la marcia dei pinguini
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LA MARCIA DEI PINGUINI “ Nar r andol ast or i adelpi ùumanodit ut t igl iuccel l i , il Pinguino Imperatore, volevo raccontare una storia infinita, che è così semplice come la vita. Volevo trasportare gli spettatori in un altro mondo, come un padre o una madre che, raccontando una storia, cominciano a fare sognare il proprio figlio ancor apr i machesiaddor ment i . ” (Luc Jacquet) scheda tecnica titolo originale: LA MARCHE DE L'EMPEREUR durata: 80 minuti nazionalità: Francia anno: 2005 regia: LUC JACQUET soggetto e sceneggiatura: LUC JACQUET, MICHEL FESSLER produzione: BONNE PIOCHE, BUENA VISTA INTERNATIONAL FILM PRODUCTION (FRANCE), CANAL+, ALLIANCE DE PRODUCTION CINEMATOGRAPHIQUE, INSTITUT POLAIRE FRANCAIS PAUL-EMILE VICTOR fotografia: LAURENT CHALET, JEROME MAISON montaggio: SABINE EMILIANI effetti: BENJAMIN MASSOUBRE, GEORGES TORNERO musiche: EMILIE SIMON voce narrante: FIORELLO la parola ai protagonisti Luc Jacquet Comesi di v ent ar egi st idiunf i l m come“ LaMar ci adei Pi ngui ni ” ? Ovviamente per caso. La storia è iniziata con un annuncio che sostanzialmente diceva «cercasi biologo che non abbia paura di niente, pronto a partire per quattordici mesi ai conf i nidelmondo»… Nat ur al ment eav evof at t odegl ist udidibi ol ogi asulcomportamento degli animali, e volevo diventare ricercatore. Essendo per indole portato alla natura e al l ’ avvent ur a,cosìcomeal l al ot t aeal l econdi z i oniest r eme,quest ogener edipr opost anon pot eva c he i nt er ess ar mi .D’ al t r onde,gi ài n quelper i odo sitrattava di ottenere delle i mmagi nidiPi ngui niI mper at or e… L’ uni co pr obl ema er ache non avevo maiusat o una [email protected] 1 cinepresa in vita mia. Ho cominciato allora con un periodo di formazione al 35mm, più o menounadeci nadigi or ni .Dopodichec’ èst at oi lmi opr i mo soggiorno presso la base di Dumontd’ Ur vi l l e.Conduemi s si oni :i nanel l ar edegl i uccel l i er edi ger eunal i st apr eci sadel l e i nquadr at ur edaef f et t uar e.Al l ’ epocaavevo24anni . I ni z i ar ei ncondi z i onicosìest r emenonl ’ haunpo’ “ r af f r eddat a” ? No, perché essendo nato a Jura, ho iniziato a sciare a tre anni. Questo ha fatto sì che sperimentassi un poco il freddo. Poco attratto dalla ricerca che privilegiava la lettura del t er r eno,è gr az i e ad un ami co,dir i t or no dal l ’ i sol a diCr oz et ,t er mi nat el er i pr ese di un document ar i o sul l e or c he,che è nat al ’ i dea delmi o pr i mo f i l m,“ Léopar d des mer s, sei gneur s des gl aces” .Dopodi ché,siè scat enat a una r eaz i one a cat ena e ivi aggii n Antartico si sono susseguiti. Dodici anni dopo continuo ancora e a vagabondare per il 66° parallelo. Com’ ènat oi l pr oget t ode“ Lamar ci adeipi ngui ni ” ? I lPi ngui noI mper at or eèi lpi ùgr ande,i lpi ùbel l o,bi s ognavachenef os sial l ’ al t ez z a,epoi servivano i mezzi. Ho iniziato a scrivere la storia quattro anni fa e il progetto è maturato pocoapoco,nelcor s odeimesi .Poic’ èst at ol ’ i nt er essament oi mmedi at oesenz ar i ser v e dei produttori (Bonne Pioche). Siccome eravamo in agosto e bisognava partire a gennaio, t ut t osièsvol t omol t or api dament e.Amet àdel l ’ i nver nol ast or i aècambiata. Di comune e tacito accordo, e soprattutto con un entusiasmo generale ipermotivato, da film per la televisione, il progetto si è trasformato in lungometraggio. Tutto ad un tratto diventava un’ avvent ur a ec cez i onal e, s ot t ot ut t i gl i aspet t i del l a pr oduzione. Una gigantesca congi unz i onedivol ont àconcor didi r et t edaunadet er mi naz i oneeun’ ener gi asi mi l eaun operazione di commando. A partire da quel momento ci siamo divertiti moltissimo. Avevo la storia, pura, semplice, senza inganni (visto che si tratta di sopravvivenza) di un popolo maledetto. Sapevo precisamente dove e quando girare. La scaletta era pronta, la sceneggi at ur aer ast at ael abor at ami nuz i osament eet ut t oci òcher est avadaf ar eer a… scommettere sugli attori. Sapevamo ciò che sarebbe accaduto, dove e con chi, ma non obbl i gat or i ament e“ come” ;non bi sogna di ment i car e che sit r at t a del l ’ Ant ar t i co e che i pinguini sono degli animali. Per chédi ce“ unpopol omal edet t o” ? Perché il Pinguino Imperatore è un animale favoloso, oceanico, capace di immergersi a 400 metri di profondità e restare in apnea per 20 minuti e, per potersi riprodurre, non si sa per qual e mot i v o,“ paga pegno” ,cost r et t oac ammi nar ecome unpeni t ent e perchi l omet r ie chi l omet r isi noal l ’ est r emapunt adel l acost aant ar t i ca,l ontano dal mare, per deporre un uovonell uogopi ùi nst abi l epossi bi l e,f acendodaspol apert ut t ol ’ i nver not r al acol oni ai n cuivi v euncal var i oei lmar ei nc uic’ èt ut t oci òchegl iser v e!Esi st onosol ounaquar ant i na di luoghi adatti, non di più. Il Pi ngui noI mper at or eèi lconf i nedel l avi t a.Dopodil uinonc’ è pi ùnul l a.Sient r ai nambi t obi ot i co.I nquest ’ or i z z ont ebi ancoaper di t ad’ occ hi oèl ’ ul t i ma vedet t a,l ’ ul t i moel ement odivi t adelpi anet a.Sempr echequest ononsi agi àdiperséun altro pianeta. Perché se non ci troviamo effettivamente nello spazio, non ci troviamo neppure più sulla terra! Ci troviamo tra realtà e fantasia.Pinguini Imperatore, nomadi, t uar eg…l anat ur ac r eadeimi r aggi .Tut t iir i f er i ment isonos compar siosisonoi nver t i t i. Le stagioni stesse sono invertite. A meno di non averlo vissuto, nessuno può immaginare cosa sia un vento glaciale di 150km/h. Ècont ut t iquest iaspet t if ant ast i cichehocer cat odigi ocar e.Hoc r eat ol ’ i r r eal econi lr eal e, desiderando coinvolgere lo spettatore come un padre o una madre può far sognare suo figlio prima che si addormenti. Inoltre il pinguino è molto simpatico. Per quanto sia animale, al l evol t eèancheunpo’ “ uomo” .Ei nmat er i aci nemat ogr af i ca,nonsonocer t ogl i svi l uppi a mancare. Inal cuni anni ,l ’ ot t ant apercent odei pul ci ni r i s chi adi mor i r e. Ci sono stati dei rischi imprevisti? Sì ,comeavvi ci nar sial l ac ol oni aunpo’ t r oppobr us cament eemandar eal t appet oduecent o uova. Una cosa del genere ti obbliga a sentirti responsabile. Per quanto concerne i rischi di [email protected] 2 aggressione, non ne ho mai costatati. Sicuramente perché è un comportamento che il pinguino non può permettersi. Richiederebbe troppe energie ed i suoi problemi gli danno già abbastanza da fare. Il Pinguino Imperatore è un animale che ha un rapporto particolare conl ’ uomo.Può l asci ar t iav v i ci nar e ungi or no e quel l o dopo no.Tut t o quest o ser v e ad instaurare un codice di buon comportamento. Chi non lo rispetta non otterrà nessuna i mmagi ne.Bi sognav eni r eapat t i .C’ èunpr ov er bio che dice «se vuoi dominare la natura, ubbidiscile», questo ti obbliga ad essere scaltro. Quanto tempo sono durate le riprese? Un anno e 120 ore di immagini. Il tempo dello svernamento, del ciclo di un pinguino. Senza vedere mai il girato, la pellicola e gli uomini non hanno mai lasciato il luogo delle riprese prima della fine della storia. Ho poi impiegato un anno per rimetterci le mani. Il riadattamento è lungo. Il surriscaldamento del pianeta (dai 2 ai 5 gradisecondo i luoghi), rappresenta un rischio per i pinguini? Se è innegabile il fatto che riducendo la banchina il surriscaldamento semplificherà il compito dei pinguini permettendo loro di camminare meno, in cambio avranno meno da mangiare. Molte specie si nutrono di krill –le foche, le balene, i pinguini, per citare solo le più note - e lo scioglimento della massa di ghiaccio invernale, ha comportato una di mi nuz i onediquest okr i l lc hed’ i nver nosinut r edial ghechecr es cononelghi ac ci odel mare. È la prova evidente che un cambiamento di clima comporta immediatamente delle conseguenze. il pinguino imperatore: un animale da scoprire In acqua, il Pinguino Imperatore assomiglia molto più ad un delfino che ad un uccello. Emerge dal l apr of ondi t àdel l ’ acquav el ocement eedi nmani er aaer odi nami ca,come una freccia, con un breve movimento circolare ed affusolato del suo corpo, scivola agilmente sul ghiaccio, si alza e si posa infine sulle proprie zampe. Da questo momento in poi questo uccello maldestro e goffo è esposto a qualsiasi ostacolo Per quale ragione questo particolare uccello acquatico decide di l asci ar el ’ acqua,i ncuisimuov econt ant ael eganz a?Un’ uni car agi one,deci si v aedel l apr opr i a speci e.Mai nAnt ar t i deèdi f f i ci l et r ov ar edeipost iadat t ial l ar i pr oduz i one;dur ant el ’ i nv er no,i lmare intorno alla terraferma si congela fino ad una distanza di 100-200 Km dalla costa. A Nord: ghiaccio marino instabile, oceano e cibo; a Sud: enormi blocchi di ghiaccio mezzo il Pinguino Imperatore. Affrontando innumerevoli pericoli, percorre centinaia di chilometri attraverso il gelo invernale, facendo avanti e indietro, senza sosta, tra la fonte di cibo ed i suoi piccoli affamati. LA MARCIA DEIPI NGUI NIr accont aquest ast or i aer oi ca… Attualmente disseminati nella circonferenza del continente antartico, ed in particolare nella Terra Adélie, i pinguini abitavano i mari del sud molto prima della formazione della calotta glaciale, più di 50 milioni di anni fa. Sottotipo: Vertebrati Famiglia: Sfeniscidi Classe: Uccelli Genere: Aptenoditi Ordine: Sfenisciformi Specie: Forsteri Popolazione: circa 400.000 esemplari suddivisi in 44 colonie conosciute, la più grande delle quali è costituita da 80.000 esemplari e si trova a Cap Washington. Dur at amedi adel l av i t a:t r ent ’ anni . La loro taglia media è di 1,15m.i l“ Si gnorI mper at or e”pesa t r a i35 e i40 chi l i .La “ Si gnor a I mper at r i ce”pesat r ai28ei32chi l i( masi aunosi al ’ al t r o,sisci ol gonol et t er al ment ed’ i nv er noe arrivano a perdere sino alla metà del loro peso). [email protected] 3 Pr edat or e d’ al t o mar e,i lPi ngui no Imperatore si nutre essenzialmente di kril (piccoli crostacei), pesci e calamari. Pessimo camminatore (0,5 km/h di media), ma molto resistente, il Pinguino Imperatore è invece un eccellente nuotatore. Dotato di ali rigide, vere palette natatorie appiattite che gli servono da remi, e di un corpo affusolato particolarmente idrodinamico, è un emerito tuffatore. Record misurato: 565 metri! Oltre a queste due possibilità di spostarsi, grazie ai suoi piedi palmati il Pinguino Imperatore è anche in grado, sul ghiaccio, di scivolare sul ventre (da 6 a 8 km/h). Avete mai notato quel l ’ andat ur aunpo’buf f achehannoipi ngui niment r ecammi nano?Sel anat ur ahasel ez i onat o questo strano modo di camminare, un motivo ci deve essere: a loro serve per risparmiare energia, f i noal l ’ 80% r i spet t oadunadeambul az i onet r adi z i onal e.I lpr i nci pi oèsempl i ce:l or osimuov ono sfruttando il moto armonico, una specie di pendolo invertito. Durante il moto di un pendolo ( i deal e. . . )c’ èunacont i nuat r asf or maz i onediener gi apot enz i al ein energia cinetica (di movimento); l ’ uni ca ener gi a di ssi pat a è quel l a dovut a agl iat t r i t i .Ecco,ipi ngui ni ,osci l l ando l at er al ment e ed av ant iei ndi et r o,sf r ut t anol ’ ef f et t odelpendol o,mi ni mi zz andol ’ ener gi aspesapermuov er si .Del resto, se si pensa agli ambienti in cui vivono, appare chiaro come una simile soluzione risulti quanto mai vantaggiosa. Predatori nemici: Orche, leoni marini e, sulla terraferma, grandi procelarie, e skua antartici che attaccano i pulcini. Il pinguino è un animale omeotermo, ossia a temperatura costante, e a sangue caldo, in grado di conservare la sua temperatura interna in condizioni climatiche estreme. Questo grazie in modo particolare a un piumaggio impermeabilizzato da un olio che produce esso stesso (che si spalma sul cor poconi lbecco,eche,i mpr i gi onandounagr anquant i t àd’ ar i a,f ungedast r at oi sol ant e) ,a uno strato di grasso sottocutaneo (che impedisce al loro calore corporeo di dileguarsi), ma anche adun’ al i ment az i oner i ccadigr assi . L’ or gani smodelpi ngui noregola anche il suo calore giocando su due livelli di temperature interne: il centro del corpo è caldo, mentre le estremità sono fredde come quelle di un animale a sangue freddo. Una delle caratteristiche più sorprendenti del Pinguino Imperatore, e che non trova equivalenti presso gli altri animali, è la sua attitudine a vivere con le sue riserve quando si trova costretto al di gi uno. Quest o di gi uno, che dur at ut t oi lt empo del l e par at e, del l ’ accoppi ament o, del l a deposi z i one del l ’ uov o,del l ’ i ncubazi one e del l ’ al l ev ament o delpul ci no può f arper der e ad ogni uccello fino ad un terzo del suo perso. Va da 115 a 125 giorni per il maschio e 64 per la femmina. Dal l ’ accoppi ament o der i v a un sol o uov o,cov at o senz a ni do,nelper i odo pi ùf r eddo del l ’ anno (inverno australe), imponendo ai progenitori settimane di digiuno e di sforzi, un uovo fragile al quale bisogna evitare il contatto con il ghiaccio. Un uovo che bisogna tenere al caldo se non lo si vuole vedere spaccato o esposto al becco dei predatori che spiano - è il caso di dirlo –ogni passo falso. Le coppie formatesi restano fedeli per tutto il periodo della riproduzione. La nozione di territorialità non esiste presso i pinguini imperatori, (come diversamente accade per il Pinguino Reale e il Pinguino Adélie). L’ ass embr ament oa“ t ar t ar uga“ ,pr omi scui t àv i t al e,sar ebbei mpossi bi l esedi f endesser ounni doo un territorio come gli altri uccelli. L’ ant ar t i co Lepar ol e“ Ant ar t i co”e“ Ar t i co”der i v anodaAr k t os,chei ngr ecosi gni f i caor si .Ar k t osèi lnome del l ’ Or sa Maggi or e,cost el l az i one dal l af or ma d’ or so ( o dicas ser uol a)che sipuò f aci l ment e oss er v ar enel ci el ost el l at odel l ’ emi sf er onor d.Daqui“ Ar t i co” ,chedesi gnaPol oNor d. Ant ar t i coècompost odaant i( oppost oa)ear k t os( L’ Or saMaggi or e) ;l ’ Ant ar t i codesigna quindi il continente australe che si situa al Polo Sud. [email protected] 4 Compost odaunabanchi nacher i v est el ’ oceanoediunacal ot t adighi acci oant i cat r ent aci nque mi l i onidianni ,i lcont i nent eAnt ar t i cosisi t uaa2000km dal l aNuov aZel andae975dal l ’ Amer i ca del Sud. Con i suoi 14.000.000 km2, ghiacci compresi, il continente australe si trova al quinto posto tra i continenti. La sua copertura di ghiaccio e neve varia dai 2100 a oltre i 4700 m. Ol t r e a cont r i bui r e al l a bi odi v er si t à mondi al e,l ’ Ant ar t i co oc cupa un ruolo centrale per i sistemi oceani ciecl i mat i cidelpi anet a.Ci r cal ’ 80% del l ’ acquadol ceesi st ent ealmondoèi mpr i gi onat anei ghi accidel l ’ Ant ar t i co.Comel ’ Ar t i co,l ’ Ant ar t i coèunsensi bi l ei ndi cat or edeicambi ament ipl anet ar i . Una piccola variazione di temperatura dovuta a cambiamenti climatici ha delle conseguenze gravi per lo scioglimento dei ghiacci, il quale, a sua volta, incide sul livello dei mari su scala mondiale, cos achenuoceal benesser edel l ’ uomoi nt ut t oi lmondo. Dopo aver sconv ol t ol ’ ambi ent eant ar t i coal i v el l ol ocal e( pr i maconl acacci ael apesca,poipi ù r ecent ement econ l ’ espl or az i one,l asci enz aei lt ur i smo) ,l ’ at t i v i t àumanasugl ial t r il uoghidel l a Terra ha contribuito enormemente ai cambiamenti climatici producendo un buco nello strato di oz onosopr al ’ Ant ar t i co. Dur ant el apr i mamet àdel XXsecol o,di v er sipaesihannor i v endi cat oal cunepar t idel l ’ Ant ar t i co.Al fine di evitare i problemi posti da rivendicazioni conflittuali e con lo scopo di favorire una collaborazi onesci ent i f i caconst ant esuscal ai nt er naz i onal e,i lTr at t at osul l ’ Ant ar t i co( f i r mat onel 1959 emesso i nat t o nel1961) ,ha r i c onosci ut o“ che er a nel ’ i nt er ess e del l ’ umani t ài nt er a che l ’ Ant ar t i cov eni sser i ser v at opersempr eal esol eat t i v i t àpaci f i chee non diventasse né teatro né mot i v odidi sput ei nt er naz i onal i ” . I principali propositi internazionali sono: l a Conv ez i one perl a pr ot ez i one del l ef oche del l ’ Ant ar t i co ( CCAS, 1972) ;l a Conv enz i one sul l a conser v az i onedel l af aunae del l af l or amar i ne del l ’ Antartico (CCAMLR, 1980) e il Protocollo di Madrid (1991) ratificato da 44 paesi, entrato in vigore nel 1998, in virtù del quale, oltre alla pr ot ez i one gl obal e del l ’ ambi ent e,l ePar t isii mpegnanoasor v egl i ar el eat t i v i t àdel l espedi z i oni , scientifiche o logistiche, organizzate sul loro territorio o che partono da lì, così come le attività delle l or o nav i ,aer omobi l ie st az i oninel l ’ Ant ar t i co.Ol t r eav i et ar e al cune at t i v i t à,i n par t i col ar el a distruzione dei siti storici e le interferenze nocive alla flora e alla fauna, esige che tutte le attività condot t ei nAnt ar t i cosi anoogget t odiunav al ut az i onedel l el or oi nci denz esul l ’ ambi ent eedesi gei n ol t r el ost abi l i r si diunpi anod’ ur genz aperi nt er v eni r ei ncasodinecessi t àambi ent al e. recensioni Maurizio Porro –Il Corriere della Sera, 18 novembre 2005 Preceduto dal tam tam del trionfo mondiale, ecco l' algido, affascinante documentario on the rocks girato dal regista biologo francese Luc Jacquet in Antartide, dove quando fa caldo è 40 sotto zero. Tema? La riproduzione quasi in tempo reale dei pinguini imperatori. Intanto sono buffi, cascano, sciano. Ha ragione Fiorello, che li doppia con ironia, a parlare di crisi di identità. Ribaltano le convenzioni, giacché mentre le mamme vanno a far provvista di pesci, i papà covano l' uovo in equilibrio di falangi, penne e piedi. Spira il vento e soffia la bufera, qualche cucciolo non ce la fa, ma la morale del film per famiglie è che la Natura è saggia e c' è un suo perché nel mistero della vita che, per dirla col Re Leone, si ripete ciclicamente. La natura e le sue mille meraviglie, Disney insegna che gli animali sono simili a noi, ma il documento diventa un racconto molto divertente, istruttivo, appassionante. VOTO: 7,5 Roberto Nepoti - La Repubblica, 18 novembre 2005 Non ce li potremo più immaginare come i camerieri agitati di Mary Poppino o la banda di Madagascar: saranno anche buffi come dicono, i pinguini imperatore, però fanno una vita da bestia. Si accoppiano nel posto più freddo del mondo, covano a turno i pulcini (mentre l'uno cova, [email protected] 5 l'altro cammina all'infinito sulla banchisa per trovare il cibo), poi ricominciano a marciare; e l'anno dopo, tutto d'accapo. Mentre soffia il blizzard, che gela le uova, e i predatori di terra e di mare cercano di mangiarseli, in ossequio alla prima legge della sopravvivenza. Del "fenomeno" Marcia dei pinguini si è letto di tutto, di più: che è il più grande successo di pubblico mai realizzato da un documentario, che è costato poco e ha incassato tanto, che ha mandato in visibilio gli americani come i cinesi. Il film è un oggetto strano, in un certo senso indecifrabile; l'opposto, insomma, di quel che comunemente ci si aspetta da un "documentario". Non perché Jacquet antropomorfizzi gli animali (a questo provvede purtroppo, a tratti, la voce narrante di Fiorello): a quanto ne sappiamo il suo approccio è etologicamente corretto, un contributo alla conoscenza senza annoiare. Ma non sarà per questo che ha fatto tanto parlare di sé. Ed ecco il punto. Nelle immagini autentiche di quel deserto antartico in mezzo al nulla, percorso da un simpatico popolo alieno, circola una misteriosa, magica atmosfera di "altrove" che ti s'incolla alla memoria. Riaffiorando nei pensieri quando meno te l'aspetti. Lorenzo Soria - La Stampa , 9 agosto 2005 Basta vederli così, che si incamminano in fila indiana per marcie di settimane, che si avvinghiano l'uno all'altro per proteggersi dal freddo della lunga notte antartica e che poi proteggono con grazia e con amore i loro piccoli ed è difficile non provare un grande senso di solidarietà con i pinguini, una connessione quasi antropomorfica con la loro esistenza. Ma «La marcia dei pinguini», il documentario del francese Lucques Jacquet, è adesso nel mezzo di un'altra inattesa marcia: in un anno in cui il pubblico sembra avere disertato il cinema e settimana dopo settimana vede il fallimento di quelli che avrebbero dovuto essere nuovi «blockbusters» i pinguini di Jacquet continuano a raccogliere soldi ed entusiasmo: ventisei milioni di dollari sinora, più di «Stealth», più di quel «The Island» che avrebbe dvuto essere uno dei grandi trionfi dell'estate e che potrebbe venire ricordato invece come il fallimento che costringerà la Dreamworks a dissolversi e a vendersi al migliore offerente. E la marcia è ancora l unga,pr opi z i at a non da un’ al t r a cost osa e i nut i l e campagna di marketing, ma dal passaparola positivo. «Hanno una personalità adorabile», sostiene Dick Van Dyke, che in «Mary Poppins» diede ai pinguini la loro prima grande occasione sullo schermo. «Si comportano esattamente come gli umani». I pinguini attraggono, commuovono, fanno discutere. E che cosa fa Hollywood in risposta? Ma è ovvio, mentre si dibatte se è davvero arrivata la fine del tradizionale eroe del film di azione il nuovo eroe dello schermo è questo uccello che non vola e che vive in uno dei pochi habitat rimasti dove il cinema e gli studios non hanno ancora potuto estendere i loro tantacoli. La prima a sfruttare la nuova ondata sarà la Dreamworks. In «Madagascar», alcuni degli animali che scappano dallo zoo di New York sono appunto dei pinguini, raccontati mentre tornano alle loro radici in Antartide. Una scena di pochi secondi, ma così popolare che adesso che si appresta al lancio del DVD lo studio ha pensato di allungarla e di aggiungere, già che c'era, uno short di dieci minuti. La Warner Brothers, che ha acquisito assieme con il National Geographic i diritti per «La Marcia» ha in fase di pre-produzione un altro film dedicato ai pinguini, «Happy Feet». Il protagonista, qui, sarà un pinguino che non può cantare e che per riconoscere il suo compagno deve fare ricorso al tap-dancing. Ci saranno altri personaggipinguini, che avranno la voce di alcuni grossi divi: Nicole Kidman, Robin Williams, Brittany Murphy, Hugh Jackman. Sarò un pinguino», conferma entusiasta la Kidman. «Un grande pinguino in una piccola parte». Si è buttata sui pinguini anche la Sony, con «Surf's Up»: pinguini-surfisti in questo caso, con le voci di Jeff Bridges e James Woods. In tutto questo, poi, non poteva mancare la Disney, che per poter dire la sua sua nel nuovo mondo dei pinguini ha deciso di fare ricorso a un libro pubblicato 60 anni fa': «Mr. Popper's Penguins», la storia di un imbianchino che decide di mettere in piedi una troupe di uccelli che cantano e ballano. Non è la prima volta in cui gli studios si trovano a competere tra di loro puntando sugli stessi protagonisti del regno animale. «Antz» e «A Bug's Life» nel 1998, entrambi dedicati agli insetti.« A Shark's Tale» aveva molto di «In cerca di Nemo». Adesso la battaglia è sui pinguini, colpa di un documentarista francese il cui film è stato scoperto all'inzio dell'anno al festival di Sundance ed è stato riproposto con una colonna musicale techno-pop e narrato dalla voce soave e poetica di Morgan Freeman. Successo negli Stati Uniti del documentario di Lucques Jacquet, che straccia i blockbuster e ha già incassato 26 milioni di dollari. [email protected] 6 Mattia Feltri - La Stampa, 12 novembre 2005 Il passaggio dal Cristo in croce di Mel Gibson al calvario dei pinguini in Antartide segna, secondo qual cuno,i lcedi ment odeiconser v at or iamer i caniaun’ i conocl ast i apr ossi maalsac r i l egi ooal l a furia fondamentalista. In effetti, anche dopo aver visto La marcia dei pinguini, è un vero affanno i ndi v i duar eimot i v idel l ’ ent usi asmosusci t at onegli Stati Uniti daI documentario del francese Luc Jacquet. Perché la storia di Jacquet è la storia del lungo e doloroso viaggio di vita e di morte, degli uccelli sulla banchisa. Soffrono la fame e il freddo, sono assediati dai predatori, alcuni non sopravvivono, ma infine trovano il luogo adatto per deporre le uova e dare salvezza alla specie. ComeGesùr edent or e,f at t ouomochesi sacr i f i caperl ’ uomo.Mal ’ agganci or est al abi l e. Il film, che in America ha raccolto ottanta milioni di dollari, arriva il 18 novembre in Italia, e si vedrà seancheiRat z iboy soi lpopol odiComuni oneel i ber az i onecit r ov er announ’ i mpr ont adi v i na.I n Amer i canehannot r ov at epar ecchi e.«E’unf or t epunt oaf av or edelCr eat or eI nt eI l i gent e»,hanno sostenuto gruppi cristiani rilanciando la disputa fra creazionisti ed evoluzionisti. Rich Lowry, direttore di National Review, lo ha definito «un film affascinante. I pinguini sono un esempio dav v er oi deal edimonogami a».Secondounpr et edel l ’ Ohi o,ipi ngui nicher i t r ov anoognianno la strada fra i ghiacci sono come i credenti guidati dallo Spirito Santo e i pinguini che crollano e restano indietro, come i credenti smarrita la retta via. Intervistato sul Venerdì di Repubblica, Jacquet ha parlato di «operazione intellettualmente disonest a».Tempo f aav ev a pr eci sat o:«E’ solo una storia di pinguini. Vederla in termini re1igiosi è come voler analizzare Superman in chiave di difesa e strategie». Sebbene in chiave divina lo abbia già analizzato Umberto Eco. Il film, poi, insegna che i pinguini si prendono e si mollano come adolescenti, abbandonano i cuccioli ai razziatori, e le mamme rimaste senza prole cercano di rapire quella altrui. Ci si può attaccare a tutto per dimostrare qualsiasi cosa. E dunque è probabilmente sbagliato individuare nel l asagadelpi ngui nol ’ ul t i mocol l ant ecul t ur al eedet i codegl iel et t or idiGeor geW.Bush.Sennò non ci si spiegherebbe per quale motivo un musicista liberai come Bruce Springsteen sia stato sequestrato più volte dai repubblicani. Lo fece Ronald Reagan, sentendo in Born in the Usa un i nnoal l ’ or gogl i onaz i onal e.ELohannor i f at t odir ecent e,quandoSpr i ngst eenandòacant ar esul l e macerie di Ground Zero, e non importa se poi abbia appoggiato John F. Kerry. Contano di più le camicie a scacchi aperte sul petto, i jeans e gli stivali che fanno di lui un immagine ambulante del Vecchio Sud, tradizionalista e intransigente. Ef or se al l or av anno bene anche ipi ngui ni ,i ncr ol l abi l inel l ’ ubbi di r e alpr ecet t o diandar ee moltiplicarsi. Se poi si pensa al nuovo stile di vita degli evangelici, che rifacendosi a un passaggio della Genesi hanno abbracciato una profonda cultura ambientalista avvicinandosi a gruppi straordinariamente ostili a Bush, si può intuire quanto sia eterogeneo e inafferrabile il mondo della destra americana. I celebri neocon ispiratori della Casa Bianca nella dottrina dai esportazione della democr az i anonc’ ent r anonul l acongl ial l ev at or idelTex as.Sonoexdemocr at i cic r esci ut inel l e ricche città della East Coast come New York, Washington o Filadelfia. I libri dei vari Robert Kagan, Nor manPodhor et z ,Wi l l i am Kr i st olnonv annopr at i cament emaii ncl assi f i ca.E’pr obabi l echeif an dei pinguini non sospettino nemmeno della loro esistenza. Chi vende parecchio è, per esempio, Ansi Coulter, ma è così sfacciata, così politicamente scorretta, che i neocon la considerano una specie di Borghezio sui tacchi. Nonèdi v er soi lcas odiTom Wol f e.r omanz i er eesaggi st aconos ci ut i ssi mo,aut or ef r al ’ al t r odi Radical Chic, il devastante reportage sui rivoluzionari da salotto di Manhattan. Il suo ultimo libro (il mio nome è Charlotte Simmons, appena uscito in Italia con Mondadori) è una requisitoria contro lo sfrenato libertinaggio dei college americani, ma non potrà mai essere il punto di riferimento per i Mormorii dello Utah, impegnati a squalifìcare gli studi di Charles Darwin. A ben vedere è un pinguino anche Charlotte Simmons. E sono pinguini le Casalinghe disperate ora in programmazione sui Raidue. Sono donne infedeli, complessate, hanno figli pressoché delinquenti, pero sono semplici peccatrici di periferia, sposate, con la famiglia al centro dei loro pensieri. Più che sufficiente dopo la profusione di strepitosa mondanità offerta dalle signore di Sex and the City, tutte single alla perenne ricerca (nell ’ or di ne)diunpai odi scar peeuncompagnoperl aser at a. Volendo, ci sono pinguini ovunque. Ognuno dei conservar tori americani . si prende il pinguino a lui più congeniale, in assenza di un opera letteraria o cinematografica o di qualsiasi altro genere in grado di contenere tensione e ideali tanto diversi. il nuovo film di Steven Spielberg probabilmente sarà emblematico. Non è ancora concluso e già ci si litiga sopra. Racconterà della rappresaglia del Mossad, il servizio segreto di Gerusalemme, dopo il massacro degli atleti israeliani compiuto dai [email protected] 7 terroristi palestinesi di Settembre Nero alle Olimpiadi di Monaco nel 1972. Analizzando le fonti di Spielberg, ovviamente si sono risentiti i palestinesi, e nella persona di Mohammad Daoud, il mandante della strage. E hanno dichiarato perplessità anche i vertici del Mossad. Negli Stati Uniti si discute sul messaggio del film (si chiama Munich) : tutto è lecito pur di eliminare i signori del terrore? Non basta. Malgrado il credito di cui Spielherg gode nella comunità ebraica, speci e dopo Schi ndl er ’ sLi st ,qua1cuno t eme che Muni ch,alcont r ar i o,gi ust i f i chil e accuse di ferocia rivolte agli israeliani, che negoziarono ma non mantennero la parola pur di abbattere gli attentatori. E andrà a finire che in Munich si scoveranno pinguini sia a destra sia a sinistra. Lietta Tornabuoni- La Stampa, 18 novembre 2005 Dalla comicità sentimentale della canzone «Guarda, guarda, guarda il bel pinguino innamorato» al fine umnorismo della didascalia «Mondanità al Polo» apposta a una foto di pinguini sul settimanale «Il Mondo», da noi il pinguino è sempre stato considerato un essere buffo o fatuo. «La Marcia dei pinguini» di Luc Jacquet, documentario inizialmente destinato alla televisione dal regista documentarista francese già autore di film su foche, balene, lucertole, tritoni e salamandre, racconta invece quanto sia tragica l'esistenza dei pinguini, ed è molto interessante. Uccelli che non volano né voleranno mai (le ali sono trasformate in palette natatorie), marciatori che debbono compiere lunghi percorsi con arti inferiori inadatti e corti dalle dita palmate, gregari sempre raccolti in gruppi numerosi, come i pesci i pinguini nuotano sottacqua a grandi profondità e si nutrono di pesci e molluschi. Il pinguino imperatore protagonista del documentario, che vive tra i ghiacci a una temperatura di oltre 40 sottozero, è alto un metro e dieci, grosso 35-40 chili, anteriormente coperto di fine piumaggio bianco. All'epoca della riproduzione, si sposta con una lunga marcia verso un luogo interno dove avvengono corteggiamento, fecondazione, nascita dell'unico uovo che viene affidato al maschio per essere covato nell'immobilità, mentre le femmine percorrono duecento chilometri per ritrovare il mare, mangiare, pescare cibo da conservare nel gozzo per i maschi e i piccoli. Al loro ritorno sono i maschi a partire: lo spietato andirivieni provoca molti morti. Il documentario illustra questo atroce tipo di vita bene quanto i migliori documentari sul tema visti alla televisione. La fotografia imperfetta è prevedibile: a temperature inumane occorre conservare la cautela e il punto di vista necessari. Il commento, nella versione italiana detta in toni comicofiabeschi da Fiorello, è detestabile, paternalista e melenso; in certo modo corrisponde però alla natura del film che non è scientifico né romanzesco, ma insegue un mix dei due generi difficile da raggiungere. Il mistero è uno soltanto: come mai un film simile abbia avuto tanto successo nei cinema degli Stati Uniti e della Francia. Perché è interessante, perché racconta vite peggiori delle nostre, perché tiene fuori il mondo umano a volte deludente e insopportabile, perché elimina la parola onnipresente sostituendola con stridule grida? Perché è stato accompagnato da una forte campagna pubblicitaria? Per l'ambizione di istruirsi e il minimo sforzo richiesto dal film: niente da capire, da leggere o scrivere, soltanto ascoltare e guardare? Perché sì? Redazione - Il Giornale, 18 novembre 2005 Non è bello e sincero come Profondo blu di Andy Byatt La marcia dei pinguini di Luc Jacquet, ma è il sostanziale seguito di una sua parte e ha avuto più successo perché antropomorfizza gli animali. Il ritorno dello pseudonaturalismo disneyano farebbe inorridire Konrad Lorenz, ma lui è morto e la Buena Vista - che coproduce il film - ignora l'etologia, se contrasta con l'economia. Il francese Jacquet ha pazientemente ripreso pinguini veri con la stessa logica di Bambi: ha scelto animali a occhi umani simpatici e buffi, come i pinguini, e ne ha sunteggiato la lotta per la sopravvivenza con interventi della voce fuori campo (in Italia quella più sicula che polare di Fiorello). Resteranno abbastanza marciatori per il lieto fine, cioè per il ritorno coi piccoli dall'immediato entroterra antartico alla banchisa. Gran parte delle scene sono dell'andatura dondolante di questi uccelli, alti circa un metro: il pinguino imperatore è il gigante della specie e in originale il film s'intitolava La marche de l'empereur, giocando - con il pubblico francese - sull'evocazione di e rassomiglianza con Napoleone, poco più alto del pinguino e sempre ritratto vestito di nero e bianco. Fabio Ferzetti - Il Messaggero, 18 novembre 2005 Idocument ar isul l anat ur ahannol ’ et àdel ci nema,mai nt empididi gi t al eephot oshop,l achi r ur gia pl ast i ca del l ei mmagi ni ,acqui st ano unv al or ef or se deci si v o.L’ i ncr edi bi l e epopea delPi ngui no [email protected] 8 Imperatore, che ogni anno percorre centinaia di chilometri sui ghiacci dondolando sulle zampette o strisciando sulla pancia per andarsi a riprodurre, non è solo tragica, comica anzi irresistibile, più i r t adiper i col iedemoz i onidiqual si asif i l m bi bl i cood’ av v ent ur a( idue“ gener i ”chesii nt r av edono di et r oLamar ci adeipi ngui ni) .E’i nnanz i t ut t ov er a.Dav ant ial l ei mmagi nist upef acent ir egi st r at e dal l ’ equipe di Jacquet sopra e sotto i ghiacci (i pinguini nuotano come pesci, ma questo non sempr el isal v adaif amel i cil eonimar i ni ) ,l ospet t at or enonpar t eci pasol oaun’ esper i enz al i mi t e (dice giustamente il regista: «Il pinguino imperatore è il confine dell avi t a,l ’ ul t i mav edet t a,dopodi l uinonc’ è pi ù nul l a») .Ma r i nnov a unpat t o delqual ei lci nema at t ual e ha or maicancel l at oi l ricordo. Anche per questo, perché riapre la questione della fede , così centrale nella sala oscura, questo tipo di documentari ,quandoconci l i anor i gor eest upor e,susci t anool t r eal l ’ ent usi asmot ant e interpretazioni metaforiche. Più veri del vero, più umani degli umani, questi bipedi, remoti cugini, di v ent anoun“ popol oel et t o”ar ov esci onelqual er i t r ov ar el ’ ecodel l enost r evirtù perdute. Anche se in italiano Fiorello invera la battuta di Flaiano per cui un italiano al Polo Nord fa già ridere, figuriamoci mille pinguini al Polo Sud. Gloria Satta - Il Messaggero, 19 settembre 2005 Sta sbancando i botteghini nel mondo il documentario francese sui pinguini imperatori. In America il filmato ha battuto addirittura Spielberg ed ha aperto la strada ad una serie di film tutti incentrati intorno ai pinguini. Il documentario diventa une genere cinematografico, ma anche un caso politico, per chéi l“ popol odiBush”hai ndi v i duat oneipi ngui niuna geni a di“ conser v at or i ”checr edenei “ v al or iamer i cani ”eperquest oi lf ondament al i smosost i enei ldocument ar i oesenef apal adi no come ai tempi di Passion, il film di Mel Gibson. Un popolo in frac sfila silenzioso sui ghiacci eterni ed entra trionfalmente nella storia del cinema. La marcia dei pinguini, documentario francese realizzato in Antartide dal biologo poco più che trentenne Luc Jacquet, sbanca i botteghini di mezzo mondo, dalla Cinaagl iUsa,met t ed’ accor do cr i t i casnobepubbl i copopol ar e,i naugur aun” f i l one”sulqual esisonogi àav v ent at el emaj or .E conquista i conservatori americani, orfani di Gibson con la sua fiammeggiante Passione, sempre alla ricerca di valori forti. Il film, che illustra con poesia la lotta per la sopravvivenza degli uccelli bipedi del Polo Sud, piace moltissimo alla destra cattolica Usa: i neo-con vi riconoscono l ’ esal t az i onedel l af ami gl i aedel l amonogami a,l adi f esaaol t r anz adel l avi t a,l ’ el ogi odel sacrificio. Siti internet, associazioni di culto, critici conservatori si entusiasmano. Sciocchezze, ribatte il r egi st a:«E’sol o una st or i a dipi ngui ni .Veder l ai nt er mi nir el i gi osiè come v ol eranal i z z ar e Superman in chiave di difesa e strategie... quest ipr osel i t idov r ebber o passar el ’ i nv er no sul l a banchisa, cambierebbero idea sul film». E visto che La marcia dei pinguini ha sbancato i botteghini Usa, umiliando perfino La guerra dei mondidiSpi el ber g( l ’ i ncassodel“ f enomeno”f r ances es f i or agl i80 mi lioni di dollari) gli studios salgono, come al solito, sul carro del vincitore: la Warner Bros ha in canna Happy feet , storia di un pi ngui no che bal l a,l a Sonypr epar a Sur f ’ s Upcon pi ngui nisur f i st i ,e l a Di sneyannunci a Mr . Popper ’ sPengui ns,conuccel li che cantano e ballano. I nI t al i av edr emo La mar ci a deipi ngui ni( t i t ol o or i gi nal e:La mar che de l ’ emper eur ,per ché “ i mper at or e”èunadel l e17speci ediquest iuccel l i )i l 18nov embr e,di st r i bui t odal l aLuckyRedche sta chiudendo il contratto con una “ v oce”d’ eccez i one,ancor at op secr et :sar àl ar i spost a al narratore Usa Morgan Freeman (mentre in Francia il commento è affidato a Charles Berling e Romane Bohringer). Costato meno di un milione di dollari, il film ha richiesto tredici mesi di riprese in Antartide, in condizioni proibitive: temperatura a 40 sotto zero, isolamento totale della troupe che ha dovuto aggregarsi a una spedizione scientifica, pazienza infinita e soprattutto una sconfinata motivazione. «Nel 1992 ho cominciato a studiare il pinguino imperatore e ho sentito il desiderio di raccontare la sua storia, una favola che fino a ieri era addormentata tra i ghiacci», racconta Jacquet. Ha risposto al l or aaun’ i nser z i onechecer cav abi ol ogidi spost iat r asf er i r siaic onf i nidelmondo,haf at t ole v al i gi e e siè r i t r ov at o sulsetnat ur al e pi ù st upef acent e che un r egi st a“ dimest i er e”poss a desiderare: i ghiacci monumentali che disegnano scenari mai visti, il silenzio totale, le profondità del l ’ oceano,l et empest ecandi de,l ’ al t er nar sidel l est agioni tra luce accecante e notte nera come la pece. E soprattutto ha trovato loro, i pinguini, una comunità compatta e paziente che per riprodursi e proteggere i piccoli sfida la natura, le intemperie, i predatori e il destino. Accompagnato dalla [email protected] 9 musica suggestiva ma mai invadente di Emilie Simon, fotografato con perizia da Laurent Chalet, il f i l m comi nci a con l al unga mar ci a degl i“ i mper at or i ”i nf i l a peruno v er so i ll uogo pi ù adat t o al l ’ accoppi ament o.Poic’ èi lcor t eggi ament o,emoz i onant e danz ar i t ual e.E quando la femmina deponel ’ uov o,sar ài l padr eacov ar l operdue-tre mesi: la madre si rimette in marcia verso il mare al l ar i cer c a dici bo e dalsuo r i t or no di pende l a sopr av v i v enz a delnasci t ur o.Nel l ’ at t esa,papà pinguino non mangia e non dorme, preoccupato esclusivamente di tenere al caldo sotto le sue piume quella speranza di vita. Solo alla ricomparsa della femmina, che dopo aver sfidato la morte ( iv or aci s si mi“ l eopar didimar e”sonosempr ei nagguat o)por t adamangi ar ealpi ccol o,i lmaschi o ripartirà a sua volta per andare a sfamarsi. «Quandosonot or nat odal l ’ Ant ar t i de»,r accont aancor ai lr egi st a,«misonoaccor t odiposseder e un materiale straordinario. Aver constatato fino a che punto i pinguini si spingono per la difesa della specie mi ha dato la voglia di raccontare la meravigliosa epopea di questi uccelli, che sono i nomadidelsuddelmondo.Alt onounpo’f r eddodel l asci enz aedel l est at i st i che,hopr ef er i t ol a poesia delle favole. Non è un caso che il mio film comincia con il fatidico c’ er aunav ol t a. . . ». Il 16 dicembre uscirà nelle sale King Kong di Peter Jackson, rifacimento miliardario del classico di set t ant ’ annif aconef f et t idi gi t al imaiv i st i .Tr ai lmega-gor i l l ai mmer soi nunaf or est at ut t a“ v i r t ual e” e la poesia dei pinguini che marciano tra i ghiacci eterni, chi vincerà? La sfida è destinata ad appassionare gli spettatori nelle prossime settimane. Valerio Caprara - Il Mattino, 19 novembre 2005 Successo assicurato e meritato per La marcia dei pinguini, documentario garbatamente piegato alle esigenze della fiction da un pugno di cineasti che hanno sfidato la geografia e la meteorologia. Girata in Antartide, nei pressi della base scientifica Dumont d'Urville, quest'avventura sospesa tra scienza e favola riscuote il giusto premio di una lavorazione costellata di esperienze estreme (isolamento totale di circa nove mesi, temperature fino a 40 sottozero, tempeste sempre incombenti accompagnate da venti a 150 all'ora, spedizioni per trasportare attrezzature tra iceberg alti come grattacieli) e di una sceneggiatura incardinata al tema darwiniano della lotta per la sopravvivenza. Il principio drammaturgico della crudeltà, con il magnifico pinguino imperatore protagonista di un ciclico calvario, non viene, insomma, messo in sordina dalle aggiornate tecniche di ripresa e d'edizione e neppure la voce fuori campo - affidata in Italia alla trasformistica verve di Fiorello - arriva a mistificare l'andirivieni migratorio tra il nord dell'oceano ghiacciato e il sud della banchisa allucinata. L'unico pericolo consiste, forse, nell'inevitabile controcanto degli opinionisti, pronti a sommergere lo spettacolo con il consueto armamentario del misoneismo ecologicoapocalittico. Le qualità del lungometraggio appaiono, per la verità, abbastanza semplici: la novità assoluta dell'argomento che spicca nella sovrabbondante produzione di genere; l'oggettiva stranezza di costituzione e portamento dei colossali uccelli nuotatori; una commovente epicità degna della letteratura classica, con la forza di volontà che scandisce gli eroismi volti alla conservazione degli equilibri naturali. È quindi superfluo strattonare il mistero delle marce in fila per due grazie alle quali i pinguini assicurano la perpetuazione della specie; tanto è vero che l'apologo potrebbe tranquillamente funzionare come apologia dello spirito gregario e sacrificale, di una comunità blindata e perennemente in lotta contro i violenti predatori della propria identità. La poesia del documentario sta invece nello stretto passaggio tra la trasmissione delle conoscenze istintuali in un habitat che non ci sogneremmo d'idealizzare e le tenerezze affettive valorizzate proprio dal pericolo e dalla paura che l'homo faber cerca da sempre, pur tra mille contraddizioni, di circoscrivere o disinnescare. Isabella Angius - Il Riformista, 9 dicembre 2005 La marcia dei pinguini è tecnicamente un documentario. Detto cosi mente di più noioso. Luc Jacquet, sceneggiatore e regista, ci ha regalato invece un capolavoro multitarget e alla. portata di tutti.. Una scommessa vinta, quella di Jàcquet, che ha vissuto per un anno intero nella regione più i nospi t al e delmondo:l ’ Ant ar t i de.Segui r e da f ebbr ai of i no aidi cembr e succes si v ol av i t a dei pi ngui ni ,t ut t av ol t aal l ar i pr oduz i one.Dal l ei mmagi nisot t ’ acqua aiv ol ov er so il ghiaccio, poi in piccoli gruppi con la tormenta di neve che diventa una costante. La. carovana dei pinguini nel l ’ i mmenso deser t obi anco e poiv er sol ’ ar ci pel ago diPoi nt e Géol ogi e perv i v er ei lmoment o del l ’ amor e.Lìi mpar er annoaconosc er sier i c onoscersi attraverso il canto e la voce, un balletto seduttivo, nel film sottolineato dalla bella musica di Emilie Simon, che per molti diventerà [email protected] 10 acc oppi ament o,qui ndif edel t à.Chinont r ov er àl ’ amor er i par t i r àv er soi lmar epr i machear r i v ii l pieno inverno. Un manifesto politico quello della Marcia dei pinguini? Probabilmente non nella volontà del regista., ma sicuramente sì se consideriamo il potere subliminale del cinema, come forma di comunicazione di massa. Perdendosi nello sterminato deserto di ghiaccio, guardando i buf f imov i ment ideipi ngui nist essinonsipuònoni nt r av eder eunal ez i oned’ i mpegnov er sol av i t a di coppia. “ I mpegno”èunapar ol af uor it empo.Si amot ut t ii mpegnat i ,maguar dandol ei mmagi nidiJacquet , portate in Italia dalla Lucky Red, non si può non fare i conti con la sacralità di ogni singolo movimento di protezione che questi splendidi animali hanno nei confronti di loro stessi e dei piccoli che aspettano. Dei pinguini genitori si parla al plurale, è il loro stesso comportamento che ci i mpone dif ar l o.Sii ncont r ano,siamano,l eif al ’ uov oei nsi eme l o cov ano.Siai ut ano,si sostengono. Si amano finché il piccolo non sarà autosufficiente. Un inno alla famiglia, un inno al coraggio di. stare insieme affrontando ogni difficoltà. Ma se tutto va bene il maschio comincia a covare, e la femmina, a digiuno da quaranta giorni, torna verso il mare per cibarsi di nuovo. Per i maschi comincia il calvario: da due mesi non mangiano, e il prossimo pasto sarà solo dopo due mesi. Per resistere al blizzard i pinguini si st r i ngonounov i ci noal l ’ al t r operf ar si cal or e.Al t r ochecor si pr epar t o. Alberto Crespi - L’ Uni t à,18novembr e2005 Inutile usare giri di parole: La marcia dei pinguini è un capolavoro. Non è un documentario etnografico in stile National Geographic: è un vero e proprio film, con trama, personaggi, momenti di emozione, paura, divertimento. Ma è anche autentico: racconta il ciclo riproduttivo del pinguino imperatore senza aggiungere una virgola alla realtà. I pinguini imperatori conducono davvero la vita assurda che vedrete nel film: maschi e femmine, nella breve estate australe, si conoscono, si cor t eggi ano,si accoppi ano;ogni f emmi nadeponeunsol ouov oepoi ,ment r el ’ i nv er noi ncombe,se ne va. Tra i pinguini imperatori vige il seguent eménage:l ef emmi net r ascor r onol ’ i nv er noalmar e, nuotando e ingozzandosi di cibo, mentre i maschi restano in terra ferma, covando ciascuno il pr opr i o uov o senz a maidor mi r e né mangi ar e.L’ uov ov i ene l et t er al ment e «pal l eggi at o» sul l e zampe (se tocca ter r asicongel aal l ’ i st ant e)et enut ocal doconl epi umedel l ’ i ngui ne.Imaschisi r adunanoi ncol oni e,est annost r et t ist r et t i ,unoat t accat oal l ’ al t r o,pert ener si cal di . A primavera, il preziosissimo uovo si schiude e préssoché nello stesso istante le femmine tornano dal mare, ritrovano a colpo sicuro i mariti e cominciano a nutrire i neonati rigurgitando il cibo immagazzinato per mesi. I maschi, esausti, vanno a loro volta al mare: è il loro turno dì andare a pesca. Quest aè,dunque,l ’ i ncr edi bi l est oria del pinguino imperatore; ed è, nè più né meno, la trama del f i l m diLucJacquet .I lci neast af r ancesehaav ut ol ’ i deadeldocument ar i odopoav erl av or at oi n Antartide come biologo. La lavorazione è durata un anno, e Jacquet ha montato il film partendo da 140 or e dimat er i al e gi r at o.Non è,come sidi cev a,un document ar i o cl assi co:nel l ’ edi z i one originale francese tre attori (Charles Berling, Romane Bohringer e Jules Sitruk) davano voce rispettivamente a papà, mamma e bimbo pinguini, costruendo una «fiction» là dove, in natura, ci sono solo comportamenti spontanei. In italiano come in inglese (negli Usa il film ha incassato quasi 77 milioni di dollari anche «grazie» al grottesco sostegno dei neo-conchev il eggonol ’ esal t az i onedel l af ami gl i ael adi f esa ad oltranza del l av i t a)c’ èun’ uni cav ocef uor icampo:masei lpr emi oOscarMor ganFr eemandav aalf i l m un tono sussiegoso e «shakespeariano», da noi Fiore!lo fa ovviamente Fiorello, rendendo il tutto più leggero e spirititoso. Comunque sia, Jacquet voleva realizzare un film epico, una grandiosa met af or asulsacr i f i ci o,sul l ’ amor epat er no,sul l ’ «er oi smo»diquest iani mal i .Chei nv ece,com’ è ovvio, non sono «eroi», bensì perfetti esempi di adattamento — a fini di sopravvivenza — al l ’ ambi ent epi ùost i l eche esista. Il film, insomma, è lievemente disneyano, ma se può suscitare si ncer aammi r az i oneperl anat ur a,benv enga.Vedr et echevi ncer àl ’ Oscaramanibasse:sel o mer i t er à,èunodeimi gl i or i f i l m del l ’ anno. Giorgio Carbone - Libero, 12 novembre 2005 George W Bush in questi giorni gongola. il cinema Usa (meglio i vip del cinema Usa) gli dà contro tutti i giorni,. ma il pubblico americano (quello che paga il biglietto e che numericamente conta [email protected] 11 molto più dei vip) fa la fila per vedere un film che esalt aiv al or i“ bushi ani ”( ei ngener edel l adest r a r el i gi osa) :l af ami gl i a,l a monogami a,i ldi r i t t o al l a sopr avv i v enz a,l ’ el ogi o delsacr i f i ci o perl a salvezza della comunità. E la fila non la fanno mica solo negli Stati Uniti. Prima di essere un favoloso incasso negli States (ha battuto anche La guerra dei mondi di Spielberg) la pellicola ha spopolato in Francia. Se il pubbl i co “ pr of ondo”aldiqua e aldil à del l ’ At l ant i co ama iv al or i“ bushi ani ”v uoldi r e che l a maggioranza in entrambi i paesi, è ancorata su posizioni conservatrici. E la sinistra può strillare quanto vuole, ma resta minoranza. Il curioso di tutta la faccenda è che i portatori della ideologia di destra non sono uomini, ma pi ngui ni .Set t emi l a uccel l ibi pedidel l ’ Ant ar t i de,che popol ano i lfilm La marcia dei pinguini del documentarista francese Luc Jacquet. Il film arriverà in Italia la prossima settimana, venerdì 18 novembre, distribuito dalla Luckv Red che ha provveduto al doppiaggio italiano: la voce del narratore sarà Fiorello, mentre per il resto è tutto uno squittio. La storia è cominciata tredici anni fa quando Luc Jacquet era un biologo da poco laureato e già matto come un cavallo. Solo un pazzo totale avrebbe accettato di trasferirsi al Polo Sud sfidando temperature vicine ai 65 gradi sotto zero. Bene, Jacquet non solo sopravisse, ma rimane affascinato dalle vicende del pinguino imperatore. Tr at ut t el especi edipi ngui ni ( i nt ut t o17) ,1’ “ i mper at or e”èi l pi ùal t oel asuaannual emar ci av er so iconf i nidel l ’ Ant ar t i deèqual cosadi epico, di gigantesco, che avrebbe ispirato poemi e romanzi se solo fosse compiuta dagli uomini e non da bipedi pennuti, Jacquet, appena tornato al mondo civile, deci sediesser ei l cant or edegl i“ i mper at or i ”enel2003r i uscìaconv i ncer eunpr odut t or ef rancese a stanziare due milioni di euro (fino a questo momento il film ne ha ammassato 180 di milioni) e a spedi r eunat r oupediaudacial l abasediDumontd’ Ur v i l l enelPol oSud.Maar r i v at il ìdebbono aspettare un mese prima di vedere il primo esemplare. Non è solo, dietro di lui ordinati scrupolosamente in fila indiana ne arrivano settemila. Ma dove diavolo vanno? Al luogo del l ’ accoppi ament o,cent ochi l omet r isul l abanchi saal l av el oci t àmedi adiunchi l omet r oemezz o al l ’ or a.Unr i t ual eeundest i not r emendi(nonpernul l agl ii mper at or iv engonochi amat ii l“ popol o mal edet t o” ) . Rac cont at acosìl ast or i as embr al ’ occasi oneperunanoi at r emenda.Ei nv ecedur ant ei lt r i psot t o z er osuccededit ut t o.C’ èspaz i operl acommedi a.Ar r i v at isulpost oipi ngui ni s accoppiano, e il cor t eggi ament oèt ut t odar i der e:coppi et t eches’ i nseguono,sif annogl ischer z iel ecosechesul l a banchi saconunagr az i ai nsospet t abi l ea“ l ov er s”dalf i si cocosìpocor omant i co.A di f f er enz adi quel che succede tra gli umani, i maschi non ingravidano le femmine e poi le lasciano, lì a sbrigarsela da sole. La femmina depone il suo uovo, ma a covarlo dovrà essere il maschio (come? Tenendoselo tra le zampe e standosene ritto, immobile sulle palme per sessanta giorni, in mezzo alle intemperie) La mamma invece immobile non ci sta . Caracolla verso il mare alla ricerca di cibo per il compagno e per il nascituro. Se non torna, il piccolo muore, e anche il padre se nel frattempo hapr esot r oppof r eddo.Set or napar t ei l padr e.El ’ andi r i vieni continua finché il pinguinetto non è in grado di caracollare da solo. I lcl oudel f i l m per òèt r agi co.Enoner apr ev i st oal l ’ i ni z i onel copi onediJacquet .Ment r el at r oupe girava un cucciolo si staccò dal gruppo. Mossa fatale. In pochi minuti il piccolo imperatore morì congelato. Davanti agli occhi inorriditi dell operatore. E a quelli del pubblico che in questi mesi ha affollato le sale. Mariarosa Mancuso - Il Foglio, 19 novembre 2005 Se è un disegno, sembra più dispettoso che intelligente. Per riprodursi, il pinguino imperatore mar ci a sul l a banchi sa pol ar ev ent igi or nie v ent inot t i .Nel l ’ acqua gui z z av el oci ssi mo,a t er r a arranca sulle zampette, o usa la pancia come slittino. In fila indiana, raggiunge il luogo adatto alla conservazione della specie, smantellando le riserve di grasso. I suoi gamberetti preferiti sono r i mast inel l ar esi denz aest i v a.D’ i nv er no( checoi nci deconl anost r aest at e,si amoi nAnt ar t i de,66 gradi di latitudine sud) si digiuna: un paio di mesi le femmine, fino a quattro mesiimaschi .E’sol o l ’ i ni z i o.L’ uov o depost oi nuno degl iambi ent ipi ùost i l idelpi anet a nondev et occar ei lghi acci o neppure per un attimo. La pinguina lo passa al pinguino con una manovra delicatissima, un saltello daz ampeaz ampe,el ’ i mpr esadev er i uscire al primo tentativo. I maschi covatori si ammassano stretti, fino a dieci in un metro quadro, per proteggersi dai venti tempestosi che soffiano a 150 chilometri orari. La formazione ruota lentamente, dando il cambio alle schiene esposte al gelo. [email protected] 12 Intant ol ef emmi neaf f amat er i f annoi lper cor soal l ’ i ndi et r o,perpr ocur ar siunpo’dici bo.Cer cando di sfuggire ai predatori, e di tornare in tempo per dare il cambio agli ancora più esausti consorti. Dalla sfiancante staffetta, il biologo e regista francese Luc Jacquet (e la sua coraggiosa troupe) non ricava il solito documentario alla National Geographic, ma un vero film. Con i suoi bravi colpi di scena, gli intermezzi comici, il perfetto casting (non tutti gli animali sono fotogenici), la colonna sonora fir mat a Emi l i e Si mon:unt ema perigi or nidelcor t eggi ament o,unal t r o perl ’ ar r i v o dei pr edat or i ,unal t r oancor aperl ’ i st er i adel l epi ngui nechet ent anodir ubar el euov aal t r ui .Al l af i ne– miracoli del cinema –par edidi st i nguer euncucci ol odal l ’ al t r o. La marcia dei pinguini ha battuto al botteghino la spielberghiana Guerra dei mondi, meno appassionante. Costato la miseria di due milioni di euro, è stato venduto anche ai cinesi. Negli Stati Uniti –con Morgan Freeman narratore – ha incassato 80 milionididol l ar i .Quil ’ onor et occaaFi or el l o,cheaggi ungeunpai odibat t ut esue. Enrico Magrelli - Film Tv , n. 46, 15 novembre 2005 Nessuno poteva prevedere che uccelli che non sanno volare, che si muovono e camminano, fuori del l ’ acqua,conunagr az i agoffa e comica, che scivolano con le loro pance su distese ghiacciate infinite e meravigliose, che camminano per chilometri in ordinate file indiane per riprodursi, dopo l unghi ,mel odi osie l i t i gi osicor t eggi ament i ,che siassembr anoa“ t ar t ar uga”perpr ot eggersi dai v ent igel i didel l ’ Ant ar t i deecheaspet t anopermesil oschi uder sidel l euov apot esser odi v ent ar e delle star del cinema. Un miracolo (sarebbe meglio definirlo un evento come tanti altri insoliti, bizzarri, sorprendenti) della natura può diventare un miracolo degli incassi e sbancare il boxoffice. La marcia dei pinguini di Luc Jacquet è il film-fenomeno che negli Stati Uniti ha superato 76 milioni di dollari e se si aggiungono i risultati di altri mercati (nelle sale italiane esce questa settimana) si arriva alla ragguardevole cifra di 104 milioni di dollari. Un successo di proporzioni tali da suscitare qualche domanda sulle motivazioni, sulle caratteristiche di questo trionfo del cinema animalista Qualche quotidiano britannico ha titolato, con est r emasi cur ez z ache“ l or o( ov v er oipi ngui ni )sono pr opr i ocomenoi ” .Onest ament e,anchei nf r acosmock i ng,nonsonopoicosìnumer osigl iumani chepossonoesi bi r eun’ el eganz aconsol i dat adagener az i oni .Pochi ssi mit r agl iuomi niel edonne sanno nuotare con la stessa fluidità e velocità. Ancora meno sembrano gli homo sapiens pronti a covare sotto le intemperie un uovo tenendolo sui piedi (a qualcuno sembrerà tra i piedi, in senso metaforico) per settimane e settimane e a sfamare i piccoli con le briciole di remoti banchetti sot t omar i ni .Ledi f f er enz esonodav v er omol t e.L’ uni caanal ogi ai ncont r ov er t i bi l eèchepi ùdiun umano ha quella camminata ciondolante, da piede piatto, da alluce valgo, da postura biologicamente scorretta. Detto questo, i pinguini sono ani mal imol t o si mpat i cicon quel l ’ ar i a impettita e altezzosa. Sono adorabili anche quando in Madagascar (nel progetto originario erano i protagonisti assoluti del cartoon) formano una banda di delinquenti che fuggiti da uno zoo newyorkese dirottano una nave e al freezer australe preferiscono la spiaggia bagnata dai caldi mar idelsud.D’ al t r apar t ecomehannodi most r at ogl iesper i ment idial cunipsi col ogil ei mmagi ni deipi ngui nichenuot ano,gi ocanoesimuov ononell or oambi ent emi gl i or anol ’ umor eel ostato d’ ani mo degl iesser iumani .Ipi ngui nicif anno f el i ci .Al l ’ i ncr oci o diquest a empat i a sicol l oca benissimo La marcia dei pinguini: un film bello, emozionante, originale. I paesaggi, le spontanee sculture di ghiaccio, il vento, il cielo, la neve tolgonoi lf l at o.L’ avv ent ur achesir i pet ei nesor abi l e ogni anno (i pinguini possono vivere fino a venti anni) e che garantisce la continuità e la sopravvivenza della specie commuove (saranno i sensi di colpa di una società in cui i genitori sono sempre più distratti e fuori ruolo?). Lasciato il mare i maschi marciano per giorni e per chilometri e chi l omet r iper r aggi unger el ’ oamok ,l az ona dov e accoppi ar si ,aspet t ar e che l ef emmi ne deponganol ’ uov oesost i t ui r sial or onel l acov aacc ogl i endosul l el or oz ampeil nascituro. Intanto le femmine affamate partono alla volta del mare per nutrirsi. Torneranno quando i pulcini, una palla di piume grigie, saranno appena nati e cominceranno a prendere confidenza con il mondo circostante. I maschi, senza mangiare, strettil ’ uno al l ’ al t r o,aspet t ano permesif edel iall or o compito di padri-acr obat icost r et t iamuov er sisuit al l onisenz af arcader el ’ uov o,apr ot egger sidal f r eddochet occaiquar ant agr adisot t oz er o.Un’ epopeaci cl i ca.Nor mal eperipi ngui nii mper at or i , mirabolante per gli spettatori. Il regista e la sua troupe hanno seguito per un anno questa mi gr az i one,quest ispost ament i ,quest iv i aggidiandat aer i t or noscr i t t idal l ’ i st i nt o.Unacr onaca st r ut t ur at a con un’ i nt el l i genz a dr ammat ur gi ca che t r av al i ca l e convenzioni del semplice documentario con belle immagini. Una storia antica ordinata dal ritmo della natura ed evocata da un narratore che nella versione italiana è Fiordo (in quella americana è Morgan Freeman e in [email protected] 13 quella francese si avvale delle voci di Romane Bohringer, Charles Berling e Jules Sitruk). I pinguini sono bravissimi attori. Non si deve dirigerli. È sufficiente assecondarli. Conoscono a memoria la parte. Da secoli. Gloria Satta - Ciak , n. 11, novembre 2005 Pi ù che un f i l m è un’ avv ent ur a aiconf i nidelmondo.L’ ul t i mo,suggest i v o document ar i o sugl i ani mal i ?Macché,Lamar ci adeipi ngui nièl ’ i mpr esar i usci t adiunpugnodipaz z ichehannosf i dat o la geografia, la meteorologia, le convenzioni. E dopo nove mesi passati a 40 sotto zero, circondati daighi acciet er ninel l az ona pi ùi nospi t al e delpi anet a,l ’ Ant ar t i de,hanno r egal at o alci nema un’ oper aspet t acol ar eepoet i ca,unsor pr endent escoopnat ur al i st i co,maancheunagr andest or i a d’ amor e,t ener ezz af ami l i ar e,cor aggi o.Epaz i enz asei neo-con americani, orfani della controversa Passione di Gibson, hanno prontamente piazzato questi pennuti irresistibili sui loro vessilli: il film del regista-bi ol ogo f r ances e LucJacquetha messo d’ ac cor do cr i t i ca e pubbl i co,siè i mpost o perfino in Cina, mentre al box office Usa ha addirittura umiliato La guerra dei mondi. La marcia dei pinguini sbarca ora da noi grazie alla Lucky Red, che ha scelto Fiorello come voce narrante al posto del Morgan Freeman della versione americana e del trio Charles Berling-Romane BohringerJules Sitruk di quella originale francese. Invariata ovunque è la suggestiva musica di Emffie Simon, cheguar dacasor i c or dal e“ gl aci al i ”sonor i t àdiBj or k .Gi r at oi nAnt ar t i de,neipr essidel l abase sci ent i f i caDumontd’ Ur v i l l ea66gr adidilatitudine sud, in condizioni estreme (isolamento totale, temperature proibitive, troupe di sole 28 persone, imprevisti), La marcia dei pinguini non è un documentario, ma un film vero e proprio con tanto di sceneggiatura, casting - non tutti gli animali sono fotogenici - e storyboard. E la lavorazione è stata talmente singolare, costellata di esperienze est r eme,chepot r ebbeasuav ol t aesser emat er i adiunf i l m.Comi nci amodal l ’ i ni z i o.Nel1992i l biologo neolaureato Luc Jacquet, non accontentandosi di manuali e alambicchi, risponde a un’ i nser z i one:«Cer casir i cer cat or edi spost oat r as f er i r sii nc apoal mondo».Det t of at t o,sir i t r ov aal Pol oSud,dov ei ncont r ai lpi ngui no“ i mper at or e”( unadel l e17speci ediquest iuccel l i ) .Èamor ea prima vista. E nasce la voglia di girare un film, «per raccontare», spiega il regista, «una storia antichissima che dormiva tra i ghiacci, con il tono della favola e non del trattato scientifico: la storia dei pinguini e della loro lotta per perpetuare la vita». NeI 2003 la casa di produzione Bonne Pioche acc et t adif i nanz i ar el aMar ci a( cost anemmenoduemi l i onidieur o) .Chel ’ i mpr esasi aal dif uor idi ognischemasicapi scegi àdal v i aggi ov er sol ’ Ant ar t i de,uncont i nent egr ande26v ol t el aFr anci ae abitato solo da una quarantina di insediamenti scientifici. Per raggiungere la base Dumont d’ Ur v i l l e,nel l ’ Ar ci pel ago Géol ogi e,civ ogl i ono Ot t o gi or ni :unpai oi naer eo ( Par i gi -Hong KongMelbourne-Tasmania) e sei per mare su un rompighiaccio, tra tempeste e iceberg alti come grat t aci el i .Ri par t i t al a nav e,l a par ol a“ i sol ament o”assume t ut t oi lsuo si gni f i cat o:i lpr ossi mo attracco è previsto tra nove mesi. Sul posto, sorprese e prove di coraggio attendono i nostri. Vita dura da dividere con i ricercatori della base, lunghe marce per trasportare attrezzature e gruppi elettrogeni, qualche acciacco (un ginocchio slogato, svariati colpi di freddo), i micidiali venti “ cat abat i ci ”chesof f i anoa150al l ’ or a.MaJacquet ,iduebr av i ssi mioper at or iLaur entChal ete Jerome Maison, il rest o del l at r oupe non per dono l ’ ent usi asmo.Fi n dalpr i mo sopr al l uogo i n elicottero, quando davanti ai loro occhi si dispiegano la banchisa abbagliante, le monumentali f or maz i onidighi acci o,l ’ ar i a pur i ssi ma che di segna un or i z z ont ei nedi t o.Dopo un mese c’ è l ’ i ncont r o coni lpr i mo “ i mper at or e” ,chesist agl i a el egant e cont r oi lci el o.Di et r o dil ui ,sf i l al a comunità: mille, duemila, alla fine saranno settemila i pinguini passati davanti alla cinepresa. Al l ’ i ni z i ounpo’i nt i mi di t i ,f i ni sconoperabi t uar siagli intrusi: due uccelli, Bobby e Rex, diventano le mascotte della troupe e per settimane assistono alla lavorazione dando leggeri colpi di becco a treppiedi e riflettori. Temer ar i et àef ant asi a non v engono maimeno.Pat r i ck Mar chand,l ’ oper at or e subacqueo, nonost ant el oscaf andr onel l ’ acqua gel at anonr esi st eperpi ùdi30mi nut i .Fuor i ,sonodol or ie geloni, pure in faccia. Percat t ur ar el av ocedeipi ngui nii napnea,un“ i dr of ono”appesoauncav ov i enei mmer soi nun buco della banchisa: ma una piccola foca comincia a giocare col filo, e chi ha il coraggio di strapparglielo? Per una ripresa ravvicinata, una minicamera viene nascosta nel guscio di un uovo. I l21gi ugnocomi nci al ’ i nv er nopol ar e,unef f et t onot t enat ur al epr ol ungat o.I nt ut t el ebasisifa f est ai nmascher a.D’ or ai npoicisar annosol ounpai od’ or edil uceal gi or no,mai l r egi st ai l l umi na [email protected] 14 il set il meno possibile, per non turbare i pinguini. La troupe assiste poi commossa, ma impotente al l ’ agoni adiuncucci ol o,chesist accadalgr uppo e in pochi minuti muore congelato. Ma niente di traumatico, sembra che si addormenti. In questo mondo incontaminato, lontano dalla nostra quotidianità, anche la morte può essere piena di dolcezza. Claudia Mangano - Il Mucchio Selvaggio, dicembre 2005 Impossibile non emozionarsi di fronte a questa storia, scritta millenni or sono da uno sceneggiatore ignoto e oggi documentata dal biologo e regista francese Luc Jaquet. Protagonisti il pinguino imperatore, o meglio tutti i suoi 400.000 esemplari, e lo straordinario viaggio che questi animali compi onodanor dv er sosud,“ f i ut ando”icampimagnet i cisul l ar ot t adel l ’ i st i nt o.I nuncont i nent e i nospi t al e come l ’ Ant ar t i co,esi st e unsol ol uogo abbast anz a pr ot et t o da pot ergar ant i r el al or o r i pr oduz i one:l ’ oamok ,un’ ar easi t uat anel l ’ ar ci pel agodiPoi nt eGéol ogi e.Edèquicheipi ngui nisi ritrovano dopo aver percorso in fila indiana centinaia di chilometri. La macchina da presa segue la processione con la dovuta discrezione e rivela i tratti sorprendentemente antropomorfi di questi pellegrini incappucciati, ultimo baluardo di vita sul 66° parallelo. È un rito carico di sacralità e sof f er enz ai ll or o,ani mal idel l ’ acqua che perqual che i nsondabi l el egge delcont r appassosono costretti a camminare per sopravvivere (a margine: i pinguini camminano ondulando perché sfruttano il moto armonico, non perché siano scemi...). Quandogi ungononel l ’ oamokhannoi ni z i oicor t eggi ament i( sonol ef emmi neascegl i er eimaschi ) equihal uogol ’ accoppi ament o,accompagnat odaunapromessa di fedeltà che dovrà sopportare mille pericoli, fino alla nascita del piccolo. Firma la colonna sonora la giovane Emilie Simon che ai pezzi orchestrali, i meno riusciti e più ridondanti, alterna più felici sonorità elettroniche simil-Bjòrk. Figura come voce narrante per l ’ edi z i onei t al i anaFi or el l o,gui dat odal l ost or i codi r et t or edeldoppi aggi oFr ancescoVai r anochene ha arginato le scivolate sicul-r omaneschecomehapot ut o.Al l ’ el ement oumanopr esent ei nquest a storia va il plauso per averla raccol t a e av er ne esal t at ol a nat ur al e poesi a ma è l ’ Ant ar t i co a conquistare, con le sue leggi spietate e perfette a cui gli animali rispondono con incredibile spirito di abnegazione. Claudio Carabba - News Settimanale, 23 novembre 2005 Lungo viaggio fra l at er r aei lghi acci o,l ànel l ’ est r emoSuddelmondo,dov eosanoipi ngui ni .Ci v ol ev aunabuonadosedif ol l i aperandar senenel l el andedesol at edel l ’ Ant ar t i de,dov edur ant e l ’ i nt er mi nabi l ei nv er no( nov emesiogi ùdil i )sof f i ai l v ent oef i schi al aneve di bufera e restarci per più di un anno, per riprendere i movimenti della libera comunità di questi strani pennuti nuotatori, intenti a rinnovare il segreto della vita e a difendere, a caro costo, il mantenimento della specie. L’ haf at t oLucJacquet ,biologo francese dal fisico forte e robusto, insieme a due amici: Jérome Mai son,mar i nai o e oper at or e,e l ’ ar di t o Pat r i ck Mar chand,addet t o al l e sper i col at er i pr ese subacquee. Ne è uscito un film insolito ed emozionante, La marcia dei pinguini, intitolato nel l ’ edi z i oneor i gi nal e( f r ancese)Lamar chedel ’ Emper eur ,per chédeipi ngui niI mper at or i( l ar azz a più alta) si racconta. Questo documentario romanzante è stato nella stagione scorsa uno dei campi onidii ncasso i n Fr anci a ed è poidi v ent at oi lcaso del l ’ estate in America, dove ha guadagnato più di 80 milioni di dollari e ha suscitato bizzarre dispute ideologiche (ne parleremo alla fine). Avendo un aspetto simpatico e una camminata quasi umana (quando marciano in fila e non nuotano agili nelle gelide acque vicino al Polo Sud), i pinguini erano già stati narrati al cinema, ma conidi segniani mat i .Fr aimi eipr i mi r i cor didi spet t at or ebambi noc’ èadesempi ol adol cef av ol adi Fabio, il pinguino freddoloso (sognale isole dei caldi Tropici) inserito da Walt Disney nel carosello paper i nescodeiTr eCabal l er os.Ment r epr opr i oquest ’ annonel l ’ al l egr oMadagascarif ur bipennut i erano gli animali più dispettosi dello zoo di New York. Ma insomma si trattava pur sempre di variazioni da cartoon, per niente didattici e istruttivi. Ora invece Jacquet ci mostra la vita vera di un mucchi o,pocosel v aggi o,diI mper at or i ,mausandounav ocenar r ant e( nel l ’ edi z i onei t al i anaquel l a fin troppo scapigliata di Fiorello) che trasforma il documentario in una sorta di romanzo epico e struggente. Sapendo poco o niente dei costumi pinguineschi, mi sono istruito e divertito (qua e là i mpaur i t o)comequando,ait empir emot idel l ’ i nf anz i a,v edev ol ’ aur easer i edi sney anasul l aNat ur a el esuemer av i gl i e( r amment obenel ’ i ncant odel l aVal l edei castori e le mortali lotte del Deserto chev i v e) .DunqueJacquetcomi nci adal l af i nedal l ’ est at e:ipi ngui niesconounoannodal l ’ acqua, [email protected] 15 formano un gruppo serrato e se ne vanno lontano dal mare (nelle zone sicure, dove il ghiaccio non si spezzerà) per l af r ement est agi onedel l ’ amor e.Gi ài nquest apr i mat appa,l amenoper i col osa, chi rallenta e resta da solo è destinato a morire nel candido silenzio gelato. Mal edi f f i col t àpi ùaspr ecomi nci anoquandol amet aèr aggi unt a.C’ èsubi t ounpo’dit ensi one perché le pinguine sono assai più numerose dei maschi, e qualcuna non troverà nessuno da amar e.Dopounl angui doei nqui et ocor t eggi ament o,ar r i v al ’ i st ant edel l apassi one,chesal daun legame sentimentale (una coppia di fatto) che durerà per un anno. Tocca naturalmente alle femmine fare le uova, ma saranno i padri a covarle, per mesi e mesi, immobili e senza cibo, in at t esa che passil ’ i nv er nat a.Ment r e il or o“ uomi ni ”( se cosìsipuò di r e)pr ot eggono if r agi l i nascituri, le madri se ne vanno verso il mare cercando un varco nel ghiaccio per pescare e mettere in pancia tanto cibo, si da poter nutrire, al loro ritorno, i piccoli che nel frattempo saranno usciti dai gusci .Sot t ’ acqua cisono pescigui z z ant ie appet i t osi ,ma anche most r i( or che e l eonimar i ni ) voraci e divoratori. La fuga, a volte vana, delle povere pinguine inseguite dai predatori, è uno dei moment ispav ent osidelf i l m.MaJacquetnonmost r adet t agl icr uent ieal l ’ accusadicr udel t àsi difende (giustamente) sottolineando che rappresentare la Natura addolcita e priva della sua fatal ferocia sarebbe stato un vezzoso artificio. Uscite ben pasciute dalle acque, le madri tornano in gran fretta verso la loro famiglia; un qualsiasi ritardo sarebbe letale peri mariti ormai esausti e peri figli affamati. Quelle che ce la fanno hanno un nuovo incontro con i loro sposi, dolce ma breve: ora sono i maschi a correre verso la pesca, dopo quattro mesi di gelato digiuno. I piccoli, invece, restano sotto le tiepide piume materne. Non tutti sopravviveranno: il freddo è ancora rigido e uccellacci assassini volano nel cielo, pronti a catturare (altre immagini da paura) gli incauti che esc ono dalgr uppo.Quando ar r i v ai l“ cal do”del l ’ est at e pol ar e,l ’ ul t i ma passeggi at aè v er so l e acque scongelate. Ognuno se ne va per suo conto: i maschi, le femmine e i pinguinotti svezzati che ormai devono essere in grado di cavarsela da soli. Verrà anche per loro la stagione degli amori, ma non subito: saranno necessari quattro anni, vissuti pericolosamente, perché il pinguino diventi adulto e in grado di procreare. In America, come si è accennato, questa novella veritiera e in qualche modo metaforica ha suscitato anche dispute politiche. I teocon, che non si perdono un’ occasi one,l ’ hannol et t acomeunel ogi odeiv al or isupr emidel l af amiglia, della monogamia e del fiore della vita da difendere strenuamente; alcuni crociati reverendi hanno addirittura accostato gli uccelli camminatori ai credenti cristiani guidati dallo Spirito Santo. Jacquet ha negato la legittimità di simili interpretaz i oni ,sot t ol i neandof r al ’ al t r ochel amonogami ai nquest api ccol asoci et àdegl i ani mal idur a sol o un anno.L’ i nv er no seguent e ognuno scegl i er à chicr ede e nuov e coppi e si f or mer anno.Per pl essoe unpo’st or di t o da si mi l idi sput e,i o st o conipi ngui niche non hanno replicato niente e forse se ne sono andati a pesca, sperando di non essere pescati. [email protected] 16