8 Arco dell`Alleanza fra Dio e l`uomo
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8 Arco dell`Alleanza fra Dio e l`uomo
8 Arco dell’Alleanza fra Dio e l’uomo Con le riflessioni sull’assunta P. Ludovico Acernese dimostra, in sintesi, come Maria sia diventata davvero il paradigma antropologico compiuto per l’intero genere umano e la Vergine fatta Chiesa che rappresenta, nel suo essere e in tutto il suo cammino, la vera icona della Chiesa senza macchia e senza rughe, la Sposa integra nella sua fede e nel suo amore che si congiunge eternamente al suo Sposo e gli genera nuovi figli. 8.1. Paradigma antropologico compiuto P. Ludovico Acernese definisce Maria “Arco di alleanza novella e come un libro di salute e di sapienza” 1 . “Essa è centro che ricongiunge gli estremi, che stabilisce il sodalizio tra la ragione e la Fede, tra l’uomo e la Divinità. E’ l’anello tra il creato e la sua sublime cagione ad impulso del Cristo, di cui fu Madre” 2 . Per far cogliere meglio il significato del simbolo adoperato, egli spiega i diversi campi semantici del termine arco: “In generale l’arco è qualsivoglia parte del cerchio, onde arco di ponte, arco di porta, o di parti simili degli edifizi. Arco è ogni geometrica figura curva o piegata che, nella sua piegatura non vada a finire in angolo, che spesso formano i trapezi, i quali, come fanno le stonature, le dissonanze architettoniche, così, in campo morale, fanno le disarmonie, le stonature della umana vita”. “In senso fisico c’è poi l’arco delle ciglia, l’arco delle ossa o della schiena. Arco, infine, è l’arma che in antico serviva a tirar frecce contro il nemico”. E, infine, “avvi l’arco trionfale, monumento edificato all’ingresso delle città in memoria di un fortunato evento” e “l’arco, come strumento corredato di robusti crini, che serve ad armonizzare il cavo legno, il quale appellasi violino, e serve a promuovere l’allegria privata e pubblica” 3 . Stando a quest’analisi P. Ludovico conclude che in Maria si possono applicare tutti i significati del termine perché, attraverso la simbologia dell’arco possiamo comprendere la molteplice funzione materna di Maria nella Chiesa e nel mondo. Infatti scrive che “Maria, con l’arco delle sue ciglia si Prose., 121. Ibidem. 3 L. ACERNESE, Per l’Incoronata di Pietradefusi, Benevento 1888, 4. 1 2 curva sopra di noi, il suo arco dorsale è la colonna vertebrale su cui si poggia la nostra vita spirituale, ed è forte e possente come l’arco contro gli insidiatori infernali della nostra salvezza” 4 . Ella è, perciò, “l’arco della fortezza, l’arco della pace, l’arco del trionfo nelle lotte della vita e nella gloria del Paradiso” 5 . Vediamo, allora, nei particolari, come si esplica il ruolo di Maria fra Dio e l’uomo. 8.2. Arco di fortezza, di trionfo e di pace P. Ludovico afferma che nella Sacra Scrittura, spesso proprio nel simbolo dell’arco, viene indicata tipologicamente la Vergine Maria come mediatrice per l’umanità: “La Genesi ha preconizzato Maria nella Donna promessa da Dio allo scopo di dovere abbattere il serpe insidiatore per mezzo di Cristo che doveva nascere da Lei. Più, se Maria dopo il diluvio fu prefigurata nell’Arcobaleno, nell’una e nell’altra prefigurazione noi dobbiamo ravvisare in Maria l’Arco della vittoria e del trionfo. E prima dell’Arco della vittoria e del trionfo, Maria è Arco della fortezza affin di combattere l’errore, le passioni, i nemici dell’anima nostra, delle virtù cristiane e della temporale ed eterna salvezza nostra. Maria, torre di fortezza da cui pendono gli scudi e le armi dei forti, è per conseguente l’Arco della pace tra Dio e gli uomini, dappoiché Ella è Colei che nel mondo svelò agli uomini il Volto di Dio” 6 . Maria dunque annuncia e manifesta agli uomini il volto di Dio. E questo volto, per P. Ludovico, è il volto della “misericordia più che della giustizia”, per cui, dopo il diluvio, il Signore “emise il solenne giuramento di non punire nei tempi successivi in simil guisa il genere umano, per mostrare la sua misericordia, attributo principe fra i divini” 7 . Infatti scrive: “E di questa misericordia ne innalzano inni i Cieli, i Pianeti, le Stelle, la terra e tutte le genti; di questa misericordia l’Antico dei giorni ci lasciò argomento nell’Iride, la quale dopo la pioggia apparisce nella nube; Iride che si ravvisa come un Arco, in cui riflettendo e rifrangendosi i raggi del Sole offre a noi un colorato meraviglioso trionfo” 8 . Maria, che è “espressione di quest’Arco” che, per la prima volta, è comparso dopo il diluvio per portare un segno di speranza e di pace all’umanità, diventa, in tal modo, simbolo stesso del volto materno e misericordioso di Dio. La Sacra Scrittura la presenta, in queste immagini, come la Madre della Misericordia. Ivi, 5. Ibidem. 6 L. ACERNESE, Per l’Incoronata di Pietradefusi, Benevento 1888, 5-6. 7 Discorsi, 41. 8 Ibidem. 4 5 E la giustificazione teologica della sua mediazione materna sta nella sua santità, con la quale Maria ristabilisce, come arco di pace, l’alleanza creazionale fra Dio e l’uomo, riportando sulla terra quell’armonia distrutta con il peccato, sia a livello individuale che comunitario. Come Eva, la Madre dei viventi, aveva portato la rovina e la morte sulla terra a causa della sua infedeltà alla Parola di Dio, col suo fiat umile e generoso Maria proclama la signoria di Dio sulla sua vita e gli resta fedele fino alla morte, riparando al peccato dei progenitori e rigenerando, nel suo seno verginale, l’umanità decaduta a nuova vita, la vita dei redenti che il suo Figlio divino ha ottenuto sulla Croce. P. Ludovico afferma, a questo punto che, dopo la sua assunzione in cielo, Maria continua questa missione mediatrice e riconciliatrice per tutti i secoli e per ogni società: “Vi dirò che Maria è Arco di pace nei ripetuti morali e fisici diluvi della società e della religione, mostrandosi sempre Madre di misericordia, Ausilio dei cristiani, protettrice dell’uomo, delle famiglie, delle società civili, del mondo, perché Ella, la bella e possente Maria, che è la Sede della Sapienza” 9 . E inizia ad elencare tutti i “diluvi” che, nella storia dell’umanità, hanno inondato la terra di errori e di morte facendo notare come, ogni volta è proprio la Madonna a comparire come arco foriero di salvezza e di pace: Il primo è quello dell’Eden, “quando, essendosi ribellati a Dio i nostri progenitori, tutta la natura si ribellò ad essi, e dove l’aria, l’acqua, la terra ed il fuoco nonché tutti i semimoventi erano materia della loro felicità, dopo il peccato fattisi come scompigliati in campo intimarongli infelicità. E chi fu allora che surse come Iride di pace se non Maria? Vi basta mirarla profetata in quella Donna che alza maestosamente il piè e schiaccia il capo al serpente apportatore del disordine diluviato sulla terra. Allora il Signore Iddio pensò l’Iride, allora propose renderlo sensibile come fascia di settemplice luce tra le nubi, e se non la vedevano i nostri progenitori, la vedeva Iddio. La vedeva, come la vide Noè e la crediamo noi, Arco di pace di salvezza, Aurora apportatrice della redenzione: Maria” 10 . Allo stesso modo Maria è presente, come “iride foriero di pace e di misericordia”, ma anche come “arco sagittate potentissime frecce” ai tempi di Noè, raffigurata nell’Arca che raccoglie i figli della Chiesa sulle onde sconvolte del mare della stoira, o ancora nelle sublimi figure femminili presenti nel testo sacro: “Infatti, or Betulla assediata da Oloferne fu salva quando Giuditta, figura di Maria, alzò il ferro e girandolo in arco lo ficcò nella costui cervice e ne recise il capo, segno della vittoria e della pace; or Gioele, immagine di Maria, girando un chiodo a mo’ di arco ficcollo nelle tempia di Sisara; ed ora Ester, espressione di Maria, fatte in arco le sue ginocchia innanzi al Trono di Assuero ne ammansì la collera, ed il chirografo della condanna fu mutato in decreto di perdono e di pace” 11 . Discorsi, 42. Ivi, 43. 11 Ivi, 44. 9 10 L’azione mediatrice di Maria appare, però, in tutta la sua potenza, quando “la Pienezza dei tempi si fece sopra ai secoli. L’umanità avea uopo di un Redentore che fosse nel contempo mortale ed immortale, finito ed infinito, Dio ed Uomo, Vittima e Sacerdote all’effetto di lavar con un diluvio di Sangue il diluvio delle umane sciagure, Maria, all’inarcarsene il Vergineo Seno per opera e virtù dello Spirito Santo, addivenne Madre del Redentore in modo che da tale arco benedetto volò quella sacra freccia, la quale ferì la tirannide e diede luogo alla vera libertà dell’Evangelio” 12 . P. Ludovico prosegue poi spiegando come Maria continui a svolgere questa funzione di Arco della pace e della vittoria sul male “effondendo gli effetti della redenzione ed i prodigi operati come arco contro il dardo sterminatore delle eresie e delle divisioni in seno alla Chiesa”, facendo un excursus storico-teologico di tutti gli errori dottrinali e i rispettivi Concili, autori sacri, Padri della Chiesa o decreti magisteriali che ne confutano le tesi, “per lo ché a Maria dell’Arco fu intitolato dalla Chiesa quel famigerato inno di lode, che n’esprime le vittorie: Gaude, Maria Virgo; cunctas haeresere sola interemisti in universo mundo” 13 . Perciò “Maria bella di tanti titoli di potenza, di sapienza, di protezione, di onori e di gloria, cui non poteva mancare, per le ragioni già dette, tanto storiche, che teologiche e matematiche, pel titolo di Madonna dell’Arco è un’altra cosa, è un altro soggetto, un’altra creatura che si eleva sopra tutte le creature e si avvicina più che ogni altra a Dio, fino a sembrare il compimento della Trinità Santissima, “speciei aeternae pulchritudinem novam”, come afferma San Bernardo, in modo che Ella allargò nella terra i cielo ed al cielo, compiendo la Trinità, ricongiunse la terra. Perciò Ella esclamava nella Casa di Zaccaria e la sua voce, suonando nelle montagne di Hebron, suonò per tutto il mondo: Fecit mihi magna qui potens est” 14 . 8.3. Una cattedra per tutti i secoli L’opera di mediazione di Maria è dovuta alla sua potenza d’intercessione e alla sua regalità sul mondo, per cui Maria “esercita fra noi un’influenza tale da conservare e far crescere il triplice culto e la triplice scuola della fortezza, della pace e del trionfo per mezzo della Verità teorica e pratica, diretta e rischiarata da Maria, che l’ha portata in grembo” 15 . P. Ludovico afferma allora che “Maria è arco di riconciliazione fra oriente e occidente, fra fede e ragione, fra ortodossia ed errore”, per cui le dobbiamo “non solo culto di ammirazione e d’invocazione, ma anche di imitazione, perché “ammirando Maria dal glorioso titolo dell’Arco ed Ibidem. Ibidem. 14 Discorsi, 47. 15 L. ACERNESE, Per l’Incoronata di Pietradefusi, Benevento 1888, 5-6. 12 13 invocandola, non si può non seguirne l’esempio. E che cosa opera Maria dell’Arco in mezzo a noi? Essa fa rifiorire l’ordine”, la pace, l’armonia creazionale sconvolta dal peccato, e, in questo modo, “genera infallibilmente la nostra salvezza”16 . Il mistero dell’Assunzione di Maria, proclamato come dogma di fede da Pio XII nel 1950, è, per il nostro autore, l’arco dell’alleanza fra Dio e l’uomo, ma anche fra uomo e uomo, fra i cristiani separati, fra credenti e non credenti, perché la sua vita e il suo messaggio sono d’insegnamento contro l’indifferentismo religioso che nega valore alla fede, che spinge a vivere etsi Deus non daretur ed anche contro il comunismo, o meglio l’ateismo teorico e pratico che addirittura nega l’esistenza di Dio e teorizza l’immanentismo e il consumismo che rilegano la vita dell’uomo a macchine. Maria Assunta in cielo dimostra ai non credenti e agli indifferenti in materia di fede che esiste un’altra possibilità di vivere la vita, uscendo fuori dagli schemi razionalistici e immanentistici della cultura agnostica e antireligiosa. Afferma la trascendenza in un mondo dominato dalla materia. Proclama la risurrezione futura contro le correnti nichiliste e pessimistiche moderne, diffondendo un messaggio di speranza per l’uomo di ogni tempo, un messaggio antropologico che apre gli orizzonti dell’umanità verso l’infinito, verso la pienezza del proprio essere, verso la verità ultima che è Dio. La mariologia di P. Ludovico Acernese, tutta incentrata sulla teologia dell’Immacolata Concezione di Maria, mostra qui il suo punto d’arrivo e la sua conclusione. Maria, predestinata ab aeterno nei pensieri di Dio come madre del Verbo incarnato, e, quindi, concepita immacolata, si mostra, a livello esemplare come la creatura più perfetta mai uscita dalla mente di Dio, la sua “prima idea” e “la più sublime idea di Dio”. La sua funzione di modello per l’umanità si completa con il dogma dell’assunzione in cielo, evidenziando tutto il paradigma della vita umana santificata dal primo istante del suo concepimento fino alla risurrezione del corpo che, per noi, avverrà alla fine dei tempi. L’anticipazione della sua redenzione porta come conseguenza l’anticipazione della sua risurrezione. Il suo essere madre di Dio le procura una gloria smisurata ed eterna, ma, anche, un ruolo attivo nella redenzione del genere umano. Maria Immacolata e Madre di Dio assume, quindi, oltre al ruolo di esemplarità, anche quello di corredentrice e mediatrice fra Dio e gli uomini, perché “è stata la via scelta da Dio stesso per entrare nella storia” con l’Incarnazione del Verbo. Per questo Maria è la strada più sicura e più facile per andare a Lui. 16 Ivi, 6-7. Il momento cruciale per comprendere sia il ruolo di modello che quello di mediatrice è certamente l’ora della croce, in cui la rivelazione di mostra Maria come la “donna forte”, la trionfatrice, la regina che, col suo incruento martirio, acquista i diritti della maternità universale e quindi della mediazione e corredenzione di tutto il genere umano, divenendo, ancora, esempio di fede e di amore per tutti i credenti, vera icona della Chiesa, sposa sempre vergine e madre feconda di anime. Infine, la sua gloriosa assunzione svela il futuro escatologico dell’uomo, dimostrando concretamente le possibilità di attuazione delle promesse divine e quindi la verità della redenzione attuata da Cristo sul calvario. Maria assunta in cielo, siede regina del cielo e della terra per i meriti acquistati nella sua vita. La teologia mariana di P. Ludovico Acernese a questo punto definisce Maria “arco dell’alleanza” fra cielo e terra, “arco di trionfo, di pace e di misericordia”. Come il suo destino è stato, in modo unico, unito a quello di Cristo, l’unico Redentore e Mediatore fra Dio e l’uomo, così “sono comuni i destini” fra Maria e l’umanità, in modo che Maria ingloba in sé il destino dell’intero genere umano che guarda a Lei come suo inizio e come suo compimento teologico. Per questo motivo Maria è il fondamento di ogni vita spirituale, la principale maestra interiore che sviluppa in noi l’immagine di Gesù, come ha fatto nel momento della sua incarnazione, partorendo la stessa Verità, lo stesso Bene, la somma Sapienza. Ed è anche fondamento e maestra di ogni vita sociale, così come è divenuta immagine della Chiesa in cammino verso il regno di Dio. Con la teologia dell’Immacolata Concezione di Maria e con le riflessioni sulla regalità di Maria, P. Ludovico dimostra in modo ancora più eloquente l’incidenza sociale della devozione mariana e quindi del ruolo di Maria nello sviluppo della società civile, sia a livello culturale che religioso. E questo è uno dei tratti più interessanti del suo pensiero mariologica che, a livello pratico, si sviluppa poi con la teologia della rinascita in Maria, dell’infanzia spirituale mariana, e, soprattutto, della riparazione fondando una teologia della bellezza che vede Maria come la creatura che salva il mondo perché lo riporta alla sua triplice armonia relazionale originaria. Insieme a Maria, dietro a Maria e sull’esempio di Maria, ogni cristiano è chiamato a ritornare a questa armonia distrutta dal peccato originale e da ogni peccato attuale. Guardando a Lei, imitando Lei, invocandola e consacrandosi totalmente a Lei, con la fiducia e l’amore di figli, ritroveremo la strada per riconciliarci con Dio, con noi stessi e con il mondo, per divenire, come Lei, una lode perenne al Signore in riparazione dei peccati del mondo. Per la sua potenza di intercessione e per il lavorio interiore che Maria compie nell’anima, noi saremo trasfigurati a immagine di Cristo per testimoniare l’amore di Dio nel mondo, costruendo un regno di pace e di giustizia, una società ordinata al suo fine ultimo e ai valori più alti della fede e della morale, nella speranza di godere, come Lei, della beatitudine eterna in seno a Dio, nella comunione di amore dei santi. La bellezza di Maria, le sue sublimi prerogative costituiscono Maria Madre della Chiesa, sposa senza rughe e senza macchia, vergine e madre feconda al par di Lei. Il suo esempio di fede e la sua materna intercessione costruiscono un modello di Chiesa come comunità di redenti, come comunione e servizio e come corpo di Cristo. Avendo partorito il Cristo totale, Maria conduce inoltre la Chiesa a diventare uno in Cristo, come Lei è stata ed è una sola cosa con la SS. Trinità. Alla Vergine dell’Arco O rondinella, s’avvicina il giorno che te ne andrai lontan da questo lido; ma ti prego un altr’anno, al tuo ritorno, vieni a rifar sopra il mio tetto il nido E chiamami col solito gorgheggio, a cui risponderò che nel mio core, con la nuova stagion, salire io veggio verso la Mamma mia l’ardente amore. Verso la Mamma mia, del Ciel Sorriso, e Madre, Figlia e Sposa dell’Eterno, onde si beano i Santi in Paradiso, onde ha salvezza l’uom, terror l’Inferno; Verso la Mamma mia, che Incoronata dal simbolo dell’Arco e dell’affetto di tanti figli, ormai ci s’è mostrata di grazie rivo nel suo materno aspetto. Vergine dell’Arco, sì ti versi a Pietra sui dolori dell’uom, sui falli suoi! Vergine dell’Arco, dal tuo Figlio impetra che sua pietate più trabocchi in noi. Roride di Te, spuntino le rose, si dischiudano i gigli al vivo sole, e sboccin’olezzanti e rigogliose, di modestia e pietà, vaghe viole. Feconda i casali e le colline, fa’ nascere dei santi e degli eroi; l’onde del mal, del vizio le sentine, disperdi o Madre: ché Tu sola il puoi. Fa’ che un giorno detersi e tutti puri, senza dolor, senza rimorso in petto, ai rai de l’Arco tuo, voliam sicuri in grembo a Dio, che avesti in sen ristretto. O rondinella, quando tornerai dammi il segnal d’arrivo con un grido: io ti risponderò: non cambia mai l’amor che per la Mamma in petto annido. L’amor di cui l’accorta genitrice nutrir mi volle, e in me si fe’ natura; l’amor per quella Donna che si dice ”umile e alta più che creatura”