Preti sposati

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Preti sposati
Preti sposati
Senza dubbio uno dei principali segni dei nostri tempi è l’impetuosa ed inarrestabile spinta
dello Spirito Santo a che la Chiesa Cattolica riesca a superare l’istintivo sospetto sul sesso,
retaggio di una cultura non biblica e non evangelica, ed abolisca la legge canonica che
impone ai Preti di Rito Latino l’obbligo del celibato.
L’abolizione del celibato obbligatorio, favorirà l’avvento di una schiera di preti Sposati che
con le loro spose e i loro figli saranno modello familiare e stimoleranno efficacemente le
famiglie cristiane a comportarsi in modo da essere affascinante immagine della Famiglia
Trinitaria di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo, come pure dell’amore che unisce
gli Sposi per eccellenza, Gesù e la Chiesa.
LA CHIESA E’ NATA COME CHIESA DOMESTICA
San Paolo nella prima lettera ai Corinzi ci notifica che tutti gli Apostoli, o quasi, erano sposati
e che le loro mogli li accompagnavano nei viaggi apostolici: "Non abbiamo anche noi il
diritto di portare con noi una moglie credente come l’hanno gli altri Apostoli e i fratelli
del Signore e Pietro?" (1 Cor 9,5). Le Lettere Pastorali, come condizione indispensabile
all’Ordinazione di un Vescovo-Presbitero, esigevano che il candidato si fosse sposato una
volta sola e avesse dimostrato di essere un prudente e buon padre di famiglia: "Chi, infatti,
non sa governare la sua casa, come potrà avere cura della Chiesa di Dio?" (1 Tm 3,1-5).
Prima del quarto secolo, non esiste nessuna legge canonica che vieta agli sposati di ricevere
il Sacramento del Sacerdozio o che proibisce il matrimonio ai sacerdoti celibi al momento
dell’Ordinazione. In via ordinaria Sacerdoti e Vescovi erano sposati; solo qualcuno
sceglieva il celibato. I documenti dell’epoca parlano con naturalezza e semplicità delle spose
dei vescovi, dei Sacerdoti e dei loro figli. Così, ad esempio, veniamo a sapere che S. Gregorio
di Nazianzo, nato nel 319, era figlio di un Vescovo, divenne lui stesso Vescovo ed ereditò da
suo padre la Diocesi di Nazianzo.
Storicamente ci risulta che la prima legge ecclesiastica non riguarda il celibato in se stesso ma
l’esercizio del sesso da parte dei Vescovi, dei Sacerdoti e dei Diaconi sposati. Essa fu
emanata per il clero spagnolo dal Sinodo di Elvira circa l’anno 300-306: "Vescovi, Preti,
Diaconi e tutti i Chierici posti al servizio dell’altare, devono astenersi da rapporti con le
loro mogli e non è loro lecito mettere al mondo figlioli. Chi si oppone perde la carica"
(Can. 33).
Come appare dal testo, il Sinodo proibì al clero sposato di avere rapporti intimi con le proprie
mogli perché attribuiva a detti atti una qual certa dose di impurità che rendeva il clero
indegno della Celebrazione Eucaristica.
Al di là di ogni altra considerazione, non possiamo esimerci dal rilevare che il Sinodo non
poteva emanare la succitata norma perché nessuna legge umana può dichiarare impuro
un atto naturale né proibire a dei coniugi legittimamente sposati gli atti intimi che sono
propri del matrimonio da Dio istituito. Il Concilio Ecumenico Vaticano II parla degli atti
intimi degli sposi in ben altra maniera: "L’amore dei coniugi è espresso e sviluppato in
maniera tutta particolare dall’esercizio degli atti che sono propri del matrimonio; ne
consegue che gli atti con i quali i coniugi si uniscono in casta intimità sono onorabili e
degni e, compiuti in modo veramente umano favoriscono la mutua donazione che essi
significano, ed arricchiscono vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli sposi stessi"
(Gaudium et Spes n. 49).
Al Concilio Ecumenico di Nicea (anno 325) gli Spagnoli volevano imporre la legge di Elvira a
tutta la Chiesa. Il Vescovo Panuzio, però, riuscì a convincere i Padri Conciliari a non seguire
l’esempio spagnolo appoggiandosi principalmente su tre argomenti:
1.1.Non è giusto imporre agli ecclesiastici il giogo del celibato.
2.2.Il matrimonio è santo e puro.
3.3.L’eventuale istituzione della legge del celibato è un rischio per la virtù delle mogli
abbandonate.
Purtroppo in seguito la Chiesa Latina ripudiò lo spirito del Concilio di Nicea sicché Papa
Gregorio VII, nel secolo XI, impose ai vescovi e Sacerdoti sposati di astenersi dagli atti
coniugali e di rimandare la propria moglie. A partire del Primo Concilio del Laterano (anno
1129) non furono più ordinati uomini sposati: l’ordinazione fu riservata agli uomini liberi da
ogni legame con una donna cioè ai vedovi e ai celibi.
La storia del celibato ecclesiastico pone in risalto molte pecche umane in contraddizione con
la legge naturale ed evangelica. Pur lasciando doverosamente ogni giudizio delle persone a
Dio, l’unico che scruta i cuori, la Chiesa contemporanea è chiamata a riconoscere con umiltà
tali ombre e a riparare il passato assecondando docilmente la voce dello Spirito che le chiede
di abolire l’obbligatorietà del celibato del clero: il tempo e il modo per giungere a tale meta
improcrastinabile si potrebbe lasciare alla prudenza delle singole Chiese Diocesane: forse è
bene che si proceda per legge locale e non per leggi universali, per rispettare i diversi
gradi di sensibilità e di maturità.
Se l’impegno per il Regno di Dio esige ancora che parte del clero sia celibe, lo Spirito Santo
non farà mancare alla Chiesa i preti celibi: lasciamo a Lui la piena libertà di scelta e a noi
l’illimitata fiduciosa sottomissione alle sue scelte; sottomettiamoci con gioia allo Spirito che
vuole una moltitudine di preti sposati per la prossima Era di amore e di pace basata sulla
santità della famiglia.
Nel passato si è insistito e lavorato per avere un clero celibe per il Regno di Dio. Nel futuro si
dovrà insistere e lavorare anche per un clero sposato per il Regno di Dio; la sposa che
condivide l’impegno pastorale con lo sposo sacerdote non è un ostacolo ma un aiuto, un
complemento. Ci sarà un ministero di coppia con efficacia di incalcolabile portata.
ESPOSIZIONE DI UNA "NUOVA STRATEGIA"
Finché il Papa manterrà l’attuale legge di obbligatorietà del celibato ecclesiastico i Vescovi e i
Preti di Rito Latino hanno il diritto divino di sposarsi validamente e lecitamente in segreto: il
matrimonio segreto consiste nel consenso matrimoniale reciprocamente espresso dai due
contraenti. Il ragionamento teologico in difesa della "Nuova Strategia" è il seguente:
Il Concilio Ecumenico Vaticano II afferma: "IL magistero della Chiesa non è superiore alla
Parola di Dio ma ad essa serve" (Dei Verbum n. 10). Ora la Sacra Scrittura afferma con
chiarezza che i vescovi ed i Preti possono sposarsi. "Non abbiamo anche noi il diritto di
portare con noi una moglie credente come l’hanno gli altri Apostoli, i fratelli del Signore
e Pietro?" (1 Cor 9,5). "I Vescovi siano sposati una volta sola" (1 Tm 3,2; Tito 1,6).
La Gerarchia cattolica non aveva diritto e potere di eliminare questa libertà evangelica e di
imporre al clero latino il celibato. La legge celibataria, pertanto, è nulla, invalida ed il clero
latino deve riacquistare la sua libertà di scelta anche contro la volontà della stessa
Gerarchia.
PRECISAZIONI:
1a. Il matrimonio segreto dei Vescovi Sposati e dei Preti Sposati è un Sacramento perché i
ministri del Sacramento del matrimonio sono i battezzati contraenti, e i Vescovi e i Preti che,
in coscienza, decidono di sposarsi segretamente, sono scusati dal seguire le norme canoniche
perché la Gerarchia vi si oppone ingiustamente.
2a. La strategia esposta non è uno scisma. Difatti i Vescovi Sposati ed i Preti Sposati
segretamente sono gelosi della loro qualifica di cattolici. Essi accettano la Chiesa cattolica,
riconoscono la sua Gerarchia, rimangono sottomessi ad Essa, eccetto nei punti in cui si stacca
dalla volontà di Dio: "Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini" (At 5,29). I
Vescovi Sposati ed i Preti Sposati di Rito Latino sono sottoposti al Papa, ma come Paolo si
oppongono a Pietro quando, in coscienza, ritengono che Egli sbaglia.
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