perù, l’Ecuador e il Brasile, la
cui incidenza delle presenze non supera il 10%, raggiunti dai vecchi migranti liguri
durante l’ultima fase migratoria, erano viste soprattutto come terre di commercio
e di migrazione temporanea.
La lenta riduzione del flusso migratorio di origine ligure di inizio Novecento,
non determina un affievolirsi dell’importanza della Liguria nel processo migratorio
nazionale, quello che muta è l’elemento di rilevanza: dal soggetto emigrante l’attenzione si sposta al porto. Tra fine Ottocento e i primi del Novecento il Porto di
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Genova e gli armatori genovesi sono i principali protagonisti del flusso migratorio
verso le Americhe, ma anche padroni indiscussi della navigazione e del commercio
interno alle Americhe (Gibelli 2004, Martellini 2001, Fondazione Casa America
2005). Genova e l’Italia diventano un punto fondamentale del trasporto e del commercio internazionale: numerose compagnie marittime straniere aprono agenzie
nella Penisola, ma fino agli inizi del secolo è la Navigazione Generale Italia di
Genova, ad operare in una situazione di monopolio. Si tratta di un monopolio economico imprenditoriale dettato da aspetti culturali e sociali specifici della popolazione ligure e del suo flusso migratorio, ma fortemente sostenuto dal contesto
politico argentino. I liguri della migrazione risorgimentale e preunitaria, infatti,
spinti dalla loro naturale intraprendenza e dalle loro capacità imprenditoriali e
mercantili, si inseriscono bene nella società argentina colmando spazi non ancora
coperti da una società e una nazione in via di definizione. Molti di loro entrano a
far parte di corpi diplomatici o militari oltre che divenire parte del tessuto mercantile e commerciale locale. In questo contesto, anche il matrimonio diventa uno
strumento di inclusione sociale, e sono molti i matrimoni tra liguri e donne argentine o autoctone (Maiello1990, Fondazione Casa America 2005)6. Il radicamento
degli emigranti liguri nel tessuto locale argentino è uno dei motivi per cui, una
volta salito al potere, Juan Manuel de Rosas7 li vedeva di buon occhio considerandoli intraprendenti capaci, e abbastanza indipendenti dal proprio stato natio da
poter divenire fedeli cittadini argentini (Gibelli 1994, Giuliani Balestrino 1989). Il
caudillo argentino confidava nel fatto che i molti liguri esuli politici, ribelli allo
stato sabaudo, avevano abbandonato la propria identità natia potendo acquisirne
una nuova. L’immigrazione inoltre serviva molto allo sviluppo economico del
paese, perché allora non incentivare e rafforzare i legami con i liguri armatori e
gente di grosse capacità? Il governo argentino sostenne l’arrivo dei migranti dal
vecchio continente agevolando le rotte e gli affari promossi dagli armatori liguri, a
cui affidò inoltre il compito di “agenti” per arruolare persone che venissero a stabilirsi nelle terre incolte, messe a disposizione dal governo.
I migranti che decidevano di partire arrivavano a Buenos Aires, dove trovavano
strutture di accoglienza che li ospitavano per un massimo di tre giorni, prima di
avventurarsi verso la loro nuova vita in America latina (Maiello 1990, Franzina
1994). Dal porto di Genova partivano velieri carichi di merci e migranti non solo per
l’Argentina, ma anche Brasile, Uruguay e altre mete dell’America; il numero di
affluenze al porto era tale che nella città si erano organizzati punti di accoglienza:
l’albergo dei poveri tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del primo conflitto mondiale,
divenne uno dei punti di riferimento per i numerosi migranti8 che in fuga dalla condizione di “povertà” decidevano di rincorrere il “sogno americano”. Questo sogno
americano era costruito sull’idea di un America prospera e ricca di opportunità e,
nel caso dell’emigrazione ligure in Sudamerica, venne fortemente influenzato dalle
misure di incentivazione messe in atto dal governo argentino: gli “agenti” promuovevano l’espatrio attraverso volantini e propaganda di storie di successi. Le leggende dell’Eldorado da scoprire stavano diffondendosi (Casa America 2005, Gibelli
1994, Franzina 1979). De Rosas favorì gli armatori liguri anche nei mercati interni,
anche quando, nel 1897, venne bandita la chiusura delle navigazioni sul rio Plata ai
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traffici internazionali, lasciando agli operatori liguri l’accesso fluviale. Il monopolio
della zona permise loro di raggiungere l’espansione territoriale su larga scala in
Sudamerica, ma non bastò a fermarne il lento ed inevitabile declino. La fortuna
della emigrazione ligure si arrestò, infatti, quando lo sviluppo locale economico ed
industriale cominciò a richiedere investimenti ingenti di denaro che i liguri non
erano preparati a gestire. Anche in questo caso ritorna, con analoghe dinamiche, lo
scenario che portò al declino dei mercanti genovesi nel Mediterraneo del tardo
XVII° secolo. I mercanti, gli armatori liguri, seppur molto apprezzati come risparmiatori, adottavano una strategia di imprenditoria individuale, non incentrata su grosse
speculazioni ed investimenti: molto spesso i soldi risparmiati venivano inviati al
paese come rimesse (Giuliani Balestrino 1989, Martellini 2001). Agli inizi del XX°
secolo, le innovazioni tecnologiche e l’apertura dei mercati internazionali, resero i
vascelli e le navi genovesi poco concorrenziali con le nuove flotte inglesi e tedesche.
Solo la neonata Navigazione Generale Italia, sorta dalla fusione dai gruppi armatoriali Florio e Rubbattino, resistette al mercato, ma non in modo sufficiente a sostenere un “piccolo mondo” come quello ligure non più competivo nello scenario della
piena età dell’industrializzazione. Parimenti, data la piccola incidenza quantitativa,
le migrazioni liguri vennero a stingersi nel contesto delle migrazioni di massa.
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Note
Basta pensare alla figura di Garibaldi che nella prima metà dell’Ottocento salpava verso il
sud America dove arruolò molti migranti che hanno combattuto per la liberazione nazionale in
Brasile, Uruguay e Argenitina (Franzina Sanfilippo 2008).
2
La voce “altro” comprende i casi di trasferimento, reiscrizione o acquisizione della cittadinanza.
3
Fernand Braudel, Civiltà materiale, economia, capitalismo, vol. 2 I giochi dello scambio,
Einaudi, Torino, 1981
4
La Repubblica di Genova subì la dominazione francese dal 1797 fino al 1814. Dopo una
breve parentesi repubblicana di un anno, il Congresso di Vienna del 1815 decreta la definitiva
annessione di Genova al Regno di Sardegna.
5
Si pensi anche in questo caso ai flussi di massa provenienti dal Meridione. Molte le donne
che decidono di abbandonare la propria patria alla ricerca di un lavoro, un marito o per ricongiungersi ad esso. (….)
6
Per i contadini e gli operari giunti successivamente non fu così semplice e non sempre trovarono ambienti favorevoli all’inserimento sociale.
7
Juan Manuel de Rosas fu governatore di Buenos Aires dal 1829 al 1852.
8
Dal porto di Genova partivano anche molti migranti francesi e di altre nazionalità europee
attirati dal minor costo del viaggio.
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