applicazione di lenti a contatto rigide
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applicazione di lenti a contatto rigide
Elementi essenziali nella pratica delle lenti a contatto Capitolo 6 Applicazione di lenti a contatto rigide punti chiave Punti chiave L’applicazione ideale di una lente a contatto rigida deve presentare le seguenti caratteristiche: • Comfort accettabile che migliora dopo l’adattamento • Centratura adeguata (nessuna sovrapposizione limbare, BOZD centrato sopra la pupilla) • T D di circa 1,4mm inferiore all’HVID • Movimento fluido di 1-1,5mm ad ogni ammiccamento • Allineamento della lente sulla maggior parte della superficie corneale o allineamento lungo il meridiano più piatto in caso di applicazioni di lenti sferiche su cornee toriche • Sottile striscia di sollevamento clearance al bordo Il potere della lente lacrimale deve essere calcolato per confermare un’applicazione di allineamento L’uso di una lampada a fessura per osservare l’applicazione mediante colorazione con fluoresceina offre una valutazione complessiva più precisa della lampada Burton Adattamento di una valutazione di routine procedendo dalla tecnica meno invasiva a quella più invasiva L’applicazione delle lenti a contatto rigide gas permeabili (RGP) è spesso considerata più complessa di un’applicazione di lenti morbide, ma in realtà il numero di valutazioni che i professionisti devono effettuare sono essenzialmente le stesse per l’adattamento applicativo dell’una o dell’altra lente. Le geometrie delle moderne lenti RGP consentono di effettuarne l’applicazione su un’ampia casistica della popolazione di ametropi, i professionisti devono soltanto specificare il raggio della zona ottica posteriore (BOZR), il diametro totale (TD) ed il potere al vertice posteriore (BVP) di una determinata geometria per consentire al produttore di costruire la lente. L’utilizzo di lenti su misura (custom-made) con geometrie multicurve invece facilita la gestione e correzione per un ampio range di curvature corneali, molte geometrie con ‘sistema’ sferico e asferico sono in grado di coprire la maggior parte delle casistiche. 61 Cap. 6 - Applicazione di lenti a contatto rigide Diametro della zona ottica frontale (FOZD) Spessore al centro (tc) Diametro della zona ottica posteriore (BOZD) Raggio della zona ottica posteriore (BOZR) Diametro totale (TD) Raggio perfiferico posteriore (BPR) figura 1 Dimensioni della lente RGP Q uesto capitolo si focalizza sulle procedure e le tecniche di base richieste nell’applicazione delle lenti RGP nella pratica contattologica di routine, soffermandosi su dettagli più specifici per le geometrie multicurve e asferiche disponibili in letteratura1,2. Il capitolo introduce inoltre il lettore all’applicazione delle lenti a contatto RGP toriche. L’applicazione ideale delle lenti RGP Come per l’applicazione delle lenti a contatto morbide, l’applicazione delle lenti RGP richiede la valutazione di criteri statici e di criteri dinamici. La figura 1 riassume i parametri di base della lente a contatto. L’applicazione ideale delle lenti RGP deve rispondere alle caratteristiche di seguito descritte. Centratura La lente deve rimanere centrata sulla pupilla in posizione primaria di sguardo mantenendo la centratura ad ogni ammiccamento. La centratura di una lente RGP deve garantire l’asse visivo all’interno del diametro della zona ottica posteriore (BOZD) il più a lungo possibile, allo scopo di ottimizzare l’acuità visiva ed evitare bagliori. La lente deve inoltre rimanere sulla cornea in tutte le posizioni di sguardo per minimizzare eventuale staining congiuntivale provocato dalla periferia della lente sulla congiuntiva limbare. Copertura corneale A differenza delle lenti morbide, le RGP devono essere più piccole rispetto al diametro corneale e presentare un diametro totale inferiore di almeno 1,4mm al diametro dell’iride visibile orizzontale (HVID) per facilitare il ricambio lacrimale sotto la lente e consentire di ottimizzare l’allineamento dell’applicazione. Applicazione dinamica La lente RGP deve muoversi per permettere la rimozione di residui metabolici e detriti lacrimali e per consentire lo scambio di ossigeno attivato dalla pompa lacrimale. A differenza dell’applicazione delle lenti a contatto morbide, sotto la lente RGP durante tutto il ciclo di ammiccamento avviene uno scambio di ossigeno significativo. Il movimento della lente è una delle caratteristiche chiave dell’applicazione ideale di una lente RGP. La lente deve muoversi all’incirca di 1 – 1,5mm ad ogni ammiccamento e il movimento deve essere fluido e non ostacolato sul piano verticale, che indica un allineamento adeguato di applicazione. Il movimento della lente si verifica o in risposta alla forza esercitata dalle palpebre o per l’aggancio della palpebra superiore. Una lente immobile provoca un ristagno lacrimale sotto la sua superficie, determinando staining corneale e distorsione, laddove una lente che si muove eccessivamente provoca nel portatore discomfort, disturbi nella visione e può anche associarsi a staining congiuntivale. Allineamento 62 Questo è spesso l’aspetto dell’applicazione delle lenti RGP al quale si dedica maggiore attenzione. Tuttavia, benché im- Elementi essenziali nella pratica delle lenti a contatto Sede dell’astigmatismo R e f r a z i o n e O c u l a r e l e t t u r e c h e r at o m e t r i c h e K Opzione L ac Sfera Cilindro Asse Più piatta Meridiano Più stretta Meridiano -3.00 -2.00 180 8.00 180 7.60 90 Corneale RGP sferica, morbida torica -3.00 -2.00 180 8.00 180 8.00 90 Lenticolare RGP torica TE, morbida torica -3.00 0 0 8.00 180 7.60 90 Corneale Morbida sferica, RGP torica -3.00 0 0 8.00 180 8.00 90 Nessuna Morbida sferica, RGP sferica -3.00 -2.00 180 8.00 180 7.80 90 Nessuna RGP torica TE, morbida torica -3.00 -3.00 180 8.00 180 7.40 90 Corneale RGP bitorica, morbida torica portante, non deve essere considerato isolatamente dagli altri aspetti applicativi. L’applicazione ideale di una lente RGP deve mostrare l’allineamento della superficie posteriore della lente con la maggior parte della superficie corneale. Una striscia sottile di “clearance” al bordo è necessaria per consentire un adeguato ricambio lacrimale e facilitare la rimozione della lente (Figura 2). L’allineamento della superficie posteriore con la cornea consente di distribuire la forza della lente in tutta la massima area portante della cornea. Tuttavia una lieve “clearance” apicale e un’area di leggero appoggio corneale a livello medio-periferico favoriranno la centratura della lente. Un appoggio eccessivo può comportare ristagno lacrimale, staining e/o distorsione, mentre punti di eccessiva “clearance” portano ad un’applicazione di lente instabile in termini di centratura, comfort e visione. tabella 1 Esempi che dimostrano in che modo la sede dell’astigmatismo influisce sulla scelta della lente a contatto figura 2 Quadro fluoresceinico di un’applicazione ideale Risposta dei portatori Una volta conseguite tutte le condizioni sopra indicate, con la correzione appropriata, il portatore deve avere una visione stabile. Anche il comfort d’uso delle lenti deve risultare stabile, dipendente al grado di adattamento del portatore anche se il comfort iniziale sarà comunque minore rispetto a quello raggiunto con una lente morbida. Strumentazione Cheratometria • Scelta della lente: le letture dei parametri corneali rilevate dal cheratometro (letture K) sono i principali valori applicati nella selezione della lente iniziale di prova o empiricamente ordinata per l’applicazione di una lente RGP. Oltre ad aiutare nella scelta del BOZR appropriato, la lettura cheratometrica K congiuntamente alle dimensioni della pupilla, può essere utilizzata per determinare il BOZD appropriato. I parametri K da considerare saranno quelli risultanti dalla media di tre letture rilevate. La valutazione delle letture K periferiche hanno un valore limitato 63 Cap. 6 - Applicazione di lenti a contatto rigide nella pratica contattologica di routine, anche se in assenza di una topografia corneale potrebbe essere utile per l’applicazione di lenti su cornee irregolari, come ad esempio a seguito di chirurgia refrattiva o nei casi di patologia corneale. • Dati basali: come in tutta la pratica contattologica, le letture cheratometriche basali devono essere registrate prima dell’applicazione. Una valutazione della qualità delle mire è particolarmente utile quando si applicano lenti RGP in quanto una lente rigida applicata male ha la massima capacità di provocare distorsione e modificare quindi le mire. • Qualità delle lacrime: con la lente in situ, il cheratometro può essere usato per registrare il tempo di rottura del film lacrimale pre-lente. • Astigmatismo corneale: la lettura cheratometrica congiuntamente con il risultato rifrattivo permetteranno di stabilire origine ed entità di astigmatismo. Le lenti RGP sferiche correggeranno un astigmatismo corneale mediante la neutralizzazione da parte della lente lacrimale. Naturalmente non è sempre possibile conseguire questo risultato con astigmatismi corneali elevati a causa delle instabili caratteristiche applicative. In questi casi, per soddisfare un’applicazione, sarà necessario utilizzare lenti RGP a superficie posteriore torica. In caso di astigmatismo lenticolare, una lente RGP sferica non avrà alcun effetto sulla sua correzione. La regola pratica è che una differenza di 0,10mm riscontrata fra le letture dei dati rilevati dal cheratometro (K) corrisponde a 0.50DC di astigmatismo corneale. La tabella 1 mostra alcuni esempi pratici e suggerisce alcune opzioni idonee per le lenti a contatto in base alla sede dell’astigmatismo. • Flessione della lente: con la lente in situ, letture cheratometriche con valori eccedenti evidenzieranno una flessione irregolare della lente sull’occhio. Una flessione può verificarsi o perché la lente cerca di assumere la forma di una cornea torica sotto l’influenza della pressione palpebrale, o nel momento in cui la lente diventa distorta con l’età o per una cattiva gestione. La flessione è massima con la lente applicata stretta. Ove non sia possibile raggiungere una condizione rifrattiva soddisfacente, le “sovraletture” cheratometriche potranno essere utilizzate per confermare o eliminare la flessione come possibile causa. Topografia corneale Fattore di forma 64 Il fattore di forma (valore p) della cornea indica di quanto la sua forma varia da una sfera, supposizione fatta quando vengono rilevate le letture K. Grazie alla topografia i professionisti misurano il fattore di forma della cornea. Il fattore di forma della cornea può essere utilizzato nella scelta della geometria della lente e per definire l’appiattimento delle curve periferiche della lente per mantenere l’allineamento corneale. Alcuni videocheratoscopi sono dotati di software che permettono attraverso simulazione di valutare la geometria della lente più idonea. Anche se i risultati possono non essere più accurati dell’applicazione di routine, può certamente aiutare la gestione di casi Elementi essenziali nella pratica delle lenti a contatto figura 3 Riflesso retinoscopico con lente RGP centrata (sinistra) e lente decentrata (destra) più complessi riducendo il numero di lenti di prova prima di giungere all’applicazione finale3. La conoscenza del fattore di forma può essere importante nell’analisi di alcuni quadri fluoresceinici e costituisce un’importante variabile dell’applicazione ortocheratologica. Posizione dell’apice e curvatura La videocheratoscopia fornisce una mappa della curvatura corneale che può rivelarsi utile nel valutare quadri fluoresceinici inconsueti o di lenti decentrate. La videocheratoscopia permette di visualizzare l’apice corneale, che potrebbe non essere in linea con l’asse visivo e pertanto spiegare la ragione di un decentramento della lente. Evidenzierà inoltre eventuali modificazioni della curvatura corneale da patologia, o da post-chirurgia refrattiva o anche semplicemente da eventuali normali variazioni. Oltre a proporsi come un utile ausilio clinico, questa tecnica supporta il professionista nella spiegazione al portatore del meccanismo applicativo delle lenti a contatto. Sede dell’astigmatismo Un astigmatismo corneale può essere rilevato da due meridiani qualunque dal centro alla periferia e può essere visualizzato con una mappa di curvatura dei meridiani. I meridiani principali e il grado di astigmatismo possono essere mostrati in varie posizioni dal centro della cornea. Fondamentalmente, questo metodo di misurazione dimostra che l’astigmatismo corneale non è necessariamente uniforme sull’intera superficie della cornea ma varia in rapporto alla sua localizzazione. Retinoscopia Oltre a svolgere un ruolo nella refrazione, il retinoscopio consente di valutare la copertura pupillare in base al BOZD della lente. Il riflesso retinoscopico deve essere regolare su tutta la pupilla. Se il BOZD non copre completamente la pupilla, il riflesso diventerà distorto nel punto di transizione fra il raggio centrale e quello periferico (Figura 3). Refrazione La sovrarefrazione fornirà al professionista le informazioni necessarie per determinare il BVP corretto per ogni singolo portatore. Oltre a questo, ha due ulteriori importanti utilizzi nell’ambito dell’applicazione delle lenti RGP. • Spessore della lente lacrimale: una lente RGP può correggere l’ametropia in due modi: con una curvatura differente dalla curvatura corneale per correggere l’errore refrattivo e la neutraliz65 Cap. 6 - Applicazione di lenti a contatto rigide zazione della superficie anteriore della cornea dalla superficie posteriore della lente. Il potere della lente lacrimale, può essere calcolato dalla sovrarefrazione. Questo offre un metodo di valutazione del rapporto di allineamento lente/cornea. • Flessione della lente: una sovrarefrazione può essere utile anche per valutare la flessione della lente quando non si riesce ad ottenere un risultato visivo ottimale con lenti sferiche o con sovrarefrazione. Se il professionista reputa che la lente corregga l’astigmatismo corneale e che non sia presente astigmatismo lenticolare, allora un eventuale astigmatismo residuo può essere causato dalla flessione della lente sulla cornea. Regolo PD Il regolo PD (o preferibilmente il reticolo della lampada a fessura) deve essere impiegato nella misurazione del diametro dell’iride visibile orizzontale (HVID) che può essere utilizzato per scegliere il diametro totale iniziale della lente di prova. Deve inoltre essere usato per misurare il diametro medio e massimo della pupilla che influiranno sulla scelta del BOZD. Infine può essere usato per misurare l’ampiezza dell’apertura palpebrale verticale (VPA), in entrambi i casi per supportare la scelta del TD e anche come misurazione iniziale di base in quanto le ricerche indicano che il VPA può diminuire con l’uso delle lenti RGP. Biomicroscopia Applicazione dinamica L’applicazione dinamica delle lenti può essere sia valutata che misurata con l’ausilio di una lampada a fessura dotata di reticolo, come per le lenti a contatto morbide. Allineamento lente/cornea • Luce bianca: una sezione ottica può essere utilizzata per giudicare la relazione tra lente e cornea utilizzando la luce bianca senza fluoresceina. • Luce blu cobalto: l’allineamento della superficie posteriore della lente alla superficie anteriore dell’occhio viene visualizzato più efficacemente utilizzando fluoresceina. La fluoresceina colora il film lacrimale che costituisce la lente lacrimale. La fluoresceina illuminata con luce blu di lunghezza d’onda appropriata, mostrerà una fluorescenza di colore verde. L’intensità del colore varia in funzione dello spessore dello strato lacrimale. Più consistente sarà lo spessore, più giallo sarà il suo aspetto 4. La fluoresceina nelle lacrime riempie lo spazio fra la superficie posteriore della lente e la superficie corneale anteriore. Quando viene eccitata con il filtro blu cobalto, la distanza fra le due superfici è rappresentata dall’intensità della luce fluorescente, dove un colore più brillante indica uno spazio più ampio e viceversa. Osservando l’intensità fluoresceinica sulla superficie della lente, si può visualizzare la distanza fra la superficie posteriore della lente e la superficie corneale anteriore, il cosiddetto quadro fluoresceinico (Figura 2). 66 Elementi essenziali nella pratica delle lenti a contatto L’utilizzo di un filtro barriera di colore giallo posto sull’oculare della lampada a fessura migliorerà il contrasto fra la fluoresceina gialla e lo sfondo. Nell’attuare questa tecnica, è importante verificare di non applicare sull’occhio una eccessiva quantità di fluoresceina, in quanto renderebbe più difficile l’interpretazione dell’applicazione per eccessiva quantità di fluoresceina sulla superficie anteriore della lente. Lampada di Burton Applicazione di fluoresceina La lampada di Burton è una sorgente di luce ultravioletta dotata di una lente di ingrandimento montata su un telaio di forma rettangolare. Essa consente al professionista di visualizzare i quadri fluoresceinici utilizzando luce ultravioletta per eccitare la fluoresceina. Gli svantaggi consistono nel fatto che l’ingrandimento non raggiunge un livello altrettanto buono come quello ottenuto con la lampada a fessura ed è inefficace quando utilizzato con lenti che presentano il polimero inibitore UV. Per questo tipo di lente la luce blu cobalto della lampada a fessura costituisce l’opzione preferita. Dimensioni della pupilla Le dimensioni massime pupillari possono essere misurate in una stanza oscurata e con l’occhio illuminato con la luce ultravioletta della lampada di Burton. La pupilla può essere facilmente visualizzata contro la fluorescenza del cristallino. Tecniche Come con tutte le applicazioni di lenti a contatto, una visita iniziale è necessaria per valutare l’idoneità e le esigenze dei portatori. Lente di prova iniziale scelta e inserimento La lente di prova iniziale deve essere scelta applicando i criteri seguenti: Potere al vertice posteriore Ove possibile, dovrebbe avvicinarsi il più possibile alla prescrizione finale del portatore per consentirgli di avere la visione più naturale possibile e per minimizzare i potenziali cambiamenti applicativi intervenuti in seguito ad una variazione del potere della lente. Poiché il centro di gravità e la geometria del bordo di una lente a potere positivo si trovano in una posizione diversa rispetto ad una lente negativa, l’applicazione può differire. È pertanto importante valutare gli ipermetropi con lenti a potere positivo e procedere viceversa per i miopi. Nella scelta di prescrizione, il professionista dovrebbe dirigere la propria scelta verso una sottocorrezione piuttosto che verso una sovracorrezione della miopia per ridurre al minimo le possibilità che si verifichi uno spasmo accomodativo. 67 Cap. 6 - Applicazione di lenti a contatto rigide diametro della lente 10 diametro della lente 9.6 diametro della lente 9.2 diametro della lente 9.6 diametro della lente 9.2 diametro della lente 10 figura 4 Selezione del diametro totale in funzione dell’apertura palpe- brale, secondo Guillon Raggio di curvatura della zona ottica posteriore La geometria della superficie posteriore delle lenti RGP può essere sferica, asferica o una combinazione di entrambe. Le lenti sferiche possono essere bicurve, tricurve o multicurve e con ogni differente BOZR la geometria della curva periferica può determinare un disegno della lente con costante sollevamento assiale del bordo o costante “clearance” assiale del bordo. Generalmente, le geometrie asferiche variano tra quelle a curva ellittica costante (esempio e = 0.5) e quelle in cui l’eccentricità della curva varia dal centro della lente al bordo (es. eccentricità polinomiale o variabile). • Lenti sferiche: la lente di prova iniziale deve essere scelta in base ai parametri cheratometrici K, seguendo le raccomandazioni del produttore per ogni particolare geometria o i valori riportati nella Tabella 2. Il professionista deve notare che i valori indicati per l’applicazione delle lente di prova iniziale hanno puramente valore indicativo. • Lenti asferiche: le lenti asferiche ellittiche richiedono in genere un’applicazione più piatta delle lenti sferiche per fornire allineamento su tutta la superficie corneale. Tuttavia le geometrie asferiche con eccentricità polinomiale e variabile possono essere applicate più o meno allo stesso modo delle geometrie sferiche. La lente di prova iniziale deve essere applicata osservando le raccomandazioni del produttore, generalmente basate sul valore K più piatto, o leggermente più piatto. tabella 2 Scelta del BOZR in base alle letture K cheratometriche per le lenti RGP sferiche (7.50 BOZD) 68 A s t i g m at i s m o ( da c h e rat o m e t ro ) BOZR a p p r o ss i m at i v o 0.00 - 0.75D Applicazione su lettura K più piatta 0.50 - 1.00 D Applicazione su lettura K più piatta a 0.05 più stretta rispetto alla lettura K più piatta 1.00 - 2.50 D Applicazione vicina alla lettura K più piatta (al massimo da 0.05 a 0.10 più stretta) per minimizzare la flessione ed ottenere una buona acuità con una lente sferica5 Oltre 2.50 D È raccomandata una zona ottica posteriore a geometria torica Elementi essenziali nella pratica delle lenti a contatto Diametro totale Il diametro totale (TD) scelto si basa sull’HVID e sulla posizione della palpebra. Come regola generale, il TD dovrebbe essere di almeno 1,40mm inferiore all’HVID. Più è ridotta la dimensione dell’apertura palpebrale, più dovrebbe essere piccolo il TD. Guillon raccomanda di fare la scelta in base alle indicazioni riportate nella Figura 4. Ancora una volta, la raccomandazione relativa alla lente di prova iniziale è un’indicazione in base alla quale è possible giudicare l’applicazione della lente ottimale. Spessore al centro Per ragioni fisiologiche, le lenti dovrebbero essere realizzate più sottili possibile per massimizzare la trasmissibilità all’ossigeno. Per la maggior parte dei materiali oggi utilizzati nella produzione di lenti rigide, lo spessore al centro minimo realistico è di circa 0,14mm. Diametro di curvatura della zona ottica posteriore Il BOZD dovrebbe essere maggiore di almeno 1,00mm rispetto alla dimensione media della pupilla in condizioni di normale illuminazione dell’ambiente per evitare l’effetto bagliore. Il BOZD ha anche la massima influenza sull’allineamento corneale di qualunque diametro posteriore. Così come la cornea tende ad appiattirsi, un maggiore BOZD dovrebbe essere considerato per mantenere l’allineamento sulla stessa. Con il ‘sistema’ lenti il professionista ha spesso scarso controllo su questo parametro, nonostante debba essere considerato in relazione alle dimensioni della pupilla. Materiale Il materiale delle lenti di prova per la valutazione dell’applicazione della lente dovrebbe idealmente essere lo stesso della lente finale prescritta. Questo per minimizzare la possibilità che la lente di prescrizione abbia un comportamento differente rispetto alla lente di prova valutata inizialmente in termini di appoggio, centratura o bagnabilità. Per ragioni fisiologiche, i materiali con Dk >50 dovrebbero essere considerati normalmente per il porto giornaliero delle lenti RGP. I materiali utilizzati oggi per la costruzione di lenti RGP includono siliconi acrilati e fluorosilicone acrilato; quest’ultimo offre il vantaggio di una migliore bagnabilità e un minor accumulo di depositi. Richiede tuttavia un più attento processo di fabbricazione e può essere fragile se troppo sottile. Inserimento e adattamento Inserimento Le nuove lenti dovrebbero essere idratate in una soluzione disinfettante per almeno 24 ore prima di procedere all’accurata valutazione dell’applicazione. Immediatamente prima dell’inserimento, i portatori dovrebbero essere informati che potrebbero avvertire la sensazione di presenza di corpo estraneo nell’occhio. Dovrebbe anche essere chiesto loro di guardare in basso una volta inserita la lente nell’occhio per minimizzare l’azione esercitata dalla palpebra sul bordo della lente e riducendo così la sensazione di avere un corpo estraneo nell’occhio. Dopo aver inserito la lente, sollevando la palpebra superiore il professionista potrà valutare se l’eventuale sensazione di discomfort sia o meno riconducibile ad un normale adattamento (in tal caso scomparirà sollevando la palpebra) oppure ad un corpo estraneo intrappolato fra le palpebre (in tal caso perdurerà). 69 Cap. 6 - Applicazione di lenti a contatto rigide Adattamento Una volta attenuata la lacrimazione riflessa, è possibile effettuare una valutazione approssimativa dell’applicazione della lente, solitamente dopo circa cinque minuti. In questa fase, la valutazione dovrà soltanto garantire che la lente sia sufficientemente stabile per un ragionevole periodo di prova. Le valutazioni devono essere fatte con la luce bianca e ad occhio nudo per un controllo generale della centratura della lente, per poi effettuare un’approssimativa valutazione dell’applicazione con la fluoresceina. Ottenuta un’applicazione ragionevole, i portatori devono fare un periodo di prova più lungo che consenta loro di valutare la propria risposta soggettiva e consenta un certo grado di adattamento. Questo periodo dovrà essere minimo di 30 minuti. Risposta soggettiva Al termine del periodo di prova, il portatore dovrebbe tollerare meglio le lenti e l’eventuale lacrimazione riflessa iniziale tenderà ad attenuarsi. Inoltre, se la lente in prova si avvicina al potere di correzione del portatore, egli dovrebbe riferire una visione stabile in tutte le posizioni di sguardo. Valutazione dell’applicazione La valutazione dell’applicazione si effettua cominciando dalla tecnica meno invasiva a quella più invasiva per minimizzare la stimolazione della lacrimazione riflessa, che potrebbe alterare l’applicazione. Sovrarefrazione e acuità visiva Una sovrarefrazione sferica dovrebbe essere inizialmente condotta con bilanciamento binoculare per rilassare l’accomodazione che può essere indotta dalla sensazione di corpo estraneo della lente in situ. L’acuità visiva dovrebbe essere nitida e stabile con la correzione refrattiva precisa. Riscontrando un’ acuità instabile o inaccettabile, si dovrebbe effettuare una refrazione cilindrica. Deve essere effettuato sia l’esame refrattivo soggettivo sia quello oggettivo e quest’ultimo utilizzando il retinoscopio. Il risultato deve essere registrato in modo da poter calcolare il potere della lente lacrimale e apportare le eventuali modifiche all’applicazione qualora fosse necessario. Luce bianca Sotto luce bianca e a occhio nudo, il professionista deve valutare la centratura della lente in posizione primaria di sguardo e al movimento oculare laterale. Oltre alla centratura, deve essere valutato il movimento durante l’ammiccamento, la lente deve muoversi ad ogni ammiccamento sotto l’influenza della palpebra superiore e tornare subito a coprire la pupilla. Valutazione fluoresceinica Con il portatore in posizione davanti alla lampada a fessura o utilizzando la lampada di Burton, si deve effettuare una valutazione dell’applicazione con instillazione di fluoresceina. Una minima quantità di fluoresceina deve essere instillata nel sacco congiuntivale e al portatore viene richiesto di ammiccare. 70 Elementi essenziali nella pratica delle lenti a contatto Il professionista quindi dovrà effettuare una valutazione sistematica con fluoresceina in tre zone distinte: centrale, medioperiferica e periferica. Una semplice scala di valutazione è stata sostenuta da Guillon per la valutazione dell’applicazione delle lenti (Tabella 3). Nel corso della valutazione viene osservata la fluoresceina sotto la lente e la sua entità può variare da una quantità modesta (allineamento o lieve “clearance” apicale) ad una moderata (+1) o ad una eccessiva (+2). Se è difficile da valutare a causa di un apparente film uniforme di fluoresceina, si avrà una applicazione di allineamento. Generalmente è più facile rilevare un’applicazione stretta piuttosto che un’applicazione piatta. Questo può essere utile ricordarlo quando si sceglie la prima lente di prova. Interpretazione dei risultati Risposta soggettiva Il comfort con le lenti RGP è inizialmente inferiore rispetto a quello percepito con le lenti morbide, sebbene, dopo un periodo di adattamento di 30 minuti, il portatore non dovrebbe riferire nulla di più della sensazione della lente. Se dovesse riferire ‘dolore’, congiuntamente ad una eccessiva lacrimazione riflessa, la lente deve essere modificata. Visione e acuità visiva dovrebbero essere stabili e nitide, con la corretta sovrarefrazione sferica. Ove non sia possibile ottenere un risultato stabile utilizzando delle lenti sferiche, si deve provare una sovracorrezione cilindrica. In questo caso un risultato stabile indica la presenza di un astigmatismo residuo e quindi si dovrebbe utilizzare una lente torica. Prima di procedere con l’applicazione di una lente torica, il professionista deve analizzare i risultati della sovracorrezione, al fine di individuare la sede dell’astigmatismo residuo e verificare che non vi sia una flessione della lente che possa eventualmente determinare una visione scadente. Se la sede dell’astigmatismo non viene identificata o è variabile, la causa più probabile è la flessione della lente. Valutazione dell’applicazione dopo instillazione di fluoresceina, secondo Guillon +1 0 -1 -2 Eccessivamente stretta Lievemente stretta Allineamento Lievemente piatta Eccessivamente piatta Larghezza Estrememente larga (0.4mm) Lievemente larga (da 0.3 a 0.4mm) Ottimale (da 0.2 Lievemente a 0.3mm) stretta (da 0.1 a 0.2mm) Altezza Eccessiva Più che ottimale Ottimale APP L ICAZIONE Contatto ben definito Contatto non definito Nessun contatto GENERA L E tabella 3 +2 APP L ICAZIONE APP L ICAZIONE PERIFERICA MEDIO - Meno che ottimale Estremamente stretta (<0.1mm) Insufficiente PERIFERICA 71 Cap. 6 - Applicazione di lenti a contatto rigide Tear lens thickness rL1 rL2 rL3 rc rc rc figura 5 Spessore della lente lacrimale Nei casi di flessione della lente, modificazioni del rapporto di applicazione lente/occhio rappresentano l’opzione di gestione preferita. La tabella 4 riassume le cause di una visione scadente e le relative opzioni di gestione. Sovrarefrazione Determinando la sovrarefrazione si può calcolare la lente lacrimale. Ques’ultima è la differenza di potere fra la refrazione sul piano corneale e il potere della lente a contatto necessario per correggere l’ametropia. Il potere della lente lacrimale è un utile metodo di valutazione dell’allineamento fra lente a contatto e cornea. Se la lente viene applicata stretta, risulterà una lente lacrimale positiva e il potere della lente a contatto richiederà meno potere positivo o più potere negativo della refrazione oculare. Se la lente viene applicata più piatta della cornea, la tabella 4 Possibili cause dei sintomi riferiti dai portatori con lenti RGP S INTOMO PO S S IBI L I CAU S E RIMEDIO Comfort scadente Movimento eccessivo “clearance” al bordo eccessiva Bordo troppo spesso Corpo estraneo Bordo della lente danneggiato Cornea astigmatica Applicazione stretta Ridurre la “clearance” al bordo Bordo più sottile Rimuovere e sostituire la lente Sensibilità del portatore Scarsa bagnabilità Visione scadente Modificazione refrattiva Modificazione della forma della cornea Astigmatismo residuo Flessione Depositi Pesanti graffi superficiali Scarsa bagnabilità 72 Sostituire la lente Modificare l’applicazione Considerare una geometria asferica Considerare una geometria torica Geometria della lente più sottile Aumentare il diametro totale Rimuovere e pulire la lente Lente morbida Cambiare materiale Eseguire refrazione e cambiare potere Valutare l’applicazione e modificare Lente torica Applicazione piatta Cambiare materiale Pulire la lente Lucidare o sostituire la lente Rimuovere e pulire la lente Sostituire la lente se vecchia Cambiare materiale Elementi essenziali nella pratica delle lenti a contatto Refr azione ocul are Potere della LC in aria Sovr arefr azione Lente l acrimale rapporto di applicazione -3.00 -3.00 0 0 Allineamento -3.00 -2.50 0 -0.50 Piatto -3.00 -3.50 0 +0.50 Stretto -3.00 -3.00 -0.50 +0.50 Stretto -3.00 -3.00 +0.50 -0.50 Piatto tabella 5 Esempi che mostrano come il potere della lente lacrimale può essere utilizzato per valutare l’allineamento fra la lente a contatto e la cornea Gestione del decentramento della lente P o ss i b i l e c a u s a rimedio Continuamente alta, non scende dopo l’ammiccamento Zona periferica piatta Zona periferica ampia TD troppo grande Lente troppo spessa Cil secondo regola Rendere più curva la periferia Restringere la periferia Ridurre il TD Ridurre Tc e/o Te Geometria torica BS Geometria periferica torica Continuamente bassa/cade rapidamente dopo l’ammiccamento Lente troppo piccola Lente troppo spessa Nessun aggancio palpebrale Aumentare il TD Ridurre il Tc Addizionare carrier periferico negativo Continuamente da un lato Apice corneale decentrato Aumentare TD Lente morbida Aumentare TD Design più curvo Design torico Design periferico torico Lente troppo piccola Lente troppo piatta Cil contro regola Immobile Lente troppo stretta Appiattire la lente Eccessivo decentramento oltre il limbus Eccessiva lacrimazione Lente troppo piatta Elevato cil corneale Vedere i sintomi Design più curvo Geometria torica della superficie posteriore tabella 6 P o s i z i o n e d e ll a l e n t e lente lacrimale sarà negativa e si applicherà l’opposto (Figura 5). La tabella 5 mostra alcuni esempi pratici di diverse lenti lacrimali. Un’indicazione generale per il calcolo dei poteri delle lenti lacrimali è che una differenza di 0.50DS nella sovrarefrazione si correla a una differenza di 0.10mm fra il raggio della lente e il raggio corneale. Centratura della lente La lente deve rimanere centrata sull’asse visivo fra un ammiccamento e l’altro e in posizione laterale di sguardo. Lenti di potere negativo elevato possono ‘agganciarsi’ alla palpebra superiore, che terrà in posizione la lente. In questi casi, la lente si muove con la palpebra. Lo stesso effetto si può ottenere ordinando una lente con “carrier” periferico negativo sulla superficie anteriore, utile per l’applicazione in soggetti ipermetropi in quanto la lente positiva tende a cadere continuamente. Appena il BOZD ri73 tabella 7 Cap. 6 - Applicazione di lenti a contatto rigide Gestione del movimento della lente s t r at e g i a va r i a b i l e Bozr bozd td tc Aumentare il movimento Aumentare Diminuire Diminuire Aumentare Diminuire il movimento Diminuire Aumentare Aumentare Diminuire Figura 6a Figura 6b Figura 6c Figura 6d Figura 6e applicazione centrale -1 0 0 +1 +2 periferica +2 (inferiore) +2 (inferiore) +1 +1 0 0 +1 -1 -1 -1 +1 +1 0 -1 Provare un BOZR più Stretto Distribuire Provare un BOZR più piatto Appiattire il BOZR larghezza altezza applicazione medioperiferica azioni Stringere il BOZR figura 6 Interpretazione dei quadri fluorescenici (per gentile concessione di David Ruston) copre la pupilla il bordo non deve comportare un’eccessiva pressione sulla regione limbare, qualche grado di decentramento può essere accettabile nell’applicazione di una lente a contatto rigida. In casi di fluttuazione della visione, effetto abbagliamento/aloni, “staining” congiuntivale o limbare, occorre modificare l’applicazione della lente. La tabella 6 riporta le opzioni disponibili per migliorare la centratura di una lente decentrata. Movimento della lente La lente deve mostrare un movimento verticale sufficiente da consentire il ricambio lacrimale. Generalmente è un movimento di circa 1-1,5mm. Un movimento eccessivo è causa di scarso comfort e visione scadente ed eventualmente “staining” congiuntivale. Un movimento insufficiente provoca ristagno lacrimale, “staining” corneale e distorsione. Le opzioni per aumentare o ridurre i movimenti della lente sono riportate nella tabella 7. Quadri fluoresceinici La figura 6 mostra una serie di quadri fluoresceinici, corredati da una valutazione e da opzioni di gestione raccomandate. L’interpretazione dei quadri fluoresceinici non deve essere effettuata isolatamente; la conferma del rapporto lente/occhio deve derivare dal calcolo della lente lacrimale e un’applicazione che si presenta stretta dovrà mostrare una lente lacrimale positiva e viceversa. 74 Elementi essenziali nella pratica delle lenti a contatto rL rL rc rL rc P1 P2 P3 rc P1 P2 P3 P1 P2 P3 figura 7 Effetto del fattore di forma corneale su applicazione con fluoresceina Occasionalmente, può verificarsi un’applicazione che può apparire stretta o piatta anche quando il BOZR della lente e le letture K della cornea sembrano corrispondere esattamente l’uno alle altre. Ci sono due motivi per questo: la lente di prova con un BOZR non corretto o il fattore di forma corneale. Se la cornea ha un’eccentricità più alta della media (ossia e >0,5), si appiattisce più rapidamente del normale verso la periferia e di conseguenza una lente sferica dello stesso raggio centrale può evidenziare accumulo centrale (Figura 7). L’applicazione dovrà essere modificata allo stesso modo in cui si affronterebbe una lente applicata stretta. Interdipendenza delle variabili di applicazione Ogni variabile nella geometria delle lenti RGP presenta un rapporto di interdipendenza con altre variabili. Ove vi sia la necessità di cambiare un parametro della lente, ad esempio il BOZD, se occorre mantenere lo stesso rapporto di applicazione si dovrà modificare anche il BOZR in modo da mantenere la medesima altezza sagittale. Modificando il BOZD o il BOZR si cambierà anche la lente lacrimale e quindi il potere del sistema lente/occhio. L’entità di tali cambiamenti dipenderà, in una certa misura, dai parametri oculari e dalle caratteristiche del materiale delle lenti. Le regole pratiche di base da applicare nell’apportare le opportune modifiche ai parametri delle lenti sono descritte di seguito. • Una modifica di 0,05mm al BOZR equivale a una modifica di 0.25D al potere se il raggio si trova nella regione 7,80mm. • Una modifica di 0,5mm al BOZD richiede la modifica di 0,05 mm del BOZR per consentire di mantenere lo stesso quadro fluoresceinico. Applicazione di lenti RGP toriche Nei casi in cui l’entità dell’astigmatismo corneale è tale da determinare una applicazione insoddisfacente di una lente a contatto RGP sferica (solitamente con cil >2.50DC), è spesso necessario applicare una lente a superficie posteriore torica. Questo consente alla superficie posteriore della lente di allinearsi sia al raggio corneale più curvo sia a quello più piatto (rilevati dalla cheratometria), consentendo una migliore centratura e stabilità della lente nonchè comfort soggettivo per il portatore. L’applicazione ideale dovrebbe evidenziare lo stesso quadro fluoresceinico di una lente sferica su una cornea sferica e comportarsi nello stesso identico modo (Figure 8a e 8b). 75 Cap. 6 - Applicazione di lenti a contatto rigide Con un’applicazione strettamente allineata, la rotazione della lente è minima così che l’incorporazione di una stabilizzazione prismatica aggiuntiva non venga richiesta. Ogni lente RGP a superficie posteriore torica provocherà un astigmatismo “indotto” dovuto alla superficie posteriore toroidale e ad una differenza a livello di indice rifrattivo fra le lacrime e il materiale della lente. figura 8a Lente RGP sferica su una cornea con 3.00D di astigmatismo figura 8b Sullo stesso occhio, lente con superficie posteriore torica (per gentile concessione di David Ruston) Questo solitamente implica la necessità di una piccola correzione cilindrica ‘neutralizzante’ sulla superficie anteriore che tuttavia non preoccuperà il professionista poiché sarà il produttore a calcolare la correzione dell’astigmatismo indotto e di ogni astigmatismo residuo eventualmente presente. Quindi la lente finale prodotta sarà bitorica, con superficie posteriore torica per l’applicazione su cornea toroidale e superficie anteriore torica per correggere ogni astigmatismo indotto. Sebbene l’applicazione della lente possa essere ottenuta utilizzando set di lenti di applicazione con superficie posteriore torica e sovrarefrazione sf/cil, è più semplice ordinare una lente empiricamente sulla base delle letture cheratometriche e dalla prescrizione degli occhiali. Le tre semplici fasi richieste sono le seguenti: • Misurare i raggi corneali più stretti e piatti con la cheratometria • Convertire la prescrizione degli occhiali in una prescrizione oculare (rappresenta il potere richiesto lungo il BOZR più stretto e più piatto supponendo un’applicazione in allineamento) • La specifica di TD, BOZD e curve periferiche deve basarsi sugli stessi criteri utilizzati per una geometria di lente sferica. Esempio 1 Rx occhiali (BVD = 10mm) -7.50/-4.50x180 Rx oculare (BVD = 0mm) -6.50/-3.75x180 Poteri meridiani -6.50 e -10.25 Letture K 8.10 lungo 180. K 7.30 lungo 90 Lente da ordinare 8.10:7.00/9.5 7.30 Sollevamento bordo assiale (AEL) C4 0.13mm – 6.50 sul piatto –10.25 sul curvo. A volte le letture effettuate con il cheratometro indicano una cornea quasi sferica. Tuttavia la refrazione degli occhiali indica un significativo astigmatismo refrattivo. Pertanto quando si valuta una lente RGP su quest’occhio, una sovrarefrazione (come previsto dalle letture cheratometriche) indica un astigmatismo residuo (di solito lenticolare). Per correggere completamente l’errore refrattivo con una lente RGP, è necessaria una lente a superficie anteriore torica, con rotazione stabile. La stabilizzazione prismatica è inclusa nella geometria della lente così come la troncatura, quando richiesta, per migliorare la stabilizzazione. Il potere della lente finale può essere calcolato empiricamente o più facilmente dalla sovrarefrazione di una lente RGP 76 Elementi essenziali nella pratica delle lenti a contatto sferica. La correzione potrebbe anche essere ottenuta con una lente morbida torica come in questo esempio: Esempio 2 Rx occhiali (BVD = 12mm) -2.00/-2.00x75 Rx oculare (BVD = 0mm) -2.00/-1.75x75 Letture K 8.10 lungo 165. K 8.00 lungo 75. Lente di prova 8.10:7.30/9.20 -3.00D Sovrarefrazione: +1.00/-1.25x75 Lente da ordinare 8.10:7.30/ 9.5 9.1 C3 AEL 0.14mm -2.00/-1.25 x 75 figura 9 Una lente a geometria inversa ben applicata (per gentile concessione di David Ruston) Aggiungere prisma da 1.50 a base bassa (lungo 270). 0.4mm troncatura lungo 180. Incisione opzionale per aiutare a valutare l’orientamento e la stabilità della lente – punto apice e base prisma. In altri esempi, l’errore refrattivo può essere sferico ma le letture cheratometriche evidenziano un significativo astigmatismo corneale. Questo richiederebbe anche una geometria con superficie anteriore torica per correggere l’astigmatismo residuo. In questo esempio, una correzione dell’errore refrattivo verrebbe più facilmente ottenuta con una lente morbida sferica. Una descrizione generale più dettagliata dell’applicazione delle lenti RGP toriche è disponibile in letteratura6,7. Ortocheratologia L’ortocheratologia implica l’applicazione di una lente RGP in modo tale da indurre una modificazione di curvatura della cornea allo scopo, anche se solo temporaneo, di ridurre miopia e astigmatismo secondo regola. L’aumentato interesse e l’utilizzo di questa tecnica è derivato da una più ampia disponibilità di strumentazione che consente di misurare e monitorare la topografia corneale (videocheratoscopio), lenti a geometria inversa che permettono un maggior controllo e rapidità di cambiamento della curvatura corneale e lenti a contatto RGP con permeabilità all’ossigeno (Dk) più elevato approvate per l’uso durante il sonno, così da consentire il porto notturno e la rimozione durante le ore di veglia. Idealmente, una lente bene applicata dovrebbe indurre un appiattimento della cornea centrale riducendo così la miopia ed evitando al contempo un astigmatismo indotto (Figura 9). Una riduzione media tende ad essere compresa tra 1.50 e 2.00D con eliminazione della metà dell’astigmatismo corneale. È tuttavia difficile prevedere l’entità del cambiamento. La ricerca ha mostrato una relazione tra la superficie corneale e i cambiamenti indotti. L’ortocheratologia è una tecnica di applicazione delle lenti a contatto RGP altamente laboriosa e specializzata che esula dall’ambito del presente capitolo. I professionisti dovrebbero tuttavia essere a conoscenza dei principi base. Informazioni più dettagliate sull’applicazione e successiva manutenzione sono reperibili in letteratura 8. 77 Cap. 6 - Applicazione di lenti a contatto rigide Conclusioni I molti parametri disponibili consentono al professionista di poter valutare l’applicazione ottimale per una lente rigida. Nonostante la geometria delle lenti sia disponibile per molti, comfort e acuità visiva ottimali non devono essere compromessi se gli ideali applicativi non possono essere raggiunti. Laboratori specializzati possono progettare lenti secondo richieste specifiche, se è necessario. Come con tutta la pratica contattologica, si deve adottare un approccio sistematico. Nessuna modifica ai parametri delle lenti va apportata a meno che non ci sia un motivo ragionevole. BIB L IOGRAFIA 1. Atkinson T C O. A computer assisted and clinical assessment of current trends in gas permeable lens design. Optician, 1985; 189: 4976, 16-22. 2. Meyler J G and Ruston D M. Rigid gas permeable aspheric back surface contact lenses – A review. Optician, 1994; 208: 5467, 22-30. 3. Szczotka L, Capretta DM and Lass JH. Clinical evaluation of a computerised topography software method for fitting rigid gas-permeable contact lenses. CLAO Journal, 1994, 20:4 231-236. 4. Cooke G and Young G. 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