Grande guerra: censite tutte le opere campali

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Grande guerra: censite tutte le opere campali
Valli Giudicarie e Rendena
l'Adige
Grande guerra: censite
tutte le opere campali
STORIA
VAL RENDENA - Il censimento delle
opere campali della Grande guerra
nel Parco Adamello Brenta si è concluso. E i risultati «parlano» da soli,
come si suol dire. Nel senso che i numeri complessivi impressionano, e
possono darci un’idea dell’enorme
sforzo che, un secolo fa, l’Impero austro-ungarico richiese ai soldati, ai
lavoratori militarizzati, a prigionieri e civili per realizzare una linea difendibile fin sulle vette più alte dell’Adamello e della Presanella. Uno
sforzo peraltro documentato nei diari di allora, e che oggi «riaffiora» come un monito, affinché le crudeltà
di quella guerra, e la dura sopravvivenza su questo fronte di alta montagna, non abbiano più a ripetersi.
Prima dei numeri, due note sul progetto, che definire «impegnativo» è
riduttivo. Realizzato dal Parco Adamello Brenta in collaborazione con
la Soprintendenza ai beni architettonici e archeologici della Provincia,
il progetto di «Percorso della memoria» è nato nel 2008, al termine del
censimento che un gruppo di volontari (Skoda 10.4) aveva condotto sul
territorio di Giustino dopo che il cannone omonimo era affiorato in Val
Nardis.
Il censimento è stato effettuato fra
il 2008 e il 2013 da un gruppo di guardaparco, coordinati da Rudy Cozzini,
insieme ad esperti del territorio,
membri del Comitato storico della
Sat e guide alpine. Con macchina fotografica, Gps e metro, sono state rilevate tutte le strutture presenti nei
gruppi dell’Adamello e della Presanella, ma anche lungo la «seconda linea» che dalla Movlina correva al
Doss del Sabion, forte Clemp, Mavignola.
I numeri, si diceva, impressionano,
perché Cozzini e colleghi hanno osservato, fotografato e rilevato - parlando solo di opere lineari - 413 sentieri militari per la lunghezza di ol-
PINZOLO
sabato 1 marzo 2014
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Parco Adamello-Brenta
un grande patrimonio
di manufatti del 1914-18
tre 173 chilometri, 305 trincee estese per oltre 10 chilometri, 87 camminamenti per 8,7 chilometri, 13 km
di mulattiere e 54 un tempo coperti
da teleferiche, 5 km di reticolati e 3,2
di strade militari, oltre a sistemi trincerati complessi e altri manufatti. Le
superfici non sono da meno: 954 in
tutto, fra cui 676 terrazzamenti, 195
ripiani o spiazzi, 35 piazzole, 12 basamenti, 21 postazioni e 5 discariche.
Ma la «Guerra bianca» fu combattuta anche nelle cavità, e il censimento ci restituisce questo patrimonio
interamente scavato nella roccia: 2
osservatori, 52 ricoveri, 24 postazioni, 75 depositi e 64 altre cavità. E poi
iscrizioni e incisioni (7), osservatori in superficie (5), 229 baracche, 2
vasche, 124 basamenti, 426 postazioni, 158 strutture murarie, una dozzina di scale, una cinquantina di reticolati, 13 casematte, 4 cisterne, 2
depositi, cippi e lapidi. Ognuno di
questi manufatti è descritto e misurato in una scheda, l’intero patrimonio è documentato in oltre 9.600 fotografie. «Alcune vestigia - testimonia Rudy Cozzini - sono straordinarie e costruite con maestria». Se alle quote basse la vegetazione è cresciuta, in alto sono rimaste ben visibili. Ora, l’impegno è quello di valorizzare alcuni luoghi significativi,
sia per le attività didattiche con le
scuole, sia per realizzare dei sentieri tematici per i visitatori dell’area
protetta. Il Parco ne ha in programma due per la prossima estate: uno
in Val Genova, presso quello che era
lo «Sbarramento di Fontanabona»;
l’altro nella zona del Monte Rocca e
del Monte Stavel, dove da un osservatorio gli imperiali controllavano il
Cavento. Fontanabona, durante la
Grande guerra, era sede logistica difesa da trincee e caverne con postazioni per mitragliatrici, oltre che da
F. T.
un fortino.
Oltre 400 sentieri, 300 trincee, 229 baracche
lungo il fronte austro-ungarico di alta quota
Nella foto grande e sotto, opere
della Grande guerra in Alta Val
Nardis (foto Rudy Cozzini); a
destra resti di un camminamento
attrezzato in parete ai Folletti (foto
Alberto Aprili). Le immagini sono
del Centro catalogazione
Soprintendenza beni architettonici
e archivistici – Progetto
censimento opere campali Parco
naturale Adamello Brenta
Roberto Failoni duro con il sindaco Bonomi e il Lefay Resort di Leali
«L’ok al 5 stelle offende la comunità»
NICOLA GUARNIERI
[email protected]
PINZOLO - Il via libera del consiglio comunale, col solo voto della maggioranza, alla variante al Prg per consentire all’imprenditore bresciano Alcide Leali di piazzare
un hotel 5 stelle a ridosso delle piste fa discutere. Non solo per l’impatto urbanistico ma per la modalità. Le minoranze, tra
l’altro, non considerano affatto chiusa la
partita: «Ci mancherebbe! - tuona Roberto
Failoni - Ci sono espropri da fare e paletti
provinciali da superare».
Il Lefay Resort di Leali, però, è autorizzato a impiantarsi. «Vedremo. Da parte nostra abbiamo sostenuto cinque ore e mezza di discussione».
Siete contrari all’«albergone»? «No, nessuno a priori è contrario ad un hotel 5 stelle, ci mancherebbe. Quello che ci lascia
perplessi è il metodo. Noi consiglieri dobbiamo ragionare nell’interesse della comunità».
Il sindaco insiste sul ritorno d’immagine
e turistico. «L lo capirei se a Pinzolo non
ci fosse mai stato turismo e quindi, da gente inesperta, saremmo vogliosi di portare
qua qualcuno che investe. Ma non è così.
Quello che c’è qui se l’è costruito la comunità, non ha aspettato che arrivasse qualcuno da fuori coi soldi».
Qual è il problema, quindi? «Che regaliamo una cubatura pazzesca per le seconde case e una motta di metri alberghieri.
L’altra sera vicino ai progettisti mancava
un esperto che desse indicazioni sull’aspetto finanziario ed economico. E non
è una cosa da poco. Perché noi possiamo
accettare che arrivi chiunque, viste le difficoltà del periodo, ma quando in casa abbiamo l’occupazione che arriva a 140 giorni all’anno e ci dicono che Leali arriverà a
270 mi sembra di stare sulla Luna».
Leali però porta soldi. «Ma con aiuti comunali. Credo che un imprenditore debba finanziarsi da solo. A Pinzolo una struttura tipo Gargnano è impensabile».
Quindi considerate l’operazione un buco
nell’acqua? «Non dico questo ma penso
che il business sia appetibile perché gli
appartamenti prima o poi si vendono ma
l’hotel rimane. Non dimentichiamoci che
molte opere dei tecnici di grido di Leali sono state fatte dove non c’è alcuna attività. È facile passare da zero a migliaia di turisti. Qui invece non è così: Pinzolo non è
in decadenza turistica».
Torniamo ai soldi che porta Leali. «Ho calcolato che a Pinzolo gli albergatori hanno
investito più di 30 milioni di euro negli ultimi 9 anni e ci sono 4 alberghi da rifare e
altrettanti che vogliono ristrutturare. E la
cifra è la stessa del Lefay».
Ma il futuro preoccupa. «Certo, non vorrei che un domani ci fosse una chiusura.
Da parte della giunta manca una visione
globale del turismo».
E i nuovi skipass che porterà il Lefay? «Nell’accordo viene dato a Leali il compito di
fare un piano marketing di tutta l’area. È
assurdo, abbiamo già un’Apt pagata da tutti. Sugli skipass posso solo dire che se le
Funivie facessero una politica commerciale diversa potremmo incrementare senza
una struttura di questo genere. Anche perché se io mi presentassi nelle banche con
i bilanci di Leali non mi aprirebbero le porte. Ma il problema vero sono i condomini
e il regalo di milioni di euro per l’area alberghiera. E avremo altezze di 30 metri dopo aver detto no ai nostri albergatori che
chiedevano di arrivare a 15».
Nessuno, per ora, obietta. «Ma la banda di
ambientalisti con lo zaino che rompe le
scatole con i Serodoli dov’è finita?».
Il progetto del Lefay Mouintain Resort che Leali vuole realizzare a Pinzolo
IL REGALO
Abbiamo donato a Leali
una cubatura pazzesca
col rischio di un buco
nell’acqua. La comunità
non merita questo
L’AMBIENTE
Dove sono finiti gli
ambientalisti con lo zaino
che rompono le scatole sui
Serodoli ma non dicono
nulla di questa invasione?
Mamma a bordo pista per seguire i figli
CONDINO
RONCONE
La filodrammatica
recita al Palazzetto
Commedia brillante
della Filobastia
Valeria Mazza al Topolino
CONDINO - Oggi e
domani sale sul palco la
filodrammatica «El
Grotel» di Condino che
porterà in scena per la
prima volta la commedia
«Ghe fome posto...o
fome ‘l pesto», due atti
tratti da «Natale al
Basilico» di Valerio di
Piramo in dialetto
nostrano, con la regia di
Claudio Rosa. Palazzetto
multifunzionale ore
20,45.
RONCONE - Questa sera,
al teatro di Roncone alle
20.45, la Filobastia di
Preore porta in scena la
commedia brillante
«Pillole, amore e
frenesia» per la regia di
Jacopo Roccabruna e su
testo di Arnoldo
Boscolo, tratto da «Mio
suocero in rodaggio»,
tradotto in dialetto e
arrangiato da Stefano
Giacomini.
PINZOLO - È tornata in Trentino la
modella argentina Valeria Mazza. La
famosa showgirl, in questi giorni, si
trova a Pinzolo al seguito delle
squadre under 12, 13 e 14 della
nazionale argentina di sci che si stanno
preparando per il Trofeo Topolino (1015 marzo 2014, Folgaria) e delle quali
fanno parte anche i suoi quattro figli.
Appassionata di sport e sci, come il
marito Alejandro Gravier - entrambi
sono ottimi sciatori - Valeria Mazza è
stata ospite di Pinzolo una prima volta
nel 2004, ma dal 2011, anche per
l’amicizia personale con la famiglia
Masè, proprietaria degli Olympic
Hotels di Pinzolo e Giustino, vi
PINZOLO
Valeria Mazza con il marito a Pinzolo
soggiorna ogni anno, insieme a tutta la
famiglia per un periodo di vacanza.
«Pinzolo, in questi giorni, è diventato il
“campo base” invernale dei nostri
giovani atleti», spiega Valeria Mazza
che poi aggiunge: «Ormai sono diversi
anni che veniamo qui, seguendo i
nostri figli negli allenamenti che
precedono il Trofeo Topolino.
Abbiamo trovato una generosità e
un’ospitalità uniche, ci sentiamo come
fossimo a casa. Anche gli sci club del
Trentino - prosegue la modella
argentina - sono stati gentilissimi nel
far partecipare i nostri ragazzi, come
ospiti, alle gare dei circuiti
provinciali».