Generazione di fenomeni

Transcript

Generazione di fenomeni
Generazione di fenomeni
"Sì, ma grazie al doping"
Donati: «che rovina la medicalizzazione nello sport»
l'intervista
Inizia con il consulente dell'agenzia mondiale antidoping, da anni in prima linea in questa
battaglia, il nostro viaggio intorno al sommerso e le vittime dello sport malato
l'accusa dell'esperto
Solo nel ciclismo i controlli si fanno a sorpresa, altrove non avviene quasi mai. È chiaro il
perché: è lo stesso sistema sportivo che li gestisce e sta bene attento a non decimare i
propri "gioielli' : Quasi il 60% degli sportivi amatoriali controllati dichiarano di assumere
farmaci pur non avendo alcuna patologia.
Per combattere il doping bisogna avere la percezione del fenomeno e conoscere a fondo
la materia. Come da decenni fa, con continui aggiornamenti, il professor Sandro Donati,
consulente Wada (Agenzia Mondiale Antidoping) e autore del Report sui traffici
internazionali delle sostanze dopanti.
Professor Donati, non molto tempo fa lei disse che in base a un suo accurato
dossier era venuto a conoscenza che «il 100% dei professionisti facevano uso di
Epo e che il fenomeno aveva una ricaduta a pioggia sul dilettantismo. Il dato è
ancora questo?
Sostanzialmente sì. L'unica differenza sta nel fatto che ora l'Epo si combina a molti altri
trattamenti farmacologici e diverse manipolazioni fisiologiche.
Il professor Umberto Veronesi, provocatoriamente ha parlato di "liberalizzazione
dell'Epo" tra gli sportivi. È ancora questa la sostanza più utilizzata o ci sono dei
"veleni" ancora peggiori che inquinano il mondo dello sport?
Dobbiamo tutti essere così grati a Veronesi per i suoi studi sui tumori, ma non possiamo
non perdonargli la sua evidente ignoranza dell'argomento che sconfina in una pericolosa
ingenuità quando afferma che, "nel ciclismo i risultati di vertice possono essere ottenuti
anche senza il doping". Attualmente l'Epo viene combinata con una miriade di altri farmaci.
Questo insieme di veleni provoca una minaccia costante alla salute dei corridori, fino a che
il loro organismo non cede.
Si è sempre detto che l'antidoping sta un passo indietro alla farmacologia utilizzata
dagli atleti. Siamo in una fase di controlli serrati ed efficaci, oppure c'è da
sospettare che l'abuso di farmaci agisca sotterraneamente incontrastato?
I contenuti delle indagini giudiziarie e in particolare le intercettazioni telefoniche che molti,
infatti, non amano, rivelano i numerosi sotterfugi con i quali i ciclisti professionisti riescono
spesso a risultare negativi ai controlli antidoping. È la prova inconfutabile della debolezza
di questo sistema. Peraltro i controlli antidoping, non tanto nel ciclismo, quanto in altri
sport, non vengono quasi mai realizzati a sorpresa. E' chiaro il perché: è lo stesso sistema
sportivo che li gestisce e sta bene attento a non decimare i propri "gioielli", evitando
accuratamente controlli antidoping mirati.
Parlare di una generazione di "atleti-drogati" è eccessivo, eppure la realtà è ancora
quella di un 50% di ex ciclisti (in Francia) che a fine carriera vanno ad affollare le
comunità di recupero per tossicodipendenti?
Non è eccessivo affatto, purtroppo è così. Ma prima ancora di sottolineare il forte ricorso al
doping da parte di molti atleti di vertice, dobbiamo ricordare che il marcio è nel manico: nei
dirigenti sportivi, soprattutto in quelli di lungo corso che stazionano da decine di anni ai
vertici delle federazioni e dei Comitati olimpici nazionali ed internazionali.
I dati più eclatanti e attuali che emergono dal Report?
Riguardano la progressiva diffusione del doping trai comuni praticanti. Durante il 2010 la
Commissione di vigilanza sul doping di cui facevo parte ha controllato un po' più di 1.000
sportivi amatoriali riscontrando più di 50 casi di positività. A rendere il quadro più chiaro o
più fosco, quasi il 60% degli sportivi amatoriali controllati dichiarano di assumere farmaci e
un terzo assume 3 o più tipi di medicine pur non avendo alcuna patologia. Un quadro del
genere può essere definito solo in un modo: "medicalizzazione della vita e dello sport". Il
tutto per la gioia delle industrie farmaceutiche alle quali non basta più vendere i farmaci
solo ai malati.
Quanto incide, sul mondo olimpico, il narcotraffico, sia in termini economici che sul
piano dell'illegalità?
Il mondo olimpico è, tutto sommato, un microcosmo del pianeta sport: lo popolano 10.00020.000 atleti al massimo. Il vero grande mondo "narcotizzato" ed il vero business
colossale, proviene dagli sportivi dilettanti ed amatoriali. Stiamo parlando di centinaia di
milioni in tutto il mondo.
Lei ha sempre detto che i record di nuoto, atletica e le performance del ciclismo
sono "anomale" da un pezzo e i responsabili sono sempre gli stessi (dirigenti,
allenatori eccetera...). Ma i controlli e le attività di prevenzione che esiti hanno dato?
Secondo i controlli antidoping, solo lo 0,50% degli atleti di alto livello risulta positivo. Poi
però appena interviene la magistratura si scoperchiano verminai diffusi. Tanto per
cominciare i controlli e le attività di prevenzione dovrebbero essere svolti da Agenzie
estranee al mondo dello sport. In Italia invece è il Coni che si è proposto come "Agenzia
terza" atta a svolgere i controlli. Lo fa con la complicità dei Governi. Sarebbe interessante
se qualche ricercatore, libero dal classico ricatto del "ti finanzio se fai il bravo", finalmente
intraprendesse uno studio approfondito sulla stretta complicità, che esiste in tutti i Paesi,
tra i leader politici e i grandi capi dello sport.
C'è stato un momento nel calcio in cui Zdenek Zeman ha denunciato: "Fuori pallone
dalle farmacie". Era il '98, poi dopo l'epidemia dei calciatori "nandrilonati" è calato il
silenzio. Ma il calcio, l'industria dello sport più ricca che esista, è davvero fuori da
ogni sospetto?
Ma quando mai? I tifosi malati di calcio pensano forse che le masse muscolari, la potenza
e l'aggressività di molti calciatori loro idoli siano il frutto di una mutazione genetica o di
migliori sistemi di allenamento? Prima dello scandalo del Laboratorio antidoping di Roma
non dicevano tutti che nel calcio il doping non esisteva? Certo, non esiste se non lo si
vuole trovare...
In Spagna si vocifera che da un momento all'altro verrà fuori un putiferio di verità su
campioni e intere squadre dopate...
Dubito che accadrà. Dopo che è stata insabbiata l'Operaciòn Puerto, un altro segnale è
arrivato addirittura dal premier Zapatero che ha difeso pubblicamente Contador
dall'accusa di doping.
Tanti "pentiti di doping" si rifanno alla figura di Pantani. Lei in proposito disse:
"L'autopsia di Pantani fa riferimento solo alle sostanze prese poco prima del
decesso, noi invece dobbiamo pensare agli effetti devastanti del doping assunto sul
lungo periodo". Quanti Pantani ci saranno da qui in futuro? Ci sono già tanti podisti
amatoriali che muoiono durante le maratone, culturisti che vanno nell'al di là per le gravi
anomalie cardiache, atleti di alto livello che muoiono prematuramente - e più del resto
della popolazione - di tumore.
Tra i professionisti dello sport dilaga il consumo della cocaina, eppure le
federazioni sembrano non curarsene.
Di fronte alle numerose positività alla cocaina, il sistema ha compiuto una virata a 180
gradi tendendo ad affermare che l'uso di questa droga vada visto non tanto come doping,
quanto come cattivo stile di vita. Quindi la "coca" non va ricercata nei controlli antidoping a
sorpresa. Il professionismo ipocritamente bada al corretto svolgimento delle competizioni e
non si preoccupa delle conseguenze che comporta l'abuso di cocaina sulla salute degli
atleti.
Come ci si droga in età adolescenziale, anche il "dopato-sportivo" anagraficamente
è sempre più giovane?
Nel caso del doping amatoriale è esattamente l'opposto: si dopano i padri e le madri di
famiglia. Ci sono frotte di quarantenni e cinquantenni che spendono centinaia, migliaia di
euro al mese per doparsi e tentare di primeggiare nelle gare. Vi lascio immaginare come
questi padri di famiglia possano poi intendere la pratica sportiva dei propri figlioli...
Da "Avvenire" del 15 Aprile 2001 a firma di Massimiliano Castellani