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CATHOLICA 16 Mercoledì 9 Novembre 2016 L’ultimo saluto a Ceriotti. Scola: grande profondità e zelo Ieri a Samarate (Varese) i funerali dello storico direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei. La Messa con i vescovi Stucchi e Giuliodori S Monsignor Francesco Ceriotti ono state le parole dell’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, a tracciare con grande affetto la figura di monsignor Francesco Ceriotti, morto sabato scorso a 95 anni: «Era una persona mite, di grande profondità spirituale». Nel messaggio, letto all’inizio dei funerali celebrati ieri mattina a Samarate (Varese), Scola ha ricordato il lungo ministero – «svolto sempre con passione e zelo», «fu molto appassionato e molto dedito al suo lavoro» – dello storico direttore dell’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali, impegnato nella nascita di Sat2000 (oggi Tv2000), del Corallo – il consorzio delle emittenti cattoliche locali – dell’agenzia Sir, di Radio InBlu, sostenitore di Avvenire (di cui fu in due pe- riodi componente del Cda) e dei settimanali diocesani. I funerali nella sua parrocchia d’origine sono stati presieduti da Luigi Stucchi, vescovo ausiliare di Milano, e concelebrati dal vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, che fu suo successore all’Ufficio Cei per le comunicazioni sociali. «Nei suoi 73 anni di ministero – ha detto Stucchi – don Francesco ha visto molto e ha compreso miserie e grandezze dell’uomo; con molto garbo e acutezza trattava tutto ciò che accadeva, senza moralismi pesanti e senza smarrire significati, ma conducendo l’interlocutore nella sostanza delle vicende, ridando volto e voce all’umano, dimostrandosi sempre un segno credibile dell’a- more del Signore». Un pensiero condiviso da Giuliodori, che ha ricordato come «tutto il suo lavoro era sempre finalizzato a dare un’immagine autentica e vera della Chiesa, a creare le migliori condizioni per servire l’annuncio del Vangelo nel nostro tempo». Al termine della liturgia sono risuonate le parole stesse di Ceriotti, registrate in occasione del suo 85° compleanno, con le quali il sacerdote invitava a «guardare a Dio come l’amico per eccellenza, qualunque sia il nostro modo di comportarci nei suoi confronti». La salma è stata tumulata nella tomba di famiglia a Samarate. Maria Teresa Antognazza © RIPRODUZIONE RISERVATA Lateranense, studenti 10 profughi Fuggiti dalla guerra. Il rettore dal Covolo: è segno di speranza MIMMO MUOLO ROMA guardo aperto al mondo, riflessione su identità e senso di appartenenza, fedeltà al Papa, del quale è a tutti gli effetti l’ateneo. La Pontificia Università Lateranense apre questa mattina il nuovo Anno accademico, il 244° dalla fondazione, mettendo in rilievo gli elementi che ne connotano da sempre la carta d’identità. E il rettore, il vescovo Enrico dal Covolo – che insieme con il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, gran cancelliere, riceverà il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, cui è affidata la lectio magistralis su "La diplomazia della Santa Sede nella società post globale – sottolinea: «La nostra Università ha sempre lavorato per dare ragione della speranza che è in noi, come dice san Pietro. Ma oggi, spinti dall’esempio di papa Francesco, siamo chiamati anche a dare ragione della misericordia». In che modo può avvenire questo in un ambito accademico? Ad esempio con l’iniziativa di accogliere dei profughi che hanno dovuto interrompere gli studi a motivo della guerra. Dieci sono già tra noi, se ne aggiungeranno presto altrettanti, che provengono prevalentemente dalla Siria, dall’Iraq e dall’Etiopia. Il progetto viene condotto di concerto con il Miur (il ministero dell’I- S struzione) e ha avuto l’avallo della Congregazione vaticana per l’educazione cattolica. Ma non è semplice, anche perché molti di questi migranti sono fuggiti in fretta e furia, per cui non hanno potuto raccogliere la documentazione necessaria per iscriversi nei nostri cicli di studio. Quindi dobbiamo valutare caso per caso come inserirli. Ad ogni modo saranno sovvenzionati completamente dalle nostre borse di studio, in parte con l’aiuto del Ministero, in parte con l’apporto della nostra Fondazione Civitas lateranensis. Oggi l’apertura dell’Anno accademico con la lectio magistralis affidata al cardinale Pietro Parolin Che cosa studiano? Sono tutti laici e vengono iscritti prevalentemente nelle facoltà giuridiche, ma anche nella facoltà di filosofia. Quali saranno le caratteristiche di questo anno accademico? La tematica portante sarà l’identità dell’Università e lo spirito di appartenenza ad essa. Una tematica che ne incrocia diverse altre, al fine di decifrare meglio il momento presente nel quale ci trovia- Il gesto. mo. Da questo punto di vista sarà preziosa la lectio magistralis del cardinale Pietro Parolin, la cui presenza da un lato rafforza il nostro rapporto con il Santo Padre, il senso di appartenenza, appunto; dall’altro si inserisce nel filone della grande attenzione che abbiamo sempre riservato alle relazioni internazionali, attraverso il Corso di alta formazione guidato in maniera particolare dal professor Vincenzo Buonomo. Inoltre, per antica tradizione, il sottosegretario per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato è nostro professore con un corso specifico nel quale studenti sono tutti gli allievi dell’Accademia ecclesiastica, cioè i futuri nunzi. Come definirebbe, dunque, l’identità della Pul? A differenza di altre Università Pontificie, supportate da un carisma religioso (quello di Sant’Ignazio per la Gregoriana o di don Bosco per la Salesiana), l’Università Lateranense, essendo l’ateneo del Papa, ha un carisma talmente universale che è necessario precisarlo meglio. È lo scopo che ci prefiggiamo in questo Anno accademico. Soprattutto a beneficio dei nostri 4mila studenti, distribuiti abbastanza omogeneamente tra le facoltà giuridiche (che sono il nostro vanto come ad esempio il Pontificio Istituto utriusque iuris) e quelle filosofico-teologiche, che quest’anno hanno avuto un particolare incremento di studenti. Pen- Il rettore della Lateranense, il vescovo dal Covolo con papa Francesco so infatti che la misericordia applicata in ambito accademico sia il servizio ai giovani: nella scelta della facoltà, durante la loro frequenza e anche al momento dell’inserimento lavorativo. Per questo abbiamo avviato anche nuovi corsi. Ad esempio, quali? Da un lato il corso di digital journalism arrivato alla V edizione, che inaugureremo a febbraio. Dall’altro il corso di pastoral management, che comprende tut- ti quegli ambiti in cui chi fa pastorale dovrebbe avere delle conoscenze: l’economia (molti giovani parroci vanno in crisi quando devono gestire economicamente la parrocchia), la comunicazione, la ricerca di fondi, i principi della dottrina sociale della Chiesa. Non deve stupire tutto questo. Oserei dire che un buon management è evangelico e se ne trova traccia nei Vangeli stessi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Taizé chiama i ragazzi di Calais Sono in quindici e arrivano dalla "giungla". «Risposta alla paura» GIORGIO BERNARDELLI Dalla grande baraccopoli smantellata alla comunità ecumenica transalpina dove attualmente vivono anche altri sei giovani e tre famiglie giunti dall’Iraq e dalla Siria engono da Sudan, Siria ed Eritrea; sono quindici e hanno tutti tra 13 e 17 anni. Fino a qualche giorno fa vivevano a Calais nella «giungla», la più grande baraccopoli d’Europa cresciuta in maniera disordinata nella brughiera dell’estremo Nord della Francia per dare almeno un tetto alle migliaia di migranti che sognano di varcare la Manica per raggiungere il Regno Unito. Poi le autorità francesi hanno deciso lo sgombero definitivo di questo luogo dove era difficile distinguere le lacrime dalla speranza. Ed è stato così che per quindici minori non accompagnati si è aperta la strada di Taizé, la comunità ecumenica fondata in Borgogna da frère Roger all’indomani della Seconda guerra mondiale, e divenuta punto di riferimento per generazioni di giovani di tutto il mondo. I minori non accompagnati sono arrivati nell’ambito di un’accoglienza concordata con la prefettura di Saone-et-Loire: tre mesi di ospitalità, in attesa che i requisiti della loro domanda di ricongiungimento familiare V in Gran Bretagna vengano vagliati dagli uffici competenti. Materialmente sono alloggiati ad Ameugny, il comune più vicino a Taizé; ma è la comunità dei frère con i propri volontari a prendersi concretamente cura di loro. Del resto non sono i primi: quando i ragazzi sono giunti in Borgogna, venerdì scorso, ad accoglierli hanno trovato un altro gruppo composto da sei giovani sudanesi e un afghano; anche loro erano passati da Calais e già da un anno ormai vivono a Taizé. Inoltre nella comunità ecumenica attualmente risiedono anche tre famiglie provenienti dall’Iraq e dalla Siria, famiglie con bambini sia cristiane sia musulmane. Porte aperte là dove i giovani di ogni confessione immaginano e concretamente provano a costruire un mondo riconciliato: non è un caso che nell’Europa di oggi, con i suoi muri, i monaci eredi di frère Roger abbiano deciso di accogliere anche i giovani migranti. «La paura di fronte all’ondata di richiedenti asilo che sta attraversando l’Europa è comprensibile – spiegava qualche mese fa il priore frère Alois, nel suo messaggio di Pasqua –. Come reagire? Se potessi ringrazierei personalmente tutti quanti stanno dimostrando una generosità straordinaria nell’accoglienza e nell’aiuto ai migranti. Ci fanno vedere che le nostre società sono ancora in grado di vivere la fraternità. Come cristiani – aveva aggiunto – non abbiamo soluzioni facili da offrire. Ma la fede in Gesù risorto dai morti non ci permette di lasciarci paralizzare dalla paura». A fine agosto la comunità di Taizé ha proposto anche una settimana particolare, durante la quale ha messo al centro proprio il tema dell’accoglienza ai migranti. In quell’occasione uno dei ragazzi sudanesi, Hassan, musulmano originario del Darfur, ha proposto nella grande tenda della riconciliazione la sua testimonianza: «Non avevo mai incontrato dei cristiani – ha raccontato –, conoscevo solo ciò che è scritto nel Corano. Lì leggiamo che ci sono strade differenti nel cammino verso Dio e che dobbiamo vivere in pace con le altre religioni. A Taizé questo l’ho vissuto in una maniera molto concreta. E ho scoperto che è davvero facile». © RIPRODUZIONE RISERVATA Loppiano. Nasce il centro di formazione Evangelii gaudium RICCARDO BIGI FIRENZE n anno fa, il 10 novembre 2015, papa Francesco si rivolgeva così alla Chiesa italiana dal Duomo di Firenze, nel suo discorso al Convegno ecclesiale nazionale: «In ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni diocesi e circoscrizione, in ogni regione cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità U che avrete individuato in questo Convegno». È per rispondere a questo invito che a Loppiano, nella cittadella del Movimento dei Focolari sulle colline toscane, nascerà il Centro di alta formazione «Evangelii gaudium». Sarà il primo luogo accademico in Italia (e probabilmente nel mondo) a portare questo nome. Verrà inaugurato venerdì, con una prolusione sull’Esortazione apostolica del Papa (affidata a madre Tiziana Merletti, già superiora delle Francescane dei Poveri) e una tavola rotonda con la condivisione di alcune esperien- ze: l’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Petrocchi, il filosofo Jesus Moran, il presidente dell’associazione italiana calciatori Damiano Tommasi e Massimo Toschi (Regione Toscana) a rappresentare le Istituzioni . L’iniziativa nasce nell’ambito dell’istituto universitario Sophia: «Si tratta di un evento significativo – sottolinea il preside di Sophia monsignor Piero Coda – nel contesto italiano ma non solo: perché gli enti promotori e i membri del comitato scientifico che farà da supporto e stimolo al Centro sono di rilie- vo internazionale». «Il Centro – spiega don Emilio Rocchi, che ne sarà il segretario – intende rispondere all’invito rivolto da papa Francesco al rinnovamento, all’aggiornamento e alla conversione pastorale, necessari ad una Chiesa chiamata a "uscire" verso le periferie geografiche ed esistenziali del nostro mondo e del nostro tempo». Sergio Rondinara, docente di epistemologia, sottolinea la sfida di approfondire i contenuti della Evangelii gaudium secondo lo stile di Loppiano, che è quello di una convivenza tra stu- denti e docenti: «Vogliamo prendere questo testo, studiarlo e metterlo in relazione con la vita delle persone». Tra gli obiettivi anche quello di «promuovere e sostenere progetti e attività di formazione e ricerca nel solco tracciato dal magistero del Concilio Vaticano II, facendo tesoro delle ispirazioni e delle esperienze di vita ecclesiale e di evangelizzazione suscitate dal carisma dell’unità in comunione con gli altri carismi nella Chiesa e nella prospettiva del dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale». © RIPRODUZIONE RISERVATA EDITORIA Un video di Francesco a Radio Maria Argentina «Seminare la verità, la bontà e la bellezza». È uno dei passaggi del videomessaggio che papa Francesco ha voluto inviare a Radio Maria Argentina per i 20 anni dell’emittente radiofonica del Paese latino americano. Nel filmato, di cui dà notizia l’agenzia Zenit, il Pontefice dà alcune indicazioni su come deve svolgere il suo lavoro un network cattolico: indicazioni come, appunto, «seminare la verità, la bontà e la bellezza», poiché, afferma Bergoglio, «quando un mezzo di comunicazione non semina la verità, semina la mezza verità, disinforma, perché si dice solo una parte, non dice tutta la verità» e rischia di «provocare molti danni» come la calunnia o la diffamazione. «E quando un mezzo di comunicazione non semina la bellezza, fa sì che la comunicazione rincorra nella maleducazione, nel grottesco per farsi ascoltare», aggiunge Francesco. Il video era stato girato alla vigilia della canonizzazione del Cura Brochero, il 15 ottobre scorso. ANTICIPAZIONE Un sito: il 12 e 13 maggio Il Papa sarà a Fatima Il sito portoghese «Agencia Ecclesia» ha pubblicato la notizia della prossima visita del Papa al Santuario mariano di Fatima, prevista per il 12 e 13 maggio 2017. Sarebbe stato lo stesso Pontefice ad averlo comunicato a Júlia Bacelar Gonçalves, religiosa delle Suore Adoratrici, in occasione dell’udienza pontificia al Renate (Religious in Europe Networking Against Trafficking and exploitation), la rete internazionale istituita dalle religiose per combattere la tratta e lo sfruttamento sessuale e lavorativo, e nel corso della conferenza ha avuto modo di avvicinare il Papa e donargli la bandiera del Portogallo, augurandogli che possa visitare presto il Paese e di vederlo il 13 maggio a Fatima, per il centenario delle apparizioni. Allo scambio del dono Papa Francesco avrebbe detto alla religiosa che sarà a Fatima dalla sera del 12 maggio. La notizia non è ancora stata confermata dal Vaticano. ROMA Messa di Fisichella all’Istituto «Cabrini» L’istituto universitario Sophia L’iniziativa nell’ambito dell’istituto universitario Sophia in risposta all’invito di Bergoglio. Venerdì l’inaugurazione della struttura Sarà l’arcivescovo Rino Fisichella a presiedere la Messa che venerdì alle 11 sarà celebrata presso l’Istituto Santa Francesca Saverio Cabrini in via Anagni a Roma, in occasione della giornata di apertura dell’anno dedicato al centenario della morte della fondatrice, avvenuta negli Stati Uniti il 22 dicembre 1917. Si tratta di una realtà educativa che è operante nel territorio della Capitale dal 1957, Nell’Istituto è attivo l’asilo nido, la scuola dell’infanzia, quella primaria e la secondaria di primo grado. Un impegno educativo al servizio dell’intera comunità.