ora che gheddafi è morto vorrei rivedere la mia libia

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ora che gheddafi è morto vorrei rivedere la mia libia
Giornale di Merate
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Giornale di Desio del 25/10/11
CROLLATO IL REGIME DEL COLONNELLO
«ORA CHE GHEDDAFI È MORTO VORREI
RIVEDERE LA MIA LIBIA»
Nova Milanese - Gheddafi è morto e il suo regime è crollato.
«Che ne sarà ora del Paese?». Una domanda che si pone
da me si Umberto Migliorini , esule dalla Libia residente in
cit tà .
Gli italiani espulsi nel '70 da quella che un tempo era
considerata la «quarta spon da» sono stati circa 20mila: una
massa di profughi quasi equivalente all'intera popo lazione
di Nova. Migliorini, nato a Latisana, in provincia di Udine nel
1935, si trasferì oltremare con la numerosa famiglia nel
1938: papà , mamma e dieci fratelli an darono nel «Villaggio
Gari baldi» vicino Misurata. Con lo scoppio della guer ra
venne sfollato insieme a tutti i bambini: «Fui ripor tato in
Italia che avevo 5 anni, ho rivisto i miei ge nitori quando ne
avevo 11, terminato il conflitto e con la Libia occupata dagli
inglesi». Nel dopoguerra le condizio ni di vita in Africa
peggio rarono per la famiglia Mi gliorini: «Due invasioni di
cavallette distrussero i rac colti e da coltivatori diretti
diventammo mezzadri. Cre sciuto, io non ho voluto fare il contadino e ho
imparato a fare l'autista, il meccanico e il "tutto fare", lavorando alla
costruzione degli impianti petroliferi e delle pipeline nel deserto». Nel '69 il
colpo di stato del colonnello che abbatté la monarchia di re Idris. Quei
giorni li ricorda bene: «Le strade erano deserte. Io mentre andavo a
lavorare fui fermato da un gruppo di mi liziani ad un posto di blocco: «C'è
il coprifuoco». Mia ma dre, che aveva 70 anni, quasi venne arrestata:
messa con tro un muro e perquisita coi miei fratelli. Allora ci furono però
pochi morti. La presa del potere di Gheddafi coin volse i vertici, non
l'intera popolazione. Oggi la fine del regime ha portato tanto san gue, una
rivoluzione con tanta violenza». La confisca dei beni e la
nazionalizzazione dell'eco nomia obbligò gli italiani ad andarsene. «Io
partì con po che sterline in tasca. Ho per so tutto. Avevo con me solo due
valige e me le hanno pure forate con dei ferri per verificare il contenuto».
Per la famiglia Migliorini è stata una diaspora. «Io arrivai co me profugo a
Napoli poi venni a Nova raggiungendo i miei fratelli Antonio ed Ele na che
già abitavano qui da un po'. Mia madre e un mio fratello finirono vicino a
Ro ma, un'altra sorella in Li guria». Qui in città Migliorini ha messo radici,
sposandosi e lavorando come operaio al l'Autobianchi a Desio. «Ha fatto
una vita difficile - ha sottolineato la moglie An namaria Nasuti - Saputa la
sua storia e che era squat trinato, mio padre mi disse: "Che conta non
sono i soldi, ma che sia una brava per sona"». Ad agosto, mentre Ghed
dafi era un fantasma, Mi gliorini è stato profetico: «Se lo trovano, lo fanno
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fuori». Vedendo le immagini della cattura e del linciaggio del colonnello
però non ha gioi to: «Andava giudicato, non massacrato. Sembravano lu
pi addosso a una persona inerme. Ha fatto del male a tanti, compreso noi
che sia mo stati espulsi, ma non si dovrebbe trattare così nes suno». Il
76enne adesso ha una speranza: «Non provo rancore e non spero più in
risarcimenti o indennizzi per quando ci hanno cacciato. Solo mi
piacerebbe tanto ri vedere la mia amata Libia. Vorrei tornare nei luoghi del
la mia gioventù. Sarebbe bel lo che il nostro governo e il nuovo governo
libico si met tano d'accordo per conce dere dei lasciapassare a noi esuli
per visitare il Paese».
Articolo pubblicato il 25/10/11
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Davide Spinelli
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