giovedì 17 novembre 2016

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giovedì 17 novembre 2016
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L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO
Unicuique suum
Anno CLVI n. 264 (47.399)
POLITICO RELIGIOSO
Non praevalebunt
Città del Vaticano
giovedì 17 novembre 2016
.
All’udienza generale sulle opere di misericordia il Papa chiede di non puntare il dito contro le persone moleste
Raid su Aleppo, Idlib e Homs
Nei panni degli altri
In Siria riprendono
i bombardamenti
E lancia un appello perché siano sempre protetti i diritti di bambini e adolescenti
Sebbene sia «facile puntare il dito
contro i difetti e le mancanze altrui»
bisogna «imparare a metterci nei
panni degli altri».
Con
questa
raccomandazione
all’udienza generale di mercoledì 16
novembre in piazza San Pietro, l’ultima dell’anno giubilare, Papa Francesco ha parlato dell’opera di misericordia spirituale che esorta a soppor-
tare pazientemente le persone moleste.
Per la sua riflessione il Pontefice
ha preso spunto dal fatto che «siamo tutti molto bravi nell’identificare
una presenza che può dare fastidio:
succede — ha detto facendo come al
solito esempi concreti — quando incontriamo qualcuno per la strada o
riceviamo una telefonata». Anche
perché «a volte, le persone fastidiose
sono quelle più vicine a noi» come i
parenti e i colleghi di lavoro. Da qui
l’invito a fare un «esame di coscienza per vedere se anche noi, a volte,
possiamo risultare molesti agli altri».
Del resto i Vangeli narrano episodi
che indicano la direzione della pazienza, come l’ha avuta Gesù nei tre
anni della sua vita pubblica. Per
esempio con la mamma di Giacomo
e Giovanni, che — ha spiegato il Papa con un’immagine attuale — «faceva la lobby per i suoi figli». E con
la sua pazienza, ha proseguito Francesco, «Gesù insegna ad andare
sempre all’essenziale». Non solo, il
Papa ha individuato in questo insegnamento anche «il richiamo ad altre due opere di misericordia spirituale: ammonire i peccatori e insegnare agli ignoranti». In proposito
ha elogiato il lavoro di chi aiuta «le
persone a crescere nella fede e nella
vita» come fanno i «catechisti, tra i
quali ci sono tante mamme e tante
religiose». Ciò è ancor più importante in un’epoca come quella odierna in cui «capita di incontrare persone che si soffermano su cose superficiali, effimere e banali», affannate a «inseguire soddisfazioni di
corto respiro» cui bisogna «insegnare a guardare all’essenziale».
Ecco allora l’invito conclusivo a
«evitare di cadere nell’invidia,
nell’ambizione, nell’adulazione, tentazioni che sono sempre in agguato
anche tra noi cristiani» senza sentirsi
mai «superiori agli altri».
Al termine dell’udienza il Papa ha
ricordato che domenica prossima si
celebra la giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e
ha lanciato un «appello alla coscienza di tutti affinché i bambini siano
sempre protetti».
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Quattordici milioni di persone a rischio malnutrizione nelle zone colpite da Boko Haram
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Nigeria alla fame
ABUJA, 16. Emergenza umanitaria
senza fine nel nord-est della Nigeria
dilaniato da anni dalle violenze dei
terroristi del gruppo jihadista di Boko Haram. Oltre 14 milioni di sfollati necessitano di aiuti. Persone che,
in assenza di interventi rapidi e concreti, rischiano di morire di fame
nelle prossime settimane. Lo ha denunciato l’ufficio di coordinamento
delle attività umanitarie delle Nazioni Unite nel paese africano.
In particolare, nello stato di Borno i bambini al di sotto dei cinque
anni sono praticamente scomparsi.
La mancanza di cibo ha portato a
tassi di malnutrizione senza precedenti e livelli di mortalità ben oltre
la soglia di emergenza.
A partire dal 2009, le ripetute violenze dei terroristi di Boko Haram
hanno provocato almeno 20.000 vittime e costretto alla fuga oltre due
milioni e mezzo di profughi, rifugiatisi nelle zone sotto il controllo
dell’esercito nigeriano.
Una recente indagine effettuata
dall’organizzazione umanitaria Medici senza frontiere (Msf) in due degli undici campi profughi della città
di Maiduguri, roccaforte dei terroristi, ha rivelato che fino al cinquanta
per cento dei bambini sotto i cinque
anni soffre di malnutrizione acuta.
Contestualmente, i tassi di mortalità
infantile sono molto elevati: ogni
giorno, infatti, muoiono tredici bambini sui 20.000 dislocati nei vari
campo di sfollati.
Allarmanti dati anche sul fronte
delle vaccinazioni, dove solo la metà
dei bambini tra i 9 mesi e i 5 anni
ha ricevuto la copertura contro il
morbillo.
«Nel Borno, l’assenza di bambini
è una costante in ogni luogo che
Medici senza frontiere ha visitato»,
ha dichiarato in una nota Joanne
Liu, presidente di Msf. «È come se
fossero scomparsi. Si tratta di una situazione catastrofica, di cui non abbiamo chiara la portata perché molte
aree sono ancora isolate a causa di
problemi di sicurezza. Occorre aumentare immediatamente la fornitura di aiuti perché la vita di migliaia
di persone, soprattutto bambini, è
appesa a un filo», ha aggiunto.
La crisi nello stato di Borno ha
raggiunto livelli allarmanti, con almeno 500.000 persone sfollate o isolate in enclave fuori dalla capitale,
Maiduguri. Le persone sono private
di qualsiasi mezzo di sopravvivenza,
i contadini non possono più lavorare
la terra, le rotte commerciali nelle
aree controllate da Boko Haram sono state chiuse e i mercati svuotati.
Nel giugno del 2016 — indicano gli
analisti — il governo nigeriano ha dichiarato l’emergenza nutrizionale nel
Borno, riconoscendo la portata di
questa crisi umanitaria. Ma le persone — disperate a causa della cronica
mancanza di cibo e bisognose di assistenza medica — continuano inesorabilmente a morire di fame.
La malnutrizione, hanno indicato
gli esperti, può inoltre abbattere la
resistenza delle persone alle più co-
Cuba libera
oltre settecento detenuti
La classe degli asini
A PAGINA
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DAMASCO, 16. La guerra in Siria riprende con intensità in quasi tutte
le aree fuori dal controllo governativo: Aleppo, Idlib e la regione a
nord di Homs sono state colpite
nelle ultime ore da raid aerei. Il
numero delle vittime è ancora incerto: fonti parlano di «decine di
morti e feriti». Nei bombardamenti
è stata impegnata anche, per la prima volta, la portaerei russa
Kutznetsov dalla quale sono stati
sparati missili Kalibr e sono decollati diversi caccia in formazione.
Sempre più tragica la situazione
ad Aleppo. Si registra al momento
la morte di una bimba e di una
donna, assieme ad altri tre civili. Il
bilancio è destinato a salire per la
gravità delle condizioni delle «decine di feriti» e per il fatto che anche una delle ultime cliniche operative nell’area di Aleppo est è stata colpita ieri sera dai raid aerei.
Sul piano diplomatico, la partita
è aperta. Dopo alcuni giorni di silenzio, è tornato a parlare ieri l’inviato speciale dell’Onu per la Siria,
Staffan de Mistura. Intervistato
dalla Bbc, il diplomatico italo-svedese ha commentato la notizia
dell’intesa verbale, raggiunta al telefono ieri, tra il presidente russo
Vladimir Putin e il neo eletto presidente statunitense Donald Trump
sulla «necessità di lottare insieme
contro il terrorismo». Combattere i
jihadisti del cosiddetto stato islamico (Is), ha detto de Mistura, «è di
cruciale importanza» per il futuro
del Medio oriente. Tuttavia, «una
vittoria nel lungo termine richiede
un approccio totalmente diverso,
finalizzato a una soluzione politica;
in altre parole, serve un trasferimento di potere in Siria. Altrimenti
molti scontenti potranno unirsi
all’Is».
In effetti, come sottolineano gli
osservatori, a complicare lo scena-
In risposta all’appello del Pontefice
Storia di una battaglia giusta
ED OARD O ZACCAGNINI
muni malattie, soprattutto nei più
giovani e nei più anziani. E in queste condizioni un’epidemia di morbillo può diffondersi senza controllo,
mentre le piogge portano malaria,
diarrea e insufficienza respiratoria
acuta, che ogni giorno possono mietere un numero elevato di vittime.
Finora le Nazioni Unite hanno
raccolto solo 180 milioni di dollari,
rispetto ai 485 ritenuti necessari, con
finanziamenti provenienti soprattutto da Unione europea e Stati Uniti.
Il governo, attraverso l’agenzia
per le emergenze, si è impegnato a
fare di più per assistere i milioni di
sfollati dalle zone dove il conflitto è
più violento. Il portavoce del presidente nigeriano ha chiesto ai produttori di cereali di concentrare le
vendite sul mercato interno, piuttosto che verso i paesi vicini. Una conferenza che si terrà a Ginevra ai primi di dicembre potrebbe contribuire
a fornire i fondi necessari.
Bambino sfollato siriano nella provincia di Raqqa sotto il controllo dello stato islamico (Reuters)
Donne nigeriane in fila per ricevere cibo nei pressi di Maiduguri (Ap)
L’AVANA, 16. Un segnale di equilibrio e distensione. Le autorità cubane hanno annunciato ieri la liberazione di 787 detenuti nel quadro di
un indulto. La decisione — ha fatto
sapere l’esecutivo cubano — è una
risposta all’appello lanciato da Papa
Francesco ai leader di tutto il mondo, in occasione del giubileo della
misericordia.
Nell’annunciare l’iniziativa, il
quotidiano ufficiale del Partito comunista cubano, «Granma», ha
spiegato che per beneficiare dell’indulto sono stati scelti prigionieri
«in base alle caratteristiche dei fatti
per i quali sono stati sanzionati, alla
loro condotta mentre scontavano la
loro pena e al tempo già passato in
carcere». In base a questi parametri,
riferisce il quotidiano, sono stati
esclusi i condannati per omicidio,
stupro, corruzione di minorenni,
traffico di droga o altri delitti considerati di «alta pericolosità sociale»,
mentre si è preso cura che fra gli indultati ci fossero «donne, giovani,
malati e altre categorie vulnerabili».
Non è la prima volta che il governo di Raúl Castro risponde agli
appelli di Papa Francesco a favore
dei carcerati. Nel settembre 2015, in
vista della visita del Pontefice
sull’isola l’anno successivo, oltre
3000 detenuti erano stati liberati come gesto di buona volontà. Una simile decisione era stata già presa in
occasione dei viaggi di Giovanni
Paolo II nel 1998 e di Benedetto XVI
nel 2012.
rio siriano è l’incrociarsi sullo stesso territorio di due conflitti: quello
tra i governativi di Assad, supportati dai russi, e i ribelli, sostenuti
dagli Stati Uniti; e quello che vede
invece russi e statunitensi combattere l’Is. Uno dei punti cruciali su
cui Mosca e Washington non hanno finora trovato un accordo è appunto la distinzione tra ribelli e
gruppi jihadisti vicini all’Is. Di
questo discuteranno domani a Lima il segretario di stato americano,
John Kerry, e il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov.
Sullo sfondo, resta una terribile
crisi umanitaria. Ad Aleppo est, assediata dalle forze lealiste, rimangono, secondo l’Onu, più di
250.000 civili. La zona è isolata
completamente dal luglio scorso e
le scorte alimentari stanno finendo.
Nelle ultime settimane — dicono
ancora le Nazioni Unite — almeno
700 civili sono morti nei combattimenti.
A colloquio con l’arcivescovo Ribat
Per rispondere
a un mondo che cambia
STEFANO GIROLA
A PAGINA
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NOSTRE
INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha accettato
la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Aparecida (Brasile), presentata
da Sua Eminenza il Signor
Cardinale Raymundo Damasceno Assis.
Provvista di Chiesa
Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita
di Aparecida (Brasile) Sua
Eccellenza Monsignor Orlando Brandes, finora Arcivescovo Metropolita di Londrina.
Nomina
di Vescovo Prelato
Il Santo Padre ha nominato Vescovo Prelato della Prelatura di Cristalândia (Brasile) il Reverendo Wellington
de Queiroz Vieira, finora
Giudice Uditore della Camera Ecclesiastica della Diocesi
di Tocantinópolis e Parroco
di “São Paulo Apóstolo” ad
Araguaína.
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giovedì 17 novembre 2016
Entra nel vivo la conferenza delle Nazioni Unite Cop22 a Marrakech
Sul clima fase cruciale
RABAT, 16. Entra nella fase cruciale
la ventiduesima conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop22) a
Marrakech, in Marocco. Dopo oltre
una settimana di negoziati a livello
tecnico, oggi è in programma la prima sessione di lavoro tra i rappresentanti delle parti firmatarie dell’accordo di Parigi.
Sotto il tendone del centro congressi Bab Ighli di Marrakech, sono
riuniti i delegati dei 196 paesi firmatari dell’accordo, raggiunto al termine della ventunesima conferenza
mondiale (Cop21), che ebbe luogo
un anno fa nella capitale francese. I
delegati sono stati accolti dal re del
Marocco, Muhammad VI, dal segretario generale delle Nazioni Unite,
Ban Ki-moon, dal ministro degli
esteri
marocchino,
Salaheddine
Mezouar (che presiede la Cop22), e
da Patricia Espinosa, segretaria operativa dell’Onu per il clima.
In
apertura
dei
lavori,
Muhammad VI, ha esortato i delegati a «tradurre i loro impegni in azioni», aggiungendo che «la posta in
gioco è l’esistenza dell’uomo». È
quindi «nostro dovere comune — ha
concluso il re — lavorare mano nella
mano per proteggere l’umanità».
Nel suo intervento, il segretario
generale dell’Onu ha assicurato che
«il cammino intrapreso non si può
più fermare». L’accordo di Parigi —
ricordano gli analisti — ha il più alto
Bruxelles
dà i voti
ai paesi
dell’eurozona
BRUXELLES, 16. La Commissione
europea ha diffuso oggi i suoi
giudizi sulle manovre economiche
di diversi paesi europei. Nell’occhio del ciclone ci sono otto paesi
(Italia, Belgio, Finlandia, Slovenia, Cipro e Lituania) i cui progetti di bilancio «possono comportare una deviazione significativa rispetto al percorso di risanamento verso i rispettivi obiettivi
di medio termine» si legge nel
giudizio di Bruxelles. In tutto, almeno dodici paesi saranno oggetto di una «revisione approfondita» da parte della Commissione
in quanto «sono stati identificati
squilibri nell’analisi».
Solo cinque paesi sono considerati «pienamente rispettosi delle regole» (Germania, Estonia,
Slovacchia e Lussemburgo) e altri
cinque come «ampiamente rispettosi» (Irlanda, Austria, Lettonia,
Malta). Il diciannovesimo paese
della moneta unica, la Grecia, sarebbe stato escluso dallo scrutinio
della Commissione «perché ancora soggetto al programma di aiuti
internazionali» a lungo discusso.
Insieme ai giudizi sui progetti
di manovra dei paesi dell’eurozona, è stato presentato un documento che stabilisce le linee di
una nuova politica di bilancio europea: lo stesso presidente della
Commissione, Jean-Claude Juncker, lo aveva preannunciato, nella lettera di intenti che accompagnava il suo discorso sullo stato
dell’Unione, lo scorso 14 settembre, quando aveva scritto che
«nella prossima raccomandazione
sulla politica economica dell’area
euro, promuoveremo una politica
di bilancio positiva per la zona
euro, a sostegno della politica
monetaria della Banca centrale
europea».
Non mancano polemiche. Il
governo italiano ha minacciato di
mettere il veto sulla proposta di
bilancio. Fonti riferiscono che la
Commissione avrebbe espresso un
giudizio non positivo sulla manovra economica.
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Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon partecipa ai lavori della conferenza (Ansa)
Obama da Atene auspica un’Europa forte, prospera e unita
Un’altra vittima del sisma
di Amatrice
Nato vitale per Washington
ROMA, 16. È deceduta ieri mattina
la 299ª vittima del terremoto che lo
scorso 24 agosto ha colpito l’Italia
centrale. Franca Marchesi, di 74
anni, è morta 82 giorni dopo il suo
ricovero in ospedale. La donna era
rimasta gravemente ferita nel crollo
dell’Hotel Roma, in pieno centro
di Amatrice, ed è stata ricoverata in
gravi condizioni con evidenti traumi da schiacciamento.
ATENE, 16. «Un’Europa forte, prospera e unita è una buona cosa per
gli Stati Uniti». Questo il punto nodale del messaggio lanciato oggi dal
presidente statunitense uscente, Barack Obama, in visita ad Atene.
Obama ha sottolineato come le amministrazioni, sia democratiche che
repubblicane, abbiano sempre riconosciuto l’importanza dell’Alleanza
atlantica.
La Grecia ha attraversato tempi
economici difficili, ha detto Obama,
aggiungendo che la politica della
sua amministrazione è stata di favorire la crescita e l’ottimismo «fianco
a fianco con il popolo greco». Il capo della Casa Bianca ha inoltre voluto esprimere l’apprezzamento per
«la compassione della Grecia verso i
rifugiati». È importante, ha detto,
che non sia un solo paese a sopportare il peso, ma che si affronti la
questione dei migranti in maniera
ordinata e compassionevole.
«L’austerity non può essere l’unica strategia. Serve un’agenda per la
crescita»: ha osservato Obama nel
suo ultimo appello all’Europa, ribadendo con forza quello che è stato
un mantra dei suoi otto anni alla
Casa Bianca. E il presidente uscente
ha esortato gli alleati del vecchio
continente a non sottovalutare «rabbia, frustrazione e diseguaglianze
economiche e sociali».
Ripeterà questo ragionamento venerdì prossimo a Berlino, dove ad
attenderlo ci saranno i principali leader europei, tra cui il cancelliere te-
Si aggiorna dunque il bilancio,
mentre proseguono le scosse. Almeno quindici (di magnitudo non
inferiore a 2) sono state registrate
dalla mezzanotte fino alle prime
ore del mattino. Secondo i rilevamenti dell’Istituto nazionale di
geofisica e vulcanologia, la più forte è stata alle ore 2:39 con magnitudo 3 ed epicentro a Castelsantangelo sul Nera.
L’Hotel Roma ad Amatrice distrutto dal sisma (Ansa)
Nominato il nuovo premier
in Lituania
dovuto arrendersi di fronte all’impossibilità di concordare un programma comune per i dissensi su
punti decisivi come le riforme istituzionali, i rapporti con la Ue e la pesca. La mancata intesa lascia l’Islanda nell’incertezza politica perché
anche le tradizionali forze di sinistra non dispongono di una maggioranza parlamentare. Toccherà
ora al capo dello stato, Guðni
Thorlacius Jóhannesson, dare un
nuovo incarico per costituire un governo. Decisivo sarà l’atteggiamento
del partito dei pirati.
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Il primo importante banco di prova della compattezza politica di tutti
i paesi che hanno sottoscritto l’accordo di Parigi sarà la conferma degli impegni finanziari a sostegno dei
paesi più poveri nella loro azione di
mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. A Marrakech sarà
pertanto cruciale — dicono gli osservatori — rendere operativo il piano
di aiuti ai paesi più poveri di 100
miliardi di dollari l’anno entro il
2020, in modo che le comunità più
vulnerabili possano mettere da subito in campo misure ambiziose di
adattamento ai mutamenti climatici.
Segnali positivi sono venuti lo
scorso 17 ottobre dall’incontro dei
paesi donatori, dove è stata adottata
la nuova road map fino al 2020.
Con gli ultimi impegni è stata raggiunta la cifra di 93 miliardi di dollari che possono mobilitare aiuti sino a 133 miliardi, se i fondi pubblici
stanziati riescono ad attivare ulteriori
finanziamenti privati. Nell’ambito
della Cop22, si tiene oggi anche un
importante vertice sul clima dei paesi africani.
Dopo 82 giorni sale il bilancio
Fallisce l’accordo
di governo islandese
REYKJAVÍK, 16. É Fallito in Islanda
il tentativo di costituire un governo
sulla base di un’alleanza di centrodestra, dopo le elezioni del 30 ottobre scorso. Il mancato accordo è
stato confermato dal partito dell’indipendenza, il maggiore del paese
con 21 deputati sui 63 che siedono
nel parlamento di Reykjavík.
Il leader del partito dell’indipendenza, Bjarni Benediktsson, aveva
avviato colloqui con altre due formazioni — Rinascita (liberali di centrodestra, 7 deputati) e Futuro luminoso (centristi, 4 deputati) — ma ha
numero di sottoscrizioni di ogni trattato sul tema, con 109 firme.
La Cop22 è cominciata il 7 novembre scorso, ma fino a ieri ha visto solo il lavoro preparatorio degli
sherpa dei paesi firmatari. Al vertice
di oggi partecipano invece capi di
stato e di governo e ministri dell’ambiente. Obiettivo della riunione è
quello di definire le misure per attuare gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima (mantenere il riscaldamento globale entro i due gradi dai
livelli pre-industriali, se possibile entro un grado e mezzo).
Nella capitale francese, ogni paese
aveva portato i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, i
cosiddetti
National
determined
contributions (Ndc). Scopo della
riunione di oggi è valutare se questi
Ndc siano adeguati per raggiungere
i risultati globali richiesti e, se necessario, aggiornarli o rafforzarli. Per
l’agenzia dell’Onu sull’ambiente,
l’Unep, gli impegni presi a Parigi
«non sono sufficienti e devono essere rafforzati».
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
VILNIUS, 16. La presidente della Lituania, Dalia Grybauskaitė, ha nominato ieri primo ministro il centrista Saulius Skvernelis, conferendogli l’incarico di formare il nuovo
governo. Skvernelis è il leader del
partito Unione dei contadini e dei
verdi, che — a sorpresa — ha vinto
le legislative del mese scorso.
Skvernelis, ex capo della polizia e
ministro dell’interno, ha detto che
concentrerà i suoi sforzi nella lotta
per il superamento delle ingiustizie
sociali e manterrà il paese baltico
nell’area dell’euro e nella Nato.
Servizio vaticano: [email protected]
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caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
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Il nuovo primo ministro ha
ottenuto il pieno sostegno del suo
predecessore, il socialdemocratico
Algirdas Butkevičius, il cui partito è
uscito sconfitto dalle urne, arrivando solo terzo.
La coalizione di centrosinistra
potrà disporre di una maggioranza
di 78 seggi sui 141 alla Seimas, il
parlamento unicamerale di Vilnius.
Nelle prossime settimane è atteso il
voto di fiducia. I conservatori
dell’Unione della patria e i liberali
resteranno all’opposizione.
Segreteria di redazione
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
Obama ad Atene (Ap)
desco, Angela Merkel, il presidente
francese, François Hollande, il premier britannico, Theresa May e il
presidente del consiglio dei ministri
italiano, Matteo Renzi.
Dal canto suo, il premier greco,
Alexis Tsipras ha lodato Barack
Obama per il sostegno «politico e
morale» ad Atene colpita dalla crisi
economica. Il presidente statunitense
ha aiutato la Grecia a tornare alla
crescita, ha detto il primo ministro
ellenico nella conferenza stampa
congiunta con Obama, sottolinean-
do il ruolo di Washington nel favorire l’accordo internazionale sul debito
greco dell’estate 2015. I greci hanno
dovuto affrontare «una dura crisi»,
che ha portato a una «perdita del 25
per cento» dell’economia, ha detto
Tsipras. Ora stiamo piano piano ricostruendo e «per la prima volta siamo tornati a crescere», ma dopo sette anni i greci «non possono sostenere altri tagli di austerity», ha detto
ancora il primo ministro greco, sottolineando la necessità di un taglio
del debito ellenico.
Nel frattempo, il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens
Stoltenberg, si è detto «certo» che il
vincitore delle elezioni dell’8 novembre, Donald Trump, rispetterà tutti
gli impegni assunti dagli Stati Uniti
nei confronti della Nato, malgrado
in campagna elettorale l’avesse più
volte definita «anacronistica» e
«troppo costosa» per Washington.
«Trump ha affermato di essere un
grande sostenitore della Nato» ha
invece ricordato ieri Stoltenberg, a
margine dei colloqui a Bruxelles con
i ministri della difesa dei membri
dell’Unione europea. «Sono sicuro
che Trump terrà fede a tutti gli impegni americani nell’Alleanza perché
— ha aggiunto — una Nato forte è
importante per l’Europa, ma lo è anche per gli Stati Uniti». Stoltenberg
ha voluto sottolineare il comune
sentire tra le due sponde dell’Atlantico, sollecitando i paesi europei affinché aumentino le rispettive spese
militari.
Manifestazioni di protesta
a Bruxelles
BRUXELLES, 16. Tensione in Belgio.
L’innalzamento dell’età pensionabile per i militari ha provocato ieri
scontri senza precedenti tra manifestanti e la polizia nel centro di
Bruxelles. Da una parte 8500 soldati che hanno marciato nel cuore
della capitale. Dall’altra gli agenti
in assetto antisommossa, che sono
intervenuti con idranti dopo — informa la stampa locale — essere stati colpiti da fumogeni e petardi dai
dimostranti in abiti civili. È da un
anno, ricordano gli analisti, che i
militari belgi sono schierati a pro-
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
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Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
tezione degli obiettivi sensibili dopo le stragi di Parigi del 13 novembre 2015, la cui “mente” scappò a
Bruxelles, rivelando l’estensione
della rete del cosiddetto stato islamico (Is). La tensione è acuita dagli attentati del 22 marzo scorso
all’aeroporto di Zaventem e alla
stazione della metropolitana di
Maalbeek. Lo scorso mese il governo, scatenando le proteste, ha annunciato che l’età pensionabile per
le forze armate sarebbe passata dagli attuali 56 anni a 63: sette anni
in più in un’unico colpo.
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pagina 3
Il segretario di stato americano John Kerry
all’arrivo ad Abu Dhabi (Reuters)
Dopo sei anni nominati i nuovi ambasciatori
D isgelo
tra Israele e Turchia
TEL AVIV, 16. Disgelo tra Israele e
Turchia. Il governo turco ha nominato oggi Kemal Okem nuovo ambasciatore in Israele, nell’ambito
dell’accordo di normalizzazione delle relazioni siglato a fine giugno. Ieri Israele aveva scelto Eitan Naeh
Uccisi
24 terroristi
nel nord
del Sinai
IL CAIRO, 16. Ancora raid della
sicurezza egiziana nel nord del
Sinai tra le città di Rafah, Arish
e Sheikh Zuweid con un bilancio
di almeno 24 terroristi uccisi, alcuni anche in scontri a fuoco con
i militari e la polizia. Intense le
operazioni condotte negli ultimi
tre giorni nei villaggi e nelle zone
montagnose limitrofe alle tre città, alla ricerca dei terroristi e dei
loro nascondigli, spesso sotterranei. Scoperte e distrutte grandi
quantità di armi, congegni esplosivi, autovetture preparate per diventare micidiali autobombe e
circuiti elettrici. Sventato anche
un attacco contro la sicurezza a
un checkpoint ad Arish. Lo scrive oggi l’agenzia Mena.
Nel frattempo, la giustizia egiziana scongiura, per il momento,
il rischio che l’ex presidente
Mohamed Mursi, leader dei Fratelli musulmani, sia giustiziato e
conferma la scarcerazione per i
figli del deposto capo dello stato,
Hosni Mubarak, Alaa e Gamal.
Lo prevedono due sentenze pronunciate ieri della Corte di cassazione egiziana che hanno trovato
ampio spazio nei media locali.
I figli di Mubarak, deposto
dopo la rivolta di piazza Tahrir
nel gennaio 2011, sono a piede libero dallo scorso 12 ottobre,
quando la Corte penale del Cairo
aveva accettato la richiesta di
scarcerazione per Alaa e Gamal, i
quali avevano già scontato diversi
anni di carcere dal 2011. I due
erano finiti in manette l’anno
della cosiddetta primavera araba,
erano stati processati e condannati a quattro anni di carcere per
distrazione di fondi pubblici, secondo le accuse, pari a 16,5 milioni di dollari in relazione alla
ristrutturazione del palazzo presidenziale. Nel gennaio 2015, tuttavia, la Corte di cassazione aveva
annullato la sentenza e ordinato
un nuovo processo. Nella primavera del 2015, Alaa e Gamal erano stati di nuovo condannati
(stavolta a tre anni di carcere ciascuno) ed erano tornati in carcere. Poi, nell’ottobre dello stesso
anno, era arrivata la liberazione.
come nuovo inviato ad Ankara,
riempiendo una poltrona anch’essa
vacante da sei anni. Okem è attualmente consigliere per gli affari esteri
nell’ufficio del primo ministro.
Le relazioni erano state interrotte
nel 2010 in seguito alla crisi causata
dalla Freedom Flotilla, un gruppo
di imbarcazioni partite dalla Turchia
con aiuti per la striscia di Gaza intercettato dagli israeliani prima di
giungere a destinazione. Nel corso
degli incidenti nove attivisti filo-palestinesi, in gran parte di nazionalità
turca, rimasero uccisi. Per questo
Ankara decise l’espulsione dell’allora rappresentante diplomatico israeliano. Il nuovo ambasciatore israeliano, Eitan Naeh, è attualmente il
numero due della delegazione diplomatica di Israele a Londra. Spetterà a lui il delicato compito di ricucire i rapporti tra due paesi tanto
fondamentali negli equilibri internazionali, particolarmente in Medio
oriente.
Nel giugno scorso tra i due governi è stata raggiunta un’intesa, favorita anche dalla mediazione del-
Proposto da Kerry durante una visita ad Abu Dhabi
Cessate il fuoco nello Yemen
ABU DHABI, 16. Nella sua ultima missione mediorientale, il segretario di stato americano, John Kerry, ha annunciato ieri una nuova iniziativa di pace per lo Yemen
con un cessate il fuoco a partire da domani e un »nuovo governo di unione nazionale» prima della fine
dell’anno.
Il capo della diplomazia di Washington — che ha incontrato lunedì in Oman i negoziatori dei ribelli huthi
— ha detto che gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, i pilastri della coalizione che sostiene il presidente
yemenita Abd Rabbo Mansour Hadi riconosciuto dalla
comunità internazionale, «hanno dato il loro consenso
per avanzare» in questa direzione.
Il ministro degli esteri yemenita, Abdelmalek Mekhalfi, ha però affermato che «il governo non sa nulla
dell’accordo annunciato da Kerry». Il presidente Hadi
aveva già respinto in precedenza un piano di pace proposto dall’inviato speciale dell’Onu per lo Yemen,
Ismail Ould Cheikh Ahmed, che non teneva conto della risoluzione 2216 delle Nazioni Unite che impone il
ritiro dei ribelli huthi dalle città occupate dal 2014 e il
loro disarmo prima di iniziare negoziati di pace.
Nel quartiere di Giza ultimo covo dei terroristi
Accusato dai radicali islamici di blasfemia
Forze di Tripoli avanzano a Sirte
Sotto inchiesta
il governatore cristiano di Jakarta
TRIPOLI, 16. Non si ferma la guerra
in Libia. Le forze fedeli al governo di
accordo nazionale del premier designato, Fayez Al Sarraj, sono avanzate
negli ultimi giorni su più di un fronte nel quartiere di Giza, ultimo covo
dei terroristi del cosiddetto stato islamico (Is) a Sirte. È quanto ha affermato il portavoce dell’ufficio stampa
dell’operazione, che fa capo al consiglio presidenziale libico. Le forze di
Tripoli «hanno colpito un sito in cui
si trovavano dei cecchini dell’Is; ci
sono stati scontri tra le parti, con la
morte di due militari e il ferimento di
altri dieci», ha aggiunto il portavoce
dell’operazione, precisando che le
forze lealiste «sono pronte a una
grande battaglia», che tuttavia «potrebbe non essere decisiva».
E intanto, è di almeno 15 feriti il
bilancio dell’esplosione di un’autobomba nella città libica di Bengasi.
«L’autobomba è esplosa davanti al
Budizirah Park, nella parte orientale
della città» ha detto il portavoce del
ministero dell’interno, Walid Al Orfi,
all’agenzia di stampa Anadolu. «Almeno 15 passanti sono rimasti feriti a
causa dell’esplosione». Secondo il sito di notizie libico Alwasat, l’esplosione è avvenuta vicino a un mercato.
L’attacco sinora non è stato rivendicato ma si ritiene opera dei fondamentalisti islamici.
Nel frattempo, il nuovo ministro
dell’economia libico, Usama Saleh, è
«vicino a fazioni dell’est» del paese
che avevano rifiutato la riunione che
si è tenuta a Londra a inizio mese,
Attentato suicida
a Kabul
KABUL, 16. Almeno sei agenti delle
forze di sicurezza sono morti e altri
tredici sono rimasti feriti nell’odierno attacco contro il loro veicolo da
parte di un attentatore suicida nei
pressi del ministero della difesa a
Kabul. Secondo fonti del ministero
dell’interno anche molti civili figurano tra i feriti.
L’attentatore suicida circolava a
piedi quando si è gettato contro il
mezzo delle forze di sicurezza. L’attacco, che è avvenuto questa mattina
all’apertura degli uffici, non è stato
ancora rivendicato, ma si sospetta
sia opera dei talebani.
Kabul non aveva registrato gravi
attentati dopo una serie di tre attacchi all’inizio di settembre, che avevano causato la morte di 41 persone in
meno di 24 ore. Ma le esplosioni sono frequenti, spesso opera di bombe
piazzate sotto le vetture di personalità o membri dei servizi di sicurezza.
l’amministrazione Obama, sulla base delle scuse israeliane per il raid,
di un’offerta di risarcimento di 20
milioni di dollari e del permesso
all’invio di aiuti turchi a Gaza. La
Turchia, inoltre, si è impegnata a
«contenere le attività di Hamas contro Israele dal suo territorio», dicono fonti di stampa, esercitando
compiti essenzialmente diplomatici.
Secondo indiscrezioni di stampa, il
presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, si sarebbe impegnato a ottenere la cooperazione di Hamas per
avere maggiori informazioni sui
quattro cittadini israeliani dispersi:
due sarebbero soldati deceduti e gli
altri due, civili, sarebbero tutti — secondo i media israeliani — ostaggi
di Hamas a Gaza.
Sul piano economico, la normalizzazione dei rapporti — dicono
fonti specialistiche — potrebbe dare
il via libera al progetto che prevede
di portare il gas del giacimento
israeliano Leviatano in Europa attraverso una pipeline che passerà
dalla Turchia.
Alcune ambasciate occidentali hanno
moltiplicato le allerte in questi ultimi giorni mettendo in guardia contro il rischio elevato di attentati suicidi o con autobombe.
Sabato scorso, la base di Bagram,
la principale delle forze statunitensi
in Afghanistan a circa 50 chilometri
da Kabul, è stata colpita da un attentatore suicida che ha provocato la
morte di quattro soldati statunitensi
mentre altri 16 sono rimasti feriti.
L’attacco è stato rivendicato dai talebani come quello compiuto contro il
consolato tedesco a Mazar-i-Sharif,
nel nord del paese, avvenuto giovedì
della scorsa settimana.
Nel frattempo, la polizia afghana
ha liberato 36 civili, inclusi alcuni
bambini, che erano stati rapiti dai
talebani nella provincia di Helmand,
nel sud del paese. Lo ha reso noto
una fonte ufficiale a Kabul.
Forze fedeli al premier Al Sarraj stringono d’assedio i jihadisti a Sirte (Reuters)
durante la quale è stato trovato l’accordo sulla ripresa dei finanziamenti
al governo di accordo nazionale libico attraverso il ricorso alle riserve
della Banca centrale. È quanto si legge sul portale di notizie Middle East
Online in merito alla decisione presa
ieri dal governo del premier designato Fayez Al Sarraj.
Condanna
dell’Onu
per Pyongyang
NEW YORK, 16. I paesi membri
delle Nazioni Unite hanno denunciato ieri gli abusi compiuti dalla
Corea del Nord e in particolare il
fatto che i fondi che potrebbero
alleviare la crisi umanitaria nel
paese siano impiegati nei programmi nucleari e balistici del regime comunista di Pyongyang.
Una risoluzione in questo senso, presentata dal Giappone e
dall’Unione europea, è stata adottata dalla commissione dell’assemblea generale dell’Onu incaricata
dei diritti umani. Dopo il voto, i
rappresentanti di Cina, alleato di
Pyongyang, Russia, Siria, Iran e
Cuba hanno fatto dichiarazioni in
cui non aderiscono a questa risoluzione.
L’assemblea
generale
dell’Onu si riunirà in seduta plenaria a dicembre.
Le nomine di Saleh e del suo vice,
Abu Bakr Al Jaffal, secondo il sito,
hanno «lo scopo di risolvere il contenzioso tra consiglio presidenziale e
Banca centrale di Libia e scongiurare
ulteriore caos a livello finanziario e
politico». Queste nomine sono un segnale di apertura di Tripoli nei confronti del parlamento di Tobruk.
JAKARTA, 16. Il governatore di Jakarta, Basuki Tjahaia Purnama,
cristiano, è sotto inchiesta in
quanto accusato di blasfemia. A
darne notizia è la polizia indonesiana che, in un comunicato, ha
detto di non aver chiesto l’arresto
del governatore, al quale tuttavia è
stato vietato di lasciare il paese.
«Questa non è la fine» ha detto
Purnama. «Ci sarà un processo
che speriamo sia aperto; parteciperemo ancora alle elezioni». Purnama, detto anche “Ahok”, è infatti
candidato alle elezioni amministrative del prossimo febbraio per la
conferma del mandato.
Il caso ha suscitato nel paese
un’ondata di disordini e tensioni
sociali. Purnama è stato accusato
di blasfemia dai movimenti radicali islamici che vogliono far cadere
il presidente Joko Widodo. L’accusa, tuttavia, risulta palesemente
falsa. Una petizione con più di
centomila firme chiede un procedimento legale contro Buni Yani,
professore di comunicazione alla
London School di Jakarta, le cui
parole avrebbero causato le accuse
contro Purnama e i disordini connessi. Buni Yani ha infatti confessato di aver manipolato le parole
del governatore della capitale, che
gli sono valse l’accusa di blasfemia. Intervenendo a un programma televisivo, il professore ha ammesso di aver travisato le parole
pronunciate dal governatore e di
aver omesso «per errore» una parola, cambiando il senso della frase
e modificandola in un insulto alla
comunità musulmana.
E proprio le parole di Buni Yani
avrebbero causato i disordini del 4
novembre scorso, quando decine di
migliaia di radicali islamici sono
scesi in piazza per chiedere la condanna di Purnama. La manifestazione, sfociata in episodi di violenza, ha subito le infiltrazioni di agitatori politici con l’obiettivo di
screditare il presidente e il governo.
Nel frattempo, in vista delle elezioni di febbraio che chiameranno
alle urne i cittadini di sette province, diciotto reggenze e settantasei
distretti, i vescovi indonesiani hanno espresso la necessità di cogliere
«l’opportunità di eleggere buoni
leader, il cui contributo può migliorare i pilastri della democrazia,
come la gente si aspetta». Per questo, si legge in un messaggio, «diciamo con chiarezza che ogni cristiano deve usufruire del suo diritto civile e andare a votare per il
proprio candidato, come è scritto
anche nell’articolo 75 della Gaudium et spes». Il messaggio della
Conferenza episcopale — riferisce
AsiaNews — è stato scritto a seguito delle giornate di studio organizzate dai presuli per discutere delle
emergenze della nazione, in particolare della corruzione dilagante
nel paese.
Operazione navale internazionale
Aiuti alla Nuova Zelanda
WELLINGTON, 16. Una massiccia
operazione internazionale, che coinvolge le marine militari di Australia, Stati Uniti e Giappone, è scattata all’alba per soccorrere oltre
1000 persone, tra turisti e residenti,
rimasti isolati dal potente terremoto
di magnitudo 7,8 di domenica in
Nuova Zelanda. Sisma che ha colpito la parte settentrionale del paese, causando due morti e danni gravissimi a edifici, strade e linee ferroviarie.
La nave australiana è in arrivo
nella cittadina turistica di Kaikoura,
vicina all’epicentro del sisma, rimasta isolata da massicce frane, mentre continua lo sgombero con una
nave della marina neozelandese e
con elicotteri militari. Intanto, non
si fermano le scosse di assestamento, alcune delle quali hanno superato la magnitudo 6: da domenica ne
sono state registrate oltre 1200.
Devastazioni provocate dal sisma in Nuova Zelanda (Ap)
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
giovedì 17 novembre 2016
Pubblichiamo stralci di un articolo da
«Vita e pensiero».
di ALFONSO BERARDINELLI
i insegna nelle scuole che
Dante, il più grande genio
letterario del Medioevo,
non solo porta a compimento e sistematizza quasi
un millennio di cultura cristiana, ma
annuncia la futura nascita dell’umanesimo italiano. Petrarca e Boccaccio, rispettivamente di quaranta e
cinquant’anni più giovani di lui, sono già pienamente umanisti. Il primo inventa il modello di una nuova
poesia lirica che si diffonderà e dominerà in Europa fino all’età barocca e oltre, arrivando alle soglie del
romanticismo. Il secondo realizza
uno stile narrativo adeguato a rappresentare un’umanità che ha cominciato a ignorare ogni trascendenza
religiosa per ubbidire a moventi puramente terrestri, secondo una logica
degli istinti e delle passioni che nessuna norma morale riesce più a frenare. Il soggettivismo sentimentale
S
La crisi dell’umanesimo occidentale
Da Dante all’era 2.0
platoniche, porterà a una particolare
specie di divinizzazione dell’umano
e di sincretismo fra sapienza grecolatina e mistica cristiana. Pensatori e
moralisti come Marsilio Ficino, Giovanni Pico della Mirandola, Leon
Battista Alberti, Machiavelli e Castiglione elaborano vari modelli di
umanità perfetta o nella sua sublimità spirituale o in una polimorfica efficienza mondana.
La loro trattatistica
è altamente, appassionatamente pedagogica, sia che si
tratti di affrontare
con distacco filosofico le sofferenze
della vita, sia che si
Di fronte alle diverse teorie scientifiche
tratti di vivere con
che fanno dell’uomo un animale come gli
impeccabile ed effialtri, lo storico e filosofo polacco
cace dominio di sé
Krzysztof Pomian riafferma la sua grande
le insidie dell’ampeculiarità nei confronti delle altre specie.
biente sociale e
In un articolo intitolato «Perché si deve
dell’agire politico.
ancora parlare di “eccezione umana”»
Ma è soprattutto
pubblicato nell’ultimo numero di «Vita e
nelle arti visive che
pensiero», lo storico ricorda come le mani,
si esprime e trionfa
la parola e l’intelletto dell’essere umano lo
questo primo, grancontraddistinguano radicalmente dal
de umanesimo eumondo animale: una peculiarità che
ropeo, con Brunellegittima «l’essere esigenti» riguardo alle
leschi,
Donatello,
sue capacità e responsabilità.
Masaccio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Tiziano.
Se ci si chiede
in Petrarca (con correzioni riflessive che cosa ne è oggi dell’umanesimo e
di tipo stoico-cristiano) e l’avventu- quale posto, quale senso abbia nel
rosa astuzia materialistica in Boccac- futuro, non può non venire in mente
cio provocano il rovesciamento di una vicenda secolare come questa. È
una morale teologicamente ispirata nel Novecento, comunque, che
in una morale dell’immanenza che l’umanesimo e l’illuminismo sono
più tardi, attraverso mediazioni neo- entrati più radicalmente in crisi. Le
Eccezionalità umana
profonde innovazioni sia nelle scienze della natura sia nelle scienze
dell’uomo, con il darwinismo e il
marxismo già influenti nel XIX secolo, e più tardi con Freud, Einstein,
le rivoluzioni politiche e artistiche e
i tentativi filosofici di rifondare o ricomporre la ramificazione pluridisciplinare della cultura, hanno reso
problematica la continuità con le
precedenti nozioni di umanesimo.
Va detto d’altra parte che il Novecento, nascendo come dogma della
modernità progressiva e del bisogno
di rivoluzione, ha messo fin troppo
in ombra i legami con il secolo precedente.
Contrapponendosi semplicisticamente all’Ottocento, la cultura novecentesca ha impoverito se stessa.
L’umanesimo del secolo scorso, che
ha avuto i suoi momenti di più profonda consapevolezza nel corso delle
due guerre mondiali e, in seguito alle loro disumane distruzioni, ha cercato di rimediare al nichilismo della
volontà di potenza e di dominio totale sugli esseri umani che, in forme
analoghe anche se politicamente
contrapposte, aveva caratterizzato le
società di massa superorganizzate e
razionalizzate. Non si tratta di riflessioni superate. Le cose di cui quegli
autori parlano erano già avvenute o
erano processi in atto che annunciavano sviluppi futuri. I loro temi ricorrenti sono i compiti della filosofia
e del pensiero critico, i paradossi e i
fallimenti della razionalità, il volto
demoniaco del potere, i doveri di
una società nei confronti degli esseri
umani, le visioni del mondo e gli stili della rappresentazione realistica, le
insidie anticulturali delle società di
massa.
L’umanesimo occidentale si è fondato sulla libertà individuale e sulla
realizzazione di un mondo sociale in
cui questa libertà sia possibile per
ognuno e per tutti. La prima metà
di questo progetto, la libertà individuale, è presente fin dall’inizio,
mentre la seconda, l’idea
di un mondo sociale che
realizzi uguaglianza e
giustizia, emerge più gradualmente e matura soprattutto dalla metà del
Settecento in poi. La democrazia in America e il
socialismo in Europa ne
sono le espressioni politiche più influenti e coerenti. Ma finché la parte
sociale del progetto non
viene realizzata, la libertà
individuale resta un ideale, un’ipotesi o un privilegio di pochi.
L’avvicendarsi
delle
epoche è il nostro modo
più praticato di fare storiografia e quindi di misurare il rapporto tra passato e presente. Anche
oggi, perciò, si parla
dell’avvento di una nuova
epoca postnovecentesca,
cosa che ha suggerito ad
alcuni di battezzarla con
l’aggettivo poco rassicurante di “post-umana”.
Credo che si tratti semplicemente di una terminologia frivola, usata in
estetica per provocare nel
pubblico l’ennesimo, este-
nuato brivido di novità. Post-umana
potrebbe essere qualunque cosa: perversamente sottoumana o presuntamente sovrumana. Tutto questo rivela purtroppo una volontà più o meno esplicita di liquidare con un gesto di impazienza l’intero passato,
solo perché è faticoso e impegnativo
occuparsene, studiarlo, ereditarne
idee e progetti, ambizioni filosofiche e ideali pedagogici.
Le
Storia di una battaglia giusta
La classe degli asini
di ED OARD O ZACCAGNINI
l film andato in onda su Rai 1 il 14
novembre, La classe degli asini, è la
storia di una buona e fondamentale
battaglia: quella contro una scuola incapace di prendere per mano i più fragili;
la battaglia a favore di una scuola in
grado di ridurre le differenze, di unire
bambini di ogni tipo, di fare dell’integrazione un punto di forza per tutti; la
battaglia per dare dignità e speranza alle persone con disabilità. È il racconto
di una donna coraggiosa e tenace, interpretata da una brava Vanessa Incontra-
I
Una scena del film
da e ispirata alla gigantesca lezione di
Mirella Antonione Casale: insegnante e
madre di Flavia, bambina colpita da encefalite virale in tenerissima età. Il film,
diretto da Andrea Porporati, parte dal
1970 ed è il dovuto omaggio a questa
donna e alla sua vita spesa per l’integrazione delle persone con disabilità nella
scuola; è il ringraziamento per il suo
impegno, vivo già dagli anni Sessanta,
che si è fatto esempio per molti e che
ha portato il parlamento italiano, il 4
agosto del 1977, ad approvare la legge
517 che ordinava l’inclusione dei bambini con disabilità nella scuola comune.
«La missione di un educatore — scrive
Mirella nel tema del concorso a cui partecipa per diventare preside — non è solo quella di insegnare, ma anche quella
di trasmettere ai propri alunni un’idea
del futuro». Per questa sua “missione
compiuta”, in quello stesso 1977 il ministro della Pubblica istruzione le assegnò
il compito di coordinare l’integrazione
scolastica degli alunni con disabilità
nelle scuole di Torino e provincia, in
quella stessa città in cui La classe degli
asini è ambientato e che all’inizio degli
anni Settanta era il cuore industriale di
un’Italia sconvolta dai processi migratori interni, dove i figli dei contadini sradicati dal sud faticavano a penetrare in
una cultura diversa, anch’essa impaurita
dal poderoso e repentino cambiamento.
Il film sceglie di parlare anche di loro,
di questi figli che correvano il rischio di
rimanere esclusi dal diritto all’istruzione, sottolineando, in questo modo,
l’ampiezza dei limiti che caratterizzavano quell’idea di scuola. La classe degli
asini ha il merito di radicarsi solidamente nella storia italiana di quegli anni: si
parla del lavoro dell’associazione Anffas
e di una tensione ormai alle stelle tra
vecchio e nuovo, col desiderio di cambiamento da un lato (sono gli stessi anni in cui Franco Basaglia lottava per
abolire altri ghetti), e la prigionia dentro norme e strumenti inefficaci dall’al-
tro. Il film parla abbondantemente, per
esempio, delle “classi differenziali”:
grosse reti in cui finivano storie di disagio diverse, dannosi contenitori per ultimi che non attenuavano le differenze
ma le esasperavano, che isolavano
chiunque, per qualsiasi motivo, si fosse
trovato indietro. Con intelligenza, il
film accosta al percorso di Mirella e
Flavia la vicenda (immaginaria ma realistica) di Riccardo e Felice, dove il primo è un ragazzino figlio di immigrati
Il film ben documenta
la storia italiana degli anni Settanta
Dal lavoro dell’associazione Anffas
alle tensioni
tra vecchio e nuovo
siciliani a Torino, e il secondo, un ottimo Flavio Insinna, è un insegnante che
non crede nella repressione e si batte
per il bene di ogni suo alunno, soprattutto per il riscatto di quelli come Riccardo, che pagavano le colpe di un sistema pieno di falle e che magari, solo
perché incapaci di reggere alle difficoltà
provocate dal contesto esterno, venivano rinchiusi dentro istituti dove il loro
disagio si aggravava profondamente. È
una lezione sempre utile, quella di Mirella Antonione Casale, ed è un bene
che la sua preziosa battaglia sia stata finalmente raccontata a un numero così
grande di persone. Meglio ancora che
sia stato fatto in maniera chiara e coinvolgente.
nostre società capitalistiche attuali e
future sembra che non abbiano neppure più bisogno di un’etica produttiva del lavoro ben fatto. Il lavoro
umano si sta svalutando. Le stesse
arti si stanno riducendo a comunicazione e consumo rapido di merce
estetica seriale, più che di opere.
La storia umana si è velocizzata a
tal punto da non essere più percepita come storia consapevole e rapporto fra passato, presente e futuro. La
tecnologia è entrata dovunque. Ha
cambiato dall’interno i modi della ricerca scientifica e della comunicazione, la guerra e la burocrazia, ma anche alcune fondamentali facoltà
umane come la memoria, l’attenzione, la volontà, la creatività artistica,
l’immaginazione e la previsione.
Non si pensa più se non davanti a
un computer. Se in un futuro molto
prossimo una macchina, acquisiti
certi dati, sarà in grado di prevedere
senza possibilità di errore il cattivo
esito di una nostra impresa o le conseguenze negative di una nostra scelta, allora un qualche potere pubblico potrà impedirci, perché socialmente pericoloso, nocivo o troppo
dispendioso, il libero esercizio individuale della nostra volontà: la scelta, per esempio di un lavoro “sbagliato”, o quella di un coniuge “sbagliato”.
Ho l’impressione che con l’ingresso nel nuovo millennio l’umanesimo
laico si stia rivelando, nella sua capacità di giudizio sui nuovi capitalismi (occidentali e orientali), più in
difficoltà di un umanesimo cristiano,
o anche genericamente religioso. Il
rischio maggiore è che l’idea di libertà non abbia altri contenuti, che
la capacità di immaginare forme di
vita migliori in società e sistemi economici diversi stia ormai scomparendo e che gli esseri umani siano stufi
della fatica di essere umani, di avere
una storia e di dover scegliere, correndo il rischio di contraddire ciò
che prevalentemente si immagina di
credere, senza neppure crederci.
«Francesco Petrarca nello studio»
Anonimo (fine XIV secolo)
La Santa Sede
all’Expo 2017
La «sana gestione» della questione
energetica rappresenta una delle grandi
sfide del tempo attuale, che va
affrontata in modo responsabile ed
equo. È sulla base di questo
convincimento che la Santa Sede
partecipa all’Expo che si svolgerà ad
Astana, capitale del Kazakhstan, dal 10
giugno al 10 settembre 2017. Il cardinale
Peter Kodwo Appiah Turkson,
presidente del Pontificio Consiglio della
giustizia e della pace, e commissario per
la partecipazione della Santa Sede
all’Expo, ha presentato, il 16 novembre
ad Almaty, insieme ai vescovi del
Kazakhstan, il documento di base
intitolato «Energia per il bene comune:
la cura per la casa comune». In un
comunicato il dicastero evidenzia come
sia significativo presentare questo
documento proprio nel paese che ospita
l’Expo, un paese multietnico e
multireligioso le cui amministrazioni
pubbliche sono note per aver instaurato
una tradizione di dialogo fra le
religioni. Il padiglione della Santa Sede
offrirà ai visitatori un itinerario
intellettuale e spirituale articolato in
quattro tappe: l’energia alle origini
dell’uomo; l’energia nella vita e nelle
mani dell’uomo; la produzione di
energia e il suo uso umano; l’energia
all’interno di noi stessi. L’obiettivo di
fondo, come si sottolinea nel
documento preparatorio, è di inserire
«la questione energetica in un
universale contesto etico», con
l’impegno di porre l’energia al servizio
del bene comune.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 17 novembre 2016
pagina 5
La cattedrale
di Port Moresby
da Port Moresby
STEFANO GIROLA
«Siamo dalla parte delle persone e dovremmo essere lì per loro quando il governo non può aiutare»: parla di una
Chiesa che vive e opera accanto alla
gente, cercando di dare sostegno in contesti sociali difficili e di fronteggiare anche le nuove emergenze come quelle
dovute ai cambiamenti climatici. Nel
raccontare se stesso, la sua storia familiare, il suo impegno pastorale, l’arcivescovo di Port Moresby, John Ribat —
che nel concistoro del prossimo 19 novembre sarà creato primo cardinale della Papua Nuova Guinea — esprime tutto
il suo intenso legame con la sua terra e
il suo popolo.
Nato nel 1957 a Volavolo, nella provincia della Nuova Britannia Est, in Papua Nuova Guinea, è un religioso dei
missionari del Sacro Cuore di Gesù e
dal 2007 è arcivescovo di Port Moresby;
in precedenza ha guidato la diocesi di
Bereina e ha lavorato per qualche tempo come maestro dei novizi a Rabaul e
nelle Isole Fiji. È stato inoltre presidente della Conferenza episcopale di Papua
Nuova Guinea e Isole Salomone ed è
l’attuale presidente della Federazione
delle Conferenze dei vescovi cattolici
dell’O ceania.
L’annuncio della nomina del primo cardinale di Papua Nuova Guinea è stata accolta con gioia e orgoglio dalla Chiesa locale. Qual è stata la sua reazione?
È stata una vera sorpresa. Non sapevo niente. Quando il nunzio apostolico,
l’arcivescovo Kurian Matthew Vayalunkal, ha ricevuto la notizia da Roma, mi
ha chiamato a tarda sera dicendomi di
avere un importante messaggio per me.
Mi ha chiesto a che ora sarei andato a
A colloquio con l’arcivescovo John Ribat che sarà il primo cardinale di Papua Nuova Guinea
Per rispondere
a un mondo che cambia
Perché ha deciso di diventare sacerdote?
Penso che a influenzarmi maggiormente nella vita religiosa siano stati i
miei genitori. Abitavamo in un villaggio
e loro erano devoti cattolici della seconda generazione. Erano persone semplici,
non molto istruite, ma avevano una fede
solida. Abitavamo molto lontano dalla
città in cui si trovava la scuola e dove i
missionari celebravano messa. Dovevamo camminare e attraversare fiumi in
canoa per arrivarci. Non esistevano strade buone e il percorso poteva richiedere
anche otto ore. I missionari erano tedeschi: ne ammiravo la dedizione al lavoro, notando come la gente si fidasse di
loro incondizionatamente. Senza dubbio qualcosa ha iniziato a crescere in
me, silenziosamente ma in profondità,
quando ero bambino. In seguito frequentai una scuola secondaria mista statale, dove tra gli insegnanti c’erano alcuni Fratelli cristiani. Molti studenti
erano cattolici e sia i religiosi sia le suore erano bravi a educare bambini e
bambine in un ambiente cristiano. I
Fratelli cristiani erano molto vicini ai
bambini e ci incoraggiavano a essere
buoni cattolici. Ci aiutavano a preparare
la liturgia per la messa, mentre alcuni
studenti più grandi aiutavano i più piccoli. Pregavamo tutti insieme il rosario.
Il loro sostegno ci faceva sentire bene.
Allora decisi di diventare prete.
In che modo i missionari si rapportavano
con la cultura tradizionale?
L’arcivescovo di Port Moresby
dormire. «Tra le 22 e le 22.30», ho risposto. «Non vada a letto. Verrò a trovarla». Mi sono un po’ preoccupato e
ho iniziato a chiedermi: «Che sta succedendo? Che cosa ho fatto o ho dimenticato di fare?». Il nunzio è arrivato. Ci
siamo seduti a un tavolo, mi ha stretto
la mano e ha annunciato: «Congratulazioni, Papa Francesco l’ha nominata
cardinale». Sono rimasto in silenzio per
un po’, senza sapere che cosa rispondere. Poi ho detto: «Se questa è la volontà
di Dio, che egli mi conceda la forza per
sostenere questa responsabilità».
Da bambino, crescendo in un villaggio,
avrebbe mai immaginato che questo sarebbe
potuto accadere?
No di certo, ma ricordo sempre uno
strano episodio avvenuto quando frequentavo le superiori. Avevo all’incirca
quindici anni ed eravamo in vacanza.
Durante un picnic uno dei ragazzi mi
disse: «Un giorno mi darai la Comunione». In realtà non so perché l’abbia detto, visto che non eravamo in seminario
e non stavo ancora nemmeno pensando
di entrarci. Tuttavia, in questi giorni ho
ripensato a quell’episodio. Quel ragazzo
adesso è mio cognato.
resby sia stata la scelta giusta. Avvieremo presto questo programma, sperando
che altre Chiese vogliano unirsi a noi.
Ogni mattina, alle cinque e mezza, faccio una passeggiata e vedo tante persone dormire per terra ai bordi della strada, con le tasche vuote. Essere senza
tetto è un problema molto grave che sta
crescendo. Un’altra sfida futura è forse
la secolarizzazione. Dio e la religione
sono una componente molto forte della
vita quotidiana della maggior parte delle persone qui, dove il 90 per cento della popolazione si dichiara cristiana. Tuttavia, nella nostra parte del mondo i
cambiamenti arrivano sempre da Occidente, e geograficamente noi siamo agli
antipodi. C’è già qualche segnale, e anche se ci potrebbe volere un po’ di tempo, dobbiamo essere preparati a vivere
in una società più secolare.
Il loro atteggiamento era positivo anche se, naturalmente, sfidavano alcuni
aspetti delle nostre tradizioni. Penso che
nelle nostre culture mancasse qualcosa.
La nostra società era basata su piccole
unità, ovvero molti clan differenti, e
non c’era un senso più ampio di appartenenza tra i diversi clan. E la cosa non
riguarda solo il possesso delle terre o di
beni materiali. Per esempio, c’erano cerimonie e rituali che appartenevano solo
a un clan e gli altri non ne sapevano
nulla. La fede cristiana ci ha raccolti e
ha unito persone appartenenti a clan
differenti. Il cristianesimo ha formato
una nuova grande famiglia, ha allargato
la nostra identità e il nostro senso di
appartenenza. Penso che fosse proprio
questo ciò che mancava alle nostre culture tradizionali.
Lei era un giovane seminarista nel periodo
successivo al concilio Vaticano II. L’inculturazione all’epoca era un aspetto importante della politica missionaria e dell’evangelizzazione cattolica. Cosa ricorda?
to solo se è fecondo. Se non arrivano figli, le conseguenze possono essere la separazione della coppia o l’infedeltà. Per
chi ha ricevuto un’educazione cattolica,
ma al tempo stesso mantiene forti legami con la propria cultura, non è facile
accettare un matrimonio senza figli. A
volte l’adozione è una soluzione, ma in
realtà alcuni rimandano il matrimonio
cattolico adducendo diverse scuse —
«non sono ancora pronto», «non ho ancora i vestiti adatti» e così via — perché
non vogliono ammettere di essere lacerati. Anche il celibato per noi è una sfida, e c’è chi si prepara al sacerdozio, ma poi rinuncia
perché trova una ragazza e
vuole sposarsi. Alcuni giovani sacerdoti purtroppo trovano conforto nel bere. È
difficile comprendere tutte
le motivazioni profonde di
ciò, ma ricordo loro sempre
l’importanza di mantenere
buoni rapporti con la propria famiglia e con i parrocchiani. Penso che si possa
vivere una vita felice e appagante come sacerdote anche
senza essere sposati, poiché
molto dipende dai rapporti
positivi che si costruiscono.
Da giovani seminaristi ci è
stato insegnato che dovevamo incanalare le nostre forze in modi che ci aiutassero
a crescere. Se invece avessimo incanalato le nostre
energie in modi opposti,
verso comportamenti non
adeguati al nostro ministero,
allora le cose sarebbero diventate troppo difficili. Mi
hanno insegnato ad alimentare il bene che c’è in me e a cercare
sempre i lati positivi delle persone, perseguendo azioni e comportamenti che ci
mantengano uniti come fratelli e sorelle.
Incanalare le mie energie in questo modo positivo mi ha aiutato a superare le
sfide tipiche della mia scelta religiosa,
compreso il celibato.
Per quanto riguarda le priorità attuali
della sua Chiesa, lei ha spesso espresso
preoccupazione anche per gli effetti del
cambiamento climatico. In che modo incide
sulla regione melanesiana?
È una questione molto importante
per noi: noi vediamo direttamente gli
effetti del cambiamento climatico. In al-
Ho iniziato il seminario nel 1979
quando si parlava tanto di inculturazione e di come le nostre culture e il cristianesimo potessero incontrarsi, specialmente nella liturgia. Se ne parla ancora
oggi. Qui in Papua Nuova Guinea e
nelle Isole Salomone la liturgia è molto
viva, specialmente la domenica. I giovani e la comunità vi svolgono un ruolo
molto attivo. C’è una forte partecipazione da parte delle persone, che non percepiscono più la Chiesa come un’istituzione estranea o straniera: è la nostra
Chiesa.
Ma quando si passa dalle celebrazioni liturgiche ad altri ambiti, per esempio il matrimonio tradizionale, continuano a esserci
difficoltà a livello pastorale.
Alcuni hanno difficoltà a ricevere il
sacramento del matrimonio cattolico
perché occorre rispettare anche le usanze culturali tradizionali e non è facile
conciliarle con la dottrina e la pratica
cattoliche. Secondo la tradizione, il matrimonio è pienamente valido e comple-
Nanias Maira, «Adorazione dei Magi»
(Papua Nuova Guinea)
cune isole ci sono zone che sono state
portate via dalle acque, e dove un tempo c’erano strade o case ora non c’è più
nulla; la gente ha dovuto trasferirsi altrove, seppure con riluttanza. E sta accadendo proprio ora, non ce lo stiamo
inventando. Alcune isole più piccole
stanno scomparendo. In più, gli agricoltori coltivano orti, piantano verdure e
frutta come taro, patata dolce e cassava,
ma quando le raccolgono non possono
mangiarle: sono troppo salate. E i problemi non sono limitati alle isole. Nelle
montagne ci sono lunghe e frequenti
Che rapporti ci sono tra la Chiesa cattolica
e le altre Chiese cristiane?
L’ecumenismo è tra le nostre priorità
e negli ultimi anni abbiamo compiuto
passi costruttivi in tale direzione. Abbiamo il Papua New Guinea Council of
Churches, che unisce le principali Chiese cristiane su questioni di comune interesse. Nel 2010 abbiamo lanciato la
Christian Leaders Alliance on HIV/AIDS,
un’iniziativa inter-denominazionale che
tenta di dare una risposta cristiana unita
alla pandemia dell’Hiv. In Papua Nuova
Guinea e nelle aree limitrofe questa malattia è ancora accompagnata da paura,
Lungo il fiume Sepik
siccità e in alcune aree la gente ha molta fame. Ci sono frequenti periodi senza
pioggia, e poi improvvise grandinate distruggono il raccolto mentre la brina
brucia gli orti. Gli agricoltori spesso
rendono la Chiesa partecipe delle loro
preoccupazioni riguardo ai tragici cambiamenti che stanno incidendo sulla loro vita. La Chiesa può dare un importante contributo: dobbiamo impegnarci
e farci sentire. Siamo dalla parte delle
persone e dovremmo essere lì per loro
quando il governo non può aiutare.
Quali sono le altre sfide e priorità per la
Chiesa, specialmente per l’arcidiocesi di
Port Moresby?
Penso che alcuni cambiamenti stiano
avvenendo con troppa rapidità e ciò interpella anche la Chiesa. Ogni giorno
tante persone si trasferiscono dai villaggi nella capitale sperando di trovare lavoro e sicurezza economica, ma ben
presto si rendono conto che non è così
facile ed è, anzi, molto doloroso. Tanti
cadono nella disperazione e la disillusione è accompagnata da brutte cose:
crimine, violenza domestica, abuso di
alcolici. Qualcuno cerca di ritornare al
proprio villaggio, dove magari conduceva una vita povera, ma non così degradata socialmente. Il problema è che dopo aver lasciato per tanto tempo il villaggio e aver perso ogni contatto con la
gente, quando ritorna non riesce più a
inserirsi, si sente fuori luogo: è un problema che ci preoccupa molto. La nostra arcidiocesi sta ora cercando di avviare un programma per aiutare queste
persone, per prendersi cura di quanti
sono appena arrivati a Port Moresby e
non hanno idea di che cosa sia la vita in
una città. Vogliamo dare loro informazioni, far capire che qui ci sono pochissime possibilità di realizzare i propri sogni originali e che dovrebbero seriamente domandarsi se trasferirsi a Port Mo-
discriminazione e stigmatizzazione. In
generale, le relazioni con le altre Chiese
principali sono buone, ma abbiamo
qualche problema con gruppi più piccoli. Alcuni di loro non vogliono avere
nulla a che fare con noi. Ne siamo consapevoli, e questo influisce su alcuni nostri fedeli. Continuano ad arrivare sempre nuove denominazioni, in particolare
i pentecostali e altri gruppi del “Vangelo della prosperità”, che attirano anche
qualche cattolico. Incoraggio sempre i
fedeli a essere saldi nella loro fede cattolica e al tempo stesso ad abbracciare
tutti i fratelli e le sorelle cristiani. Non
dobbiamo voltare loro le spalle, dobbiamo accoglierli e farli sentire a casa. Magari è difficile, ma dobbiamo augurare a
tutti il meglio e comportarci sempre come Cristo ci chiederebbe.
Quanto è stato importante il sostegno della
sua famiglia e come ha reagito alla notizia
della sua nomina a cardinale?
Stanno organizzando una grande festa per me a Port Moresby. Per tutta la
vita ho potuto sempre contare sul sostegno costante di una famiglia molto unita. Lo considero una benedizione. Mio
padre è morto nel 1972 e mia madre nel
2004. Siamo nove fratelli, e io sono il
settimo. Non abbiamo mai visto i nostri
genitori litigare. Discutevano, ma non
litigavano, e mio padre non ha mai alzato le mani su mia madre. Quando
eravamo bambini ci diceva sempre:
«Siate gentili gli uni con gli altri e niente zuffe!». Prima di morire, mia madre
ha detto: «Sono felice di aver cresciuto
tutti e di vedere la mia famiglia allargarsi, con dei nipoti e tutti che vivono in
armonia; è questa la mia gioia. Me ne
vado felice e auguro lo stesso a voi un
giorno». Abbiamo sempre cercato di seguire i loro insegnamenti e la nostra famiglia continua a vivere in pace ancora
oggi.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 17 novembre 2016
Trento Longaretti
«Famiglia del musicante in cammino»
L’episcopato cileno e le emergenze del paese
Spazzare via dalla vita familiare
scoraggiamenti e chiusure, per
dare via libera «all’arte del discernimento, all’impegno di accompagnare quanti sono feriti, alla creatività pastorale per integrare tutti nella comunione con Dio
e con la Chiesa». Ecco i suggerimenti concreti presentati dal cardinale Beniamino Stella, prefetto
della Congregazione per il clero,
durante la messa celebrata ad Assisi, domenica scorsa, 13 novembre, durante il convegno «Vi occuperete di pastorale familiare»,
promosso per riflettere sull’esortazione apostolica postsinodale
Amoris laetitia.
«Davanti alla varietà della realtà matrimoniale e alle situazioni
complesse di tante famiglie — ha
fatto presente — bisogna proporre
la verità evangelica» evitando
«che sia accolta come un peso insopportabile, imposto sulle spalle
della gente, una pietra scagliata
contro la loro coscienza o addirittura un ostacolo a varcare la soglia della Chiesa».
Non ha nascosto le «guerre»
che toccano da vicino la famiglia:
«Relazioni indebolite e frammentate dalla cultura dell’immediato
e del provvisorio; diritti non riconosciuti; impossibilità, in tanti
casi, di una vita dignitosa e sicura, con la conseguenza che alcuni
sono costretti a rinunce e sacrifici
o a dover lasciare la propria casa
e migrare in cerca di lavoro; un
esasperato narcisismo e un’idea di
autonomia personale, che generano talvolta la rottura dei legami».
A tutto ciò «si aggiungono le sfide connesse a ogni relazione di
coppia e a quella tra genitori e figli». E c’è senza dubbio il rischio
di cadere nella tentazione dello
scoraggiamento di fronte ai «segni di sconfitta, cedimento, violenza che spesso feriscono le nostre famiglie e la società». Tanto
che ci si potrebbe domandare se
«fidarci ancora delle promesse di
Dio» e anche cosa possa «fare la
È sempre
tempo di misericordia
Il cardinale Stella sull’«Amoris laetitia»
Con le famiglie ferite
Chiesa in questa situazione».
Suggerendo subito «un metodo
che potremmo declinare in tre
passaggi», il cardinale Stella ha
spiegato che «il primo passo è
quello di una coraggiosa e realistica lettura della realtà per operare in essa un discernimento spirituale».
Il Vangelo, del resto, «non è
né un romanzo, né una favola cosparsa di zucchero ma invita a
non fuggire davanti alla complessità e alla fragilità della vita. La
comoda scappatoia della fuga in
un mondo ideale, la sicurezza
della legge che guarda le cose a
distanza e senza coinvolgersi, o il
facile giudizio di condanna, non
sono la strada giusta».
«Siamo chiamati invece — ha
spiegato il porporato — all’opera
del discernimento: osservare la
realtà, porci delle domande, approfondire le situazioni e interpretarle alla luce del Vangelo, imparando a condividere nella compassione le ferite dei fratelli e della storia». È proprio «questa la
via che il sinodo ha voluto tracciare per la pastorale della famiglia: andare oltre un annuncio
meramente teorico e sganciato
dai problemi reali delle persone e
trovare nuove vie per raggiungere
gli sposi e le famiglie».
«Il secondo passaggio», ha indicato il cardinale, sta nel «rinnovare la fiducia nel Dio della misericordia, che si prende cura della
nostra vita e delle nostre famiglie
in ogni circostanza della vita e in
qualsiasi situazione. Non basta,
infatti, saper leggere la realtà e le
situazioni; occorre che vi sia uno
sguardo di fede, senza il quale sarebbe grande il pericolo dello
scoraggiamento e incerto il nostro
agire». Gesù «ci libera dalle interpretazioni catastrofiste, talvolta
annunciate anche oggi dai “veggenti” di turno o dai “profeti di
sventura”». E così «quando alcuni legami matrimoniali e familiari
si spezzano, quando l’amore è
appesantito dalla stanchezza o ferito dall’egoismo e dalle infedeltà,
quando le situazioni particolari di
una relazione non riescono a integrarsi pienamente con l’ideale
evangelico del matrimonio, dobbiamo testimoniare, con ancora
più passione, l’amore misericordioso di Dio che non permette
Inizio della missione del nunzio
in Papua Nuova Guinea
Lo scorso 25 agosto, monsignor Kurian Mathew Vayalunkal, arcivescovo titolare di Ratiaria, è arrivato
all’aeroporto internazionale Jacksons
di Port Moresby. Ad attenderlo erano presenti il direttore generale del
Protocollo del ministero degli Affari
esteri e dell’immigrazione, Morea
Veratau, con la signora Barbara Mimino, officiale del dipartimento del
Protocollo, e l’incaricato d’affari ad
interim della nunziatura apostolica
Nicolás Pedro Guidi.
Nella sala vip hanno dato il benvenuto al nuovo nunzio: l’arcivescovo della capitale John Ribat, dei
missionari del Sacro Cuore (Msc) —
il presule sarà creato cardinale nel
concistoro del 19 novembre — con il
vescovo cappuccino di Mendi, Donald Lippert, e il vescovo di Bereina, Rochus Tatamai, Msc. Dopo un
breve colloquio con i presuli,
all’uscita dell’aeroporto, il rappresentante pontificio ha incontrato il
segretario generale della Conferenza
episcopale della Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone
(Cbcpng-Si), il verbita Victor Roche; il vicario generale dell’arcidiocesi di Port Moresby, Benedict Fleming, Msc; il rettore dell’Holy Spirit Seminary di Bomana, il lazzarista
Jacek Tendej; e il presidente del Catholic Theological Institute di Bomana, il domenicano Francis Vnuk,
insieme ad altri rappresentanti del
clero, dei religiosi e delle religiose.
Domenica 25 settembre, il nunzio
apostolico, su invito del vescovo di
Wabag e presidente della Conferenza episcopale Arnold Orowae, ha
presieduto la messa solenne nel santuario Mary Help of Christians a
Port Moresby, in occasione del cinquantesimo anniversario della creazione delle diocesi nel paese. L’arcivescovo Vayalunkal, nella sua omelia, ha incoraggiato i fedeli a manifestare con la propria vita il volto
misericordioso del Padre, specialmente ai più poveri, prendendo
l’esempio di madre Teresa di Calcutta, recentemente canonizzata da Papa Francesco; il nunzio apostolico
ha poi consegnato le lettere commendatizie del segretario di Stato, il
cardinale Pietro Parolin, all’arcivescovo di Madang e vice-presidente
della Cbcpng-Si, il cappuccino Stephen Reichert, in assenza, per motivi di salute del presidente.
La consegna delle lettere credenziali ha avuto luogo martedì 27 settembre, presso la residenza ufficiale
del governatore generale. Accompagnato dal segretario della nunziatura
apostolica, il rappresentante pontificio è stato ricevuto alla Government
House dal predetto direttore generale del Protocollo che lo ha introdotto alla presenza del governatore generale, sir Michael Ogio. Quest’ultimo ha espresso vivo apprezzamento
per il contributo della Chiesa cattolica nel campo dell’educazione,
dell’assistenza e della sanità, confermando la sua convinzione che i rapporti tra la Papua Nuova Guinea e
la Santa Sede continueranno a essere segnati dallo stesso spirito di collaborazione e di rispetto reciproco
che li hanno contraddistinti durante
gli ultimi trentanove anni.
Da parte sua il nunzio apostolico
ha ringraziato per la cordiale acco-
glienza e si è fatto interprete della
particolare vicinanza del Pontefice al
popolo della Papua Nuova Guinea.
Riferendosi alla lettera enciclica
Laudato si’, ha segnalato come la fede insegni a vedere il creato come la
casa comune della quale bisogna
prendersi cura. Si è soffermato poi
sullo sforzo della Chiesa cattolica
per promuovere lo sviluppo integrale della persona umana e ha sottolineato l’impegno della Santa Sede in
favore della giustizia e della pace
nel mondo. Esprimendo il desiderio
di continuare a costruire rapporti bilaterali di amicizia e di mutua collaborazione, ha portato il saluto benedicente di Papa Francesco al governatore generale e alle popolazioni di
Papua Nuova Guinea, ricordando la
visita di san Giovanni Paolo II che
vi ha lasciato un ricordo indelebile.
L’avvenimento è stato ripreso dai
mezzi di comunicazione, fra i quali
il notiziario della televisione nazionale.
Nei giorni successivi, monsignor
Vayalunkal si è recato dall’ambasciatore di Francia, decano del corpo diplomatico, per una visita di cortesia.
neanche a un capello del nostro
capo di perire».
Il cardinale Stella ha dunque
invitato a «perseverare e crescere
nella fede, credere nella famiglia
anche quando i legami sono feriti, promuovere l’azione pastorale
e nella missione ecclesiale, anche
dinanzi alle situazioni più difficili». La fede cristiana, infatti, «è
visione di una promessa che rimane sempre oltre e perciò, anche nelle situazioni personali o
sociali che sembrano più ostili,
essa richiede alla nostra vita la disponibilità a metterci in cammino, ad abbandonare le proprie sicurezze e a gettarsi fiduciosamente fra le braccia di Dio, nella ferma speranza che Egli verrà incontro alla nostra supplica e non
permetterà che vacilliamo».
Perciò, ha affermato, le famiglie, anche quando sono nel pieno delle crisi «devono camminare
in questa fede perseverante: nella
notte della fragilità, del dolore e
dell’incomprensione, Dio è vicino, si fa custode della famiglia;
non permetterà che vada distrutto quel luogo che Egli stesso ha
consacrato come santuario della
sua presenza e spazio dell’amore
e del perdono».
«Perseverate» è il consiglio che
il cardinale Stella ha voluto suggerire alle famiglie: «Non arrendetevi alla cultura dell’individualismo e del facile godimento; non
lasciate che i ritmi, talora eccessivamente frenetici, vi impediscano
di abbracciarvi senza fretta, di
dialogare, di imparare ogni giorno a donarvi; non succeda che il
vostro matrimonio diventi acqua
stagnante che si corrompe; al
contrario, sappiate amarvi coraggiosamente con la stessa tenerezza del Signore, così da fare delle
sfide quotidiane una reciproca
occasione di maturazione».
E lo stesso suggerimento —
«perseverate» — è stato rivolto
dal prefetto anche ai sacerdoti:
«Dinanzi alle situazioni pastorali
più complesse è forte la tentazione di scoraggiarsi, di rinchiudersi
in canonica o di vivere il ministero solo col gruppo ristretto dei
fedelissimi». Ma «a noi è richiesto il coraggio di una semina generosa e abbondante, che raggiunga ogni persona, ogni tipo di
terreno; liberati dal rigorismo della legge, dal fascino di sentirci
capi delle persone, dalla fissazione sui nostri schemi e sulle nostre
idee, dobbiamo essere audaci annunciatori del Vangelo e, insieme,
pastori
compassionevoli,
che
ascoltano, accompagnano e curano le ferite del popolo».
SANTIAGO, 16. Il giubileo sta terminando ma «il tempo della misericordia è una sfida che perdura».
Bisogna quindi «insistere in questa
dimensione evangelica nei nostri
piani e progetti pastorali. Il volto
misericordioso del Padre, che si manifesta nella persona di Gesù Cristo, è la fonte della nostra speranza». Nel comunicato finale dell’assemblea plenaria svoltasi nei giorni
scorsi a Punta de Tralca, la Conferenza episcopale cilena invita le istituzioni a non dimenticare le urgenze del Paese, in particolare quelle
riguardanti i più poveri e sofferenti.
Il timore è che, entrando in un periodo di preparazione alle elezioni
presidenziali e parlamentari (previste per la fine del 2017), «si sospenda o si metta in pausa il lavoro
congiunto per il bene della gente,
specialmente dei gruppi più vulnerabili». Pur riconoscendo i significativi passi avanti compiuti in ambito legislativo a favore delle perso-
ed esigere migliori standard di qualità civile. Si aprono spazi di partecipazione sempre più inclusivi che
esigono una responsabilità e una
pluralità di doveri, non solo da parte delle autorità ma di ogni persona
che voglia giocare un ruolo attivo
nella comunità». Da segnalare, in
tal senso, «l’indebolimento democratico rappresentato dall’altissima
astensione alle ultime elezioni municipali. Ciò rivela il crescente disinteresse e la disaffezione verso
l’attività politica che, al contrario,
dovrebbe essere al primo posto per
coloro che si propongono di cercare
il bene comune». Con l’approssimarsi della nuova stagione elettorale, i presuli auspicano che «i cittadini non si riducano a meri votanti
ma assumano il ruolo di collaboratori attivi nella formazione di una
patria rinnovata e sempre più aperta a un dialogo sociale sano e fraterno». Le istituzioni politiche, sociali e religiose hanno un compito
ne in difficoltà, «ci inquieta — scrivono i vescovi — come lo stato e la
società civile non sostengano a sufficienza gli adulti, i giovani e i
bambini in situazione di vulnerabilità».
Nella nota, intitolata Dialogo, responsabilità e misericordia: per un Cile più giusto, si esprime particolare
preoccupazione per la sanità pubblica, le pensioni minime di oggi e
di domani, la disoccupazione e la
precarietà di tanti posti di lavoro, le
delicate condizioni vissute da migranti e popoli originari, il cambiamento culturale. E preoccupa nondimeno «l’iniziativa di legge che lascia indifesa giuridicamente la persona umana nel periodo prenatale,
senza farsi carico delle donne che
possono vivere situazioni dolorose e
drammatiche». I presuli invitano a
promuovere un’educazione integrale
che “umanizzi” sempre di più gli
individui, in special modo i bambini e i giovani: «Lo stato e la scuola
devono contribuire, sussidiariamente, al diritto fondamentale e primordiale dei genitori di formare i
figli secondo i propri valori, liberi
da qualunque influenza di ideologie
di genere che possano trasformarsi
— spiegano citando Papa Francesco
— in “vere colonizzazioni ideologiche”, convertite in leggi della Repubblica».
La Conferenza episcopale cilena,
che a Punta de Tralca ha provveduto fra l’altro a eleggere il nuovo
presidente nella persona del vescovo ordinario militare Santiago Jaime Silva Retamales, dà voce al
«crescente malessere» in alcuni settori della società manifestato da
movimenti che «cercano di promuovere iniziative, difendere diritti
rilevante «al momento di riconoscere, accogliere e discernere il legittimo malessere espresso da diversi
settori della società nei confronti
della leadership a ogni livello».
Se la gente ha diritto di “chiedere conto” ai propri rappresentanti, è
tuttavia necessario che si usino le
vie dello stato di diritto: «Tutti possiamo essere di aiuto affinché la ricerca della cosa migliore per il Cile
avvenga con rispetto e attraverso
un dialogo responsabile e partecipativo, evitando e prevenendo
espressioni di violenza e denigrazione che, oltre a creare un clima di
tensione, sono solite distrarre l’attenzione dai temi più urgenti e rilevanti».
Isola ecologica in Vaticano
Da lunedì scorso, 14 novembre, è operativa e funzionante presso la Torre San Giovanni la nuova
area ecologica all’interno dello Stato della Città
del Vaticano. Anche quest’ultimo, infatti, già da
alcuni anni sta promuovendo la raccolta differenziata nei vari uffici e nelle abitazioni dei residenti. Il reparto di nettezza urbana circa due anni fa
ha iniziato a distribuire alle utenze i cosiddetti
“kit” che consistono in contenitori di vari colori
per distinguere i diversi tipi di rifiuti e i relativi
sacchetti per la raccolta. I cassonetti, dislocati su
tutto il territorio dello Stato, sono stati quindi
implementati e suddivisi secondo le varie classi di
rifiuti.
Per quanto riguarda la nuova isola ecologica,
dopo aver individuato l’area idonea, la direzione
dei servizi tecnici del Governatorato ha effettuato
gli interventi necessari per adattarla al posizionamento degli “scarrabili”, i container che vengono
prelevati dai camion per essere conferiti nei punti
di raccolta.
In via sperimentale sono stati gli imballaggi in
carta e cartone a inaugurare il nuovo sito, dove
in questa fase iniziale staziona un unico compattatore. Ma in prospettiva il punto di raccolta dovrebbe diventare il principale per tutto lo Stato,
dove diverse tipologie distinte di rifiuti vengono
già raccolte presso l’area della “Molazza” per il
legno e i rifiuti ferrosi e quelli “inerti” ovvero gli
scarti edili, non pericolosi; e nella zona della “Vignaccia”, ove arrivano i rifiuti catalogabili come
speciali (pericolosi e non), quali oli esausti, materiale elettronico, liquidi vari.
Per il corretto conferimento, gli utenti sono
stati informati sulla necessità di separare i rifiuti,
di ridurre il più possibile quelli voluminosi, di
fornire all’addetto al centro di raccolta un apposito documento di accettazione e di procedere in
modo ordinato al deposito dei materiali. Tutte le
aree sono aperte dal lunedì al sabato e presidiate
dall’organismo preposto alla gestione e manutenzione dei giardini vaticani e della nettezza urbana. In tutto vengono impiegate trenta persone,
addette tra l’altro anche alla realizzazione degli
addobbi floreali per le cerimonie pontificie.
Ad accelerare i tempi di realizzazione e messa
in opera del sistema differenziato della raccolta
dei rifiuti ha contribuito in modo determinante
l’enciclica di Papa Francesco Laudato si’.
Il Circolo
San Pietro
per i poveri
di Roma
Si apre nel pomeriggio di mercoledì 16 novembre, dalle ore 14,
presso la sede del Circolo San
Pietro a palazzo San Calisto,
l’esposizione di oggetti regalo,
arredi e articoli natalizi con cui il
sodalizio raccoglie fondi per le
sue opere di carità al servizio dei
poveri di Roma.
Del resto, restituire dignità ai
bisognosi, senza sensazionalismi,
garantendo un pasto, un letto
per la notte, abiti nuovi, aiuto
materiale e spirituale, è quello
che il Circolo fa nella diocesi del
Papa da quasi 150 anni. Inoltre,
com’è accaduto per le ultime
edizioni, si possono acquistare
anche alcuni oggetti donati da
Francesco, il cui ricavato andrà
per la carità personale del Pontefice. L’esposizione, che da giovedì 17 è aperta dalle 11 fino alle
19, chiuderà i battenti sabato 19.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 17 novembre 2016
pagina 7
Il logo del quinto «Encuentro»
pastorale nazionale ispanico
Videomessaggio del Papa all’assemblea generale dei vescovi statunitensi
Fermento di comunione
«La nostra grande sfida è creare una cultura dell’incontro, che incoraggi gli individui
e i gruppi a condividere la ricchezza delle loro tradizioni ed esperienze, ad abbattere muri
e a costruire ponti», uscendo dagli ambienti sicuri per «essere un fermento di comunione».
Lo chiede Papa Francesco nel videomessaggio inviato all’assemblea generale della Conferenza
episcopale degli Stati Uniti d’America (Usccb) in corso a Baltimora, nel Maryland, dal 14
al 17 novembre. Ecco una traduzione delle sue parole.
Cari Fratelli Vescovi,
Sono lieto di avere questa opportunità di
parlarvi. Appena un anno fa ero con voi
durante la mia visita pastorale negli Stati
Uniti. Lì sono rimasto impressionato dalla
vitalità e dalla diversità della comunità
cattolica. Durante tutta la sua storia, la
Chiesa nel vostro Paese ha accolto e integrato nuove ondate di immigrati. Nella
ricca varietà delle loro lingue e tradizioni
culturali, essi hanno forgiato il volto mutevole della Chiesa americana.
In questo contesto, desidero elogiare il
prossimo Quinto Encuentro Pastorale Na-
zionale Ispanico. La celebrazione di questo Quinto Encuentro inizierà nelle vostre
diocesi nel gennaio prossimo e si concluderà con una celebrazione nazionale a settembre 2018.
In continuità con quelli che lo hanno
preceduto, l’Encuentro cerca di riconoscere
e valorizzare i doni specifici che i cattolici
ispanici hanno offerto e continuano ad offrire alla Chiesa nel vostro Paese. Ma è
più di questo. È parte di un processo più
ampio di rinnovamento e di impegno missionario, al quale tutte le vostre Chiese locali sono chiamate.
La nostra grande sfida è creare una cultura dell’incontro, che incoraggi gli indivi-
Il cardinale DiNardo eletto presidente
Il cardinal e Daniel N. DiNardo, arcivescovo
di Galveston-Houston, è il nuovo presidente
della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. La sua elezione è avvenuta ieri, martedì
15, nel corso della plenaria di Baltimora. Sessantasette anni, originario di Steubenville,
nell’Ohio, DiNardo dal 2013 era vice-presidente dell’episcopato statunitense. Carica cui
adesso è stato chiamato l’arcivescovo di Los
Angeles, José Horacio Gómez, primo presule di origine ispanica a ricoprire questo ufficio. Il cardinale DiNardo, eletto al primo
scrutinio con 113 voti, subentra all’arcivescovo di Louisville, Joseph Edward Kurtz, che
ha guidato l’episcopato in questi ultimi tre
anni.
Nel corso dei lavori (14-16 novembre) i
presuli statunitensi hanno anche provveduto
ad approvare il “piano strategico” 2017-2020,
che prende in considerazione le cinque priorità già individuate nell’assemblea dello
scorso anno: evangelizzazione; famiglia e
matrimonio; vita umana e dignità; vocazioni
e formazione permanente; libertà religiosa.
Intitolato, Encountering the Mercy of Christ
and Accompanying His People with Joy, il piano rappresenta un quadro d’insieme delle
diverse attività dell’episcopato e, soprattut-
to, intende offrire una testimonianza
dell’azione dell’amore di Cristo nel mondo.
All’esame dei vescovi anche un aggiornamento sull’attività dello speciale gruppo di
lavoro che ha il compito di promuovere la
pace e la riconciliazione tra comunità che
vivono situazioni di tensione razziale.
L’istituzione di questo gruppo, presieduto
dall’arcivescovo di Atlanta, Wilton Daniel
Gregory, è stata decisa nel luglio scorso per
arginare l’escalation di tensioni e violenze
tra comunità afro-americane e forze dell’ordine registrate negli ultimi mesi in diverse
aree del paese.
dui e i gruppi a condividere la ricchezza
delle loro tradizioni ed esperienze, ad abbattere muri e a costruire ponti. La Chiesa
in America, come altrove, è chiamata ad
“uscire” dal suo ambiente sicuro e ad essere un fermento di comunione. Comunione
tra noi, con gli altri cristiani e con tutti
coloro che cercano un futuro di speranza.
Dobbiamo diventare sempre più pienamente una comunità di discepoli missionari, colmi di amore per il Signore Gesù e
di entusiasmo per la diffusione del Vangelo. La comunità cristiana deve essere segno e profezia del piano di Dio per l’intera famiglia umana. Siamo chiamati ad essere portatori di buone notizie per una società attanagliata da sconcertanti cambiamenti sociali, culturali e spirituali e da
una crescente polarizzazione.
È mia speranza che la Chiesa nel vostro
Paese, ad ogni livello, accompagni l’Encuentro con la propria riflessione e con discernimento pastorale. In modo particolare, vi chiedo di considerare come le vostre
Chiese locali possono rispondere al meglio alla crescente presenza, ai doni e al
potenziale della comunità ispanica. Tenendo conto del contributo che la comunità
ispanica dà alla vita della nazione, prego
perché l’Encuentro rechi frutto per il rinno-
vamento della società americana e per
l’apostolato della Chiesa negli Stati Uniti.
Con gratitudine verso tutte le persone
impegnate a preparare il Quinto Encuentro,
vi assicuro le mie preghiere per questa importante iniziativa della vostra Conferenza.
Affidando voi, il clero, i religiosi e i fedeli
laici delle vostre Chiese locali alle preghiere di Maria Immacolata, imparto di cuore
la mia Benedizione Apostolica come pegno
di grazia e di pace nel Signore.
Gruppi di fedeli in piazza San Pietro
All’udienza generale di mercoledì 16 novembre,
in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti
gruppi:
Dall’Italia: Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: San Fermo Maggiore, in Verona; San
Giovanni Evangelista, in Riparbella; Santa
Maria in Provenzano, in Siena; Santi Egidio e Savino, in Monte San Savino; Maria
Santissima Immacolata, in Scauri; Santissimo Redentore, in Bari; San Francesco d’Assisi, in Triggiano; San Giustino de Jacobis,
in Brindisi; Saeratissimo Cuore di Gesù, in
della Lucania; Gruppo di preghiera Madonna che scioglie i nodi, di Verona e Reggio Emilia; Comunità dei figli di Dio, di
Firenze; Croce rossa italiana, di Spoltore;
Cooperativa Piccolo mondo, di Scafati; Panathlon club, di Imperia - San Remo;
Gruppo Stanhome, di Lecce. Gruppi di
studenti: Istituto Montessori, di Roma; Istituto Caiatino, di Caiazzo; Istituto Chiominto, di Cori; Scuola Il cammino, di Bellariva-Rimini; Esecutivo nazionale Cisl
Scuola; Istituto Aldo Moro, di Guardavalle; Gruppi di fedeli da: San Pancrazio di
Palazzolo sull’Oglio, Assago,
Valmadrera, Motta Visconti,
Forlì, Bertinoro, La Spezia,
Albenga, Imperia, Ragusa,
Santa Maria La Carità, Vieste, Gualtieri Sicaminò, Selva
di Fasano, Campi Salentina.
Dalla Germania: Comunità
italiana della Parrocchia San
Magnus, di Murg; Comunità
italiana della Parrocchia di
Nurnberg.
Coppie di sposi novelli.
Gruppi di fedeli da: Repubblica Ceca; Slovacchia,
Bosnia ed Erzegovina.
Cerreto Sannita; Sant’Ippolito, in Atripalda; Madonna di Fatima, in Napoli; Maria
Santissima delle Grazie, in Torretta; San
Giovanni Battista, in Monterosso Almo;
Parrocchia di Colombaro Corte Franca; San
Domenico, in Noicattaro; Santa Maria della luce, in Mattinata; Sant’Egidio, in Taranto; Sacro Cuore di Gesù, in Andria; San Fidenzio, in Polverara; Nostra Signora Assunta e Natività di San Giovanni Battista,
in Pompeiana; Santa Croce, in Laterza;
Sant’Andrea, in Venosa; Immacolata Concezione e San Nicola, in Potenza; Risurrezione del Signore, in Torino; San Giovanni
Battista, in Canosa di Puglia; Unità pastorale Sant’Elpidio, in Sant’Elpidio a Mare.
Federazione Maestri del lavoro d’Italia; Federazione Fidapa, di Ariano Irpino; Associazione La tenda, di Rovigo; Associazione
La band degli orsi, di Genova; Associazione sportiva Giannoccaro, di Monopoli; Associazione Red Atenea; Associazione Arance di Natale; Associazione Salvo d’Acquisto, di Udine; Associazione nazionale Finanzieri d’Italia, di Leverano; Associazione
nazionale Carabinieri, di Manfredonia; Associazione Anap, di Ascoli Piceno; Unione
italiana ciechi, di Sant’Anastasia; Confraternita San Giorgio martire, di Vieste; Circolo
Unione, di Barletta; gruppo dell’Unitalsi;
Ordine dei dottori commercialisti, di Vallo
Dal Libano: Fratelli della
Croce.
I polacchi: Pielgrzymka ze Stowarzyszenia
Na Recz Osób Niepełnosprawnych «Siódemka» z Katowic; pielgrzymi indywidualni.
De France: groupe de prêtres de l’Union
apostolique du Cierge; Pelerinage du diocèse d’Agen, avec Mgr Hubert; Herbreteau;
groupe de pèlerins du diocèse d’Amiens;
Paroisse de Herrlisheim; Groupe de
L’Œuvre d’Orient; groupe de pèlerins de
Marseille.
De Belgique: groupe Les amis de Cana.
De la Republique démocratique du Congo:
Pèlerins du diocèse de Matadi.
From Great Britain: Members of the
Catholic Men’s Society.
From England: Pilgrims from the parish
of Christ the King, Coventry Students and
staff from Keswick School, Cumbria.
From Ireland: Pilgrims from St Mary’s
Parish, Lucan, County Dublin.
From Denmark: Students and staff from:
St Norbert’s Catholic School, Vejle; Alme
Kristne Lutheran Secondary School.
From Island: Pilgrims from the Diocese
of Reykjavik.
From Malta: A pilgrim group from St
Lawrence Parish, Vittoriosa.
From Nigeria: Pilgrims
Church, Port Harcourt.
from
Christs
From Indonesia: Pilgrims from: St Francis
Xavier Church, Kuta, Bali; St Anne’s
Church, Duren Sawit, East Jakarta; St
Anthony of Padua Church, Jakarta.
From Malaysia: Pilgrims from Divine
Mercy Parish, Penang.
From The Philippines: Members of the
Oratory of the Holy Family.
From Canada: A group of Chinese Catholics, Ontario.
From the United States of America: Pilgrims from: Archdiocese of Omaha, Nebraska; Diocese of Fresno, California; Diocese of Brooklyn, New York; Diocese of
Charlotte, North Carolina; Diocese of Baltimore; Diocese of Corpus Christi, Texas;
Pilgrims from the following parishes: Sacred Heart, Hollister, California; Our Lady
of Guadalupe, San Bernardino, California;
Our Lady of Mount Carmel, Mill Valley,
California; Our Lady of Guadalupe, Danbury, Connecticut; St Jerome, Largo, Florida; Our Lady Queen of the Apostles, Royal Palm Beach, Florida; St Joseph the
Worker, Chatham, Illinois; St Margaret
Mary, Chicago, Illinois; St Thomas of Canterbury, Chicago, Illinois; St Agatha, New
Athens, Illinois; St Bruno, Pinckneyville,
Illinois; Immaculate Conception, Cherokee,
Iowa; St John, Hydes, Maryland; St Joseph
and St Therese, New Bedford, Massachusetts; St Mary, Waltham, Massachusetts; St
Dorothy, Wilmington, Massachusetts; St
Thomas, Wilmington, Massachusetts; Holy
Name, Birmingham, Michigan; St Cecilia,
Nashwauk, Minnesota; St Ambrose, Woodbury, Minnesota; Holy Family, Hannibal,
Missouri; Our Lady of Perpetual Help,
Bernardsville, New Jersey; St Thomas the
Apostle, Oak Ridge, New Jersey; Our Lady
of Lourdes, Whitehouse Station, New Jersey; Our Lady of Mount Carmel, Astoria,
New York; St Boniface, Elmont, New York;
Blessed Sacrament, Jackson Heights, New
York; St Francis of Assisi, New York, New
York; St Gabriel, Charlotte, North Carolina; Immaculate Heart of Mary, Cincinnati, Ohio; Our Lady of Victory, Columbus, Ohio Our Lady of Victory, Columbus,
Ohio; St Joseph, Norman, Oklahoma; St
Eugene, Oklahoma City, Oklahoma Vietnamese Martyrs, Houston, Texas Christ the
King, Superior, Wisconsin; The choir and
parishioners from St Cassian Church, Up-
per Montclair, New Jersey; A group of
Brothers and Sisters of the Third Order
Regular of St Francis; Pilgrim members of
the Focolare Movement, Moorestown, New
Jersey; The Confirmation Class from St
Mark’s Catholic Community, U.S. Military
Base, Vicenza, Italy; Students and faculty
from: Catholic University of America,
Washington, D.C. Loyola University, Baltimore, Maryland.
Aus verschiedenen Ländern: Stipendiaten
des Katholischen Akademischen Ausländerdienstes der Deutschen Bischofskonferenz.
Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden St. Peter und Paul, Bad Camberg; St. Blasius,
Dietmansried; Herz Jesu, Dillenburg;
Dompfarrei St. Bartholomäus, Frankfurt;
St. Johannes der Täufer, Haaren bei Heinsberg; Liebfrauen, Langenhagen; St. Maria,
München-Thalkirchen; St. Johannes der
Täufer, Treis-Karden; Pilgergruppen aus
dem Bistum Limburg; Erzbistum München-Freising; Pilgergruppen aus Lembeck;
Koblenz; Pottenstein; DJK Eintracht Coesfeld e.V.; Rechtsreferendare aus Frankfurt
am Main; Leserreise Schwäbische Zeitung,
Ravensburg; Leserreise Traunsteiner Tagblatt, Traunstein; Schülerinnen, Schüler
und Lehrer aus dem Gymnasium, Lohmar.
Aus der Republik Österreich: Pilgergruppen aus den Pfarren St. Martin, Graz; St.
Jacobus Maior, Kaltenleutgeben; Pilgergruppen aus Mettmach; St. Marien; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus der Höheren Lehranstalt für Wirtschaftliche Berufe,
Klagenfurt.
Uit het Koninkrijk der Nederlanden: Bedevaart van Nederlandse bisdommen.
De España: Hermandad del Rocío, de
Villamanrique de la Condesa; grupo peregrinaciones guadalupanas, de Madrid.
De México: grupo de peregrinos de Guadalajara.
De Uruguay: grupo de peregrinos.
De Venezuela: grupo de Deputados del
Parlamento Latinoamericano y Caribeño.
De Colombia: grupo de peregrinos.
De Guatemala: grupo de peregrinos.
De Argentina: grupos de peregrinos.
Do Brasil: Paróquia Santa Luzia, de Votuporanga; grupo de visitantes de Patos de
Minas; Igreja Nossa Senhora Aparecida,
Ilha do Governador; Paroquia sao José, de
Bragança Paulista.
Nomine episcopali
in Brasile
Le nomine di oggi riguardano il
Brasile.
Orlando Brandes
arcivescovo di Aparecida
Nato il 13 aprile 1946 a Urubici,
nella diocesi di Lages, stato di
Santa Catarina, ha compiuto gli
studi di filosofia nel seminario
Rainha dos Apóstolos a Curitiba
(1965-1968). Poi, come alunno del
Pontifico collegio Pio brasiliano a
Roma ha ottenuto il baccalaureato
in teologia e la licenza in teologia
sistematica alla Pontificia università Gregoriana (1968-1973). Ordinato sacerdote il 6 luglio 1974 e incardinato nella diocesi di Lages, è
stato professore dell’Instituto teológico de Santa Catarina (Itesc);
direttore spirituale degli studenti
di teologia delle diocesi di Lages
e di Joinville; rettore del seminario maggiore di Florianópolis e infine direttore dell’Itesc. Nominato
vescovo di Joinville il 9 marzo
1994, ha ricevuto l’ordinazione
episcopale il successivo 5 giugno.
Il 10 maggio 2006 è stato promosso arcivescovo di Londrina. In seno alla Conferenza episcopale brasiliana è stato presidente della
commissione per la vita e per la
famiglia (2007-2011) e anche delegato per la quinta conferenza del
Celam ad Aparecida (2007).
Wellington
de Queiroz Vieira
vescovo prelato
di Cristalândia
Nato l’11 luglio 1968 a Tocantinópolis, ha iniziato gli studi di filosofia presso il seminario arcidiocesano Nossa Senhora de Fátima
a Brasília (1989-1990), concludendoli alla Pontificia università Gregoriana di Roma, nella quale ha
ottenuto la licenza (1992-1993).
Poi ha compiuto gli studi di teologia presso il seminario arcidiocesano São José a Rio de Janeiro
(1994-1996). Inoltre ha conseguito
la licenza in diritto canonico alla
Pontificia università Lateranense
(2010-2013). Ordinato sacerdote
l’8 dicembre 1996 per la diocesi di
Tocantinópolis, ha diretto la scuola São Miguel Arcanjo a Xambioá
(1999), è stato parroco di São Vicente de Paula ad Araguaína
(2000), economo diocesano e cancelliere (2001-2009) e parroco di
São Sebastião ad Araguaína
(2004-2009). Attualmente era parroco di São Paulo Apóstolo ad
Araguaína e dal 2013 giudice uditore della Camera ecclesiastica
della diocesi.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
giovedì 17 novembre 2016
All’udienza generale sulle opere di misericordia il Papa chiede di non puntare il dito contro le persone moleste
Nei panni degli altri
E mette in guardia dalle tentazioni sempre in agguato dell’invidia e dell’ambizione
«È facile puntare il dito contro i difetti e le mancanze altrui, ma dobbiamo imparare a
metterci nei panni degli altri». Lo ha raccomandato il Papa all’udienza generale di mercoledì
16 novembre in piazza San Pietro, proseguendo le riflessioni sulle opere di misericordia. Il
Pontefice si è soffermato su quella che esorta a sopportare pazientemente le persone moleste,
sottolineando come invidia, ambizione e adulazione, siano «tentazioni sempre in agguato».
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Dedichiamo la catechesi di oggi a un’opera di misericordia che tutti conosciamo
molto bene, ma che forse non mettiamo in
pratica come dovremmo: sopportare pazientemente le persone moleste. Siamo tutti molto bravi nell’identificare una presenza che
può dare fastidio: succede quando incontriamo qualcuno per la strada, o quando
riceviamo una telefonata... Subito pensiamo: “Per quanto tempo dovrò sentire le
lamentele, le chiacchiere, le richieste o le
vanterie di questa persona?”. Succede anche, a volte, che le persone fastidiose sono
quelle più vicine a noi: tra i parenti c’è
sempre qualcuno; sul posto di lavoro non
mancano; e neppure nel tempo libero ne
siamo esenti. Che cosa dobbiamo fare con
le persone moleste? Ma anche noi tante
volte siamo molesti agli altri. Perché tra le
opere di misericordia è stata inserita anche
questa? Sopportare pazientemente le persone
moleste?
Nella Bibbia vediamo che Dio stesso
deve usare misericordia per sopportare le
lamentele del suo popolo. Ad esempio nel
libro dell’Esodo il popolo risulta davvero
insopportabile: prima piange perché è
schiavo in Egitto, e Dio lo libera; poi, nel
deserto, si lamenta perché non c’è da
mangiare (cfr. 16, 3), e Dio manda le quaglie e la manna (cfr. 16, 13-16), ma nonostante questo le lamentele non cessano.
Mosè faceva da mediatore tra Dio e il popolo, e anche lui qualche volta sarà risultato molesto per il Signore. Ma Dio ha
avuto pazienza e così ha insegnato a Mosè
Appello per la giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza
I bambini vanno sempre protetti
Al termine dell’udienza generale il Pontefice
ha lanciato un appello «alla coscienza di tutti
affinché i bambini siano sempre protetti»
con l’auspicio «che la Comunità internazionale
possa vigilare sulla loro vita». Durante i saluti
ai gruppi presenti il Papa ha anche ricordato
«con particolare affetto le vittime del recente
terremoto nel Centro Italia».
Sono lieto di accogliere i pellegrini di lingua
francese, in particolare i membri dell’Opera
d’Oriente, i sacerdoti dell’Unione Apostolica del
Clero e della Diocesi d’Agen, con Mons.
Herbreteau, come pure i fedeli venuti da
Francia, Belgio e Repubblica Democratica
del Congo.
Al termine di questo Anno Giubilare, vi
invito a non chiudere le porte della misericordia del vostro cuore, ma ad essere sempre
più pazienti, umili e semplici nell’accoglienza
dei vostri fratelli e sorelle. Dio vi benedica!
Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli
provenienti da Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca, Islanda, Malta, Nigeria, Indonesia,
Malaysia, Filippine, Nuova Zelanda, Canada
e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri
che questi ultimi giorni del Giubileo della
Misericordia siano per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento
spirituale, invoco su voi tutti la gioia e la pace del Signore Gesù!
per riscoprire l’importanza della misericordia
di Dio nella vita cristiana. Conquistati da
Gesù Cristo (cfr. Fil 3, 12) siamo sempre
messaggeri dell’amore di Dio nel mondo,
praticando le opere di misericordia corporali
e spirituali. Il Signore benedica voi e i vostri
cari.
Un cordiale saluto rivolgo ai pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, fra pochi giorni
si chiuderà la Porta Santa del Giubileo della
Misericordia. Non si chiude però il cuore misericordioso di Dio, non si spegne la sua tenerezza per noi peccatori, non cessano di
scaturire i fiumi della sua grazia. Allo stesso
modo non si possono mai chiudere i nostri
cuori e non possiamo smettere di compiere le
nostre opere di misericordia verso i bisognosi. L’esperienza della misericordia di Dio che
abbiamo vissuto in quest’Anno giubilare rimanga in voi come ispirazione alla carità per
il prossimo. Vi accompagni la benedizione
del Signore!
Domenica prossima, 20 novembre, si celebrerà la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Faccio appello alla
coscienza di tutti, istituzioni e famiglie, affinché i bambini siano sempre protetti e il loro
Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. Dio è sempre misericordioso verso di noi e ci ha dato un esempio affinché anche noi facciamo lo stesso. Vi
auguro un buon soggiorno a Roma e di cuore vi benedico tutti.
Saludo cordialmente a los peregrinos de
lengua española, en particular a los venidos
de España y Latinoamérica. Les animo a poner en práctica las obras de misericordia, corporales y espirituales, para que todos puedan
experimentar la presencia y ternura de Dios
en sus vidas.
Saluto tutti i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i sacerdoti e i fedeli di Rio
de Janeiro e quelli di Vatuporanga e Patos de
Minas. Cari amici, in quest’ultima settimana
del Giubileo straordinario della Misericordia,
Gesù ci chiama a portare la gioia e la consolazione del Vangelo a tutti gli uomini, come
suoi autentici testimoni misericordiosi! Dio vi
benedica tutti!
Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di
lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Giordania, dalla Siria e dal Medio Oriente. Sopportare pazientemente le
persone moleste è un atto di misericordia che
dobbiamo vivere senza superbia e senza superiorità, ma con coerenza e umiltà. Dobbiamo ricordare sempre che con la stessa misura
con la quale giudicheremo e sopporteremo
gli altri saremo anche noi giudicati. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno!
Con affetto saluto i fedeli provenienti dai
Paesi Bassi che partecipano a quest’Udienza
in occasione del pellegrinaggio giubilare delle Diocesi olandesi, accompagnati dai loro
Vescovi. L’Anno Santo Straordinario che volge a termine è stato un momento propizio
benessere venga tutelato, perché non cadano
mai in forme di schiavitù, reclutamento in
gruppi armati e maltrattamenti. Auspico che
la Comunità internazionale possa vigilare
sulla loro vita, garantendo ad ogni bambino
e bambina il diritto alla scuola e all’educazione, perché la loro crescita sia serena e guardino con fiducia al futuro.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto la Federazione
Maestri del lavoro, che ricorda il sessantesimo di fondazione ed auspico che la ricorrenza contribuisca a favorire l’inclusione sociale
ed economica, specialmente delle fasce più
deboli della popolazione.
Saluto la Comunità dei Figli di Dio di Firenze; la Croce Rossa di Spoltore; l’Associazione “Arance di Natale” di Camisano Vicentino; i gruppi parrocchiali e gli studenti.
Nell’imminenza della fine del Giubileo
Straordinario ciascuno ricordi quanto è importante essere Misericordiosi come il Padre e
che l’amore verso i fratelli ci rende più umani
e più cristiani.
e al popolo anche questa dimensione essenziale della fede.
Viene quindi spontanea una prima domanda: facciamo mai l’esame di coscienza
per vedere se anche noi, a volte, possiamo
risultare molesti agli altri? È facile puntare
il dito contro i difetti e le mancanze altrui,
ma dobbiamo imparare a metterci nei
panni degli altri.
Guardiamo soprattutto a Gesù: quanta
pazienza ha dovuto avere nei tre anni della sua vita pubblica! Una volta, mentre
era in cammino con i discepoli, fu fermato
dalla madre di Giacomo e Giovanni, la
quale gli disse: «Di’ che questi miei due
figli siedano uno alla tua destra e uno alla
tua sinistra nel tuo regno» (Mt 20, 21). La
mamma faceva la lobby per i suoi figli,
ma era la mamma... Anche da quella situazione Gesù prende spunto per dare un
insegnamento fondamentale: il suo non è
un regno di potere, non è un regno di
gloria come quelli terreni, ma di servizio e
donazione agli altri. Gesù insegna ad andare sempre all’essenziale e a guardare più
lontano per assumere con responsabilità la
propria missione. Potremmo vedere qui il
richiamo ad altre due opere di misericordia spirituale: quella di ammonire i peccatori e quella di insegnare agli ignoranti. Pensiamo al grande impegno che si può mettere quando aiutiamo le persone a crescere
nella fede e nella vita. Penso, ad esempio,
ai catechisti — tra i quali ci sono tante
mamme e tante religiose — che dedicano
tempo per insegnare ai ragazzi gli elementi basilari della fede. Quanta fatica, soprattutto quando i ragazzi preferirebbero
giocare piuttosto che ascoltare il catechismo!
Accompagnare nella ricerca dell’essenziale è bello e importante, perché ci fa
condividere la gioia di gustare il senso
della vita. Spesso ci capita di incontrare
persone che si soffermano su cose superficiali, effimere e banali; a volte perché non
hanno incontrato qualcuno che le stimolasse a cercare qualcos’altro, ad apprezzare
i veri tesori. Insegnare a guardare all’essenziale è un aiuto determinante, specialmente in un tempo come il nostro che
sembra aver perso l’orientamento e inseguire soddisfazioni di corto respiro. Insegnare a scoprire che cosa il Signore vuole
da noi e come possiamo corrispondervi significa metterci sulla strada per crescere
nella propria vocazione, la strada della vera gioia. Così le parole di Gesù alla madre
di Giacomo e Giovanni, e poi a tutto il
gruppo dei discepoli, indicano la via per
evitare di cadere nell’invidia, nell’ambizione, nell’adulazione, tentazioni che sono
sempre in agguato anche tra noi cristiani.
L’esigenza di consigliare, ammonire e insegnare non ci deve far sentire superiori
agli altri, ma ci obbliga anzitutto a rientrare in noi stessi per verificare se siamo
coerenti con quanto chiediamo agli altri.
Non dimentichiamo le parole di Gesù:
«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della
trave che è nel tuo occhio?» (Lc 6, 41). Lo
Spirito Santo ci aiuti ad essere pazienti
nel sopportare e umili e semplici nel consigliare.
Porgo un saluto speciale ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Nel mese di Novembre la liturgia ci invita alla preghiera per i
defunti. Non dimentichiamo quanti ci hanno
voluto bene e ci hanno preceduto nella fede,
come anche coloro dei quali nessuno si ricorda: il suffragio nella Celebrazione Eucaristica
è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo
offrire alle loro anime. Ricordiamo con particolare affetto le vittime del recente terremoto
nel Centro Italia: preghiamo per loro e per i
familiari e continuiamo ad essere solidali con
quanti hanno subito dei danni.
La band degli orsi
e i piccoli degenti
«Sedici nuovi appartamenti per le
famiglie dei bambini ricoverati
all’ospedale Gaslini di Genova, che
andranno ad aggiungersi agli undici
già disponibili»: ecco il progetto che
hanno presentato stamane a Papa
Francesco i rappresentanti della band
degli orsi, associazione dal nome
bizzarro ma impegnata in prima linea
per aiutare in ogni modo chi vive
l’esperienza del ricovero.
«Stiamo per ristrutturare un edificio
storico per dare un tetto gratuito alle
famiglie che si trovano catapultate a
Genova per garantire le cure ai lori
figli e non sanno a chi rivolgersi»
spiega Franco Salari. Senza
dimenticare i fratelli dei piccoli
ricoverati: per loro, dice, «abbiamo
aperto una ludoteca e una scuola
materna». Un «vortice di iniziative
solidali» sostenuto anche da
cinquanta pasticceri italiani che,
capitanati da Antonio Le Rose,
hanno costruito con la cioccolata
un’“Arca di Noè della solidarietà”,
con tanto di animali, pesante
centoquaranta chili. Presentata al
Papa durante l’udienza generale, sarà
il punto di forza di una
manifestazione di solidarietà
all’Acquario di Genova. E poi andrà
ad allietare le giornate dei bambini
ricoverati nella struttura di Palidoro,
sul litorale romano, dell’ospedale
pediatrico Bambino Gesù.
E proprio i più piccoli sono stati i
protagonisti dell’ultima udienza
generale dell’anno santo, cominciata
con l’ormai consueto gesto del Papa
di farne salire qualcuno sulla sua jeep
bianca: stavolta è toccato a quattro
bambine. E tra i doni più graditi a
Francesco la raccolta di lettere e
poesie scritte dagli alunni di quinta
elementare dell’istituto Maria
Montessori di Roma. «A giugno
avevamo fatto avere a Francesco il
lavoro che i bambini avevano
realizzato sul giubileo — spiega
l’insegnante Ines Fiorani — ricevendo
in risposta l’invito a incontrarlo in
piazza San Pietro per l’udienza
generale». E i bambini non si sono
certo presentati a mani vuote:
ciascuno ha voluto scrivere a
Francesco, confidando anche i propri
problemi personali.
E saranno destinati proprio ai
bambini, e in particolare a quelli
ricoverati nell’ospedale Redemptoris
Mater che i camilliani hanno aperto
in Armenia, i proventi dalla vendita
delle arance nel periodo natalizio che
i campeggiatori e camperisti italiani
organizzano dal 1995. Quest’anno,
spiega il presidente Franco Zocca,
«cercheremo di aiutare anche la
comunità cattolica di Kutaisi, in
Georgia». Proprio lo stile del viaggio
in camper, aggiunge, «consente di
conoscere da vicino storie e persone e
così anche di individuare progetti da
sostenere».
Con un abbraccio il Papa ha accolto
Ivan Bukovac, venuto dalla Bosnia
ed Erzegovina con la sua famiglia e
con una storia durissima sulle spalle:
è stato proprio questo ragazzo a
provare inutilmente a salvare la vita
del fratello Nikola, ventisei anni, che
aveva deciso di suicidarsi.
Le vicende di povertà in Vietnam
sono state raccontate a Francesco dai
diretti protagonisti di azioni di
solidarietà. E così per mettere al
corrente il Papa della tragedia dei
boat people, e di come hanno tratto
in salvo trecentomila persone in cerca
di un futuro migliore, sono venuti
all’udienza Tony Nguyên, Nancy
Nguyên e Teresa Khiem.
Quarant’anni fa hanno dato vita a
un’associazione che aiuta le vittime
delle guerre e delle dittature, con
particolare attenzione alla realtà
vietnamita. Parlano di persecuzioni e
ingiustizie, prigioni e campi di lavoro
forzato, e si sentono molto vicini
all’opera di François-Xavier Nguyên
Van Thuân (1928-2002) il loro
connazionale divenuto cardinale.
Significativa, infine, la presenza di
oltre duemila rappresentanti della
federazione dei maestri del lavoro
italiani, impegnata a favorire
l’inclusione sociale ed economica dei
più poveri. Mentre un mosaico
raffigurante il logo del giubileo è
stato donato al Pontefice dalla
comunità parrocchiale di San
Giovanni evangelista a Riparbella, in
diocesi di Pisa.