la storia del tifo

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LA STORIA DEL TIFO
LA STORIA DEL TIFO
E' dall'inizio degli anni cinquanta che i tifosi di tutte le squadre
hanno cominciato ad organizzarsi in club, a seguire sempre più
numerosi la propria in trasferta, a promuovere ogni sorta di
iniziative, da quelle celebrative a quelle coreografiche, seppure
ancora pionieristico e rudimentale.
Già all'epoca delle Olimpiadi nell'antica Grecia esisteva la pratica
del tifo anche se mancano testimonianze scritte e con il passare del
tempo è cambiato il modo di sostenere i "colori" della squadra
amata, lasciando immutata il concetto di "animazione", con la
voce, le bandiere, gli striscioni.
Con l'esplosione del fenomeno calcistico in Italia nel periodo
successivo al dopoguerra, i club organizzati dei tifosi si
diffondono e moltiplicano rapidamente.
Negli anni '60 si formano le prime vere strutture associative di
tifosi, denominate "centri di coordinamento". Inoltre nascono dei
club che coagulano tifosi più accesi e attivamente organizzati,
come i "Fedelissimi", dicitura mutuata da innumerevoli tifoserie.
Fu il mago Helenio Herrera, allenatore della grande squadra
neroazzurra, a dare impulso alla creazione di un coordinamento
che fungesse da riferimento per la numerosa tifoseria interista. La
storia del tifo organizzato in Italia inizia in questo modo:
"Presidente Moratti, non comprendo perchè non abbiamo tifosi
quando giochiamo in trasferta" chiese il tecnico argentino.
Da questa idea prendeva forma il primo gruppo di tifosi, i
"Moschettieri neroazzurri", disposti a seguire gran parte delle
trasferte, pagando lo scotto di costosi sacrifici. Da allora sono
passati trenta anni ed il tifo organizzato è divenuto uno dei
principali fenomeni di aggregazione sociale.
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ANNI '70: LA NASCITA DEGLI ULTRA'
Tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta nascono in
Italia i primi nuclei di ultrà, gruppi di sostenitori fra i 15 e i 20
anni che si distaccano nettamente dal modello "classico", adulto,
dello spettatore calcistico. Raccolti nei settori popolari degli stadi,
dove le società stimolano l'afflusso giovanile tramite speciali
campagne di abbonamenti a prezzo ridotto, gli ultrà manifestano
immediatamente una serie di caratteristiche che li rende un
fenomeno originale nel calcio italiano: dal senso di identificazione
con il proprio "territorio", ovvero quel settore di curva delimitato
da uno o più striscioni con il nome e il simbolo del gruppo, a un
look paramilitare ripreso da quello in voga nelle organizzazioni
politiche estremiste: eskimo, anfibi, tute mimetiche e giacconi
militari ricoperti di "toppe" della propria squadra, a cui si
aggiunge la sciarpa con i colori sociali della squadra.
Ma gli ultrà si distinguono soprattutto per l'adozione di elementi
del tutto innovativi nel modo di sostenere la squadra e, più in
generale, di assistere alla partita. Dalle "torcidas" brasiliane viene
ripreso l'uso di trombe e tamburi; dalle tifoserie inglesi la
"sciarpata" (le sciarpe vengono alzate e distese dai tifosi, dando
l'effetto ottico delle onde del mare) e l'accompagnamento corale
delle azioni di gioco. fino ad assumere un carattere ossessivo volto
a incoraggiare i propri beniamini e a frastornare e intimidire i
giocatori avversari.
Il tifo viene dunque considerato parte della strategia e della tattica
adottate per vincere un incontro: diviene il cosiddetto "dodicesimo
giocatore".
Si diffonde inoltre l'uso di articoli pirotecnici (fuochi a mano per
segnalazioni marittime, candelotti fumogeni, razzi e bengala a luce
colorata), destinati a dare un tocco di vivacità supplementare alle
gradinate.
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LA STORIA DEL TIFO
LA STORIA DEL TIFO
Subentra cosi per la prima volta il concetto di "coreografia della
curva", una pratica del tutto originale che si evolverà di pari passo
con il grado di organizzazione dei gruppi ultrà.
La coreografia diviene il marchio dello stile italiano. Spettacoli
e scenografie su vasta scala, di grande impatto, fantasmagoriche,
enormi, multicromatiche. E' la fantasia, tutta italiana, al potere.
Dal sipario della Gradinata Nord di Genova che ha scomodato
persino il quotidiano francese "Le Monde" alla curva Fiesole di
Firenze che disegna i contorni dei monumenti fiorentini
rifacendosi alla pianta topografica originaria.
Il gruppo ultrà più antico è la Fossa dei Leoni del Milan, fondato
nel 1968, che adotta il nome del vecchio campo d'allenamento dei
rossoneri e trova posto nel settore dei popolari alla Rampa 17
(rettilineo centrale).
Anche già nel 1951 a Torino era sorto il club dei "Fedelissimi
Granata" che ancora oggi è presente nello schieramento dei gruppi
della curva Maratona.
Nel 1969 nascono anche gli Ultras Tito Cucchiaroni della
Sampdoria (primi a usare la denominazione "Ultras") e, subito
dopo, i Boys dell'Inter. Con gli anni Settanta si assiste a un
processo di aggregazione degli innumerevoli microgruppi
giovanili che popolano ormai le curve delle squadre maggiori:
nascono le Brigate Gialloblu del Verona e, dal nome della piazza
in cui si radunano,
il Viola Club Vieusseux della Fiorentina (1971); gli Ultrà del
Napoli (1972); le Brigate Rossonere del Milan, la Fossa dei
Grifoni del Genoa e gli Ultrà Granata del Torino (1973); i Forever
Ultrà del Bologna (1974); i Fighters della Juventus (1975); le
Brigate Neroazzurre dell'Atalanta (1976); gli Eagles' Supporters
della Lazio e il Commando Ultrà Curva Sud della Roma (1977).
Come si può notare anche solo dalle maggiori tifoserie, la
diffusione del movimento è maggiore nell'Italia settentrionale. Se
si escludono Napoli, Bari, Cagliari e Catanzaro, negli anni
Settanta non esistono altre città del Sud in cui gli ultrà
costituiscano un'entità davvero apprezzabile (a Palermo, Catania,
Taranto, Foggia o Cosenza il movimento prenderà piede in misura
sensibile solo negli anni Ottanta).
Alcuni si distaccano da club di tifosi già esistenti, sia per la
diversa mentalità di fondo che per dissidi interni (i Boys prendono
origine dall'Inter Club Fossati, mentre gli Ultrà Granata si
scindono dal Club Fedelissimi; altri provengono da gruppetti
durati pochi mesi e poi sciolti o riunificati (i Forever Ultrà del
Bologna sono gli eredi delle Brigate Rossoblu; i Fighters lo sono
dei Panthers Juve; il Commando Ultrà Curva Sud nasce dalla
fusione di Boys, Guerriglieri Giallorossi, Fossa dei Lupi, Brigate
Giallorosse e Pantere).
Alla base di alcuni gruppi vi è la provenienza da una determinata
area urbana (il nucleo originario degli ultrà sampdoriani viene dal
quartiere di Sestri Ponente) o da un gruppo di coetanei che ha
come luogo di ritrovo un bar, una scuola o una sala-giochi.
Parecchi giovani, infine, risultano già aggregati in gruppi e
movimenti politici.
E sono proprio alcune caratteristiche dei gruppi politici estremisti,
quali il senso di coesione e di cameratismo, la sfida all'autorità
costituita, il senso di conflittualità, a dare sostanza ai gruppi ultrà
che in breve tempo riescono a radunare decine e decine di giovani.
Un altro aspetto peculiare degli ultrà è il forte senso di
territorialità. Le curve, infatti, vengono a poco a poco abbandonate
dai club dei tifosi cosiddetti "normali", che trasferiscono altrove i
propri vessilli per lasciare spazio agli striscioni ultrà.
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LA STORIA DEL TIFO
LA STORIA DEL TIFO
Su queste nuove insegne campeggiano per lo più le teste di belve
feroci (leoni, pantere e tigri in particolare), l'immancabile teschio
bendato con le tibie incrociate (Jolly Rogers, emblema della
pirateria), armi o elementi che richiamano comunque la violenza
(il viso del Piccolo Alex, protagonista del film di Stanley Kubrick
"Arancia meccanica").
I simboli politici veri e propri (bandiere con croci celtiche,
immagini di Che Guevara) o i "bambulè" inneggianti alla
marijuana fanno solo timide comparse, almeno nei primi anni del
movimento. Le attività di gruppo, nei primi anni, vengono
comunque finanziate quasi sempre da collette o autotassazioni e
ogni membro ha dei compiti ben precisi: dall'organizzazione delle
trasferte al seguito della squadra all'acquisto di stoffa, pelli per
tamburi, aste da bandiera e
barattoli di vernice.
La spontaneità del
precedente modo di tifare
annega in questo senso di
partecipazione collettiva
all'evento sportivo,
differenziandosi da quel
modello inglese in cui la
coesione del gruppo si
registra soltanto nel
momento dello scontro
fisico, mentre l'incitamento - pur eseguendo i rituali inni di vittoria
o di offesa ai rivali - non registra un livello di organizzazione
altrettanto sofisticato.
Con l'avvento degli ultrà, anche le intemperanze del pubblico
cambiano completamente aspetto.
Pur resistendo nei primi anni del decennio, a partire all'incirca dal
1974 comportamenti quali l'invasione di campo (o la caccia
all'arbitro) tendono a diminuire, mentre si moltiplicano gli scontri
fra i giovani delle fazioni opposte.
E' il caso dei match Torino-Sampdoria e Roma-Lazio del marzo
'74: inizialmente gli spettatori iniziano a lanciare ogni sorta
d'oggetto in campo, quindi scoppiano violente risse tra gruppi
contrapposti di tifosi, che obbligano la polizia a intervenire con un
fitto lancio di lacrimogeni sugli spalti.
Gli incidenti si spostano quindi fuori dallo stadio, acquisendo le
sembianze di una vera e propria guerriglia urbana: autobus
distrutti, macchine ribaltate, ecc.
Molti di questi disordini affondano le loro radici nelle rivalità
tradizionali (i derby fra squadre della stessa città o le partite in cui
rivivono antichi dissapori di campanile), altri dipendono dalle
colorazioni politiche delle tifoserie (ad esempio la storica rivalità
tra Red-White Panthers del Vicenza, di sinistra, e le fascistoidi
Brigate Gialloblu di Verona).
La violenza rimane comunque circoscritta entro un ambito
territoriale limitato, ossia lo stadio e le sue più immediate
adiacenze. Gli scontri più duri avvengono infatti sugli spalti, anche
perchè non vi è ancora soluzione di continuità fra il settore
riservato agli ospiti e il resto della folla.
Anche in Italia compare il gioco inglese dello "holding the end"
(occupa la curva): se la tifoseria ospite è numerosa e compatta,
può tentare d'impossessarsi del territorio altrui invadendo il settore
di stadio riservato agli ultrà locali e rubando bandiere e striscioni,
che si trasformano in trofei di guerra.
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LA STORIA DEL TIFO
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Non mancano, infine, i tafferugli fra gli ultrà e il pubblico
comune, dovuti quasi sempre a motivi di visibilità del gioco.
I giovani assistono alla partita rigorosamente in piedi; gli spettatori
più anziani, abituati a sedersi sulle gradinate, mal si adattano a
questo cambiamento tanto drastico.
I primi episodi di reale gravità non tardano purtroppo a
manifestarsi. (un accoltellamento a Lazio-Napoli, la scena si ripete
nel 1975 durante Milan-Juventus.
Nel 1977, durante Atalanta-Torino, gli ultrà si scontrano a colpi di
spranghe di ferro, e per Inter-Milan si assiste a uno scontro al
coltello tra Boys interisti e Brigate Rossonere.
L'anno successivo, a Vicenza-Verona, le due tifoserie si affrontano
in maniera altrettanto violenta, lasciando sul campo diversi feritii).
Il 28 ottobre 1979, durante il derby di Roma, un tifoso laziale,
Vincenzo Paparelli, viene raggiunto alla testa da un razzo sparato
da un Fedayn romanista della curva sud, morendo in pochi minuti.
Nella stessa domenica si verificano gravi incidenti ad Ascoli
(Ascoli-Bologna, 7 feriti), Milano (Inter-Milan, 18 feriti) e Brescia
(Brescia-Como, diversi feriti). La tragedia dell'Olimpico,
aggravata dal clima di violenza che si manifesta
contemporaneamente in molti altri stadi, scuote l'opinione
pubblica.
Per la prima volta anche in Italia il fenomeno della violenza
calcistica diviene al centro dell'attenzione della stampa e delle
istituzioni. Vengono prese drastiche misure repressive: per alcuni
mesi viene proibito l'ingresso allo stadio di aste di bandiera,
tamburi e persino striscioni dai nomi bellicosi.
ANNI '80
In questo decennio assistiamo a un progressivo e costante
ingrandimento dei gruppi ultrà, le cui file sono ormai composte
non più da decine, ma da centinaia - e in alcuni casi anche migliaia
- di aderenti. Dal Nord e dal Centro Italia il fenomeno si sposta
anche nel meridione, mentre in altre città i gruppi già esistenti si
rafforzano ulteriormente.
Il tifo ultrà arriva anche nelle categorie minori, ed entro la fine del
decennio non c'è squadra, dalla serie A alla C/2, che non venga
seguita da più o meno numerose frange giovanili organizzate.
Questo moltiplicarsi dei gruppi porta, quasi necessariamente, alla
nascita di una complessa rete di amicizie e di rivalità.
Fra le coalizioni più solide di questo periodo, ricordiamo RomaAtalanta-Juventus, Sampdoria-Fiorentina-Inter, Lazio-BariTorino, Milan-Genoa-Bologna, ed è curioso notare come oggi
questi rapporti, un tempo cordiali, si siano in gran parte deteriorati
e siano stati sostituiti da altre alleanze, trasformandosi talora in
feroci rivalità.
In alcuni casi, peraltro piuttosto rari, si è anche verificato il
contrario.
Oggi, infatti, per fare un esempio si registrano buoni rapporti fra
gli ultrà di Verona e quelli dell'Inter. In ogni caso, tra la fine degli
anni Settanta e i primi anni Ottanta si assiste a un deciso
incremento degli incidenti tra ultrà contrapposti lontano dagli
stadi: vengono investiti, come nel modello inglese, i centri delle
cittadine, le stazioni e le vetture ferroviarie, i percorsi della
metropolitana.
Il 1982 passa alla storia per il trionfo italiano ai campionati
mondiali di calcio disputati in Spagna.
La finale si gioca contro la Germania Ovest, a Madrid, davanti a
oltre 100 mila spettatori, in larghissima maggioranza italiani.
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LA STORIA DEL TIFO
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Numerosi sono gli striscioni dei gruppi ultrà, ma questo rimane
l'unico vero momento aggregativo a livello nazionale, un caso
pressochè unico in Europa se si considera quanto caratterizza le
scene britanniche, tedesche e olandesi.
Le ragioni di questa divisione insanabile tra gli ultrà italiani, che
non riesce a ricomporsi nel tifo per la nazionale, sono
probabilmente da ricercarsi nelle rivalità campanilistiche radicate
fra alcune nostre città.
L'immagine degli ultrà italiani si propone come modello
continentale, dando il via a un movimento che toccherà l'Europa
intera. Gli ultrà latini, pur ammettendo le influenze inglesi, si
considerano superiori agli hooligans nordici sia nel tifo che nella
"forza d'urto".
Negli anni Ottanta le squadre godono poi di un seguito assai più
ampio e costante rispetto al passato.
La trasferta diviene un
momento fondamentale
nella vita di un ultrà, a cui
partecipano solo i tifosi più
fedeli e incuranti del
pericolo che essa può
comportare. Andare in
trasferta diviene un modo
per selezionare il gruppo e
scoprire quanto ognuno si senta attaccato ai suoi compagni.
Presentarsi in alcuni stadi "caldi" è un'esclusiva di pochi; farlo
senza portare il proprio striscione è considerato un disonore, un
sintomo di timore, cosi come rubare le insegne dei tifosi ospiti
rappresenta la vittoria suprema per il gruppo che difende il proprio
territorio.
L'aumento del pubblico in trasferta corrisponde a un notevole
sforzo organizzativo per le Ferrovie dello Stato, che destinano
convogli straordinari agli sportivi per non intasare ogni domenica i
già affollati treni di linea. Sono i cosiddetti "treni speciali" che
"meglio di chiunque altro possono dire di aver vissuto in prima
persona la storia del movimento ultrà in Italia [...] come quello che
porta a Genova i tifosi del Pisa, nel 1982.
Gli spettacoli organizzati dagli ultrà coinvolgono intere gradinate,
migliaia di persone. Acquistare migliaia di palloncini o di pon-pon
colorati costa milioni, ma la gara dell'originalità è accesissima.
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Mentre gli ultrà
sampdoriani allestiscono
una bandiera di 90 metri
per 32, quelli della Roma
distribuiscono al pubblico
10 mila cartoncini gialli e
rossi;
i tifosi del Torino coprono la curva Maratona di strisce di stoffa
bianche e granata, e quelli del Napoli lanciano in campo migliaia
di rotoli di carta igienica.
Gli introiti provenienti dalla vendita di adesivi e magliette non
bastano più, per cui alcuni gruppi chiedono aiuto alle loro società
calcistiche, sebbene nessuno lo ammetta apertamente.
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LA STORIA DEL TIFO
LA STORIA DEL TIFO
Altri ricorrono a degli sponsor esterni (il bandierone delle Brigate
Gialloblu di Verona porta il nome della Canon, quello dei Boys
interisti reclamizza le borse Cattel, ecc.).
Di pari passo con le note di
colore, anche la cronaca
nera deve occuparsi di
quanto accade negli stadi.
Si diffonde l'uso delle armi
da taglio, soprattutto a
Milano e a Roma, mentre
gli ultrà atalantini diventano famosi per essere si molto turbolenti,
ma pronti a usare solo pugni e calci.
I disordini si moltiplicano anche nei piccoli centri, dove le rivalità
nascono spesso solo per emulare i gruppi più famosi e guadagnare
considerazione.
Nel febbraio '84, la partita di Coppa Italia fra Triestina e Udinese
si conclude con gravi scontri; un giovane triestino, Stefano Furlan,
viene ripetutamente colpito al capo dalle manganellate degli
agenti, entrando in coma e morendo il giorno successivo.
Otto mesi più tardi, al termine di Milan-Cremonese, viene
accoltellato a morte Marco Fonghessi. L'assassino, Giovanni
Centrone, è poco più che maggiorenne.
Il collegamento fra ultrà e politica sembra invece, nei primi anni
Ottanta, affievolirsi. Il riflusso nel privato che pervade le fasce
giovanili tende a manifestarsi anche negli stadi.
I gemellaggi fra tifoserie orientate in senso opposto (FiorentinaVerona, Udinese-Bologna, ecc.) testimoniano ulteriormente
quanto le amicizie fra ultrà siano ormai assolutamente
indipendenti da fattori politici.
In questo periodo, piuttosto, si segnala un aumento nell'uso delle
sostanze stupefacenti dentro gli stadi. Mentre i tossicomani
abituali, frequenti negli anni
Settanta, spariscono dalle curve a causa delle perquisizioni sempre
più severe, i fumatori di cannabis si moltiplicano in numero
impressionante.
La stessa simbologia ultrà viene radicalmente trasformata e le
immagini della foglia di marijuana o il bambulè compaiono su
decine e decine di striscioni.
Quando a Cosenza nascono i Nuclei Sconvolti, il loro nome
riscuote un incredibile successo in tutta Italia e molti altri gruppi
lo adottano.
A metà degli anni Ottanta il movimento ultrà italiano può dirsi
dunque sulla cresta dell'onda. I gruppi contano su moltissimi
aderenti (la Fossa dei Leoni del Milan, ad esempio, registrerà nella
stagione 1987-88 quindicimila iscritti), hanno rapporti più o meno
stabili con le società sportive, ognuno di essi è strutturato secondo
scale gerarchiche e organizzative e dalle curve scompaiono i club
dei semplici spettatori.
Alcuni gruppi, come il Commando Ultrà Curva B di Napoli,
hanno un'impostazione su canoni manageriali (soci archiviati in
una banca-dati, una rivista organica al gruppo, un tv e un leader,
Gennaro Montuori "Palummella", con agganci politici importanti e
in odor di entrare nella dirigenza partenopea, al punto da far
coniare l'espressione "professione ultrà".
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LA STORIA DEL TIFO
LA STORIA DEL TIFO
Diversi gruppi ultrà entrano poi in conflitto con quegli enti - centri
di coordinamento, o federazioni dei club - accusati di vivere alle
spalle delle società calcistiche senza dare un sostegno attivo al
tifo. Per sfottere, sbeffeggiare e innervosire, perfino umiliare il
nemico, si inventano slogan, striscioni ironici e invettivi, cori
offensivi.
La gamma è infinita e molti suscitano ilarità. Un esempio? ComoFiorentina, i tifosi fiorentini espongono lo striscione "Voi
comaschi noi con le femmine".
Questo episodio devastante mette a repentaglio la vita stessa del
movimento ultras, già profondamente colpito da un lento ricambio
generazionale, dal frazionamento delle curve in tante piccole
"schegge", acuito dallo scompiglio portato negli stadi dai "cani
sciolti", cioè tifosi allo sbando, e dalla crisi di identità che si
aggrava con lo scioglimento di alcuni grandi gruppi ultrà che fino
a quel momento rappresentavano un punto di riferimento per le
rispettive tifoserie che si trovano smarrite e disorientate.
Dal raduno ultrà di Genova, in occasione del quale i campionati di
calcio si fermano, scaturisce un comunicato scarno e crudo,
ispirato dagli ultrà bergamaschi e dalla loro mentalità ruvida e
conservatrice, dal titolo "basta lame, basta infami".
Una regola che avrebbe dovuto cambiare le "modalità" dello
scontro tra i gruppi, ma che negli anni successivi saranno
raramente osservate dalla nuova generazione, più sbandata e poco
incline a sottostare a gerarchie e codici di comportamenti, anche
etici, che si erano consolidati nei gruppi ultras sino agli inizi degli
anni '90.
Comportamenti non codificati che avevano evitato conseguenze
gravi in un mondo, quello del calcio, che sposta centinaia di
persone e forti interessi economici.
Un nuovo spaccato, più indecifrabile. La continuazione dei raduni
ha tuttavia segnato una presa di coscienza del pericolo di una
concreta estinzione, o quantomeno di un ridimensionamento,
dipeso dall'inasprirsi della violenza negli stadi, dalla conflittualità
con le forze dell'ordine, da innovazioni epocali come quella della
pay-tv e da una serie di disposizioni restrittive (su tutte il
provvedimento di interdizione dagli stadi, la diffida o il divieto di
vendere biglietti ai botteghini per i tifosi in trasferta).
I GRANDI CAMBIAMENTI DEL TIFO ORGANIZZATO
Negli anni Novanta il mondo ultrà è travolto da profondi
cambiamenti e da una crisi di identità. Molti dei valori fondanti
che stavano alla base dell'essere ultras negli anni passati sono
sentiti in maniera diversa, più debole, dalle nuove generazioni.
Questo perchè l'essere ultras diventa un fenomeno di "moda". Ma
c'è anche l'altra faccia della medaglia, quella di un movimento
ultras che, senza raggiungere ancora una piena unità d'intenti
essendo invalicabili alcuni steccati di rivalità campanilistica e
ideologia politica, si rende consapevole delle necessità di reagire
per sopravvivere.
Dopo trent'anni di storia gli ultrà sono parte integrante del sistema
calcistico, sono insostituibili e influenti, determinanti perfino nelle
strategie societarie, nelle cacciata di allenatori o nell'acquisto di
calciatori.
I capi-ultrà, come Palummella a Napoli, diventano dei personaggi
famosi, gli ultrà sono nel mirino, nel bene e nel male, coreografie
da mille e notte, canti dello stadio ripresi da trasmissioni
nazionalpopolari o nei cortei di propaganda elettorale.
La seconda metà degli anni '90 è segnata fatalmente dall'uccisione
del tifoso genoano Vincenzo Spagnolo nel gennaio del 1995.
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LA STORIA DEL TIFO
LA STORIA DEL TIFO
In precedenza alcuni gruppi storici come le Brigate Gialloblù del
Verona e la Fossa dei Grifoni del Genoa si sono sciolti ("non ci
rispecchiano più nelle nuove leve di ultrà" affermano quest'ultimi
nel comunicato, una vera e propria rottura generazionale)
innescando un periodo di appannamento che si è protratto fino a
quest'ultimi anni che hanno visto lo scioglimento anche del CUCS
e l'abdicazione dei Viking-Nab e l'assorbimento di tutti i gruppi
della Sud di Torino operata dal gruppo dei "Fighters 1977 Black &
White".
L'overdose del calcio, gli stravolgimenti dei calendari sempre più
frammentati, gli anticipi e i posticipi, il declino dello strapotere di
molti club che avevano proliferato a partire dagli anni '60 e il calo
di presenze negli stadi (specie in trasferta), in gran parte dovuto
agli effetti di risucchio e snaturamento provocati dalla tv criptata,
cioè da un calcio d'elite e non più popolare hanno dato vita ad una
strisciante e incisiva rivoluzione, le cui conseguenze sono ancora
tutte da interpretare. Anche se i riflessi sono già evidenti, in
prevalenza negativi per un fenomeno, quello ultrà, caratterizzato
da un forte senso di militanza e identificazione.
Il gruppo degli "ASR Ultras" diffonde sul proprio web un
manifesto contro il "calcio moderno", riscontrando le adesioni di
molti tifosi.
Le nuove generazioni calciofile sono "teledipendenti" e parecchie
curve si sono date una struttura manageriale per stare al passo con
i tempi, con la metamorfosi del gruppo ultrà d'azione come era
nell'iconografia anni '70 ad una sorta di nuovo club (sede,
materiale ultrà ricercato e curato seguendo i dettami modaioli,
allargamento degli orizzonti al semplice tifoso) contravvenendo a
molti di quei principi che sono stati per due decenni alla base della
tanto sbandierata "mentalità ultras".
Le coreografie su vasta scala, sempre più costose, sbalorditive,
originali, diventato l'attrattiva di ogni partita-evento.
Gli ultrà non possono deludere le aspettative che ruotano intorno
ad un derby o ad un match di cartello, dove uno spettacolo
scenografico della curva non può e non deve mancare mai.
Il fenomeno delle "megacoreografie", imitato nel resto dei paesi
europei, per i quali il tifo italiano è un modello-scuola, dilaga e
con se ha annessa la diffusione di aziende e negozi specializzati
sia nella produzione e vendita di materiale e oggettistica da stadio
che nella fornitura di materiale coreografico.
Scenografie sontuose, spettacolari e assai costose che nelle
maggiori curve italiane hanno in parte soppiantato le coreografie
incentrate su coriandoli e fumogeni degli anni precedenti. Ma
negli anni '90 c'è stata un'altra importante inversione di tendenza
per quanto riguarda soprattutto le mode da stadio e l'aspetto
esteriore delle curve.
Nel 1991, in seguito allo scioglimento delle Brigate Gialloblù di
Verona, fautori di uno stile di tifo di stampo britannico, molte
curve ripongono lo striscione, sostituendolo con tanti stendardi a
"due aste".
Nasce una contrapposizione, per lo più a livello teorico, tra lo
schieramento dei tradizionalisti, talvolta nazionalisti, fautori del
modello classico all'italiana (i baresi espongono uno striscione
"Stampo Italiano"), e i simpatizzanti del modello all'inglese, tutto
battimani e stendardi. Gli ultrà romanisti prendendo in giro la
curva laziale che aveva scelto questa linea estetica, risponde con
un pungente "levate quegli stracci che sò asciutti".
Adesso ma maggioranza segue un'impostazione "mista", una via di
mezzo tra il modello italiano (organizzazione del gruppo, identità,
coreografie permanenti) e il modello inglese (cori spontanei,
stendardi, trasferte con il treno ordinario).
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Sul piano delle relazioni tra gruppi ultras si registra una crisi dei
gemellaggi. Molti rapporti di amicizia consolidati da tempo si
incrinano fino ad arrivare a delle vere e proprie rotture.
Una crisi, però solo apparente, come confermato dal fatto che sono
rimasti in piedi gemellaggi storici, come quello tra Genoa e Torino
oppure Reggina e Bari.
Del resto il ricambio avvenuto nelle curve ha indotto a preferire
una relazione più flebile e autentica, senza mettere a repentaglio il
gemellaggio per colpa di gesti sconsiderati di tifosi isolati.
Contro la repressione e il controverso tema delle diffide (oltre
1700 i tifosi diffidati) gli ultras si fanno sentire, attraverso le
fanzine, giornalini autoprodotti con un taglio anticonformista che
si diffondono in tutte le curve, e anche internet (ormai centinaia di
gruppi, piccoli e grandi, hanno la loro pagina web con la quale si
raccontano e informano gli iscritti, senza filtri esterni).
Non c'è ancora un "fronte comune" contro le problematiche, ma ci
sono segnali di unità da parte del più longevo dei movimenti di
aggregazione giovanile (oltre trent'anni).
Una tribù che vanta centinaia di seguaci, alla ricerca di una "via
alternativa" per sopravvivere ai cambiamenti del nuovo millennio.
DAL SITO www.supertifo.it
Gli ultras dovrebbero:
1) Rifiutare ogni rapporto od aiuto dalle società di
calcio;
‘
2)) Rifiutare ogni "aiuto" dalle forze dell'ordine, il cui
compito è controllare e non Aiutare;
3) Avere nelle proprie curve meno gruppi possibile;
4) Andare in trasferta con mezzi propri;
5) Coordinare tra gruppi di diverse squadre iniziative
clamorose per danneggiare Il prodotto televisivo
6) Violare ogni limitazione che dovesse essere posta:
del tipo che se mi vieti di
andare in trasferta, non inviandomi biglietti
o cose del genere, in trasferta ci vado lo stesso,
mi compro il biglietto lì e mi metto in mezzo al pubblico
avverso,
come negli anni '80.
Tratto dal Manifesto Ultras
www.asromaultras.it
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BOYS SAN
.:LE ORIGINI:.
E' stato il grande Helenio Herrera ad introdurre il concetto di
tifoseria organizzata a Milano: "Moschettieri" prima e
"Aficionados" poi hanno organizzato in maniera primordiale il tifo
da stadio milanese, una forma di sostegno ben lontana da quella
che oggi si intende come tale. E' nel contesto della fine anni
sessanta che nascono i Boys, gruppo nato da un distaccamento di
alcuni ragazzi dall'Inter Club Fossati, creando così di fatto il primo
gruppo ultras a sostegno dell'F.C.Inter.
Il nome del gruppo è ispirato a "Boy", un ragazzino dispettoso,
protagonista di una serie a fumetti pubblicata sul giornale
dell'Inter; l'unione con la dicitura "Le Furie Nerazzurre" completa
il nome del neonato club. Il primo striscione dei Boys viene
realizzato nel 1970, esordendo a Roma con la Lazio nel mese di
marzo, per poi comparire a San Siro nell'attuale secondo anello
arancio nel mese successivo. La diversificazione dallo "spettatore"
tipo dell'epoca è alla base della filosofia e dello spirito con cui
questi ragazzi agiscono, oggi come allora.
.:GLI ANNI SETTANTA:.
Negli anni settanta, periodo di pionierismo ultras, i Boys si
distinguono per un organizzazione ed un affiatamento invidiabile,
che li porta a seguire l'Inter in quasi tutte le trasferte difendendo i
propri colori e lo striscione con onore anche in trasferte epiche per
l'epoca quali Roma, Napoli o Bari. Tuttavia il numero
relativamente esiguo di ultras disposti a seguire la filosofia dei
Boys, ha costituito un freno non indifferente:
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Le coreografie erano costituite da primordiali "cartate" e dallo
sventolio di bandiere autofinanziate e autoprodotte, un effetto che
oggi può far sorridere, ma che ha costituito la base per qualsiasi
coreografia del giorno d'oggi.
In questi anni si vengono a creare le prime tensioni con i gruppi
ultras rivali. Principali avversari del periodo sono Bergamaschi,
Granata, Doriani e, soprattutto, Milanisti.
Con questi ultimi gli scontri raggiungevano l'apice della ferocia, in
quanto, all'epoca, le due tifoserie erano praticamente attaccate,
entrambe all'attuale secondo anello arancio, spostati verso la Nord
noi, verso la Sud loro. Nel 1979 i lavori di ristrutturazione dello
stadio San Siro portano i Boys nell'attuale posizione, ovvero nel
cuore della curva Nord.
.:GLI ANNI OTTANTA:.
Gli anni ottanta rappresentano il periodo di maggior splendore del
gruppo dei Boys. All'inizio del decennio compare per la prima
volta la dicitura S.A.N. (Squadre d'Azione Nerazzurre) all'interno
del nuovo striscione. Successivamente, a causa di dissidi tra i
direttivi, avviene la cacciata al primo anello del gruppo "Potere
Nerazzurro", mentre contemporaneamente si fa largo il gruppo dei
"Forever Ultras", nato nel 1975.
La violenza dilaga all'interno del gruppo, famosissimi gli scontri
del 22 novembre del 1981 a San Siro contro i romanisti, o quelli
dell'anno successivo a Genova.
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BOYS SAN
BOYS SAN
L'apice però avviene come sempre contro i cugini
rossoneri: l'ondata di violenza non si circoscrive nei giorni dei
derby (rari per la verità in quel periodo, viste le retrocessioni del
Milan), ma si propagano nella vita quotidiana finchè, al termine di
un derby valido per il Mundialito del 1983, caratterizzato tanto per
cambiare da violenti scontri, non si decide di stipulare un patto di
non aggressione che sopravvive tutt'ora.
I primi sono anni di transizione, in quanto l'inesperienza e, forse,
la sottovalutazione di sè, portano a risultati buoni, ma non eccelsi,
vista anche la rapida evoluzione in questo campo di molti gruppi
rivali. La consapevolezza di essere "competitivi" anche sotto
questo aspetto avviene gradualmente, anche grazie alla
collaborazione con tutti gli altri gruppi della Curva Nord.
Dal punto di vista coreografico avviene un evoluzione sostanziale
rispetto agli anni settanta: i primi fumogeni e torcie fanno la loro
comparsa a cavallo tra i due decenni e viene realizzato nel 1985 il
primo bandierone copricurva.
Gemellaggi importanti del periodo vengono fatti con gli ultras di
Verona (durerà fino al 2001), Firenze (fino al 1987) e Sampdoria
(fino al 1992). Nell'ultimissima parte di questo fantastico periodo
avviene un'altra importante innovazione: viene realizzato un
bellissimo striscione in cerata, che tutt'oggi campeggia al centro
della Curva .
.:I GIORNI NOSTRI:.
Il 2001 sancisce la rottura del gemellaggio con gli ultras veronesi a
causa di dissidi con il nuovo ed arrogante direttivo della curva
gialloblù. L'Inter poi non fa altro che deluderci, ma noi, i Boys San
Milano, saremo sempre al suo fianco, impegnandoci ancora di più
per l'onore della nostra amata maglia.
DAL SITO www.boys-san.it
.:GLI ANNI NOVANTA:.
Gli anni novanta si aprono con la conquista della prima coppa
Uefa ai danni della Roma. Nello stesso anno la Sampdoria ci
soffia lo scudetto nello scontro diretto a San Siro, incrinando
irrimediabilemente il gemellaggio, sciolto nel 1992. Gli scontri
sono ancora cruenti sull'onda degli anni ottanta, ma vengono
affievoliti nettamente dall'avvento delle prime diffide, aumentate a
seguito dell'omicidio di Vincenzo Spagnolo nel 1995. Se negli
anni ottanta era stata quindi la violenza a guidare le azioni dei
Boys, negli anni novanta ci si sofferma giocoforza di più
sull'aspetto coreografico del vivere la curva.
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BOYS ROMA
Il gruppo nasce nel 1972, il fondatore è Antonio Bongi.
L'intento de i Boys è quello di distinguersi dal resto della tifoseria
romanista. Nei primi anni i Boys espongono il loro striscione in
curva nord portando il loro calore ed il loro entusiasmo in tutti gli
stadi dove scendeva in campo la Roma.Il gruppo nasce
dall'impegno di un pugno di ragazzi uniti dall'amore per la Roma e
da ideali politici di estrema destra.Il nome del gruppo viene preso
dai Boys S.A.N. Inter, nati nel 1969 e meritatamente divenuti un
punto di riferimento per tutti i gruppi ultras d'Italia dell'epoca.
Nel 1977 la fusione.
Boys, Fedayn, Pantere e Fossa dei Lupi si uniscono per dare vita
al Commando Ultrà Curva Sud.
La fusione è dettata dalle necessità del momento, occorre dare una
sterzata al tifo giallorosso ed i Boys sono sempre in prima linea.
Tifo incessante in casa e in trasferta, tutti schierati quando c'è
bisogno,giocatori che adorano la curva,nessun rapporto con la
società, odio crescente da parte delle altre tifoserie.
Questo è stato il vero Commando, quello che ha dato lezioni di
tifo al mondo intero.
I Boys portarono un massiccio apporto agendo sempre attraverso
una linea di condotta dura ed intransigente.
Fino a quando non decisero di riportare il loro striscione allo
stadio per il giorno della finale di Coppa Campioni RomaLiverpool.
Le tante incomprensioni e le mille diversità li portarono ad uscire
definitivamente dal CUCS ed a tornare il gruppo solitario di
sempre.
I Boys dell'epoca volevano essere un gruppo d'azione, un gruppo
capace di affrontare il nemico senza remore e di incutere timore a
chiunque.
Gli anni più belli sono quelli del Flaminio e della finale di Coppa
Uefa con l'Inter; durante quel periodo i Boys erano sempre in
prima fila a cercare lo scontro ma difficilmente trovavano
qualcuno capace di farli indietreggiare.
Nonostante le tante difficoltà, diffide, repressione da parte delle
forze dell'ordine, noi siamo lì sempre al nostro posto a difendere la
città e la maglia. Non è stato facile, si sa, ma oggi siamo fieri di
essere ancora ammirati e temuti! Non ci siamo mai nascosti e mai
lo faremo!!!
Io Paolo Zappavigna, ho 37 anni, frequento la curva da quando ne
avevo 13 ed ho sempre fatto parte di questo Gruppo. Molta gente
mi avrà visto su Italia1, nel famoso speciale derby "Tutto in un
giorno" da noi vinto 5 a 1. Siamo il più vecchio gruppo della Sud:
sempre pronti a sostenere la maglia, no ai cori per i giocatori!!!
Nella vita o scegli lo stile o scegli l'errore. Noi abbiamo scelto lo
stile nel 1972!!!
Oggi ci troviamo a poter parlare in radio, il nostro programma è
dal lunedì al venerdì dalle 14:00 alle 16:00 con "Giallorossi si
diventa" su FM 89.300 oppure tutti i venerdì sul quotidiano "Il
tempo" su edizione nazionale.
IL NOSTRO STILE ULTRAS VA OLTRE TUTTO E TUTTI....
.....NOI SEMPRE SCHIERATI MAI OMOLOGATI !!!
Parole di Antonio Bongi
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BOYS ROMA
Avevo 14 anni, con l’aiuto di Renato Faitella e Fausto Josa,
dirigenti del Centro Coordinamento Roma Club, fondai i Boys Le furie giallorosse.
Noi Boys eravamo tutti teen agers, con simpatie di destra.
Stavamo in Curva Nord e avevamo diritto allo striscione e a
quattro ingressi a partita. Si arrivava allo stadio all’apertura dei
cancelli, per obbligo perché dovevamo piazzarci con lo striscione
al nostro posto.
Ero affascinato dagli ultras del Toro, che avevano già una
cinquantina di striscioni in curva. Li presi ad esempio.
Attaccavamo l’incitamento al fischio d’inizio della partita, per
risparmiare la voce. Avevamo venti tamburi, megafoni, trombe
elettriche alimentate dalle batterie delle automobili, che facevano
un chiasso infernale. Organizzavamo i pullman per le trasferte e
ogni tanto veniva la mamma di qualcuno di noi.. Ricordo i treni
giallorossi a 4.500 lire (Roma-Genova-Roma) biglietto compreso.
Curve piene di bandiere per un Roma-LanerossiVicenza 0-0 con
65.000 spettatori; o per Roma-Torino, quando Renato Cappellini
segnò un gol dopo 980 minuti scacciando lo spettro della B.
... era un tifo casinista ma pulito, non violento. Da sinistra a destra,
così stavano piazzati gli striscioni sulle sei uscite principali delle
due curve: Aficionados H.H. Viale Somalia, Fedelissimi Viale
Marconi, Cinecittà Alberto Ginulfi in Sud, poi in Nord: Giuliano
Taccola Primavalle, R.C. Aurelia e Boys... A quei tempi i laziali
dividevano ancora la Sud con i romanisti.
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BOYS ROMA
Prima di un derby dell’11 Marzo 1973 la S.S. Lazio invitò con un
comunicato i propri tifosi a prendere la Sud, in quanto società
ospitante. L’anno prima avevano vinto i due derby, si sentivano
forti. Decidemmo di fare una spedizione: alle 11 del mattino li
trovammo sul muretto di Dante, erano pochini.
Cominciammo a dargli fastidio e, aumentando il pubblico, il
gruppetto di laziali si trovò isolato. Fra cori e pernacchi, si
trasferirono in blocco verso la rete attaccata alla Tevere, in un
cantuccio. Il derby successivo li ritrovammo alla Nord. Da poco
tempo avevo avuto l’inevitabile impatto con la violenza. I primi
scontri mi colpirono molto.
Fu a Torino nel ‘73. Gli ultras granata, notoriamente di sinistra, si
presentarono all’improvviso nella nostra curva, con bastoni e
caschi. Ci rubarono lo striscione, qualcuno di noi prese dei colpi.
Strapparono e bruciarono in Curva Maratona lo striscione del R.C.
Giuliano Taccola, forse il più bello della storia della tifoseria
giallo-rossa, ideato da Marcello “il Kid”.
Erano le prime avvisaglie degli anni di piombo, con le
diversificazioni politiche anche negli stadi. In Curva Sud presto
spuntarono gruppi di tifo organizzato simili al nostro. Sul muretto
già da tempo c’erano i Guerriglieri della Sud, di destra.
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BOYS ROMA
Al lato opposto stavano i Fedayn di Quadraro-Cinecittà,
comunisti; il loro capo era Roberto Rulli, un militante piuttosto
noto e un ragazzo idealista. La Fossa dei Lupi era di Monte
Cervialto, guidata da Stefano Scarciofolo e Vittorio Trenta. Le
Brigate Giallorosse provenivano da Torrespaccata. Il Commandos
Lupi era organizzato dai ragazzi di Monteverde. Poi sorsero le
Pantere Giallorosse, i Panthers e altri gruppi minori”.
DAL VECCHIO SITO: www.boysroma.it
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BOYS PARMA
I BOYS, come gruppo, nascono all’inizio del campionato di Serie
C 1977/78.
La versione completa, “Crusader Ultras Supporters”, èrealizzata
nella seconda metà degli anni ’80, quando il nome del C.U.S. è già
da anni sinonimo di Curva Nord e Ultras di Parma.
Non sono la prima esperienza ultrà in assoluto a Parma, infatti, già
da qualche anno sono presenti allo stadio Tardini altri striscioni,tra
cui “Panthers”, “Ultras” e "Pirati".
Anche se il gruppo è sempre unitario, questa doppia identità
(BOYS - C.U.S.) continua per molti anni, fino al termine del
campionato di Serie A 1991/92.
E’ per nell’estate del 1977 che nella nostra città si decide
ufficialmente d’intraprendere una strada che, pur tra alti e bassi, si
rivelerà, con il trascorrere del tempo, azzeccata.
Da allora si cerca di cementare ancora maggiormente l’unità degli
Ultras Gialloblu Crociati, riunendoli tutti sotto un unico nome, un
simbolo, uno striscione e un direttivo che li guidasse con coerenza.
Non fu una scelta facile, anzi, per certi versi fu dolorosa.
Alla fine si decise per il nome “BOYS”, quello che fu,
indiscutibilmente, il primo nome del gruppo.
1977, lo striscione BOYS appare al Tardini.
E’ in stoffa, lungo 12 metri, con i colori del comune di Parma:
giallo e blu.
La scritta Boys ha caratteri blu prevalentemente squadrati, in
campo giallo Parma, tra due stelle gialle (leggermente ruotate in
senso anti orario),su sfondo blu.
Dal sito www.boysparma1977.it
Nella stagione successiva, 1978/79, gli si affianca un altro
striscione, “Crusader Ultras”, con ai lati lo scudo del Parma A.C. e
un teschio al centro. Modificato nel 1981 in “Crusader
Supporters”
(con l’esclusione di “Ultras”, in quegli anni fuorilegge), ha ai lati
il tricolore nazionale e al centro l’elmo Crociato, simbolo
incontrastato del gruppo per molti anni.
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BRIGATE ROSSONERE
BRIGATE ROSSONERE
Il Gruppo BRIGATE ROSSONERE nasce dalla fusione tra
CAVA DEL DEMONIO ed ULTRAS due piccoli gruppi della
Curva Sud, viene subito ripopolato da alcuni ex appartenenti alla
FOSSA DEI LEONI che, a quei tempi era situata a metà strada tra
il tabellone e la curva sud.
La prima uscita del nostro striscione avviene a BOLOGNA MILAN il 19 Ottobre 1975.
Ognuno tra i nostri associati, si deve impegnare solo per il tempo
che ha a disposizione e mai contro voglia.
Il gruppo deve essere organizzato sul consenso e non
sull'imposizione.
L'entusiasmo è la nostra forza aggregante ed esso evidentemente
non può essere forzato da chicchessia.
Il gruppo si AUTOFINANZIA attraverso i tesseramenti e la
vendita di materiale da Stadio ( SCIARPE, MAGLIETTE,
CAPPELLINI, BANDIERE, SPILLE, ADESIVI, FOTOGRAFIE)
del nostro tifo, con il nostro nome ed i nostri simboli ed ha un
unico scopo fondamentale quello di seguire SEMPRE e
OVUNQUE il Milan per incitarlo in casa ed in trasferta che vinca
o che deluda, vicino o lontano.
Le nostre coreografie sono ormai celebri e, da molti, imitate.
Il gruppo BRIGATE ROSSONERE ha sempre seguito il Milan in
tutte le PARTITE disputate a S.SIRO, in tutte le trasferte di
CAMPIONATO,COPPA UEFA, COPPA CAMPIONI, COPPA
ITALIA, COPPA COPPE. Le BRIGATE ROSSONERE sono un
gruppo che ha il costante bisogno di ragazzi che collaborino.
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Noi, come gli altri gruppi ULTRA' siamo di volta in volta accusati
di essere pagati dalla società o di non essere da questi riconosciuti;
in realtà pur avendo, ottimi rapporti con i vertici della Società di
VIA TURATI, ci teniamo moltissimo alla nostra assoluta
autonomia di scelte e decisioni.
A noi interessano relativamente la composizione del Consiglio di
Amministrazione ed il Presidente della Società, ciò a cui noi
teniamo veramente sono i GLORIOSI COLORI ROSSONERI
perché come si dice: GLI UOMINI PASSANO, IL MILAN
RESTA.
E' ovvio, poi, che siamo contenti di avere una Società FORTE e
dei Campioni in Squadra ma , la storia lo conferma, anche negli
anni più tristi e meno carichi di onori e gloria,il nostro
attaccamento e la nostra presenza militante non sono mai venuti a
meno.
Così potrebbe essere sintetizzata la nostra volontà di seguire il
Milan. Non siamo tra quelli che si vantano di conoscere il tal
giocatore o di potersi recare nelle zone della sede di via Turati
rigidamente chiuse ai visitatori; il nostro orgoglio è rappresentato
dai nostri cori e dalle coreografie, dalla capacità di recarsi
OVUNQUE al seguito dei nostri RAGAZZI che indossano le
casacche rossonere, dalla volontà di non recedere da tale proposito
in occasione di trasferte lontane, disagevoli o pericolose; convinti,
come siamo, che né le minacce, né la violenza, né la mancanza di
biglietti siano per le BRIGATE ROSSONERE ragioni valide per
rinunciare alla nostra passione.
Noi siamo un gruppo che non usa volentieri la FORZA,
L'INTIMIDAZIONE O LA VIOLENZA, ma tutti sanno che non
ci fermiamo di fronte a nulla e, se siamo messi alle strette,
abbiamo la capacità di DIFENDERCI e RISPONDERE.
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BRIGATE ROSSONERE
Come abbiamo già scritto, noi non siamo mai aggressivi per
principio: ci piace seguire il MILAN OVUNQUE e ciò ci espone a
rischi da cui non possiamo sottrarci e, in questo caso, difendersi
con tutte le proprie forze diventa una necessità.
Mai le BRN hanno aggredito persone inermi mai hanno sfasciato
automobili e negozi nelle città che ci ospitavano,
mai infine abbiamo coinvolto alcuno in episodi che non erano
giustificati da azioni ben precise.
Anche di ciò siamo orgogliosi,anche perciò siamo assolutamente
unici. BRIGATE è storia.
E' patrimonio custodito gelosamente da tutti noi che siamo parte di
questa fantastica ed irripetibile avventura.
Una storia difficile da raccontare,scritta sugli spalti d'Italia e d'
Europa, sui sedili di PULLMAN, TRENI, AUTOMOBILI e
(pochi) AEREI, una storia costruita attorno ai tavoli delle birrerie
ed agli angoli delle vecchie strade buie di Milano.
Mille e più momenti di gioia e dolori ugualmente intensi,stupiti
per chi guarda dall'esterno,fondamentali per noi. Storie di
PASSIONE e di FEDE di AMORE e di ODIO, di cuori
continuamente gettati oltre l'ostacolo grazie all'amicizia ed alla
solidarietà che ci uniscono.
La fierezza e la purezza che ci contraddistinguono sono gli
elementi che ci avvicinano a tutti coloro che disprezzano VILTA'
e MEDIOCRITA'. BRIGATE è essere SEMPRE PRESENTI, in
prima fila per RISCHIARE, per SOFFRIRE, prima ancora, che
per gioire e vivere insieme.
Dal sito www.brigaterossonere.it
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RIVIERA 1988
Ed ecco così la prima partita in cui è nuovamente presente lo
striscione: 29 0ttobre 2000, Sampdoria-Cagliari.
La RIVIERA BLUCERCHIATA, nasce nel 1988 nel Tigullio. Gli
episodi che portano alla fondazione del gruppo sono diversi e,
probabilmente, solo chi li ha vissuti da protagonista li può sapere.
Erano un gruppo di ragazzi, capaci di affiancare la Sampdoria
ovunque, sia in Italia sia in Europa.
La RIVIERA negli anni '80 e inizi '90, quelli mitici delle della
coppa Coppe, delle coppe Italia e dello Scudetto, era un gruppo
attivo e rilevante nella Gradinata Sud.
La prima testimonianza della presenza del gruppo in gradinata
risale alla partita Sampdoria-Machelen (1988).
Purtroppo però, la RIVIERA finì il suo ciclo nel '92, dopo la
sfortunata partita di Wembley, per cause varie; il lavoro, la
famiglia e alcuni dissidi interni portarono via via il gruppo a
scomparire dai nomi dei gruppi organizzati all'interno della Sud
ma i fondatori ed il grosso dei mebri continuarono comunque ad
essere presenti ovunque le magie blucerchiate fossero state.
Ecco la prima trasferta in cui organizziamo un pullman: MonzaSampdoria. Le prime bandiere che fanno la loro ricomparsa.
La prima sezione,formatasi a Recco-Camogli chiamata Tony
Barto e la stagione della promozione in serie A vissuta
interamente dalla RIVIERA 1988 partecipando a tutte le trasferte
della stagione.
Ecco la festa fatta dalla RIVIERA per la promozione ed ecco
l'inizio di una nuova stagione, la prima in serie A per il gruppo
rinato, ma sempre con la stessa voglia di trasmettere ai giocatori
ed agli altri tifosi questa voglia matta, questo amore
incondizionato per i nostri colori.
QUESTA E' LA RIVIERA 1988, QUESTA E' LA STORIA FINO
AD ORA. SOLO VENENDO CON NOI POTRAI ANCORA
VIVERLA DA PROTAGONISTA
DAL SITO www.riviera1988.it
Il 29 Ottobre 2000, la RIVIERA BLUCERCHIATA risorge per
merito di un gruppo di nuove leve che, forse nel momento più buio
degli ultimi anni blucerchiati, riescono a dare nuova linfa vitale al
gruppo. Partendo da una decina di persone, volenterose e con una
fede incondizionata per i colori blucerchiati, riesce a riportare
entusiasmo nella Riviera di Levante e a riorganizzarsi come una
delle più belle realtà della Gradinata Sud odierna.
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SETTEBELLO
Il club venne fondato ufficialmente il 3 luglio del 1965, ma già
molti mesi prima era cominciata l'affannosa ricerca dei soci, dei
consiglieri e della sede. Il nome Settebello fu scelto come omaggio
ai grandi numeri 7 che avevano vestito la maglia viola, ovvero
Julinho e Hamrin. La prima sede era in via de' Renai, nel Bar di
Rinaldo Cecchi.
Lo striscione del club prese subito posto in Curva Fiesole, nel
cosiddetto "curvino", ovvero nella parte finale di curva confinante
con la Maratona. Fu il primo club ad andare in Fiesole, mentre
tutti gli altri si collocavano in Curva Ferrovia. Il motivo era
puramente economico: la Fiesole, essendo sempre contro sole,
aveva i biglietti meno cari. L'altro storico club del tifo viola, il
Vieusseux, scelse invece di posizionarsi in Ferrovia, che a quel
tempo raccoglieva più tifosi.
Lo spazio esiguo favoriva la compattezza del tifo e permetteva un
incitamento chiassoso e costante. In quei tempi il tifo era agli
albori ed a incitare costantemente la squadra erano veramente in
pochi.
Il SETTEBELLO si distinse ben presto (dopo appena due mesi
eravamo già 70 soci), sia per la frequenza ed il tifo in curva
Fiesole, sia nelle trasferte in cui eravamo tra i più numerosi, sia
infine per alcuni felici iniziative come la stampa del MAGNIFICO
e quella tipica caratteristica di accettare anche soci esterni, che il
Centro di Coordinamento indirizzava preferibilmente a noi,
conoscendo la nostra buona organizzazione: soci di Vicenza, di
Pavia, di Milano, di Siracusa, di Trento e perfino stranieri (Malta e
Londra) impegnarono a fondo la nostra segreteria per la frequente
corrispondenza.
Il Settebello nacque per dare più compattezza al tifo, soprattutto
nelle trasferte, che negli anni '60 erano affrontate da poche
tifoserie. Lo striscione del Settebello apparve così nei luoghi più
lontani, con l'idea che la trasferta in gruppo debba essere un modo
per passare in allegria un viaggio altrimenti noioso. La Fiorentina,
essendo la squadra di Firenze, meritava (e merita) un tifo
passionale e costante che non deve essere secondo ad alcuno.
Così, anche se sul campo la squadra deludeva le attese, noi
c'eravamo, a sostenerla ed a portare alto ovunque il simbolo di
Firenze nel calcio.
Il primo campionato di vita del club vide lo striscione presente in
tutte le partite casalinghe (campionato e coppa Italia). Anche nelle
partite esterne, l'indice di presenza del club deve considerarsi
positivo: infatti, ad eccezione di Cagliari, Catania e Foggia
(campi, questi, purtroppo difficilmente raggiungibili, soprattutto
per motivi di ordine "cronologico"), la nostra voce si è fatta sentire
in tutte le altre trasferte, attraverso una rappresentanza di soci da
un minimo di 10 ad un massimo di 60.
La Curva Fiesole diventò sempre più il punto di riferimento del
tifo viola, così dopo qualche anno anche il Vieusseux raggiunse gli
altri gruppi e contribuì alla crescita del tifo.
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La nascita del Viola Club Settebello
SETTEBELLO
Nel 1968 il club acquista la denominazione "SETTEBELLOMARZOCCO", a causa della fusione col Viola Club Marzocco,
per tornare in seguito alla denominazione originale.
Nel 1969 nasce una sezione "under 16" del club, il Settebello
Junior, che si scioglierà nel 1973 per dar vita ad un gruppo storico
del tifo viola: gli ULTRAS. Allo stadio erano riconoscibili dallo
striscione "Superstars Supporters".
Nel 1978 nasce il Collettivo Autonomo, nei primi tempi il nostro
club per aiutarlo gli dà ospitalità nella propria sede e sulla propria
balaustra, per cui lo striscione del Collettivo veniva posizionato
sopra al nostro. I primi tempi non furono facili per il CAV perché
gli ULTRAS non vedevano di buon occhio un gruppo emergente,
però dopo un po' le cose si rappacificarono perché il bene comune
era il sostegno alla Fiorentina.
Gli anni '90
Sempre presenti nelle trasferte, dai 9 di Bistrita in Coppa Coppe
'96/97 ai grandi esodi per le trasferte più facili, "con i viola
ovunque e sempre", come recita il motto di un' adesivo fatto per i
25 anni del club.
Dal 2004/05 il Settebello non fa più parte dell'ATF ( Associazione
Tifosi Fiorentini), associazione nata nel 1997 per riunire i gruppi
delle due curve fuoriusciti dal Centro Di Coordinamento.
L'ATF è attualmente guidata dall'inossidabile Walter Tanturli e
raggruppa praticamente i club di Curva Ferrovia.
L'ATF svolge gli stessi compiti dell'ACCVC e gestisce con questi
la distribuzione di biglietti per incontri casalinghi e in trasferta,
però separatamente dall'ACCVC.
Dallo scorso campionato è nato il Progetto Curva Fiesole, voluto
dal Collettivo Autonomo Viola (uscito dall'ATF due stagioni fa),
di cui anche il 7B da inizio stagione fa parte.
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SETTEBELLO
2003/2004
Festeggiamenti per i 40 anni di attività: per Fiorentina-Atalanta il
7Bello ha organizzato una coreografia autofinanziata che
coinvolgeva l'intera curva, distribuendo circa 9000 bandierine
viola e innalzando un bandierone copricurva con la scritta 7B
1965. Ringraziamo tutti i tifosi viola per aver collaborato nella
perfetta riuscita della coreografia.
Nell'ultima partita casalinga del campionato, contro il Brescia,
abbiamo offerto gratis da bere del buon vino Chianti a tutti i
tifosi della Fiorentina portando un furgoncino carico di cartoni di
"rosso" dentro la Curva Fiesole a fine gara. Peccato che quando
ormai non c'era quasi più nessuno alcuni poliziotti in borghese
romani abbiano voluto rovinare la festa e abbiano usato persino
dei lacrimogeni.
Rapporti con altre tifoserie
I gemellaggi sono quelli del resto della tifoseria viola: Torino,
Verona e Catanzaro. In aggiunta il Settebello nel 1996 ha stretto
un gemellaggio con la Juventude Leonina dello Sporting Club di
Lisbona, il gruppo più importante del Portogallo. L'amicizia si è
consolidata con alcuni scambi di visite in varie occasioni.
Successivamente molti esponenti della Juventude sono usciti ed
hanno formato un altro gruppo, il Directivo Ultras, che è diventato
il nostro punto di riferimento per il tifo biancoverde. Spesso
membri di questo gruppo vengono a farci visita per le partite di
cartello del campionato.
Nel 1998 sboccia ufficialmente (anche se c'erano stati molti
contatti amichevoli negli anni precedenti, sin dagli anni '80)
l'amicizia con i tifosi del Livorno. Gli scambi di visite sono molto
frequenti anche grazie alla relativa vicinanza fra le due città.
Il nostro club è stato un po' l'apripista dell'amicizia con i livornesi,
essendo stato il primo a mettere lo striscione in Curva Nord.
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SETTEBELLO
Negli anni 1999/2000/2001 ci sono stati molti scambi di visite fra
il nostro gruppo e i gruppi delle due curve livornesi. Lo striscione
del 7Bello (ma non solo il nostro) è apparso così in varie gare
giocate dal Livorno (anche in trasferta), così come sempre più
spesso si sono visti striscioni livornesi sia in Curva Fiesole che in
Curva Marione, così come in alcune trasferte (anche quelle
lontane come Venezia, Salerno, Milano, Spalato nel '99).
Dal 2002 il gemellaggio coi livornesi si è trasformato in amicizia,
ovvero avvengono reciproche visite (anche se meno frequenti di
prima) ma senza portare gli striscioni.
DAL SITO http://settebello.tifonet.it
Le origini del gruppo risalgono al 1987 quando alcuni amici che
frequentavano il Circolo ARCI San Sisto (popoloso quartiere di
Perugia) decisero di unirsi sotto uno striscione, con la
denominazione "INKAZZATI" per dare più colore alla curva nord
e più calore alla squadra che allora aveva appena vinto il
campionato di C2.
Nel 1989 abbiamo avuto l'esigenza di trovare un nome che si
addicesse ai più al nostro temperamento, al carattere, alla voglia di
emergere, che rendesse l'attaccamento al GRIFO.
Nacquero cosi gli "INGRIFATI", che a poco a poco sono diventati
uno dei gruppi trainanti del tifo in Curva Nord.
Nel 1991 con l'arrivo di Gaucci, il ritrovato entusiasmo della
piazza ha portato alla nascita di molti gruppi e benche potevamo
avvalerci di due anni di esperienza, ci furono tentativi per metterci
da parte, fino al punto che la domenica si litigava su quale
striscione appendere in curva.
Dopo varie vicissitudini i gruppi che hanno meritato lo spazio
sono rimasti tre. Emergere non era un gioco da ragazzi, ma la
passione ci ha aiutato moltissimo. Quei 16 metri di spazio
conquistato rappresentano, a distanza di anni, il nostro orgoglio.
Dal sito www.ingrifati.it
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SETTEMBRE BIANCONERO
Raccontare la storia di un gruppo come il SETTEMBRE
BIANCONERO, e della Curva Sud in generale, che ha sulle spalle
ben 28 anni di onorata carriera ,non è certamente facile. La
difficoltà sta nel fatto che sono stati attraversati diversi periodi
“storici”, ognuno dei quali contraddistinto da episodi, mode,
proteste... Queste circostanze hanno contribuito alla crescita di un
gruppo che ben presto è riuscito a farsi conoscere e rispettare in
tutta Italia. Sia chiaro: questo non è il solito racconto fatto per
autoelogiarsi... Esso, invece, rappresenta un vero e proprio film in
cui il protagonista è appunto SBN e all’interno del quale verranno
messi in luce non solo gli episodi e i periodi migliori (tanti), ma
anche quelli meno belli e, in certi casi, i più tristi. Il tutto per
rendere meglio l‘idea di una tifoseria che con gli anni è cresciuta
sempre più, facendo tesoro delle situazioni sfavorevoli e trovando
nella propria esperienza la forza di risollevarsi anche dalle
situazioni più critiche.
LA NASCITA.
Tutto comincia nel lontano 1974. Per la prima volta l’Ascoli è
pronto a disputare un campionato in massima serie. Il compianto
“Presidentissimo” COSTANTINO ROZZI, aveva fatto erigere in
soli 100 giorni uno stadio da 40.000 posti. Inutile dire che per la
prima allo Stadio di via Zeppelle (solo successivamente
ribattezzato Cino e Lillo Del Duca) le gradinate fossero
completamente gremite (Ascoli - Torino 1-1). All’epoca non c’era
il ponte che oggi collega la Curva Sud al resto della città, quindi si
poteva accedere al Del Duca soltanto dalla suddetta via delle
Zeppelle, fin sotto la Curva Nord. Ed è lì che per i primi mesi del
campionato si piazzano gli ultras bianconeri. Ed è sempre lì che fa
la sua comparsa il primo storico striscione del SETTEMBRE
BIANCONERO: due righe orizzontali sfalsate bianconere, con il
nome del gruppo e al centro una grossa A bianca
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SETTEMBRE BIANCONERO
In realtà, già dagli anni precedenti alla promozione in Serie A in
curva esistevano gruppi ultras (Falange Bianconera in primis...),
ma quella fatta dai fondatori di SBN, fu una scelta ben precisa:
creare un gruppo portante che rappresentasse tutta la curva
bianconera. Un tributo doveroso va a tutti coloro i quali diedero
vita al Settembre. Citiamo alcuni di essi, quelli, per lo meno, di cui
ancora abbiamo memoria (e ci perdonino gli eventuali “esclusi” ):
Riccardo Onori, Nazzareno Filippini, Alfredo Mancini ( in arte
“Macianna” ), Maurizio Taddei, Franco Fiori, Enrico Bortolini,
Armando Cacciatori, Pietro Gentili, Roberto Rosicci, Ettore Galli
e tanti altri di cui ora ci sfugge il ricordo. La scelta del nome tra
l’altro, fu particolarmente sofferta. Si voleva creare un gruppo
originale, che non riportasse le solite diciture (ultras, boys,
brigate,...) che cominciavano a comparire nelle curve più
importanti (Samp, Inter, Milan,...), e si voleva dare una chiara
impronta alla tradizione della città (spiccatamente di destra).
Venne scelto il nome di un gruppo terroristico palestinese (il
SETTEMBRE NERO) che in quegli anni occupava spesso le
pagine di cronaca nera per via di vari attentati compiuti contro i
Israeliani. Tale nome, opportunamente “adattato” alla causa
bianconera, accompagnerà per sempre il nostro gruppo, fino ai
nostri giorni.
I PRIMI ANNI.
Sono quelli più felici... Sull’onda dell’entusiasmo, il tifo è
incontenibile, coloratissimo (negli anni ’70 tutto era basato
sull’improvvisazione...) e soprattutto calorosissimo. Tanto per fare
un esempio, ogni trasferta dell’Ascoli veniva accompagnata da un
vero e proprio esodo di tifosi bianconeri: in 3/4000 a Napoli,
Milano, Torino, Genova, ma anche a Terni, Verona, Bologna,
ecc... Ovunque giochino i bianconeri, si assiste ad una invasione
ascolana.
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SETTEMBRE BIANCONERO
SETTEMBRE BIANCONERO
Il SETTEMBRE BIANCONERO (e quindi i suoi numerosi
componenti) è pressoché presente ovunque, anche se, per la verità,
lo striscione del gruppo non sempre viene portato al seguito della
squadra. Questo accadde in varie occasioni, principalmente per un
motivo: la nostra curva era stata prepotentemente proiettata nel
giro di due anni (dal ‘72 al ‘74) dai campetti polverosi della Serie
C, a quelli prestigiosi della Serie A... Il fenomeno ultras nasceva
proprio in quegli anni (i primissimi gruppi furono la Fossa dei
Leoni e gli Ultras Tito nel ‘68, i Boys S.A.N. nel ‘69, le Brigate
Gialloblu nel ‘72,...) in cui l’Ascoli militava in C2 e in C1. E la
serie C di quegli anni era paragonabile sì e no all’odierno CND...
Ovvio quindi che sotto il profilo dell’esperienza ultras e della
mentalità, in curva ci fosse ancora parecchio da lavorare per
recuperare il “gap” con i gruppi ultras più prestigiosi.
Nel frattempo il gruppo assume una fisionomia ben precisa. Viene
confezionato il primo rudimentale materiale: magliette bianche
con la scritta Settembre Bianconero realizzata grazie ad una
sagoma di cartone con incise le lettere del nome ed una spruzzata
di spray nero... Nulla a che vedere con le magliette stampate di
oggi!
Nel ‘78 intanto, viene realizzato un nuovo striscione casalingo :
più grosso (30 metri circa), nero con lettere bianche e nel centro il
primo stemma del gruppo: un teschio (tipicamente anni ‘70) posto
di profilo e sotto di esso due ossa incrociate... Come detto, il
primo decennio è forse quello più bello, più magico, perché il
sogno di una piccola città come Ascoli (60.000 abitanti) di
competere con (e spesso sconfiggere...) gli squadroni della Serie
A, si realizza.
Per molti anni le trasferte dei bianconeri vengono accompagnate
da migliaia di tifosi e tutto ciò accadeva per 2 ragioni ben precise:
innanzitutto per l’immane passionalità e calore dell’Ascolano e dei
Piceni in genere (e il mitico PRESIDENTE ne era un esempio...) e
poi per quello che il calcio rappresentava allora: un vero e proprio
fenomeno di aggregazione, un momento in cui i problemi di tutti i
giorni venivano messi da parte. E soprattutto, non c’era la PAYTV!
GLI ANNI ‘80.
Sotto il profilo ultras, gli anni ‘80 verranno certamente ricordati
come quelli più ricchi di “episodi”; da quelli positivi a quelli
negativi. Ormai si è ben delineata la mappa delle rivalità
(innumerevoli) e quella delle amicizie (poche, a dir la verità), ma
il gruppo stesso ha ormai assunto una sua precisa fisionomia,
anche se i problemi non mancavano mai. Come detto, la lista delle
rivalità era sempre fittissima e in quegli anni saranno
numerosissimi gli scontri con le altre tifoserie. C’è da precisare
anche che all’epoca, l’unico modo per raggiungere lo stadio (per
chi proveniva dall’Appennino) era quello di attraversare il centro
della città, lungo la Salaria. Si può facilmente intuire cosa poteva
accadere quando si presentavano i vari Romanisti, Genoani,
Fiorentini, Ternani, Laziali, ecc... Scontri furibondi che
coinvolgevano l’intero centro città e che finivano quasi sempre col
veder soccombere gli ultras avversari. Tutto questo finché non
venne aperta la Circonvallazione Nord, grazie alla quale chi
proveniva dall’interno poteva raggiungere lo stadio evitando la
città. Comunque la nuova arteria stradale non modificò di molto la
situazione... Gli scontri ora si concentrarono del tutto nei pressi del
Del Duca.
Gl'incidenti maggiori furono con i gruppi di sempre: Romanisti,
Doriani, Viola, Genoani, Juventini, Interisti, Milanisti,
Bolognesi... Coi Fiorentini ad esempio, era divenuto un
appuntamento fisso, sia da noi che da loro...
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SETTEMBRE BIANCONERO
SETTEMBRE BIANCONERO
Ad Ascoli ad esempio, sotto la curva ospiti (la Nord), accadde di
tutto. Tra risse, sassaiole e scontri vari, molti ultras viola furono
costretti al ricovero all’Ospedale Mazzoni di Ascoli (ma anche
diversi dei nostri se la passarono male...). A Firenze invece ci
presentammo in buon numero, ma a gruppi e al nostro arrivo i
Fiorentini cercarono subito il contatto, ma quando videro il modo
in cui noi tutti scendemmo dai pullman per difendere noi e lo
striscione, si limitarono a guardarci per poi lasciar perdere ed
allontanarsi.
Non ci fu lo scontro (e se ci fosse stato non sappiamo come
sarebbe finito, visto che loro erano quasi il doppio di noi), ma il
fatto che desisterono dalle loro intenzioni la dice lunga...
Intorno agli anni ‘83/’84 furono i Torinisti a perdere lo striscione
degli ULTRAS GRANATA (gruppo di sinistra), striscione che fu
distrutto sotto i loro occhi. Anche ai Milanisti fu sottratto uno
striscione delle BRIGATE ROSSONERE Sez. Mantova. Ma
l’azione più clamorosa fu quella contro i Genoani arrivati ad
Ascoli in 300 circa: assedio sotto la Nord, sfondamento dei
cancelli d’ingresso, carica dentro il loro settore e botte da orbi a
volontà. Vennero loro sottratti tutti gli striscioni (FOSSA
GRIFONI compreso) e bruciati davanti a loro... lì in curva Nord.
A quei tempi eravamo abituati così, per noi rappresentava il
massimo dell’umiliazione che potevamo infliggere ad una
tifoseria. Oggi invece si sarebbe portato lo striscione in curva e lo
si sarebbe mostrato come un trofeo...
Nel tragico incontro contro l'Inter nell'88 (di cui parleremo più
avanti) furono gli interisti a perdere "Inter club Cologno Monzese"
in PVC; striscione che fu girato e riutilizzato dagli stessi ragazzi
che lo avevano sottratto per "Gruppo Rasta", scioltosi (o fatto
sciogliere) dopo qualche anno perchè forse troppo "in contrasto"
con lo stampo politico decisamente estremista di quei tempi.
Chi ricordiamo con onore invece, sono i Doriani. Nonostante la
nostra carica sotto il settore a loro riservato, anziché fuggire via si
misero intelligentemente con le spalle al muro e ci affrontarono a
viso aperto... Quante ne presero, ma anche quante ne diedero!
Davvero un gruppo tosto!
Agli inizi degli anni ‘80 fino all’84 circa, c’era anche una sorta di
gemellaggio con le BRIGATE GIALLOBLU VERONA. Amicizia
che terminò quando un gruppetto di Veronesi che non accettava il
gemellaggio cominciò a chiamarci “terroni” (... ), provocando la
nostra reazione.
Da quel momento in poi i rapporti cambiarono bruscamente finché
non degenereranno definitivamente negli anni successivi.
Ricordiamo in particolar modo un Verona - Ascoli dell’85, quando
giungemmo nella città scaligera in 300. Arrivati allo stadio, un
centinaio dei nostri visibilmente alticci, si staccò dal corteo e si
diresse incoscientemente sotto la curva gialloblu... Inevitabili gli
scontri che la polizia frenò dopo diverse cariche. Il nostro
coraggio, nonostante la rivalità, venne obbiettivamente
riconosciuto da vari esponenti delle Brigate dell’epoca. Altro
"appuntamento fisso" di quegli anni furono gli incontri ravvicinati
coi Bolognesi (sia da noi che da loro), tanto che la nostra
retrocessione in B dopo tanti scontri in A, fu vista come un vero
sollievo per loro...
Capitolo a parte lo meritano i sambenedettesi, con cui i rapporti
sono stati sempre burrascosi e che hanno fatto delle chiacchiere il
loro pane quotidiano...
LE PAGINE NERE DEGLI ANNI ‘80.
Di episodi gravi che hanno contraddistinto il gruppo, nel bene o
nel male, ce ne sono vari in questi anni:
1986: all’uscita di una discoteca di Centobuchi, vicino a
S.Benedetto, un ultras della SAMB, Giuseppe Tomasetti, di 21
anni, dopo una violenta lite a sfondo calcistico con un ultras
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SETTEMBRE BIANCONERO
SETTEMBRE BIANCONERO
L’anno dopo (siamo nell’87), successivamente ad una sfida tra
Ascoli e Fiorentina, caratterizzato dai soliti scontri, un ultras viola
viene accoltellato sotto la Nord (il settore ospiti); ferito
gravemente si salverà per miracolo solo dopo qualche giorno.
Settembre 1988. Ascoli - Inter 1-3: al termine del match un gruppo
di skins dell'Inter, per riprendere il proprio pullman, viene fatto
passare, contro ogni ragionevole logica, sotto la Curva Sud proprio
nel momento in cui uscivamo noi...
Nessuno lo avrebbe mai pensato: parapiglia generale, polizia
inerme; nella confusione della rissa, cade a terra RENO
FILIPPINI. Trasportato d’urgenza in ospedale, dopo essere entrato
in coma, si spegnerà da lì a poche settimane...
Un colpo tremendo non solo per il gruppo, ma anche per l’intera
curva perché RENO era conosciuto da tutti, era stato uno fondatori
storici del Settembre. Un episodio talmente grave che scuoterà
persino i vertici della Lega Calcio: stop ai settori misti, via libera
ai settori separati, trasformati in vere e proprie “gabbie” per
contenere gli ultras. I controlli allo stadio si fanno sempre più
asfissianti e le scorte divengono onnipresenti. Percorsi diversi per
le tifoserie in trasferta e numero di celere ingrossato
all’inverosimile. In moltissime partite, a cavallo tra l’88 e il ’91, ci
verrà vietato di esporre lo striscione del Settembre e solo
raramente riusciremo ad appendere quello con la sola sigla SBN.
Tutto ciò a causa sia dei fatti riguardanti Reno, sia per un
riaccendersi della “persecuzione” verso quei gruppi, come il
nostro, spiccatamente di destra. Altri episodi gravi seguiranno
quello di RENO (vedi caso-Spagnolo nel ’95, a Genova), e il
modo di fare tifo subirà una radicale trasformazione, ma
l’esperienza acquisita in quegli anni irripetibili, resterà per
sempre... E soltanto quei gruppi che, come noi, li hanno
attraversati potranno possedere un bagaglio d’esperienza ultras
degno di questo nome.
Questo spiega il motivo per cui abbiamo così poca stima di
“tifoserie” come quella anconetana, che è venuta fuori dopo
questo periodo e che non sa cosa significhi scontrarsi per ore con
una tifoseria avversaria, andare in trasferta senza scorta e in mezzo
ai tifosi di casa... Loro sono cresciuti “protetti” e per questo
continuano a tenere atteggiamenti strafottenti, nonostante le poche
ma “intense” occasioni (vedi derby ad Ancona e ad Ascoli,
Autogrill di Caserta nel ‘98/’99 o superstrada di Perugia
quest’anno nella finale Play-Off...) in cui li abbiamo “bussati”.
Risale proprio al ‘90/’91 il riaccendersi di una rivalità risalente a
20 anni prima: quella con gli Anconetani. Per la verità non li
abbiamo mai considerati più di troppo, visto che per noi il vero ed
unico derby è e rimarrà sempre quello con la Samb e visto anche
lo scarso “spessore” degli “ultras” dorici, ma il loro modo di fare
sbruffone e da fighetti, ci stava oltremodo innervosendo. Oltretutto
loro avevano un alleato in più dalla loro parte: la STAMPA
REGIONALE. Da quando erano tornati in B (2 anni prima)
sembrava che i (fino ad allora...) 13 anni di A dell’Ascoli (poi
diverranno 14) fossero scomparsi e che d’un tratto esistesse solo
l’Ancona... Una squadra snobbata non solo da tutta la regione, ma
da Ancona stessa, tanto da rendere nota nelle Marche l’ormai
proverbiale “freddezza degli Anconetani” (l’ultimo esempio in
ordine cronologico, la partita della Nazionale ad Ancona, durante
la quale Bruno Pizzul, più volte in cronaca diretta, ripeteva la frase
“si gioca in un silenzio impressionante”...)
E non osiamo immaginare che cosa sarebbero i cuginastri se non
avessero, ad aiutarli, i colori sociali dell’Ancona (bianco e rosso)...
Ebbene, una tale realtà veniva presentata dalla stampa e da Rai 3
Marche (anche se sarebbe più corretto chiamarla Rai 3 Ancona...)
quasi come se si trattava della squadra delle Marche.
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SETTEMBRE BIANCONERO
Senza storia i derby sugli spalti, contraddistinti sempre dalle
nostre invasioni (per ben 4 volte in 6 incontri sempre oltre le
2000/2500 unità) e dalle loro inesistenti presenze da noi (in media
sempre in 300 e qualche volta pure di meno... eccetto il
campionato ‘99/’00 dove hanno raggiunto la strabiliante cifra delle
800 unità). A livello coreografico hanno sempre ostentato un
fanatismo che li ha sempre coperti di ridicolo, sostenendo che
coreografie come le loro, in C e in B, non le fa nessuno... Per
forza! Sono talmente brutte e malriuscite che nessuno sarebbe in
grado di fare peggio…
Nel ‘91/’92 l’Ascoli disputa l’ultimo campionato in Serie A. Una
squadra già retrocessa prima di cominciare, ogni aspettativa delusa
sin dall’inizio... Il Settembre Bianconero sarà comunque presente
ovunque e su tutti i campi che vedranno impegnato l’Ascoli, dal
più vicino al più lontano. Dai 40 di Parma, ai 150 di Bologna, ai
50 di Firenze, dove, tra l’altro, la curva di casa era in
contestazione con la Polizia (in conseguenza degli scontri fra
Fiorentini e Juventini erano stati arrestati e condannati diversi
ultras viola) e si mise ad applaudirci, avendo notato che stavano
cantando a squarciagola nonostante l’Ascoli fosse già condannato
alla B. Era il 1991 e incredibilmente alla fine raccogliemmo una
delle pochissime vittorie di quel vergognoso campionato (per la
cronaca terminò 2-1 per noi).
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SETTEMBRE BIANCONERO
CONCLUSIONI.
A grandi linee, sono questi i fatti e gli avvenimenti più
caratterizzanti che hanno contraddistinto il nostro gruppo. Si
noterà come siano stati parecchi gli incidenti e gli scontri citati;
non è stato fatto per mettere in “vetrina” certi episodi, quanto
piuttosto per cercar di far comprendere quale sia sempre stata la
natura dell’Ascolano e del Settembre. Solo chi ha vissuto questi
splendidi anni potrà capire cosa ha rappresentato e sempre
rappresenterà il SETTEMBRE BIANCONERO per Ascoli e la
Curva Sud,
PER NOI L'ASCOLI E' UNA FEDE, NON SI DISCUTE...SI
AMA!
Settembre Bianconero 1974...
...militanza ultras!
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BRIGATE GIALLOBLU
Ecco il racconto dei primi passi delle Brigate Gialloblu, dalla voce
di Moreno, uno dei fondatori:
«Allora eccomi qua a raccontare un po' di (autentica) storia delle
BG. Da quei mitici esordi del nostro tifo sono ormai passati tanti
anni, comunque io proverò a raccontarvi tutto ciò che ricordo di
quei tempi lontani.
Premetto che io ho attualmente 50 anni (sono nato nel 1954) ed
all'epoca della nascita delle BG avevo quindi poco piu' di 16 anni.
Vi ricordo che le BG sono state 'ufficializzate' come calcio club (e
quindi affiliate al centro di coordinamento) una fredda sera del 30
novembre del 1971 presso il BAR OLIMPIA di Borgo Venezia
(sito in Piazzetta Isotta Nogarola).
Per la cronaca diciamo che quel bar c'è ancora ma è stato
completamente ristrutturato ed ha cambiato di gestione verso la
fine degli anni 70 e quindi anche se l'ubicazione è sempre la stessa
tutto è cambiato e dentro non c'è alcuna parvenza del bar di quegli
anni.
Le BG nacquero invece come gruppo di giovanissimi l'anno prima
in pratica all'inizio del campionato di serie A 1970-71 (ai tempi di
CLERICI per intenderci).
Il termine BRIGATE GIALLOBLU fu coniato da due ragazzi,
anche loro sedicenni all'epoca. Si chiamavano FRANCO
MASOTTI (nato a Kitale in Kenia l'1.5.1954 e morto a Verona in
un incidente il 18.5.1986), che per la cronaca abitava a quell'epoca
in Borgo Venezia, e TOCCO MASSIMO (nato a Torino nel
1953), che abitava all'epoca in Valdonega e che fu anche il primo
presidente ufficiale delle BG.
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Quindi furono loro in pratica a dare il via al progetto BRIGATE
GIALLOBLU e il nome fu dato in quanto loro stessi erano
militanti in aree della gioventu' studentesca di sinistra di allora (le
BRIGATE ROSSE erano appena nate in Italia e loro pensarono
quindi di aggregare vari giovani tifosi di fede Hellas in un club col
nome BRIGATE GIALLOBLU').
Inizialmente si volle tutti fermamente restare fuori
dall'ufficializzazione di vero calcio club: a noi infatti non
interessava nulla di essere 'inquadrati' nel centro di coordinamento
calcio club, volevamo solo restare un gruppo di ragazzi (l'età
media andava dai 14 ai 20 anni) che tifavano per l'HELLAS
VERONA e stop! Non ci importava null'altro.
Avevamo una sede in un vecchio locale sito in Vicolo Mustacchi
(vicino Piazza Isolo) e ognuno di noi pagava una quota mensile
per l'affitto e quindi ci si autofinanziava. Inizialmente eravamo
non più di 20 ragazzi, tutti tifosissimi del Verona e in particolar
modo di 'GRINGO' CLERICI (che nei nostri cuori aveva preso il
posto di GIANNI BUI, passato in estate al Torino).
Ci si trovava in quella sede solitamente una o due volte alla
settimana e di solito quasi sempre di sera.
Questi sono i nomi di alcuni ragazzi di allora e che componevano
quindi il “nucleo storico” iniziale delle BG (quelli che mi vengono
in mente, gli altri non li ricordo): FRANCO MASOTTI,
MASSIMO TOCCO, NICOLA NAPOLI (mitico tifoso scomparso
3 anni fa, che si era fatto centinaia di trasferte dell'Hellas fino e
oltre i tempi dello scudetto), MASCALZONI, MANCINI,
FLAVIO DANZI, LUCIANO PAVAN, LORENZO USAI,
CLAUDIO PICCOLI, MATTIELLO,
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BRIGATE GIALLOBLU
due tipi simpaticissimi di Borgo Trento di cui uno chiamato
'maestro' (chissà dove sono finiti, mah!!!),
uno di Borgo Santacroce chiamato 'ITALIA', che divenne il più
amato e il più mitico personaggio della curva sud degli anni '70
(un tipo un po' alla Benigni) di cui però non ricordo il vero nome,
e naturalmente io il sottoscritto.»
Dal sito www.hellastory.net
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Nell’anno di grazia dello scudetto,ad animare la curva Maratona ci
sono fondamentalmente tre gruppi:
i Fedelissimi, i Leoni della Maratona e gli Ultras Granata,
destinati poi a prendere il timone della curva granata che all’epoca
è considerato il punto di riferimento nel panorama nazionale.
L’ innovativo e fantasioso tifo vocale (con cori “copiati” da tutti)
Le spettacolari ed elaborate coreografie (come il famoso
megabandierone)faranno scuola.
Anni di consacrazione per una curva tradizionalmente per il suo
passionale e forte attaccamento alla squadra del Torino.
Una curva intramontabile se è vero che, nonostante le tormentate
vicissitudini societarie e gli anni di serie B, i gruppi storici sono
ancora attivi.
Dai Fedelissimi (veterani del tifo granata essendo nati nel lontano
1951), ai Leoni della Maratona che si sono recentemente
ricostruiti, fino ad arrivare alla guida carismatica degli Ultras
Granata che continuano ad essere al centro della curva che
nell’ultima stagione gli ha tributato il giusto e meritato omaggio
per aver raggiunto 35 anni di onorata militanza.
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UNA CURVA PAZZESCA
Era infatti, il1969 quando un gruppo di tifosi “fuoriusciti” dai
Fedelissimi daranno vita ad un gruppo leggendario, destinato a
lasciare il segno.
Gli anni Settanta sono gli anni degli Ultras Granata,
di un Torino che è un romanzo, di Derby con la Juve che non
torneranno più cosi caldi,turbolenti, spettacolari, in campo e per
coreografie che hanno fatto scuola.
Tratto da Supertifo del 06 Settembre 2005
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LA GRADINATA NORD GENOA
Parlare di movimento ultrà a Genova è parlare soprattutto di Fossa
dei Grifoni: uno tra quei 4 o 5 gruppi che hanno fatto la storia del
movimento stesso non solo in Italia ma anche in Europa. La
biografia della Fossa ci fornisce una collocazione temporale
definita: fondata nel 1973 gli aderenti al gruppo ne decretarono
l’autoscioglimento 20 anni dopo esatti, nel 1993; una nascita,
quindi, ed una morte.
Chi è dotato di un minimo di sensibilità, riconosce, senza voler
scomodare dogmi o religioni, che la morte afferisce soltanto alla
fine di cose materiali, mentre lo spirito prosegue la sua corsa nel
tempo. Lo spirito della Fossa si incarna e vive nell’Ottavio
Barbieri. Dato di fatto ormai acquisito dalla cognizione umana
fino dai tempi di Platone, lo spirito preesiste alla materia. Lo
spirito della Fossa era già in embrione nell’Ottavio Barbieri che
vide i suoi natali 3 anni prima della fondazione della Fossa stessa.
Fuori da questa metafora che può sembrare irriverente, il 17
novembre 1970 nacque il Genoa Club Ottavio Barbieri. Tempi
grami per il Grifone, quelli: da alcuni anni relegato nella cadetteria
proprio in quella stagione conobbe l’onta della serie C. Chissà,
forse per un’ancestrale inclinazione masochista o piuttosto per un
viscerale amore per i propri colori che li rende unici, i genoani
trovano il gusto di stringersi attorno al simbolo nelle situazioni più
disagiate. In quegli anni fu un fiorire di clubs in cui si
distinguevano giovani con la voglia di coordinare il tifo fino ad
allora spontaneo, che animava la gradinata.
Ben presto l’Ottavio Barbieri divenne la sede del Centro
Giovanile, un’emanazione del Coordinamento dei Clubs voluta
per incentivare la partecipazione dei giovani alla tifoseria.
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Tale tentativo fu soppiantato nel ’73 dalla fondazione della Fossa
dei Grifoni ad opera di un gruppo di ragazzi, la maggior parte dei
quali provenienti dai Caruggi, tra cui spiccava la personalità del
compianto Gianni Bardi.
L’impatto del nuovo gruppo sulla Gradinata Nord fu notevole: dal
punto di vista visivo, quasi tutti gli aderenti si presentavano con
giacche mimetiche e baschi, poi subito dopo le prime t-shirts con
teschio e tibie incrociate; dal punto di vista organizzativo invece,
la Fossa dava un assetto costante a tutti quei gruppuscoli che si
radunavano dietro striscioni dai nomi più disparati e che avevano
la velleità di durare lo spazio di una domenica, ma soprattutto
coagulava i giovani provenienti dai clubs più attivi come il Genoa
Club Leale, Borgoratti, Ottavio Barbieri appunto. Proprio nella
zona controllata da quest’ultimo (da cui peraltro provenivano
molti militanti) la Fossa stabilì il suo primo quartier generale: alle
famose terrazzette in quella terra di confine fra Foce ed Albaro
antiche roccaforti rossoblu.
Stabilirsi quindi in pianta stabile nel Club Ottavio Barbieri fu un
attimo e da allora la storia del Club e del gruppo coincisero. La
Fossa dei Grifoni si fece conoscere in tutta Italia per il modo
radicale di seguire il Grifone. I militanti infatti sono sempre stati
pronti a tutto per difendere i colori rossoblu.
Gli scontri tra i pochi gruppi esistenti negli anni settanta, facilitati
dalla scarsa presenza della polizia, impegnati nella ribollente
piazza di allora, causarono un progressivo innalzamento del livello
dello scontro, che culminò con l’uccisione di un tifoso laziale
colpito da un razzo in un derby capitolino datato ottobre ’79.
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La pratica tutta italica di chiudere i recinti quando i buoi sono
fuggiti portò il governo ad adottare un provvedimento tanto
eclatante quanto inutile.
Venne emanato un decreto che vietava l’esposizione di striscioni
recanti nomi e simboli violenti. Per alcuni mesi nella nord si vide
solo lo striscione "Giovani della Nord".
Passata poco dopo la bufera la dicitura rimase per alcuni anni
accanto a quella ufficiale della Fossa quasi fosse l’uno (i giovani)
il braccio legale, l’altra ( la Fossa ) quello armato di un’unica
identità.
Passarono gli anni ’80 tra alterne vicende sportive, tra il baratro
della C ed il fulgore della passerella europea, con il gruppo sempre
in prima fila fino a che nel ’93 il gruppo si sciolse per svariati e
più volte esposti motivi.
Da una parte i vecchi militanti continuando a frequentare il club
garantivano la loro presenza in tutte le trasferte , compatibilmente
con le diffide che già avevano iniziato a falcidiare i regolari. Da
un’altra parte però nella Nord di Marassi vi fu una sorta di ritirata
strategica che causò un vuoto di potere in cui si inserirono progetti
velleitari e privi di rilevanza. Passarono un paio di stagioni che
furono le più oscure per una gradinata abituata ad essere luminosa.
Fossa e di altri giovani volenterosi che non fecero in tempo a dare
al gruppo la loro carica d’entusiasmo.
Apparve uno stendardo accanto a quello di Ottavio Barbieri con la
dicitura Vecchi Orsi che rappresentava la vecchia mentalità
acquisita negli anni della Fossa e che comunque risultava sempre
attuale. Nonostante le alterne fortune della squadra ed i pregiudizi
del resto del pubblico nei confronti del gruppo sempre portatore di
una filosofia del contro e dell’oltre, numerosi ragazzi hanno
cominciato a far parte del gruppo stesso.
Ci sia perdonata l’immodestia ma oggi siamo sicuri di
rappresentare la più importante se non l’unica realtà del tifo
rossoblu. Iniziative come le proteste che hanno rovesciato la
dirigenza o la campagna estiva a favore di Torrente sono
testimonianza di quanto detto sopra.
Ci sia perdonata anche la rudezza con cui esprimiamo le nostre
idee ma ricordiamo che le nostre porte sono sempre aperte ed
invitiamo molti altri giovani a scrivere infinite pagine della nostra
gloriosa storia.
dal sito dell'Ottavio Barbieri
Fu proprio in questa assenza forse che la mano omicida ed infame
di alcune carogne rossonere ne approfittò per stroncare la giovane
vita di Claudio. Allora per la prima volta si sentì l’urgenza di
radunarsi ancora in forma stabile.
Si unisca a ciò la crescente protesta (tanto per cambiare) verso la
gestione Spinelli responsabile dell’ultima retrocessione in B. Fu
quindi nella stagione 95-96 dopo un prolungato sciopero del tifo
che si fecero di nuovo numerose iniziative sotto il nome di Ottavio
Barbieri la cui sede è sempre stato abituale ritrovo dei vecchi della
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….. E UN BEL GIORNO ARRIVO IL
“DASPO”
"DASPO" significa Divieto di Accedere a manifestazioni
SPOrtive ed è regolato dalla Legge 13 dicembre 1989 n. 401, più
volte modificata nel tempo.
E' una misura amministrativa e non penale, anche se si poggia nel
90% dei casi su una informativa di reato da parte delle forze
dell'ordine.
Se quindi avete ricevuto una diffida siete stati quasi sicuramente
anche denunciati e a vostro carico c'è un procedimento penale che
potrebbe portare ad un processo nei vostri confronti.
Il DASPO dovrebbe essere emesso dalla Questura quando un
soggetto viene ritenuto pericoloso limitatamente alle
manifestazioni sportive e dovrebbe essere parametrato rispetto alla
pericolosità dell'interessato ed anche alla gravità del fatto che gli
viene attribuito.
Esso può essere accompagnato dal cosiddetto "obbligo di firma",
che impone al soggetto pericoloso di recarsi al Commissariato in
concomitanza con le competizioni agonistiche giocate dalla sua
squadra del cuore, in casa e in trasferta.
L'obbligo di firma può essere imposto una o più volte nel corso
della stessa manifestazione sportiva, anche se la squadra del cuore
gioca in trasferta e persino all'estero.
73
CHE COSA E'
Di fatto, la maggior parte delle questure ritiene il DASPO uno
strumento di repressione piuttosto che di prevenzione. In
particolare le questure delle città in cui vi sono tifoserie ritenute "a
rischio" non tengono in alcun conto né la pericolosità del soggetto
né la gravità del fatto commesso, che viene "punito" con il
massimo della sanzione prevista dalla norma, pari a tre anni,
qualunque sia la condotta che lo stesso ha tenuto e qualunque sia
la sua situazione personale (incensurato o pluripregiudicato).
Esempi classici di questi tipi di questure sono Roma e Livorno.
Sempre per quanto sopra detto, alcun questure emettono il
DASPO sempre corredato con l'obbligo di presentazione alla P.G..
Alcune questure impongono una sola firma in casa e in trasferta,
altre questure ne impongono due, altre ancora tre e qualche
questura addirittura quattro firme.
Anche il senso della firma viene quindi interpretato dalle questure
come misura punitiva più che preventiva.
74
COME SI PRESENTA LA DIFFIDA
Questura di .........
Il Questore della Provincia di....................
Vista la segnalazione della D.I.G.O.S. di questo capoluogo datata.................nonché la
comunicazione di reato dell'Ufficio su indicato del ................ a carico di .......................,
nato a ....... il ....... e qui res.te in .......
Visti gli atti di Ufficio da cui risulta che in occasione dell'incontro di calcio
................................;
CONSIDERATO che le circostanze di cui sopra fanno fondatamente ritenere che l'accesso
del predetto ai luoghi ove si svolgono competizioni agonistiche è da ritenersi
pregiudizievole per la sicurezza pubblica;
VISTO l'art. 6 della Legge 13.12.1989 nr. 401 come modificato dal D.P.R. 22.12.1994 nr.
717, convertito con modificazioni nella Legge 24.02.1995 nr. 45
ORDINA
che sia fatto divieto a ..................... per un periodo di ANNI .... dalla data di notifica del
presente provvedimento, di accedere a tutte le competizioni calcistiche che si terranno allo
Stadio XXXXXXXX di XXXXXXXX, nonché, per lo stesso periodo di tempo, di accedere
anche agli stadi ove la squadra "AC. XXXXXX" disputerà incontri di calcio nazionali e
internazionali. Il divieto è esteso, nelle medesime circostanze di tempo, alle stazioni
ferroviarie, caselli autostradali, scali aerei, autogrill e in tutti gli altri luoghi interessati alla
sosta, al transito ed al trasporto di coloro che partecipano o assistono alle competizioni
medesime.
In particolare per lo Stadio XXX: tutte le piazze, corsi, viali e vie vicine allo Stadio.
DISPONE
altresì che ............. si presenti presso il Commissariato di P.S. ................. in XXXXXXXXX,
quarantacinque minuti dopo l'inizio degli incontri di calcio ovunque disputati dalla squadra
della "A.C. XXXXXXX", non che di qualsiasi incontro di calcio che si terrà presso lo Stadio
XXXXXXXX di XXXXXXXXX.
Demanda l'esecuzione agli Ufficiali ed Agenti di P.S., e dispone la notifica con le modalità
di cui all'art. 9 del Regolamento di esecuzione del T.U. Leggi di P.S.. Il presente
provvedimento verrà comunicato al Procuratore della Repubblica presso la Pretura
Circondariale di Roma che ne chiederà convalida al G.I.P. della Pretura Circondariale
entro 48 ore dalla notifica. Entro il predetto termine l'interessato ha facoltà di presentare,
personalmente o a mezzo difensore, memorie o deduzioni al G.I.P.
L'inosservanza del presente provvedimento è punita ai sensi del 6° comma dell'art. 6
Legge 13.12.1989 nr. 401 e successive modifiche. Avverso il provvedimento di divieto è
ammesso ricorso gerarchico al Prefetto della Provincia di XXXXXXXX entro 30 giorni dalla
data di notifica del presente atto e ricorso giurisdizionale al T.A.R. della regione
XXXXXXXXXX entro 60 giorni dalla stessa data.
Avverso l'ordinanza di convalida del G.I.P. è ammesso il ricorso alla Corte di Cassazione,
entro il termine di 60 giorni, ai sensi del 4° comma dell'art. 6 L. 401/89 e successive
modifiche.
XXXXXXXXX, lì ..................
IL QUESTORE
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76
La GIOVENTU' nasce nel 1980, primo gruppo Ultras a Messina.
Nei primi anni 80 eravamo in gradinata. Dopo ci siamo spostati in
CURVA SUD e da lì sino ad oggi non ci siamo mai mossi. Dopo le
annate vissute a cavallo tra seconda metà degli anni 80 e gli albori
del 90, ci siamo ritrovati nell’inferno dilettantistico, dove a seguire
la squadra eravamo rimasti solo noi e qualche altro gruppo,
dimostrando il nostro attaccamento ai colori giallorossa.
Il nostro grande amore ci spinge a sostenere la squadra,verso una
cavalcata senza precedenti nella storia del calcio Italiano. Dopo 5
anni ritorniamo a calcare i “verdi prati” dei Campionati
professionistici. Dalla serie C/2 alla promozione in A è un turbinio
di emozioni che ci gratificano e ci spingono ad un maggiore
impegno dentro e fuori gli spalti. Ora come
gruppo,ovviamente,siamo cresciuti tanto, grazie anche ad una
nuova generazione che, speriamo,nel giro di pochi anni darà i suoi
frutti imparando cosa vuol dire essere Ultras, quali regole e quali
morali vigono in questo mondo!!!
Le iscrizioni quest’anno hanno toccato quota 1000. Sin dalla
prima giornata del Campionato 2004/05 siamo stati impegnati in
trasferte tanto impegnative quanto lontane,ma in ogni campo dove
siamo andati siamo stati ammirati per il nostro calore-colore e
l’entusiasmo manifestato.
Ricordiamo le oltre 5 mila unità a Milano contro i campioni
d’Italia, in un turno infrasettimanale!! O le oltre 8 mila presenze
registrate al Delle Alpi, ma state sicuri che non finirà qui!!! In città
registriamo quotidianamente una grande euforia, che si tramuta in
partecipazione la domenica al S. Filippo, (Roma, Chievo e Siena)
grazie anche agli oltre 24 mila abbonati; un muro umano che fa
capire che per le altre squadre vincere è e sarà molto difficile!!!
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Amicizie:
I gemellaggi ufficiali sono quelli storici con Pescara, Modena e
Frosinone, ma vi sono anche da registrare rapporti d’amicizia con
gli Ultras di Vicenza, Cavesi, mentre ancora poco chiara l’attuale
situazione con gli Avellinesi.
Nemici:
Inutile dire che in questi ultimi anni il nemico N°1 sono i catanesi,
seguiti a ruota dai reggini. Nel novero delle inimicizie vanno poi
menzionati ovviamente i palermitani, catanzaresi e salernitani. Il
nostro modo di essere Ultras è di sicuro quello di non temere
nessuno, ma rispettare le regole del codice Ultras, senza mai
scendere nell’infamia. Non fare vigliaccate e non essere
protagonisti né tanto meno farlo per moda, perché per noi essere
ultras è uno stile di vita. Il nostro ideale è seguire la squadra che
amiamo sia nel bene che nel male in modo tale da esternare in
ogni luogo e dinnanzi ad ognuno l’amore che abbiamo verso la
nostra città.
DAL 1980 TESTIMONI DI UNA FEDE…ULTRAS!!!
Dal sito www.gioventù giallorossa.it
78
Era il lontano 12/12/1976, al Castellani si giocava EmpoliViterbese (5-2) e sugli spalti comparvero per la prima volta i
Rangers.
Circa 29 lunghissimi anni spesi ad incitare la squadra su ogni
campo, con qualsiasi tempo, in qualsiasi categoria e contro
qualsiasi avversario, tenendo sempre alta la bandiera dell’Empoli e
soprattutto di Empoli: uno dei primi slogan coniati all’epoca fu
quell’”orgogliosi di essere empolesi” che risuona ancora allo
stadio e che è diventato di uso comune per tutta la città.
Ricco il calendario dei festeggiamenti svoltisi a fine anno 2001,
per i 25 anni di storia. Presenti anche gli ultrà gemellati di Parma
(15), Montevarchi (12) e Perugia (8), che hanno offerto targhe
ricordo per l’avvenimento. Da ricordare anche la presenza dei
ragazzi delle sezioni di Biella e di Firenze. Ringraziamenti agli
amici dei Desperados e delle Brigate che hanno contribuito con la
loro presenza a farla diventare una festa di tutto il tifo empolese.
Si è rivisto anche chi da tempo si è allontanato sia dal gruppo che
dallo stadio, ma che per una sera ha voluto essere ancora presente,
come una volta, perché certi ricordi in fondo al cuore ci sono
sempre e nessuno, mai, potrà cancellarli, nemmeno il tempo.
RANGERS EMPOLI
Purtroppo la coreografia allo stadio che avevamo preparato per la
Domenica 23/12/01 nella partita contro l’Ancona è saltata per il
maltempo (serate trascorse a fare preparativi buttate via per
niente).
Sono passati quasi 29 anni ma oggi, come allora, chi vuole vedere
i Rangers, volga lo sguardo verso la maratona, dove batte forte il
cuore azzurro, noi siamo sempre là, dal 1976, a guardia di una
fede!!
Siamo stati i primi, con molte difficoltà e fra molta diffidenza, a
portare ad Empoli un tipo di tifo fino ad allora sconosciuto,
caloroso, colorato e passionale, che stravolse il modo di vivere lo
stadio che tutti conoscevano.
Sulla nostra scia sono nati e morti molti altri gruppi, ma noi, i
pionieri del tifo empolese, siamo resistiti al passare degli anni.
Adesso intorno al nucleo storico dei fondatori, ancora attivissimi,
gravitano molti giovani ragazzi (la terza generazione Rangers) che
sotto la guida della loro esperienza ne portano avanti l’attività.
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80
WARRIORS
I Warriors Ultras sono nati nel novembre del 1980, ad opera di
alcuni ragazzi allora tutti sedicenni, nel momento in cui la febbre
rosanero aveva ormai contagiato l'intera città.
L'intenzione del gruppo era quella di affiancare l'allora gruppo
leader, il Commandos Aquile, cercando soprattutto di agevolarlo
nel difficile compito di raggruppare ed organizzare i numerosi
tifosi che una città come Palermo offre.
All'inizio ci fu la partecipazione di diversi giovani che si
avvicinarono al gruppo incuriositi e successivamente si fecero
coinvolgere e ne entrarono a fare parte. Nacquero cosi un po' di
problemi con il Commandos, trattandosi prevalentemente di
problemi di stampo politico, considerando che in quel periodo si
faceva politica più attivamente. I Warriors erano di destra e il
Commandos era di sinistra, poi anni dopo il Commandos si sciolse
e cosi rimasero i Warriors, conservando tuttora gli ideali di
destra.Prima il gruppo prese il nome di The Warriors per lo spirito
battagliero e caparbio simile a quello del cult-movie i Guerrieri
della notte.
Inoltre il nome esprimeva la radicalità e la fede. Il primo simbolo
che compari sullo striscione fu il teschio con l'elmetto, seguito dal
guerriero con la spranga, dal 1990 guida ideologica del gruppo.
Il cammino del gruppo è sempre stato in salita parallelamente alle
vicende ed ai risultati del Palermo, nel 1987 la città sportiva è stata
scossa da un evento toccante e catastrofico. Il Palermo fu radiato
per i dissesti societari e questo mise a dura prova il gruppo che
nonostante tutto non ha mollato, contribuendo a temprare e
rafforzare la personalità dei Warriors.
81
Pur non essendoci in quell'anno una squadra il gruppo rimase
attivo, riunendosi ed aumentando gli incontri settimanali e facendo
visita di tanto in tanto ai gruppi gemellati.
Poi nel campionato
successivo il Palermo
venne ammesso al
torneo di serie C2 e a
quel punto tornò il
grande entusiasmo in
tutta la città, lo stadio
era colmo in tutte le
sue parti, il Palermo
concluse il campionato al primo posto e approdò in serie C1. In
quell'anno si ebbe il primo ricambio generazionale, ma non fu
difficile educare le nuove leve: in quel periodo i giovani
apprendevano subito gli ideali Ultras.
Nella stagione 88/89 il Palermo dovette giocare a Trapani a causa
dei lavori di rifacimento della Favorita, il gruppo segui la squadra
con parecchio entusiasmo e contando sempre su un buon numero
di persone sia in casa che in trasferta. Dopo due anni di esilio
forzato a Trapani si ritorna alla Favorita quell' anno coincise con il
secondo ricambio generazionale, al termine del campionato
fummo promossi in serie B e con il tanto sospirato ritorno tra i
cadetti ritornò l' entusiasmo. La curva era sempre piena, non
avendo niente da invidiare a nessuno; ne erano testimoni le foto di
quell' anno, ma il sogno durò poco e retrocedemmo a causa della
classifica avulsa, nonchè a causa di una partita truccata di cui
subito si ebbe il sospetto, ma solo dopo alcuni anni si ebbe la
certezza. Per fortuna, l' anno successivo il Palermo dominò il
girone e ritornò in serie B.
82
WARRIORS
WARRIORS
Dopo l'esperienza della stagione 91/92 il gruppo è maturato
tenendo un comportamento più consono alle circostanze, con
un'indipendenza quasi totale rispetto al resto della curva ed al resto
dello stadio sulle decisioni da prendere. All'inizio del campionato
93/94 il Palermo non brillava e i Warriors contestarono duramente
la società e quest'ultima non commise gli stessi errori di due anni
prima, cacciando le mani al portafoglio e comprando giocatori
validi, ed infine conquistò la tanto sudata salvezza.
Nella stagione successiva con l'avvento di Ignazio Arcoleo il
Palermo torna a recitare un ruolo fondamentale nel torneo cadetto,
sfiorando la serie A e conquistando il calore di una città intera. In
trasferta la squadra era sostenuta da un buon numero di tifosi,
storiche le trasferte di Genova e Reggio Calabria altrettanto storico
il furto dello striscione Gioventù Scaligera (Verona), che si unisce
ai KIDS Monza, NOCS Messina, Viola Club (Fiorentina), Nuova
Guardia Acireale, IZ IZ ALE CEO (Chievo Verona), Dinamik
(Battipaglise), senza citare i catanesi dei quali si ha una collezione
di striscioni rubati, ultimo lo striscione Pessimi Elementi.
La stagione 94/95 è contrassegnata da una campagna acquisti
faraonica da parte della società, ma i "grandi campioni" non
riescono a regalare grandi soddisfazioni, anzi finiscono per essere
contestati alla fine di un torneo che vede il Palermo salvo per
miracolo dopo un avvio promettente, come la storica vittoria di
San Siro (Milan-Palermo 0-1 in Coppa Italia).
In quella stagione il gruppo partecipava costantemente a tutte le
trasferte con una sempre più spiccata indipendenza in curva che
alle volte sfociava in momenti di tensione notevole, a tal punto che
per dimostrare a tutti la propria superiorita' il gruppo si trasferi in
curva Sud per dei dissensi con altri gruppi della Nord
,trasformando la spenta curva sud in una bolgia infernale.
Poi con interessamenti da parte di esponenti di vari gruppi,nonche
da parte dei mass-media ,a causa del progressivo declino della
curva nord dopo il nostro trasferimento,si ritornò alla pace, che il
tempo ha addormentato allo stato attuale. Sempre in quella
stagione si apri il Warriors Fans Club in Via Resuttana 528, il
punto di ritrovo giornaliero che corona i sogni di un decennio
vissuto allo storico centro di coordinamento.
83
La stagione 96/97 fu la stagione che apri le porte a una crisi, il
Palermo tornò in serie C1 e il locale nel dicembre 96 prese fuoco,
ma il gruppo dopo varie avventure restò unito, consolidando quei
valori che col passare dei mesi si stavano perdendo. In quella
stagione ci fu l'incontro con i padovani per rafforzare
quell'amicizia che va avanti da più di un decennio con il motto: "
Nessuna secessione potrà dividere la nostra unione ". La stagione
successiva la squadra non regalò soddisfazioni e di nuovo il
Palermo fu retrocesso in serie C2, nota positiva di quella stagione,
grazie alla volontà dei ragazzi, la riapertura del Warriors Fans
Club ( 19 dicembre 97 ) .
La stagione 98/99 con il Palermo in C1, grazie al ripescaggio,
nasce tra i dissensi della gente, una squadra giovane e un
allenatore moderno, Morgia, che porta una ventata di entusiasmo
in un gruppo già cotto dalle delusioni degli ultimi due anni con il
risultato di un campionato che ha contribuito non poco alla
rinascita del gruppo, una seconda giovinezza cresciuta a braccetto
con il numero dei diffidati in curva, adesso alle soglie del nuovo
millennio con una società forte economicamente e con una
squadra attrezzata che si appresta ad un nuovo campionato di
vertice?!?
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WARRIORS
Ed il gruppo sarà sempre al proprio posto pronto a trascinare i
colori rosanero verso traguardi che una città da più di un ventennio
aspetta, i guerrieri non hanno mai fallito...e ora più che mai,
apprestandoci a festeggiare i nostri "primi" venti anni di attività
sugli spalti di tutta Italia daremo prova della nostra inimitabile
forza che da sempre ci contraddistingue sia come guida ideologica
e portante della curva Nord che come gruppo rispettato in tutta
Italia e conosciuto in Europa.
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Dal sito http://imd.it/warriors
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DRUGHI JUVENTUS
ARANCIA MECCANICA nasce nel 1987
sulle ceneri dei BLACK & WHITE
SUPPORTERS , esperienza del gruppo unico
(durata per la verità solo sei mesi) sorto dalla
fusione delle allora tre principali realtà della gloriosa Curva
Filadelfia: Fighters, Indians e Gioventù Bianconera.
Dopo la tragedia dell'Heysel, la voglia di eliminare ogni
inglesismo dalla curva era molto forte, e al tempo stesso la
necessità di scegliere un nome unico nel suo genere portò alla
scelta di ARANCIA MECCANICA il celebre film di Stanley
Kubrick.
Il gruppo DRUGHI ha sempre seguito la Juventus in tutte le
partite giocate al Comunale prima e al Delle Alpi poi, in tutte le
trasferte di Campionato, Coppa Italia e Coppe Europee. Lo
striscione ha affiancato km dopo km ogni avventura della nostra
amata Juve.
Il gruppo DRUGHI ritorna ufficialmente in curva il 13 febbraio
2005, dopo la sua ultima apparizione il 22 maggio 1996 in
occasione della gloriosa notte di Roma.
Dal sito www.drughi.com
89
IRRIDUCIBILI LAZIO
La nostra avventura ha inizio intorno alla metà degli anni '80
quando l'Italia ultras attraversava un periodo transitorio, si
avvertiva uno strano fermento; un po' in tutte le curve italiane
sorgeranno gruppi minori che tentaranno di recuperare una "
mentalità ultras" tradita da tempo dai gruppi maggiori, quelli
storici nati 10-15 anni prima e che in molti casi sembrano avere
esaurito la loro vitalità iniziale.
IRRIDUCIBILI sarà, tra tutti questi tentativi, senza dubbio quello
più riuscito.Il gruppo fa il suo esordio all'Olimpico il 18 ottobre
1987 primo in uno squallido Lazio-Padova di serie B (1-1 per la
cronaca), e va ad occupare una postazione celebre il mitico
"muretto centrale" occupato, fino ad allora, dai Viking.Vengono
richiamati su quel muretto molte persone che negli anni precedenti
si sono impegnate per la Curva Nord, il gruppo, inizialmente,
presenta un colpo d'occhio particolare: elevata l'età media,
pochissimi ragazzi. Il nome è senz'altro originale, ma in concreto
cosa significa? IRRIDUCIBILI esprime la volontà di non piegarsi
a nessun compromesso con le varie componenti che ruotavano e
ruotano, intorno alla S.S. Lazio ed in particolare con le
"famigerate" tv private ed i Lazio Club.
C'è la volontà precisa di riaffermare un tifo ultras spontaneo, senza
settarismi e moralismi, contro l'appiattimento che, secondo molti,
gli Eagles Supporters (idolatrati da tutto l'ambiente Lazio) hanno
creato, spaccando la curva in una sorta di figli e figliastri.
Non a caso verrà scelto il treno come mezzo per le trasferte, in
contrapposizione al "pullman degli Eagles", e proprio i ragazzi che
sono soliti viaggiare in treno sono i primi nuovi acquisti; molti di
loro si attaccheranno in maniera viscerale al gruppo, che ha
rappresentato una sorta di rivincita nei confronti di chi li
considerava una specie di "dannati" della Curva Nord,
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IRRIDUCIBILI LAZIO
IRRIDUCIBILI LAZIO
insomma il tentativo è quello di costruire un gruppo che si ispiri
agli anni '70, richiamando sul muretto coloro che li hanno vissuti e
cercando di conquistare le nuove leve, che rispondono
inizialmente con curiosità e poi con sempre maggiore entusiasmo.
Dicevamo prima delle trasferte: 6 dicembre
1987 tutti a Genova tutti in pullman, Irriducibili in treno. Alla
stazione di Genova scendono circa 800 Laziali, la testa del corteo
è assunta decisamente da noi, un nuovo modo di presentarsi ai
tifosi avversari tutti uniti compatti in corteo fino allo stadio.
Non c'è ancora il celebre "Mr. Enrich" debutterà di li a poco su un
adesivo, il nostro omino in bombetta che scalcia furioso, tratto da
un personaggio anticonformista del fumetto britannico.
L'inizio non è stato dei più brillanti con il senno del poi possiamo
sicuramente affermare che in pochi riuscirono a percepire cosa
stava nascendo realmente, poco dopo però le cose cominciano a
cambiare a prendere una nuova strada ed arriva il primo spettacolo
qualche bandierina di stoffa con degli scacchi verniciati copra la
scritta Irriducibili.
Forse non era un granchè ma per la Curva di quei tempi, abituata
alle coreografie delle grandi occasioni, era abbastanza per darsi di
gomito e guardare verso il nostro settore. "Che cosa faranno oggi
gli Irriducibili ?" questa era la domanda che la Nord si faceva ogni
domenica, un segno evidente di una piacevole abitudine.
L'originalità fu il nostro marchio ma alcune volte abbiamo bruciate
le tappe troppo in fretta, cercammo di dare colore alla Curva per
andare al di là del tradizionale bianco celeste, preparammo delle
bandierine multicolor (alcune fosforescenti) …ma forse stavamo
esagerando e facemmo dietrofront.
Quello che va sottolineato è lo striscione di soli 10 metri, a
confronto con quelli lunghissimi in uso ovunque davanti a gruppi
fantasma.Nessuna sezione, nessun gruppo affiliato: Irriducibili è
unico e rappresenta tutti coloro che si mettono sopra il nostro
muretto, anche questo ci differenziò dagli Eagles!
Con il nuovo anno si va a Brescia: noi in treno gli altri in pullman,
diventerà una costante per molto tempo, adesso tutti i Laziali
sanno che dovunque si vada c'è sempre un treno bianco celeste con
Mr. Enrich alla testa pronto a partire.Prima giornata di ritorno: S.
Benedetto del Tronto solita storia, il treno arriva alla stazione tutti
uniti in corteo con lo striscione Irriducibili ben aperto in testa,
cose mai viste! Tutta la giornata sarà caratterizzata da scontri
violenti con la polizia e gli "indigeni" ; ne parleranno diffusamente
sia i media locali e "la Repubblica" nel suo inserto settimanale "il
Venerdì" pubblicando una foto del corteo, un'immagine simbolo di
quegli anni, tanto che ancora oggi la sua riproduzione stile murales
campeggia sulle pareti della sede di via Bossi.
Prima ancora de "la Repubblica" tutti gli altri quotidiani si
scatenano creando il nuovo mostro capace di sovvertire l'ordine
costituito, i nuovi barbari, "cani sciolti" e chi più ne ha più ne
metta; anche le TV locali si scatenano contro di noi favorendo
trasversalmente gli Eagles Supporters ma la nostra replica non si
fa attendere.
Lazio-Messina comincia la partita alziamo uno striscione: "NON
SIAMO CANI PERCHE' SENZA PADRONI, NON SIAMO
SCIOLTI IRRIDUCIBILI CI UNISCE" , un messaggio che non
lascia motivo di replica. Bologna - Lazio, si parte di sabato sera
appuntamento alla stazione Termini, ormai una tappa fissa nelle
giornate di trasferta, siamo in tanti e si arriva come al solito in
corteo, una giornata abbastanza movimentata.
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IRRIDUCIBILI LAZIO
Le trasferte e le partite in casa sono organizzate nei minimi
particolari, ci si riunisce in una bisca del quartiere Monteverde, e
proprio in una di queste riunioni che fa la sua comparsa la prima
sciarpa: in lana modello "popular" tratta rigorosamente dalla
tradizione britannica, con una toppa cucita sul fondo, una novità
assoluta che detterà la moda degli anni successivi non solo della
tifoseria laziale.
IRRIDUCIBILI LAZIO
Nell'estate che precede l'inizio del campionato viene esonerato Mr.
Fascetti contestiamo il presidente Calleri e la sua gestione sia
durante il ritiro di Serramazzoni che durante il campionato, nel
frattempo subiamo in pochi giorni 3 schedature da parte della
polizia, Milano Napoli da dove veniamo rispediti a Roma senza
poter vedere la partita, e Italia-Olanda, dove pur giocando
all'Olimpico ci fanno uscire dopo gli Olandesi! Forse c'era lo
zampino di Calleri ? chi lo sa. Intanto arriva qualche buona novità:
arrivano i tamburi a Lazio - Verona , ma avranno vita molto breve,
a Lazio - Ascoli esce "Mr. Enrich" giornale fotocopiato distribuito
gratuitamente che diventa punto di contatto con tutta la Curva.
In Curva c'è sempre qualche screzio con gli Eagles, questione di
mentalità, la tensione sale visto anche il passaggio di alcuni di loro
nelle nostre file.
Lazio - Barletta, mettiamo lo striscione al nostro solito posto,
occhiate cattive con i ragazzi degli Eagles, si passa subito dagli
sguardi alle vie di fatto, scoppia la rissa , qualche ferito niente di
grave ma interviene la polizia, la figura di fronte all'intero stadio e
pessima ma non fondamentalmente ce ne freghiamo!
I soliti sciacalli della carta stampata e delle TV private ci danno
addosso, ma noi restiamo compatti come sempre: 100 in casa , 90
in trasferta è la nostra forza e lo resterà sempre specialmente nei
momenti difficili.
Catanzaro - Lazio Monelli pareggia al '92 finisce la partita e
salutiamo i ragazzi con lo striscione in mano, mister Fascetti ci
ammira e ci ringrazirà pubblicamente, uomini di altri tempi! Lazio
- Brescia è il nostro momento prepariamo il primo spettacolo
esteso a tutta la Curva, poi Parma con relativa invasione, arriva il
Taranto all'Olimpico ed in uno stadio ancora in costruzione
conquistiamo la serie A festeggiando con qualche salutare bagno
nelle fontane Capitoline con relativo corteo non autorizzato
caricato dalla polizia, per la Lazio questo ed altro.
La gestione del presidente Calleri non mantiene le promesse estive
ed arriviamo al derby di ritorno con la squadra che lotta nella parte
bassa della classifica, insistiamo nuovamente sul concetto di
romanità e proponiamo diversi stendardi con delle frasi tratte dalle
poesie di Trilussa ed uno che diceva "IRRIDUCIBILI è
poesia".Nella corsa salvezza ci aspetta la Juventus a Torino,
Calleri offre i pullman gratis per i tifosi ma noi rifiutiamo e siamo
gli unici a pagare!
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Per il derby del 15 gennaio decidiamo di tifare insieme agli Eagles
nella parte inferiore della Nord dividendoci i compiti lasciando
agli Eagles lo spettacolo d'ingresso e noi quello del secondo:
prepariamo 8 grandi stendardi con il simbolo della S.S. Lazio ed
altrettanti con i monumenti di Roma, ma la polizia ci ha rovinato
tutto creando inspiegabili difficoltà e sequestrandoci gran parte del
materiale, ma qualche stendardo riesce ad entrare (di forza). Segna
Di Canio regalandoci la vittoria.
IRRIDUCIBILI LAZIO
IRRIDUCIBILI LAZIO
Ci salveremo grazie al pareggio di Ascoli.
1989/90 l'Olimpico si prepara per i Mondiali e disputeremo tutto il
campionato allo Stadio Flaminio noi protestiamo innalzando uno
striscione a denuncia di questo spreco di denaro inutile, ma questo
non sarà il solo "regalo" di Montezemolo & Co., ben presto
arriveranno le diffide che limiteranno la libertà personale di molti
di noi, dando potere alla polizia allontanare da qualunque evento
sportivo chi, secondo il loro giudizio, sia pericoloso per l'ordine
pubblico. Il muretto del Flaminio che ci ha ospitato per questo
campionato ha favorito la compattezza del gruppo, arrivano i
cappelli in lana che saranno copiati, come al solito, da molti
gruppi. Lazio - Atalanta, precede il derby di andata, la polizia
entra in curva proprio sotto il nostro muretto scoppiano gravi
incidenti con la celere, la stessa cosa accadrà durante il derby di
ritorno.L'aria di quel Roma - Lazio, che ci vede rilegati in uno
spicchio di tribuna, è particolare: esponiamo uno striscione anti repressione "Dio salvi gli Ultras".
La Lazio non va bene ed i giornali ci accusano di scarso
attaccamento alla squadra, incredibile!
Il nostro gesto estremo è rivolto a dimostrare a tutto lo stadio che
Irriducibili è amicizia prima di ogni altra cosa, è un qualcosa che
va oltre la Lazio, che tifare non è obbligatorio e non è un lavoro, ci
sono altri valori che devono sovrastare qualsiasi interesse
calcistico, decidiamo comunque di limitare il nostro dissenso ai
soli primi 45' per tutto il campionato: nessun'altra tifoseria ha mai
fatto altrettanto.
Al ritorno la nostra coreografia è piuttosto significativa: copriamo
la Curva con dei cartoncini per formare una grande bandiera
"popular", sopra 11 bandiere con undici numeri stampati sopra ed
uno striscione che diceva "NON 11 NUMERI MA 11
BANDIERE".
A Lecce ancora diverbi con gli Eagles, Lazio - Verona della
domenica successiva sarà la resa dei conti con sei diffidati tra
Irriducibili ed Eagles e qualche contuso.
L'anno dopo finisce l'esilio del Flaminio e si torna in un'Olimpico
orrendo ed irriconoscibile, tutti si accorgeranno che la Nord è
muta, un solo striscione sulla balaustra "12° in campo? Solo
quando lo vogliamo noi! " firmato Eagles ed Irriducibili, sarà la
nostra risposta alle diffide che hanno colpito i due gruppi e ci
seguirà in tutta Italia. Il campionato prosegue senza il nostro
incitamento, ci saranno molte polemiche tra i due gruppi ed il
resto della Curva che vuole incitare la squadra.
E' l'anno che ci consacra (se mai se ne fosse stato bisogno) come
la Curva più fantasiosa d'Italia capace di coreografie mai viste
prima in nessuno stadio. Dalle migliaia di guanti Biancoblu'
distribuiti prima di Lazio Juve, all'Ave Lazio di Lazio Milan,
all'immenso gagliardetto di Roma Lazio fino alla spettacolare
coreografia del derby di ritorno, rappresentante l'unica dimensione
forse in grado di contenerci..quella spaziale!
Il campionato ci regala un posto Uefa conquistato grazie ad un
gran finale. Zeman viene confermato.La stagione successiva
1996/97 vede la partenza di Boksic, Winter e Di Matteo e arrivano
Nedved, Protti ed Okon.
Signori diventa Capitano e, dopo una contestazione a Reggio
Emilia ed una serie di risultati negativi, Zeman viene esonerato. Al
suo posto torna Zoff che traghetta la Lazio in zona Uefa.
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Rinunciamo anche alla coreografia del derby esponendo uno
striscione che racchiude il nostro pensiero: "LO SPETTACOLO
COLORA LA CURVA, LA SOLIDARIETA' LA RENDE
GRANDE" indimenticabile.
Stagione 95/96
Dopo la vittoriosa contestazione per impedire la partenza di Beppe
Signori il campionato riparte all'insegna del bomber!
IRRIDUCIBILI LAZIO
Il Gruppo ovviamente non dorme sugli allori della stagione
precedente, festeggiamo il 100° gol di Signori esponendo in Curva
Nord 100 foto del Capitano.
Nel derby d'andata i giocatori vengono accolti da un ruggente Mr
Enrich che copre la Curva ed una gigantesca scritta SS LAZIO
composta da grossi palloncini celesti.
Il derby di ritorno non vede coreografie per protesta contro le
continue misure coercitive che colpiscono l'ambiente Ultras…ma
solo una scritta "Noi Oltre"!
Il 14 novembre '96 a Napoli in Coppa Italia l'ennesima
dimostrazione di prepotenza da parte della P.S. che attua un
controllo capillare dei ragazzi del pullman quasi fossero dei feroci
criminali. Qualcuno viene definito dalla Polizia come "diffidato" e
viene accompagnato in questura per tutta la durata dell'incontro.
L'estate vede il lungo tormentone Ronaldo ed un ottimo momento
nei rapporti Irriducibili -Presidente.
La stagione 97/98 vede il ritorna di Boksic e l'arrivo di Pancaro,
Jugovic e Mancini.
Cragnotti ed un gruppo d'Irriducibili s'incontrano casualmente al
mare ed il Presidente l'invita sulla sua barca
E' il decimo anno di vita del gruppo e verrà festeggiato nel
migliore dei modi.
La squadra si comporta bene su tutti e tre i fronti: strapazza il
Vitoria Guimaraes a casa sua (4 a 0), ma cosa più importante è
l'anno dell'umiliazione per i dirimpettai della Curva sud.
Nell'arco di un anno giochiamo 4 derby e battiamo la Roma 4
volte su 4, mai successo, è record per la stracittadina.
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IRRIDUCIBILI LAZIO
La Nord non è da meno e si presenta con 4 coreografie
inegualiabili: si comincia con una gigantesca l'Aquila imperiale
con uno striscione che recita "Osare Credere Spavaldi di
essere…",il simbolo della SS Lazio e lo striscione NOBILTA'
ULTRAS DA SEMPRE, il pallone a tutta Curva con l'invito a
"rifasse l'occhi"…e per finire lo striscione "NOI PIU' FORTI
DELL'INDIFFERENZA" per protestare contro le oramai costanti
diffide. A Napoli il solito agguato dei tifosi in uniforme. Dopo una
serie di cariche ingiustificate dentro lo stadio ed un notevole
corredo di feriti la polizia napoletana fa fermare il treno speciale
che stava tornando a Roma e, da mezzanotte alle due, colpisce
sistematicamente e violentemente tutti i componenti del convoglio
(compresi i ragazzini). Si apre un inchiesta che ovviamente cadrà
nel dimenticatoio…Non si può chiedere giustizia a chi viene
difeso da chi dovrebbe condannare!
Prima di Lazio Juve una grande corona accoglie "Sua Maestà La
Lazio", la Juve è battuta e ci accingiamo a disputare la finale di
Coppa Italia contro il Milan.
All'andata a San Siro perdiamo per 1-0 con gol allo siglato a fine
gara, sugli spalti alla fine del primo tempo si scatena una furiosa
carica da parte dei tifosi laziali nei confronti della Polizia.
Due settimane dopo si gioca all'Olimpico LA Nord accoglie i suoi
gladiatori con uno stendardo " Lazio Patria Nostra" contornato da
cartoncini tricolore, dopo una furiosa rimonta e gol allo scadere di
Nesta la Lazio vince la sua seconda Coppa Italia.
In finale di Coppa Uefa a Parigi grandissima prova di civiltà dei
tifosi laziali che ci vale il riconoscimento Fair Play visto anche il
gemellaggio che ci lega ai tifosi interisti.
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IRRIDUCIBILI LAZIO
E' l'anno dell'addio dell'indimenticato Capitano. Il suo esordio con
la maglia Doriana viene accompagnato da una delegazione
Irriducibili a Marassi che espongono lo stendardo con Signori
incoronato.
Nell'estate del 1998 arrivano Salas Vieri Conceicao e Mihajlovic.
Ad agosto a Torino vinciamo la Supercoppa in un tripudio di
bandiere biancocelesti.
La Lazio è falcidiata dagli infortuni (su tutti Nesta e Vieri) ma
nonostante tutto tiene il campo e non cede! Usciamo dalla Coppa
Italia grazie ad un Gol dell'arbitro ma vinciamo la Coppa delle
Coppe e veniamo letteralmente scippati dello scudetto!
Il gruppo sembra trarre sempre nuove ed intatte energie dai suoi
successi….Apriamo con un Poker Servito al primo derby,
proseguiamo con un commovente ricordo delle vittime del
Portuense, arriviamo al secondo derby con un immenso castello
(UN REGNO DA DIFENDERE UN IMPERO DA
CONQUISTARE!), passiamo per lazio Juve con un gigantesca
scritta Lazio immersa in un mare bianco, fatta con i fratini
indossati dai tifosi e per finire la bandiera umana creata al Villa
Park!
Il campionato 1999/200 comincia con l'addio del mercenario Vieri
una delle tante squallide figure del mondo del calcio.
Anno intenso questo….A Montecarlo (in Supercoppa europea)
uno striscione indica al presidente chi sia la Lazio…..NOI!
Gli Irriducibili iniziano una battaglia conto l'agenzia Francorosso
che detiene il monopolio dei biglietti per le trasferte europee che
ha il suo apoce durante la presentazione della squadra conto il
River Plate ("Noi non siamo pomodori!").
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IRRIDUCIBILI LAZIO
Irriducibili e Lazio Club uniti nel diritto di gridare Forza
lazio!…Una riunione al "Summit" sancisce questo accordo…Gigi
Martini viene nominato dalla società come tramite con noi…A
Lazio Torino non si tifa per 15 minuti.
Prima di Udinese Lazio la questione si risolve aprendo finalmente
ai tifosi la possibilità di scegliere il modo in cui seguire la Lazio in
Europa.
Lazio Lecce: gli striscioni "UN PRESIDENTE INIMITABILE,
UNA TIFOSERIA INEGUAGLIABILE, UNA SQUADRA
IMBATTIBILE..S.S. LAZIO, IL FUTURO CI APPARTIENE!"
sanciscono la definitiva soluzione dei dissidi estivi con la
dirigenza (e mai col Presidente). Nel derby d'andata fa la sua
apparizione il logo del Centenario….mentre nel secondo una
Curva tricolore ribadisce chi sia l'unica depositaria dell'orgoglio
italiano!
Arriva finalmente quel 9 Gennaio 2000, un'attesa fatta di
preparativi, notti di lavoro e vacanze natalizie passate a dipingere
immensi teloni per la grande festa dei 100 anni della Lazio
creando un vero è proprio museo allo Stadio Olimpico, con le
effigi di Bigiarelli, Piola, Maestrelli, Chinaglia, Fascetti e Signori
e tutti gli altri personaggi che hanno fatto la storia della nostra
grande Lazio. Il campionato prosegue, uno striscione per Arkan,
amico del nostro Mihajlovic morto assassinato in Jugoslavia,
scatena polemiche come sempre orchestrate ad arte dai media e
dai politici. Vogliono interpretarlo come un tributo al comandante
serbo che ha partecipato attivamente agli interminabili conflitti in
quelle terre…ma non è così! Risultato: interpellanze parlamentari,
ministri scesi in campo per criminalizzare il mondo ultras, stadio
blindato con carabinieri e polizia che occupano anche i posti degli
abbonati…
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IRRIDUCIBILI LAZIO
IRRIDUCIBILI LAZIO
La situazione è insostenibile e dopo un Lazio Udinese esplode. In
seguito a qualche lancio di bottiglie di plastica vuote i carabinieri
caricano i tifosi in uscita dallo stadio, coinvolgendo anziani e
bambini, diversi dei quali lasceranno l'Olimpico in ambulanza. Il
gruppo vigila per ore sulle macchie di sangue sull'asfalto di fronte
alla Nord aspettando l'arrivo dei giornalisti, nonostante le ripetute
minacce di schedatura fatte dalla polizia. I giornalisti arriveranno,
raccoglieranno testimonianze, ma poi riporteranno il solito
comunicato guardie=buoni tifosi= cattivi! Da quel momento la
polizia abbandona gli spalti….segno di coscienza sporca.
Andiamo a Firenze per una partita per noi importantissima per le
sorti del campionato.
Un treno speciale parte da Roma, la polizia fa di tutto per cercare
di far partire meno gente possibile, tentativo fallito, partiamo in
molti.
Si arriva a Campo di Marte dove ci accoglie uno schieramento di
celerini mai visto che durante il percorso fino allo stadio ci
insultano e ci minacciano, davanti al Franchi scoppiano gravi
incidenti tra Laziali e polizia che provocano diversi feriti.
Nel frattempo un gruppo di 15 giovanotti della vecchia guardia
cercano di incontrarsi con i tifosi viola ma i circa 150 ragazzotti
del C.A.V. dopo un breve corpo a corpo preferiscono la fuga, che
delusione!!
La partita si conclude sul 3 a 3 si rientra a Roma e proprio alla
stazione la polizia si vendica non si sa di cosa e ci carica
violentemente provocando gravi feriti.
I soliti pennivendoli della carta stampata copiando una velina della
questura danno la colpa ai tifosi, ma lo sappiamo benissimo che lo
schiavo deve sempre dire si al suo padrone e per questo motivo li
perdoniamo!
Le battute conclusive del campionato stanno per riproporci la
vergogna dell'anno precedente…Un gol validissimo viene
annullato al Parma e la Juve può continuare ad avere i due punti di
distacco da noi…con una giornata alla fine.
La gente non ci sta, e non gliene frega niente delle chiacchiere. Il
giovedi successivo centinaia di Laziali gridano la loro rabbia di
fronte alla sede della F.I.G.C. con uno striscione "SPAREGGIO O
GUERRA!" Un lancio di uova è il pretesto per la carica da parte
della polizia che coinvolge come al solito degli innocenti (tra i
quali un giornalista), Scatta la rivolta: Traffico bloccato, cassonetti
bruciati in mezzo alla strada, lacrimogeni sparati ad altezza
d'uomo che colpiscono alla gamba un rappresentante della
Vecchia Guardia…Dopo circa tre ore torna la calma ma il nostro
segnale è chiaro: "Non provateci!"
Cragnotti si schiera apertamente con i tifosi e condanna la Polizia.
Il Tg5 apre per due volte il telegiornale della sera con gli
Irriducibili in primo piano. La scelta immediata e rabbiosa di
bloccare il Giro d'Italia cede il posto al buon senso e si deciderà
per uno striscione di protesta ben visibile a tutti.
La mattina prima di Lazio Reggina un corteo funebre, organizzato
dal Gruppo, decreta la morte del calcio. Un alluvione a Perugia
fornisce in extremis una sorta di riscatto divino ai nostri colori che
vedono arrivare la vittoria del campionato ben 45 minuti dopo la
fine della nostra partita!
Il calcio resta defunto…ma siamo stati più forti di qualunque cosa
si sia frapposta tra noi e la vittoria!
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Dal sito www.irriducibili.com
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TUTTE LE TRAGEDIE DEL NOSTRO CALCIO
Ecco un elenco temporale di avvenimenti violenti avvenuti negli
stadi italiani dagli Anni 60 a oggi:
- 1963 - 28 aprile. Giuseppe Plaitano, 48enne tifoso della
Salernitana, è il primo morto da stadio in seguito a scontri tra
polizia e tifosi. Allo stadio Vestuti si disputa un incontro decisivo
ai fini della promozione in serie B tra la Salernitana e il Potenza.
Per un rigore non dato ai granata, i tifosi invadono il campo. La
guerriglia coinvolge le due tifoserie e la polizia. Un poliziotto
spara in aria: per una tragica fatalità il colpo raggiunge la tribuna,
dove è seduto Plaitano.
Il caso verrà archiviato.
- 1973 - 2 dicembre. In occasione di Roma-Napoli, un giovane
tifoso azzurro, Alfredo Della
Corte, viene ferito da un colpo
di pistola alla faccia.
- 1979 - 28 ottobre. Vincenzo
Paparelli, tifoso laziale, quando
manca un'ora all'inizio del derby
Roma-Lazio, viene colpito a un
occhio da un razzo sparato dalla
Curva Sud, tradizionale sede dei
sostenitori romanisti. Il razzo,
sparato da un ragazzo di appena
18 anni, attraversa tutto lo stadio
e finisce la sua tragica corsa sul
volto del povero Paparelli,
causandogli lesioni gravissime.
Per l'uomo, trasportato
immediatamente in ospedale,
non c'è nulla da fare.
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Il suo assassino era G. F., anni diciotto. Pittore edile
disoccupato con una grande passione per la Roma. Dopo aver
appreso dell’omicidio si dà alla latitanza. Fugge su e giù per
l’Italia, varca il confine con la Svizzera. Dopo quattordici mesi
si costituisce. Verrà condannato dalla Cassazione a sei anni e
dieci mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale.
E’ il 1987. Qualche anno più tardi morirà anch’egli,
consumato per un brutto male. Durante il periodo di latitanza
aveva chiamato quasi ogni giorno Angelo Paparelli, fratello
dello sfortunato Vincenzo, per scusarsi e giurare che il 28
ottobre non voleva uccidere nessuno.
1984 - 8 febbraio. Triestina-Udinese, partita di Coppa Italia. Alla
fine del match scoppiano gravi incidenti che obbligano le forze
dell'ordine ad intervenire. Nel corso degli scontri il tifoso triestino
Stefano Furlan muore in seguito a delle gravi lesioni cerebrali,
causate molto probabilmente dalle percosse infertegli dalla polizia.
Da allora la curva dei tifosi triestini è intitolata proprio a Stefano
Furlan.
Nel novembre 1985, la Corte di Assise di Trieste condannò un
agente, ritenuto responsabile delle manganellate, a un anno di
reclusione (con i benefici).
1984 - 30 settembre. Al termine della partita Milan-Cremonese,
Marco Fonghessi, un giovane tifoso rossonero, viene accoltellato
a morte da un altro tifoso milanista. Assurda la dinamica
dell'episodio: la targa della sua auto attira l'attenzione di un gruppo
di tifosi meneghini, che circondano la vettura e con un coltello
tagliano le gomme. Fonghessi reagisce e viene raggiunto da una
coltellata, sferrata da un giovane di appena 18 anni. Trasportato in
ospedale muore dopo poche ore.
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1988 - 9 ottobre. Allo stadio Del Duca di Ascoli, al termine della
partita con l'Inter, Nazzareno Filippini, tifoso bianconero di 32
anni, resta gravemente ferito nel corso di una violenta rissa
scoppiata tra le opposte tifoserie. Vengono arrestati quattro
esponenti della curva nerazzurra.
1989 - 4 giugno. Prima di Milan-Roma muore Antonio De
Falchi, tifoso giallorosso di 18 anni. De Falchi raggiunge lo stadio
con tre amici; una ventina di ultras milanesi tentano di aggredirli e
durante la fuga De Falchi viene stroncato da un arresto cardiaco.
Dei tre tifosi milanisti processati, solo uno venne arrestato e
poi condannato a 7 anni di reclusione.
1989 - 18 giugno. Penultima giornata di campionato tra Fiorentina
e Bologna, altra tragedia. Il treno coi tifosi emiliani diretti in
Toscana subisce un agguato da parte degli ultras fiorentini. Alla
fitta sassaiola segue il lancio di una bottiglia molotov che esplode
all'interno di un vagone e provoca il ferimento di due tifosi
toscani, uno dei quali è Ivan Dall'Oglio, appena quattordicenne.
Non ci scappa il morto, ma Dall'Oglio rimane irrimediabilmente
sfigurato al volto.
1993 - 10 gennaio. A Bergamo, al termine di Atalanta-Roma,
muore, colto da infarto, il 42enne Celestino Colombi, coinvolto
nelle cariche della polizia mentre si trovava casualmente nei pressi
dello stadio.
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1994 - 30 gennaio. Salvatore Moschella, 22 anni, muore
gettandosi dal treno su cui viaggia dopo essere stato aggredito con
alcuni tifosi del Messina di ritorno dalla trasferta di Ragusa. I
siciliani prima lo picchiano e poi continuano a infastidirlo.
Moschella, nel cercare una via di fuga, si getta dal finestrino,
mentre il treno rallenta in prossimità della stazione di Acireale.
Cinque le persone arrestate, delle quali due minorenni.
1995 - 29 gennaio. Prima della partita Genoa-Milan viene
accoltellato a morte un giovane tifoso rossoblù, Vincenzo
Spagnolo. L'omicida è un ragazzo di appena 18 anni, S.B. che
all'epoca frequentava solo da qualche mese la curva del Milan.
Sarà condannato a 15 anni di carcere.
S.B. condannato a 15 anni. S.B. sarebbe dovuto uscire nel
2010, ma grazie all'indulto è già fuori
1998 - 1 febbraio. Nel dopopartita di Treviso-Cagliari muore il
tifoso veneto Fabio Di Maio, 32 anni, per un arresto cardiaco in
seguito all'intervento della polizia per sedare un accenno di rissa
tra le opposte tifoserie. Allo stesso Di Maio è stata poi intitolata la
curva degli ultras trevigiani.
1999 - 24 maggio. La mattina seguente la partita tra il Piacenza e
la Salernitana, sfida decisiva per la permanenza in serie A, il treno
speciale che riporta a casa gli oltre 3 mila tifosi campani, proprio
in prossimità della stazione di Salerno, prende fuoco in una
galleria. Nel rogo, appiccato dagli stessi tifosi, perdono la vita
quattro giovani supporter granata.
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2001 - 17 giugno. A Messina si disputa l'acceso derby con il
Catania, decisivo per la promozione in serie B. Tra le due tifoserie
prima della partita si verifica un reciproco lancio di oggetti. Dal
settore degli ospiti viene lanciata una bomba-carta che esplode in
mezzo ai tifosi della Curva Nord e ferisce Antonino Currò, 24
anni, il quale finisce in coma e dopo pochi giorni muore. A seguito
delle indagini viene arrestato un tifoso minorenne di Catania.
Antonio Currò era deceduto dopo 15 giorni di coma a seguito
delle ferite riportate alla testa per l'esplosione di una bomba
carta durante il derby Catania-Messina del 17 giugno del
2001. La polizia ritenne di individuare in un diciassettenne
tifoso etneo l'autore del lancio dell'ordigno mortale. A
smontare la tesi dell'accusa furono i filmati in possesso della
magistratura dai quali emerse che il lancio compiuto dall'ultrà
etneo sugli spalti dello stadio erano avvenuti in tempi non
compatibili. Inoltre l'indagato non aveva alcun oggetto
esplodente.
2007 - 11 novembre. Gabriele Sandri, il tifoso laziale rimasto
ucciso, in un'area di servizio sull'A1 ad Arezzo, da un colpo di
pistola esploso da un agente di polizia dall'altra parte della
carreggiata.
2008 - 30 marzo. Matteo Bagnaresi, 28 anni, Muore un tifoso
del Parma investito da un pullman di juventini nell'area di servizio
Crocetta vicino ad Asti, sulla Torino-Piacenza. Le due tifoserie
erano dirette all'Olimpico per assistere a Juve-Parma. L'autista, per
evitare lo scontro tra le due tifoserie, sarebbe ripartito rapidamente
non accorgendosi del ragazzo.
2003 - 20 settembre. Finisce in tragedia il derby Avellino-Napoli.
Muore Sergio Ercolano, ventenne tifoso partenopeo, precipitato
nel vuoto durante gli scontri tra tifosi e polizia.
2004 - 21 marzo. Scontri tra tifosi e polizia fuori dall'Olimpico
dopo Roma-Lazio. La partita viene interrotta per una voce, poi
smentita, della morte di un bambino investito da una macchina
delle forze dell'ordine.
2007 - 27 gennaio. Ermanno Licursi, un dirigente della
Sammartinese (terza categoria), muore a Luzzi, nel cosentino, a
seguito dei colpi ricevuti mentre cerca di sedare una rissa in
campo nella partita con la Cancellese. Il dirigente si accascia
rientrando negli spogliatoi.
2007 - 2 febbraio. Muore l'ispettore capo della polizia Filippo
Raciti, colpito durante gli scontri con i tifosi del Catania durante e
dopo il derby siciliano con il Palermo.
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