giovedì 17 novembre 2016
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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum Anno CLVI n. 264 (47.399) POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano giovedì 17 novembre 2016 . All’udienza generale sulle opere di misericordia il Papa chiede di non puntare il dito contro le persone moleste Raid su Aleppo, Idlib e Homs Nei panni degli altri In Siria riprendono i bombardamenti E lancia un appello perché siano sempre protetti i diritti di bambini e adolescenti Sebbene sia «facile puntare il dito contro i difetti e le mancanze altrui» bisogna «imparare a metterci nei panni degli altri». Con questa raccomandazione all’udienza generale di mercoledì 16 novembre in piazza San Pietro, l’ultima dell’anno giubilare, Papa Francesco ha parlato dell’opera di misericordia spirituale che esorta a soppor- tare pazientemente le persone moleste. Per la sua riflessione il Pontefice ha preso spunto dal fatto che «siamo tutti molto bravi nell’identificare una presenza che può dare fastidio: succede — ha detto facendo come al solito esempi concreti — quando incontriamo qualcuno per la strada o riceviamo una telefonata». Anche perché «a volte, le persone fastidiose sono quelle più vicine a noi» come i parenti e i colleghi di lavoro. Da qui l’invito a fare un «esame di coscienza per vedere se anche noi, a volte, possiamo risultare molesti agli altri». Del resto i Vangeli narrano episodi che indicano la direzione della pazienza, come l’ha avuta Gesù nei tre anni della sua vita pubblica. Per esempio con la mamma di Giacomo e Giovanni, che — ha spiegato il Papa con un’immagine attuale — «faceva la lobby per i suoi figli». E con la sua pazienza, ha proseguito Francesco, «Gesù insegna ad andare sempre all’essenziale». Non solo, il Papa ha individuato in questo insegnamento anche «il richiamo ad altre due opere di misericordia spirituale: ammonire i peccatori e insegnare agli ignoranti». In proposito ha elogiato il lavoro di chi aiuta «le persone a crescere nella fede e nella vita» come fanno i «catechisti, tra i quali ci sono tante mamme e tante religiose». Ciò è ancor più importante in un’epoca come quella odierna in cui «capita di incontrare persone che si soffermano su cose superficiali, effimere e banali», affannate a «inseguire soddisfazioni di corto respiro» cui bisogna «insegnare a guardare all’essenziale». Ecco allora l’invito conclusivo a «evitare di cadere nell’invidia, nell’ambizione, nell’adulazione, tentazioni che sono sempre in agguato anche tra noi cristiani» senza sentirsi mai «superiori agli altri». Al termine dell’udienza il Papa ha ricordato che domenica prossima si celebra la giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza e ha lanciato un «appello alla coscienza di tutti affinché i bambini siano sempre protetti». PAGINA 8 Quattordici milioni di persone a rischio malnutrizione nelle zone colpite da Boko Haram y(7HA3J1*QSSKKM( +]!=!#!#!/! Nigeria alla fame ABUJA, 16. Emergenza umanitaria senza fine nel nord-est della Nigeria dilaniato da anni dalle violenze dei terroristi del gruppo jihadista di Boko Haram. Oltre 14 milioni di sfollati necessitano di aiuti. Persone che, in assenza di interventi rapidi e concreti, rischiano di morire di fame nelle prossime settimane. Lo ha denunciato l’ufficio di coordinamento delle attività umanitarie delle Nazioni Unite nel paese africano. In particolare, nello stato di Borno i bambini al di sotto dei cinque anni sono praticamente scomparsi. La mancanza di cibo ha portato a tassi di malnutrizione senza precedenti e livelli di mortalità ben oltre la soglia di emergenza. A partire dal 2009, le ripetute violenze dei terroristi di Boko Haram hanno provocato almeno 20.000 vittime e costretto alla fuga oltre due milioni e mezzo di profughi, rifugiatisi nelle zone sotto il controllo dell’esercito nigeriano. Una recente indagine effettuata dall’organizzazione umanitaria Medici senza frontiere (Msf) in due degli undici campi profughi della città di Maiduguri, roccaforte dei terroristi, ha rivelato che fino al cinquanta per cento dei bambini sotto i cinque anni soffre di malnutrizione acuta. Contestualmente, i tassi di mortalità infantile sono molto elevati: ogni giorno, infatti, muoiono tredici bambini sui 20.000 dislocati nei vari campo di sfollati. Allarmanti dati anche sul fronte delle vaccinazioni, dove solo la metà dei bambini tra i 9 mesi e i 5 anni ha ricevuto la copertura contro il morbillo. «Nel Borno, l’assenza di bambini è una costante in ogni luogo che Medici senza frontiere ha visitato», ha dichiarato in una nota Joanne Liu, presidente di Msf. «È come se fossero scomparsi. Si tratta di una situazione catastrofica, di cui non abbiamo chiara la portata perché molte aree sono ancora isolate a causa di problemi di sicurezza. Occorre aumentare immediatamente la fornitura di aiuti perché la vita di migliaia di persone, soprattutto bambini, è appesa a un filo», ha aggiunto. La crisi nello stato di Borno ha raggiunto livelli allarmanti, con almeno 500.000 persone sfollate o isolate in enclave fuori dalla capitale, Maiduguri. Le persone sono private di qualsiasi mezzo di sopravvivenza, i contadini non possono più lavorare la terra, le rotte commerciali nelle aree controllate da Boko Haram sono state chiuse e i mercati svuotati. Nel giugno del 2016 — indicano gli analisti — il governo nigeriano ha dichiarato l’emergenza nutrizionale nel Borno, riconoscendo la portata di questa crisi umanitaria. Ma le persone — disperate a causa della cronica mancanza di cibo e bisognose di assistenza medica — continuano inesorabilmente a morire di fame. La malnutrizione, hanno indicato gli esperti, può inoltre abbattere la resistenza delle persone alle più co- Cuba libera oltre settecento detenuti La classe degli asini A PAGINA 4 DAMASCO, 16. La guerra in Siria riprende con intensità in quasi tutte le aree fuori dal controllo governativo: Aleppo, Idlib e la regione a nord di Homs sono state colpite nelle ultime ore da raid aerei. Il numero delle vittime è ancora incerto: fonti parlano di «decine di morti e feriti». Nei bombardamenti è stata impegnata anche, per la prima volta, la portaerei russa Kutznetsov dalla quale sono stati sparati missili Kalibr e sono decollati diversi caccia in formazione. Sempre più tragica la situazione ad Aleppo. Si registra al momento la morte di una bimba e di una donna, assieme ad altri tre civili. Il bilancio è destinato a salire per la gravità delle condizioni delle «decine di feriti» e per il fatto che anche una delle ultime cliniche operative nell’area di Aleppo est è stata colpita ieri sera dai raid aerei. Sul piano diplomatico, la partita è aperta. Dopo alcuni giorni di silenzio, è tornato a parlare ieri l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura. Intervistato dalla Bbc, il diplomatico italo-svedese ha commentato la notizia dell’intesa verbale, raggiunta al telefono ieri, tra il presidente russo Vladimir Putin e il neo eletto presidente statunitense Donald Trump sulla «necessità di lottare insieme contro il terrorismo». Combattere i jihadisti del cosiddetto stato islamico (Is), ha detto de Mistura, «è di cruciale importanza» per il futuro del Medio oriente. Tuttavia, «una vittoria nel lungo termine richiede un approccio totalmente diverso, finalizzato a una soluzione politica; in altre parole, serve un trasferimento di potere in Siria. Altrimenti molti scontenti potranno unirsi all’Is». In effetti, come sottolineano gli osservatori, a complicare lo scena- In risposta all’appello del Pontefice Storia di una battaglia giusta ED OARD O ZACCAGNINI muni malattie, soprattutto nei più giovani e nei più anziani. E in queste condizioni un’epidemia di morbillo può diffondersi senza controllo, mentre le piogge portano malaria, diarrea e insufficienza respiratoria acuta, che ogni giorno possono mietere un numero elevato di vittime. Finora le Nazioni Unite hanno raccolto solo 180 milioni di dollari, rispetto ai 485 ritenuti necessari, con finanziamenti provenienti soprattutto da Unione europea e Stati Uniti. Il governo, attraverso l’agenzia per le emergenze, si è impegnato a fare di più per assistere i milioni di sfollati dalle zone dove il conflitto è più violento. Il portavoce del presidente nigeriano ha chiesto ai produttori di cereali di concentrare le vendite sul mercato interno, piuttosto che verso i paesi vicini. Una conferenza che si terrà a Ginevra ai primi di dicembre potrebbe contribuire a fornire i fondi necessari. Bambino sfollato siriano nella provincia di Raqqa sotto il controllo dello stato islamico (Reuters) Donne nigeriane in fila per ricevere cibo nei pressi di Maiduguri (Ap) L’AVANA, 16. Un segnale di equilibrio e distensione. Le autorità cubane hanno annunciato ieri la liberazione di 787 detenuti nel quadro di un indulto. La decisione — ha fatto sapere l’esecutivo cubano — è una risposta all’appello lanciato da Papa Francesco ai leader di tutto il mondo, in occasione del giubileo della misericordia. Nell’annunciare l’iniziativa, il quotidiano ufficiale del Partito comunista cubano, «Granma», ha spiegato che per beneficiare dell’indulto sono stati scelti prigionieri «in base alle caratteristiche dei fatti per i quali sono stati sanzionati, alla loro condotta mentre scontavano la loro pena e al tempo già passato in carcere». In base a questi parametri, riferisce il quotidiano, sono stati esclusi i condannati per omicidio, stupro, corruzione di minorenni, traffico di droga o altri delitti considerati di «alta pericolosità sociale», mentre si è preso cura che fra gli indultati ci fossero «donne, giovani, malati e altre categorie vulnerabili». Non è la prima volta che il governo di Raúl Castro risponde agli appelli di Papa Francesco a favore dei carcerati. Nel settembre 2015, in vista della visita del Pontefice sull’isola l’anno successivo, oltre 3000 detenuti erano stati liberati come gesto di buona volontà. Una simile decisione era stata già presa in occasione dei viaggi di Giovanni Paolo II nel 1998 e di Benedetto XVI nel 2012. rio siriano è l’incrociarsi sullo stesso territorio di due conflitti: quello tra i governativi di Assad, supportati dai russi, e i ribelli, sostenuti dagli Stati Uniti; e quello che vede invece russi e statunitensi combattere l’Is. Uno dei punti cruciali su cui Mosca e Washington non hanno finora trovato un accordo è appunto la distinzione tra ribelli e gruppi jihadisti vicini all’Is. Di questo discuteranno domani a Lima il segretario di stato americano, John Kerry, e il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov. Sullo sfondo, resta una terribile crisi umanitaria. Ad Aleppo est, assediata dalle forze lealiste, rimangono, secondo l’Onu, più di 250.000 civili. La zona è isolata completamente dal luglio scorso e le scorte alimentari stanno finendo. Nelle ultime settimane — dicono ancora le Nazioni Unite — almeno 700 civili sono morti nei combattimenti. A colloquio con l’arcivescovo Ribat Per rispondere a un mondo che cambia STEFANO GIROLA A PAGINA 5 NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Aparecida (Brasile), presentata da Sua Eminenza il Signor Cardinale Raymundo Damasceno Assis. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita di Aparecida (Brasile) Sua Eccellenza Monsignor Orlando Brandes, finora Arcivescovo Metropolita di Londrina. Nomina di Vescovo Prelato Il Santo Padre ha nominato Vescovo Prelato della Prelatura di Cristalândia (Brasile) il Reverendo Wellington de Queiroz Vieira, finora Giudice Uditore della Camera Ecclesiastica della Diocesi di Tocantinópolis e Parroco di “São Paulo Apóstolo” ad Araguaína. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 giovedì 17 novembre 2016 Entra nel vivo la conferenza delle Nazioni Unite Cop22 a Marrakech Sul clima fase cruciale RABAT, 16. Entra nella fase cruciale la ventiduesima conferenza delle Nazioni Unite sul clima (Cop22) a Marrakech, in Marocco. Dopo oltre una settimana di negoziati a livello tecnico, oggi è in programma la prima sessione di lavoro tra i rappresentanti delle parti firmatarie dell’accordo di Parigi. Sotto il tendone del centro congressi Bab Ighli di Marrakech, sono riuniti i delegati dei 196 paesi firmatari dell’accordo, raggiunto al termine della ventunesima conferenza mondiale (Cop21), che ebbe luogo un anno fa nella capitale francese. I delegati sono stati accolti dal re del Marocco, Muhammad VI, dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, dal ministro degli esteri marocchino, Salaheddine Mezouar (che presiede la Cop22), e da Patricia Espinosa, segretaria operativa dell’Onu per il clima. In apertura dei lavori, Muhammad VI, ha esortato i delegati a «tradurre i loro impegni in azioni», aggiungendo che «la posta in gioco è l’esistenza dell’uomo». È quindi «nostro dovere comune — ha concluso il re — lavorare mano nella mano per proteggere l’umanità». Nel suo intervento, il segretario generale dell’Onu ha assicurato che «il cammino intrapreso non si può più fermare». L’accordo di Parigi — ricordano gli analisti — ha il più alto Bruxelles dà i voti ai paesi dell’eurozona BRUXELLES, 16. La Commissione europea ha diffuso oggi i suoi giudizi sulle manovre economiche di diversi paesi europei. Nell’occhio del ciclone ci sono otto paesi (Italia, Belgio, Finlandia, Slovenia, Cipro e Lituania) i cui progetti di bilancio «possono comportare una deviazione significativa rispetto al percorso di risanamento verso i rispettivi obiettivi di medio termine» si legge nel giudizio di Bruxelles. In tutto, almeno dodici paesi saranno oggetto di una «revisione approfondita» da parte della Commissione in quanto «sono stati identificati squilibri nell’analisi». Solo cinque paesi sono considerati «pienamente rispettosi delle regole» (Germania, Estonia, Slovacchia e Lussemburgo) e altri cinque come «ampiamente rispettosi» (Irlanda, Austria, Lettonia, Malta). Il diciannovesimo paese della moneta unica, la Grecia, sarebbe stato escluso dallo scrutinio della Commissione «perché ancora soggetto al programma di aiuti internazionali» a lungo discusso. Insieme ai giudizi sui progetti di manovra dei paesi dell’eurozona, è stato presentato un documento che stabilisce le linee di una nuova politica di bilancio europea: lo stesso presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, lo aveva preannunciato, nella lettera di intenti che accompagnava il suo discorso sullo stato dell’Unione, lo scorso 14 settembre, quando aveva scritto che «nella prossima raccomandazione sulla politica economica dell’area euro, promuoveremo una politica di bilancio positiva per la zona euro, a sostegno della politica monetaria della Banca centrale europea». Non mancano polemiche. Il governo italiano ha minacciato di mettere il veto sulla proposta di bilancio. Fonti riferiscono che la Commissione avrebbe espresso un giudizio non positivo sulla manovra economica. GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon partecipa ai lavori della conferenza (Ansa) Obama da Atene auspica un’Europa forte, prospera e unita Un’altra vittima del sisma di Amatrice Nato vitale per Washington ROMA, 16. È deceduta ieri mattina la 299ª vittima del terremoto che lo scorso 24 agosto ha colpito l’Italia centrale. Franca Marchesi, di 74 anni, è morta 82 giorni dopo il suo ricovero in ospedale. La donna era rimasta gravemente ferita nel crollo dell’Hotel Roma, in pieno centro di Amatrice, ed è stata ricoverata in gravi condizioni con evidenti traumi da schiacciamento. ATENE, 16. «Un’Europa forte, prospera e unita è una buona cosa per gli Stati Uniti». Questo il punto nodale del messaggio lanciato oggi dal presidente statunitense uscente, Barack Obama, in visita ad Atene. Obama ha sottolineato come le amministrazioni, sia democratiche che repubblicane, abbiano sempre riconosciuto l’importanza dell’Alleanza atlantica. La Grecia ha attraversato tempi economici difficili, ha detto Obama, aggiungendo che la politica della sua amministrazione è stata di favorire la crescita e l’ottimismo «fianco a fianco con il popolo greco». Il capo della Casa Bianca ha inoltre voluto esprimere l’apprezzamento per «la compassione della Grecia verso i rifugiati». È importante, ha detto, che non sia un solo paese a sopportare il peso, ma che si affronti la questione dei migranti in maniera ordinata e compassionevole. «L’austerity non può essere l’unica strategia. Serve un’agenda per la crescita»: ha osservato Obama nel suo ultimo appello all’Europa, ribadendo con forza quello che è stato un mantra dei suoi otto anni alla Casa Bianca. E il presidente uscente ha esortato gli alleati del vecchio continente a non sottovalutare «rabbia, frustrazione e diseguaglianze economiche e sociali». Ripeterà questo ragionamento venerdì prossimo a Berlino, dove ad attenderlo ci saranno i principali leader europei, tra cui il cancelliere te- Si aggiorna dunque il bilancio, mentre proseguono le scosse. Almeno quindici (di magnitudo non inferiore a 2) sono state registrate dalla mezzanotte fino alle prime ore del mattino. Secondo i rilevamenti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, la più forte è stata alle ore 2:39 con magnitudo 3 ed epicentro a Castelsantangelo sul Nera. L’Hotel Roma ad Amatrice distrutto dal sisma (Ansa) Nominato il nuovo premier in Lituania dovuto arrendersi di fronte all’impossibilità di concordare un programma comune per i dissensi su punti decisivi come le riforme istituzionali, i rapporti con la Ue e la pesca. La mancata intesa lascia l’Islanda nell’incertezza politica perché anche le tradizionali forze di sinistra non dispongono di una maggioranza parlamentare. Toccherà ora al capo dello stato, Guðni Thorlacius Jóhannesson, dare un nuovo incarico per costituire un governo. Decisivo sarà l’atteggiamento del partito dei pirati. L’OSSERVATORE ROMANO Il primo importante banco di prova della compattezza politica di tutti i paesi che hanno sottoscritto l’accordo di Parigi sarà la conferma degli impegni finanziari a sostegno dei paesi più poveri nella loro azione di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. A Marrakech sarà pertanto cruciale — dicono gli osservatori — rendere operativo il piano di aiuti ai paesi più poveri di 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020, in modo che le comunità più vulnerabili possano mettere da subito in campo misure ambiziose di adattamento ai mutamenti climatici. Segnali positivi sono venuti lo scorso 17 ottobre dall’incontro dei paesi donatori, dove è stata adottata la nuova road map fino al 2020. Con gli ultimi impegni è stata raggiunta la cifra di 93 miliardi di dollari che possono mobilitare aiuti sino a 133 miliardi, se i fondi pubblici stanziati riescono ad attivare ulteriori finanziamenti privati. Nell’ambito della Cop22, si tiene oggi anche un importante vertice sul clima dei paesi africani. Dopo 82 giorni sale il bilancio Fallisce l’accordo di governo islandese REYKJAVÍK, 16. É Fallito in Islanda il tentativo di costituire un governo sulla base di un’alleanza di centrodestra, dopo le elezioni del 30 ottobre scorso. Il mancato accordo è stato confermato dal partito dell’indipendenza, il maggiore del paese con 21 deputati sui 63 che siedono nel parlamento di Reykjavík. Il leader del partito dell’indipendenza, Bjarni Benediktsson, aveva avviato colloqui con altre due formazioni — Rinascita (liberali di centrodestra, 7 deputati) e Futuro luminoso (centristi, 4 deputati) — ma ha numero di sottoscrizioni di ogni trattato sul tema, con 109 firme. La Cop22 è cominciata il 7 novembre scorso, ma fino a ieri ha visto solo il lavoro preparatorio degli sherpa dei paesi firmatari. Al vertice di oggi partecipano invece capi di stato e di governo e ministri dell’ambiente. Obiettivo della riunione è quello di definire le misure per attuare gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima (mantenere il riscaldamento globale entro i due gradi dai livelli pre-industriali, se possibile entro un grado e mezzo). Nella capitale francese, ogni paese aveva portato i suoi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, i cosiddetti National determined contributions (Ndc). Scopo della riunione di oggi è valutare se questi Ndc siano adeguati per raggiungere i risultati globali richiesti e, se necessario, aggiornarli o rafforzarli. Per l’agenzia dell’Onu sull’ambiente, l’Unep, gli impegni presi a Parigi «non sono sufficienti e devono essere rafforzati». GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio VILNIUS, 16. La presidente della Lituania, Dalia Grybauskaitė, ha nominato ieri primo ministro il centrista Saulius Skvernelis, conferendogli l’incarico di formare il nuovo governo. Skvernelis è il leader del partito Unione dei contadini e dei verdi, che — a sorpresa — ha vinto le legislative del mese scorso. Skvernelis, ex capo della polizia e ministro dell’interno, ha detto che concentrerà i suoi sforzi nella lotta per il superamento delle ingiustizie sociali e manterrà il paese baltico nell’area dell’euro e nella Nato. Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va Il nuovo primo ministro ha ottenuto il pieno sostegno del suo predecessore, il socialdemocratico Algirdas Butkevičius, il cui partito è uscito sconfitto dalle urne, arrivando solo terzo. La coalizione di centrosinistra potrà disporre di una maggioranza di 78 seggi sui 141 alla Seimas, il parlamento unicamerale di Vilnius. Nelle prossime settimane è atteso il voto di fiducia. I conservatori dell’Unione della patria e i liberali resteranno all’opposizione. Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Obama ad Atene (Ap) desco, Angela Merkel, il presidente francese, François Hollande, il premier britannico, Theresa May e il presidente del consiglio dei ministri italiano, Matteo Renzi. Dal canto suo, il premier greco, Alexis Tsipras ha lodato Barack Obama per il sostegno «politico e morale» ad Atene colpita dalla crisi economica. Il presidente statunitense ha aiutato la Grecia a tornare alla crescita, ha detto il primo ministro ellenico nella conferenza stampa congiunta con Obama, sottolinean- do il ruolo di Washington nel favorire l’accordo internazionale sul debito greco dell’estate 2015. I greci hanno dovuto affrontare «una dura crisi», che ha portato a una «perdita del 25 per cento» dell’economia, ha detto Tsipras. Ora stiamo piano piano ricostruendo e «per la prima volta siamo tornati a crescere», ma dopo sette anni i greci «non possono sostenere altri tagli di austerity», ha detto ancora il primo ministro greco, sottolineando la necessità di un taglio del debito ellenico. Nel frattempo, il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, si è detto «certo» che il vincitore delle elezioni dell’8 novembre, Donald Trump, rispetterà tutti gli impegni assunti dagli Stati Uniti nei confronti della Nato, malgrado in campagna elettorale l’avesse più volte definita «anacronistica» e «troppo costosa» per Washington. «Trump ha affermato di essere un grande sostenitore della Nato» ha invece ricordato ieri Stoltenberg, a margine dei colloqui a Bruxelles con i ministri della difesa dei membri dell’Unione europea. «Sono sicuro che Trump terrà fede a tutti gli impegni americani nell’Alleanza perché — ha aggiunto — una Nato forte è importante per l’Europa, ma lo è anche per gli Stati Uniti». Stoltenberg ha voluto sottolineare il comune sentire tra le due sponde dell’Atlantico, sollecitando i paesi europei affinché aumentino le rispettive spese militari. Manifestazioni di protesta a Bruxelles BRUXELLES, 16. Tensione in Belgio. L’innalzamento dell’età pensionabile per i militari ha provocato ieri scontri senza precedenti tra manifestanti e la polizia nel centro di Bruxelles. Da una parte 8500 soldati che hanno marciato nel cuore della capitale. Dall’altra gli agenti in assetto antisommossa, che sono intervenuti con idranti dopo — informa la stampa locale — essere stati colpiti da fumogeni e petardi dai dimostranti in abiti civili. È da un anno, ricordano gli analisti, che i militari belgi sono schierati a pro- Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 tezione degli obiettivi sensibili dopo le stragi di Parigi del 13 novembre 2015, la cui “mente” scappò a Bruxelles, rivelando l’estensione della rete del cosiddetto stato islamico (Is). La tensione è acuita dagli attentati del 22 marzo scorso all’aeroporto di Zaventem e alla stazione della metropolitana di Maalbeek. Lo scorso mese il governo, scatenando le proteste, ha annunciato che l’età pensionabile per le forze armate sarebbe passata dagli attuali 56 anni a 63: sette anni in più in un’unico colpo. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 17 novembre 2016 pagina 3 Il segretario di stato americano John Kerry all’arrivo ad Abu Dhabi (Reuters) Dopo sei anni nominati i nuovi ambasciatori D isgelo tra Israele e Turchia TEL AVIV, 16. Disgelo tra Israele e Turchia. Il governo turco ha nominato oggi Kemal Okem nuovo ambasciatore in Israele, nell’ambito dell’accordo di normalizzazione delle relazioni siglato a fine giugno. Ieri Israele aveva scelto Eitan Naeh Uccisi 24 terroristi nel nord del Sinai IL CAIRO, 16. Ancora raid della sicurezza egiziana nel nord del Sinai tra le città di Rafah, Arish e Sheikh Zuweid con un bilancio di almeno 24 terroristi uccisi, alcuni anche in scontri a fuoco con i militari e la polizia. Intense le operazioni condotte negli ultimi tre giorni nei villaggi e nelle zone montagnose limitrofe alle tre città, alla ricerca dei terroristi e dei loro nascondigli, spesso sotterranei. Scoperte e distrutte grandi quantità di armi, congegni esplosivi, autovetture preparate per diventare micidiali autobombe e circuiti elettrici. Sventato anche un attacco contro la sicurezza a un checkpoint ad Arish. Lo scrive oggi l’agenzia Mena. Nel frattempo, la giustizia egiziana scongiura, per il momento, il rischio che l’ex presidente Mohamed Mursi, leader dei Fratelli musulmani, sia giustiziato e conferma la scarcerazione per i figli del deposto capo dello stato, Hosni Mubarak, Alaa e Gamal. Lo prevedono due sentenze pronunciate ieri della Corte di cassazione egiziana che hanno trovato ampio spazio nei media locali. I figli di Mubarak, deposto dopo la rivolta di piazza Tahrir nel gennaio 2011, sono a piede libero dallo scorso 12 ottobre, quando la Corte penale del Cairo aveva accettato la richiesta di scarcerazione per Alaa e Gamal, i quali avevano già scontato diversi anni di carcere dal 2011. I due erano finiti in manette l’anno della cosiddetta primavera araba, erano stati processati e condannati a quattro anni di carcere per distrazione di fondi pubblici, secondo le accuse, pari a 16,5 milioni di dollari in relazione alla ristrutturazione del palazzo presidenziale. Nel gennaio 2015, tuttavia, la Corte di cassazione aveva annullato la sentenza e ordinato un nuovo processo. Nella primavera del 2015, Alaa e Gamal erano stati di nuovo condannati (stavolta a tre anni di carcere ciascuno) ed erano tornati in carcere. Poi, nell’ottobre dello stesso anno, era arrivata la liberazione. come nuovo inviato ad Ankara, riempiendo una poltrona anch’essa vacante da sei anni. Okem è attualmente consigliere per gli affari esteri nell’ufficio del primo ministro. Le relazioni erano state interrotte nel 2010 in seguito alla crisi causata dalla Freedom Flotilla, un gruppo di imbarcazioni partite dalla Turchia con aiuti per la striscia di Gaza intercettato dagli israeliani prima di giungere a destinazione. Nel corso degli incidenti nove attivisti filo-palestinesi, in gran parte di nazionalità turca, rimasero uccisi. Per questo Ankara decise l’espulsione dell’allora rappresentante diplomatico israeliano. Il nuovo ambasciatore israeliano, Eitan Naeh, è attualmente il numero due della delegazione diplomatica di Israele a Londra. Spetterà a lui il delicato compito di ricucire i rapporti tra due paesi tanto fondamentali negli equilibri internazionali, particolarmente in Medio oriente. Nel giugno scorso tra i due governi è stata raggiunta un’intesa, favorita anche dalla mediazione del- Proposto da Kerry durante una visita ad Abu Dhabi Cessate il fuoco nello Yemen ABU DHABI, 16. Nella sua ultima missione mediorientale, il segretario di stato americano, John Kerry, ha annunciato ieri una nuova iniziativa di pace per lo Yemen con un cessate il fuoco a partire da domani e un »nuovo governo di unione nazionale» prima della fine dell’anno. Il capo della diplomazia di Washington — che ha incontrato lunedì in Oman i negoziatori dei ribelli huthi — ha detto che gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita, i pilastri della coalizione che sostiene il presidente yemenita Abd Rabbo Mansour Hadi riconosciuto dalla comunità internazionale, «hanno dato il loro consenso per avanzare» in questa direzione. Il ministro degli esteri yemenita, Abdelmalek Mekhalfi, ha però affermato che «il governo non sa nulla dell’accordo annunciato da Kerry». Il presidente Hadi aveva già respinto in precedenza un piano di pace proposto dall’inviato speciale dell’Onu per lo Yemen, Ismail Ould Cheikh Ahmed, che non teneva conto della risoluzione 2216 delle Nazioni Unite che impone il ritiro dei ribelli huthi dalle città occupate dal 2014 e il loro disarmo prima di iniziare negoziati di pace. Nel quartiere di Giza ultimo covo dei terroristi Accusato dai radicali islamici di blasfemia Forze di Tripoli avanzano a Sirte Sotto inchiesta il governatore cristiano di Jakarta TRIPOLI, 16. Non si ferma la guerra in Libia. Le forze fedeli al governo di accordo nazionale del premier designato, Fayez Al Sarraj, sono avanzate negli ultimi giorni su più di un fronte nel quartiere di Giza, ultimo covo dei terroristi del cosiddetto stato islamico (Is) a Sirte. È quanto ha affermato il portavoce dell’ufficio stampa dell’operazione, che fa capo al consiglio presidenziale libico. Le forze di Tripoli «hanno colpito un sito in cui si trovavano dei cecchini dell’Is; ci sono stati scontri tra le parti, con la morte di due militari e il ferimento di altri dieci», ha aggiunto il portavoce dell’operazione, precisando che le forze lealiste «sono pronte a una grande battaglia», che tuttavia «potrebbe non essere decisiva». E intanto, è di almeno 15 feriti il bilancio dell’esplosione di un’autobomba nella città libica di Bengasi. «L’autobomba è esplosa davanti al Budizirah Park, nella parte orientale della città» ha detto il portavoce del ministero dell’interno, Walid Al Orfi, all’agenzia di stampa Anadolu. «Almeno 15 passanti sono rimasti feriti a causa dell’esplosione». Secondo il sito di notizie libico Alwasat, l’esplosione è avvenuta vicino a un mercato. L’attacco sinora non è stato rivendicato ma si ritiene opera dei fondamentalisti islamici. Nel frattempo, il nuovo ministro dell’economia libico, Usama Saleh, è «vicino a fazioni dell’est» del paese che avevano rifiutato la riunione che si è tenuta a Londra a inizio mese, Attentato suicida a Kabul KABUL, 16. Almeno sei agenti delle forze di sicurezza sono morti e altri tredici sono rimasti feriti nell’odierno attacco contro il loro veicolo da parte di un attentatore suicida nei pressi del ministero della difesa a Kabul. Secondo fonti del ministero dell’interno anche molti civili figurano tra i feriti. L’attentatore suicida circolava a piedi quando si è gettato contro il mezzo delle forze di sicurezza. L’attacco, che è avvenuto questa mattina all’apertura degli uffici, non è stato ancora rivendicato, ma si sospetta sia opera dei talebani. Kabul non aveva registrato gravi attentati dopo una serie di tre attacchi all’inizio di settembre, che avevano causato la morte di 41 persone in meno di 24 ore. Ma le esplosioni sono frequenti, spesso opera di bombe piazzate sotto le vetture di personalità o membri dei servizi di sicurezza. l’amministrazione Obama, sulla base delle scuse israeliane per il raid, di un’offerta di risarcimento di 20 milioni di dollari e del permesso all’invio di aiuti turchi a Gaza. La Turchia, inoltre, si è impegnata a «contenere le attività di Hamas contro Israele dal suo territorio», dicono fonti di stampa, esercitando compiti essenzialmente diplomatici. Secondo indiscrezioni di stampa, il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, si sarebbe impegnato a ottenere la cooperazione di Hamas per avere maggiori informazioni sui quattro cittadini israeliani dispersi: due sarebbero soldati deceduti e gli altri due, civili, sarebbero tutti — secondo i media israeliani — ostaggi di Hamas a Gaza. Sul piano economico, la normalizzazione dei rapporti — dicono fonti specialistiche — potrebbe dare il via libera al progetto che prevede di portare il gas del giacimento israeliano Leviatano in Europa attraverso una pipeline che passerà dalla Turchia. Alcune ambasciate occidentali hanno moltiplicato le allerte in questi ultimi giorni mettendo in guardia contro il rischio elevato di attentati suicidi o con autobombe. Sabato scorso, la base di Bagram, la principale delle forze statunitensi in Afghanistan a circa 50 chilometri da Kabul, è stata colpita da un attentatore suicida che ha provocato la morte di quattro soldati statunitensi mentre altri 16 sono rimasti feriti. L’attacco è stato rivendicato dai talebani come quello compiuto contro il consolato tedesco a Mazar-i-Sharif, nel nord del paese, avvenuto giovedì della scorsa settimana. Nel frattempo, la polizia afghana ha liberato 36 civili, inclusi alcuni bambini, che erano stati rapiti dai talebani nella provincia di Helmand, nel sud del paese. Lo ha reso noto una fonte ufficiale a Kabul. Forze fedeli al premier Al Sarraj stringono d’assedio i jihadisti a Sirte (Reuters) durante la quale è stato trovato l’accordo sulla ripresa dei finanziamenti al governo di accordo nazionale libico attraverso il ricorso alle riserve della Banca centrale. È quanto si legge sul portale di notizie Middle East Online in merito alla decisione presa ieri dal governo del premier designato Fayez Al Sarraj. Condanna dell’Onu per Pyongyang NEW YORK, 16. I paesi membri delle Nazioni Unite hanno denunciato ieri gli abusi compiuti dalla Corea del Nord e in particolare il fatto che i fondi che potrebbero alleviare la crisi umanitaria nel paese siano impiegati nei programmi nucleari e balistici del regime comunista di Pyongyang. Una risoluzione in questo senso, presentata dal Giappone e dall’Unione europea, è stata adottata dalla commissione dell’assemblea generale dell’Onu incaricata dei diritti umani. Dopo il voto, i rappresentanti di Cina, alleato di Pyongyang, Russia, Siria, Iran e Cuba hanno fatto dichiarazioni in cui non aderiscono a questa risoluzione. L’assemblea generale dell’Onu si riunirà in seduta plenaria a dicembre. Le nomine di Saleh e del suo vice, Abu Bakr Al Jaffal, secondo il sito, hanno «lo scopo di risolvere il contenzioso tra consiglio presidenziale e Banca centrale di Libia e scongiurare ulteriore caos a livello finanziario e politico». Queste nomine sono un segnale di apertura di Tripoli nei confronti del parlamento di Tobruk. JAKARTA, 16. Il governatore di Jakarta, Basuki Tjahaia Purnama, cristiano, è sotto inchiesta in quanto accusato di blasfemia. A darne notizia è la polizia indonesiana che, in un comunicato, ha detto di non aver chiesto l’arresto del governatore, al quale tuttavia è stato vietato di lasciare il paese. «Questa non è la fine» ha detto Purnama. «Ci sarà un processo che speriamo sia aperto; parteciperemo ancora alle elezioni». Purnama, detto anche “Ahok”, è infatti candidato alle elezioni amministrative del prossimo febbraio per la conferma del mandato. Il caso ha suscitato nel paese un’ondata di disordini e tensioni sociali. Purnama è stato accusato di blasfemia dai movimenti radicali islamici che vogliono far cadere il presidente Joko Widodo. L’accusa, tuttavia, risulta palesemente falsa. Una petizione con più di centomila firme chiede un procedimento legale contro Buni Yani, professore di comunicazione alla London School di Jakarta, le cui parole avrebbero causato le accuse contro Purnama e i disordini connessi. Buni Yani ha infatti confessato di aver manipolato le parole del governatore della capitale, che gli sono valse l’accusa di blasfemia. Intervenendo a un programma televisivo, il professore ha ammesso di aver travisato le parole pronunciate dal governatore e di aver omesso «per errore» una parola, cambiando il senso della frase e modificandola in un insulto alla comunità musulmana. E proprio le parole di Buni Yani avrebbero causato i disordini del 4 novembre scorso, quando decine di migliaia di radicali islamici sono scesi in piazza per chiedere la condanna di Purnama. La manifestazione, sfociata in episodi di violenza, ha subito le infiltrazioni di agitatori politici con l’obiettivo di screditare il presidente e il governo. Nel frattempo, in vista delle elezioni di febbraio che chiameranno alle urne i cittadini di sette province, diciotto reggenze e settantasei distretti, i vescovi indonesiani hanno espresso la necessità di cogliere «l’opportunità di eleggere buoni leader, il cui contributo può migliorare i pilastri della democrazia, come la gente si aspetta». Per questo, si legge in un messaggio, «diciamo con chiarezza che ogni cristiano deve usufruire del suo diritto civile e andare a votare per il proprio candidato, come è scritto anche nell’articolo 75 della Gaudium et spes». Il messaggio della Conferenza episcopale — riferisce AsiaNews — è stato scritto a seguito delle giornate di studio organizzate dai presuli per discutere delle emergenze della nazione, in particolare della corruzione dilagante nel paese. Operazione navale internazionale Aiuti alla Nuova Zelanda WELLINGTON, 16. Una massiccia operazione internazionale, che coinvolge le marine militari di Australia, Stati Uniti e Giappone, è scattata all’alba per soccorrere oltre 1000 persone, tra turisti e residenti, rimasti isolati dal potente terremoto di magnitudo 7,8 di domenica in Nuova Zelanda. Sisma che ha colpito la parte settentrionale del paese, causando due morti e danni gravissimi a edifici, strade e linee ferroviarie. La nave australiana è in arrivo nella cittadina turistica di Kaikoura, vicina all’epicentro del sisma, rimasta isolata da massicce frane, mentre continua lo sgombero con una nave della marina neozelandese e con elicotteri militari. Intanto, non si fermano le scosse di assestamento, alcune delle quali hanno superato la magnitudo 6: da domenica ne sono state registrate oltre 1200. Devastazioni provocate dal sisma in Nuova Zelanda (Ap) L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 giovedì 17 novembre 2016 Pubblichiamo stralci di un articolo da «Vita e pensiero». di ALFONSO BERARDINELLI i insegna nelle scuole che Dante, il più grande genio letterario del Medioevo, non solo porta a compimento e sistematizza quasi un millennio di cultura cristiana, ma annuncia la futura nascita dell’umanesimo italiano. Petrarca e Boccaccio, rispettivamente di quaranta e cinquant’anni più giovani di lui, sono già pienamente umanisti. Il primo inventa il modello di una nuova poesia lirica che si diffonderà e dominerà in Europa fino all’età barocca e oltre, arrivando alle soglie del romanticismo. Il secondo realizza uno stile narrativo adeguato a rappresentare un’umanità che ha cominciato a ignorare ogni trascendenza religiosa per ubbidire a moventi puramente terrestri, secondo una logica degli istinti e delle passioni che nessuna norma morale riesce più a frenare. Il soggettivismo sentimentale S La crisi dell’umanesimo occidentale Da Dante all’era 2.0 platoniche, porterà a una particolare specie di divinizzazione dell’umano e di sincretismo fra sapienza grecolatina e mistica cristiana. Pensatori e moralisti come Marsilio Ficino, Giovanni Pico della Mirandola, Leon Battista Alberti, Machiavelli e Castiglione elaborano vari modelli di umanità perfetta o nella sua sublimità spirituale o in una polimorfica efficienza mondana. La loro trattatistica è altamente, appassionatamente pedagogica, sia che si tratti di affrontare con distacco filosofico le sofferenze della vita, sia che si Di fronte alle diverse teorie scientifiche tratti di vivere con che fanno dell’uomo un animale come gli impeccabile ed effialtri, lo storico e filosofo polacco cace dominio di sé Krzysztof Pomian riafferma la sua grande le insidie dell’ampeculiarità nei confronti delle altre specie. biente sociale e In un articolo intitolato «Perché si deve dell’agire politico. ancora parlare di “eccezione umana”» Ma è soprattutto pubblicato nell’ultimo numero di «Vita e nelle arti visive che pensiero», lo storico ricorda come le mani, si esprime e trionfa la parola e l’intelletto dell’essere umano lo questo primo, grancontraddistinguano radicalmente dal de umanesimo eumondo animale: una peculiarità che ropeo, con Brunellegittima «l’essere esigenti» riguardo alle leschi, Donatello, sue capacità e responsabilità. Masaccio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Tiziano. Se ci si chiede in Petrarca (con correzioni riflessive che cosa ne è oggi dell’umanesimo e di tipo stoico-cristiano) e l’avventu- quale posto, quale senso abbia nel rosa astuzia materialistica in Boccac- futuro, non può non venire in mente cio provocano il rovesciamento di una vicenda secolare come questa. È una morale teologicamente ispirata nel Novecento, comunque, che in una morale dell’immanenza che l’umanesimo e l’illuminismo sono più tardi, attraverso mediazioni neo- entrati più radicalmente in crisi. Le Eccezionalità umana profonde innovazioni sia nelle scienze della natura sia nelle scienze dell’uomo, con il darwinismo e il marxismo già influenti nel XIX secolo, e più tardi con Freud, Einstein, le rivoluzioni politiche e artistiche e i tentativi filosofici di rifondare o ricomporre la ramificazione pluridisciplinare della cultura, hanno reso problematica la continuità con le precedenti nozioni di umanesimo. Va detto d’altra parte che il Novecento, nascendo come dogma della modernità progressiva e del bisogno di rivoluzione, ha messo fin troppo in ombra i legami con il secolo precedente. Contrapponendosi semplicisticamente all’Ottocento, la cultura novecentesca ha impoverito se stessa. L’umanesimo del secolo scorso, che ha avuto i suoi momenti di più profonda consapevolezza nel corso delle due guerre mondiali e, in seguito alle loro disumane distruzioni, ha cercato di rimediare al nichilismo della volontà di potenza e di dominio totale sugli esseri umani che, in forme analoghe anche se politicamente contrapposte, aveva caratterizzato le società di massa superorganizzate e razionalizzate. Non si tratta di riflessioni superate. Le cose di cui quegli autori parlano erano già avvenute o erano processi in atto che annunciavano sviluppi futuri. I loro temi ricorrenti sono i compiti della filosofia e del pensiero critico, i paradossi e i fallimenti della razionalità, il volto demoniaco del potere, i doveri di una società nei confronti degli esseri umani, le visioni del mondo e gli stili della rappresentazione realistica, le insidie anticulturali delle società di massa. L’umanesimo occidentale si è fondato sulla libertà individuale e sulla realizzazione di un mondo sociale in cui questa libertà sia possibile per ognuno e per tutti. La prima metà di questo progetto, la libertà individuale, è presente fin dall’inizio, mentre la seconda, l’idea di un mondo sociale che realizzi uguaglianza e giustizia, emerge più gradualmente e matura soprattutto dalla metà del Settecento in poi. La democrazia in America e il socialismo in Europa ne sono le espressioni politiche più influenti e coerenti. Ma finché la parte sociale del progetto non viene realizzata, la libertà individuale resta un ideale, un’ipotesi o un privilegio di pochi. L’avvicendarsi delle epoche è il nostro modo più praticato di fare storiografia e quindi di misurare il rapporto tra passato e presente. Anche oggi, perciò, si parla dell’avvento di una nuova epoca postnovecentesca, cosa che ha suggerito ad alcuni di battezzarla con l’aggettivo poco rassicurante di “post-umana”. Credo che si tratti semplicemente di una terminologia frivola, usata in estetica per provocare nel pubblico l’ennesimo, este- nuato brivido di novità. Post-umana potrebbe essere qualunque cosa: perversamente sottoumana o presuntamente sovrumana. Tutto questo rivela purtroppo una volontà più o meno esplicita di liquidare con un gesto di impazienza l’intero passato, solo perché è faticoso e impegnativo occuparsene, studiarlo, ereditarne idee e progetti, ambizioni filosofiche e ideali pedagogici. Le Storia di una battaglia giusta La classe degli asini di ED OARD O ZACCAGNINI l film andato in onda su Rai 1 il 14 novembre, La classe degli asini, è la storia di una buona e fondamentale battaglia: quella contro una scuola incapace di prendere per mano i più fragili; la battaglia a favore di una scuola in grado di ridurre le differenze, di unire bambini di ogni tipo, di fare dell’integrazione un punto di forza per tutti; la battaglia per dare dignità e speranza alle persone con disabilità. È il racconto di una donna coraggiosa e tenace, interpretata da una brava Vanessa Incontra- I Una scena del film da e ispirata alla gigantesca lezione di Mirella Antonione Casale: insegnante e madre di Flavia, bambina colpita da encefalite virale in tenerissima età. Il film, diretto da Andrea Porporati, parte dal 1970 ed è il dovuto omaggio a questa donna e alla sua vita spesa per l’integrazione delle persone con disabilità nella scuola; è il ringraziamento per il suo impegno, vivo già dagli anni Sessanta, che si è fatto esempio per molti e che ha portato il parlamento italiano, il 4 agosto del 1977, ad approvare la legge 517 che ordinava l’inclusione dei bambini con disabilità nella scuola comune. «La missione di un educatore — scrive Mirella nel tema del concorso a cui partecipa per diventare preside — non è solo quella di insegnare, ma anche quella di trasmettere ai propri alunni un’idea del futuro». Per questa sua “missione compiuta”, in quello stesso 1977 il ministro della Pubblica istruzione le assegnò il compito di coordinare l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità nelle scuole di Torino e provincia, in quella stessa città in cui La classe degli asini è ambientato e che all’inizio degli anni Settanta era il cuore industriale di un’Italia sconvolta dai processi migratori interni, dove i figli dei contadini sradicati dal sud faticavano a penetrare in una cultura diversa, anch’essa impaurita dal poderoso e repentino cambiamento. Il film sceglie di parlare anche di loro, di questi figli che correvano il rischio di rimanere esclusi dal diritto all’istruzione, sottolineando, in questo modo, l’ampiezza dei limiti che caratterizzavano quell’idea di scuola. La classe degli asini ha il merito di radicarsi solidamente nella storia italiana di quegli anni: si parla del lavoro dell’associazione Anffas e di una tensione ormai alle stelle tra vecchio e nuovo, col desiderio di cambiamento da un lato (sono gli stessi anni in cui Franco Basaglia lottava per abolire altri ghetti), e la prigionia dentro norme e strumenti inefficaci dall’al- tro. Il film parla abbondantemente, per esempio, delle “classi differenziali”: grosse reti in cui finivano storie di disagio diverse, dannosi contenitori per ultimi che non attenuavano le differenze ma le esasperavano, che isolavano chiunque, per qualsiasi motivo, si fosse trovato indietro. Con intelligenza, il film accosta al percorso di Mirella e Flavia la vicenda (immaginaria ma realistica) di Riccardo e Felice, dove il primo è un ragazzino figlio di immigrati Il film ben documenta la storia italiana degli anni Settanta Dal lavoro dell’associazione Anffas alle tensioni tra vecchio e nuovo siciliani a Torino, e il secondo, un ottimo Flavio Insinna, è un insegnante che non crede nella repressione e si batte per il bene di ogni suo alunno, soprattutto per il riscatto di quelli come Riccardo, che pagavano le colpe di un sistema pieno di falle e che magari, solo perché incapaci di reggere alle difficoltà provocate dal contesto esterno, venivano rinchiusi dentro istituti dove il loro disagio si aggravava profondamente. È una lezione sempre utile, quella di Mirella Antonione Casale, ed è un bene che la sua preziosa battaglia sia stata finalmente raccontata a un numero così grande di persone. Meglio ancora che sia stato fatto in maniera chiara e coinvolgente. nostre società capitalistiche attuali e future sembra che non abbiano neppure più bisogno di un’etica produttiva del lavoro ben fatto. Il lavoro umano si sta svalutando. Le stesse arti si stanno riducendo a comunicazione e consumo rapido di merce estetica seriale, più che di opere. La storia umana si è velocizzata a tal punto da non essere più percepita come storia consapevole e rapporto fra passato, presente e futuro. La tecnologia è entrata dovunque. Ha cambiato dall’interno i modi della ricerca scientifica e della comunicazione, la guerra e la burocrazia, ma anche alcune fondamentali facoltà umane come la memoria, l’attenzione, la volontà, la creatività artistica, l’immaginazione e la previsione. Non si pensa più se non davanti a un computer. Se in un futuro molto prossimo una macchina, acquisiti certi dati, sarà in grado di prevedere senza possibilità di errore il cattivo esito di una nostra impresa o le conseguenze negative di una nostra scelta, allora un qualche potere pubblico potrà impedirci, perché socialmente pericoloso, nocivo o troppo dispendioso, il libero esercizio individuale della nostra volontà: la scelta, per esempio di un lavoro “sbagliato”, o quella di un coniuge “sbagliato”. Ho l’impressione che con l’ingresso nel nuovo millennio l’umanesimo laico si stia rivelando, nella sua capacità di giudizio sui nuovi capitalismi (occidentali e orientali), più in difficoltà di un umanesimo cristiano, o anche genericamente religioso. Il rischio maggiore è che l’idea di libertà non abbia altri contenuti, che la capacità di immaginare forme di vita migliori in società e sistemi economici diversi stia ormai scomparendo e che gli esseri umani siano stufi della fatica di essere umani, di avere una storia e di dover scegliere, correndo il rischio di contraddire ciò che prevalentemente si immagina di credere, senza neppure crederci. «Francesco Petrarca nello studio» Anonimo (fine XIV secolo) La Santa Sede all’Expo 2017 La «sana gestione» della questione energetica rappresenta una delle grandi sfide del tempo attuale, che va affrontata in modo responsabile ed equo. È sulla base di questo convincimento che la Santa Sede partecipa all’Expo che si svolgerà ad Astana, capitale del Kazakhstan, dal 10 giugno al 10 settembre 2017. Il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, e commissario per la partecipazione della Santa Sede all’Expo, ha presentato, il 16 novembre ad Almaty, insieme ai vescovi del Kazakhstan, il documento di base intitolato «Energia per il bene comune: la cura per la casa comune». In un comunicato il dicastero evidenzia come sia significativo presentare questo documento proprio nel paese che ospita l’Expo, un paese multietnico e multireligioso le cui amministrazioni pubbliche sono note per aver instaurato una tradizione di dialogo fra le religioni. Il padiglione della Santa Sede offrirà ai visitatori un itinerario intellettuale e spirituale articolato in quattro tappe: l’energia alle origini dell’uomo; l’energia nella vita e nelle mani dell’uomo; la produzione di energia e il suo uso umano; l’energia all’interno di noi stessi. L’obiettivo di fondo, come si sottolinea nel documento preparatorio, è di inserire «la questione energetica in un universale contesto etico», con l’impegno di porre l’energia al servizio del bene comune. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 17 novembre 2016 pagina 5 La cattedrale di Port Moresby da Port Moresby STEFANO GIROLA «Siamo dalla parte delle persone e dovremmo essere lì per loro quando il governo non può aiutare»: parla di una Chiesa che vive e opera accanto alla gente, cercando di dare sostegno in contesti sociali difficili e di fronteggiare anche le nuove emergenze come quelle dovute ai cambiamenti climatici. Nel raccontare se stesso, la sua storia familiare, il suo impegno pastorale, l’arcivescovo di Port Moresby, John Ribat — che nel concistoro del prossimo 19 novembre sarà creato primo cardinale della Papua Nuova Guinea — esprime tutto il suo intenso legame con la sua terra e il suo popolo. Nato nel 1957 a Volavolo, nella provincia della Nuova Britannia Est, in Papua Nuova Guinea, è un religioso dei missionari del Sacro Cuore di Gesù e dal 2007 è arcivescovo di Port Moresby; in precedenza ha guidato la diocesi di Bereina e ha lavorato per qualche tempo come maestro dei novizi a Rabaul e nelle Isole Fiji. È stato inoltre presidente della Conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone ed è l’attuale presidente della Federazione delle Conferenze dei vescovi cattolici dell’O ceania. L’annuncio della nomina del primo cardinale di Papua Nuova Guinea è stata accolta con gioia e orgoglio dalla Chiesa locale. Qual è stata la sua reazione? È stata una vera sorpresa. Non sapevo niente. Quando il nunzio apostolico, l’arcivescovo Kurian Matthew Vayalunkal, ha ricevuto la notizia da Roma, mi ha chiamato a tarda sera dicendomi di avere un importante messaggio per me. Mi ha chiesto a che ora sarei andato a A colloquio con l’arcivescovo John Ribat che sarà il primo cardinale di Papua Nuova Guinea Per rispondere a un mondo che cambia Perché ha deciso di diventare sacerdote? Penso che a influenzarmi maggiormente nella vita religiosa siano stati i miei genitori. Abitavamo in un villaggio e loro erano devoti cattolici della seconda generazione. Erano persone semplici, non molto istruite, ma avevano una fede solida. Abitavamo molto lontano dalla città in cui si trovava la scuola e dove i missionari celebravano messa. Dovevamo camminare e attraversare fiumi in canoa per arrivarci. Non esistevano strade buone e il percorso poteva richiedere anche otto ore. I missionari erano tedeschi: ne ammiravo la dedizione al lavoro, notando come la gente si fidasse di loro incondizionatamente. Senza dubbio qualcosa ha iniziato a crescere in me, silenziosamente ma in profondità, quando ero bambino. In seguito frequentai una scuola secondaria mista statale, dove tra gli insegnanti c’erano alcuni Fratelli cristiani. Molti studenti erano cattolici e sia i religiosi sia le suore erano bravi a educare bambini e bambine in un ambiente cristiano. I Fratelli cristiani erano molto vicini ai bambini e ci incoraggiavano a essere buoni cattolici. Ci aiutavano a preparare la liturgia per la messa, mentre alcuni studenti più grandi aiutavano i più piccoli. Pregavamo tutti insieme il rosario. Il loro sostegno ci faceva sentire bene. Allora decisi di diventare prete. In che modo i missionari si rapportavano con la cultura tradizionale? L’arcivescovo di Port Moresby dormire. «Tra le 22 e le 22.30», ho risposto. «Non vada a letto. Verrò a trovarla». Mi sono un po’ preoccupato e ho iniziato a chiedermi: «Che sta succedendo? Che cosa ho fatto o ho dimenticato di fare?». Il nunzio è arrivato. Ci siamo seduti a un tavolo, mi ha stretto la mano e ha annunciato: «Congratulazioni, Papa Francesco l’ha nominata cardinale». Sono rimasto in silenzio per un po’, senza sapere che cosa rispondere. Poi ho detto: «Se questa è la volontà di Dio, che egli mi conceda la forza per sostenere questa responsabilità». Da bambino, crescendo in un villaggio, avrebbe mai immaginato che questo sarebbe potuto accadere? No di certo, ma ricordo sempre uno strano episodio avvenuto quando frequentavo le superiori. Avevo all’incirca quindici anni ed eravamo in vacanza. Durante un picnic uno dei ragazzi mi disse: «Un giorno mi darai la Comunione». In realtà non so perché l’abbia detto, visto che non eravamo in seminario e non stavo ancora nemmeno pensando di entrarci. Tuttavia, in questi giorni ho ripensato a quell’episodio. Quel ragazzo adesso è mio cognato. resby sia stata la scelta giusta. Avvieremo presto questo programma, sperando che altre Chiese vogliano unirsi a noi. Ogni mattina, alle cinque e mezza, faccio una passeggiata e vedo tante persone dormire per terra ai bordi della strada, con le tasche vuote. Essere senza tetto è un problema molto grave che sta crescendo. Un’altra sfida futura è forse la secolarizzazione. Dio e la religione sono una componente molto forte della vita quotidiana della maggior parte delle persone qui, dove il 90 per cento della popolazione si dichiara cristiana. Tuttavia, nella nostra parte del mondo i cambiamenti arrivano sempre da Occidente, e geograficamente noi siamo agli antipodi. C’è già qualche segnale, e anche se ci potrebbe volere un po’ di tempo, dobbiamo essere preparati a vivere in una società più secolare. Il loro atteggiamento era positivo anche se, naturalmente, sfidavano alcuni aspetti delle nostre tradizioni. Penso che nelle nostre culture mancasse qualcosa. La nostra società era basata su piccole unità, ovvero molti clan differenti, e non c’era un senso più ampio di appartenenza tra i diversi clan. E la cosa non riguarda solo il possesso delle terre o di beni materiali. Per esempio, c’erano cerimonie e rituali che appartenevano solo a un clan e gli altri non ne sapevano nulla. La fede cristiana ci ha raccolti e ha unito persone appartenenti a clan differenti. Il cristianesimo ha formato una nuova grande famiglia, ha allargato la nostra identità e il nostro senso di appartenenza. Penso che fosse proprio questo ciò che mancava alle nostre culture tradizionali. Lei era un giovane seminarista nel periodo successivo al concilio Vaticano II. L’inculturazione all’epoca era un aspetto importante della politica missionaria e dell’evangelizzazione cattolica. Cosa ricorda? to solo se è fecondo. Se non arrivano figli, le conseguenze possono essere la separazione della coppia o l’infedeltà. Per chi ha ricevuto un’educazione cattolica, ma al tempo stesso mantiene forti legami con la propria cultura, non è facile accettare un matrimonio senza figli. A volte l’adozione è una soluzione, ma in realtà alcuni rimandano il matrimonio cattolico adducendo diverse scuse — «non sono ancora pronto», «non ho ancora i vestiti adatti» e così via — perché non vogliono ammettere di essere lacerati. Anche il celibato per noi è una sfida, e c’è chi si prepara al sacerdozio, ma poi rinuncia perché trova una ragazza e vuole sposarsi. Alcuni giovani sacerdoti purtroppo trovano conforto nel bere. È difficile comprendere tutte le motivazioni profonde di ciò, ma ricordo loro sempre l’importanza di mantenere buoni rapporti con la propria famiglia e con i parrocchiani. Penso che si possa vivere una vita felice e appagante come sacerdote anche senza essere sposati, poiché molto dipende dai rapporti positivi che si costruiscono. Da giovani seminaristi ci è stato insegnato che dovevamo incanalare le nostre forze in modi che ci aiutassero a crescere. Se invece avessimo incanalato le nostre energie in modi opposti, verso comportamenti non adeguati al nostro ministero, allora le cose sarebbero diventate troppo difficili. Mi hanno insegnato ad alimentare il bene che c’è in me e a cercare sempre i lati positivi delle persone, perseguendo azioni e comportamenti che ci mantengano uniti come fratelli e sorelle. Incanalare le mie energie in questo modo positivo mi ha aiutato a superare le sfide tipiche della mia scelta religiosa, compreso il celibato. Per quanto riguarda le priorità attuali della sua Chiesa, lei ha spesso espresso preoccupazione anche per gli effetti del cambiamento climatico. In che modo incide sulla regione melanesiana? È una questione molto importante per noi: noi vediamo direttamente gli effetti del cambiamento climatico. In al- Ho iniziato il seminario nel 1979 quando si parlava tanto di inculturazione e di come le nostre culture e il cristianesimo potessero incontrarsi, specialmente nella liturgia. Se ne parla ancora oggi. Qui in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone la liturgia è molto viva, specialmente la domenica. I giovani e la comunità vi svolgono un ruolo molto attivo. C’è una forte partecipazione da parte delle persone, che non percepiscono più la Chiesa come un’istituzione estranea o straniera: è la nostra Chiesa. Ma quando si passa dalle celebrazioni liturgiche ad altri ambiti, per esempio il matrimonio tradizionale, continuano a esserci difficoltà a livello pastorale. Alcuni hanno difficoltà a ricevere il sacramento del matrimonio cattolico perché occorre rispettare anche le usanze culturali tradizionali e non è facile conciliarle con la dottrina e la pratica cattoliche. Secondo la tradizione, il matrimonio è pienamente valido e comple- Nanias Maira, «Adorazione dei Magi» (Papua Nuova Guinea) cune isole ci sono zone che sono state portate via dalle acque, e dove un tempo c’erano strade o case ora non c’è più nulla; la gente ha dovuto trasferirsi altrove, seppure con riluttanza. E sta accadendo proprio ora, non ce lo stiamo inventando. Alcune isole più piccole stanno scomparendo. In più, gli agricoltori coltivano orti, piantano verdure e frutta come taro, patata dolce e cassava, ma quando le raccolgono non possono mangiarle: sono troppo salate. E i problemi non sono limitati alle isole. Nelle montagne ci sono lunghe e frequenti Che rapporti ci sono tra la Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane? L’ecumenismo è tra le nostre priorità e negli ultimi anni abbiamo compiuto passi costruttivi in tale direzione. Abbiamo il Papua New Guinea Council of Churches, che unisce le principali Chiese cristiane su questioni di comune interesse. Nel 2010 abbiamo lanciato la Christian Leaders Alliance on HIV/AIDS, un’iniziativa inter-denominazionale che tenta di dare una risposta cristiana unita alla pandemia dell’Hiv. In Papua Nuova Guinea e nelle aree limitrofe questa malattia è ancora accompagnata da paura, Lungo il fiume Sepik siccità e in alcune aree la gente ha molta fame. Ci sono frequenti periodi senza pioggia, e poi improvvise grandinate distruggono il raccolto mentre la brina brucia gli orti. Gli agricoltori spesso rendono la Chiesa partecipe delle loro preoccupazioni riguardo ai tragici cambiamenti che stanno incidendo sulla loro vita. La Chiesa può dare un importante contributo: dobbiamo impegnarci e farci sentire. Siamo dalla parte delle persone e dovremmo essere lì per loro quando il governo non può aiutare. Quali sono le altre sfide e priorità per la Chiesa, specialmente per l’arcidiocesi di Port Moresby? Penso che alcuni cambiamenti stiano avvenendo con troppa rapidità e ciò interpella anche la Chiesa. Ogni giorno tante persone si trasferiscono dai villaggi nella capitale sperando di trovare lavoro e sicurezza economica, ma ben presto si rendono conto che non è così facile ed è, anzi, molto doloroso. Tanti cadono nella disperazione e la disillusione è accompagnata da brutte cose: crimine, violenza domestica, abuso di alcolici. Qualcuno cerca di ritornare al proprio villaggio, dove magari conduceva una vita povera, ma non così degradata socialmente. Il problema è che dopo aver lasciato per tanto tempo il villaggio e aver perso ogni contatto con la gente, quando ritorna non riesce più a inserirsi, si sente fuori luogo: è un problema che ci preoccupa molto. La nostra arcidiocesi sta ora cercando di avviare un programma per aiutare queste persone, per prendersi cura di quanti sono appena arrivati a Port Moresby e non hanno idea di che cosa sia la vita in una città. Vogliamo dare loro informazioni, far capire che qui ci sono pochissime possibilità di realizzare i propri sogni originali e che dovrebbero seriamente domandarsi se trasferirsi a Port Mo- discriminazione e stigmatizzazione. In generale, le relazioni con le altre Chiese principali sono buone, ma abbiamo qualche problema con gruppi più piccoli. Alcuni di loro non vogliono avere nulla a che fare con noi. Ne siamo consapevoli, e questo influisce su alcuni nostri fedeli. Continuano ad arrivare sempre nuove denominazioni, in particolare i pentecostali e altri gruppi del “Vangelo della prosperità”, che attirano anche qualche cattolico. Incoraggio sempre i fedeli a essere saldi nella loro fede cattolica e al tempo stesso ad abbracciare tutti i fratelli e le sorelle cristiani. Non dobbiamo voltare loro le spalle, dobbiamo accoglierli e farli sentire a casa. Magari è difficile, ma dobbiamo augurare a tutti il meglio e comportarci sempre come Cristo ci chiederebbe. Quanto è stato importante il sostegno della sua famiglia e come ha reagito alla notizia della sua nomina a cardinale? Stanno organizzando una grande festa per me a Port Moresby. Per tutta la vita ho potuto sempre contare sul sostegno costante di una famiglia molto unita. Lo considero una benedizione. Mio padre è morto nel 1972 e mia madre nel 2004. Siamo nove fratelli, e io sono il settimo. Non abbiamo mai visto i nostri genitori litigare. Discutevano, ma non litigavano, e mio padre non ha mai alzato le mani su mia madre. Quando eravamo bambini ci diceva sempre: «Siate gentili gli uni con gli altri e niente zuffe!». Prima di morire, mia madre ha detto: «Sono felice di aver cresciuto tutti e di vedere la mia famiglia allargarsi, con dei nipoti e tutti che vivono in armonia; è questa la mia gioia. Me ne vado felice e auguro lo stesso a voi un giorno». Abbiamo sempre cercato di seguire i loro insegnamenti e la nostra famiglia continua a vivere in pace ancora oggi. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 giovedì 17 novembre 2016 Trento Longaretti «Famiglia del musicante in cammino» L’episcopato cileno e le emergenze del paese Spazzare via dalla vita familiare scoraggiamenti e chiusure, per dare via libera «all’arte del discernimento, all’impegno di accompagnare quanti sono feriti, alla creatività pastorale per integrare tutti nella comunione con Dio e con la Chiesa». Ecco i suggerimenti concreti presentati dal cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero, durante la messa celebrata ad Assisi, domenica scorsa, 13 novembre, durante il convegno «Vi occuperete di pastorale familiare», promosso per riflettere sull’esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia. «Davanti alla varietà della realtà matrimoniale e alle situazioni complesse di tante famiglie — ha fatto presente — bisogna proporre la verità evangelica» evitando «che sia accolta come un peso insopportabile, imposto sulle spalle della gente, una pietra scagliata contro la loro coscienza o addirittura un ostacolo a varcare la soglia della Chiesa». Non ha nascosto le «guerre» che toccano da vicino la famiglia: «Relazioni indebolite e frammentate dalla cultura dell’immediato e del provvisorio; diritti non riconosciuti; impossibilità, in tanti casi, di una vita dignitosa e sicura, con la conseguenza che alcuni sono costretti a rinunce e sacrifici o a dover lasciare la propria casa e migrare in cerca di lavoro; un esasperato narcisismo e un’idea di autonomia personale, che generano talvolta la rottura dei legami». A tutto ciò «si aggiungono le sfide connesse a ogni relazione di coppia e a quella tra genitori e figli». E c’è senza dubbio il rischio di cadere nella tentazione dello scoraggiamento di fronte ai «segni di sconfitta, cedimento, violenza che spesso feriscono le nostre famiglie e la società». Tanto che ci si potrebbe domandare se «fidarci ancora delle promesse di Dio» e anche cosa possa «fare la È sempre tempo di misericordia Il cardinale Stella sull’«Amoris laetitia» Con le famiglie ferite Chiesa in questa situazione». Suggerendo subito «un metodo che potremmo declinare in tre passaggi», il cardinale Stella ha spiegato che «il primo passo è quello di una coraggiosa e realistica lettura della realtà per operare in essa un discernimento spirituale». Il Vangelo, del resto, «non è né un romanzo, né una favola cosparsa di zucchero ma invita a non fuggire davanti alla complessità e alla fragilità della vita. La comoda scappatoia della fuga in un mondo ideale, la sicurezza della legge che guarda le cose a distanza e senza coinvolgersi, o il facile giudizio di condanna, non sono la strada giusta». «Siamo chiamati invece — ha spiegato il porporato — all’opera del discernimento: osservare la realtà, porci delle domande, approfondire le situazioni e interpretarle alla luce del Vangelo, imparando a condividere nella compassione le ferite dei fratelli e della storia». È proprio «questa la via che il sinodo ha voluto tracciare per la pastorale della famiglia: andare oltre un annuncio meramente teorico e sganciato dai problemi reali delle persone e trovare nuove vie per raggiungere gli sposi e le famiglie». «Il secondo passaggio», ha indicato il cardinale, sta nel «rinnovare la fiducia nel Dio della misericordia, che si prende cura della nostra vita e delle nostre famiglie in ogni circostanza della vita e in qualsiasi situazione. Non basta, infatti, saper leggere la realtà e le situazioni; occorre che vi sia uno sguardo di fede, senza il quale sarebbe grande il pericolo dello scoraggiamento e incerto il nostro agire». Gesù «ci libera dalle interpretazioni catastrofiste, talvolta annunciate anche oggi dai “veggenti” di turno o dai “profeti di sventura”». E così «quando alcuni legami matrimoniali e familiari si spezzano, quando l’amore è appesantito dalla stanchezza o ferito dall’egoismo e dalle infedeltà, quando le situazioni particolari di una relazione non riescono a integrarsi pienamente con l’ideale evangelico del matrimonio, dobbiamo testimoniare, con ancora più passione, l’amore misericordioso di Dio che non permette Inizio della missione del nunzio in Papua Nuova Guinea Lo scorso 25 agosto, monsignor Kurian Mathew Vayalunkal, arcivescovo titolare di Ratiaria, è arrivato all’aeroporto internazionale Jacksons di Port Moresby. Ad attenderlo erano presenti il direttore generale del Protocollo del ministero degli Affari esteri e dell’immigrazione, Morea Veratau, con la signora Barbara Mimino, officiale del dipartimento del Protocollo, e l’incaricato d’affari ad interim della nunziatura apostolica Nicolás Pedro Guidi. Nella sala vip hanno dato il benvenuto al nuovo nunzio: l’arcivescovo della capitale John Ribat, dei missionari del Sacro Cuore (Msc) — il presule sarà creato cardinale nel concistoro del 19 novembre — con il vescovo cappuccino di Mendi, Donald Lippert, e il vescovo di Bereina, Rochus Tatamai, Msc. Dopo un breve colloquio con i presuli, all’uscita dell’aeroporto, il rappresentante pontificio ha incontrato il segretario generale della Conferenza episcopale della Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone (Cbcpng-Si), il verbita Victor Roche; il vicario generale dell’arcidiocesi di Port Moresby, Benedict Fleming, Msc; il rettore dell’Holy Spirit Seminary di Bomana, il lazzarista Jacek Tendej; e il presidente del Catholic Theological Institute di Bomana, il domenicano Francis Vnuk, insieme ad altri rappresentanti del clero, dei religiosi e delle religiose. Domenica 25 settembre, il nunzio apostolico, su invito del vescovo di Wabag e presidente della Conferenza episcopale Arnold Orowae, ha presieduto la messa solenne nel santuario Mary Help of Christians a Port Moresby, in occasione del cinquantesimo anniversario della creazione delle diocesi nel paese. L’arcivescovo Vayalunkal, nella sua omelia, ha incoraggiato i fedeli a manifestare con la propria vita il volto misericordioso del Padre, specialmente ai più poveri, prendendo l’esempio di madre Teresa di Calcutta, recentemente canonizzata da Papa Francesco; il nunzio apostolico ha poi consegnato le lettere commendatizie del segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, all’arcivescovo di Madang e vice-presidente della Cbcpng-Si, il cappuccino Stephen Reichert, in assenza, per motivi di salute del presidente. La consegna delle lettere credenziali ha avuto luogo martedì 27 settembre, presso la residenza ufficiale del governatore generale. Accompagnato dal segretario della nunziatura apostolica, il rappresentante pontificio è stato ricevuto alla Government House dal predetto direttore generale del Protocollo che lo ha introdotto alla presenza del governatore generale, sir Michael Ogio. Quest’ultimo ha espresso vivo apprezzamento per il contributo della Chiesa cattolica nel campo dell’educazione, dell’assistenza e della sanità, confermando la sua convinzione che i rapporti tra la Papua Nuova Guinea e la Santa Sede continueranno a essere segnati dallo stesso spirito di collaborazione e di rispetto reciproco che li hanno contraddistinti durante gli ultimi trentanove anni. Da parte sua il nunzio apostolico ha ringraziato per la cordiale acco- glienza e si è fatto interprete della particolare vicinanza del Pontefice al popolo della Papua Nuova Guinea. Riferendosi alla lettera enciclica Laudato si’, ha segnalato come la fede insegni a vedere il creato come la casa comune della quale bisogna prendersi cura. Si è soffermato poi sullo sforzo della Chiesa cattolica per promuovere lo sviluppo integrale della persona umana e ha sottolineato l’impegno della Santa Sede in favore della giustizia e della pace nel mondo. Esprimendo il desiderio di continuare a costruire rapporti bilaterali di amicizia e di mutua collaborazione, ha portato il saluto benedicente di Papa Francesco al governatore generale e alle popolazioni di Papua Nuova Guinea, ricordando la visita di san Giovanni Paolo II che vi ha lasciato un ricordo indelebile. L’avvenimento è stato ripreso dai mezzi di comunicazione, fra i quali il notiziario della televisione nazionale. Nei giorni successivi, monsignor Vayalunkal si è recato dall’ambasciatore di Francia, decano del corpo diplomatico, per una visita di cortesia. neanche a un capello del nostro capo di perire». Il cardinale Stella ha dunque invitato a «perseverare e crescere nella fede, credere nella famiglia anche quando i legami sono feriti, promuovere l’azione pastorale e nella missione ecclesiale, anche dinanzi alle situazioni più difficili». La fede cristiana, infatti, «è visione di una promessa che rimane sempre oltre e perciò, anche nelle situazioni personali o sociali che sembrano più ostili, essa richiede alla nostra vita la disponibilità a metterci in cammino, ad abbandonare le proprie sicurezze e a gettarsi fiduciosamente fra le braccia di Dio, nella ferma speranza che Egli verrà incontro alla nostra supplica e non permetterà che vacilliamo». Perciò, ha affermato, le famiglie, anche quando sono nel pieno delle crisi «devono camminare in questa fede perseverante: nella notte della fragilità, del dolore e dell’incomprensione, Dio è vicino, si fa custode della famiglia; non permetterà che vada distrutto quel luogo che Egli stesso ha consacrato come santuario della sua presenza e spazio dell’amore e del perdono». «Perseverate» è il consiglio che il cardinale Stella ha voluto suggerire alle famiglie: «Non arrendetevi alla cultura dell’individualismo e del facile godimento; non lasciate che i ritmi, talora eccessivamente frenetici, vi impediscano di abbracciarvi senza fretta, di dialogare, di imparare ogni giorno a donarvi; non succeda che il vostro matrimonio diventi acqua stagnante che si corrompe; al contrario, sappiate amarvi coraggiosamente con la stessa tenerezza del Signore, così da fare delle sfide quotidiane una reciproca occasione di maturazione». E lo stesso suggerimento — «perseverate» — è stato rivolto dal prefetto anche ai sacerdoti: «Dinanzi alle situazioni pastorali più complesse è forte la tentazione di scoraggiarsi, di rinchiudersi in canonica o di vivere il ministero solo col gruppo ristretto dei fedelissimi». Ma «a noi è richiesto il coraggio di una semina generosa e abbondante, che raggiunga ogni persona, ogni tipo di terreno; liberati dal rigorismo della legge, dal fascino di sentirci capi delle persone, dalla fissazione sui nostri schemi e sulle nostre idee, dobbiamo essere audaci annunciatori del Vangelo e, insieme, pastori compassionevoli, che ascoltano, accompagnano e curano le ferite del popolo». SANTIAGO, 16. Il giubileo sta terminando ma «il tempo della misericordia è una sfida che perdura». Bisogna quindi «insistere in questa dimensione evangelica nei nostri piani e progetti pastorali. Il volto misericordioso del Padre, che si manifesta nella persona di Gesù Cristo, è la fonte della nostra speranza». Nel comunicato finale dell’assemblea plenaria svoltasi nei giorni scorsi a Punta de Tralca, la Conferenza episcopale cilena invita le istituzioni a non dimenticare le urgenze del Paese, in particolare quelle riguardanti i più poveri e sofferenti. Il timore è che, entrando in un periodo di preparazione alle elezioni presidenziali e parlamentari (previste per la fine del 2017), «si sospenda o si metta in pausa il lavoro congiunto per il bene della gente, specialmente dei gruppi più vulnerabili». Pur riconoscendo i significativi passi avanti compiuti in ambito legislativo a favore delle perso- ed esigere migliori standard di qualità civile. Si aprono spazi di partecipazione sempre più inclusivi che esigono una responsabilità e una pluralità di doveri, non solo da parte delle autorità ma di ogni persona che voglia giocare un ruolo attivo nella comunità». Da segnalare, in tal senso, «l’indebolimento democratico rappresentato dall’altissima astensione alle ultime elezioni municipali. Ciò rivela il crescente disinteresse e la disaffezione verso l’attività politica che, al contrario, dovrebbe essere al primo posto per coloro che si propongono di cercare il bene comune». Con l’approssimarsi della nuova stagione elettorale, i presuli auspicano che «i cittadini non si riducano a meri votanti ma assumano il ruolo di collaboratori attivi nella formazione di una patria rinnovata e sempre più aperta a un dialogo sociale sano e fraterno». Le istituzioni politiche, sociali e religiose hanno un compito ne in difficoltà, «ci inquieta — scrivono i vescovi — come lo stato e la società civile non sostengano a sufficienza gli adulti, i giovani e i bambini in situazione di vulnerabilità». Nella nota, intitolata Dialogo, responsabilità e misericordia: per un Cile più giusto, si esprime particolare preoccupazione per la sanità pubblica, le pensioni minime di oggi e di domani, la disoccupazione e la precarietà di tanti posti di lavoro, le delicate condizioni vissute da migranti e popoli originari, il cambiamento culturale. E preoccupa nondimeno «l’iniziativa di legge che lascia indifesa giuridicamente la persona umana nel periodo prenatale, senza farsi carico delle donne che possono vivere situazioni dolorose e drammatiche». I presuli invitano a promuovere un’educazione integrale che “umanizzi” sempre di più gli individui, in special modo i bambini e i giovani: «Lo stato e la scuola devono contribuire, sussidiariamente, al diritto fondamentale e primordiale dei genitori di formare i figli secondo i propri valori, liberi da qualunque influenza di ideologie di genere che possano trasformarsi — spiegano citando Papa Francesco — in “vere colonizzazioni ideologiche”, convertite in leggi della Repubblica». La Conferenza episcopale cilena, che a Punta de Tralca ha provveduto fra l’altro a eleggere il nuovo presidente nella persona del vescovo ordinario militare Santiago Jaime Silva Retamales, dà voce al «crescente malessere» in alcuni settori della società manifestato da movimenti che «cercano di promuovere iniziative, difendere diritti rilevante «al momento di riconoscere, accogliere e discernere il legittimo malessere espresso da diversi settori della società nei confronti della leadership a ogni livello». Se la gente ha diritto di “chiedere conto” ai propri rappresentanti, è tuttavia necessario che si usino le vie dello stato di diritto: «Tutti possiamo essere di aiuto affinché la ricerca della cosa migliore per il Cile avvenga con rispetto e attraverso un dialogo responsabile e partecipativo, evitando e prevenendo espressioni di violenza e denigrazione che, oltre a creare un clima di tensione, sono solite distrarre l’attenzione dai temi più urgenti e rilevanti». Isola ecologica in Vaticano Da lunedì scorso, 14 novembre, è operativa e funzionante presso la Torre San Giovanni la nuova area ecologica all’interno dello Stato della Città del Vaticano. Anche quest’ultimo, infatti, già da alcuni anni sta promuovendo la raccolta differenziata nei vari uffici e nelle abitazioni dei residenti. Il reparto di nettezza urbana circa due anni fa ha iniziato a distribuire alle utenze i cosiddetti “kit” che consistono in contenitori di vari colori per distinguere i diversi tipi di rifiuti e i relativi sacchetti per la raccolta. I cassonetti, dislocati su tutto il territorio dello Stato, sono stati quindi implementati e suddivisi secondo le varie classi di rifiuti. Per quanto riguarda la nuova isola ecologica, dopo aver individuato l’area idonea, la direzione dei servizi tecnici del Governatorato ha effettuato gli interventi necessari per adattarla al posizionamento degli “scarrabili”, i container che vengono prelevati dai camion per essere conferiti nei punti di raccolta. In via sperimentale sono stati gli imballaggi in carta e cartone a inaugurare il nuovo sito, dove in questa fase iniziale staziona un unico compattatore. Ma in prospettiva il punto di raccolta dovrebbe diventare il principale per tutto lo Stato, dove diverse tipologie distinte di rifiuti vengono già raccolte presso l’area della “Molazza” per il legno e i rifiuti ferrosi e quelli “inerti” ovvero gli scarti edili, non pericolosi; e nella zona della “Vignaccia”, ove arrivano i rifiuti catalogabili come speciali (pericolosi e non), quali oli esausti, materiale elettronico, liquidi vari. Per il corretto conferimento, gli utenti sono stati informati sulla necessità di separare i rifiuti, di ridurre il più possibile quelli voluminosi, di fornire all’addetto al centro di raccolta un apposito documento di accettazione e di procedere in modo ordinato al deposito dei materiali. Tutte le aree sono aperte dal lunedì al sabato e presidiate dall’organismo preposto alla gestione e manutenzione dei giardini vaticani e della nettezza urbana. In tutto vengono impiegate trenta persone, addette tra l’altro anche alla realizzazione degli addobbi floreali per le cerimonie pontificie. Ad accelerare i tempi di realizzazione e messa in opera del sistema differenziato della raccolta dei rifiuti ha contribuito in modo determinante l’enciclica di Papa Francesco Laudato si’. Il Circolo San Pietro per i poveri di Roma Si apre nel pomeriggio di mercoledì 16 novembre, dalle ore 14, presso la sede del Circolo San Pietro a palazzo San Calisto, l’esposizione di oggetti regalo, arredi e articoli natalizi con cui il sodalizio raccoglie fondi per le sue opere di carità al servizio dei poveri di Roma. Del resto, restituire dignità ai bisognosi, senza sensazionalismi, garantendo un pasto, un letto per la notte, abiti nuovi, aiuto materiale e spirituale, è quello che il Circolo fa nella diocesi del Papa da quasi 150 anni. Inoltre, com’è accaduto per le ultime edizioni, si possono acquistare anche alcuni oggetti donati da Francesco, il cui ricavato andrà per la carità personale del Pontefice. L’esposizione, che da giovedì 17 è aperta dalle 11 fino alle 19, chiuderà i battenti sabato 19. L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 17 novembre 2016 pagina 7 Il logo del quinto «Encuentro» pastorale nazionale ispanico Videomessaggio del Papa all’assemblea generale dei vescovi statunitensi Fermento di comunione «La nostra grande sfida è creare una cultura dell’incontro, che incoraggi gli individui e i gruppi a condividere la ricchezza delle loro tradizioni ed esperienze, ad abbattere muri e a costruire ponti», uscendo dagli ambienti sicuri per «essere un fermento di comunione». Lo chiede Papa Francesco nel videomessaggio inviato all’assemblea generale della Conferenza episcopale degli Stati Uniti d’America (Usccb) in corso a Baltimora, nel Maryland, dal 14 al 17 novembre. Ecco una traduzione delle sue parole. Cari Fratelli Vescovi, Sono lieto di avere questa opportunità di parlarvi. Appena un anno fa ero con voi durante la mia visita pastorale negli Stati Uniti. Lì sono rimasto impressionato dalla vitalità e dalla diversità della comunità cattolica. Durante tutta la sua storia, la Chiesa nel vostro Paese ha accolto e integrato nuove ondate di immigrati. Nella ricca varietà delle loro lingue e tradizioni culturali, essi hanno forgiato il volto mutevole della Chiesa americana. In questo contesto, desidero elogiare il prossimo Quinto Encuentro Pastorale Na- zionale Ispanico. La celebrazione di questo Quinto Encuentro inizierà nelle vostre diocesi nel gennaio prossimo e si concluderà con una celebrazione nazionale a settembre 2018. In continuità con quelli che lo hanno preceduto, l’Encuentro cerca di riconoscere e valorizzare i doni specifici che i cattolici ispanici hanno offerto e continuano ad offrire alla Chiesa nel vostro Paese. Ma è più di questo. È parte di un processo più ampio di rinnovamento e di impegno missionario, al quale tutte le vostre Chiese locali sono chiamate. La nostra grande sfida è creare una cultura dell’incontro, che incoraggi gli indivi- Il cardinale DiNardo eletto presidente Il cardinal e Daniel N. DiNardo, arcivescovo di Galveston-Houston, è il nuovo presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. La sua elezione è avvenuta ieri, martedì 15, nel corso della plenaria di Baltimora. Sessantasette anni, originario di Steubenville, nell’Ohio, DiNardo dal 2013 era vice-presidente dell’episcopato statunitense. Carica cui adesso è stato chiamato l’arcivescovo di Los Angeles, José Horacio Gómez, primo presule di origine ispanica a ricoprire questo ufficio. Il cardinale DiNardo, eletto al primo scrutinio con 113 voti, subentra all’arcivescovo di Louisville, Joseph Edward Kurtz, che ha guidato l’episcopato in questi ultimi tre anni. Nel corso dei lavori (14-16 novembre) i presuli statunitensi hanno anche provveduto ad approvare il “piano strategico” 2017-2020, che prende in considerazione le cinque priorità già individuate nell’assemblea dello scorso anno: evangelizzazione; famiglia e matrimonio; vita umana e dignità; vocazioni e formazione permanente; libertà religiosa. Intitolato, Encountering the Mercy of Christ and Accompanying His People with Joy, il piano rappresenta un quadro d’insieme delle diverse attività dell’episcopato e, soprattut- to, intende offrire una testimonianza dell’azione dell’amore di Cristo nel mondo. All’esame dei vescovi anche un aggiornamento sull’attività dello speciale gruppo di lavoro che ha il compito di promuovere la pace e la riconciliazione tra comunità che vivono situazioni di tensione razziale. L’istituzione di questo gruppo, presieduto dall’arcivescovo di Atlanta, Wilton Daniel Gregory, è stata decisa nel luglio scorso per arginare l’escalation di tensioni e violenze tra comunità afro-americane e forze dell’ordine registrate negli ultimi mesi in diverse aree del paese. dui e i gruppi a condividere la ricchezza delle loro tradizioni ed esperienze, ad abbattere muri e a costruire ponti. La Chiesa in America, come altrove, è chiamata ad “uscire” dal suo ambiente sicuro e ad essere un fermento di comunione. Comunione tra noi, con gli altri cristiani e con tutti coloro che cercano un futuro di speranza. Dobbiamo diventare sempre più pienamente una comunità di discepoli missionari, colmi di amore per il Signore Gesù e di entusiasmo per la diffusione del Vangelo. La comunità cristiana deve essere segno e profezia del piano di Dio per l’intera famiglia umana. Siamo chiamati ad essere portatori di buone notizie per una società attanagliata da sconcertanti cambiamenti sociali, culturali e spirituali e da una crescente polarizzazione. È mia speranza che la Chiesa nel vostro Paese, ad ogni livello, accompagni l’Encuentro con la propria riflessione e con discernimento pastorale. In modo particolare, vi chiedo di considerare come le vostre Chiese locali possono rispondere al meglio alla crescente presenza, ai doni e al potenziale della comunità ispanica. Tenendo conto del contributo che la comunità ispanica dà alla vita della nazione, prego perché l’Encuentro rechi frutto per il rinno- vamento della società americana e per l’apostolato della Chiesa negli Stati Uniti. Con gratitudine verso tutte le persone impegnate a preparare il Quinto Encuentro, vi assicuro le mie preghiere per questa importante iniziativa della vostra Conferenza. Affidando voi, il clero, i religiosi e i fedeli laici delle vostre Chiese locali alle preghiere di Maria Immacolata, imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica come pegno di grazia e di pace nel Signore. Gruppi di fedeli in piazza San Pietro All’udienza generale di mercoledì 16 novembre, in piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi: Dall’Italia: Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: San Fermo Maggiore, in Verona; San Giovanni Evangelista, in Riparbella; Santa Maria in Provenzano, in Siena; Santi Egidio e Savino, in Monte San Savino; Maria Santissima Immacolata, in Scauri; Santissimo Redentore, in Bari; San Francesco d’Assisi, in Triggiano; San Giustino de Jacobis, in Brindisi; Saeratissimo Cuore di Gesù, in della Lucania; Gruppo di preghiera Madonna che scioglie i nodi, di Verona e Reggio Emilia; Comunità dei figli di Dio, di Firenze; Croce rossa italiana, di Spoltore; Cooperativa Piccolo mondo, di Scafati; Panathlon club, di Imperia - San Remo; Gruppo Stanhome, di Lecce. Gruppi di studenti: Istituto Montessori, di Roma; Istituto Caiatino, di Caiazzo; Istituto Chiominto, di Cori; Scuola Il cammino, di Bellariva-Rimini; Esecutivo nazionale Cisl Scuola; Istituto Aldo Moro, di Guardavalle; Gruppi di fedeli da: San Pancrazio di Palazzolo sull’Oglio, Assago, Valmadrera, Motta Visconti, Forlì, Bertinoro, La Spezia, Albenga, Imperia, Ragusa, Santa Maria La Carità, Vieste, Gualtieri Sicaminò, Selva di Fasano, Campi Salentina. Dalla Germania: Comunità italiana della Parrocchia San Magnus, di Murg; Comunità italiana della Parrocchia di Nurnberg. Coppie di sposi novelli. Gruppi di fedeli da: Repubblica Ceca; Slovacchia, Bosnia ed Erzegovina. Cerreto Sannita; Sant’Ippolito, in Atripalda; Madonna di Fatima, in Napoli; Maria Santissima delle Grazie, in Torretta; San Giovanni Battista, in Monterosso Almo; Parrocchia di Colombaro Corte Franca; San Domenico, in Noicattaro; Santa Maria della luce, in Mattinata; Sant’Egidio, in Taranto; Sacro Cuore di Gesù, in Andria; San Fidenzio, in Polverara; Nostra Signora Assunta e Natività di San Giovanni Battista, in Pompeiana; Santa Croce, in Laterza; Sant’Andrea, in Venosa; Immacolata Concezione e San Nicola, in Potenza; Risurrezione del Signore, in Torino; San Giovanni Battista, in Canosa di Puglia; Unità pastorale Sant’Elpidio, in Sant’Elpidio a Mare. Federazione Maestri del lavoro d’Italia; Federazione Fidapa, di Ariano Irpino; Associazione La tenda, di Rovigo; Associazione La band degli orsi, di Genova; Associazione sportiva Giannoccaro, di Monopoli; Associazione Red Atenea; Associazione Arance di Natale; Associazione Salvo d’Acquisto, di Udine; Associazione nazionale Finanzieri d’Italia, di Leverano; Associazione nazionale Carabinieri, di Manfredonia; Associazione Anap, di Ascoli Piceno; Unione italiana ciechi, di Sant’Anastasia; Confraternita San Giorgio martire, di Vieste; Circolo Unione, di Barletta; gruppo dell’Unitalsi; Ordine dei dottori commercialisti, di Vallo Dal Libano: Fratelli della Croce. I polacchi: Pielgrzymka ze Stowarzyszenia Na Recz Osób Niepełnosprawnych «Siódemka» z Katowic; pielgrzymi indywidualni. De France: groupe de prêtres de l’Union apostolique du Cierge; Pelerinage du diocèse d’Agen, avec Mgr Hubert; Herbreteau; groupe de pèlerins du diocèse d’Amiens; Paroisse de Herrlisheim; Groupe de L’Œuvre d’Orient; groupe de pèlerins de Marseille. De Belgique: groupe Les amis de Cana. De la Republique démocratique du Congo: Pèlerins du diocèse de Matadi. From Great Britain: Members of the Catholic Men’s Society. From England: Pilgrims from the parish of Christ the King, Coventry Students and staff from Keswick School, Cumbria. From Ireland: Pilgrims from St Mary’s Parish, Lucan, County Dublin. From Denmark: Students and staff from: St Norbert’s Catholic School, Vejle; Alme Kristne Lutheran Secondary School. From Island: Pilgrims from the Diocese of Reykjavik. From Malta: A pilgrim group from St Lawrence Parish, Vittoriosa. From Nigeria: Pilgrims Church, Port Harcourt. from Christs From Indonesia: Pilgrims from: St Francis Xavier Church, Kuta, Bali; St Anne’s Church, Duren Sawit, East Jakarta; St Anthony of Padua Church, Jakarta. From Malaysia: Pilgrims from Divine Mercy Parish, Penang. From The Philippines: Members of the Oratory of the Holy Family. From Canada: A group of Chinese Catholics, Ontario. From the United States of America: Pilgrims from: Archdiocese of Omaha, Nebraska; Diocese of Fresno, California; Diocese of Brooklyn, New York; Diocese of Charlotte, North Carolina; Diocese of Baltimore; Diocese of Corpus Christi, Texas; Pilgrims from the following parishes: Sacred Heart, Hollister, California; Our Lady of Guadalupe, San Bernardino, California; Our Lady of Mount Carmel, Mill Valley, California; Our Lady of Guadalupe, Danbury, Connecticut; St Jerome, Largo, Florida; Our Lady Queen of the Apostles, Royal Palm Beach, Florida; St Joseph the Worker, Chatham, Illinois; St Margaret Mary, Chicago, Illinois; St Thomas of Canterbury, Chicago, Illinois; St Agatha, New Athens, Illinois; St Bruno, Pinckneyville, Illinois; Immaculate Conception, Cherokee, Iowa; St John, Hydes, Maryland; St Joseph and St Therese, New Bedford, Massachusetts; St Mary, Waltham, Massachusetts; St Dorothy, Wilmington, Massachusetts; St Thomas, Wilmington, Massachusetts; Holy Name, Birmingham, Michigan; St Cecilia, Nashwauk, Minnesota; St Ambrose, Woodbury, Minnesota; Holy Family, Hannibal, Missouri; Our Lady of Perpetual Help, Bernardsville, New Jersey; St Thomas the Apostle, Oak Ridge, New Jersey; Our Lady of Lourdes, Whitehouse Station, New Jersey; Our Lady of Mount Carmel, Astoria, New York; St Boniface, Elmont, New York; Blessed Sacrament, Jackson Heights, New York; St Francis of Assisi, New York, New York; St Gabriel, Charlotte, North Carolina; Immaculate Heart of Mary, Cincinnati, Ohio; Our Lady of Victory, Columbus, Ohio Our Lady of Victory, Columbus, Ohio; St Joseph, Norman, Oklahoma; St Eugene, Oklahoma City, Oklahoma Vietnamese Martyrs, Houston, Texas Christ the King, Superior, Wisconsin; The choir and parishioners from St Cassian Church, Up- per Montclair, New Jersey; A group of Brothers and Sisters of the Third Order Regular of St Francis; Pilgrim members of the Focolare Movement, Moorestown, New Jersey; The Confirmation Class from St Mark’s Catholic Community, U.S. Military Base, Vicenza, Italy; Students and faculty from: Catholic University of America, Washington, D.C. Loyola University, Baltimore, Maryland. Aus verschiedenen Ländern: Stipendiaten des Katholischen Akademischen Ausländerdienstes der Deutschen Bischofskonferenz. Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden St. Peter und Paul, Bad Camberg; St. Blasius, Dietmansried; Herz Jesu, Dillenburg; Dompfarrei St. Bartholomäus, Frankfurt; St. Johannes der Täufer, Haaren bei Heinsberg; Liebfrauen, Langenhagen; St. Maria, München-Thalkirchen; St. Johannes der Täufer, Treis-Karden; Pilgergruppen aus dem Bistum Limburg; Erzbistum München-Freising; Pilgergruppen aus Lembeck; Koblenz; Pottenstein; DJK Eintracht Coesfeld e.V.; Rechtsreferendare aus Frankfurt am Main; Leserreise Schwäbische Zeitung, Ravensburg; Leserreise Traunsteiner Tagblatt, Traunstein; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus dem Gymnasium, Lohmar. Aus der Republik Österreich: Pilgergruppen aus den Pfarren St. Martin, Graz; St. Jacobus Maior, Kaltenleutgeben; Pilgergruppen aus Mettmach; St. Marien; Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus der Höheren Lehranstalt für Wirtschaftliche Berufe, Klagenfurt. Uit het Koninkrijk der Nederlanden: Bedevaart van Nederlandse bisdommen. De España: Hermandad del Rocío, de Villamanrique de la Condesa; grupo peregrinaciones guadalupanas, de Madrid. De México: grupo de peregrinos de Guadalajara. De Uruguay: grupo de peregrinos. De Venezuela: grupo de Deputados del Parlamento Latinoamericano y Caribeño. De Colombia: grupo de peregrinos. De Guatemala: grupo de peregrinos. De Argentina: grupos de peregrinos. Do Brasil: Paróquia Santa Luzia, de Votuporanga; grupo de visitantes de Patos de Minas; Igreja Nossa Senhora Aparecida, Ilha do Governador; Paroquia sao José, de Bragança Paulista. Nomine episcopali in Brasile Le nomine di oggi riguardano il Brasile. Orlando Brandes arcivescovo di Aparecida Nato il 13 aprile 1946 a Urubici, nella diocesi di Lages, stato di Santa Catarina, ha compiuto gli studi di filosofia nel seminario Rainha dos Apóstolos a Curitiba (1965-1968). Poi, come alunno del Pontifico collegio Pio brasiliano a Roma ha ottenuto il baccalaureato in teologia e la licenza in teologia sistematica alla Pontificia università Gregoriana (1968-1973). Ordinato sacerdote il 6 luglio 1974 e incardinato nella diocesi di Lages, è stato professore dell’Instituto teológico de Santa Catarina (Itesc); direttore spirituale degli studenti di teologia delle diocesi di Lages e di Joinville; rettore del seminario maggiore di Florianópolis e infine direttore dell’Itesc. Nominato vescovo di Joinville il 9 marzo 1994, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 5 giugno. Il 10 maggio 2006 è stato promosso arcivescovo di Londrina. In seno alla Conferenza episcopale brasiliana è stato presidente della commissione per la vita e per la famiglia (2007-2011) e anche delegato per la quinta conferenza del Celam ad Aparecida (2007). Wellington de Queiroz Vieira vescovo prelato di Cristalândia Nato l’11 luglio 1968 a Tocantinópolis, ha iniziato gli studi di filosofia presso il seminario arcidiocesano Nossa Senhora de Fátima a Brasília (1989-1990), concludendoli alla Pontificia università Gregoriana di Roma, nella quale ha ottenuto la licenza (1992-1993). Poi ha compiuto gli studi di teologia presso il seminario arcidiocesano São José a Rio de Janeiro (1994-1996). Inoltre ha conseguito la licenza in diritto canonico alla Pontificia università Lateranense (2010-2013). Ordinato sacerdote l’8 dicembre 1996 per la diocesi di Tocantinópolis, ha diretto la scuola São Miguel Arcanjo a Xambioá (1999), è stato parroco di São Vicente de Paula ad Araguaína (2000), economo diocesano e cancelliere (2001-2009) e parroco di São Sebastião ad Araguaína (2004-2009). Attualmente era parroco di São Paulo Apóstolo ad Araguaína e dal 2013 giudice uditore della Camera ecclesiastica della diocesi. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 giovedì 17 novembre 2016 All’udienza generale sulle opere di misericordia il Papa chiede di non puntare il dito contro le persone moleste Nei panni degli altri E mette in guardia dalle tentazioni sempre in agguato dell’invidia e dell’ambizione «È facile puntare il dito contro i difetti e le mancanze altrui, ma dobbiamo imparare a metterci nei panni degli altri». Lo ha raccomandato il Papa all’udienza generale di mercoledì 16 novembre in piazza San Pietro, proseguendo le riflessioni sulle opere di misericordia. Il Pontefice si è soffermato su quella che esorta a sopportare pazientemente le persone moleste, sottolineando come invidia, ambizione e adulazione, siano «tentazioni sempre in agguato». Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Dedichiamo la catechesi di oggi a un’opera di misericordia che tutti conosciamo molto bene, ma che forse non mettiamo in pratica come dovremmo: sopportare pazientemente le persone moleste. Siamo tutti molto bravi nell’identificare una presenza che può dare fastidio: succede quando incontriamo qualcuno per la strada, o quando riceviamo una telefonata... Subito pensiamo: “Per quanto tempo dovrò sentire le lamentele, le chiacchiere, le richieste o le vanterie di questa persona?”. Succede anche, a volte, che le persone fastidiose sono quelle più vicine a noi: tra i parenti c’è sempre qualcuno; sul posto di lavoro non mancano; e neppure nel tempo libero ne siamo esenti. Che cosa dobbiamo fare con le persone moleste? Ma anche noi tante volte siamo molesti agli altri. Perché tra le opere di misericordia è stata inserita anche questa? Sopportare pazientemente le persone moleste? Nella Bibbia vediamo che Dio stesso deve usare misericordia per sopportare le lamentele del suo popolo. Ad esempio nel libro dell’Esodo il popolo risulta davvero insopportabile: prima piange perché è schiavo in Egitto, e Dio lo libera; poi, nel deserto, si lamenta perché non c’è da mangiare (cfr. 16, 3), e Dio manda le quaglie e la manna (cfr. 16, 13-16), ma nonostante questo le lamentele non cessano. Mosè faceva da mediatore tra Dio e il popolo, e anche lui qualche volta sarà risultato molesto per il Signore. Ma Dio ha avuto pazienza e così ha insegnato a Mosè Appello per la giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza I bambini vanno sempre protetti Al termine dell’udienza generale il Pontefice ha lanciato un appello «alla coscienza di tutti affinché i bambini siano sempre protetti» con l’auspicio «che la Comunità internazionale possa vigilare sulla loro vita». Durante i saluti ai gruppi presenti il Papa ha anche ricordato «con particolare affetto le vittime del recente terremoto nel Centro Italia». Sono lieto di accogliere i pellegrini di lingua francese, in particolare i membri dell’Opera d’Oriente, i sacerdoti dell’Unione Apostolica del Clero e della Diocesi d’Agen, con Mons. Herbreteau, come pure i fedeli venuti da Francia, Belgio e Repubblica Democratica del Congo. Al termine di questo Anno Giubilare, vi invito a non chiudere le porte della misericordia del vostro cuore, ma ad essere sempre più pazienti, umili e semplici nell’accoglienza dei vostri fratelli e sorelle. Dio vi benedica! Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Gran Bretagna, Irlanda, Danimarca, Islanda, Malta, Nigeria, Indonesia, Malaysia, Filippine, Nuova Zelanda, Canada e Stati Uniti d’America. Con fervidi auguri che questi ultimi giorni del Giubileo della Misericordia siano per voi e per le vostre famiglie un tempo di grazia e di rinnovamento spirituale, invoco su voi tutti la gioia e la pace del Signore Gesù! per riscoprire l’importanza della misericordia di Dio nella vita cristiana. Conquistati da Gesù Cristo (cfr. Fil 3, 12) siamo sempre messaggeri dell’amore di Dio nel mondo, praticando le opere di misericordia corporali e spirituali. Il Signore benedica voi e i vostri cari. Un cordiale saluto rivolgo ai pellegrini polacchi. Cari fratelli e sorelle, fra pochi giorni si chiuderà la Porta Santa del Giubileo della Misericordia. Non si chiude però il cuore misericordioso di Dio, non si spegne la sua tenerezza per noi peccatori, non cessano di scaturire i fiumi della sua grazia. Allo stesso modo non si possono mai chiudere i nostri cuori e non possiamo smettere di compiere le nostre opere di misericordia verso i bisognosi. L’esperienza della misericordia di Dio che abbiamo vissuto in quest’Anno giubilare rimanga in voi come ispirazione alla carità per il prossimo. Vi accompagni la benedizione del Signore! Domenica prossima, 20 novembre, si celebrerà la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Faccio appello alla coscienza di tutti, istituzioni e famiglie, affinché i bambini siano sempre protetti e il loro Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua tedesca. Dio è sempre misericordioso verso di noi e ci ha dato un esempio affinché anche noi facciamo lo stesso. Vi auguro un buon soggiorno a Roma e di cuore vi benedico tutti. Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los venidos de España y Latinoamérica. Les animo a poner en práctica las obras de misericordia, corporales y espirituales, para que todos puedan experimentar la presencia y ternura de Dios en sus vidas. Saluto tutti i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i sacerdoti e i fedeli di Rio de Janeiro e quelli di Vatuporanga e Patos de Minas. Cari amici, in quest’ultima settimana del Giubileo straordinario della Misericordia, Gesù ci chiama a portare la gioia e la consolazione del Vangelo a tutti gli uomini, come suoi autentici testimoni misericordiosi! Dio vi benedica tutti! Rivolgo un cordiale saluto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dalla Giordania, dalla Siria e dal Medio Oriente. Sopportare pazientemente le persone moleste è un atto di misericordia che dobbiamo vivere senza superbia e senza superiorità, ma con coerenza e umiltà. Dobbiamo ricordare sempre che con la stessa misura con la quale giudicheremo e sopporteremo gli altri saremo anche noi giudicati. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno! Con affetto saluto i fedeli provenienti dai Paesi Bassi che partecipano a quest’Udienza in occasione del pellegrinaggio giubilare delle Diocesi olandesi, accompagnati dai loro Vescovi. L’Anno Santo Straordinario che volge a termine è stato un momento propizio benessere venga tutelato, perché non cadano mai in forme di schiavitù, reclutamento in gruppi armati e maltrattamenti. Auspico che la Comunità internazionale possa vigilare sulla loro vita, garantendo ad ogni bambino e bambina il diritto alla scuola e all’educazione, perché la loro crescita sia serena e guardino con fiducia al futuro. Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto la Federazione Maestri del lavoro, che ricorda il sessantesimo di fondazione ed auspico che la ricorrenza contribuisca a favorire l’inclusione sociale ed economica, specialmente delle fasce più deboli della popolazione. Saluto la Comunità dei Figli di Dio di Firenze; la Croce Rossa di Spoltore; l’Associazione “Arance di Natale” di Camisano Vicentino; i gruppi parrocchiali e gli studenti. Nell’imminenza della fine del Giubileo Straordinario ciascuno ricordi quanto è importante essere Misericordiosi come il Padre e che l’amore verso i fratelli ci rende più umani e più cristiani. e al popolo anche questa dimensione essenziale della fede. Viene quindi spontanea una prima domanda: facciamo mai l’esame di coscienza per vedere se anche noi, a volte, possiamo risultare molesti agli altri? È facile puntare il dito contro i difetti e le mancanze altrui, ma dobbiamo imparare a metterci nei panni degli altri. Guardiamo soprattutto a Gesù: quanta pazienza ha dovuto avere nei tre anni della sua vita pubblica! Una volta, mentre era in cammino con i discepoli, fu fermato dalla madre di Giacomo e Giovanni, la quale gli disse: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno» (Mt 20, 21). La mamma faceva la lobby per i suoi figli, ma era la mamma... Anche da quella situazione Gesù prende spunto per dare un insegnamento fondamentale: il suo non è un regno di potere, non è un regno di gloria come quelli terreni, ma di servizio e donazione agli altri. Gesù insegna ad andare sempre all’essenziale e a guardare più lontano per assumere con responsabilità la propria missione. Potremmo vedere qui il richiamo ad altre due opere di misericordia spirituale: quella di ammonire i peccatori e quella di insegnare agli ignoranti. Pensiamo al grande impegno che si può mettere quando aiutiamo le persone a crescere nella fede e nella vita. Penso, ad esempio, ai catechisti — tra i quali ci sono tante mamme e tante religiose — che dedicano tempo per insegnare ai ragazzi gli elementi basilari della fede. Quanta fatica, soprattutto quando i ragazzi preferirebbero giocare piuttosto che ascoltare il catechismo! Accompagnare nella ricerca dell’essenziale è bello e importante, perché ci fa condividere la gioia di gustare il senso della vita. Spesso ci capita di incontrare persone che si soffermano su cose superficiali, effimere e banali; a volte perché non hanno incontrato qualcuno che le stimolasse a cercare qualcos’altro, ad apprezzare i veri tesori. Insegnare a guardare all’essenziale è un aiuto determinante, specialmente in un tempo come il nostro che sembra aver perso l’orientamento e inseguire soddisfazioni di corto respiro. Insegnare a scoprire che cosa il Signore vuole da noi e come possiamo corrispondervi significa metterci sulla strada per crescere nella propria vocazione, la strada della vera gioia. Così le parole di Gesù alla madre di Giacomo e Giovanni, e poi a tutto il gruppo dei discepoli, indicano la via per evitare di cadere nell’invidia, nell’ambizione, nell’adulazione, tentazioni che sono sempre in agguato anche tra noi cristiani. L’esigenza di consigliare, ammonire e insegnare non ci deve far sentire superiori agli altri, ma ci obbliga anzitutto a rientrare in noi stessi per verificare se siamo coerenti con quanto chiediamo agli altri. Non dimentichiamo le parole di Gesù: «Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?» (Lc 6, 41). Lo Spirito Santo ci aiuti ad essere pazienti nel sopportare e umili e semplici nel consigliare. Porgo un saluto speciale ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Nel mese di Novembre la liturgia ci invita alla preghiera per i defunti. Non dimentichiamo quanti ci hanno voluto bene e ci hanno preceduto nella fede, come anche coloro dei quali nessuno si ricorda: il suffragio nella Celebrazione Eucaristica è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo offrire alle loro anime. Ricordiamo con particolare affetto le vittime del recente terremoto nel Centro Italia: preghiamo per loro e per i familiari e continuiamo ad essere solidali con quanti hanno subito dei danni. La band degli orsi e i piccoli degenti «Sedici nuovi appartamenti per le famiglie dei bambini ricoverati all’ospedale Gaslini di Genova, che andranno ad aggiungersi agli undici già disponibili»: ecco il progetto che hanno presentato stamane a Papa Francesco i rappresentanti della band degli orsi, associazione dal nome bizzarro ma impegnata in prima linea per aiutare in ogni modo chi vive l’esperienza del ricovero. «Stiamo per ristrutturare un edificio storico per dare un tetto gratuito alle famiglie che si trovano catapultate a Genova per garantire le cure ai lori figli e non sanno a chi rivolgersi» spiega Franco Salari. Senza dimenticare i fratelli dei piccoli ricoverati: per loro, dice, «abbiamo aperto una ludoteca e una scuola materna». Un «vortice di iniziative solidali» sostenuto anche da cinquanta pasticceri italiani che, capitanati da Antonio Le Rose, hanno costruito con la cioccolata un’“Arca di Noè della solidarietà”, con tanto di animali, pesante centoquaranta chili. Presentata al Papa durante l’udienza generale, sarà il punto di forza di una manifestazione di solidarietà all’Acquario di Genova. E poi andrà ad allietare le giornate dei bambini ricoverati nella struttura di Palidoro, sul litorale romano, dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. E proprio i più piccoli sono stati i protagonisti dell’ultima udienza generale dell’anno santo, cominciata con l’ormai consueto gesto del Papa di farne salire qualcuno sulla sua jeep bianca: stavolta è toccato a quattro bambine. E tra i doni più graditi a Francesco la raccolta di lettere e poesie scritte dagli alunni di quinta elementare dell’istituto Maria Montessori di Roma. «A giugno avevamo fatto avere a Francesco il lavoro che i bambini avevano realizzato sul giubileo — spiega l’insegnante Ines Fiorani — ricevendo in risposta l’invito a incontrarlo in piazza San Pietro per l’udienza generale». E i bambini non si sono certo presentati a mani vuote: ciascuno ha voluto scrivere a Francesco, confidando anche i propri problemi personali. E saranno destinati proprio ai bambini, e in particolare a quelli ricoverati nell’ospedale Redemptoris Mater che i camilliani hanno aperto in Armenia, i proventi dalla vendita delle arance nel periodo natalizio che i campeggiatori e camperisti italiani organizzano dal 1995. Quest’anno, spiega il presidente Franco Zocca, «cercheremo di aiutare anche la comunità cattolica di Kutaisi, in Georgia». Proprio lo stile del viaggio in camper, aggiunge, «consente di conoscere da vicino storie e persone e così anche di individuare progetti da sostenere». Con un abbraccio il Papa ha accolto Ivan Bukovac, venuto dalla Bosnia ed Erzegovina con la sua famiglia e con una storia durissima sulle spalle: è stato proprio questo ragazzo a provare inutilmente a salvare la vita del fratello Nikola, ventisei anni, che aveva deciso di suicidarsi. Le vicende di povertà in Vietnam sono state raccontate a Francesco dai diretti protagonisti di azioni di solidarietà. E così per mettere al corrente il Papa della tragedia dei boat people, e di come hanno tratto in salvo trecentomila persone in cerca di un futuro migliore, sono venuti all’udienza Tony Nguyên, Nancy Nguyên e Teresa Khiem. Quarant’anni fa hanno dato vita a un’associazione che aiuta le vittime delle guerre e delle dittature, con particolare attenzione alla realtà vietnamita. Parlano di persecuzioni e ingiustizie, prigioni e campi di lavoro forzato, e si sentono molto vicini all’opera di François-Xavier Nguyên Van Thuân (1928-2002) il loro connazionale divenuto cardinale. Significativa, infine, la presenza di oltre duemila rappresentanti della federazione dei maestri del lavoro italiani, impegnata a favorire l’inclusione sociale ed economica dei più poveri. Mentre un mosaico raffigurante il logo del giubileo è stato donato al Pontefice dalla comunità parrocchiale di San Giovanni evangelista a Riparbella, in diocesi di Pisa.