la marcia dei pinguini

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la marcia dei pinguini
LA MARCIA DEI PINGUINI
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volevo raccontare una storia infinita,
che è così semplice come la vita.
Volevo trasportare gli spettatori in un altro mondo,
come un padre o una madre che,
raccontando una storia,
cominciano a fare sognare il proprio figlio
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(Luc Jacquet)
scheda tecnica
titolo originale: LA MARCHE DE L'EMPEREUR
durata: 80 minuti
nazionalità: Francia
anno: 2005
regia: LUC JACQUET
soggetto e sceneggiatura: LUC JACQUET, MICHEL FESSLER
produzione: BONNE PIOCHE, BUENA VISTA INTERNATIONAL FILM PRODUCTION
(FRANCE), CANAL+, ALLIANCE DE PRODUCTION CINEMATOGRAPHIQUE, INSTITUT
POLAIRE FRANCAIS PAUL-EMILE VICTOR
fotografia: LAURENT CHALET, JEROME MAISON
montaggio: SABINE EMILIANI
effetti: BENJAMIN MASSOUBRE, GEORGES TORNERO
musiche: EMILIE SIMON
voce narrante: FIORELLO
la parola ai protagonisti
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«cercasi biologo che non abbia paura di niente, pronto a partire per quattordici mesi ai
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No, perché essendo nato a Jura, ho iniziato a sciare a tre anni. Questo ha fatto sì che
sperimentassi un poco il freddo. Poco attratto dalla ricerca che privilegiava la lettura del
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Antartico si sono susseguiti. Dodici anni dopo continuo ancora e a vagabondare per il 66°
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televisione, il progetto si è trasformato in lungometraggio. Tutto ad un tratto diventava
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storia, pura, semplice, senza inganni (visto che si tratta di sopravvivenza) di un popolo
maledetto. Sapevo precisamente dove e quando girare. La scaletta era pronta, la
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Perché il Pinguino Imperatore è un animale favoloso, oceanico, capace di immergersi a 400
metri di profondità e restare in apnea per 20 minuti e, per potersi riprodurre, non si sa per
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neppure più sulla terra! Ci troviamo tra realtà e fantasia.Pinguini Imperatore, nomadi,
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stagioni stesse sono invertite. A meno di non averlo vissuto, nessuno può immaginare cosa
sia un vento glaciale di 150km/h.
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desiderando coinvolgere lo spettatore come un padre o una madre può far sognare suo
figlio prima che si addormenti. Inoltre il pinguino è molto simpatico. Per quanto sia animale,
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aggressione, non ne ho mai costatati. Sicuramente perché è un comportamento che il
pinguino non può permettersi. Richiederebbe troppe energie ed i suoi problemi gli danno
già abbastanza da fare. Il Pinguino Imperatore è un animale che ha un rapporto particolare
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ubbidiscile», questo ti obbliga ad essere scaltro.
Quanto tempo sono durate le riprese?
Un anno e 120 ore di immagini. Il tempo dello svernamento, del ciclo di un pinguino. Senza
vedere mai il girato, la pellicola e gli uomini non hanno mai lasciato il luogo delle riprese
prima della fine della storia. Ho poi impiegato un anno per rimetterci le mani. Il
riadattamento è lungo.
Il surriscaldamento del pianeta (dai 2 ai 5 gradisecondo i luoghi), rappresenta un rischio per i
pinguini?
Se è innegabile il fatto che riducendo la banchina il surriscaldamento semplificherà il
compito dei pinguini permettendo loro di camminare meno, in cambio avranno meno da
mangiare. Molte specie si nutrono di krill –le foche, le balene, i pinguini, per citare solo le
più note - e lo scioglimento della massa di ghiaccio invernale, ha comportato una
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conseguenze.
il pinguino imperatore: un animale da scoprire
In acqua, il Pinguino Imperatore assomiglia molto più ad un delfino che ad un uccello. Emerge
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breve movimento circolare ed affusolato del suo corpo, scivola agilmente sul ghiaccio, si alza e si
posa infine sulle proprie zampe. Da questo momento in poi questo uccello maldestro e goffo è
esposto a qualsiasi ostacolo Per quale ragione questo particolare uccello acquatico decide di
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intorno alla terraferma si congela fino ad una distanza di 100-200 Km dalla costa. A Nord: ghiaccio
marino instabile, oceano e cibo; a Sud: enormi blocchi di ghiaccio mezzo il Pinguino Imperatore.
Affrontando innumerevoli pericoli, percorre centinaia di chilometri attraverso il gelo invernale,
facendo avanti e indietro, senza sosta, tra la fonte di cibo ed i suoi piccoli affamati. LA MARCIA
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Attualmente disseminati nella circonferenza del continente antartico, ed in particolare nella Terra
Adélie, i pinguini abitavano i mari del sud molto prima della formazione della calotta glaciale, più di
50 milioni di anni fa.
Sottotipo: Vertebrati
Famiglia: Sfeniscidi
Classe: Uccelli
Genere: Aptenoditi
Ordine: Sfenisciformi
Specie: Forsteri
Popolazione: circa 400.000 esemplari suddivisi in 44 colonie conosciute, la più grande delle quali è
costituita da 80.000 esemplari e si trova a Cap Washington.
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pesci e calamari.
Pessimo camminatore (0,5 km/h di media), ma molto resistente, il Pinguino Imperatore è invece un
eccellente nuotatore. Dotato di ali rigide, vere palette natatorie appiattite che gli servono da remi, e
di un corpo affusolato particolarmente idrodinamico, è un emerito tuffatore. Record misurato: 565
metri! Oltre a queste due possibilità di spostarsi, grazie ai suoi piedi palmati il Pinguino Imperatore
è anche in grado, sul ghiaccio, di scivolare sul ventre (da 6 a 8 km/h). Avete mai notato
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resto, se si pensa agli ambienti in cui vivono, appare chiaro come una simile soluzione risulti
quanto mai vantaggiosa.
Predatori nemici: Orche, leoni marini e, sulla terraferma, grandi procelarie, e skua antartici che
attaccano i pulcini.
Il pinguino è un animale omeotermo, ossia a temperatura costante, e a sangue caldo, in grado di
conservare la sua temperatura interna in condizioni climatiche estreme. Questo grazie in modo
particolare a un piumaggio impermeabilizzato da un olio che produce esso stesso (che si spalma
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il centro del corpo è caldo, mentre le estremità sono fredde come quelle di un animale a sangue
freddo.
Una delle caratteristiche più sorprendenti del Pinguino Imperatore, e che non trova equivalenti
presso gli altri animali, è la sua attitudine a vivere con le sue riserve quando si trova costretto al
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uccello fino ad un terzo del suo perso. Va da 115 a 125 giorni per il maschio e 64 per la femmina.
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(inverno australe), imponendo ai progenitori settimane di digiuno e di sforzi, un uovo fragile al
quale bisogna evitare il contatto con il ghiaccio. Un uovo che bisogna tenere al caldo se non lo si
vuole vedere spaccato o esposto al becco dei predatori che spiano - è il caso di dirlo –ogni passo
falso. Le coppie formatesi restano fedeli per tutto il periodo della riproduzione.
La nozione di territorialità non esiste presso i pinguini imperatori, (come diversamente accade per il
Pinguino Reale e il Pinguino Adélie).
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continente australe che si situa al Polo Sud.
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Con i suoi 14.000.000 km2, ghiacci compresi, il continente australe si trova al quinto posto tra i
continenti.
La sua copertura di ghiaccio e neve varia dai 2100 a oltre i 4700 m.
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Una piccola variazione di temperatura dovuta a cambiamenti climatici ha delle conseguenze gravi
per lo scioglimento dei ghiacci, il quale, a sua volta, incide sul livello dei mari su scala mondiale,
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Madrid (1991) ratificato da 44 paesi, entrato in vigore nel 1998, in virtù del quale, oltre alla
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recensioni
Maurizio Porro –Il Corriere della Sera, 18 novembre 2005
Preceduto dal tam tam del trionfo mondiale, ecco l' algido, affascinante documentario on the rocks
girato dal regista biologo francese Luc Jacquet in Antartide, dove quando fa caldo è 40 sotto zero.
Tema? La riproduzione quasi in tempo reale dei pinguini imperatori. Intanto sono buffi, cascano,
sciano. Ha ragione Fiorello, che li doppia con ironia, a parlare di crisi di identità. Ribaltano le
convenzioni, giacché mentre le mamme vanno a far provvista di pesci, i papà covano l' uovo in
equilibrio di falangi, penne e piedi. Spira il vento e soffia la bufera, qualche cucciolo non ce la fa,
ma la morale del film per famiglie è che la Natura è saggia e c' è un suo perché nel mistero della
vita che, per dirla col Re Leone, si ripete ciclicamente. La natura e le sue mille meraviglie, Disney
insegna che gli animali sono simili a noi, ma il documento diventa un racconto molto divertente,
istruttivo, appassionante. VOTO: 7,5
Roberto Nepoti - La Repubblica, 18 novembre 2005
Non ce li potremo più immaginare come i camerieri agitati di Mary Poppino o la banda di
Madagascar: saranno anche buffi come dicono, i pinguini imperatore, però fanno una vita da
bestia. Si accoppiano nel posto più freddo del mondo, covano a turno i pulcini (mentre l'uno cova,
[email protected]
5
l'altro cammina all'infinito sulla banchisa per trovare il cibo), poi ricominciano a marciare; e l'anno
dopo, tutto d'accapo. Mentre soffia il blizzard, che gela le uova, e i predatori di terra e di mare
cercano di mangiarseli, in ossequio alla prima legge della sopravvivenza.
Del "fenomeno" Marcia dei pinguini si è letto di tutto, di più: che è il più grande successo di
pubblico mai realizzato da un documentario, che è costato poco e ha incassato tanto, che ha
mandato in visibilio gli americani come i cinesi. Il film è un oggetto strano, in un certo senso
indecifrabile; l'opposto, insomma, di quel che comunemente ci si aspetta da un "documentario".
Non perché Jacquet antropomorfizzi gli animali (a questo provvede purtroppo, a tratti, la voce
narrante di Fiorello): a quanto ne sappiamo il suo approccio è etologicamente corretto, un
contributo alla conoscenza senza annoiare. Ma non sarà per questo che ha fatto tanto parlare di
sé. Ed ecco il punto. Nelle immagini autentiche di quel deserto antartico in mezzo al nulla,
percorso da un simpatico popolo alieno, circola una misteriosa, magica atmosfera di "altrove" che
ti s'incolla alla memoria. Riaffiorando nei pensieri quando meno te l'aspetti.
Lorenzo Soria - La Stampa , 9 agosto 2005
Basta vederli così, che si incamminano in fila indiana per marcie di settimane, che si avvinghiano
l'uno all'altro per proteggersi dal freddo della lunga notte antartica e che poi proteggono con grazia
e con amore i loro piccoli ed è difficile non provare un grande senso di solidarietà con i pinguini,
una connessione quasi antropomorfica con la loro esistenza. Ma «La marcia dei pinguini», il
documentario del francese Lucques Jacquet, è adesso nel mezzo di un'altra inattesa marcia: in un
anno in cui il pubblico sembra avere disertato il cinema e settimana dopo settimana vede il
fallimento di quelli che avrebbero dovuto essere nuovi «blockbusters» i pinguini di Jacquet
continuano a raccogliere soldi ed entusiasmo: ventisei milioni di dollari sinora, più di «Stealth», più
di quel «The Island» che avrebbe dvuto essere uno dei grandi trionfi dell'estate e che potrebbe
venire ricordato invece come il fallimento che costringerà la Dreamworks a dissolversi e a vendersi
al migliore offerente. E la marcia è ancora l
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Dick Van Dyke, che in «Mary Poppins» diede ai pinguini la loro prima grande occasione sullo
schermo. «Si comportano esattamente come gli umani». I pinguini attraggono, commuovono,
fanno discutere. E che cosa fa Hollywood in risposta? Ma è ovvio, mentre si dibatte se è davvero
arrivata la fine del tradizionale eroe del film di azione il nuovo eroe dello schermo è questo uccello
che non vola e che vive in uno dei pochi habitat rimasti dove il cinema e gli studios non hanno
ancora potuto estendere i loro tantacoli. La prima a sfruttare la nuova ondata sarà la Dreamworks.
In «Madagascar», alcuni degli animali che scappano dallo zoo di New York sono appunto dei
pinguini, raccontati mentre tornano alle loro radici in Antartide. Una scena di pochi secondi, ma
così popolare che adesso che si appresta al lancio del DVD lo studio ha pensato di allungarla e di
aggiungere, già che c'era, uno short di dieci minuti. La Warner Brothers, che ha acquisito assieme
con il National Geographic i diritti per «La Marcia» ha in fase di pre-produzione un altro film
dedicato ai pinguini, «Happy Feet». Il protagonista, qui, sarà un pinguino che non può cantare e
che per riconoscere il suo compagno deve fare ricorso al tap-dancing. Ci saranno altri personaggipinguini, che avranno la voce di alcuni grossi divi: Nicole Kidman, Robin Williams, Brittany Murphy,
Hugh Jackman. Sarò un pinguino», conferma entusiasta la Kidman. «Un grande pinguino in una
piccola parte». Si è buttata sui pinguini anche la Sony, con «Surf's Up»: pinguini-surfisti in questo
caso, con le voci di Jeff Bridges e James Woods. In tutto questo, poi, non poteva mancare la
Disney, che per poter dire la sua sua nel nuovo mondo dei pinguini ha deciso di fare ricorso a un
libro pubblicato 60 anni fa': «Mr. Popper's Penguins», la storia di un imbianchino che decide di
mettere in piedi una troupe di uccelli che cantano e ballano. Non è la prima volta in cui gli studios
si trovano a competere tra di loro puntando sugli stessi protagonisti del regno animale. «Antz» e
«A Bug's Life» nel 1998, entrambi dedicati agli insetti.« A Shark's Tale» aveva molto di «In cerca di
Nemo». Adesso la battaglia è sui pinguini, colpa di un documentarista francese il cui film è stato
scoperto all'inzio dell'anno al festival di Sundance ed è stato riproposto con una colonna musicale
techno-pop e narrato dalla voce soave e poetica di Morgan Freeman. Successo negli Stati Uniti del
documentario di Lucques Jacquet, che straccia i blockbuster e ha già incassato 26 milioni di
dollari.
[email protected]
6
Mattia Feltri - La Stampa, 12 novembre 2005
Il passaggio dal Cristo in croce di Mel Gibson al calvario dei pinguini in Antartide segna, secondo
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Jacquet. Perché la storia di Jacquet è la storia del lungo e doloroso viaggio di vita e di morte, degli
uccelli sulla banchisa. Soffrono la fame e il freddo, sono assediati dai predatori, alcuni non
sopravvivono, ma infine trovano il luogo adatto per deporre le uova e dare salvezza alla specie.
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sostenuto gruppi cristiani rilanciando la disputa fra creazionisti ed evoluzionisti. Rich Lowry,
direttore di National Review, lo ha definito «un film affascinante. I pinguini sono un esempio
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restano indietro, come i credenti smarrita la retta via. Intervistato sul Venerdì di Repubblica,
Jacquet ha parlato di «operazione intellettualmente disonest
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solo una storia di pinguini. Vederla in termini re1igiosi è come voler analizzare Superman in chiave
di difesa e strategie». Sebbene in chiave divina lo abbia già analizzato Umberto Eco.
Il film, poi, insegna che i pinguini si prendono e si mollano come adolescenti, abbandonano i
cuccioli ai razziatori, e le mamme rimaste senza prole cercano di rapire quella altrui. Ci si può
attaccare a tutto per dimostrare qualsiasi cosa. E dunque è probabilmente sbagliato individuare
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sequestrato più volte dai repubblicani. Lo fece Ronald Reagan, sentendo in Born in the Usa un
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camicie a scacchi aperte sul petto, i jeans e gli stivali che fanno di lui un immagine ambulante del
Vecchio Sud, tradizionalista e intransigente.
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moltiplicarsi. Se poi si pensa al nuovo stile di vita degli evangelici, che rifacendosi a un passaggio
della Genesi hanno abbracciato una profonda cultura ambientalista avvicinandosi a gruppi
straordinariamente ostili a Bush, si può intuire quanto sia eterogeneo e inafferrabile il mondo della
destra americana. I celebri neocon ispiratori della Casa Bianca nella dottrina dai esportazione della
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dei pinguini non sospettino nemmeno della loro esistenza. Chi vende parecchio è, per esempio,
Ansi Coulter, ma è così sfacciata, così politicamente scorretta, che i neocon la considerano una
specie di Borghezio sui tacchi.
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Radical Chic, il devastante reportage sui rivoluzionari da salotto di Manhattan. Il suo ultimo libro (il
mio nome è Charlotte Simmons, appena uscito in Italia con Mondadori) è una requisitoria contro lo
sfrenato libertinaggio dei college americani, ma non potrà mai essere il punto di riferimento per i
Mormorii dello Utah, impegnati a squalifìcare gli studi di Charles Darwin. A ben vedere è un
pinguino anche Charlotte Simmons. E sono pinguini le Casalinghe disperate ora in
programmazione sui Raidue. Sono donne infedeli, complessate, hanno figli pressoché delinquenti,
pero sono semplici peccatrici di periferia, sposate, con la famiglia al centro dei loro pensieri. Più
che sufficiente dopo la profusione di strepitosa mondanità offerta dalle signore di Sex and the City,
tutte single alla perenne ricerca (nell
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più congeniale, in assenza di un opera letteraria o cinematografica o di qualsiasi altro genere in
grado di contenere tensione e ideali tanto diversi. il nuovo film di Steven Spielberg probabilmente
sarà emblematico. Non è ancora concluso e già ci si litiga sopra. Racconterà della rappresaglia del
Mossad, il servizio segreto di Gerusalemme, dopo il massacro degli atleti israeliani compiuto dai
[email protected]
7
terroristi palestinesi di Settembre Nero alle Olimpiadi di Monaco nel 1972. Analizzando le fonti di
Spielberg, ovviamente si sono risentiti i palestinesi, e nella persona di Mohammad Daoud, il
mandante della strage. E hanno dichiarato perplessità anche i vertici del Mossad.
Negli Stati Uniti si discute sul messaggio del film (si chiama Munich) : tutto è lecito pur di eliminare
i signori del terrore? Non basta. Malgrado il credito di cui Spielherg gode nella comunità ebraica,
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ferocia rivolte agli israeliani, che negoziarono ma non mantennero la parola pur di abbattere gli
attentatori. E andrà a finire che in Munich si scoveranno pinguini sia a destra sia a sinistra.
Lietta Tornabuoni- La Stampa, 18 novembre 2005
Dalla comicità sentimentale della canzone «Guarda, guarda, guarda il bel pinguino innamorato» al
fine umnorismo della didascalia «Mondanità al Polo» apposta a una foto di pinguini sul settimanale
«Il Mondo», da noi il pinguino è sempre stato considerato un essere buffo o fatuo. «La Marcia dei
pinguini» di Luc Jacquet, documentario inizialmente destinato alla televisione dal regista
documentarista francese già autore di film su foche, balene, lucertole, tritoni e salamandre,
racconta invece quanto sia tragica l'esistenza dei pinguini, ed è molto interessante.
Uccelli che non volano né voleranno mai (le ali sono trasformate in palette natatorie), marciatori
che debbono compiere lunghi percorsi con arti inferiori inadatti e corti dalle dita palmate, gregari
sempre raccolti in gruppi numerosi, come i pesci i pinguini nuotano sottacqua a grandi profondità e
si nutrono di pesci e molluschi. Il pinguino imperatore protagonista del documentario, che vive tra i
ghiacci a una temperatura di oltre 40 sottozero, è alto un metro e dieci, grosso 35-40 chili,
anteriormente coperto di fine piumaggio bianco. All'epoca della riproduzione, si sposta con una
lunga marcia verso un luogo interno dove avvengono corteggiamento, fecondazione, nascita
dell'unico uovo che viene affidato al maschio per essere covato nell'immobilità, mentre le femmine
percorrono duecento chilometri per ritrovare il mare, mangiare, pescare cibo da conservare nel
gozzo per i maschi e i piccoli. Al loro ritorno sono i maschi a partire: lo spietato andirivieni provoca
molti morti.
Il documentario illustra questo atroce tipo di vita bene quanto i migliori documentari sul tema visti
alla televisione. La fotografia imperfetta è prevedibile: a temperature inumane occorre conservare
la cautela e il punto di vista necessari. Il commento, nella versione italiana detta in toni comicofiabeschi da Fiorello, è detestabile, paternalista e melenso; in certo modo corrisponde però alla
natura del film che non è scientifico né romanzesco, ma insegue un mix dei due generi difficile da
raggiungere. Il mistero è uno soltanto: come mai un film simile abbia avuto tanto successo nei
cinema degli Stati Uniti e della Francia. Perché è interessante, perché racconta vite peggiori delle
nostre, perché tiene fuori il mondo umano a volte deludente e insopportabile, perché elimina la
parola onnipresente sostituendola con stridule grida? Perché è stato accompagnato da una forte
campagna pubblicitaria? Per l'ambizione di istruirsi e il minimo sforzo richiesto dal film: niente da
capire, da leggere o scrivere, soltanto ascoltare e guardare? Perché sì?
Redazione - Il Giornale, 18 novembre 2005
Non è bello e sincero come Profondo blu di Andy Byatt La marcia dei pinguini di Luc Jacquet, ma è
il sostanziale seguito di una sua parte e ha avuto più successo perché antropomorfizza gli animali.
Il ritorno dello pseudonaturalismo disneyano farebbe inorridire Konrad Lorenz, ma lui è morto e la
Buena Vista - che coproduce il film - ignora l'etologia, se contrasta con l'economia. Il francese
Jacquet ha pazientemente ripreso pinguini veri con la stessa logica di Bambi: ha scelto animali a
occhi umani simpatici e buffi, come i pinguini, e ne ha sunteggiato la lotta per la sopravvivenza con
interventi della voce fuori campo (in Italia quella più sicula che polare di Fiorello). Resteranno
abbastanza marciatori per il lieto fine, cioè per il ritorno coi piccoli dall'immediato entroterra
antartico alla banchisa. Gran parte delle scene sono dell'andatura dondolante di questi uccelli, alti
circa un metro: il pinguino imperatore è il gigante della specie e in originale il film s'intitolava La
marche de l'empereur, giocando - con il pubblico francese - sull'evocazione di e rassomiglianza
con Napoleone, poco più alto del pinguino e sempre ritratto vestito di nero e bianco.
Fabio Ferzetti - Il Messaggero, 18 novembre 2005
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strisciando sulla pancia per andarsi a riprodurre, non è solo tragica, comica anzi irresistibile, più
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se in italiano Fiorello invera la battuta di Flaiano per cui un italiano al Polo Nord fa già ridere,
figuriamoci mille pinguini al Polo Sud.
Gloria Satta - Il Messaggero, 19 settembre 2005
Sta sbancando i botteghini nel mondo il documentario francese sui pinguini imperatori. In America
il filmato ha battuto addirittura Spielberg ed ha aperto la strada ad una serie di film tutti incentrati
intorno ai pinguini. Il documentario diventa une genere cinematografico, ma anche un caso politico,
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come ai tempi di Passion, il film di Mel Gibson.
Un popolo in frac sfila silenzioso sui ghiacci eterni ed entra trionfalmente nella storia del cinema.
La marcia dei pinguini, documentario francese realizzato in Antartide dal biologo poco più che
trentenne Luc Jacquet, sbanca i botteghini di mezzo mondo, dalla Cinaagl
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conquista i conservatori americani, orfani di Gibson con la sua fiammeggiante Passione, sempre
alla ricerca di valori forti. Il film, che illustra con poesia la lotta per la sopravvivenza degli uccelli
bipedi del Polo Sud, piace moltissimo alla destra cattolica Usa: i neo-con vi riconoscono
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banchisa, cambierebbero idea sul film».
E visto che La marcia dei pinguini ha sbancato i botteghini Usa, umiliando perfino La guerra dei
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salgono, come al solito, sul carro del vincitore: la Warner Bros ha in canna Happy feet , storia di un
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narratore Usa Morgan Freeman (mentre in Francia il commento è affidato a Charles Berling e
Romane Bohringer). Costato meno di un milione di dollari, il film ha richiesto tredici mesi di riprese
in Antartide, in condizioni proibitive: temperatura a 40 sotto zero, isolamento totale della troupe che
ha dovuto aggregarsi a una spedizione scientifica, pazienza infinita e soprattutto una sconfinata
motivazione.
«Nel 1992 ho cominciato a studiare il pinguino imperatore e ho sentito il desiderio di raccontare la
sua storia, una favola che fino a ieri era addormentata tra i ghiacci», racconta Jacquet. Ha risposto
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agioni tra luce accecante e notte nera come la
pece.
E soprattutto ha trovato loro, i pinguini, una comunità compatta e paziente che per riprodursi e
proteggere i piccoli sfida la natura, le intemperie, i predatori e il destino. Accompagnato dalla
[email protected]
9
musica suggestiva ma mai invadente di Emilie Simon, fotografato con perizia da Laurent Chalet, il
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pinguino non mangia e non dorme, preoccupato esclusivamente di tenere al caldo sotto le sue
piume quella speranza di vita. Solo alla ricomparsa della femmina, che dopo aver sfidato la morte
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ripartirà a sua volta per andare a sfamarsi.
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un materiale straordinario. Aver constatato fino a che punto i pinguini si spingono per la difesa
della specie mi ha dato la voglia di raccontare la meravigliosa epopea di questi uccelli, che sono i
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Il 16 dicembre uscirà nelle sale King Kong di Peter Jackson, rifacimento miliardario del classico di
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e la poesia dei pinguini che marciano tra i ghiacci eterni, chi vincerà? La sfida è destinata ad
appassionare gli spettatori nelle prossime settimane.
Valerio Caprara - Il Mattino, 19 novembre 2005
Successo assicurato e meritato per La marcia dei pinguini, documentario garbatamente piegato
alle esigenze della fiction da un pugno di cineasti che hanno sfidato la geografia e la meteorologia.
Girata in Antartide, nei pressi della base scientifica Dumont d'Urville, quest'avventura sospesa tra
scienza e favola riscuote il giusto premio di una lavorazione costellata di esperienze estreme
(isolamento totale di circa nove mesi, temperature fino a 40 sottozero, tempeste sempre
incombenti accompagnate da venti a 150 all'ora, spedizioni per trasportare attrezzature tra iceberg
alti come grattacieli) e di una sceneggiatura incardinata al tema darwiniano della lotta per la
sopravvivenza. Il principio drammaturgico della crudeltà, con il magnifico pinguino imperatore
protagonista di un ciclico calvario, non viene, insomma, messo in sordina dalle aggiornate tecniche
di ripresa e d'edizione e neppure la voce fuori campo - affidata in Italia alla trasformistica verve di
Fiorello - arriva a mistificare l'andirivieni migratorio tra il nord dell'oceano ghiacciato e il sud della
banchisa allucinata. L'unico pericolo consiste, forse, nell'inevitabile controcanto degli opinionisti,
pronti a sommergere lo spettacolo con il consueto armamentario del misoneismo ecologicoapocalittico. Le qualità del lungometraggio appaiono, per la verità, abbastanza semplici: la novità
assoluta dell'argomento che spicca nella sovrabbondante produzione di genere; l'oggettiva
stranezza di costituzione e portamento dei colossali uccelli nuotatori; una commovente epicità
degna della letteratura classica, con la forza di volontà che scandisce gli eroismi volti alla
conservazione degli equilibri naturali. È quindi superfluo strattonare il mistero delle marce in fila per
due grazie alle quali i pinguini assicurano la perpetuazione della specie; tanto è vero che l'apologo
potrebbe tranquillamente funzionare come apologia dello spirito gregario e sacrificale, di una
comunità blindata e perennemente in lotta contro i violenti predatori della propria identità. La
poesia del documentario sta invece nello stretto passaggio tra la trasmissione delle conoscenze
istintuali in un habitat che non ci sogneremmo d'idealizzare e le tenerezze affettive valorizzate
proprio dal pericolo e dalla paura che l'homo faber cerca da sempre, pur tra mille contraddizioni, di
circoscrivere o disinnescare.
Isabella Angius - Il Riformista, 9 dicembre 2005
La marcia dei pinguini è tecnicamente un documentario. Detto cosi mente di più noioso. Luc
Jacquet, sceneggiatore e regista, ci ha regalato invece un capolavoro multitarget e alla. portata di
tutti.. Una scommessa vinta, quella di Jàcquet, che ha vissuto per un anno intero nella regione più
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seduttivo, nel film sottolineato dalla bella musica di Emilie Simon, che per molti diventerà
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volontà del regista., ma sicuramente sì se consideriamo il potere subliminale del cinema, come
forma di comunicazione di massa. Perdendosi nello sterminato deserto di ghiaccio, guardando i
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portate in Italia dalla Lucky Red, non si può non fare i conti con la sacralità di ogni singolo
movimento di protezione che questi splendidi animali hanno nei confronti di loro stessi e dei piccoli
che aspettano. Dei pinguini genitori si parla al plurale, è il loro stesso comportamento che ci
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sostengono. Si amano finché il piccolo non sarà autosufficiente. Un inno alla famiglia, un inno al
coraggio di. stare insieme affrontando ogni difficoltà.
Ma se tutto va bene il maschio comincia a covare, e la femmina, a digiuno da quaranta giorni,
torna verso il mare per cibarsi di nuovo. Per i maschi comincia il calvario: da due mesi non
mangiano, e il prossimo pasto sarà solo dopo due mesi. Per resistere al blizzard i pinguini si
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Inutile usare giri di parole: La marcia dei pinguini è un capolavoro. Non è un documentario
etnografico in stile National Geographic: è un vero e proprio film, con trama, personaggi, momenti
di emozione, paura, divertimento. Ma è anche autentico: racconta il ciclo riproduttivo del pinguino
imperatore senza aggiungere una virgola alla realtà. I pinguini imperatori conducono davvero la
vita assurda che vedrete nel film: maschi e femmine, nella breve estate australe, si conoscono, si
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dal mare, ritrovano a colpo sicuro i mariti e cominciano a nutrire i neonati rigurgitando il cibo
immagazzinato per mesi. I maschi, esausti, vanno a loro volta al mare: è il loro turno dì andare a
pesca.
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rispettivamente a papà, mamma e bimbo pinguini, costruendo una «fiction» là dove, in natura, ci
sono solo comportamenti spontanei.
In italiano come in inglese (negli Usa il film ha incassato quasi 77 milioni di dollari anche «grazie»
al grottesco sostegno dei neo-conchev
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leggero e spirititoso. Comunque sia, Jacquet voleva realizzare un film epico, una grandiosa
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Giorgio Carbone - Libero, 12 novembre 2005
George W Bush in questi giorni gongola. il cinema Usa (meglio i vip del cinema Usa) gli dà contro
tutti i giorni,. ma il pubblico americano (quello che paga il biglietto e che numericamente conta
[email protected]
11
molto più dei vip) fa la fila per vedere un film che esalt
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salvezza della comunità.
E la fila non la fanno mica solo negli Stati Uniti. Prima di essere un favoloso incasso negli States
(ha battuto anche La guerra dei mondi di Spielberg) la pellicola ha spopolato in Francia. Se il
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maggioranza in entrambi i paesi, è ancorata su posizioni conservatrici. E la sinistra può strillare
quanto vuole, ma resta minoranza.
Il curioso di tutta la faccenda è che i portatori della ideologia di destra non sono uomini, ma
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lfilm La marcia dei pinguini del
documentarista francese Luc Jacquet. Il film arriverà in Italia la prossima settimana, venerdì 18
novembre, distribuito dalla Luckv Red che ha provveduto al doppiaggio italiano: la voce del
narratore sarà Fiorello, mentre per il resto è tutto uno squittio.
La storia è cominciata tredici anni fa quando Luc Jacquet era un biologo da poco laureato e già
matto come un cavallo. Solo un pazzo totale avrebbe accettato di trasferirsi al Polo Sud sfidando
temperature vicine ai 65 gradi sotto zero. Bene, Jacquet non solo sopravisse, ma rimane
affascinato dalle vicende del pinguino imperatore.
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solo fosse compiuta dagli uomini e non da bipedi pennuti, Jacquet, appena tornato al mondo civile,
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aspettare un mese prima di vedere il primo esemplare. Non è solo, dietro di lui ordinati
scrupolosamente in fila indiana ne arrivano settemila. Ma dove diavolo vanno? Al luogo
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quel che succede tra gli umani, i maschi non ingravidano le femmine e poi le lasciano, lì a
sbrigarsela da sole. La femmina depone il suo uovo, ma a covarlo dovrà essere il maschio (come?
Tenendoselo tra le zampe e standosene ritto, immobile sulle palme per sessanta giorni, in mezzo
alle intemperie) La mamma invece immobile non ci sta . Caracolla verso il mare alla ricerca di cibo
per il compagno e per il nascituro. Se non torna, il piccolo muore, e anche il padre se nel frattempo
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grado di caracollare da solo.
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girava un cucciolo si staccò dal gruppo. Mossa fatale. In pochi minuti il piccolo imperatore morì
congelato. Davanti agli occhi inorriditi dell operatore. E a quelli del pubblico che in questi mesi ha
affollato le sale.
Mariarosa Mancuso - Il Foglio, 19 novembre 2005
Se è un disegno, sembra più dispettoso che intelligente. Per riprodursi, il pinguino imperatore
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arranca sulle zampette, o usa la pancia come slittino. In fila indiana, raggiunge il luogo adatto alla
conservazione della specie, smantellando le riserve di grasso. I suoi gamberetti preferiti sono
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neppure per un attimo. La pinguina lo passa al pinguino con una manovra delicatissima, un saltello
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uscire al primo tentativo. I maschi covatori si ammassano
stretti, fino a dieci in un metro quadro, per proteggersi dai venti tempestosi che soffiano a 150
chilometri orari. La formazione ruota lentamente, dando il cambio alle schiene esposte al gelo.
[email protected]
12
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di sfuggire ai predatori, e di tornare in tempo per dare il cambio agli ancora più esausti consorti.
Dalla sfiancante staffetta, il biologo e regista francese Luc Jacquet (e la sua coraggiosa troupe)
non ricava il solito documentario alla National Geographic, ma un vero film. Con i suoi bravi colpi di
scena, gli intermezzi comici, il perfetto casting (non tutti gli animali sono fotogenici), la colonna
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o. La marcia dei pinguini ha battuto al
botteghino la spielberghiana Guerra dei mondi, meno appassionante. Costato la miseria di due
milioni di euro, è stato venduto anche ai cinesi. Negli Stati Uniti –con Morgan Freeman narratore –
ha incassato 80 milionididol
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Enrico Magrelli - Film Tv , n. 46, 15 novembre 2005
Nessuno poteva prevedere che uccelli che non sanno volare, che si muovono e camminano, fuori
del
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agoffa e comica, che scivolano con le loro pance su distese ghiacciate
infinite e meravigliose, che camminano per chilometri in ordinate file indiane per riprodursi, dopo
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delle star del cinema. Un miracolo (sarebbe meglio definirlo un evento come tanti altri insoliti,
bizzarri, sorprendenti) della natura può diventare un miracolo degli incassi e sbancare il boxoffice.
La marcia dei pinguini di Luc Jacquet è il film-fenomeno che negli Stati Uniti ha superato 76 milioni
di dollari e se si aggiungono i risultati di altri mercati (nelle sale italiane esce questa settimana) si
arriva alla ragguardevole cifra di 104 milioni di dollari. Un successo di proporzioni tali da suscitare
qualche domanda sulle motivazioni, sulle caratteristiche di questo trionfo del cinema animalista
Qualche quotidiano britannico ha titolato, con est
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sanno nuotare con la stessa fluidità e velocità. Ancora meno sembrano gli homo sapiens pronti a
covare sotto le intemperie un uovo tenendolo sui piedi (a qualcuno sembrerà tra i piedi, in senso
metaforico) per settimane e settimane e a sfamare i piccoli con le briciole di remoti banchetti
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umano ha quella camminata ciondolante, da piede piatto, da alluce valgo, da postura
biologicamente scorretta. Detto questo, i pinguini sono ani
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impettita e altezzosa. Sono adorabili anche quando in Madagascar (nel progetto originario erano i
protagonisti assoluti del cartoon) formano una banda di delinquenti che fuggiti da uno zoo
newyorkese dirottano una nave e al freezer australe preferiscono la spiaggia bagnata dai caldi
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benissimo La marcia dei pinguini: un film bello, emozionante, originale. I paesaggi, le spontanee
sculture di ghiaccio, il vento, il cielo, la neve tolgonoi
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ogni anno (i pinguini possono vivere fino a venti anni) e che garantisce la continuità e la
sopravvivenza della specie commuove (saranno i sensi di colpa di una società in cui i genitori sono
sempre più distratti e fuori ruolo?). Lasciato il mare i maschi marciano per giorni e per chilometri e
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femmine affamate partono alla volta del mare per nutrirsi. Torneranno quando i pulcini, una palla di
piume grigie, saranno appena nati e cominceranno a prendere confidenza con il mondo
circostante. I maschi, senza mangiare, strettil
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documentario con belle immagini. Una storia antica ordinata dal ritmo della natura ed evocata da
un narratore che nella versione italiana è Fiordo (in quella americana è Morgan Freeman e in
[email protected]
13
quella francese si avvale delle voci di Romane Bohringer, Charles Berling e Jules Sitruk). I pinguini
sono bravissimi attori. Non si deve dirigerli. È sufficiente assecondarli. Conoscono a memoria la
parte. Da secoli.
Gloria Satta - Ciak , n. 11, novembre 2005
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la geografia, la meteorologia, le convenzioni. E dopo nove mesi passati a 40 sotto zero, circondati
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Passione di Gibson, hanno prontamente piazzato questi pennuti irresistibili sui loro vessilli: il film
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perfino in Cina, mentre al box office Usa ha addirittura umiliato La guerra dei mondi. La marcia dei
pinguini sbarca ora da noi grazie alla Lucky Red, che ha scelto Fiorello come voce narrante al
posto del Morgan Freeman della versione americana e del trio Charles Berling-Romane BohringerJules Sitruk di quella originale francese. Invariata ovunque è la suggestiva musica di Emffie Simon,
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adidilatitudine sud, in condizioni estreme (isolamento totale,
temperature proibitive, troupe di sole 28 persone, imprevisti), La marcia dei pinguini non è un
documentario, ma un film vero e proprio con tanto di sceneggiatura, casting - non tutti gli animali
sono fotogenici - e storyboard. E la lavorazione è stata talmente singolare, costellata di esperienze
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biologo neolaureato Luc Jacquet, non accontentandosi di manuali e alambicchi, risponde a
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antichissima che dormiva tra i ghiacci, con il tono della favola e non del trattato scientifico: la storia
dei pinguini e della loro lotta per perpetuare la vita». NeI 2003 la casa di produzione Bonne Pioche
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dura da dividere con i ricercatori della base, lunghe marce per trasportare attrezzature e gruppi
elettrogeni, qualche acciacco (un ginocchio slogato, svariati colpi di freddo), i micidiali venti
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mascotte della troupe e per settimane assistono alla lavorazione dando leggeri colpi di becco a
treppiedi e riflettori.
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strapparglielo? Per una ripresa ravvicinata, una minicamera viene nascosta nel guscio di un uovo.
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il set il meno possibile, per non turbare i pinguini. La troupe assiste poi commossa, ma impotente
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uppo e in pochi minuti muore congelato. Ma niente di
traumatico, sembra che si addormenti. In questo mondo incontaminato, lontano dalla nostra
quotidianità, anche la morte può essere piena di dolcezza.
Claudia Mangano - Il Mucchio Selvaggio, dicembre 2005
Impossibile non emozionarsi di fronte a questa storia, scritta millenni or sono da uno sceneggiatore
ignoto e oggi documentata dal biologo e regista francese Luc Jaquet. Protagonisti il pinguino
imperatore, o meglio tutti i suoi 400.000 esemplari, e lo straordinario viaggio che questi animali
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ritrovano dopo aver percorso in fila indiana centinaia di chilometri. La macchina da presa segue la
processione con la dovuta discrezione e rivela i tratti sorprendentemente antropomorfi di questi
pellegrini incappucciati, ultimo baluardo di vita sul 66° parallelo. È un rito carico di sacralità e
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costretti a camminare per sopravvivere (a margine: i pinguini camminano ondulando perché
sfruttano il moto armonico, non perché siano scemi...).
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odaunapromessa di fedeltà che dovrà sopportare
mille pericoli, fino alla nascita del piccolo.
Firma la colonna sonora la giovane Emilie Simon che ai pezzi orchestrali, i meno riusciti e più
ridondanti, alterna più felici sonorità elettroniche simil-Bjòrk. Figura come voce narrante per
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conquistare, con le sue leggi spietate e perfette a cui gli animali rispondono con incredibile spirito
di abnegazione.
Claudio Carabba - News Settimanale, 23 novembre 2005
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aneve di bufera e restarci per
più di un anno, per riprendere i movimenti della libera comunità di questi strani pennuti nuotatori,
intenti a rinnovare il segreto della vita e a difendere, a caro costo, il mantenimento della specie.
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,biologo francese dal fisico forte e robusto, insieme a due amici: Jérome
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più alta) si racconta. Questo documentario romanzante è stato nella stagione scorsa uno dei
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estate in America, dove ha
guadagnato più di 80 milioni di dollari e ha suscitato bizzarre dispute ideologiche (ne parleremo
alla fine).
Avendo un aspetto simpatico e una camminata quasi umana (quando marciano in fila e non
nuotano agili nelle gelide acque vicino al Polo Sud), i pinguini erano già stati narrati al cinema, ma
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Fabio, il pinguino freddoloso (sognale isole dei caldi Tropici) inserito da Walt Disney nel carosello
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erano gli animali più dispettosi dello zoo di New York. Ma insomma si trattava pur sempre di
variazioni da cartoon, per niente didattici e istruttivi. Ora invece Jacquet ci mostra la vita vera di un
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fin troppo scapigliata di Fiorello) che trasforma il documentario in una sorta di romanzo epico e
struggente. Sapendo poco o niente dei costumi pinguineschi, mi sono istruito e divertito (qua e là
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formano un gruppo serrato e se ne vanno lontano dal mare (nelle zone sicure, dove il ghiaccio non
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femmine fare le uova, ma saranno i padri a covarle, per mesi e mesi, immobili e senza cibo, in
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in pancia tanto cibo, si da poter nutrire, al loro ritorno, i piccoli che nel frattempo saranno usciti dai
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ferocia sarebbe stato un vezzoso artificio. Uscite ben pasciute dalle acque, le madri tornano in
gran fretta verso la loro famiglia; un qualsiasi ritardo sarebbe letale peri mariti ormai esausti e peri
figli affamati. Quelle che ce la fanno hanno un nuovo incontro con i loro sposi, dolce ma breve: ora
sono i maschi a correre verso la pesca, dopo quattro mesi di gelato digiuno. I piccoli, invece,
restano sotto le tiepide piume materne. Non tutti sopravviveranno: il freddo è ancora rigido e
uccellacci assassini volano nel cielo, pronti a catturare (altre immagini da paura) gli incauti che
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che ormai devono essere in grado di cavarsela da soli. Verrà anche per loro la stagione degli
amori, ma non subito: saranno necessari quattro anni, vissuti pericolosamente, perché il pinguino
diventi adulto e in grado di procreare. In America, come si è accennato, questa novella veritiera e
in qualche modo metaforica ha suscitato anche dispute politiche. I teocon, che non si perdono
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amiglia, della monogamia e del
fiore della vita da difendere strenuamente; alcuni crociati reverendi hanno addirittura accostato gli
uccelli camminatori ai credenti cristiani guidati dallo Spirito Santo. Jacquet ha negato la legittimità
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