Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non

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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
piangano al buio. Riflessioni sulla pedofilia”, organizzato dalla
Provincia di Novara
2001
"Quando un bambino piange al buio"
Capire e scrutare le diverse motivazioni sociali e i protagonisti di una spirale
criminosa che, dal passato fino ad oggi, ha condotto il minore ad essere
considerato, sempre di più, un’ottima merce di consumo e di scambio
Ed è proprio quando grandi braccia afferrano un fragile corpo
che, un bambino sedotto, comprato o violentato, si ritrova
stretto nella tenaglia dei suoi clienti-padroni.
E’ contro questi indegni atteggiamenti che i minorenni
devono essere difesi. Essi hanno bisogno, ora più che mai,
della protezione della legge, dell’interessamento del governo,
dell’affermazione dei diritti umani e della nostra speciale
sollecitudine.
Non hanno bisogno di adulti che giocano agli struzzi. Loro
sono stanchi di giocare"
di Nicoletta Bressan
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
piangano al buio. Riflessioni sulla pedofilia”, organizzato dalla
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2001
Introduzione
Un bambino piange al buio troppo spesso e troppo spesso l’indifferenza dell’adulto lo
lascia da solo a piangere. Sembra assurdo: un bambino. Un essere che è giusto sia
rispettato da chi l’ha generato e dalla società intera. Ed invece, viene utilizzato a seconda
degli scopi e delle finalità di chi decide della sua esistenza in modi diversi, su cui si
marchia una tariffa a seconda dell’età e della condizione fisica, che può essere patteggiato
in qualsiasi istante con altra merce umana, valutato, sfruttato fino all’estremo e, infine,
dimenticato. Oppure, reinserito in circuiti, che non sono quelli dello sfruttamento sessuale,
ma del traffico di organi, delle adozioni illegali, dell’accattonaggio; o sfruttato nei campi di
battaglia, come soldato in grado di maneggiare armi di piccolo calibro o cavia per
l’individuazione delle mine antiuomo.
Una delle forme più ignobili di sfruttamento del minore è la pedofilia e, accanto ad essa, la
più ampia concezione di prostituzione, ossia "una transazione d’affari, concepita tale dalle
persone coinvolte, basata su un contratto a tempo limitato, per il quale uno o più persone
pagano un prezzo stipulato ad altre per aiutarle ad ottenere l’appagamento sessuale con
diversi metodi". Essa comporta, non solo l’impiego delle donne nel mercato del sesso, ma
da alcuni decenni con un incremento dagli anni ’70 e, soprattutto, nei recenti anni ‘80-’90,
anche l’utilizzo dei bambini come oggetto dei desideri sessuali di adulti affetti da deviazioni
sessuali o con la voglia di esperienze erotiche non comuni. In tal senso, la transazione
d’affari non è propriamente tra l’adulto e il bambino, ma tra l’adulto e chi sfrutta il bambino
incassando i soldi della prestazione fornita.
Un bambino piange al buio, sia quando è preda delle attenzioni e delle perversioni di un
pedofilo, maschio o femmina che sia, sia quando è oggetto del divertimento di milioni di
turisti sessuali, di amanti della telecamera che filmeranno e venderanno le scene erotiche
in cui il piccolo è protagonista, per sempre strumento del loro ricatto; e sia quando, da
questa spirale di maledizione, il bambino non si potrà liberare perché stretto nella morsa
della "schiavitù per debito" e, quindi, merce di una organizzazione criminale che, ad un
suo cenno di insofferenza, non esiterà ad eliminarlo rimpiazzandolo con "della carne più
giovane e più sana".
Pino Arlacchi, ha risvegliato la nostra coscienza, quando ha detto "abbiamo scambiato la
cessazione della schiavitù come condizione giuridica con la sua scomparsa di fatto. E ci è
sfuggita non solo la persistenza fin dentro il Novecento delle più antiche pratiche di
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sfruttamento, ma anche la loro rinnovata espansione dagli anni ’70 in poi". Pensare alla
"schiavitù", infatti, per molti di noi significa riportare la mente a tempi molto lontani, ai
velieri carichi di umanità sofferente diretta verso le piantagioni di cotone degli Stati Uniti o
del Brasile; pagine tristi della nostra storia.
Ed, invece, il mondo d’oggi ci costringe, giorno dopo giorno e notizia dopo notizia, ad
accettare il fatto che, agli inizi del terzo millennio, ci sono 200 milioni di esseri umani in
catene a cui si aggiungono 100 milioni di bambini che oggi subiscono le più infamanti e
selvagge forme di sfruttamento, quando invece nell’arco di quattro secoli la tratta di
persone dall’Africa al Nuovo mondo non ha superato i 12 milioni. La schiavitù, allora,
assume le sembianze di una delle più devastanti piaghe dell’epoca presente.
Essa si presenta secondo delle forme che nulla hanno di diverso rispetto ai secoli passati,
alla tradizione greco-romana e alle civiltà asiatiche e africane. Esse sono: 1) la
compravendita e lo sfruttamento lavorativo e sessuale dei bambini e delle donne; 2) il
lavoro forzato; 3) l’asservimento per debiti. Tutte e tre sono forme di dominio dell’uomo
sull’uomo, dell’uomo sulla donna e dell’uomo su un minore a solo scopo di profitto. Anche
se oggi non esistono più civiltà schiavistiche, tuttavia sono emersi e si sono modellati con
il tempo veri e propri mercati di schiavi, dove le prestazioni e le relazioni schiavistiche si
collocano all’interno di sistemi economici più ampi, di veri e propri mercati stabiliti. E dove
gli egoistici fini della schiavitù, permangono essere l’estrazione forzata di lavoro non
pagato e la compravendita e lo sfruttamento sessuale di donne e bambini.
Le forze del mercato legale e del mercato grigio, in cui gli scambi criminali sono poco
distanti dal resto dell’economia, hanno fatto riemergere la schiavitù in modo
preponderante. Forze miste – legali e criminali – sono riuscite e rendere l’asservimento dei
minori per scopi sessuali, uno dei crimini più aberranti per mezzo del quale si incarna il
senso più profondo di "schiavitù": la morte sociale dello schiavo. La schiavitù, è indubbio,
è la perdita totale e definitiva del sé che trasforma il soggetto in una "non-persona". Il
padrone ha la totale disponibilità, non solo del corpo e del lavoro di quell’essere umano,
ma della sua stessa vita; ed egli è cosciente di questo. A quell’uomo rimane unicamente la
"vita fisica", perché la "vita sociale" gli è stata negata definitivamente. La condizione nella
quale la schiavitù lo pone è quella di assomigliare ad un animale o a una cosa, di vivere in
un’impotenza assoluta, in una misera condizione di umiliazione totale, che degrada le basi
stesse dell’identità e della dignità della vittima.
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Oggi come per secoli è accaduto, la società e, in essa, attori ben precisi, arrivano ad
includere nella logica delle relazioni di mercato la compravendita degli esseri umani e, in
particolare, dei minori. Addirittura, gli esperti parlano di "una coercizione indiretta di
mercato" diversamente dall’"oppressione fisica diretta" tipica della vecchia schavitù, nel
senso che oggi le vittime dell’oppressione sono soggetti liberi, che scelgono di entrare nei
circuiti dello sfruttamento sessuale con la convinzione di poterne uscire, in teoria, quando
vogliono. Molti di loro, infatti, sono madri che insieme ai propri figli chiedono di essere
trafficate verso i paesi occidentali con la speranza di un futuro migliore e, che per questo,
sono disposte a pagare somme esorbitanti, indebitandosi, ed entrando per sempre in un
giro in cui non saranno mai più considerati persone, ma schiavi.
Pertanto, se la logica di mercato arriva a governare il destino degli esseri umani, è logico
che la natura umana sarà destinata, ben presto, alla demolizione della sostanza fisica e
psicologica dell’uomo stesso. E i bambini saranno i primi, proprio perché i più deboli e i più
strumentalizzati in un mondo di adulti, a rimanere schiacciati dalle forze di un mercato che
pone le finalità di lucro al di sopra del rispetto della vita umana.
La struttura del mercato: tra "domanda" ed "offerta" le sembianze del moderno
sfruttamento sessuale
In questa struttura economica, è opportuno parlare di mercati della pedofilia piuttosto che
semplicemente di pedofilia, in quanto ciò permette di inserire tale reato all’interno di una
prospettiva più ampia: di un rapporto fra "domanda" – "offerta" e di "beni e servizi" offerti e
richiesti.
Nella categoria della "domanda" rientrano gli attori quali i pedofili, i turisti sessuali e i
consumatori di pornografia infantile che, in genere, sono sia pedofili che turisti sessuali.
Nella categoria dell’"offerta" si collocano attori quali i produttori di pornografia infantile, gli
organizzatori di viaggi a sfondo sessuale; e i trafficanti di minori che possono agire
individualmente, ma che più frequentemente fanno parte di organizzazioni criminali di
natura internazionale. Infine, i "beni e i servizi" richiesti, sono: i minori – quale merce
ambita - abusati sessualmente senza limiti di violenza; la prostituzione minorile; la
pornografia infantile; e i viaggi a di carattere sessuale.
Ognuna di queste categorie è strettamente legata alle altre a doppio filo, pur
differenziandosi i componenti per la loro costituzione soggettiva e per il tipo di attività che
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perseguono. Tra "domanda" ed "offerta" si creano gli stessi rapporti e legami del mercato
legale, con la differenza che esse rientrano in un vero e proprio "mercato" illegale e, come
tale, l’unico scopo perseguito è quello del guadagno. "Domanda" ed "offerta", allora,
descrivono i nessi di un reato, qual è quello della pedofilia e di tutto ciò che ad esso è
correlato, che attraverso questa logica economia può essere spiegato in una nuova ottica.
I "mercati della pedofilia" sono tali perché è mutato il reato sessuale, dal punto di vista dei
soggetti che lo commettono e dal punto di vista delle attività ad esso connesse. Non ci
sono più solo, infatti, i soggetti che abusano del minore perché affetti da precise deviazioni
sessuali o per altri motivi che trovano più una spiegazione di carattere sociale, rientranti
quindi nella categoria della "domanda", ma anche coloro che forniscono i servizi necessari
e che, così facendo, agevolano e favoriscono l’attività dei primi. Se i primi, quindi, sono
spinti da pulsioni ed istinti i secondi, invece, basano le loro azioni unicamente su finalità di
lucro.
Nella accezione più tradizionale, la pedofilia è vista come un reato i cui attori sono
l’abusante-pedofilo e la vittima-minore, in una prospettiva "unilaterale". In una accezione
più moderna, allora, la pedofilia può essere intesa come un mercato nell’ambito del quale
si effettuano scambi e contrattazioni fra i soggetti che fanno parte della categoria
"domanda" (i pedofili, i turisti sessuali e i consumatori di pornografia) e i soggetti che
producono ed offrono i "beni e i servizi" richiesti dai primi con il solo scopo di lucro
(produttori di materiale pornografico, gli organizzatori di viaggi a sfondo sessuale e le reti
criminali internazionali).
La prospettiva, pertanto, che si viene a creare è "trilaterale": 1) il rapporto abusantevittima; 2) il rapporto sfruttatore a fini commerciali-vittima (es. chi filma le scene erotiche e
la vittima) ; 3) il rapporto abusante-sfruttatore a fini commerciali (es. il turista sessuale o il
pedofilo che si rivolgono all’organizzazione di viaggi sessuali o alle organizzazioni pedofile
esistenti per giungere alla destinazione esotica con la certezza di poter abusare, al giorno,
di un certo numero di minori scelti su un catalogo).
In questo rapporto fra "domanda" ed "offerta", il reato sessuale avente come soggetto
passivo il minore rientra in una spirale dello sfruttamento, le cui persone coinvolte
appartengono a vari settori della vita commerciale e sociale e le cui attività sono diverse, a
seconda che si domandi o si offra. Una spirale, questa, che è continuamente rigenerata da
chi la alimenta fornendo la "materia prima", cioè il minore.
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Questa logica che sacrifica l’essere umano sull’altare del dio denaro, ci porta a parlare,
ormai con naturalezza (almeno per chi è del settore), di compravendita della merce,
intendendo che l’oggetto comprato e venduto è l’essere umano, al di là di un confine
geografico e legale ben preciso; e dove l’"offerta" e la "domanda" si incrociano in un via
vai di razze e di valori da cui i sentimenti delle persone sono banditi. Negli ultimi decenni, il
mercato delle prestazioni sessuali si è delineato con forza. Gli schiavi sessuali, cioè donne
e bambini, ridotti a soddisfare e compiacere una clientela internazionale perversa (ma non
sempre) e ben pagante è un fenomeno che và dalla minaccia alla costrizione psicologica,
dal ricatto della fame e dei debiti fino alle percosse, dalle mutilazioni alla morte. I guadagni
di chi sta dalla parte dell’"offerta" sono più alti quanto maggiori sono le violazioni dei diritti
umani delle vittime.
E’ questo mercato che trasforma una bambina vergine, dopo che è stata valutata,
commerciata e pronta per "lavorare", in una fonte di guadagno inestimabile e, soprattutto,
redditizia a lungo per gli sfruttatori. Infatti, se un carico di armi o una partita di droga non
può essere rivenduta sul mercato, una bambina-schiava sì. Essa arriva ad avere centinaia
di prestazioni sessuali prima di essere riproposta a un più basso prezzo a un circolo
inferiore di prostituzione, o prima di cadere vittima dell’Aids o delle infezioni veneree. Fino
a 20 ore al giorno può essere sfruttata una ragazza adolescente nei bordelli asiatici o latini
di infima categoria, senza che le sia permesso alcun riposo settimanale, sopportando
anche fino a 40 clienti al giorno.
Per piegare la volontà di queste bambine e, in taluni casi, pure dei maschi reclutati
nell’industria del sesso, nei bordelli del sud est asiatico è usuale, per esempio, sottoporre
le nuove arrivate di nazionalità in genere birmana o nepalese, molto meglio se vergini, ad
un inferno di violenze ininterrotte. Questo, per spezzare la volontà e l’autoconsiderazione
di se stesse, al fine di giungere all’annullamento totale e all’interiorizzazione del senso di
inferiorità. E se gli insulti dei tenutari dei bordelli, le varie umiliazioni, non ottengono tale
effetto e la giovane si ostina a ribellarsi, non c’è limite alle percosse che vengono inflitte
alle vittime, compresa la chance concessa ai clienti di farne ciò che vogliono; e, addirittura,
in taluni casi dai protettori sono assunti gruppi di stupratori.
La logica del mercato, come è stata intesa, inquadra la pedofilia in una cornice sociale di
degrado e disprezzo, accanto alle altre forme di sfruttamento ad essa conseguenti o
connesse. Certamente, la vendita di servizi personali di natura sessuale, da parte di donne
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adulte o di minori rapiti e trafficati, è molto redditizia e sconfina da circoscritte aree
geografiche. Tuttavia, è allarmante scoprire che gli enormi guadagni che il mercato del
sesso assicura, trovino la forza di piegare la dignità di un bambino e di una vittima,
promuovendo incessantemente lo sfruttamento integrale del corpo della persona umana.
E’ allarmante e triste rendersi conto che tutto questo, attraverso l’indifferenza, viene
quotidianamente, da noi tutti, permesso.
La spirale dello sfruttamento: i diversi attori della "domanda" e dell’"offerta"
Capire e spiegare le cause della pedofilia nella sua accezione tradizionale, come reato
che implica una relazione "unilaterale" fra l’abusante e la vittima, è ben diverso che
individuare le cause della pedofilia nella prospettiva "trilaterale". La prospettiva unilaterale
è il campo d’indagine degli psicologi e degli psichiatri, piuttosto di chi studia la società in
un’ottica internazionale. Tuttavia, il sociologo deve conoscere l’origine psicologica della
pedofilia, le cause che le vengono attribuite, le conseguenze che essa comporta e le sue
sfaccettature. Questo, perché un pedofilo è tale non solo nella rete familiare, quando
abusa del proprio figlio/a, del nipote, del figlio di un vicino o di un parente; ma anche
quando se ne và lontano all’estero o, semplicemente attraversa il confine, ed abusa dei
figli degli altri e di chi è orfano, per rimanere anonimo e, se parte di un’organizzazione ben
strutturata, sentendosi protetto.
E’ allora opportuno capire le radici sociali della pedofilia, antiche ma soprattutto quelle
attuali, più complesse e contorte. Capire la pedofilia in un’ottica sociologica significa
partire dal concetto di famiglia oggi: dai legami fra i genitori e i figli, da come essi sono
cambiati; ma anche da cosa l’abuso pedofilo ha distrutto, nel momento in cui si è generato
all’interno della famiglia nella figura dell’abusante, e cosa esso ha lasciato alla vittima e a
tutti gli altri componenti. In particolare, in una logica economica di mercato che permette di
inserire in un quadro internazionale ed articolato il reato e l’attività pedofila, significa
individuare i motivi che hanno generato la "spirale dello sfruttamento", nella quale
l’abusante-pedofilo non è l’unico protagonista, ma un attore come altri.
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La pedofilia: uno dei più importanti aspetti della "domanda"
Un pedofilo svedese: "Vorrei un altro video, ma questa volta
roba più forte. Ho voglia di guardare qualcosa di completo, sai
cosa intendo dire; e se avete il seguito delle scene con gli aghi,
per favore mandatemele". Le scene citate ritraggono una
bambina mentre viene violentata da alcuni pedofili che
infieriscono sui suoi genitali, frustandoli e riempiendoli di
paraffina bollente, per poi ricucirli con degli aghi; e i suoni della
realtà vengono perfettamente riprodotti nel filmato.
Una ragazza di 15 anni fu picchiata da un pedofilo tedesco e
dovette ricorrere alle cure mediche, con la probabilità di essere
sfregiata a vita. La polizia ignorò completamente la sua
testimonianza e non obbligò neppure lo straniero a pagare le
spese mediche della giovane donna. Probabilmente, gli agenti
si curano troppo delle entrate extra.
Il 30 Gennaio 1984 prese fuoco un bordello nella provincia di
Phuket, nel sud della Thailandia. I pompieri, scavando tra le
macerie, rimasero sconvolti nel ritrovare i cadaveri di 5
ragazzine incatenate ai letti che non avevano potuto fuggire.
Una di loro era stata venduta dai genitori per 200 dollari; odiava
il suo lavoro e la sua unica via di salvezza sarebbe stata quella
di restituire la somma di denaro pagata per lei, ma quando lo
aveva chiesto ai suoi genitori, le avevano comunicato che
avevano già speso l’intera somma. Il proprietario del bordello fu
condannato all’ergastolo e a pagare un compenso ai genitori
delle vittime.
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Definizione di pedofilia
E’ indubbio che la pedofilia sia una perversione, come questi esempi ampiamente
dimostrano.
Le definizioni di pedofilia possono essere varie:
1. patologica attrazione sessuale verso i bambini, la cui origine deriva dal greco pais (ragazzo)
e philia (amore). Nell’accezione più comune, il pedofilo è colui che predilige come partner
sessuale un giovane al di sotto dei 18 anni e, in alcuni casi, in età preadolescenziale
2. perversione sessuale consistente nell’attrazione per soggetti impuberi. Più frequente nel
sesso maschile, associata spesso a manifestazioni sadiche come l’aggressività, lo stupro, la
sodomia. Si osserva in individui affettivamente immaturi o psicopatici che cercano lo
scandalo
Da un punto di vista psichiatrico la definizione migliore di pedofilia viene data dal DSM IV
– Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – che fa rientrare il pedofilo nella
categoria dei parafilici, intesi come soggetti nei quali l’eccitamento sessuale è
caratterizzato dalla presenza di oggetti o di situazioni erotiche "non normali". Infatti, le
parafilie sono definite come "preoccupazioni ricorrenti con desiderio sessuale intenso e
fantasie di eccitazione che generalmente comprendono: 1) la preferenza per l’uso di un
oggetto non umano ai fini della stimolazione sessuale; 2) una ripetuta attività sessuale con
partner umani comprendente sofferenze o umiliazioni reali o simulate; 3) ripetute attività
sessuali con bambini o altre persone non consenzienti". E la pedofilia rientra nella
categoria delle parafilie, proprio per indicare che l’anormalità ( para) riguarda ciò da cui il
pedofilo è attatto (filia), in questo caso il minore.
Quindi, secondo il DSM IV, la pedofilia come comportamento parafilico comporta:
il desiderio di compiere attività sessuale con bambini prepuberi. Il soggetto affetto da
pedofilia deve avere almeno 16 anni e un’età di circa 5 anni maggiore di quella del
bambino. Mentre, per quanto riguarda i soggetti tardo-adolescenti affetti da pedofilia, non
viene specificata una precisa differenza d’età. In tali casi, è necessario ricorrere alla
valutazione clinica nella quale bisogna tenere conto della maturità sessuale del bambino e
della differenza d’età. Pertanto, il pedofilo è colui che è attratto dai bambini sessualmente
immaturi, non dagli adolescenti giovani post-puberali; e in quest’ultimo caso, infatti, non si
parla di comportamento pedofilo. Da qui, si può affermare che il pedofilo classico è
specificatamente attratto dall’immaturità sessuale.
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Le cause della pedofilia
Dopo aver dato la definizione più appropriata di pedofilia, è indispensabile accennarne le
cause. Accennarle perché è difficile elencare con perfezione quali sono i motivi che
trasformano un essere umano, potenzialmente normale, in un pedofilo.
L’ipotesi più accreditata è che egli abbia subito nell’infanzia abusi e molestie, più o meno
alla stessa età dei bambini che persegue da adulto. Tantochè, il fatto che tali abusi siano
avvenuti prima o intorno ai 13 anni in modo traumatico o senza alcuna forma di violenza e
di costrizione da parte dell’adulto, potrebbe differenziare i pedofili in violenti e non violenti.
La differenza sta nel fatto che i primi non arrivano ad uccidere il minore. Comunque,
secondo gli psicologi e secondo testimonianze che io stessa ho ascoltato di persone
abusate nell’infanzia dal padre o da un conoscente, non è assolutamente detto che un
bambino oggetto di pedofilia diventi da adulto un pedofilo.
Oppure, altre ipotesi sono legate all’idea che il pedofilo sia tale per una troppo intensa
relazione affettiva con la madre; o perché egli teme la sessualità tra adulti.
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Il comportamento pedofilo
Il comportamento pedofilo è stato descritto varie volte e da autori diversi. Per tracciarne un
quadro riassuntivo, in modo da consentire una visione completa, è da precisare che non
esiste una classe sociale precisa a cui un soggetto affetto da pedofilia appartiene.
Possono essere pedofili un avvocato, un giudice, un medico come un metalmeccanico, un
bancario o un parrucchiere. E non c’entra neppure l’età: può essere un maschio di
mezz’età come un giovane venticinquenne.
Il pedofilo, nel momento in cui intuisce la sua diversità impara a soffocarla e a vivere una
vita sociale e sessuale normale, visto che in genere è capace di una normale attività
sessuale, infatti spesso, è sposato. Egli può abusare dei propri figli o scegliere i figli degli
altri: poiché spinto dal desiderio ossessivo di avere rapporti sessuali con un bambino e,
quindi, essendo la sua principale motivazione l’egoismo e l’interesse personale verso il
minore, si trasforma in un abile predatore, capace di aspettare mesi oppure anni se
sceglie come vittima quel preciso bambino.
La tecnica maggiormente usata è quella di conquistarsi la fiducia e l’affetto del piccolo, di
cui ama l’innocenza, la giovane età, il corpo ancora impubere. Cerca, quindi, di instaurare
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con la propria vittima una relazione affettiva in cui è ben attento a mantenere il partner in
una dipendenza emotiva. Il ricatto, la manipolazione, le bugie sono tutti mezzi che il
pedofilo usa per avere per sé un bambino, iniziandolo al sesso attraverso immagini
pornografiche, fino ad arrivare ad assumere comportamenti minacciosi e violenti pur di
ottenere il corpo e il silenzio della vittima.
Alcuni medici hanno notato che i pedofili possono comportarsi (non è una regola) secondo
modelli quali: 1) lo schema di seduzione utilizzato dai narcisisti che consiste nel sedurre il
bambino con regali, gesti d’affetto senza escludere l’uso della minaccia per impedire che
la verità sia rivelata; 2) gli abusatori introversi, cioè coloro che non stabiliscono relazioni
personali con le vittime e che prediligono bambini a loro sconosciuti e molto piccoli; 3) i
sadici: essi godono nel vedere soffrire fisicamente e psicologicamente il bambino durante
l’abuso. In questo caso, rientrano il rapimento, la tortura fino all’uccisione vera e propria
del soggetto abusato.
Il pedofilo si diversifica anche in base alla tipologia del suo approccio sessuale con il
minore: può limitarsi a spogliare il piccolo e a guardarlo, a mostrarsi a lui, ad accarezzarlo
con delicatezza; a masturbarsi in sua presenza. Oppure, sottopone il bambino a fellatio, a
penetrazioni della vagina, della bocca o dell’ano del minore con le dita, con corpi estranei
o con il pene, a cui associa, mentre compie tali azioni, vari gradi di violenza.
La relazione con il bambino cessa quando quest’ultimo diventa troppo esigente o cresce;
infatti, il pedofilo classico trova spiacevoli le caratteristiche sessuali secondarie come la
presenza di peluria pubica. Comunque, anche se il rapporto con la propria vittima termina
e il pedofilo è costretto a sfogare su un altro innocente la propria perversione, molto
probabilmente possiede le foto, i video o un diario che gli permetteranno di conservare il
ricordo dell’esperienza vissuta con quel bambino.
Il minore, al contrario, l’unico ricordo che porterà dentro di sé è l’enorme sforzo, compiuto
durante tutta la fase dell’abuso, di trasformare il vissuto negativo in piacevole nell’intento
innocente ed istintivo di dare a se stesso una spiegazione, soprattutto, se il pedofilo
coincide con la figura del padre e, quindi, il bambino ne vuole mantenere un’immagine
idealizzata e positiva.
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La pedofilia nella logica di mercato
Considerare la pedofilia all’interno di una logica di mercato significa scrutarla da
un’angolazione diversa che la inserisce in quel meccanismo di "domanda" ed "offerta" il
cui nome è mercato della pedofilia. Tra l’altro, osservare la pedofilia da una simile
prospettiva, porta ad individuarne quei tratti che l’accostano alle altre forme di sfruttamento
sessuale, quali il turismo sessuale e la pornografia.
Si tratta di un mercato perché i pedofili, sin dagli anni ’60 e ’70 con tratti diversi da paese a
paese, hanno dato vita a catene di hotel, di cottage, di pensioncine e di bar di ogni
categoria e tipo in cui abusare di un minore aveva, già da allora, l’egoistico scopo del
guadagno.
Nel sud est asiatico, come lungo le spiagge del Brasile e di altri paesi latinoamericani, la
rete pedofila avente il volto non solo di singoli uomini, ma soprattutto di organizzate
strutture pedofile, simili a società segrete in cui le pratiche di violenza pedofila sono
condivise e difese dai membri, si è insediata con forza e ha permesso l’apertura veloce di
bar di lusso dal nome Punky Bar, Baby Bar, Mamaya, l’Apache, il Ding Dong, Quite Spot e
di squallidi locali. In ognuno di questi posti, i minori schiavizzati sono accomunati da un
unico destino: quello di esistere solo ed esclusivamente come merce per tutto il tempo che
da altri è stato deciso.
Tuttavia, è più vantaggioso per un pedofilo viaggiare all’estero se parte di
un’organizzazione come la Nambla o la Rgs, perchè grazie ad esse potrà scegliere prima
di partire con quali e quanti bambini condividere la vacanza, potrà avere un’assistenza
legale in caso di guai e un kit di sopravvivenza. Le riviste pedofile, inoltre, che girano fra
queste associazioni come Swing, Lolita e Spartacus danno tutte le indicazioni di dove
poter abbordare i maschietti in paesi quali lo Sri Lanka, le Filippine, il Togo e altri ancora.
Stamford, un prete inglese fondatore e coeditore del giornale "Guide Spartacus"
specializzato per pedofili e turisti sessuali, ha avuto la libertà di vendere tale rivista per ben
24 anni; e lo ha fatto con la consapevolezza delle forze dell’ordine e di alcuni giudici che
non hanno mai fermato la diffusione di questo giornale in Europa.
In questo giro di terrore e di violenze la pedofilia, anello incisivo della catena dello
sfruttamento, viene giustificata da chi la commette con il mito dell’antica Grecia, con la
bugia che in certe zone del mondo, tipo in Thailandia, i padri iniziano le figlie da giovani
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all’attività sessuale; o con la scusa ipocrita che il denaro, sicuramente utile al PIL dei paesi
in cui il mercato del sesso è fiorente, fa vivere meglio i piccoli e le loro famiglie. Tutto
questo non ha nulla di vero. Si stima, infatti, che una minorenne proveniente dall’est
europeo e sfruttata in un bordello tedesco per esempio, al mese di 7500 dollari
guadagnati, 7000 li debba dare al proprietario del locale dove lavora, 500 gli utilizza per le
spese di sopravvivenza (alloggio, civo, vestiario). Pertanto, gliene restano solo 12 e il
debito che ha contratto con il proprio protettore rimane.
Il termine più giusto, quindi, per descrivere questo circuito di "dare ed avere", non può
essere che quello di "mercato". Infatti, se esistono le organizzazioni pedofile da decenni,
se esistono locali come il Punky Bar dove tutti sanno che non si và a giocare a carte, è
perché esiste una rete internazionale ben organizzata di persone senza scrupoli che:



rapiscono i minori dai villaggi arretrati del sud est asiatico o dalle favelas brasiliane,
ingannando spesso i genitori o pagandoli per ottenerne il consenso
oppure li rapiscono dai campi profughi di Cambogia o Laos o li prelevano dalle strade di
una città europea qualsiasi
e li consegnano ai proprietari dei bordelli e alle maitress che prima li picchiano a sangue per
spezzare la loro volontà e poi li sfruttano esibendoli dietro le vetrine del locale o li fanno
ballare sui tavoli all’interno. Il tutto con la connivenza delle forze dell’ordine che, invece di
denunciare gli sfruttatori, arrivano anche ad uccidere i bambini se scappano dai garimpos o
da quelle stanze puzzolenti in cui sono rinchiusi in 10-15 senza cure mediche e uno spiraglio
d’aria, ricevendo l’appoggio di molti esponenti dell’ambiente giudiziario.
Se esiste, quindi, un nesso tra il pedofilo che alcune volte all’anno viaggia all’estero o
decide di abitarci per dei mesi, e chi gli procura i bambini da poterli utilizzare a proprio
piacimento, è chiaro che sussiste un circuito; ed è quello tra:
1. l’abusante 2) lo sfruttatore a fini commerciali e 3) la vittima.
E’ lo sfruttatore, infatti, che assicura la merce umana al pedofilo. E’ sempre lo sfruttatore
che, grazie agli agganci criminali di cui dispone, rifornisce i bordelli di ogni angolo del
mondo, perché ha la possibilità di avere sotto mano un giro continuo di minori in grado di
sostituire quelli consumati.
Una relazione "unilaterale" pedofila, quindi, non riuscirebbe ad articolare dei rapporti così
complessi ed intrinsecati come quelli che, al contrario, il rapporto "trilaterale" ha posto in
essere.
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 La pedofilia femminile
Tuttavia, non per tutti i pedofili esiste la protezione di organizzazioni pedofile come la
Nambla o la Rgs o la Pie e la sicurezza di arrivare nel luogo di destinazione avendo già
tutto stabilito. Questa sicurezza, infatti, non ce l’hanno o viene garantita minimamente, alle
donne pedofile.
Parlare di donne pedofile non è né comune né semplice. Prima di tutto, perché la pedofilia,
come la maggioranza delle parafilie, è considerata una patologia rara nel sesso femminile.
Infatti, gli esperti hanno riscontrato che il vovyerismo, il frotteurismo, il feticismo, sono
riscontrabili quasi esclusivamente nei maschi; così come il sadismo sessuale è raramente
presente nei soggetti femminili, mentre il numero dei masochisti di sesso maschile è di
gran lunga più alto di quello relativo al sesso femminile. Lo stesso si può dire della
pedofilia. Invece, l’unica parafilia dove i soggetti di sesso femminile sono in numero
paragonabile a quelli di sesso maschile è la zoofilia. Tuttavia, sembrerebbe che le donne
pedofile esistano. In secondo luogo, perché su questo argomento se ne sa veramente
poco e poco è stato scritto in merito.
Il fenomeno della pedofilia femminile è comparso, all’incirca, intorno agli anni ’70 quando
donne americane e canadesi, per lo più divorziate e vedove e favorite dall’emancipazione
economica, hanno iniziato a recarsi verso spiagge lontane alla conquista dei "beach boys",
soprattutto, ma anche delle "beach girls" che potevano farle sentire, al suono di 100
dollari, "regine per una notte". Alcune indagini giornalistiche come quella del settimanale
Panorama, hanno messo in luce che oggi l’età di queste donne varia dai 25 anni circa ai
50 anni, mentre le motivazioni che le spingerebbero ad alimentare il desiderio di vivere
una notte di sesso con bimbi di 6-7 anni o di 11-12, sono sempre le stesse: la
soddisfazione sessuale e, ad un tempo, l’appagamento materno.
Esse, tuttavia, potendo difficilmente usufruire di infrastrutture organizzate al loro servizio
come i pedofili maschi, sono costrette ad abbordare i ragazzini per strada e a viaggiare
senza la protezione di un’articolata rete di agganci. Le donne nordamericane si
indirizzano, per la maggior parte, verso i Caraibi; mentre le europee provenienti dai ricchi
paesi occidentali preferiscono come mete il Marocco, la Tunisia e il Kenya e per le
destinazioni più lontane la Giamaica e il Brasile. La Thailandia, invece, è la meta preferita
dalle donne giapponesi che, con i voli charter, raggiungono i centri specializzati in
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massaggi sadomaso di Bangkok. E a Marrakesh trascorrono dei periodi le scandinave e le
olandesi che consumano notti d’amore in acconto, cioè se la notte trascorsa non è stata
soddisfacente la prestazione non viene pagata.
Se la pedofilia, quindi, come relazione "unilaterale" coinvolge solo due attori - l’abusante e
la vittima - la pedofilia come relazione "trilaterale", soprattutto nel caso dei soggetti
maschi, appare chiaro come sia connessa ad una pluralità di attori (i vari tipi di sfruttatori: i
trafficanti di bambini, i proprietari dei bordelli, le maitress, il crimine organizzato...) e come
essa diventi una delle cause primordiali alla base del mercato del sesso e del suo infinito
business. Ed è proprio a questo punto che la pedofilia si concilia, non completamente nelle
cause ma sicuramente nelle modalità, con il turismo sessuale e con il più ampio concetto
di prostituzione minorile, cioè di una transazione d’affari fra l’abusante e il protettore di
minori che, in cambio di soldi, affitta per alcune ore il bambino all’adulto in modo che
quest’ultimo possa soddisfare appieno i suoi impulsi sessuali.
In questo senso, la pedofilia intesa come parafilia rimane la causa primaria alla base del
comportamento del pedofilo, ma altre cause ancora si sommano ad essa; le stesse che
riescono a giustificare, sempre se questo sia veramente possibile, le origini del turismo
sessuale e della pornografia. Allora, l’ambito di esplorazione nel quale ci si addentra, è
quello della prostituzione minorile internazionale dove gli attori che fanno parte della
spirale dello sfruttamento sono gli stessi sia per i pedofili che per i turisti sessuali.
Il turismo sessuale: l’altro anello della "domanda"
"Sono stato due settimane a Cuba per lavoro. Alla sera le
famiglie cubane che ci ospitavano, lasciavano la casa libera e
la figlia, in genere intorno ai 12/13 anni, era a nostra completa
disposizione…ci divertivamo e davamo loro una mano per
andare avanti"
Una ragazza prostituta del Guatemala racconta: "Al ponte
vengono tanti signori e le ragazze dicono loro quanto vogliono
per vendere il proprio corpo: 3, 4 o 5 dollari. Io avevo 12 anni la
prima volta che sono andata al ponte. Gli uomini vanno con le
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ragazze di qualsiasi età. Come quando uno vuole comperare
una palla, sceglie il colore e cerca la palla che gli piace; così
fanno gli uomini con le ragazze: vegnono, chiedono il prezzo e
scelgono quella che gli piace. Quando arriva una bambina
nuova la scelgono molto e lasciano le altre da parte perché
sono già stati molte volte con loro e quando si stancano anche
della ragazza nuova, ricominciano con un’altra"
Una sedicenne lituana è stata ingaggiata per 3 settimane in un
bordello israeliano dove ha ricevuto circa 300 uomini per un
guadagno di 3000 dollari
A Santo Domingo una delle tante adolescenti prostitute è
anoressica, si nutre di birra e fuma in continuazione. Ha un
bambino di pochi mesi, ma lei non ha neanche 14 anni. Accetta
pure clienti che non vogliono usare il condom perché pagano di
più
 Il turista sessuale
I turisti sessuali o gli occasionali del sesso sono persone che cercano l’evasione dalla
rigidità della loro vita troppo ben organizzata, immerse nei modelli di una società che
attribuisce un’importanza eccessiva al sesso, inserendolo in una logica di potere.
E’ una categoria composta da persone che si possono definire "normali", ovvero da
persone che nel loro paese di residenza hanno una condotta sessuale che rientra nella
normalità, ma che si mostrano ben disponibili a lasciarsi attrarre da esperienze inedite,
quando gli impegni di lavoro o gli spostamenti turistici, li portano in un paese lontano.
Pertanto, si tratta di una categoria di persone che, per certi aspetti, è meno problematica
rispetto a quella pedofila, in quanto non ossessionata da un bisogno irresistibile di
soddisfare delle esperienze sessuali anormali; ma, per altri versi, è ben più preoccupante,
poiché espressione di una mancanza del comune senso del pudore, che fa apparire
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accettabile qualunque tipo di comportamento, mascherato dietro una supposta
emancipazione dai vincoli del passato, della cultura e della religione. Il turista sessuale, in
tal senso, è anche definito come uno "sperimentatore sessuale": una persona che ricerca
nuove esperienze, non perché affetto da una specifica patologia, bensì in nome di una
sorta di desiderio di indipendenza dai limiti che la nostra cultura porrebbe all’espressione
della sessualità nelle sue più varie declinazioni.
La maggior parte di tali persone conduce un’esistenza normale nei propri paesi, ma sulle
spiagge della Thailandia o di Cuba, si rilassa nei costumi locali dimenticando le basilari
norme morali. Si lascia andare in comportamenti aberranti nei confronti dell’etica, quanto
verso la gente di quei luoghi e dei suoi costumi. Sono individui che vengono meno ai
vincoli inter-generazionali delineati dalle regole morali a loro ben conosciute.
In nome di un piacere capace di vincere la noia e la consuetudine sessuale, i turisti sono
disposti a perseguire il desiderio egoista di potere, di dominio, con la scusa di provare
compassione per il bambino povero oggetto del loro abuso. A volte, non si curano neppure
di giustificare il loro atteggiamento, esprimendo direttamente e senza veli la loro voglia di
sperimentare esigenze nuove
 Il turismo sessuale: l’ambiente in cui nasce e si alimenta, la logica di mercato che lo
caratterizza
Il turismo sessuale, se si osserva l’ambiente in cui prende forma e le modalità che
assume, la differenza con il mondo pedofilo non è poi così percettibile. Infatti, il giro di bar,
di hotel, di locali squallidi e di spiagge incantate dove un pedofilo ha la chance di
incontrare, corteggiare e poi conquistare un bambino è lo stesso frequentato da un abituè
del turismo erotico o da un turista comune che, pur privo di esperienza, se intende
abbinare l’esotismo con l’erotismo, non avrà difficoltà ad imparare.
E’ in quei locali, che sorgono ovunque nei diversi paesi che alimentano l’industria del
sesso, che i turisti abbordano o vengono abbordati. E’ in questi luoghi che essi rimangono
affascinati dall’atmosfera a luci soffuse nella quale si immergono, dalle bambine smaliziate
che si strusciano addosso e dalla facilità che esse hanno di essere affittate per alcune ore
o per un’intera notte. E’ facile per un turista ottenere tutto ciò che desidera: una ragazza
vergine o un minore di 5 anni.
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In fin dei conti, i piccoli sono istruiti da chi li ha acquistati talmente bene che non vi è
differenza fra il loro comportamento, provocante e lagnoso, e quello di una prostituta
professionista.
Vi sono turisti che affittano una fidanzata orientale per tutto il tempo di permanenza
all’estero già prima di partire, presso agenzie che offrono tale servizio ad un prezzo che
varia dai 300 ai 500 dollari. Oppure, ci sono quelli che "provano" la bambina per un
periodo e, se essa è di loro piacimento, se la portano con sé in Germania, in Francia o in
altre località. In tal caso, aumenta lo stesso "prestigio" del maschio o della femmina che, al
ritorno dal viaggio, dagli altri compagni è idealizzato, tantochè la speranza è quella di
ripartire di nuovo con uno straniero diverso.
Vi sono poi alcune importanti aziende nipponiche che arrivano ad offrire ai loro dirigenti
migliori un viaggio premio di alcuni giorni a Bankok, in cui è incluso il volo, l’hotel e la
disponibilità di una o due prostitute per tutta la durata del soggiorno, scelte
preventivamente su di un catalogo. Questo viaggio "tutto compreso" è definito il package
deal e garantisce al cliente un lavoretto pulito, discreto e senza complicazioni.
L’intera zona di Patpong 2, in Thailandia, è riservata esclusivamente ai giapponesi: strani
uomini d’affari, sessualmente violenti, freddi e pronti a brutalizzare le donne
considerandole alla stregua di oggetti. Le ragazze a Patpong tendono a rifiutare i
giapponesi, ma non sempre hanno la possibilità di scegliere. Sono individui, infatti, che
amano "affittare" una ragazza diversa ogni notte e organizzare le serate di gruppo che le
giovani prostitute detestano, perché costrette a stupri collettivi e "a certe cose che fanno
male".
I clienti thailandesi, invece, preferiscono ai locali notturni i bordelli di infimo ordine, dove si
può scegliere una giovane in meno di 3 minuti e levarsi il pensiero nel giro di un quarto
d’ora.
Infine, gli stranieri. Sono coloro che quando arrivano all’aeroporto pretendono di trovare ad
aspettarli il gruppo di bambini con cui trascorreranno la vacanza, selezionati su loro
richiesta, dalle agenzie europee e asiatiche. Essi, al contrario dei thailandesi, apprezzano
di più i bar come il Pink Panther dove le ragazze stappano le bottiglie di Coca-cola o
fumano le sigarette utilizzando il loro sesso, con le gambe ben divaricate di fronte al
pubblico che le incoraggia battendo le mani. Tra di essi, molti italiani che, oltre il sud est
asiatico amano anche Cuba, la Repubblica Dominicana e il Brasile. Sono giovani di 20-25
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o 30 anni, non solo quindi uomini d’affari. Ogni settimana parte da Milano un volo di una
compagnia brasiliana diretto a Fortaleza, carico di turisti italiani che, a 50 dollari la tariffa,
si godono una notte di trasgressione con una bambina di 13-14 anni.
A Bucarest, invece, i giovani di 10-14 anni abbordano direttamente loro i clienti, per lo più
rumeni ed occidentali, nella zona degli autobus e della metropolitana, controllati da un
adulto. Oppure alcuni tra i 13 e i 17 anni, con la supervisione di una persona adulta, si
prostituiscono in hotel vicino al Danubio o lungo la strada tra Bucarest, Vienna e la
Romania. Marilena, per esempio, una bambina di quasi 12 anni, si prostituisce dietro la fila
di cespugli della stazione di Bucarest a 1 dollaro e mezzo a prestazione, costretta da una
coetanea più grande.
In Polonia, i turisti che arrivano sanno, al contrario, di quale ragazzo grandicello fidarsi.
Quest’ultimo, infatti, recluta anche tra i parenti bambini da affittare ai turisti, racimolando
intorno ai 40 marchi. E ci sono giovani polacchi che in auto, tutti i giorni, si dirigono verso
Berlino per guadagnare un po’ più di denaro: nel 1995 vennero scoperti 30 ragazzi
polacchi che si prostituivano a Berlino. Per le femmine il lavoro non manca. Lungo il
confine polacco-tedesco, sulla strada che unisce Varsavia a Berlino, le ragazze si
vendono ai camionisti che le abusano dentro i loro tir per 200 marchi al giorno. Hanno
quasi tutte meno di 18 anni.
Il turismo sessuale ha concesso a chi lo pratica il potere, non solo di pagare quanto gli
pare il proprio schiavo, ma soprattutto, di disporre della sua "vita" e della sua "morte". In
certi casi, infatti, il cliente vede consegnarsi il piccolo con l’assicurazione che può fargli
quello che vuole, anche ucciderlo perché, comunque, qualcuno addetto alla "pulizia" se ne
occuperà certamente.
I turisti non fanno altro che scegliere il paese dove il grado di tolleranza sulle questioni
sessuali è il più alto. Dopodichè, gioca la disparità fra l’adulto e il bambino: la disparità in
termini di forza fisica, di disponibilità di risorse economiche, di capacità decisionale, di
esperienza, di manipolazione dei vissuti dell’altro, ma anche disparità in termini di cultura.
E’ proprio questo dislivello, insieme a tutto ciò che l’industria del sesso ha costruito per
ammagliare il viaggiatore solitario o occasionale, oppure alcune coppie annoiate che non
penserebbero mai di concedersi a certe esperienze erotiche, che alla fine ha la meglio.
Per giunta, la diversità della lingua non permette alcuna comunicazione, quindi l’incontro
diventa puramente funzionale, spersonalizzato e squalificante; e il minore, in questa
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relazione, non ha la possibilità né di difendersi, né di fuggire, né di opporsi alla
mercializzazione, che altri fanno, della sua persona.
Gli esempi sopra riportati, finalizzati a dipingere le varie sfacettatture del mondo del
turismo sessuale che per altro mutano da paese a paese, mettono chiaramente in luce
come il turismo sia calato nella stessa logica di mercato che rende la pedofilia un
business.
Anche nel mondo del turismo, infatti, c’è chi rapisce i piccoli dai villaggi, li vende ai
proprietari dei bordelli e li offre ai turisti, a seconda delle loro esigenze e gusti, a solo
scopo di lucro. Il meccanismo è lo stesso e gli attori pure; solo che, al posto dell’abusante
pedofilo, vi è l’occasionale del sesso, organizzato oppure no. E’ sempre un rapporto di
"domanda" ed "offerta" dove la merce rimane la stessa e il guadagno aumenta.

Le cause: alle origini della schiavitù e della logica di mercato
Quali le cause che portano la pedofilia ad alimentare un simile mercato e il turismo
sessuale, la pornografia minorile a prendere forma, unendosi a quella spirale di
sfruttamento che, in tal modo, si arricchisce e si fortifica?
Da un punto di vista sociologico è importante interrogarsi sui perché che stanno alla base
dei giri pedofili e turistici che caratterizzano la logica di mercato. E’ fondamentale per
capire come la società è cambiata con il tempo, pur esistendo anche in passato la
pedofilia. Bisogna individuare i motivi che hanno portato, con una incredibile velocità, lo
sfruttamento sessuale di un minore ad essere uno dei maggiori desideri di chi rientra nella
"domanda" e il primo "bene-servizio" proposto da chi rappresenta l’"offerta".
Solo osservando le statistiche del Censis sul numero dei minori prostituti, dal 1991 al
1995, nei principali paesi dell’America centrale e latina, del Sud est asiatico e dell’Europa
dell’est, accanto alle stime del numero di turisti italiani che hanno visitato per scopi
sessuali la Thailandia, il resto del Sud est asiatico, l’America centrale e latina, i paesi
africani e quelli dell’est europeo dal 1991 al 1995, non si può non pretende delle risposte.
Sono dati che lasciano senza parole:
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1. Minori prostituti nei seguenti paesi nell’anno 1995
India 450.000 – Bangladesh 50.000 – Cina 350.000 –
Thailandia 415.000 – Filippine 80.000
Brasile 1.250.000 – Perù 500.000 – Rep. Dom. 35.000 –
Venezuela 40.000 – USA 200.000
Polonia 19.330 – Paesi Baltici 10.000 – Romania 2000
2) Turisti italiani nei seguenti paesi nell’anno 1995
Cina 57.264 – Indonesia 55.725 – Thailandia 127.765 – India 37.459 – Sri Lanka 17.754
Brasile 67.675 – Rep. Dom. 92.366 – USA 525.000 – Costarica 19.306 – Colombia 14.133
Kenya 34.701 – Sudafrica 27.491 – Etiopia 6.752 – Zambia 1.186
Polonia 174.574 – Romania 110.701 – Ungheria 343.000 – Bulgaria 32.675
Tra l’altro, è da tener conto che le fonti relative alle stime della prostituzione minorile sono
varie e contrastanti, dove i dati provenienti dalle istituzioni governative e quelli forniti dalle
Ong sono chiaramente differenti.
Qualunque sia il loro sesso, comunque, i minori venduti, comprati e immessi sul mercato
con le sue regole, sono vittime non solo di cause recenti legate alla modernizzazione e
alla informatica, che hanno trasformato la spirale dello sfruttamento da locale a globale;
ma anche di cause antiche, che risalgono alla storia e alle tradizioni culturali del sud est
asiatico, dell’est europeo, come dell’Africa. E che, per questo, sono differenti a seconda
della zona del mondo che si considera.
Ritornando indietro con la memoria, le forme più aggressive di prostituzione risalgono al
contesto sociale inglese del 1800 dove, nei bordelli delle città, l’abuso di donne e bambini
assumeva le forme più oltraggiose, come avviene oggi in alcuni paesi in via di sviluppo. Le
ragazzine erano vendute a pochi soldi e i bambini di 4 anni erano sottoposti a ripetute
violenze sessuali a fini commerciali. Una violenza, questa, alimentata dalle classi povere e
disgregate, inurbate da poco.
L’incredibile è che, durante il periodo ottocentesco di crescita industriale ed urbana dove le
forze di polizia erano ancora poco articolate e le reti criminali che gestivano il giro della
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prostituzione cooperavano con le autorità nel mantenimento dell’ordine pubblico, si
concedeva alla delinquenza urbana "l’appalto della prostituzione". Tale stratagemma
rendeva sedentaria la criminalità che, da nomade, in questo modo poteva essere più
facilmente tenuta sotto controllo dalle forze dell’ordine.
Nella seconda metà del XIX secolo, poi, la domanda di servizi sessuali a pagamento
accrebbe per mezzo dei processi di urbanizzazione e le prime ondate migratorie maschili
dall’Europa al Nuovo Mondo. In tal senso, la prostituzione può essere considerata uno dei
sottoprodotti del fenomeno dell’urbanizzazione. Il sesso a pagamento divenne una
naturale valvola di sfogo per gli uomini immigrati e, al fine di soddisfare i bisogni sessuali
di questi, si importavano dall’Europa donne e ragazzine che, forzatamente, divenivano
prostitute, a cui si aggiungevano migliaia di giovani fanciulle sradicate dai villaggi. La loro
riduzione in schiavitù era alimentata da una crescente domanda e persisteva attraverso il
meccanismo del debito: al momento della consegna al bordello, il trafficante faceva
firmare alla ragazza un contratto in cui era indicato il prezzo pagato per lei dal proprietario
del locale. Tale cifra indicava la somma esatta da restituire e rendeva suscettibile di
cedere la giovane ad altri proprietari fino all’estinzione del debito.
Tuttavia, la crescita di estesi commerci di donne e di giovani adolescenti, lungo il secolo
passato, non ha seguito un unico modello. Per esempio, nel caso dell’India, la maggior
parte delle ragazze prostitute a Calcutta provenivano dalle zone limitrofe ed erano
sottoposte alle sevizie di una variegata clientela: soldati inglesi, operai immigrati e
commercianti di passaggio. Le migrazioni, in tal caso, erano di breve e medio raggio.
Mentre, nel caso della Cina è l’ondata di emigrazione della metà dell’Ottocento a generare
la prostituzione. Giovani donne, molte minorenni, erano richieste come Mui-Tsai e come
serve e venivano imbarcate verso le colonie d’oltremare. Fu immediato, quindi, il formarsi
di un collegamento fra le città di Singapore e di Hong Kong che si specializzarono in mete
di accoglienza della merce e di scambio; mentre, S. Francisco divenne la sede di una
potente comunità cinese che sfruttava le ragazze nei bordelli legalizzati. Qui, esse erano
controllate dalle "madri", cioè da figure femminili adulte, di origine in genere cantonese
che, spesso, reclutavano esse stesse la materia prima nelle campagne della Cina
meridionale.
Gli spostamenti degli eserciti hanno contribuito notevolmente all’espansione del mercato
del sesso a partire dagli anni ’70. La schiavitù sessuale militare è stata per molto tempo
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giustificata come una "strategia", finalizzata ad impedire ai soldati di compiere stupri di
massa. Dal 1932 al 1945, i vertici militari giapponesi attuarono un programma di
schiavizzazione collettiva delle donne, spesso catturate nei paesi occupati. Le cosiddette
"comfort women", per esempio, sono donne di nazionalità coreana, cinese ed olandese
che hanno servito l’esercito nipponico prima e durante la seconda guerra mondiale.
La prostituzione minorile in Asia si sviluppa proprio durante gli anni ’70 con modalità uguali
in Thailandia, a Taiwan e nelle Filippine. La guerra del Vietnam, infatti, ha reso i paesi del
sud est asiatico una delle mete preferite dai soldati americani in licenza R. & R. Questo
stimolò lo sviluppo di club, bar e centri di massaggio per gli incontri sessuali ed accrebbe il
flusso di giovani provenienti dalle aree rurali. A tuttoggi, gli eserciti inglese e statunitense
mantengono in alcune realtà internazionali accordi per la regolazione sanitaria delle
prostitute che vivono accanto alle loro basi militari. L’esercito inglese impone un servizio di
sorveglianza sulle donne ispaniche che prestano servizio come sex workers in Belize; e gli
americani hanno stipulato patti di "Rest and Recreation" con le autorità dell’Australia, della
Malesia e del Singapore.
Attualmente, la spirale dello sfruttamento nella quale migliaia di minori sono inghiottiti e
che può assumere le veci della morsa di un pedofilo, di quella di un turista sessuale o di
un pornografo, ha alla base cause che riprendono quelle antiche e che riflettono
l’evoluzione che la società ha subito nel corso dei decenni. Se un tempo, infatti, si credeva
che, inviare i bambini al templio per essere educati alla pratica del sesso, li potesse
rendere una "divinità" del sesso; o che, avere un’esperienza con una bambina, meglio se
vergine, regalasse un elisir della giovinezza, oggi queste credenze non sono per niente
smentite e continuano ad essere perseguite da molti uomini. Tuttavia, non sono certo
queste le cause che rendono il sesso con un minore un mercato di circa 5 miliardi di dollari
all’anno.
Le prime cause alle origini della schiavitù sono: la povertà e l’emarginazione. Esse
risultano fra i motivi accertati alla base del fenomeno dello sfruttamento sessuale dei
minori. La maggioranza dei bimbi abusati, infatti, ha origini rurali e l’esigenza di sfamarsi li
porta in città e li rende disponibili ad ogni sorta di attività in grado di assicurare loro
qualche spicciolo. Al mondo d’oggi, purtroppo, sono tanti i bambini vittime di fame,
malattie, negligenze, orrori della guerra e dei conflitti armati. Troppi coloro oggetto di abusi
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sessuali, psicologici o emotivi; separati dalle proprie famiglie, dai genitori e dalle loro case.
Troppi i rifugiati e tantissimi senza una patria, analfabeti, privi di alcuna speranza di futuro.
Se la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia sottoscritta nel 1989 da 191 stati,
tranne Usa e Somalia, garantisce a tutti il diritto ad avere un nome e una nazionalità, ben
40 milioni di bambini nati in 22 paesi addirittura non esistono. In tutta l’Africa, l’Asia e parte
dell’America Latina abitualmente le nascite non vengono registrate se non per il 30%,
generando così milioni di esseri a cui ora ufficialmente non corrisponde un nome né una
patria e che domani, per il mondo, non saranno "nessuno".
Nel mondo ci sono 650 milioni di minori che vivono in condizioni di inimmaginabile
sofferenza e bisogno e circa 80 milioni che trascorrono le giornate nella strada. Di essi 20
circa si trovano in Asia, 10 in Africa e Medio Oriente e 50 in America Latina. La maggior
parte di loro ha una famiglia e tutte le sere torna a casa. Tuttavia, ce ne sono 19 milioni
che raramente rientrano in famiglia; di questi, 4 milioni sono completamente soli e vivono
nelle discariche.
La miseria, dunque, che aumenta in modo sproporzionato la disponibilità di materia prima
in Asia, Africa e Sud America, nonché in Europa dell’Est, è solo una prima risposta al
formarsi di quel mercato di innocenti che, di fronte ad una verità come questa, è difficile da
guardare con occhio distaccato secondo parametri socio-economici.
Il caos che si delinea è diverso da stato a stato. In Cambogia, per esempio, dopo la fine
della guerra è aumentato il numero di bambini di strada, tra cui molti sono mutilati per
l’esplosione delle mine antiuomo di cui sono disseminate le aree rurali. In questo paese, il
mercato del sesso deve il suo sviluppo ai soldati Onu ed oggi è la mafia vietno-cinese ad
averlo in pugno.
In Africa, la prostituzione è maggiormente diffusa nella zona centro-occidentale e viene
praticata, soprattutto, come mezzo di sopravvivenza. Spesso, è la conseguenza, secondo
un’inchiesta del "Kenya Times", dei rapporti all’interno della famiglia: i piccoli possono
essere anche uccisi dai genitori se il gruppo familiare è troppo numeroso; e accade che
siano abusati dal padre, il quale è depositario di un potere sulla donna e i propri figli. In
Kenya, la violenza sessuale viene inflitta alle bambine quando lavorano presso ricche
famiglie come collaboratrici domestiche e ai maschietti nei campi militari.
A Città del Guatemala, il 70% delle ragazze ha iniziato a prostituirsi all’età di 11 anni e il
54% non ha terminato la scuola elementare. In Costa Rica, il 90.2% di ragazze sono
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
piangano al buio. Riflessioni sulla pedofilia”, organizzato dalla
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vittime di abusi sessuali nelle loro stesse abitazioni. In Cile, si contano circa 2000 bambine
prostitue con situazioni familiari violente alle spalle; e in Colombia vi sono 6000 minori nel
mercato del sesso, di cui 1/3 ha meno di 14 anni e oltre la metà ha contratto malattie
sessuali, tra cui l’Aids. In Nicaragua il 92% delle prostitute sono minorenni e in Venezuela
40.000 sono i bambini nel giro del sesso. In Perù, invece, molti piccoli si avvicinano al
sesso mediante familiari o amici.
Dalla parte opposta del mondo, a San Pietroburgo, la situazione non muta: vi sono
all’incirca 25.000 minori di strada che, con il crollo del comunismo, si ritrovano a chiedere
l’elemosina più di prima. Tra di loro vi è un alto grado di etilismo. I maschi, in genere, oltre
a prostituirsi entrano nel giro del pornobusiness; le femmine, pur di guadagnare, si danno
al primo che capita per il prezzo di una scatola di biscotti: 5000 £.
Nei Paesi baltici sarebbero circa 10.000 i bambini prostituti (lo 0. 025% della popolazione
minorile) e in Polonia più di 19.000 (lo 0.02% della popolazione minorile). Nel periodo dal
1994 al 1996 più della metà delle donne coinvolte nel giro dell’abuso sessuale in Estonia
aveva meno di 18 anni. In Lituania il numero delle prostitute varia dalle 1000 alle 5000 e,
fra queste, una percentuale dal 20% al 50% sarebbero minori di 11-12 anni. Nei bordelli,
nei club, bar e centri di massaggio a luci rosse tedeschi, prevalentemente controllati dalla
criminalità organizzata russa, turca ed iugoslavia, le giovani sfruttate sono impiegate per
servire i camionisti e i turisti lungo le frontiere con la Polonia e la Cecoslovacchia. Molti
tedeschi sono stati arrestati con l’accusa di produrre materiale pornografico infantile in
Ungheria. A Vienna, per la polizia austriaca, le prostitute sarebbere circa 3000 provenienti
dai paesi dell’est, tra cui molte minorenni. Nel mese di Aprile del 1998, la polizia viennese
ha liberato 20 ragazze ungheresi e una donna slovacca costrette a prostituirsi da protettori
turchi ed jugoslavi. Le ragazze avevano attorno ai 16 anni ed ognuna era stata venduta
per meno di 1000 dollari.
Se tutto ciò esiste, non si possono trovare solo nella miseria e nel degrado sociale ed
economico, le uniche spiegazioni. I primi elementi a venir meno sono la solidarietà
familiare e di gruppo. In una simile situazione, la violenza ha spesso origine fin nella
famiglia ed è, poi, perpetuata da organizzazioni criminali e mafiose, che si assicurano il
grosso dei guadagni. Davanti a un business di questo livello, nessuno si rende conto che
al minore oggetto di abusi fisici, sono i vincoli affettivi che mancano, i quali gli infondono
sicurezza emozionale. Nessuno si occupa del fatto che il bambino violentato diventa la
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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vittima di depressioni e sensi di colpa, tutti canali che istintivamente inducono alla
prostituzione. Il funesto destino che attende questi giovani si concretizza in tendenze
psicopatiche e disturbi comportamentali.
Se il fattore povertà è una delle prime cause della prostituzione minorile, sicuramente
determinante è anche il deterioramento della famiglia. Per certi minori la famiglia è
inesistente: il padre spesso scompare, la madre si ritrova sola a crescere un numero
considerevole di figli; e i figli, privi di affetto, si lasciano attrarre da chi l’affetto glielo
promette. Ed è così che, molti di loro, entrano nel giro. L’arruolamento nella prostituzione
avviene nel 48% dei casi tra amici e nel 33% tra parenti. Circa la metà dei bambini inizia
all’età di 14, 15 anni; il 42% tra gli 11 e i 13 ed il 9% prima dei 10 anni, con casi di bambini
iniziati alla prostituzione a 6 e 4 anni. Non stupisce, inoltre, che talvolta i giovanissimi
siano indotti a prostituirsi dall’offerta di mirabolanti prospettive.
Dalle mie ricerche, il Brasile mi è sembrato una delle realtà che più riassume tutti questi
fattori. Moltissimi bambini in questo paese vivono sulla strada, sono i meninos de/na rua.
Ciò è indicativo della scarsa capacità delle madri di prendersi cura dei propri figli. Le
donne, infatti, cambiano ripetutamente convivente senza riuscire a seguire in modo
appropriato la prole, soprattutto, se il nuovo compagno non accetta i piccoli nati dell’unione
precedente. Questa ipotesi parte da un dato reale: in Brasile esistono circa 7 milioni di
famiglie dove il padre o, comunque, la figura maschile adulta è assente.
Lo sfruttamento dei minori, soprattutto di bambine, in Brasile assume due aspetti: o sono
meninas de/na rua che provengono dalle regioni rurali da cui sono emigrate per cercare
un lavoro o per crearsi una vita migliore in città e, quindi, appartengono a famiglie
indigenti. Pertanto, esse, vivendo sulla strada utilizzano il proprio corpo per sfamarsi, visto
che una cultura che possa garantire loro un lavoro stipendiato e qualificato non la
possiedono. Oppure, sono ragazzine fuggite di casa, perché stuprate dal loro padre o
patrigno o perché rapite dai trafficanti; oppure, cadono nella trappola della prostituzione
perché ingannate con promesse di lavoro fasulle.
Esse vengono vendute dagli stessi genitori agli sfruttatori che le costringono con la
violenza fisica e psicologica a prostituirsi nei bar, nei bordelli di città o, peggio, nei
garimpos (villaggi situati nel cuore dell’Amazzonia). In certi casi, alcune adolescenti, di
fronte al rifiuto della famiglia per il fidanzato, fuggono con lui e quando rimangono senza
una professione, si trovano davanti solo la possibilità di vendere il proprio corpo.
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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Una sola, comunque, si può affermare con certezza, è la principale e primordiale causa
che accomuna questi diversi motivi: l’abuso sessuale subito in famiglia. In Brasile,
l’iniziazione sessuale delle giovani avviene molto presto, verso i 10 anni, spesso in modo
estremamente violento. Ed accade sia per mano di qualcuno che vive in casa, sia ad
opera di chi abusa di loro perché sono "nella" strada. Secondo gli operatori di Casa do
Passagem di Recife, dal 1987 al 1989, nella sola regione metropolitana di Recife a danno
di minorenni sono stati registrati 1.372 violenze carnali. E, poiché la violenza subita viene
denunciata molto raramente, questo fa supporre che i numeri ufficiali siano decisamente
inferiori alla realtà.
L’iniziazione sessuale precoce, quindi, è un elemento che porta le giovani dei ghetti poveri
a scegliere la strada come dimora fissa, comportandosi da donne, quando dovrebbero
invece essere solo delle bambine. Lo stupro in ambito familiare è una delle cause
principali per la trasformazione della bambina nella strada in bambina di strada. Ma non
solo. Un’ulteriore causa dell’avvio alla prostituzione è la gravidanza precoce: più di 1
milione di minorenni brasiliane sono già madri. Nel 1988, nella sola città di San Paolo,
sono stati registrati 144 parti di minorenni che ancora non avevano compiuto il
quindicesimo anno di età. In questo modo, il ciclo che conduce le ragazze a prostituirsi, si
perpetua.
E la spirale dello sfruttamento, anche grazie alla globalizzazione, ha trovato la chance
giusta per espandersi a livello internazionale. Essa, infatti, consente a tutti di muoversi, di
comunicare, di informarsi velocemente. Aiutata dalla transnazionalizzazione, cioè
dall’espandersi oltre i confini dei singoli paesi di tutte le attività, comprese quelle illegali, il
progresso ha accelerato e ampliato le vie del mercato del sesso. La globalizzazione ha
fatto incontrare più rapidamente un’abbondante "offerta" con un’emergente "domanda".
Infine, aggiungerei che un’altra causa che ha generato i "mercati della pedofilia"/"mercati
della prostituzione" ai livelli incontrollabili di oggi, ma che non viene mai citata né dai libri,
né dalle riviste specializzate e neppure dai media, perché non coincide con delle situazioni
reali e con dei dati che si possono stimare, è l’assenza di valori. In questa lunga lista di
motivazioni, compare all’ultimo posto. Questo, non perché esista una scala secondo la
quale abbia pensato a delle priorità, ma perché ponendola all’ultimo gradino, a chi ora
legge questo articolo, balzerà subito agli occhi, proprio perché inserita in questa ultima
nota conclusiva.
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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Cosa significa "assenza di valori"? Ce lo dobbiamo chiedere? Credo che tutto ciò che è
stato scritto finora in queste pagine sia la dimostrazione che esiste, che non è una bugia o
l’invenzione di una quasi-sociologa, questa "assenza di valori". Direi, anzi, che viviamo in
una carestia di valori di cui dovremmo avere tutti una gran sete. Eppure, la realtà ce lo
conferma, molte persone, su questa aridità, si sfamavano e si dissetano e lo fanno "sulla
pelle" di milioni di innocenti. Così, invece di assistere ad un risollevamento di questa
società in ginocchio, ci ritroviamo ad analizzare statistiche sulla "prostituzione minorile",
sull’"abuso di minori", sul loro "sfruttamento esagerato".
Quando si prova a capire perché un turista sessuale agisce come ampiamente riportato, si
dice: 1) quando il turista è lontano da casa sa che tutte le azioni che compie sono anonime
2) la distanza gli consente di allontanarsi dai condizionamenti che determinano il suo
comportamento nel paese d’origine 3) l’incomprensione linguistica gli permette di fare
delle constatazioni che non sono vere e che, quindi, gli permettono di giustificare e di
razionalizzare certi comportamenti 4) inoltre, non è detto che egli non si faccia scrupoli a
sfruttare i bambini di uno stato straniero, perché li considera inferiori….ecc, ecc.
Mille spiegazioni, ma l’"assenza di valori" non viene mai pronunziata. Ma chi è, allora,
questo uomo o questa donna che, proprio perché non affetto da patologie sessuali, se ne
và in giro ad abusare dei figli degli altri? E’ solo un qualcuno che rientra in una casistica di
casi? No, è un individuo che non ha più valori morali e sociali, forse perché, questa
società, non li sa più dare.
Mi ha fatto sorridere il risultato di una ricerca della Commissione Europea per capire la
percezione che i cittadini europei hanno della pedofilia e del turismo sessuale, realizzata
sottoforma d’inchiesta nell’Aprile/Maggio 1998 dal titolo "L’opinione degli Europei sul
turismo sessuale infantile". E’ uno studio effettuato dopo il convegno dell’Agosto del ’96,
tenutosi a Stoccolma, organizzato dall’UNICEF e dall’ECPAT contro lo sfruttamento
sessuale dei minori a fini commerciali. Mi ha fatto sorridere, non per i risultati che ha
ottenuto – per altro da tenere presenti – ma per cosa gli europei hanno risposto,
dimostrando quanto poco sanno di turismo sessuale così pure di pedofilia; e come, in loro,
ci sia una certa ipocrisia.
Il 94% degli europei ha dichiarato che tale forma di turismo non è accettabile da un punto
di vista morale e 8 persone su 10 pensano che, di fatto, in Europa il turismo sessuale non
è tollerato; 9 su 10 affermano che questa pratica è illegale. Tuttavia, 9 cittadini su 10
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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considerano che gli atti rilevanti del turismo sessuale sono vietati dalla loro legislazione
nazionale, solo se commessi sul territorio nazionale; mentre 7 su 10 hanno dichiarato che
tali atti sono vietati dalla legislazione nazionale, anche se sono commessi al di fuori del
territorio nazionale.
Inoltre, quando è stato chiesto agli europei quali sarebbero le loro reazioni se dovessero
scoprire che un loro parente si dedica al turismo sessuale infantile, l’88% ha risposto che
non potrebbe dare prova di comprensione, mentre una piccola minoranza, il 9%, si è
dichiarata incerta. E quasi la totalità degli europei - il 90% - condanna questa pratica. I tre
quarti della popolazione dell’Unione Europea afferma che cercherebbe di scoraggiare gli
amici, i parenti e i colleghi dal continuare a dedicarsi a tale forma di turismo sessuale.
Da questi dati, quindi, non ci dovrebbe essere motivo per cui un europeo sia un turista
sessuale, visto che è una pratica che viene così condannata, soprattutto, se praticata su
territorio nazionale! Eppure, le stime sulla presenza di turisti nei vari paesi meta degli
svaghi erotici, sopra riportate, parlano chiaro: gli europei hanno percentuali elevatissime.
Quindi, è bene se ci interroghiamo, tutti, su dove siamo arrivati, al di là dei numeri e dei
dati di cronaca, perché sta in noi stessi la formula per fermare questo olocausto, oltre che
nella società stessa: è il ritorno alle radici, a ciò che oggi non abbiamo più.
Il consumatore di pornografia minorile
Nel 1997 in Germania una coppia presentava la "merce" in
affitto via Internet precisando che se si fosse "guastata", cioè
se i bambini fossero morti, il prezzo si sarebbe alzato per la
necessaria "pulizia". Mentre in Italia quell’anno si scoprì
un’organizzazione che trafficava minori e che codificava ogni
piccolo individuo come se fosse del vino: più di 6 gradi, meno 6
gradi, dove per gradi si intendevano gli anni.
Sempre nell’ambito della "domanda", l’ultimo tassello da inserire per completare questa
prima parte sui "mercati della pedofilia", è soffermarsi su chi consuma materiale
pornografico, cioè materiale in cui gli attori sono dei bambini che possono avere 5 anni e
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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anche meno, e dove sono sottoposti ad ogni genere di sevizia. I rapporti sessuali con gli
adulti o le immagini di nudo-intimo o le sessioni di gruppo o gli accoppiamenti con gli
animali, sono tutte scene che vengono immortalate in una telecamera e, da lì, fatte
circolare nel mondo per mezzo di video, di riviste, di siti online. Il prezzo varia dal
contenuto del filmato, dalla sua asprezza, nonchè dal rischio corso dai pornografi per
girare le scene erotiche.
Non è solo il pedofilo, ma anche il turista sessuale il consumatore di tale materiale. Quindi,
il la pornografia minorile può essere acquistata anche da individui che, non per forza
devono essere affetti da una patologia sessuale, ma che si possono ritenere individui
normali spinti, per vari motivi, ad acquistare immagini di questo tipo.
Le ragioni, secondo gli esperti, che condurrebbero un soggetto a far ampio uso di
pornografia infantile, aumentando in tal senso l’"offerta" del prodotto, sono varie. In primo
luogo, il materiale pornografico aiuterebbe a stimolare gli impulsi sessuali: le immagini
erotiche, infatti, possono essere l’oggetto di semplici fantasie, oppure condurre l’abusante
all’effettiva attività sessuale. In particolare, il pedofilo, utilizzerebbe la pornografia minorile
per convincere se stesso che le proprie ossessioni sono normali e che egli le condivide
con milioni di altre persone.
Tuttavia, ci sono ricercatori che affermano che non esistano basi scientifiche per affermare
che la pornografia infantile incrementi il desiderio di abuso sessuale di un minore; altri,
invece, sostengono che tale correlazione sussite. Altri studiosi ancora definiscono il
materiale pornografico come il "cibo che nutre le ossessioni del pedofilo"; mentre secondo
altri, la pornografia infantile sarebbe una valvola di sicurezza per prevenire tale tipo di
crimini.
L’organizzazioni inglese Childwatch, per esempio, ha scoperto che su 27 molestatori
condannati dal 1986 al 1988, il 23% aveva utilizzato i piccoli abusati come soggetti per
filmati pornografici e che quasi tutti erano in possesso di foto, video, riviste
pornografiche.Le stime ufficiali parlano di 250 milioni di copie di video venduti in tutto il
mondo, di cui 20 milioni solo in America. Tutt’oggi, la produzione commerciale e la
distribuzione di materiale pornografico infantile avviene senza nessun intervento legale
negli Stati Uniti, in Danimarca, in Svezia e in Olanda. Nel 1997 sono state censite, solo
negli Stati Uniti, oltre 260 diverse riviste mensili che si occupano principalmente di
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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pornografia infantile. Negli Usa le stime parlano di circa 600.000 bambini coinvolti nel
mercato pornografico.
In particolare, i film pornografici più ricercati dai consumatori sono quelli in cui il minore
viene violentato, torturato ed ucciso. In questi casi, il prezzo di una cassetta contenente
tali immagini può aggirarsi attorno agli 80 milioni. Questi film si chiamano a Manila, snuff e
terminano appunto con la morte del ragazzo o della ragazza usati come attori. Il fatto
sconvolgente è che non si tratta di una finzione, ma di una morte vera.
Il secondo elemento che permette di applicare a questa analisi il termine "mercati della
pedofilia" è l’aspetto dell’"offerta". Gli attori, anche in questo caso, sono diversi e diverse
sono le attività illecite che pongono in essere.
I produttori di pornografia infantile
I Simpson, la famiglia di cartoni animati americana, è stata
utilizzata dai pedofili e trasformata in una squallida vignetta
hard, dove la giovane Lisa faceva pesanti avances al fratello
Bart; la madre Marge si accoppiava con il figlio Bart e il papà
giaceva con la figlia sul divano. Queste immagini venivano
elogiate in questo modo: "Meravigliose le storie di incesto che
avete pubblicato: bravi, continuate così!"
I pornografi. Essi rappresentano un fenomeno abbastanza recente, sconosciuto in Europa
ed in America fino agli anni ’70. La loro attività consiste nel girare le scene erotiche dei film
pornografici utilizzando bambini come attori, indipendentemente dalla loro nazionalità.
Sono pubblicitari particolari che producono pornografia con le immagini di piccoli indifesi; li
reclutano con le lusinghe o con la violenza. Le stime indicano centinaia di minori coinvolti
nel pornobusiness, compresi i neonati.
La pornografia minorile è uno dei peggiori esempi dello sfruttamento sessuale dei piccoli.
Proprio le immagini con i minori coinvolti in attività sessuali o in posizioni oscene, sono
utilizzate per sollecitare questa specifica "domanda di sesso". Essa, può essere
paragonata ad una promozione pubblicitaria di cui i mercati spesso si servono per
plasmare i gusti della clientela. Il mercato pornografico comprende una vasta gamma di
persone: 1) dai produttori: fotografi, redattori, produttori di videocassette; 2) ai distributori:
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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pubblicitari e commercianti che rientrano nella categoria dell’"offerta"; ai collezionisti di tale
materiale che alimentano, invece, la "domanda".
E se si pensa che i pornografi siano esclusivamente i pedofili, ci si sbaglia: un pornografo
può essere benissimo un turista qualsiasi. Anche se si sta parlando di "mercato" e, quindi,
di un rapporto in cui la finalità è il guadagno, tuttavia non è detto che un turista sottoponga
un minore a sedute di sesso spinto per immettere su un giro illegale le scene filmate.
Infatti, le può girare per conservale solo per sé o per gli amici. Sai per il pedofilo che per il
turista, comunque, l’ossessione è solamente una: i bambini di età particolare protagonisti
di scene hard. E il materiale pornografico diventa, così, un utile ed indispensabile mezzo
per congelare, nel ricordo di queste persone, sia il bambino all’età preferita che l’oggetto
dell’abuso.
La pornografia minorile, come è spesso chiamata nel giro la kiddie o chicken porn, ha
potuto diffondersi in modo clandestino ma massiccio in questi anni, soprattutto, per la
scarsa attenzione al fenomeno dimostrata dalla società nel suo insieme. Dalle
testimonianze di alcuni fanciulli finiti nel giro della prostituzione, certi clienti adorano
crocifiggere le ragazze, per esempio, con sottili torture e filmare ogni minimo atto di dolore
e di sopraffazione con le telecamere. Per fare questo, sono disposti a pagare qualcosa in
più. Essi sanno perfettamente che i video che riescono a registrare è merce che circolerà
senza troppi fastidi in ogni singolo paese.
L’FBI ritiene che più del 50% dei bambini coinvolti nella pornografia siano maschi piuttosto
che femmine, a cui si aggiungono i dati della polizia canadese, la quale precisa che i
maschi usati per produrre materiale pornografico sono circa il 75%. Il Giappone, invece, è
un mercato dove sono le bambine le più richieste.
Lo sviluppo del mercato di videocamere maneggevoli e a basso costo ha dotato i pedofili e
i turisti di una nuova ed importante fonte di guadagno e di morboso interesse. La loro
introduzione sul mercato, dagli inizi degli anni ’80, ha provocato un esplosivo aumento
nella realizzazione, nello scambio e nella vendita di cassette di pornografia infantile. Il
grande vantaggio, infatti, della videocamera è la riservatezza che offre senza il bisogno di
ricorrere ai laboratori fotografici. Grazie ai moderni metodi di duplicazione, i pornografi
possono riprodurre e vendere video per considerevoli somme di denaro. Si sono così
sviluppate produzioni clandestine, prevalentemente in alcuni paesi del Terzo Mondo ed in
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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special modo nel Sud-Est asiatico fino all’esportazione sui mercati giapponese,
statunitense, europeo, australiano e mediorientale.
Con più precisione, sono le regioni nordamericane quelle da cui ha origine il più florido
mercato pornografico, seguite dalle regioni nordeuropee. Entrambe, detengono il primato
della produzione, distribuzione e consumo di pornografia infantile, pur rimanendo il
Giappone il paese più sviluppato in tale settore. Qui, non si vendono solo i filmati e le
riviste, ma addirittura sono diffuse le vignette erotiche. Tali vignette sono rivolte,
soprattutto, ad un pubblico giovane e rese disponibili attraverso macchine distributrici a
pagamento. La pornografia minorile giapponese è diffusa soprattutto in Asia e nei paesi
europei, ma anche nel resto del mondo ed è acquistabile in quasi tutti gli sexi shops
specializzati.
In Europa, invece, i maggiori centri specializzati sono la Danimarca, la Svezia e l’Olanda.
A tutt'oggi, infatti, la maggior parte della produzione commerciale e il consumo di
pornografia si trovano negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone. Negli Usa, per esempio,
nel 1996, un programma televisivo dal titolo Hard Copy ha trasmesso un reportage su
ragazze minorenni europee ed americane fotografate in Olanda da una compagnia che
produceva la rivista erotica Seventeen. E molto materiale pornografico definito
"amatoriale", perché in teoria è prodotto e scambiato senza fini di lucro, ha il suo punto di
produzione nei paesi quali il Messico, le Filippine, il Brasile dove, spesso, sono i meninos
de/na rua i protagonisti.
 Internet
Dagli anni ’90, comunque, la pornografia non si serve solo di videocamere, ma viaggia on
line, sulle reti telematiche, grazie ad Internet. In questo modo, le immagini pornografiche
sono facilmente immesse sugli schermi dei computer, mentre è difficile risalire alla loro
fonte. E i minori, che utilizzano sempre di più l’informatica, possono venire facilmente a
contatto con i messaggi erotici che i pedofili introducono in rete.
Attraverso la rete telematica tutto è più vergognosamente a portata di mano. Il 40% degli
adulti che si collegano ad Internet, visita regolarmente i siti porno, per un introito di 1700
miliardi. Una ricerca condotta nel Gennaio del 1998 ha messo in evidenza l’esistenza di
40.000 newsgrops e lo 0.07% delle quali conteneva materiale pornografico connesso con i
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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minori; in totale, le immagini hard erano circa 6058. Fra il 1 Gennaio del 1997 e il 27
Gennaio sempre dello stesso anno, il numero di messaggi scambiati nelle principali
newsgroup (quali: forum, alt.sex.incest, alt.sex.children e altre ancora) sono stati, a
seconda degli indirizzi, 393, 69, 87, ecc. Insomma, tutte cifre considerevoli.
Le newsgroup, solitamente, sono utilissime per lo scambio di informazioni circa i luoghi
dove si possono vivere le migliori esperienze erotiche con un minore (comprese le
informazioni sul prezzo degli alberghi, i numeri di telefono, le tariffe dei taxi e il prezzo di
ciascuna prestazione sessuale), descrivendo dettagliatamente i percorsi telematici e i
motori di ricerca consultati; e, in certe newsgroup, si possono visionare le guide di chi ha
comprato donne e bambini. Questi ultimi vengono valutati, addirittura, nelle loro
caratteristiche fisiche: come hanno la pelle, se vi è la presenza di nei o di cicatrici, quanto
sono accondiscendenti alle varie proposte, ecc. Inoltre, alcuni frequentatori della rete vi
introducono pure i giudizi sulle esperienze vissute e su quanto "bene" o "male" essi hanno
speso il loro denaro. I frequentatori maggiori di queste newsgroup sono gli inglesi, gli
olandesi e i tedeschi. Nel Novembre del 1997, si è scoperto che le chat lines pubbliche
connesse al sesso con minori erano 31 con 281 partecipanti, i cui nomi sono: babysex e
kinky preteensex.
Per quanto riguarda i siti, il governo inglese ha identificato 40 siti in cui le foto introdotte
erano di sole bambine. Mentre, un’altra ricerca del 1997, ne ha scovati 230. Cresce,
inoltre, il numero dei porno shops online, tanti dei quali hanno un reparto in cui si possono
visionare immagini di sesso prepuberale. Sono dei veri e propri negozi virtuali: la carta di
credito viene registrata e, in questo modo, si può diventare clienti e, se si vuole, si entra a
far parte di circoli esclusivi dove il materiale veramente forte è accessibile solo ai soci. Ed
è facile, navigando, imbattersi in cataloghi o album dove sono ritratte donne nude insieme
ai figli mentre giocano.
I pornografi, quindi, come attori di un mercato illegale si inseriscono, accanto agli
organizzatori di viaggi a sfondo sessuale e ai criminali organizzati, nella lunga spirale di
violenze in cui i migliaia di bambini sono introdotti, come un altro tassello utile al fine di
spiegare cosa s’intende per "mercati della pedofilia" e per "mercato internazionale del
sesso". Essi, se pur con modalità diverse, entrano in questo circuito collocandosi alla pari
con gli altri due tipi di attori che costituiscono l""offerta" e mettono in luce altre vie e altre
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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tecniche sofisticate, attraverso cui è sempre più possibile trasformare il minore in una
merce tecnologica.
Gli organizzatori di viaggi a sfondo sessuale
Un foglio pubblicitario distribuito negli anni Ottanta recitava
così: "la Thailandia è un mondo estremo, pieno di possibilità
illimitate…specialmente riguardo alle ragazze. Puoi prenotare
un viaggio in Thailandia che include nel prezzo il piacere
erotico….potrete constatare come avere una ragazza qui
comporti le stesse difficoltà dell’acquisto di un pacchetto di
sigarette….Piccole schiave che ti danno il calore della
Thailandia
Un altro attore dell’"offerta" è l’organizzatore di viaggi a sfondo sessuale; ma parlare di
"organizzazione", a questo punto, sembra scontato. Infatti, sembra chiaro che un viaggio
all’estero, in grado di soddisfare i desideri di molti, sia un pedofilo o un turista il
viaggiatore, è per la maggior parte dei casi, "organizzato". Quindi, è basato sulla
collaborazione e il lavoro di più persone che fanno parte di una catena, quella dello
sfruttamento, in cui il minore è la merce comprata e venduta. Infatti, si è visto, che solo
attraverso una relazione "trilaterale" fra più attori è possibile creare una catena da cui
prende vita il business; non da un rapporto "unilaterale".
Se di organizzazione si parla, s’intende, quasi sempre, la presenza del crimine
organizzato a livello internazionale. A livello locale, infatti, lo sfruttamento dei minori
avviene per mezzo di singoli individui, cioè dei protettori, dei gestori dei locali, dei tassisti e
degli
affittacamere,
ossia
di
tutti
coloro
che
caratterizzano
il
"mercato
della
pedofilia"/"mercato della prostituzione minorile".
Sia i primi che i secondi alimentano la catena dello sfruttamento, con la differenza che le
organizzazioni criminali non si limitano allo sfruttamento in loco dei bambini, ma al loro
traffico e abuso nei luoghi di destinazione e a tutto ciò che ne consegue. In particolare,
elemento fondamentale, le organizzazioni si differenziano dagli sfruttatori locali, proprio
perché gestiscono un mercato. Un mercato che hanno conquistato confrontandosi, nel
tempo, con altri gruppi criminali e che sono riusciti ad ottenere grazie alle capacità di cui
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
piangano al buio. Riflessioni sulla pedofilia”, organizzato dalla
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dispongono. E sempre di più, la criminalità ha subito dei mutamenti qualitativi e
quantitativi, dovuti allo sviluppo economico e sociale, che l’ha portata da una dimensione
"organizzata-semplice" ad "organizzata-complessa". I gruppi criminali, infatti, si muovono
sempre di più secondo dei parametri "razionali", che comportano la riorganizzazione
interna delle attività illecite e una stretta interdipendenza fra attività criminali e legali;
nonché, la diffusione di reti che agganciano la criminalità organizzata a quella comune e a
consulenti professionali dell’economia legale.
L’organizzazione di viaggi a sfondo sessuale, comunque, non potrebbe sussistere se non
esistessero tutte quelle agenzie asiatiche, europee, americane che pubblicizzano tali
viaggi. Ce ne sono alcune, in Europa, che indicano le località dove è più facile praticare la
prostituzione minorile, perché vi è una connivenza con le forze dell’ordine e con gli
albergatori locali, che permette ai clienti di non essere multati per aver portato nelle stanze
minori. E i prezzi di questi viaggi, soprattutto per mete quali il sud est asiatico, stanno
aumentando. Infatti, le agenzie francesi includono nella tariffa il costo di eventuali
procedimenti legali.
Tuttavia, qualcosa nel mondo del turismo è cambiato e lo dimostrano i seguenti esempi.
L’agenzia svedese, Radda Barmen, ha collaborato alla produzione di una card originale da
inserire nei biglietti aerei per l’Asia. Un lato della card presenta il viso "brillante" del turismo
e l’altro il "lato oscuro"; in quest’ultimo, si consiglia di proteggere i bambini e di non
abusare di loro. Inoltre, tale agenzia insieme ad un’altra tedesca, ha collaborato alla
produzione di opuscoli "anti Aids" e "anti prostituzione infantile" che sono stati ampiamente
distribuiti.
L’industria turista francese, per esempio, ha stampato volantini che diffidavano dal
praticare la prostituzione minorile; ne sono state distribuite circa 1 milione di copie fino ad
oggi. E agenzie turistiche di diversi paesi hanno predisposto del materiale divulgativo per
informare il pubblico sull’introduzione della legge sull’extraterritorialità nel loro paese. La
Garuda, compagnia aerea indonesiana, ha inserito un opuscolo nelle tasche dei sedili di
tutti i voli dall’Australia e dall’America all’Indonesia, che illustrava un codice di
comportamento per i viaggiatori
Il progetto Terres des Hommes, che ha coinvolto quattro paesi europei (Germania,
Francia, Belgio e Svizzera), per mezzo della collaborazione di alcune compagnie aeree, è
stato prodotto e diffuso un inflight-spot per i voli verso le destinazioni definite a "rischio",
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oltre ad informare il personale delle compagnie aeree. Lo scopo di questo progetto era di
sensibilizzare i passeggeri e la Lufthansa è stata la prima compagnia a divulgare lo spot
Toys. Questo video è stato proiettato anche in Italia, grazie alla collaborazione tra Terres
des Hommes-Italia ed Alitalia; nonché in tutti i voli verso il sud-est asiatico e l’America
latina e l’Europa dell’est, per tutto il periodo di Agosto del 1998. Già negli anni ’80,
comunque, sui voli per Colombo e lo Sri Lanka, veniva mostrato con successo un filmato
di 28 minuti su come i turisti non avrebbero dovuto comportarsi con i bambini stranieri.
Esso trattava temi come: il modo con cui rispondere ai bambini che dhiedevano
l’elemosina, l’atteggiamento da assumere nei luoghi sacri e come gestire le relazioni
personali e sociali con i beach boy che avrebbero abbordato i turisti.
Numerose, poi, sono le guide turistiche che pubblicizzano il turismo sessuale, come la
guida Spartacus e altre ancora. La rivista italiana Viaggiare, per esempio, nell’Ottobre
1994 ha omaggiato i lettori con la guida, L’Europa a luci rosse, che esordisce con questa
introduzione: "Il sesso ha sempre rappresentato una delle componenti più importanti del
viaggio, come ricerca o come scoperta, come incontro o come osservazione. Di
conseguenza il sesso è stato, ed è, uno degli elementi di maggiore richiamo". Ed è stata
ritirata dal mercato una guida turistica sulla Thailandia della Casa editrice De Agostini che
nella parte dedicata alla vita notturna di Bangkok richiamava esplicitamente le prestazioni
sessuali con le ragazzine.
La guida Berlitz commentava i saloni di massaggio in questo modo: "…compaiono tutti
sotto la rubrica Vita Notturna, questi istituti offrono altresì agli amanti del piacere numerosi
servizi da mezzogiorno a mezzanotte. La vita notturna a Pattaya non ha niente da
invidiare a quella di Bangkok. Yai, nel profondo sud, supera tutte le altre città di provincia
con il suo quartiere di piaceri ben delimitato che attira in massa i turisti della Malaysia,
dove il peccato costa più caro".
Alcune case editrici, per far fronte a una domanda sempre più diffusa, si sono
specializzate nella redazione di guide per soli uomini che forniscono i recapiti degli hotel
non adatti per le famiglie e precisano, tra l’altro, la distanza dai quartieri a luci rosse; si
arriva pure al caso limite di una pubblicità che garantisce il rimborso al viaggiatore che si
trovi a passare la notte da solo. E le pubblicazioni che mettono in guardia il cliente dal
pericolo dell’Aids, presentano le prostitute come le solo responsabili della possibile
contaminazione.
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Tuttavia, la Fodors, una delle guide americane più famose nel mondo, si è interessata
molto alla campagna contro la prostituzione minorile per cui ha lavorato. E la Lonely
Planet, che è una Casa editrice australiana, si è assunta la responsabilità di portare una
maggiore conoscenza dello sfruttamento sessuale dei bambini, in particolare, nei paesi
poveri dove queste pratiche sono particolarmente diffuse.
I trafficanti di minori: il crimine organizzato internazionale
A Olongapo, nelle Filippine nel 1990, un ex impiegato della
base navale di Subic Bay comprò molte ragazzine dalle loro
famiglie. Corruppe 2 membri del consiglio comunale della città
per ottenere documenti falsi e, a quel punto, trasferì le fanciulle
a Hong Kong per intrattenere i militari americani in servizio.
Alcune di loro rimasero a Hong Kong, altre furono invece
mandate in Europa. I ritorni economici sono sufficienti a
giustificare i forti rischi nei quali incorrono i procacciatori locali.
Angela, 15 anni, non sapeva che cos’era il sesso prima che
sua madre la vendesse per 1 milione di lire a un albanese che
organizzava fughe dirette in Italia in un gommone. Il suo
padrone, venticinquenne, è stato il primo: l’ha legata, l’ha
violentata per ore, picchiata perché il suo pianto non poteva
essere udito. La scusa è che doveva insegnarle. A Durazzo era
stata rinchiusa in una stanza vicino al porto e lì, con lei, molte
altre ragazze tutte minorenni erano destinate, come lo fu lei, ad
una vita da marciapiede. Fino alle 5 di mattina era obbligata a
lavorare, a reggere le carezze e il tocco di uomini che, in realtà,
le facevano solo schifo.
Una suora italiana racconta: "Una volta, una nostra ginecologa
rimase turbata nel visitare in ambulanza una giovanissima
rumena la cui vagina era stata bruciacchiata"
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In una logica di mercato illegale, nel momento in cui nasce la "domanda" di alcuni "beni e
servizi" che specifici attori richiedono, è prospettabile l’emergere di un’"offerta" di tali "beni
e servizi". Lo stesso avviene per lo sfruttamento sessuale di minori. In questo settore,
l’"offerta", oltre dai pornografi e dagli organizzatori di viaggi a sfondo sessuale, proviene
ed è gestita, in modo più articolato e con introiti esorbitanti, dalle reti criminali organizzate
internazionali che si sono specializzate nel traffico di esseri umani e, quindi, anche di
minori. Da qui, l’impiego dei piccoli nelle fila del mercato del sesso che, da paese a paese,
presenta esigenze e tipologie diverse.
Questi gruppi criminali, che non si occupano solo del traffico di persone umane e del
mercato del sesso, sono associazioni che godono di coperture ai più alti livelli
dell’establishment dei paesi in cui operano e che fatturano ingenti somme di denaro. Esse
sono: le Triadi cinesi con base ad Hong Kong e che oggi hano ramificazioni a Londra, ad
Amsterdam, a Manchester, a New York, a San Francisco e sembra anche in alcune città
italiane; la Yakuza originaria del Giappone e considerata il più vasto gruppo criminale del
mondo, con almeno 110.000 membri e 2500 gangs associate; emergenti gruppi criminali
provenienti dall’Europa centrale ed orientale: russi, ceceni, polacchi, rumeni, jugoslavi;
gruppi turchi ed arabi; nonché, la mafia italiana. Vi sono, inoltre, gruppi criminali
statunitensi, tedeschi, australiani.
Sono, quindi, queste organizzazioni che si occupano della vendita e della tratta dei minori
e la tratta può assumere molteplici forme. I criminali sono specializzati nell’ottenere la
merce, addirittura arrivando a sequestrare i piccoli per poi rivenderli alle case di
appuntamenti, sia nel loro paese che all’estero; nel contattare i locali dove si sfruttano i
bambini e nel trattare con i gestori dei bordelli. Le medesime associazioni di pedofili
acquistano dalle organizzazioni malavitose i minori per i propri soci. I clienti sono, in
genere, molto facoltosi e dietro la garanzia assoluta dell’anonimato possono arrivare a
pagare 20-25 milioni a prestazione.
Questi criminali non esitano a superare le barriere delle frontiere pur di far arrivare i
piccoli, maschi e femmine, dal Bangladesh all’India, dalla Russia verso l’Europa
occidentale transitando per la Romania; oppure, sottraendoli dai campi profughi di
Cambogia e Laos. Garantiscono ai ricconi sauditi kuweitiani giovanissime filippine come
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materiale umano. E’ la stessa mafia che fa sbarcare sulle coste del sud d’Italia prostitute
minorenni slave, nigeriane, albanesi e curde. A queste si sommano i piccoli marocchini,
che arrivano nel nostro paese insieme ai loro familiari.
I criminali sono individui senza scrupoli che, in nome del guadagno, arrivano a rapire i
minori dai villaggi poveri del sud est asiatico, facendo credere ai genitori che li
impiegheranno in qualche fabbrica e che li faranno studiare; invece, li portano in città e li
rinchiudono nei bordelli, detenuti come se fossero in prigione. A volte, purtroppo, la fame,
la miseria e l’ignoranza spingono le famiglie stesse a consegnare il proprio figlio al giro,
sperando che i futuri guadagni del bambino aiutino la famiglia ad uscire dalle tragiche
condizioni di povertà. Nel 1990 in Thailandia, una donna incinta aveva venduto suo figlio al
giro della prostituzione prima che fosse nato.
L’usanza di aggirarsi per le campagne in cerca di manodopera da reclutare è divenuta un
fenomeno diffuso in Asia, soprattutto, in Thailandia. La ricerca di nuove forze da inserire
nell’industria dell’intrattenimento, infatti, è molto pressante, tenendo conto del continuo
turn-over delle ragazze. Ciò è la causa di un’assenza quasi totale di minori nei villaggi.
Recentemente, negli stati dell’Asia il problema del rifornimento umano è talmente critico
che i criminali competono tra loro per accaparrarsi le bambine e, spesso, sono disposti a
pagare in anticipo e ad impiegare le piccole come cameriere fino a che non raggiungono
l’età per "lavorare". E, nonostante l’impegno e l’accuratezza con cui viene realizzata la
caccia ai bambini, le sole thailandesi per esempio, risultano insufficienti per soddisfare la
domanda del mercato
I maschi, invece, rappresentano per i trafficanti l’ultimo gradino del commercio sessuale, in
quanto vengono considerati dai clienti una merce meno allettante delle ragazze nel fiore
degli anni. In genere, il valore di ciascuna femmina è più elevato all’inizio, per il rito dello
sverginamento. Subito dopo, il prezzo di una giovane si abbassa drasticamente e la
maggior parte di loro finisce a prostituirsi nei bordelli per pescatori e operai locali.
 Il trasferimento della merce
La disponibilità di corpi di ragazze e bambini da consumare come merci è molto più ampia,
si è visto, in alcuni contesti sociali e geografici che in altri, mentre le modalità del traffico si
sono ramificate in modo impressionante. I mercati del sesso si sono alimentati in misura
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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sempre maggiore, negli ultimi anni, proprio dall’immigrazione clandestina. La presenza di
ragazze, spesso madri, prive di uno status girudico, alla mercè degli importatori-sfruttatori,
si è rivelata fondamentale per la crescita dell’offerta di prestazioni sessuali a pagamento
non solo in Europa e nei paesi sviluppati, ma in tutto il mondo. Gli extraprofitti garantiti
dall’assoggettamento totale e dalla complessa mancanza di libertà delle vittime sono
enormi ed è impossibile pensare che le reti criminali vi rinuncino.
E’ importante, quindi, chiedersi: "Come vengono trasferiti i bambini da un paese all’altro?"
Le storie che i minori stessi raccontano dimostrano che i trafficanti utilizzano una serie di
metodi illegali e che si servono di normali mezzi di trasporto. Molti ragazzini provenienti da
diverse zone dell’Asia diretti in Giappone, per esempio, vengono fatti viaggiare su normali
linee aeree con documenti falsi. Un’associazione di procacciatori di minori a Kuala
Lumpur, per esempio, creò una falsa agenzia di viaggi che pubblicizzava vacanze in
Malaysia a prezzi speciali per impiegate di Bangkok. Le offerte erano vantaggiose, ma una
volta in Malaysia, ragazze e agenzia scomparvero nel nulla. L’associazione rimase in piedi
per un po’ di tempo usando vari nomi e vendendo ragazze di 14 o 15 anni ai bordelli delle
città malesi o, addirittura, spingendosi fino in Giappone. Fu sciolta solamente nel 1990,
quando una squadra speciale di polizia anti-corruzione trovò 11 ragazze thai, tra cui
parecchie bambine, prigioniere in un bordello vicino a Kuala Lumpur.
A Naga, città del sud delle Filippine, molte bambine sono state rapite dalle strade; e nei
primi 6 mesi del 1990 scomparvero almeno 30 minori. Una ragazzina riuscita a fuggire
raccontò di essere stata rinchiusa in un grosso capannone situato in una zona isolata con
altri 50 bambini, in attesa di essere trasferiti verso destinazioni sconosciute.
Le stime più accreditate parlano di un numero di prostitute in Italia tra le 19 e le 28.000, di
cui 1800-2500 minorenni, attirate qui con l’inganno e le lusinghe o "importate" con lo
scopo di prostituzione. Solo 4000 sarebbero i minori albanesi, est europei e circa 500 le
giovani nigeriane che si vendono sulle strade del nord Italia, al servizio di uomini pericolosi
e bestiali, sicuramente stranieri, ma soprattutto italiani.
Il carattere "organizzato", quindi, delle reti criminali appare evidente dagli esempi sopra
descritti, nonché dal quadro complessivo dipinto in queste pagine.
Queste organizzazioni, che gestiscono altri settori correlati all’abuso sessuale dei bambini
(quali la pornografia o il lavoro illegale), considerano il traffico di minori come un nuovo
servizio, rispetto al più tradizionale traffico di esseri umani. Le reti criminali, quindi,
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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cogliendo la considerevole domanda di merce minorile, hanno utilizzato gli stessi mezzi
impiegati per le immigrazioni illegali per gestire il traffico di minori.
Tra l’altro, proprio il fattore dell’"organizzazione dei gruppi criminali", è l’elemento che ha
fatto mutare il rapporto fra migrazioni e criminalità. A tal proposito, un’importante ricerca
effettuata dal prof. Ernesto U. Savona e dal dott. Andrea Di Nicola ha rilevato come, la
criminalità commessa dagli stranieri - per la maggior parte clandestini - sia fortemente
connessa alle attività di traffico e sfruttamento delle organizzazioni criminali che si
dedicano alle migrazioni illegali. Inoltre, ha dimostrato come la probabilità che i soggetti
trafficati, introdotti nei paesi di destinazione, entrino in circuiti criminali paralleli (quali la
prostituzione, lo spaccio di droga, il furto, l’accattonaggio, il lavoro nero), sia più elevata
quanto più è organizzato il gruppo criminale. Tre sono gli anelli della catena: 1) il traffico;
2) lo sfruttamento e 3) la criminalità indotta.
Secondo questa ricerca, i passaggi sono i seguenti. Le politiche migratorie restrittive degli
stati ricchi, da un lato, e le precarie condizioni economiche, sociali e politiche degli stati in
via di sviluppo, dall’altro, generano una domanda di migrazione illegale. Tale domanda,
unita alla inadeguatezza e disomogeneità delle sanzioni penali contro i trafficanti e ai
controlli intensificati alle frontiere, creano opportunità criminali. Queste opportunità
criminali sono colte dalle organizzazioni criminali che, tanto più riescono a mantenere in
loro balia i soggetti trafficati (compresi i minori), tanto più riusciranno ad inserirli in circuiti
criminali paralleli e a sfruttarli in varie attività illecite.
I minori verrebbero, quindi, impiegati in tre circuiti: 1) in quello dello sfruttamento a fini
sessuali e/o commerciali legato alla prostituzione; 2) in quello delle adozioni illegali, dove i
piccoli dall’America Latina e dall’Europa dell’est sono i più coinvolti; 3) nel traffico di
organi. In particolare in Italia, lo sfruttamento avviene più al Nord, nei settori:
dell’accattonaggio (bambini nomadi, marocchini, albanesi); dei piccoli furti (bambini
soprattutto nomadi); dello spaccio (minori nordafricani); della prostituzione (bambini
provenienti dall’est europeo); delle vendite ambulanti abusive; della violazione delle
legislazioni sul lavoro minorile.
Le cause del traffico di minori sono diverse: dall’internazionalizzazione dell’economia
mondiale al progresso tecnologico; dalla crescita ed internazionalizzazione del crimine
organizzato alla richiesta di manodopera in nero nei paesi sviluppati; dalla libertà di
circolazione in ambito europeo, dal crollo dell’era comunista in Europa, alla sempre
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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maggiore disparità fra stati ricchi e stati poveri. I mutamenti politici ed economici che
hanno investito, soprattutto negli ultimi dieci anni, l’Europa hanno favorito la diffusione
della criminalità organizzata. E l’Europa è divenuta il crocevia di gruppi criminali operanti
internazionalmente, che hanno consolidato la loro presenza sulle antiche rotte ed
individuato nuovi traffici. Nuove collaborazioni, allora, fra le diverse nicchie criminali hanno
preso forma generando, come conseguenza, un aumento notevole delle attività tradizionali
della criminalità organizzata e un miglioramento delle capacità imprenditoriali di
quest’ultima.
Vi sono paesi di origine e di destinazione di questo traffico. In Europa, dopo il crollo del
comunismo, il commercio di esseri umani è aumentato sia internamente ai paesi dell’est
europeo, sia verso i paesi dell’Europa Occidentale. Quindi, i paesi dell’est che erano mete
di destinazione, sono diventati ora anche paesi riceventi o luoghi di sosta verso gli stati
occidentali.
Secondo il Consiglio d’Europa, le rotte che coinvolgono l’Europa nel traffico internazionale
di minori sarebbero tre:
1. dall’America Latina all’Europa
2. dal Sud est asiatico al Nord Europa
3. e un mercato regionale europeo, caratterizzato da movimenti interni ed esterni che seguono
la traiettoria est-ovest.
Pertanto, si individuano traffici di donne giovani provenienti dalla Russia, Ucraina e Russia
Bianca condotte verso la Polonia, Ungheria, Paesi Baltici e o nelle capitali occidentali
europee. A queste rotte si aggiungono quelle provenienti dalla Romania all’Italia, a Cipro e
alla Turchia. Se prima, le principali fonti del traffico partivano dall’Asia e dall’America
latina, oggi la Russia, l’Ucraina e la Latvia si sono aggiunte a questi paesi, a volte,
sostituendoli.
Dei paesi riceventi, vi è la Germania dove il 60-70% delle giovani donne trafficate proviene
dall’Europa Orientale, dalla Russia e dagli Stati di Nuova Indipendenza. Si contano circa
15.000 donne russe nei bordelli tedeschi; il 5% avrebbe, per la polizia, meno di 5 anni. Fu
arrestato nel 1996 un cittadino tedesco dal nome Peter R. con 36 accuse, tra cui traffico
illecito di esseri umani, reclutamento di prostitute e frode. Al momento della cattura,
possedeva circa 23 donne che lavorano nei bordelli di sua proprietà. Secondo la polizia,
fino ad allora, aveva trafficato in Germania circa 500 donne. Una delle sue vittime, una
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ragazzina di 16 anni, dichiarò di essere giunta in Germania per mezzo di due uomini che
le avevano confiscato il passaporto e l’avevano portata ad Amburgo dove era stata da loro
minacciata e, quindi, obbligata ad avere rapporti sessuali con almeno 10 uomini al giorno.
Dalla Romania, ex Jugoslavia, Iraq, Turchia e dall’Algeria e Cina provengono la maggior
parte di stranieri che arrivano in Austria, altro paese considerato "destinatario" nel traffico
di merce umana. Il pacchetto viaggio, offerto da alcune agenzie di trafficanti turche ai
poveri disperati, comprende tutto: dai documenti falsi al trasporto in autobus e gli altri
servizi, costa circa 6000 dollari. Tre sarebbero le rotte del traffico verso l’Austria: 1) dalla
Cina, dal Sud est asiatico, dall’Afghanistan e dall’Africa; è Mosca è la stazione di sosta; 2)
dal Medio Oriente verso i Balcani; 3) e la rotta del mare, dalla Grecia all’Italia.
In Svezia, molte ragazze provenienti dai Paesi Baltici e dalla Russia, lavorano nel giro del
mercato a pagamento; mentre in Norvegia, le ragazze sono impiegate come spogliarelliste
o come prostitute in appartamenti. Molti giornali locali della Lettonia contengono annunci di
offerte di lavoro per giovani di bella presenza, come ballerine e bar-girls, ma il destino vero
è un bordello in Germania o in Israele.
In teoria, i bambini non potrebbero essere impiegati nei mercati del sesso, dal momento
che un minore non può lasciare la Russia come membro di un gruppo di turisti senza
essere accompagnato dai genitori. Tuttavia, gli stessi trafficanti hanno ammesso che si
possono ottenere documenti falsi per permettere a un minore russo di viaggiare all’estero.
E, per costringere le donne e i minori a vivere e a lavorare nello stesso posto, vietano loro
di abbandonarlo senza permesso.
Nel sud-est asiatico i traffici di minori hanno origini ancora più antiche di quelli che
caratterizzano il campo europeo. Dalla Thailandia, per esempio, vi è un flusso stabile
verso l’Europa occidentale di giovani prostitute. Molte entrano illegalmente attraverso la
Germania orientale passando dall’ex Unione Sovietica, dalla Polonia e dall’ex
Cecoslovacchia. I loro percorsi seguono le rotte utilizzate dai trafficanti di droga. Si calcola
che ci siano 3.500 donne thai solo a Berlino e i tedeschi che lavorano in Thailandia sono i
mediatori di questo lucroso commercio.
La polizia ha scoperto molte giovani prostitute thai tra i 15 e i 17 anni negli Stati Uniti, in
Canada, Australia, Nuova Zelanda e, soprattutto, in Giappone. Molte di loro, provenivano
anche dalla Cina meridionale e dall’Indocina. Più di 240.000 ragazze filippine ha accettato
lavori di tipo domestico in Europa, nell’Asia sudorientale e nel Medio Oriente. Di esse, una
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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buona percentuale, ha scoperto all’arrivo che tra i servizi domestici erano incluse
prestazioni particolari o si è ritrovata vincolata alla schiavitù sessuale. Tuttoggi, in Corea,
le donne filippine vengono commercializzate all’estero come intrattenitrici o incoraggiate a
diventare spose, ordinate per corrispondenza dagli stranieri.
Nel sud est asiatico, un altro stato che rende proficua l’industria del divertimento è il
Giappone; questo, per mezzo della Yakuza. Dati recenti forniti dagli operatori sociali
giapponesi stimano che esistano in Giappone più di 100.000 "intrattenitrici" thai,
taiwandesi e filippine; 40.000 sono legalmente reclutate dalle Filippine come "animatrici" e,
da contratto, dovrebbero ricevere uno stipendio mensile di circa 1.500 dollari, ma in realtà
ne ottengono meno di 400. Il resto viene diviso tra i manager e i datori di lavoro. Le
condizioni di lavoro, per la maggior parte, sono terribili e i servizi extra numerosi. Oltre ad
Hong Kong, le Filippine servono il mercato della Malaysia. E da Taiwan molti adolescenti e
bambini vengono trasferiti in Giappone.
Conclusioni
La logica economica è stata la via concettuale di analisi attraverso cui il fenomeno della
pedofilia, del turismo sessuale e della pornografia, è stato descritto in questo articolo. Il
quadro internazionale che ne è emerso, mi sembra, dia informazioni dettagliate, non solo
a livello di dati, ma soprattutto, a livello di conoscenze. Conoscenze di fatti, di nozioni
storiche, di concetti criminologici ed economici; conoscenze che ci riportano ad osservare
più profondamente la società nella sua interezza.
Il dramma dello sfruttamento sessuale di milioni di minori è un olocausto senza precedenti
ed è terribile pensare che, soprattuto grazie al progresso a cui siamo giunti, questo
massacro abbia potuto prendere, sempre più, considerevolmente corpo. Il progresso che
dovrebbero permettere all’umanità intera di vivere meglio, in realtà, è stato una delle
cause incisive della sua attuale disgregazione. Non è possibile tollerare una società in
frantumi, dove i suoi piccoli non sono difesi, né tantomeno protetti dal mondo adulto; ma
piuttosto, messi al bando come se nulla fosse ed eliminati come se si trattasse di un
avanzo di carne.
Eppure, non si troveranno soluzioni definitive se ci si limiterà a considerare solo quali sono
gli attori della "domanda" e dell’"offerta", come essi si muovono, le motivazioni alla base
del loro comportamento, evitando di intervenire concretamente nei paesi i cui cittadini
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beneficiano di questo tipo di "servizi". E’ necessario che i singoli stati e la comunità
internazionale reagiscano.
Gli strumenti per impedire agli sfruttatori di rendere un bambino un oggetto da
compravendita, la società li possiede. Si chiamano Dichiarazione Universale dei Diritti del
Fanciullo adottata dall’ONU nel 1959, una successiva Convenzione sui Diritti del Fanciullo
del 1989, nonché la legge italiana n. 269 approvata dal Parlamento il 3 Agosto 1998, dal
titolo "Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo
sessuale in danno di minori quali nuove forme di riduzioni in schiavitù".
Fino ad ora, i risultati concreti che si sono ottenuti dall’applicazione di questi mezzi
giuridici, non bastano per debellare alla radice il problema. Nonostante tutto ciò che è
stato fatto a livello istituzionale, associazionistico e individuale per trovare le strategie
necessarie ad impedire l’organizzazione di viaggi a sfondo sessuale, di individuare i flussi
di clandestini, di arginare il potere criminale in modo da dire "basta" agli abusi inflitti ai
minori, l’impunità rimane la prerogativa ancora di molti individui; alimentando, in questo
modo un circolo vizioso, dove ciò che prevale è un’ arida "legge di mercato".
La soluzione a questo dramma sta, sicuramente, nel non stancarsi mai di trovare, prima di
tutto, "una soluzione" o svariate "soluzioni" per, poi, implementarle con costanza. Tuttavia,
credo fermamente più proseguo nello studio di questi fenomeni, che la vera ed unica
soluzione sia nel debellare ciò che non và in noi stessi, nella natura umana che,
sembrando impazzita, mischia con superficialità ciò che moralmente è accettato da ciò
che non lo è. Solo così, anche la società che offriremo ai nostri figli sarà intrisa di aria più
pulita e, allora, non sarà più necessario proteggere i piccoli da chi li dovrebbe amare.
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
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Bibliografia

N. Bressan, Sulla loro pelle. Il dramma della prostituzione infantile nel mondo. Una
denuncia per vincere l’indifferenza, Il Segno dei Gabrielli editori, Verona 1999


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K. Bales, I nuovi schiavi. La merce umana nell’economia globale, Feltrinelli Editore,
Milano 2000.
Tesi di Diploma in Sociologia del turismo, B. Demartin, Turismo sessuale e prostituzione
infantile, relatore prof. L. Pellizzoli, Università degli studi di Trieste, Facoltà di Economia,
Corso di diploma in Economia e Gestione dei Servizi Turistici, Anno accademico 19981999.
Tesi di Laurea in Giurisprudenza, S. Polo, I mercati della pedofilia in Europa e le politiche
di prevenzione e controllo penali e sociali, relatore prof. E. U. Savona, Transcrime –
Gruppo di Ricerca sulla Criminalità Transnazionale del Dipartimento di Scienze Giuridiche
– Università degli studi di Trento, Facoltà di Giurisprudenza, Anno accademico 1998-1999.
E. U. Savona – A. Di Nicola, Migrazioni e criminalità trent’anni dopo, Rassegna Italiana di
Criminologia, Anno IX, N. 1, Gennaio 1998, pag. 171-205.
E. U. Savona – A. Di Nicola, Migrazioni e criminalità trent’anni dopo, lucidi del Corso di
Criminologia, Transcrime, Università di Trento.
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N. Bressan, L’infanzia tradita e calpestata, Nonluoghi, Gennaio 2000,
http//www.tiscalinet.it/ nonluoghi/emergenze/
N. Bressan, L’infanzia tradita e calpestata, sito di AquiloneBlu, Dicembre 2000,
http/www.aquiloneblu.it/
Comunicazione della Fondazione "Terres des Hommes" ai mezzi di comunicazione europei
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1995.
Comunicazione della Fondazione "Terres des Hommes" alla Corte del Tribunale
Correzionale di Turnhout (Belgio), in occasione di un intervento della Fondazione a
Losanna il 10 Febbraio 1995.
"Terres des Hommes", Lo sfruttamento sessuale dei bambini, relazione della Fondazione
"Terres des Hommes".
Guida pedofila Spartacus, edita dal pedofilo inglese Stamford fondatore e coeditore del
giornale "Guide Spartacus", processato presso il Tribunale Correzionale di Turnhout
(Belgio) presso Anversa, materiale di "Terres des Hommes".
H. Karlen, Il commercio sessuale dei bambini, Aspe 21, 2 Novembre 1995, pag. 1-3.
S. Milioti, Sfruttamento e traffico di bambini in Asia nel nome del profitto, Aspe 21, 2
Novembre 1995, pag. 7-9.
P. Caselli, Africa: dai bambini di strada ad una rivincita socio-culturale, Aspe 21, 2
Novembre 1995, pag. 10-11.
N. Fossa, Brasile tra povertà e mito. Si vende sesso "in casa" e all’estero, Aspe 21, 2
Novembre 1995, pag. 12-14.
G. Godio, Venduti a ore nel Bel Paese: violenze sessuali, droga e traffici dall’Est, Aspe 21,
2 Novembre 1995, pag. 16-17.
E. Panero, Dalle riviste a Internet: la pornografia si trasforma, Aspe 21, 2 Novembre 1995,
pag. 20-22.
47
Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
piangano al buio. Riflessioni sulla pedofilia”, organizzato dalla
Provincia di Novara
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2001
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Aspe 21, 2 Novembre 1995, pag. 23-25.
S. Milioti, Contro lo sfruttamento dei bambini leggi e strategie complessive, Aspe 21, 2
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A. Lano, Dov’è finito Cappuccetto Rosso?, Dossier Minori 1997, pag. 25.
A. Lano, Se questi sono uomini, Dossier Minori 1997, pag. 26-30.
Giù le mani. Osservatorio sullo sfruttamento sessuale dei bambini, Aspe 3, 13 Febbraio
1997.
Il Gentlemen viaggia a oriente, Aspe 6, 27 Marzo 1997, pag. 14-15.
Uomini soli a Stettino, Aspe 8, 24 Aprile 1997, pag. 4-5.
Il ruolo dell’Italia nella campagna mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei bambini,
Aspe 12, 19 Giugno 1997, pag. 10-11.
C. M. Hall, Il turismo sessuale nel sud-est asiatico, Annali italiani del Turismo
internazionale, Vol. 1, pag. 135-152, 1995, studio pubblicato in: D. Harrison (a cura di),
Tourism & the less developed countries, Londra, Belhaven Press, 1992, pag. 64-74.
M. Ruzzenenti, Turismo: strumento di degrado o opportunità di crescita?, Missione Oggi,
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M. Ruzzenenti, L’Unicef dice basta ai turisti del sesso, Missione Oggi, Maggio 1997, pag.
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Il mercato delle ninfetas. Le schiave del sesso, Colibrì, pag. 9-11.
E. Corrente Sutera, Sulle strade di notte, Febbraio 1998, pag. 13-18.
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M. P. Colombo Svevo, Sfruttamento sessuale dei minori e iniziative dell’Unione Europea,
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M. P. Colombo Svevo – F. Sozzi, Il cliente e l’impunità, Il bambino violato, pag. 57-64.
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F. Meloni, Coordinamento. Introduzione e panoramica normativa, "Il bambino e la violenza
sessuale", Convegno di Genova del 9-10/12/1996.
Monsignor P. Monni, Violenza sessuale sui minori e turismo, "Il bambino e la violenza
sessuale", Convegno di Genova del 9-10/12/1996.
K. De Proost, L’inchiesta penale nei confronti di J. Stamford fondatore della guida
Spartacus, "Il bambino e la violenza sessuale", Convegno di Genova del 9-10/12/1996.
M. Gattoni, Sradicare lo sfruttamento sessuale dei bambini: un impegno di tutti, "Il
bambino e la violenza sessuale", Convegno di Genova del 9-10/12/1996.
G. Tealdi, Aspetti del turismo moderno, "Il bambino e la violenza sessuale", Convegno di
Genova del 9-10/12/1996.
M. F. Botte, "Il bambino e la violenza sessuale", Convegno di Genova del 9-10/12/1996.
Legge 269, 3 Agosto 1998, Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della
pornografia, del turismo sessuale in danno di minori quali nuove forme di riduzioni in
schiavitù, G. U. n. 185 del 10/8/1998.
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Intervento di Nicoletta Bressan al Convegno "Perché i bambini non
piangano al buio. Riflessioni sulla pedofilia”, organizzato dalla
Provincia di Novara
2001
Perché il prezzo dell’infanzia non sia solo un pugno di soldi
Perché l’infanzia smetta di avere prezzo
di Nicoletta Bressan
autrice del libro "Sulla loro pelle", edito da "Il Segno"dei Gabrielli editori di Verona, 1999.
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