SPECIALE ARTE MODERNA
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SPECIALE ARTE MODERNA
A S S O C I A Z I O N E A M I C I D E I M U S E I D ’ A B R U Z Z O F I D Associazione Amici dei Musei c.p. 162, 67100 L’Aquila centro Anno II/II Trimestre n°4 2007 Tribunale dell’Aquila n°553 del Registro Giornali 18.03.2006 Periodico Trimestrale Gratuito E D I T O R E SPECIALE ARTE MODERNA Il punto DINAMICHE DI ARTE MODERNA L’opinione di ADACHIARA ZEVI Il personaggio ETTORE SPALLETTI Eventi LA TARTARUGA CHE HA PRECORSO I TEMPI Architettura StraORDINARIO a L’Aquila A M IL PUNTO Buon Compleanno Un anno importante, non facile, pieno di stimoli. Siamo cresciuti nei rapporti con il sistema museale nel suo complesso, valorizzando iniziative e giacimenti culturali, che non trovano attenzioni nella comunicazione. Il limite dei tanti sforzi di conservazione e di esposizione dei nostri beni culturali, è da sempre la difficoltà di proporsi nel panorama nazionale, certamente assolutamente ricco, come specifico regionale. Crediamo di aver svolto in questo anno, un ruolo di valorizzazione e di sostegno delle tante energie impegnate nel recupero delle ricchezze culturali della Regione Abruzzo. Molti gli eventi nei quali abbiamo portato il nostro lavoro: Arte Fiera di Bologna, Salone del Restauro di Ferrara, Bit di Milano, Ecotour di Montesilvano ecc. In copertina: Ettore Spalletti, Fonte, 1986 Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Rivoli-Torino Deposito permanente Fondazione CRT Progetto Arte Moderna e Contemporanea 2 Il punto La nostra collaborazione con “Il Giornale dell’Arte” è il miglior buon compleanno che potessimo sperare: 20.000 copie di MU6 verranno diffusi insieme a questo centrale iniziativa editoriale, che si segnala come fondamentale nella comunicazione dei beni culturali. Giacinto Di Pietrantonio Dinamiche di Arte Moderna 3 Avremmo sperato in una maggiore sinergia con le competenti responsabilità istituzionali, e contiamo che questo avvenga in futuro, avendo dimostrato non solo di saper “vivere” ma di avere una importante attenzione. L’opinione di Non osavamo sperare in un anno coronato da tanta consacrazione a cura di Angela Ciano Adachiara Zevi 4 Articolando 6 Il personaggio a cura di Giacinto Di Pietrantonio Ettore Spalletti 8 Eventi di Angela Ciano La Tartaruga che ha precorso i tempi 9 Eventi di Vincenzo Centorame Un nuovo Museo con radici antiche 11 Architettura di Marco Morante e Maura Scarcella StraORDINARIO a L’Aquila 12 Speciale Arte Moderna di Massimiliano Scuderi Fuori Uso: un modello fra anomalie e contingenze 13 Speciale Arte Moderna Pinacoteca Orsini Colonna: la storia del Premio Avezzano 14 Speciale Arte Moderna di Jessika Romano Nel blu dipinto di blu... 15 Speciale Arte Moderna di Massimo La Torre e Alberto Ulisse “A Flavio” 17 Speciale Arte Moderna di Filippo Tronca I 99 passi, una visita al MUSPAC 18 Speciale Arte Moderna di Federica De Lucia Il Museo dello Splendore tra spiritualità e modernità 19 Speciale Arte Moderna di Jessika Romano Venimmo al piè d’un nobile castello 21 Speciale Arte Moderna di Anna Maria Marcucci Museo delle Arti - Castello di Nocciano 21 Speciale Arte Moderna di Lino Alviani Un paese per Museo 22 Infomu6 Seminari / mostre / laboratori / concorsi / eventi / convegni / il museo nuovo MUSEI n.4 Periodico Trimestrale ideato da Germana Galli Progetto grafico Con il contributo della Regione Abruzzo Ad.Venture / Compagnia di comunicazione impaginazione a cura di Franco Mancinelli Editore Foto Associazione Amici dei Musei d’Abruzzo Casella postale 162, 67100 L’Aquila centro [email protected] www.mu6abruzzo.it www.mu6abruzzo.eu Webmaster Claudia Valentini Direttore Responsabile Archivio Castello di Rivoli pag 4 Gino Di Paolo pag 12 Mario Di Paolo pag 4, 5, 6 Marco Morante e Maura Scarcella pag 11 Terre Marsicane pag 13 Paolo Pellion (copertina) Stampa Walter Capezzali Poligrafica Mancini Sambuceto / Chieti Coordinamento editoriale Traduzioni (sito web) Germana Galli Redazione Angela Ciano, Franco Dus, Jessika Romano, Filippo Tronca. Monica Fagnano Distribuzione Spedizione postale © MU6 / 2007 stampato in italia MU2 Dinamiche di Arte Moderna Alcuni anni fa un articolo apparso su La Repubblica, che tra l’altro è ritornata recentemente sull’Abruzzo parlando di Pescara, descriveva la nostra regione, secondo un rapporto europeo, come una delle più dinamiche nel senso dello sviluppo. Naturalmente l’articolo non toccava i temi dell’arte, ma è indubbio che l’Abruzzo ha mostrato e mostra una grande vitalità anche da questo punto di vista. Già nel dopoguerra si erano, infatti, affacciati alcuni premi d’arte come quello di Avezzano e il Premio Michetti a Francavilla, interrotto il primo ancora operante il secondo. Per non dire di Alternative Attuali mostre curate da Crispolti al Castello de l’Aquila che esponevano allora artisti come Burri e Fontana, sempre a l’Aquila negli anni settanta, grazie un’Accademia di Belle Arti e un Teatro stabile energetici, si videro operare personaggi come Carmelo Bene, Enrico Castellani, Fabio Mauri..., ma fu a Pescara, la città moderna per vocazione e costituzione, che tra fine anni sessanta e inizio settanta si operò una rivoluzione parallela a quanto avveniva nella realtà. Qui, con l’apertura di dinamicissime gallerie da Convergenze di Peppino d’Emilio in cui operavano artisti come di Blasio, ma anche giovani come Andrea Pazienza, che allora studiava nel locale Liceo Artistico sotto la guida di professori di talento come Visca e Paolinelli, a cui si aggiunsero gli spazi espositivi di Mario Pieroni, Lucrezia De Domizio, Cesare Manzo che portarono varie volte e per diversi anni, artisti come Alviani, Ceroli, Merz, Pistoletto, Fabro, De Dominicis, Pisani, Zorio, Kounellis, Paolini, Chia, Calzolari, Beuys…, un’operazione espositiva forte, anche in supplenza, non solo abruzzese, di spazi museali. In quel momento Pescara era una città di riferimento in cui operava e esponeva pure l’artista abruzzese Ettore Spalletti, oggi internazionalmente riconosciuto. Si trattava di gallerie che si sostituirono alle istituzioni, ma che negli anni ottanta migrarono, Pieroni, a Roma dove operava già la storica galleria la Tartaruga dell’altro abruzzese Plinio De Martiis, oppure andarono a Milano come libero battitore, De Domizio, che oggi ha fatto ritorno a Bolognano, ma sempre in giro per il mondo a diffondere e sostenere il pensiero di Beuys. Anche Cesare Manzo tentò allora l’avventura milanese, mentre oggi ha aperto una galleria a Roma. ma oltre ciò va soprattutto menzionato la sua iniziativa che ha prodotto più effetti e non solo da noi, l’annuale Rassegna Fuori Uso, una manifestazione che sta mostrando una longevità e qualità che pochi hanno in Italia e di cui l’edizione del 1995 all’ex Aurum, uno spazio dal destino di cui oggi si è tornato a parlare, è rimasta nella memoria di molti in Italia come all’estero. Ma non è solo sul piano delle gallerie a cui si sono recentemente aggiunte quelle di Vistamare di Benedetta Spalletti e dello Studio Rizziero che dobbiamo guardare, ma pure alla dinamica delle pubblicazioni d’arte, penso a riviste come Segno che opera da oltre trent’anni, a Questarte che ha operato per una ventina di anni e a quella di recente pubblicazione Parallelo 42 e a MU6, o ancora a rassegne come quella di Castelbasso (TE), o a quella di Arte Elettronica che si tiene a Pescara. Ma come possiamo vedere sono per la maggior parte iniziative di privati, anche se in parte sostenute dal pubblico. Va detto che Pescara anche sul piano della legge de 2% si è comportata con grande attenzione quando dovendo affidare i lavori artistici per il nuovo tribunale ha pensato bene di darlo ad artisti del calibro di Pistoletto, Cucchi e Spalletti. In questa azione di modernizzazione e aggiornamento il grande assente è sicuramente il museo d’arte moderna e contemporanea, manca, infatti, una istituzione che faccia un lavoro costante di qualità se non internazionale almeno nazionale, internazionalità che invece mostrano i soggetti di cui parlavamo sopra, luoghi e persone che evidenziano una dinamicità che non è passata inosservata a Flash Art una delle più prestigiose e diffuse riviste d’arte, che ha portato il suo editore-direttore Giancarlo Politi ad aprire, con la pubblicazione e mostra I Love Abruzzo un nuovo fronte di relazione nel contemporaneo con il quale si appresta a contagiare le altre regioni e di cui l’Abruzzo è stata ancora una volta l’ispiratore. Giacinto Di Pietrantonio Fiore del Bene Fiore del Male, Fiore del MenoMale DIRETTORE GAMeC, BERGAMO DOCENTE DI STORIA DELL’ARTE, AABB, MILANO M U 6 / D O V E T R O VA R L O : M U S E I D E L L A R E G I O N E A B R U Z Z O / C H I E T I , L I B R E R I A D E L U C A ( V I A C . D E L O L L I S , 1 2 / 1 4 ) / N U O VA L I B R E R I A ( P I A Z Z A B A R B A C A L’OPINIONE DI a cura di Angela Ciano Adachiara Zevi Figlia d’arte nel vero senso della parola, suo padre era il mitico Bruno Zevi. Adachiara Zevi critico d’arte e architetto è uscita in libreria con un nuovo lavoro che rompe gli schemi del fare critica o storia dell’arte… l’abbiamo incontrata a Pescara ospite del Festival della Letteratura. Partiamo subito dal suo ultimo libro Peripezie dell’arte italiana dal dopoguerra, che tipo di peripezie ha fatto l’arte italiana negli ultimi 60 anni? Intanto l’arte italiana ha fatto un grosso sforzo per trovare una propria identità. Dal dopoguerra in poi e a partire dal 1964, quando è sbarcata in forza la pop art in Italia, c’è stato un tentativo forte da parte degli Stati Uniti di conquistare il mercato del vecchio continente anche per rifarsi dell’egemonia europea protrattasi fino al secondo conflitto. Da questo momento in poi, nel nostro paese, c’è stato un atteggiamento di subalternità e in qualche modo di inferiorità, anche perché in America c’era il mercato, c’erano le grandi gallerie e grandi prospettive. In Italia ancora oggi ci si barcamena con grandi difficoltà a tenere in piedi strutture museali, non ci sono finanziamenti e ci sono continui tagli alla ricerca e alla cultura. Una storia che coinvolge anche l’arte di oggi... Certo sicuramente. Oggi di manifestazioni e musei dedicati all’arte contemporanea ce ne sono tante in tutta Italia, in ogni paese in ogni regione nascono musei di arte contemporanea ma non so poi come si reggano, come riescano a fare attività. È una storia che si ritrova nel mio libro; un racconto movimentato avventuroso, appunto, ma leggero e divertente, quello che vuol dire peripezie. Io non volevo fare una cosa di “storia” e proprio sul titolo c’è stata anche una grossa discussione con la casa editrice perché loro volevano fare la storia dell’arte contemporanea, ma a me sembrava presuntuoso. Allora ho pensato di fare una cosa che stuzzicasse un po’ di più; così racconto tante storie, tanti intrecci, tante avventure. Alla luce di questo resoconto, di quello che è successo negli ultimi 60 anni in Italia, qual è la situazione dell’arte contemporanea oggi, qual è il clima e l’atmosfera che si respira? Io credo che ci sia una grande vivacità, ci sono degli artisti molto bravi che lavorano; a mio avviso i problemi più che degli artisti sono della critica. Credo che la critica dovrebbe riappropriarsi del suo ruolo culturale e anche di capacità di giudizio; anziché fermarsi a registrare semplicemente quello che succede dovrebbe anche giudicare, riacquistare un ruolo critico che vuol dire polemico, vuol dire di scontro, di dibattito invece dell’acquiescenza che è la sua condizione attuale. Una situazione che si registra anche negli altri paesi? Ma… forse negli Stati Uniti c’è un po’ più di dibattito, ma la tendenza generale, che è dovuta in parte al fenomeno della globalizzazione, è un po’ quella di equiparare tutte le cose; di creare un panorama abbastanza uniforme e omologato. Questo è il rischio che vedo e che fa terminare il mio libro con un appello: occorre una critica di nuovo forte che prenda posizione che abbia coraggio, che sappia distinguere i fenomeni che avvengono. Tra la vivacità e il continuo fiorire di musei, gallerie e quant’altro e eventi che abbiano un vero spessore che differenza c’è? Questa mania dell’evento che si registra oggi è un grave danno; io credo che le iniziative dovrebbero avere più continuità e programmazione in modo che la gente possa seguire con facilità quello che avviene; invece c’è questo bombardamento continuo di eventi che, alla fine, crea un senso di confusione e di frastornamento. Lo crea in me che pure ho qualche strumento in più, immagino che chi non è del mestiere abbia molte difficoltà a comprendere; poi questa mania dell’evento è a scapito della qualità. Quando si fanno troppe cose, si fanno anche un po’ così… Torniamo ai musei, lei cosa ne pensa di questo boom museale degli ultimi anni? Oggi il museo è diventato un luogo che travalica quello che è il suo ruolo primario per diventare momento di incontro e di socializzazione… certo noi non abbiamo il Gugghenaim, ma ci sono tanti luoghi molto vitali come il Mart di Rovereto ma anche la Galleria d’Arte Moderna di Roma a cui io contesto la mancanza di una linea culturale ben identificata, a ciò mi si risponde che non è questo il compito di un museo … che un museo deve offrire una rosa quanto più ampia di prospettive; io non ne sono molto convinta io penso che la Galleria d’Arte Moderna di Roma ha avuto tempi in cui c’era questa identità. Oggi, come dicevo prima, il problema della critica è legato anche al problema dell’identità tutti hanno paura di esporsi di avere un punto di vista, per questo nel mio libro cerco implicitamente di affacciare un mio punto di vista e c’è chi lo ha apprezzato e lo ha scritto anche nelle recensioni. Abbiamo parlato dei musei di Rovereto, di Roma ma cosa accade e in Abruzzo? L’Abruzzo non lo conosco molto, ci sono però degli spazi privati che sono molto vitali e che, in assenza di musei di arte contemporanea, svolgono un ruolo molto importante di promozione, penso a Pescara con la Galleria Vistamare o alle gallerie Rizziero sono degli spazi che cercano di far vedere il meglio di quello che accade in Italia. Ci sono poi le rassegne come Fuori Uso che hanno avuto una buona eco e quindi in assenza di un museo le gallerie cercano di fare le cose con i loro mezzi. Per concludere Fondazione Zevi, cosa state facendo? Da poco abbiamo aperto la biblioteca che era di mio padre e poi recentemente abbiamo presentato l’archivio che è frutto di un lavoro di due anni che è stato sostenuto e sponsorizzato dal Ministero dei Beni Culturali; sono molto fiera di questo perché è un grandissimo patrimonio che noi abbiamo messo a disposizione degli studiosi. Poi facciamo tutta una serie di iniziative che riguardano sia convegni che mostre di architettura… in fondo esistiamo da quattro anni ed abbiamo fatto molto come si può vedere dal nostro sito internet. Una Fondazione che pur partendo dalle idee espresse da Zevi nella sua vita, non vuole avere un ruolo commemorativo. A N I , 9 VA S T O ) / L ' A Q U I L A , C A F F È P O L A R ( V I A S A N TA G I U S TA , 1 7 / 2 1 ) / L I B R E R I A C O L A C C H I ( V I A A N D R E A B A F I L E , 1 7 ) / P E S C A R A , B O O K & W I N E ( N U O V O MU3 ARTICOLANDO C’ERA UNA VOLTA UN RE BANCHE COME MUSEI D’ARTE MODERNA L’Arte Contemporanea trova nuovi mecenati. E meno male! In verità la banche da sempre hanno riempito i loro caveau di opere d’arte spesso, o quasi sempre testimonianze di periodi antichi e non certo della società moderna, ora però la novità è rappresentata da un gruppo di Istituti di credito, diciamo così, illuminati che hanno voluto investire si nell’arte però in quella che rappresenta al meglio la contemporaneità. È emblematico, in questo senso, il caso del Gruppo Unicredit che ha avviato un progetto per scoprire e aiutare i “Picasso del futuro”. Si chiama Progetto Arte con l’obiettivo di promuovere e favorire la creatività italiana all’ estero, cosi gli ultimi capitoli della storia dell’ arte contemporanea italiana, fatta da movimenti come la Transavanguardia o l arte povera, potranno essere rivalutati e trovare giusto spazio anche fuori dal nostro paese, nei musei e nelle aste che contano. Cosi la Banca di Alessandro Profumo, oltre ai circa quindicimila pezzi della storica collezione, guarda avanti e scommette su nomi come Alberto Garutti, Giovanni Frangi, Piero Pizzi Cannella, la coppia Botto e Bruno, Nunzio, Luca Pancrazi e tanti altri. Anche la storia della Bnl è singolare. La sua attività di collezionista ha permesso di riscoprire e valorizzare alcuni artisti dei primi decenni del secolo scorso. Ma in Italia sono tante le banche che hanno deciso di dedicare tempo e denaro alla valorizzazione dell’ arte contemporanea affidando questo compito alle Fondazioni a cui si demanda Castello di Rivoli: Manica Lunga l’intervento nel sociale e nel culturale, nate grazie alla legge Amato-Carli del 1991, che ha diviso il sistema bancario pubblico in due anime. Anche nella nostra regione i più importanti Istituti di Credito hanno creato le loro Fondazioni ma pochissimi sembrano essere gli interventi in favore dell’arte contemporanea e più in generale di una cultura che sia specchio dell’Abruzzo Moderno. LA CULTURA DEI BORGHI ABRUZZESI Carunchio (CH), Chiesa di San Giovanni Battista Ma no, non un monarca… Re è una nota musicale, un suono limpido, eroico che avvolge lo spirito e lo eleva in un vortice di emozioni. Non sono terreni i regni dove la musica è sovrana ma in tutte le culture i gradi dell’ascesa sono sette come le note musicali: la melodia favorisce l’incontro tra cielo e terra, accompagnando gli ascoltatori ad un livello superiore di coscienza. Nelle celebrazioni liturgiche è l’organo lo strumento musicale per eccellenza, una grande macchina scenica, perfettamente incorporata nelle strutture architettoniche, caratterizzata da valenze simboliche di assoluto rilievo. L’organo come il pulpito è collocato in alto, vi si accede solitamente attraverso una scala, segno di evoluzione, ed è costituito da corpo e anima ovvero da una cassa lignea, che custodisce le parti meccaniche e foniche dello strumento, e dalla sua voce. Non è un caso che i corpi sonori dell’organo, a seconda della loro struttura, siano detti canne ad anima e dotati di elementi labiali. L’organo parla in tono solenne e rievoca storie legate alle sacre scritture: è una figura saggia, maestosa che impone rispetto. La Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti, con la consueta sensibilità culturale che contraddistingue le sue attività, ormai da anni sostiene i progetti della Soprintendenza rivolti al censimento, allo studio ed al recupero del patrimonio organario del nostro territorio. Prestigioso è il volume “Il Suono dell’Arte”, a cura di Alberto MU4 Mammarella, prodotto dalla Fondazione Carichieti nel 2002 che raccoglie l’opera di catalogazione e le schede delle operazioni di restauro effettuate sugli organi antichi di quasi ottanta tra le più belle chiese della provincia di Chieti. Ogni provvedimento è stato condotto seguendo criteri filologici degni del valore storico, artistico e documentario tramandato dalla tradizione organaria che rappresenta un elemento fondamentale per la conoscenza autentica delle sonorità del passato. All’autorevole raccolta si accompagnano le pubblicazioni monografiche che la Fondazione ha editato per documentare gli scrupolosi interventi eseguiti sugli organi di Santa Chiara a Chieti, San Giovanni Battista a Carunchio e Santa Maria del Girone a Pizzoferrato. Ultimo in ordine di tempo è l’opuscolo dedicato al risanamento dell’organo di Sant’Anna a Chieti, costruito nel 1926 da Agostino Benzi e compromesso dall’usura del tempo. Il 3 aprile scorso, per celebrare la rinascita di questo strumento e della sua creatività, la Fondazione Carichieti ha organizzato, insieme alla parrocchia di Sant’Anna, un concerto per organo preceduto dalle riflessioni di S.E. l’Arcivescovo Bruno Forte che ricorda come la musica sia “la voce di Dio che chiama ed insieme il movimento dell’anima per dire a Dio i sentimenti del cuore”. JR Sono complessivamente trentadue i comuni abruzzesi, tutti di piccole dimensioni, che hanno aderito al programma comunitario “Cultura 2007”, un bando che rientra nel quadro di finanziamento 2007-2013. I dieci progetti presentati prevedono interventi complessivi per oltre 2 milioni e 700 mila euro. La Regione, in caso di approvazione dei progetti, ha garantito un cofinaziamento pari a circa 460 mila euro. Tuttavia, entro giugno prossimo, è in uscita un nuovo bando, legato a “Cultura 2007”, dal quale emergeranno ulteriori opportunità di sostegno per le iniziative piccoli comuni. “Tutto è partito dalla manovra finanziaria del 2005 che aveva previsto un fondo per cofinanziare progetti comunitari a bando riservati alle piccole municipalità” ha dichiarato l’assessore regionale agli Enti Locali Giovanni D’Amico. “La risposta dei Comuni” ha proseguito “è stata decisamente positiva grazie anche alla preziosa collaborazione dell’ANCI con cui abbiamo sottoscritto una apposita convenzione”. I progetti sono stati presentati dal Comune di Pereto, la cui iniziativa intende favorire la produzione T R I B U N A L E ) / L I B E R N A U TA ( V I A T E R A M O , 2 7 ) / T E R A M O , L A S C O L A S T I C A ( C O R S O S . G I O R G I O , 3 9 ) / artistica e la mobilità tra artisti, dalla Comunità Montana Val di Sangro sulla valorizzazione delle risorse artistiche, dal Comune di Navelli sull’attivazione di una biblioteca virtuale per incrementare l’acceso a documenti e testi storici, da quello di Abbateggio sulla promozione della mobilità degli operatori cuilturali, dalla Comunità Montana di Campo Imperatore sulla montagna e le sue potenzialità culturali, dal Comune di Treglio sulla tecnica dell’affresco, dall’Unione di Comuni delle Colline Teatine su percorsi storici e culturali ed addirittura due dal Comune di Villa S.Lucia: uno sul futuro dell’identità culturale europea attraverso la scultura ed un altro relativo ad uno scambio di vacanze-studio tra istituti scolastici. Antonio Centi, presidente Anci Abruzzo, ha parlato di “deciso cambio di passo nel rapporto tra Regione ed Enti Locali” spiegando “l’importanza di aver coinvolto in una azione sinergica eccellente realtà di poche centinaia di abitanti che, sotto la guida della Regione, hanno potuto anche sviluppare una straordinaria creatività progettuale”. Catalogo Pickw ick / W W W. M U 6 A B R U Z Z O . E U M U 6 / D O V E T R ARTICOLANDO L’ARTE IN PRIVATO DINO GAVINA: UNA VITA PER IL DESIGN Morto a 85 anni un grande realizzatore di sogni. Era famoso per tanti motivi, ma soprattutto per i mobili e gli arredi che aveva fatto realizzare per primo dai fratelli Achille e Piergiacomo Castiglioni e da Marcel Breuer; fu amico di Marcel Duchamp, Carlo Scarpa, Man Ray, Lucio Fontana e molti altri diventati, in seguito, noti al grande pubblico. Pensava ad un museo del design, era ancora alla ricerca di nuovi talenti e continuava a progettare di migliorare i luoghi del vivere. Si definiva, compiaciuto, un “sovversivo” Aveva il dono di “accendere” le cose, le persone; dietro di sé lascia una lunga scia di fiammelle debitrici. (G.G.) MU6 T-SHIRT Joseph Kosuth, Giorgio Morandi, Ettore Spalletti, Tre momenti separati in una contemplazione - courtesy Vistamare, Pescara Tante le Gallerie che si occupano di arte contemporanea in Abruzzo. Poche quelle che cercano di aprire la loro attività agli stimoli esterni facendosi conoscere al di fuori dei confini regionali e pochissime quelle che hanno una loro linea di politica culturale. Poche, si diceva, pochissime, da contare sulle dita di una mano, e tutte concentrate a Pescara, d’altronde questa città è la più moderna d’Abruzzo avendo fatto della contemporaneità la sua vera vocazione. Così, in una regione, dove le nuove tendenze arrivano prima negli spazi privati si segnala per la giovane età, sia della galleria che della sua direttrice Benedetta Spalletti, Vistamare. “Uno spazio dove le iniziative - ci dice Benedetta - rispecchiano molto la personalità di chi sta dietro all’attività. Io, in verità, non ho una linea culturale definita, mi piace farmi guidare dall’artista o dagli artisti perché sono convinta che l’arte genera l’arte”. Così in pochi anni Vistamare è diventato uno degli spazi più stimolanti nel panorama regionale, dove accanto a nomi “storicizzati” si possono trovare proposte nuove di artisti emergenti ma di sicuro talento, come la nuova mostra dedicata ad un artista di origine israeliana che vive e lavora in America, in verità già famoso negli States, Haim Steinbanch. Spazio famoso non solo in Abruzzo Rizzieroarte ha una storia quasi trentennale, nata a Teramo nel 1978, nel 2003 sbarca anche a Pescara. Ma la galleria che più di ogni altra ha educato all’arte contemporanea in Abruzzo è Cesare Manzo; nata nel 1967, giunge quest’anno al suo quarantesimo anno di attività. Sin dall’inizio si è caratterizzata per la collaborazione con i più grandi protagonisti dell’arte contemporanea da Enzo Cucchi a Sandro Chia, da Michelangelo Pistoletto ad Alighiero Boetti e Carla Accardi. Attualmente la galleria continua a proporre grandi nomi del panorama internazionale, quali Jimmie Durham, insieme ad artisti più giovani ma già affermati quali Sergio Sarra, Baltazar Torres, Christelle Familiari, mantenendo costantemente viva l’attenzione sul panorama locale dei giovani come Matteo Fato e Daniela d’Arielli. Dallo scorso mese di dicembre Cesare Manzo ha inaugurato uno spazio espositivo a Roma, in vicolo del Governo Vecchio 8. Michelangelo Pistoletto, Il Tavolo-Divisione e Moltiplicazione, 1976-2005, courtesy Galleria Cesare Manzo, Pescara BUONO D’ORDINE T-SHIRT DESIDERO RICEVERE N° COLORE BIANCO TAGLIA MEDIA T-SHIRT MU6 NERO LARGE EXTRA-LARGE PAGHERÒ IL CORRISPETTIVO DI € 15,00 + SPESE DI SPEDIZIONE € 5,00 IN CONTRASSEGNO AL POSTINO AL RICEVIMENTO DELLA MERCE. COGNOME E NOME INDIRIZZO CAP PROV CITTÀ RECAPITO TELEFONICO * CON L’ACQUISTO DELLA MAGLIETTA RICEVERÒ GRATUITAMENTE LA RIVISTA MU6 SENZA ALCUNA SPESA AGGIUNTIVA. DATA FIRMA Da inviare a: Associazione Amici dei Musei d’Abruzzo, Casella postale 162, 67100 L’Aquila centro R O VA R L O : M U S E I D E L L A R E G I O N E A B R U Z Z O / C H I E T I , L I B R E R I A D E L U C A ( V I A C . D E L O L L I S , 1 2 / 1 4 ) / N U O VA L I B R E R I A ( P I A Z Z A B A R B A C A N I , 9 VA S T O ) / MU5 INTERVISTA Ettore Spalletti IL PERSONAGGIO a cura di Giacinto Di Pietrantonio Mi piacerebbe iniziare da una domanda ovvia, perché hai deciso di rimanere in Abruzzo, voglio dire, perché non ti sei trasferito in una grande città come fanno la maggior parte degli artisti? Giacinto, quasi non so rispondere, sono nato il 26 gennaio 1940 a Cappelle sul Tavo e sono rimasto ad abitare in paese. Quando ero ragazzo, in questo luogo, ogni anno si teneva una corsa automobilistica. Il circuito correva dal mare, da Pescara verso le colline di Spoltore e di Cappelle sul Tavo, per poi ridiscendere a Montesilvano ancora verso il mare. Questa corsa era stata voluta da D’Annunzio e da Acerbo. L’evento aveva indicato, tra le città fino ad allora divise, Pescara come nome definitivo. Le curve più belle erano quelle che da Spoltore portavano a Cappelle sul Tavo. La prima corsa è stata vinta da Ferrari su Alfa Romeo. Ed ogni anno, su questo circuito, veniva rifatto il manto stradale. La strada in quel momento diventava scura, il colore era il nero del catrame. Il percorso era disegnato dalle balle di paglia. Ricordo il nero ed il giallo come disegno sfumarsi tra il verde delle colline. Lontano l’azzurro del mare. Credo che in quel momento sia nata per me l’idea del colore e del disegno. Sono passati tanti anni da allora, ma in me è rimasto quel desiderio. La mia vita è così. Mi sembra di non fare tante cose. La mattina vado in studio, delle volte in macchina, delle volte in altro modo. Arrivo e provo ad aprire questa grande porta. Quando entro, non so con precisione, mi sento come se stessi vivendo un privilegio, che ogni giorno mi consente di tornare in quel luogo con la stessa intensità. Un piccolo giardino, la quotidianità scandita dai tempi del filo d’erba che cresce. Il vantaggio in paese è quello di non sentirmi addosso niente di appiccicato, ma solo quel modo di muovere le mani o di camminare che sono stati prima di mio nonno, dopo di mio padre ed ora sono miei, e che tutti in paese sanno riconoscere da tanto. Il desiderio dell’arte è in un luogo nascosto, ma sono le opere, quando lo desiderano, che si muovono e si stabilizzano nei luoghi scelti. Le ho accompagnate per tanto tempo, ora si muovono da sole. A Leeds, quando sono andato alla inaugurazione della mia mostra, ho visto che le opere si erano sistemate ed erano lì nello spazio del museo ad accogliermi. La mia presenza non aggiungeva nulla al mio lavoro. Difatti quando penso al tuo lavoro e al tuo vivere mi vengono in mente alcuni altri artisti che si sono mossi poco come Cézanne che dipinge tutta la vita la montagna Sainte Victoire che vedeva dal suo studio di Aix en Provence e Morandi che fisso a Bologna nel suo studio di Via Fondazza dipinge le sue bottiglie e vasi di fiori e ancora a te che dipingi “la bella addormentata”, che è il nome che l’immaginazione popolare ha dato al Gran Sasso. La “Bella Addormentata” è proprio il nome che l’immaginazione popolare ha dato a delle montagne dell’Appennino, che sovrapponendosi disegnano una figura di donna sdraiata. È un’immagine che mi è stata sempre intorno, nei diversi studi. L’ho sempre dipinta colpito dalla diversa luce che ricolora il colore della grande montagna. Il disegno, un profilo di cartoncino, ne indica il percorso e una leggera abrasione lo addolcisce. Nel disegno c’è un po’ quello che succede nelle mie opere. Il colore si rapprende, dopo l’abrasione rompe i pigmenti restituendo un nuovo colore. Il colore si muove dall’interno verso la superficie esterna. Quello che il colore restituisce: la pelle. Sempre in questa considerazione del tuo lavoro con quanto ti sta attorno, mi piacerebbe parlassimo della tua opera “Disco” che a me piace mettere in relazione al cappello de “Il guerriero di Capestrano”. Ricordo, era il 1980, ero in studio, che allora era in Gruppo della Fonte. Una mattina ho sentito nello studio la presenza di questa immagine, ho pensato un po’ e dopo ho desiderato realizzarla in legno ricoperto di lacca nera. Era poggiato lì, sulla sua staffa, come se dovesse riprendere la sua storia di volo da un momento all’altro. Non so a cosa abbia pensato, forse anche al cappello del Guerriero di Capestrano, una scultura conservata nel museo della Civitella a Chieti. Bruno Corà, mio amico, vedendo la mia opera Disco mi ha inviato dopo qualche giorno questa breve poesia. Aveva pensato subito al cappello: “In orbis tangente, aereo/ nigro mobilis eiectus ellipticus/ che rivela lo spazio./ Se il quadro sta alla parete/ e l’oleata immagine all’antica vista moderna/ questa apparizione a disco il sole oscura:/ da interni spazi all’occhio, proviene/ piano e forte, sempre ed ora./ Ebano, dipinta anima di legno levigato/ sospeso e non assolutamente- inclinato/ se pensi che non c’è zenith che lo coordini/ né proiezione possibile o univoca memoria/ ma arcaica mutazione, tangente a-punto/ un assoluto unico evocativo./ E se fosse l’antico cappello?/ Un poco strano per un capo, ma possibile/ di uomini traverso i monti, da mare-a-mare./ Certo da un altro dove, dal tempo/ mai visto fino ad oggi./ Ora sì. Grazie”. Nel 2004 dopo quasi trent’anni torna questa immagine nella piazza del tribunale della città di Pescara. Questa volta è una fontana. E pensando al progetto della Fontana ho scritto: “un disco nero si appoggia un po’ spaesato sulla piazza del nuovo palazzo di Giustizia di Pescara. Al centro una forma geometrica azzurra tracima acqua allagando l’intera fontana. Lo specchio d’acqua è lì a ricordarci la luce di Pescara, scandisce le ore attraverso la riflessione dandoci immagini e colori diversi nelle diverse ore del giorno. Quando la luce si quieta appare una forma ellittica fino a diventare luminosa con la notte. Un luogo. L’acqua si muove leggermente. Il suono è quello di un ruscello di montagna”. Un aspetto del tuo lavoro molto forte è quello della bellezza che l’avanguardia concettuale aveva escluso dal suo orizzonte di valori, mentre tu la ritieni un fatto fondante della società? Si, pensiamo alla bellezza dell’arte greca, apparsa miracolosamente in un momento di grave disagio sociale, un periodo segnato da guerre, conflitti interni ed epidemie che scuotevano l’intero paese. L’arte dunque nasce nel momento in cui riesce a liberarsi del peso sociale, del segno del tempo, per trovare un altro luogo che è quello dell’arte. Pensare alla bellezza che è nelle mani di Bernini quando scolpisce il panneggio della veste di Santa Teresa, è pensare che con le stesse mani dovrebbe essere possibile modellare la nostra realtà. Forse i problemi del sud dell’Italia potrebbero essere risolti non da uomini politici, ma da sensibilità pari a quelle possedute dalle mani di Bernini. Mi vengono in mente i cartelli che si trovano in certe zone della campagna francese sui quali è scritto: questo è il paesaggio dipinto da Cézanne. Oppure al mattino presto paesaggi toscani velati di nebbiolina leggera ti fanno pensare allo sfumato di Leonardo. Io credo che gli artisti ci diano degli occhi nuovi per riuscire a vivere la realtà a darle un nome. L’arte è ciò che dona agli occhi la visione del mondo. Ecco le mani, le mani dell’artista, le mani dell’arte per te sono molto importanti. Difatti in molti non sanno che le tue opere sono realizzate accarezzando la superficie. Lavoro una pasta di colore, ispessita dal gesso. Fondamentalmente il colore è costruito sulla realtà del bianco su cui aggiungo dei pigmenti. Dopo aver steso per 10 o 12 giorni il colore, considerando i tempi di essiccazione, il quadro non è ancora pronto. Il lavoro nasce soltanto nell’ultimo momento, quando vado sulla superficie con un’abrasione e tutti i pigmenti essiccati si rompono, dando unaltro colore. Allora il mio desiderio è di portare la mia opera lontana da me, molto lontana. E quando senti che l’opera viene raggiunta, allora, di corsa, vai a riprenderla per portarla ancora molto lontana da tutti. Anche se hai scelto di stare in un luogo la tua immaginazione e quella del tuo lavoro viaggiano vicino e lontano verso l’incarnato di Raffaello, il bianco di Piero, il verde del prato,l’azzurro dell’atmosfera...? Uso l’azzurro perché è un colore che non si presenta mai attraverso la superficie del suo esistere ma è un colore in cui siamo immersi continuamente. E così il rosa… uso il rosa perché è il colore dell’ incarnato, quindi ha sempre la possibilità di trasformarsi a seconda della nostra emozionalità. Proprio per questa ragione sono questi i colori che caratterizzano il mio lavoro. Uso il grigio, perché è un colore neutro, ma è anche un colore che accoglie sempre molto bene tutti gli altri colori. Un colore significa stare dentro al colore. Dove può portarti l’immaginazione di un colore? Delle volte un giallo mi porta così lontano, dentro la luce, che non so nemmeno se sono un pittore figurativo. Mi piace anche raccontarmi così, perché il colore può portarmi sempre in un luogo diverso, ma è sempre un luogo che si apre dentro di me, all’interno di regole e ragioni diverse. Ho ammirato le opere di Raffaello, Piero della Francesca, Masaccio. Legato a questo ci sono anche momenti molto importanti del mio lavoro. È accaduto per esempio in occasione di una mostra che ho realizzato a Perugia, dove esposi in una piccola stanza, proprio sulla piazza in cui c’è la fontana di Nicola e Giovanni Pisano. Decisi di unificare l’intensità della luce al di sopra delle varie pareti. Ho aggiunto vari strati di pittura azzurro cobalto e con diverse quantità di colore sulle pareti ho ottenuto le stesse tonalità. Il desiderio era quello di eliminare, in un’ora del pomeriggio, le ombre che disegnavano l’architettura della sala. Mi aiutavano i ragazzi che in quel momento frequentavano l’accademia della città. La sede della galleria era minuscola, ma finito il lavoro la stanza improvvisamente si aprì, le pareti si stesero, il soffitto si schiarì come l’esterno. C’era una sorta di silenzio, come sott’acqua. Dopo ho fatto una passeggiata, sono andato a vedere la Sala del Cambio. Sono rimasto molto colpito da Perugino, mi impressionava come era nato questo lavoro. Il Perugino pensa alle immagini, un suo amico filosofo lo aiuta ad esprimere il pensiero scritto attraverso la visione iconografica, e dopo anche un artigiano del tempo partecipa alla realizzazione. E così si crea un tutt’uno, ben diversamente da oggi, da una visione frammentaria. Uno degli aspetti del tuo lavoro è quello di essere interessato e di riuscire molto bene nelle opere pubbliche, come dimostra la fontana della piazza del tribunale di Pescara? L’arte contemporanea riesce a proporsi come dono? Ho progettato una fontana che fosse anche un po’ uno specchio d’acqua e al contempo quasi un orologio solare. Il colore della Fontana si trasforma continuamente attraverso il riflesso della luce. Al tramonto diventa rossa, in autunno è gialla, una volta diventa grigia, una volta, quando il cielo spara l’azzurro, diventa tutta azzurra. Non ho realizzato un oggetto spostandolo fuori dallo studio. Intorno alla fontana vai a passeggiare. Penso che in questo momento si avverta il desiderio di offrire qualcosa al luogo pubblico. Ciò che in particolare mi ha attratto in questi progetti è la possibilità di creare uno spazio che sia accessibile a tutti, come era per le grandi cattedrali, spazi dove l’arte era offerta e presentata generosamente e durevolmente a chiunque. Alla fontana di Bernini ci vanno a bere, è un dono grandissimo per Roma. Alla fondazione Moore di Leeds, dove ho allestito una mia mostra, ho fatto una straordinaria scoperta. Per andare a visitare lo studio dell’artista sono arrivato davanti ad una collinetta. Sulla piccola vetta c’era una grande scultura. Il prato intorno era tenuto perfettamente rasato da migliaia di pecore. Ho chiesto come mai. Ho saputo che Henry Moore passava gran parte del suo tempo a guardare questa collina, delle volte con il binocolo, delle volte no, mentre si riempiva di pecore che brucavano l’erba intorno al suo lavoro. Ha lasciato un fondo perché questo continuasse e ho capito in quel momento che il valore più alto dell’artista era proprio questo segno. A cosa stai lavorando adesso? I lavori vengono così, uno dopo l’altro. Non sai mai quando trovi il disegno, la luce, il colore, né quando trovi un luogo adatto ad ospitare ciò che hai pensato. L’ospitalità è come sbucciare una patata e con la buccia pelata a spirale ricostruirla, per averne due. Nella pagina a sinistra: Fiori, 1998 Immagine di Ettore Spalletti, ripresa fotografica Attilio Maranzano Da un lato all'altro del disegno Massimo Bartolini - Ettore Spalletti, Galleria Vistamare, Pescara, Maggio 2005 L ' A Q U I L A , C A F F È P O L A R ( V I A S A N TA G I U S TA , 1 7 / 2 1 ) / L I B R E R I A C O L A C C H I ( V I A A N D R E A B A F I L E , 1 7 ) / P E S C A R A , B O O K & W I N E ( N U O V O T R I B U N A - MU7 EVENTI di Angela Ciano La Tartaruga CHE HA PRECORSO I TEMPI Da sinistra: Andy Warhol, Portrait of Baroness Sylvia de Valdner, 1971 Kounellis, Lombardo, Rubiu, Ceroli, De Marchis, Pascali, Tacchi, Mambor e Paola Pitagora durante la mostra di Ceroli nel 1965-66 Mario Ceroli, Farfalla, 1967 Pescara rende omaggio a Plinio De Martiis. Non è mai semplice ritessere una storia, tornare a far rintrecciare i fili che hanno fatto, giorno dopo gorno, una storia. La mostra “L’Arte e La Tartaruga: omaggio a Plinio De Martiis. Da Rauschenberg a Wahrol, da Burri a Schifano”, riesce in pieno in questo compito. Oltre ad essere un omaggio ad un grande personaggio: Plinio De Martiis, abruzzese di Giulianova, fotografo, gallerista, ideatore e organizzatore di importanti eventi culturali, scomparso nel 2004, l’evento ricostruisce l’atmosfera, la temperie che per quasi venti anni ha contrassegnato le scelte artistiche della galleria “La Tartaruga” a Roma. La Mostra, a cura di Silvia Pegoraro, ripercorre le vicende di questo celebre luogo, dal 1954 agli anni ’70, attraverso oltre 150 opere tra un centinaio di dipinti di oltre 50 dei maggiori artisti che lavorarono con De Martiis, alcuni mai esposti fino ad ora, una selezione di circa 12 opere su carta i cosiddetti “cartelli della Tartaruga”, che costituiscono un’intera sezione della mostra, che De Martiis faceva realizzare a ogni artista che esponeva da lui, una trentina di foto realizzate dallo stesso de Martiis scelte in particolare tra i ritratti degli artisti che più hanno lavorato con lui e che più hanno legato il loro nome a quello della Galleria. Tre le sezioni in cui si snoda il percorso espositivo.La prima comprende un centinaio di opere, alcune del tutto inedite, alcune mai pubblicate, di oltre 50 dei maggiori artisti che lavorarono con De Martiis ed esposero presso la sua mitica galleria tra gli anni ‘50 e gli anni ‘70 (si va da Accardi, Afro, Angeli, Appel, Baruchello, Burri, Capogrossi, Castellani, Ceroli, Colla, Consagra, Corpora, Cotani, Dorazio, Festa, Fioroni, Fontana, Francis, Jorn, Kline, Kounellis, Leoncillo, Lombardo, Maccari, Mafai, Mambor, Manzoni, Marca-Relli, Maselli, Mattiacci, Mauri, Notargiacomo, Novelli, Paolini, Parmiggiani, Pascali, Perilli, Pirandello, Raphaël, Rauschenberg, Rotella, Sanfilippo, Scarpitta, Schifano, Scialoja, Spalletti, Tacchi, Tápies, Turcato, Twombly, Warhol). Robert Rauschenberg, Senza titolo, 1974 MU8 La seconda riguarda appunto i “Cartelli” che nacquero da un’affascinante idea di De Martiis, quella cioè di invitare ogni artista che esponesse in galleria a realizzare cartelli-insegne - opere su carta dalle dimensioni medie di cm. 50 x 60, con materiali e tecniche varie - relativi alle loro mostre, che venivano poi esposti nella bacheca all’ingresso della galleria. È questa la parte più viva e di maggiore immediatezza dell’intera esposizione per le caratteristiche di improvvisazione ed immediatezza in cui sono stati realizzati lavori, sicché risultano un insostituibile banco di prova dell’estro linguistico dell’autore. L’ultima parte della mostra raccoglie,infine, una trentina di foto realizzate dallo stesso De Martiis e stampate da lui in grande formato, che hanno come soggetto gli artisti stessi e tutto il milieu culturale romano di quegli anni. Parallelamente a quella di gallerista, proseguiva infatti brillantemente l’attività di fotografo di Plinio De Martiis che aveva continuato a immortalare quegli “anni originali” con la sua Rolleicord 6x6-12 fotogrammi, ritraendo i più grandi personaggi della letteratura e dell’arte, del cinema e del teatro, della vita intellettuale e mondana dell’epoca. Le foto scelte per la mostra sono soprattutto ritratti degli artisti che più hanno lavorato con lui e che più hanno legato il loro nome a quello della Galleria. Insomma una mostra-galleria dove tanti nomi di grandi artisti contribuiscono a celebrarne uno solo: Plinio De Martiis “un maestro concertatore e direttore d’orchestra” scrive in catalogo Silvia Pegoraro “forse la metafora è abbastanza convincente per definire il suo talento multiforme e policromo, vivace e ubiquo, nutrito di un’infinità di interessi”. info L’Arte e la Tartaruga: omaggio a Plinio De Martiis Da Rauschenberg a Warhol, da Burri a Schifano A cura di: Silvia Pegoraro Sede: Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna, Pescara Periodo espositivo: 3 marzo - 20 maggio 2007 Indirizzo: Piazza I Maggio, 10 Orario: Tutti i giorni (compresi i festivi) 9,00-13,00 e 15,30-20,30 Ingresso: interi € 4,00 - ridotti: ragazzi fino a 18 anni, studenti e ultrasessantenni € 2,00 Informazioni: Tel. +39 0854283759 - [email protected] www.muvi.org/museovittoriacolonna L E ) / L I B E R N A U TA ( V I A T E R A M O , 2 7 ) / T E R A M O , L A S C O L A S T I C A ( C O R S O S . G I O R G I O , 3 9 ) / Catalogo Pickw ick / W W W. M U 6 A B R U Z Z O . E U M U 6 / D O V E T R O VA R L O : M EVENTI di Vincenzo Centorame Un nuovo Museo CON RADICI ANTICHE Nasce a Francavilla il Museo d’arte contemporanea della Fondazione Michetti Negli spazi di Palazzo San Domenico, in Francavilla al mare, sarà possibile in breve tempo visitare il Museo permanente d’Arte Contemporanea e moderna, costituito dalle opere di proprietà della Fondazione Michetti, una collezione prestigiosa che ha avuto inizio nel 1947, con la realizzazione della prima edizione del Premio Nazionale di pittura F.P.Michetti; si tratta di una raccolta importante, varia e rappresentativa delle varie tendenze del panorama artistico italiano e internazionale,che testimonia la qualità delle edizioni realizzate grazie anche alla partecipazione in veste di curatori, di giurati, di componenti il comitato tecnico di personalità quali Gianferrari, Brancaccio, Cantatore, Casorati, Saetti, Biancale, Bellonzi, Lavagnino, Maccari, Carli, Pirandello, Ziveri, Ciardo, Calvesi, Barilli, Carandente, Chierici,Venturoli, Guzzi, Caramel, Bandera, Durbè, Trombadori, Lambertini, Palma Bucarelli, Giuffrè, Masulli, Bonito Oliva, Sgarbi, D’Amico, Castagnoli, Romano, Vettese, Solmi, Crispolti, Gualdoni,Daverio. “Il Michetti, fin dall’inizio, insieme alla vocazione nazionale che trascende la regione pur non trascurandola, ha avuto come sua precipua caratteristica la volontà di rispecchiare il più fedelmente possibile valori e tendenze vitali dell’arte contemporanea, attento a coniugare spinte moderniste e linguaggi della tradizione pittorica in un processo di equilibrio tra valorizzazione della realtà locale e apertura nazionale e internazionale” C. Barbieri, 1955. Oltre 7500 gli artisti che dal 1947 ad oggi hanno partecipato al Premio Michetti, 112 solo nell’ultima edizione, quella del 2006 a cura di P. Daverio che ha visto esposte più di trecento opere. La prossima edizione del premio, la 58°, sarà curata da Alessandro Riva, il titolo “Nuovi realismi”; la mostra si proporrà di mettere in evidenza l’aspetto trasversale di questo nuovo movimento artistico “sotterraneo” al quale partecipano le nuove generazioni di artisti sia italiani che stranieri, che sono riusciti ad abbracciare, contro ogni snobismo concettuale e in netta opposizione al vecchio sistema che privilegia la trovata provocatoria ricercata a tutti i costi e il freddo gioco mentale, le ragioni e gli stimoli di un nuovo approccio alla realtà. Spinti da una mutata consapevolezza, da un atteggiamento diverso, più laico e meno settario e iniziatico nei confronti dell’opera d’arte, questi artisti hanno cominciato a lavorare con maggiore ironia e spregiudicatezza sul reale, spesso studiano le tecniche più antiche, per poi riappropriarsene e rielaborarle in lavori che prendono a piene mani dalla società dei nostri giorni; i loro modelli scaturiscono dagli schermi televisivi e da ogni genere di telecomunicazione, dalle pagine dei giornali e dalla letteratura, ma anche dalla semplice vita quotidiana, dagli ambienti domestici e familiari. Alcuni artisti prediligono i problemi che stanno alla base del nostro vivere quotidiano: la spersonalizzazione dei luoghi in cui viviamo(le realtà industriali, i non -luoghi) il dramma e l’ipocrisia delle relazioni umane, la violenza domestica e le tensioni familiari; altri riflettono sulla influenza crescente da parate della pubblicità e della moda, approdando a nuovi tipi di consapevolezza, vuoi di stampo neopop, vuoi di stampo intimista o di aperta critica alla mercificazione imperante; altri ancora preferiscono rifugiarsi in un mondo onirico e immaginario che si trova al confine tra la realtà attuale e la previsione di universi futuri, creando così paesaggi postpunk sospesi tra arcaicità e futuro, abitati da personaggi cibernetici o da misteriose donne-animali. Sempre per il curatore, tornare a riflettere sui “nuovi realismi”, italiani, europei e americani, oggi, significa anche proporre una svolta culturale rispetto alla dittatura dell’avanguardismo chic che impera ovunque nel mondo dell’arte, dalle Biennali alle varie mostre internazionali: ridare centralità ai linguaggi tradizionali, (pittura e scultura) tornare a dare al grande pubblico, fuori dai piccoli ed elitari giri dell’arte, materiale su cui riflettere, crescere culturalmente e anche divertirsi, far uscire l’arte dal ristretto giro dell’avanguardia per l’avanguardia. Vincenzo Centorame Presidente Fondazione Michetti M U S E I D E L L A R E G I O N E A B R U Z Z O / C H I E T I , L I B R E R I A D E L U C A ( V I A C . D E L O L L I S , 1 2 / 1 4 ) / N U O VA L I B R E R I A ( P I A Z Z A B A R B A C A N I , 9 VA S T O ) / L ' A Q U I L A , MU9 Ad.Venture AD.MEDIA L’ARTE DELL’EDITORIA D’ARTE A.E.I.U.O., IONIA EDIZIONI - ROMA | CLAUDIO ABATE | CARLA ACCARDI | ACCADEMIA AMERICANA A ROMA | ACCADEMIA DI FRANCIA A ROMA, VILLA MEDICI | AMBASCIATA DI FRANCIA | MARCO BAGNOLI | BIZHAN BASSIRI | ACHILLE BONITO OLIVA | ENRICO CASTELLANI | GERMANO CELANT | BRUNO CORÀ | ENZO CUCCHI | NICOLA DE MARIA | GIANNI DESSÌ | GALLERIA ALESSANDRO BAGNAI FIRENZE | FUORIUSO | MARCO GASTINI | MILTON GENDEL | GUIDA EDITORI NAPOLI | INCONTRI INTERNAZIONALI D’ARTE - ROMA | ISABELLA STEWART GARDNER MUSEUM - BOSTON (USA) | ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA BELGRADO | ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA - EDINBURGO | ISTITUTO ITALO LATINOAMERICANO | IVAM VALENCIA | JANNIS KOUNELLIS | KUNSTVEREIN EDIZIONI - MONACO | LOGOS ART - MODENA | MAGAZZINO D’ARTE MODERNA - ROMA | MARIO MERZ | ORE D’ARIA, ARTI CONTEMPORANEE - ROMA | MIMMO PALADINO | MUSEO PECCI - PRATO (FI) | ALFREDO PIRRI | MICHELANGELO PISTOLETTO | PORTIKUS EDIZIONI - FRANCOFORTE | OLIVIERO RAINALDI | RIZZIERO ARTE - Non possiamo dire se è stata lei o siamo stati noi, ma come nel migliore degli incontri è scoppiata una passione vera che, dopo tanti anni di esperienza, ci accompagna con la stessa intensità. Umiltà e professionalità si sono affinate negli anni consentendoci oggi di fare il nostro mestiere: restituire l’arte all’arte. La strada è stata lunga ma lo è ancora, davanti a noi. Prima individualmente poi insieme, tracciando percorsi tra editoria e produzione artistica, passando attraverso infinite strette di mano con artisti, critici e istituzioni culturali, varcando porte di accesso a gallerie e musei, abbiamo camminato attraverso le intricate vie dell’arte. PESCARA | SACE | SKIRA EDIZIONI | ETTORE SPALLETTI | TEKNÉ ASSOCIAZIONE PER L’ARTE CONTEMPORANEA - ROMA | GRAZIA TODERI | TRINITY FINE ART - MILANO, LONDRA | UMBERTO SALA EDITORE - E se in passato tutto ciò ci ha consentito di adoperarci per moltissimi lavori, oggi questa preziosissima rete di conoscenze diventa la nostra tela bianca, sulla quale risultiamo professionisti in grado di progettare in essa l’intero ciclo di vita di un evento o di un allestimento, di un catalogo o di un libro d’arte. PESCARA | JAN VERCRUYSSE | VISTAMARE - PESCARA | VOLUME! ROMA | FRANZ WEST | ZERYNTHIA - VIA RAVENNA 3/1 - 65122 PESCARA - TEL. 0854219183 - [email protected] ROMA | GILBERTO ZORIO | ARCHITETTURA di Marco Morante e Maura Scarcella StraORDINARIO a L’Aquila La città è museo delle sue architetture. In Italia la stragrande maggioranza delle volte a fare mostra di sé sono le architetture storiche. Altrove (udite udite!) sono “anche” ed in alcuni casi “solo” le architetture recenti e contemporanee ad essere motivo di attrazione e qualità. In Italia la produzione edilizia che il secondo dopoguerra ha riversato sul territorio in modo diffuso quanto disattento, unitamente alla presenza di tante importanti vestigia del passato, ha ostacolato la diffusione di sensibilità verso l’architettura moderna e contemporanea. Eppure tra il Moderno e il contemporaneo, proprio durante quegli anni critici di cui si è detto, un fervore spesso proprio sul tema della palazzina consegnava all’Italia un ruolo di élite grazie ai vari Gardella, Terragni, Moretti, Albini, Ponti, Caccia Dominioni e davvero molti altri… e grazie a committenti illuminati che avevano il coraggio di ascoltare e di provare. In particolare proprio nella vicina Roma, da cui L’Aquila spesso nella storia aveva saputo attingere, si può parlare di “palazzina romana” grazie ai vari (oltre al già citato Moretti) Monaco, Luccichenti, Ridolfi, De Renzi, ecc. Il “contemporaneo” ha una duplice colpa. Il non sapere imparare dalla storia recente per evitare il ripetersi di edilizia diffusamente banale, quando invece avrebbe avuto il tempo di rendersi più consapevole, rispetto a quel Paese tramortito dalla guerra, ebbro da boom economico ed in buona parte ancora analfabeta che urbanizzò il territorio spesso abusivamente. Non ha neppure saputo cogliere appieno quell’eredità di eccellenza che, come già detto, miracolosamente si era prodotta. Quello che chiamiamo “contemporaneo” infatti, che ormai dura da un trentennio e che si trascina così senza neppure trovarsi un nome, è il periodo che vede il proliferare di edilizia commerciale e “vezzosa” attenta a restare nella media del vendibile, senza più saper avventurarsi, se non in casi rarissimi, in quella ricerca che eleva il costruito da semplice edilizia ad architettura. Intanto in altri paesi, come in Spagna, dove si è fatto tesoro di certe esperienze italiane, o in Olanda, dove si sperimenta divertendo, la qualità del costruito contemporaneo e recente è decisamente migliore. Troppo spesso il committente costruttore, animato da esclusive mire di guadagno, ed il tecnico intento ad assecondarlo, si dimostrano ignari della responsabilità di cui sono portatori nell’intervenire sulla città e sul territorio, limitandosi così a pensare palazzine come cataste di piani e parti iterate mal progettate insieme, con accostamento di materiali e forme che difficilmente mirano a soluzioni spaziali e formali capaci di emanare bellezza. Una crescente tendenza a scimmiottare il vernacolo e, a volte, un certo gusto kitsch nel voler stupire, rendono quello della palazzina il campo in cui l’architettura ha probabilmente finora perso una delle battaglie più importanti (seppur altre se ne stiano perdendo, valga per tutte quella dei capannoni commerciali/artigianali/industriali). Ecco perché certe architetture che, se parti di un tessuto diffuso di qualità, risulterebbero “ordinarie” devono essere definite straORDINARIE, eccezionali insomma… ammesso che si abbiano occhi per vedere. Percorrendo le strade della città dell’Aquila veniamo colpiti appunto da pochi esempi di edifici residenziali che ben esemplificano cosa significhi “fare architettura”. Non siamo stati noi a cercarle, sono esse a farsi notare. Diversamente da alcune raccolte fatte partendo dal nome e dal prestigio di progettista e costruttore, noi gli autori li abbiamo scoperti solo dopo, non senza difficoltà. 1. In prossimità di Porta Napoli, in testa alla lunga sequenza di edifici di buon pregio di inizio ‘900 che caratterizzano piacevolmente la zona della Villa Comunale, pochi parallelepipedi accuratamente disposti in composizione quasi dinamica si pongono a sostruzione dell’attuale Via Corridoni nella sua parte terminale, si confrontano con Porta Napoli su Via Crispi, si stagliano verso la valle colloquiando con il territorio, si compongono in unità a formare una palazzina. A quella che avrebbe potuto risolversi banalmente con l’iterazione interna di appartamenti organizzati in un grande contenitore segnato da balconate uguali, piani uguali,... uguali, i progettisti dello studio Salmoni di Ancona, e con essi la parte committente, scelsero di dare importanza alla vista che dalla strada superiore si gode verso le montagne a sud, creando un portico/balconata; procurarono occasioni sempre diverse di affaccio ed estensione all’aperto dei vari appartamenti; fecero in modo di rialzare l’edificio rispetto alla quota della strada inferiore grazie al grande basamento slittato; di utilizzare un lessico di elementi semplici ed ordinari sapientemente disposti quali grandi bucature oscurate con tapparelle, logge, cortina in mattoni e fasce intonacate. L’attenzione ai dettagli, i volumi stereometrici ed imponenti inseriscono questo edificio in percorsi di ricerca ancora oggi praticabili e praticati. 2. In uno dei punti più alti e panoramici della città, l’edificio per appartamenti realizzato all’inizio degli anni ’60 su progetto di Marcello Vittorini, affaccia sulla valle e la domina. È’ elemento di completamento del tessuto edilizio e alla semplice organizzazione interna degli spazi fa corrispondere una complessa “casualità studiata” giocata sul ritmo di pieni e vuoti della facciata. Non un balcone, non una scontata ripetizione di forme e dimensioni, solo poche eccezioni volumetriche che rendono speciale un fronte altrimenti assolutamente anonimo, nel quale si leggono espressioni e dinamiche i cui successivi sviluppi sono rintracciabili in diversi edifici residenziali contemporanei tra i più interessanti in giro per l’Europa. 3. Perfettamente visibile dall’alto della palazzina appena citata e quindi dal Ponte Belvedere, a mezza costa della scoscesa parte di città che dalle 99 cannelle sale verso il centro, si colloca il riuscito esperimento progettuale degli architetti Buccela e Properzi. Un po’ Beaubourg nell’uso di intelaiature metalliche esterne, un po’ scultura di Pomodoro nei tagli verticali e sfalsati della facciata che si impongono come sublimi fuori scala in diretto colloquio con il territorio, questo edificio sa osare. Attenti sono l’organizzazione ed il funzionamento interno quanto la giustapposizione di porzioni differenti che riescono a confrontarsi tanto con via XX Settembre a valle (una delle strade più trafficate della città), quanto con le piccole stradine di accesso a monte, sul retro. Il grande tetto giardino (all’Aquila!), l’utilizzo del cemento faccia vista, la geometria rigida ed essenziale contribuiscono all’ottenimento di una delle opere di architettura recente più importanti della città. È opportuno sottolineare ancora una volta come anche in questa opera i committenti dimostrino di saper pensare ed operare oltre schemi purtroppo consueti, affidandosi alle competenze degli architetti. Per la ricerca che questo edificio compie non solo nella composizione ma anche negli stessi elementi lessicali quali appunto le bucature ed i materiali esso si pone a pieno titolo quale straORDINARIA palazzina della città. Ma il “contemporaneo”, stanco ed ancora in cerca di un nome, sta per lasciare il passo al futuro. Stiamo già pensando al suo nome, avrà i caratteri dell’ecologia e dell’ambiente, del risparmio e della produzione di energie rinnovabili, del contenimento delle emissioni di Co2 e dei sistemi di mobilità, delle reti materiali ed immateriali, e produrrà una vera e propria mutazione genetica dell’architettura. Con questo dovrà fare i conti anche la vecchia e cara palazzina… 1° /4 laq_architettura C A F F È P O L A R ( V I A S A N TA G I U S TA , 1 7 / 2 1 ) / L I B R E R I A C O L A C C H I ( V I A A N D R E A B A F I L E , 1 7 ) / P E S C A R A , B O O K & W I N E ( N U O V O T R I B U N A L E ) / MU11 Fuori Uso un modello TRA ANOMALIE E CONTINGENZE Non dimenticare che sei un artista! Non perderti d’animo. Non aver paura. Riuscirai! Creare, come Dio; comandare, come un re; lavorare, come uno schiavo. Costantin Brancusi L’arte contemporanea in Abruzzo ha rappresentato senza ombra di dubbio una risorsa importante per la crescita culturale della regione attraverso anche il contributo di ambienti in cui si è sviluppata una certa cultura della contemporaneità. Nel recente passato le gallerie di Mario Pieroni, Lucrezia De Domizio, e oggi Vistamare, Manzo, Rizziero, Museo Laboratorio di Città Sant’Angelo, hanno rappresentato e rappresentano, attraverso la loro attività, importanti presidi culturali su territorio. Altrettanto efficacemente, gli anni novanta sono stati segnati da manifestazioni come Fuori Uso, mostra d’arte contemporanea ideata dal gallerista pescarese Cesare Manzo e giunta quest’anno alla diciassettesima edizione. L’evento, che è organizzato ogni anno a Pescara, si sviluppa sulla formula originale del riuso di edifici dismessi e dell’inserimento spiazzante, all’interno di essi, di opere d’arte contemporanea. In verità la mostra, nata nel 1990 come evento multidisciplinare sui generis all’interno degli spazi abbandonati dell’ex Aurum, ebbe un suo incipit in una precedente esposizione organizzata ad Ortona, presso il Palazzo Farnese, allora non “In Uso”. Affidata alla cura di Giorgio Cortenova, The Soft land rappresentò una sorta di prova generale di quella che negli anni sarebbe diventata una mostra d’arte contemporanea internazionalmente riconosciuta. All’epoca vennero esposte opere site specific di importanti MU1 2 artisti americani, come la grande copertura lignea di Alice Aycock. Fuori Uso ha inoltre rappresentato un modello espositivo, oltre ad essere una vera e propria fucina di idee e di professionalità nell’ambito dell’arte e della cultura in generale. In particolare la manifestazione è cresciuta attraverso il contributo di giovani volontari e artisti che hanno realizzato la visione degli autori e, in parte, anche la propria. Per questo la manifestazione, nelle sue modalità allestitive ed organizzative, sempre al limite delle forze, ha costituito un modello “low - tech” di mostra, tanto da permettere ad un occhio attento di trovarne recentemente emuli in tutto il mondo. Tra le edizioni più significative ricordiamo sicuramente quella del ‘91 di Achille Bonito Oliva intitolata Scuola D’obbligo che portò negli spazi dimessi dell’ex scuola Di Marzio, oggi il rinnovato Conservatorio di Pescara, l’ampia schiera di artisti appartenenti alla stagione del Fluxus, che annoverava tra i propri esponenti autori del calibro di Wolf Vostell e, tra gli italiani, di Giuseppe Chiari. Una mostra sorprendente e in presa diretta sugli avvenimenti struggenti di quei giorni: la guerra del Golfo. L’ opera di Nanni Balestrini, attraverso fax, aggiornava continuamente i visitatori della mostra con bollettini di guerra trasmessi proprio dai luoghi del conflitto. Un’altra edizione importante quella del 1995 a cura di Giacinto Di Pietrantonio, sempre presso l’Ex Aurum ed intitolata Caravanserraglio di Arte Contemporanea. “È qui il Texas” recitava il piccolo monumento scritto di Haim Steinback dedicato a Pescara, foriera di invenzioni esplosive alla stregua dei pozzi petroliferi texani, come dire: voi il petrolio, noi le idee! Ogni stanza dedicata ad un’artista: da Ettore Spalletti, a Getulio Alviani, da Julian Opie a Silvie Fleury. Gli artisti operavano all’interno di una sorta di cantiere rinascimentale, in cui le idee e la vita si stratificavano, forse ispirate da quella leggera brezza estiva che dal mare entra abitualmente nel grembo della piazzetta centrale dell’Aurum. Nel 2000 fu la volta degli spazi presso la golena sud di Pescara, letteralmente colonizzati da giovani artisti internazionali per la mostra The Bridge, a cura di Hou Hanrou, Helena Kontova, Angela Rosemberg, Emanuela De Cecco e Andreas Schlegel. Un susseguirsi di opere site specific come quella del gruppo di artisti e architetti A12: una ludica installazione di altalene penzolanti dall’impalcato autostradale. Quest’anno la manifestazione, progetto vincitore del programma Cultura 2000, si è avvalsa del supporto finanziario dell’Unione Europea ed è stata promossa dal Comune di Pescara in parternariato con l’Associazione culturale Arte Nova - Fuori Uso, organizzatrice dell’evento insieme alla Regione Abruzzo, Fondazione Pescara-Abruzzo, L I B E R N A U TA ( V I A T E R A M O , 2 7 ) / T E R A M O , L A S C O L A S T I C A ( C O R S O S . G I O R G I O , 3 9 ) / ACAX di Budapest e Galeria Noua di Bucarest. I curatori della mostra, Nicolas Bourriaud e Paolo Falcone, hanno voluto accomunare le opere degli artisti invitati sotto la definizione di Surrealismo Sociale, per cui l’artista decodificherebbe il fluire “parlante” di un inconscio collettivo. Da Fuori Uso sono poi partite una serie di nuove iniziative come I love Abruzzo, che ha rappresentato un’ inedita ricognizione della giovane arte contemporanea locale, messa a confronto con una sezione, denominata Precursori, dedicata a cinque figure magistrali dell’arte contemporanea abruzzese, tra i quali Ettore Spalletti ed Alfredo Del Greco. Oggi nel mondo si tende a valorizzare gli artisti anche in relazione alla propria territorialità e agli influssi che la globalizzazione, immenso sistema di relazioni, informazioni e scambi, determina, definendo così ciò che ormai in molti fanno rientrare nell’ accezione di glocal, la commistione di valori legati al localismo con le istanze determinate dal sistema mediatico e di scambio globali. In tal senso, i flussi di informazioni e il patrimonio identitario possono essere aggregati in unità di nuovo senso, possono divenire identità progettuali1. Massimiliano Scuderi 1. M. Castells, Il potere delle identità, EgeaUniversità Bocconi Editore, Milano, 2003. Catalogo Pickw ick / W W W. M U 6 A B R U Z Z O . E U M U 6 / D O V E T R O VA R L O : M U S SPECIALE ARTE MODERNA Pinacoteca Orsini Colonna la storia del Premio Avezzano Pino Pascali, Bucranio È una collezione stratificatasi nel tempo. Quella che da vita alla Galleria Civica d’Arte Moderna di Avezzano, ospitata nel suggestivo Castello Orsini-Colonna, raccoglie, dopo averne fatto un censimento ed una catalogazione scrupolosa, il materiale (sculture, pitture, grafiche), acquisito nel tempo, a partire dal 1949, anno della I Mostra Marsicana di Pittura, che in seguito si sarebbe chiamata “Premio Avezzano”. Ai premi - acquisto delle varie edizioni, si sono aggiunte negli ultimi tempi alcune significative donazioni che hanno arricchito il gia cospicuo patrimonio di opere, che ovviamente nella loro datazione rispecchiano percorsi critici, tendenze culturali diverse e talora contrastanti, risultato di una connessione di determinati periodi storici fatti di fermenti creativi in continua e radicale evoluzione. Per questo il percorso espositivo attualmente visibile sorprende piacevolmente per alcune opere di artisti di fama internazionale (come il Bucranio di Pino Pascali) o perché ci porta a conoscere artisti locali che seppur rimasti, per alcuni versi anche a torto, confinati nel loro territorio sono testimonianza viva e diretta del fermento culturale che la città ha vissuto per tanti anni. “E fuor di dubbio - si legge nel catalogo del Museo - che in un’opera di censimento e catalogazione vi siano possibili cadute di tensio- ne; è altrettanto vero che in futuro con parametri di verifica più oggettivi poiché meno condizionati dalla contemporaneità, sarà possibile ed auspicabile una rivisitazione critica del materiale posseduto e quindi una selezione delle opere in prospettiva museale stabile”. Comunque sia questa Pinacoteca rappresenta uno dei pochi luoghi espositivi pubblici abruzzesi per l’arte contemporanea. Un luogo che ha radici molto più lontane di quanto si pensi. ”La spinta “idealizzante” verso una rinascita culturale nella città di Avezzano, sradicata da ogni ancoraggio storico per il prosciugamento del Fucino prima, che aveva mutato l’economia del territorio, e per il terremoto del 1915 poi, nel quale tutta la produzione millenaria di una civiltà era stata annientata, viene da un gruppo di giovani “anonimi” (il termine, usato da uno di essi, Marcello Ercole, non e amaro, ma simboleggia la laboriosità di tutta una gente), che in seguito si sarebbe denominato Gruppo Artisti Marsicani (GAM)”. Dei veri e propri “volontari della cultura”, Marcello Ercole, Pasquale Di Fabio, Ermanno Toccotelli, Dante Simone, Carlo Colonnello, Enzo Frittella, che come da copione tenevano le loro informali e goliardiche riunioni alla Taverna di via Corradini o al glorioso “Caffè Stella” del centro marsicano, dove discutevano e si con- frontavano sulle nuove ricerche artistiche; un momento irripetibile che funse da polo catalizzatore, su cui altri uomini di cultura si innestarono per dar vita ad una stagione artistica inimitabile. Era il 1949, cioé subito dopo la seconda guerra che, con le sue devastazioni, aveva cancellato la memoria storica della città, fino a comprometterne ogni possibilità di ripresa e questo gruppo di giovani, spinto da una volontà operativa, più che da una poetica comune come invece avveniva in altre città italiane (si pensi al Gruppo Boccioni di Macerata o ai più noti Gruppo N di Padova, Gruppo T di Milano e Gruppo Uno a Roma), riuscì ad organizzare una prima rassegna di pittura denominata, Mostra Marsicana, che nel 1952 si sarebbe chiamata Mostra di Arti Figurative, nell’anno successivo Mostra d’Arte Regionale e, a partire dal 1957, Premio Avezzano. Accanto ai nostri espongono in città artisti di fama internazionale come De Pisis, Mafai, Tozzi ed altri e in un anno molto particolare per il successo dell’evento, il 1944, nel comitato d’onore figurava Alcide de Gasperi. Oggi un consistente numero di opere della pinacoteca sta a testimonianza di questo periodo che fu raccordo tra i pittori marsicani, alcuni dei quali nel prosieguo della loro carriera si sarebbero indirizzati o verso l’astrattismo geometrico (Di Fabio) o verso l’Informale (Gagliardi) o verso tecniche collagistiche - decollagistiche (Paris), e il fervore figurale romano dei vari Bartolini, Costi, Miele, Vangelli, Avenali, Conte, Sarra, Guzzi. Così il Museo - Pinacoteca Castello Orsini Colonna di Avezzano ci racconta una storia fatta ancora di grandi ideali, di comunione e condivisioni di idee e intenti affinché la cultura, più di ogni altra cosa, potesse far rinascere un territorio. E non è poco. info Museo - Pinacoteca Orsini Colonna Piazza del Castello, Avezzano (AQ) Tel. 0863.23384 Ingresso gratuito Visita su prenotazione S E I D E L L A R E G I O N E A B R U Z Z O / C H I E T I , L I B R E R I A D E L U C A ( V I A C . D E L O L L I S , 1 2 / 1 4 ) / N U O VA L I B R E R I A ( P I A Z Z A B A R B A C A N I , 9 VA S T O ) / L ' A Q U I L A , MU13 Nel blu dipinto di blu... “…nel cielo immenso e crudo, gravido di accatastate minacce di dramma, simile a certi cieli, d’una modernità quasi parigina, del Mantegna o del Veronese, e sotto il quale non poteva compiersi che un qualche atto terribile e solenne come una partenza in treno o l’erezione della Croce”. (Proust, All’ombra delle fanciulle in fiore) Ci sono molti modi di trattare il colore, prodigioso è quello che ci fa toccare il cielo con un dito, nel senso che rende tangibile l’etereo. Ho incontrato il colore, ovvero la sua personificazione, in Renato Birolli un artista straordinario capace di percepire i colori come la sua pelle: li assimila, li filtra, li suona con accordi struggenti che arrivano in profondità in un continuo rimando di sensi; egli stesso annota: “Lo stormire delle fronde, dall’orecchio passa all’occhio e diventa blu”. Un uomo brillante e rivoluzionario che si racconta in un punto di vista cromatico: il blu. Mi piace il blu, è un colore leale, morale, discreto insomma un colore buono, ma allo stesso tempo intrigante e affascinante, che Birolli declina in mille tonalità tante ne servono per dipingere le pieghe del suo animo. Il blu non è una scelta scontata o casuale, è un colore che mi fa riflettere e mi chiedo …avete mai pensato a quanti blu esistono? Blu egizio, oltremare, notte, di Prussia, avion, bluette, blu cobalto, Il blu ribelle e innovatore dei giacobini, della musica blues, dei blue jeans ma MU1 4 anche dei corpi diplomatici e di pace. È un segno spirituale e simbolico quello che Birolli lascia sulla tela che apre la mente a divagazioni, apparentemente marginali, in grado di condurre lo spettatore ad intuizioni sorprendenti. Il quadro è un autoritratto con gli occhi spalancati sul mondo, così sbarrati che mi ipnotizzano, sembrano ammaliare come gli occhi delle piume dei pavoni e vedere nel buio come quelli dei gufi, sono magici e con tante storie da raccontare. Sono affascinata da quest’uomo che osserva e ha l’aria di uno che ne sa, mi spinge a guardarmi intorno e scoprire che nella stessa stanza c’è la storia dell’arte moderna, di matrice figurativa, dai maestri che si sono affermati quali interpreti della rivoluzione più energica, come De Chirico, agli autori del primo Novecento, da Guttuso a Cantatore, Migneco, Spazzapan, Morlotti, Mattioli che, filtrate le esperienze più radicali, hanno elaborato un nuovo linguaggio figurativo ricco di straordinarie contaminazioni, capace di esprimere l’invisibile ovvero i valori umani della conoscenza. Una accanto all’altra sfilano le forme Renato Birolli, Autoritratto, 1948 divine di Campigli, della Raphael o l’idea di cavaliere di Marini; intrise di tenera femminilità le donne di Manzù e di Messina; liriche e delicate le composizioni di Peluzzi e trepida la modellazione di Broggini che si propone di catturare la luce della materia e rappresentarne la vita. Seguono ambienti popolati di immagini, di forme riconoscibili e riconducibili alla realtà, che mi indicano un modo diverso di guardare le cose, di indagare sui fatti, come se la materia manifestasse l’esigenza di un punto di vista emotivo. La sala dedicata ad Aligi Sassu è dominata dal rosso: un effetto impressionante, accentuato dal nitido assetto compositivo dei quadri, un colore saturo e definito che ubriaca la vista. Tutto questo è Arte per immagini, una prestigiosa selezione di 101 opere del XX secolo esposta dal 2004 presso il Museo d’Arte C. Barbella di Chieti che rivela il mondo sensibile e il cammino professionale di un noto gallerista: Alfredo Paglione. La raccolta comprende artisti appartenenti ad aree culturali diverse taluni accomunati da rigorose forme di adesione al vero come Banchieri, Bodini, Falconi, Borghi, Vignozzi, Morgan, Tonelli; altri, pervasi da una percezione meno limpida del reale, si esprimono con figurazioni emblematiche ed allusive alla maniera di Calabria, Guccione, Forgioli, Ossola, Dova, Savinio. Il senso di realtà si manifesta spietato in Carroll, forte e poetico in Vallorz, consapevole e avvinto in Bonichi, Bergomi, Modica, Luino. Le figure emergono dal fondo come apparizioni in Ajmone, Vespignani e Francese o si impongono col vigore della definizione di Caruso, Marchi e Gilardi. La rassegna include anche autori più giovani come Frangi, Velasco, Pignatelli e Petrus impegnati sul tema della città. Il percorso si conclude con la significativa esperienza del realismo spagnolo, da Lopez Garcia ai più giovani esponenti del movimento, e la dedica speciale a Carlos Mensa che afferma, con grande valenza conoscitiva e poetica, un atto creativo non privo di impegno sociale e politico. Questa antologia racconta una storia di vita che passa attraverso l’incontro, dinamico e operoso, con Aligi Sassu e celebra l’unione sentimentale con la cultura spagnola: l’umanità e la sapienza celate dietro questa collezione commuovono e colpiscono quanto la raccolta stessa. Forse è proprio il fattore umano, lo stringente rapporto tra arte e vita che desta uno sguardo di meraviglia sul mondo reale, sulle immagini di tutti i giorni e rivela che…il cielo è sempre più blu! Jessika Romano info Museo d’Arte Costantino Barbella Palazzo Martinetti - Bianchi Via C. De Lollis, 10 - 66100 Chieti Tel. 0871 4083352 / 330873 [email protected] C A F F È P O L A R ( V I A S A N TA G I U S TA , 1 7 / 2 1 ) / L I B R E R I A C O L A C C H I ( V I A A N D R E A B A F I L E , 1 7 ) / P E S C A R A , B O O K & W I N E ( N U O V O T R I B U N A L E ) / L I B E R N A SPECIALE ARTE MODERNA Manfredi Beninati, Dopo tutto, i suoi fiori..., 2007, Particolare dell'installazione, MuseoLaboratorio-ex manifattura tabacchi- Città Sant'Angelo (PE) Giuseppe Stampone, Flavio Vola, 2007, Installazione neodimensionale (le foto si riferiscono a Particolari) MuseoLaboratorio-ex manifattura tabacchi- Città Sant'Angelo (PE) “A Flavio” Dal materiale all’immateriale. Dall’installazione alla digital art. Un viaggio tra il reale e il virtuale. Questa è la giusta chiave di lettura della mostra d’arte contemporanea “a Flavio”, di Manfredi Beninati e Giuseppe Stampone, inaugurata sabato 31 marzo 2007 alle ore 19.00, presso gli spazi del Museo Laboratorio - Ex Manifattura Tabacchi di Città Sant’Angelo (Pescara). I due artisti si sono occupati di due parti diverse di un’unica mostra, dedicata “a Flavio”: fratello di Manfredo Beninati, scomparso lo scorso anno. Visitare la mostra è come intraprendere un viaggio pluridimensionale e plurisensoriale. Il viaggio della memoria e delle riflessioni attraverso un universo di mondi paralleli che di volta in volta vengono svelati allo spettatore. L’allestimento è concepito come un percorso, un sentiero oltre che fisico anche psicologico tra i mondi terreno e spirituale, tra la vita e l’al di là. Il visitatore inizia il suo viaggio come protagonista dell’universo virtualizzato da Giuseppe Stampone utilizzando la tecnologia e l’ambiente virtuale di Second Life. Personaggi creati dalla fan- tasia dell’utente librano letteralmente in un paesaggio tridimensionale fatto di edifici, suoni ed oggetti, interagendo con essi e con qualunque altro utente che, grazie alla rete internet, voglia entrare in contatto con questo mondo. Le infinite possibilità di Second Life fanno si che le stesse opere degli autori possano essere visitate anche nel mondo virtuale, e, tramite un sistema di telecamere colui che guarda la mostra viene in realtà visto dagli utenti in rete. Continuando il percorso ci si addentra in una foresta metaforica, metafisica: pali bianchi sono disseminati nello spazio come alberi scheletrici, in una natura congelata e stilizzata: un effetto freeze. Ci si muove in un fermo immagine. Un bosco abitato solo da farfalle bianche: sono dappertutto! Ci guidano, ci accompagnano come anime fragili che si liberano dai corpi terreni e volano leggere. Tutto è bianco: le farfalle, gli alberi, le pareti. Un paesaggio mimetico e onirico. Tra i tronchi si intravedono tre pozzi, anch’essi bianchi. Il pozzo è inteso come un passaggio tra due dimensioni. Guardando all’interno del primo di essi una figura A U TA ( V I A T E R A M O , 2 7 ) / T E R A M O , L A S C O L A S T I C A ( C O R S O S . G I O R G I O , 3 9 ) / femminile ci accoglie con le mani protese in avanti. È completamente coperta e circondata da farfalle. Ci si rende conto che le farfalle viste prima sono venute dall’altro lato del pozzo, da un’altra dimensione. Il secondo pozzo contiene una telecamera: incuriosisce, oltre a destabilizzare le aspettative del visitatore. Non ci si rende conto della sua reale funzione fino a quando non si scruta il fondo del terzo pozzo: qui uno schermo permette di vedere colui che si affaccia al pozzo precendente, come proiettato da un mondo parallelo. In quale dimensione ci troviamo ora? Siamo disorientati! Tre mondi ci appartengono: reale, trascendente e virtuale. Unica parola d’ordine: “custer 105, 177, 34” (password per accedere a Second Life). Anche Manfredo Beninati crea uno spazio come un’opera aperta. Un ambiente scenografico naturale vivibile dallo spettatore. Allaga le stanze del museo tra una serie di mobilia. L’artista offre il soggetto e la sceneggiatura di un film che è lo spettatore stesso ad intraprendere, rielaborandolo con le proprie fantasie ed emozioni. La mostra rende il visitatore parte attiva: soggetto di una scena virtuale e dinamica (Stampone), e di un ambiente reale, ma immobile (Beninati). “a Flavio” non si presenta come una semplice esposizione d’arte ma come un laboratorio di sperimentazione. Spazi inanimati prendono vita grazie alla presenza dello spettatore che ne diviene protagonista fondamentale. Una mostra che cambia volto in funzione dell’interazione e della partecipazione dei visitatori: come in un’opera pirandelliana dove ciascuno recita a soggetto. Gli spazi del Museo Laboratorio - Ex Manifattura Tabacchi ospiteranno la mostra dal 31 marzo al 20 giugno 2007. di Marino la Torre e Alberto Ulisse [unoaunostudio] info Museo Laboratorio - Ex Manifattura Tabacchi Vico Lupinaio 1, Città Sant’Angelo (PE) Tel. +39 085.960555 aperto tutti i giorni dalle 17.00 alle 21.00 (domenica e lunedì chiuso) www.museolaboratorio.org [email protected] Catalogo Pickw ick / W W W. M U 6 A B R U Z Z O . E U M U 6 / D O V E T R O VA R L O : M U S E I D E L L A MU15 SPECIALE ARTE MODERNA i 99 passi UNA VISITA AL MUSPAC Joseph Kosuth Luca Patella Una strada lunga una generazione può essere percorsa in 99 passi. È la distanza che separa l’uscio del Museo sperimentale d’arte contemporanea dalla casetta rosa in cui abitò il poeta Gilberto Centi. “Lo andavamo a trovare - ricorda Enrico Sconci, direttore del Muspac - e lui si affacciava alla finestra con un mantellaccio nero. Nella sua minuscola camera ascoltavamo al buio i primi 45 giri di un certo Bob Dylan e di un tale De Andrè”. Tempi lontani: “La rivoluzione ha perso il reggipetto”, pezzo forte dei Bravo reverendo Rebman, una delle prime band psichedeliche aquilane, la ricordano in pochi. Ma è lì, nel fertile terreno delle illusioni, che affonda le radici il Muspac, un luogo nato con la ragione sociale di diffondere cacofonie nella musichetta conciliante che avvolge come bambagia gli ipermercati del senso. “Mi chiedo spesso il significato di tutto quello che abbiamo fatto - riflette Enrico - e rispondo che esso consiste nell’ aver creato uno spazio d’incontro in cui sono passati tanti artisti, tanti giovani, tanti appassionati”. Il Muspac insomma come una valigia piena di storie, volti e amicizie: come la stanzetta di Gilberto traboccante di libri. Il Muspac ha tentato di essere agli antipodi di musei trasformati in ricoveri per quadri stanchi e senza mercato, talvolta appesi negli eleganti privèe ad uso di uomini politici e d’affari, come accade nella catena di musei del frachising Guggenheim. Per questa ragione, se si leggono “gli endecasillabi per un quadro non dipinto” di Carmelo Bene, che fanno parte della collezione permanente del Muspac, la sua voce risuona ancora e fa vacillare le solide pareti del Palazzo. A volerlo ci si può ancora affacciare nelle fessure aperte dal greco Kounellis, fatti della materia primordiale dei sogni, come il fuoco, il carbone e il caffè. Cola il bitume sui quadri di Massimo Piunti e disegnano gineprai oscuri e colline opalescenti. Resta fermo nell’istante dell’assenza l’urlo di rabbia dell’argentino Raul Rodriguez per il destino dei desaparecidos. Il grande Joseph Beuys non è mai passato di qui - con la sua pala e una bottiglia di Montepulciano - ma sua è la filosofia sottesa al Muspac: l’arte come scienza della libertà e come fondamento di un’economia aderente ai bisogni e alla terra, l’arte come unico vero capitale. E poi il suo febbrile dare senso alle parole, a cominciare dalla parola utopia, resa concreta da gesti semplici come raccontare una ricetta, spaesare un oggetto di uso quotidiano, piantare alberi a Kassel, infilare una presa in un limone carico di energia. Hanno lasciato un segno profondo i gesti sonori di Sylvano Bussotti, i musei delle cere animati e messi in scena da Fabio Mauri, la rilettura della Perdonanza celestiniana fatta da Joseph Kosuth e da altri importanti artisti: un omaggio laico e spiritualmente scandaloso del Muspac ad una delle più Sacre Tradizioni della città. “In questi anni - spiega Sconci - abbiamo intrecciato relazioni con ciò che è vivo culturalmente nel territorio. Abbiamo favorito l’incontro degli studenti dell’Accademia con artisti di altri paesi e culture. Presto saremo aperti anche la sera, per invitare i giovani a trascorrere, con la scusa di un buon bicchiere di vino, ore diverse da quelle spese in pub sovraffollati e dove di cultura ne circola ben poca”. Dietro il portone del Muspac, Via Paganica è deserta e malinconica. I Custodi del Silenzio assorbono con le loro spugnette gli echi di utopia e financo i bisbigli di dissenso, prima che essi possano scalfire il vicino Palazzo Margherita. Domandona del secolo: “Signor Sconci: l’arte è morta?” “Non saprei - risponde - sicuramente è morta nel mondo della politica e degli ordini professionali. Basti pensare allo scempio che è stato fatto sulla Piana dei Navelli o alla colata di cemento con cui qualcuno vorrebbe coprire Piazza D’Armi, invece di farne un polmone verde della città, come sarebbe ovvio”. Torna alla mente, a tale proposito, Africa/Incontri, altro importante evento ospitato al Muspac nel 1992. Tito Spini raccontò, a tanti aquilani che gremivano la sala, di tribù che hanno un rapporto sacrale con l’abitare, avvertono il territorio come distesa di simboli, hanno compreso, come il surrealista Andrè Breton, che plasmare lo spazio in cui si vive significa trasformare se stessi. Filippo Tronca info Muspac Via Paganica 17, L’Aquila Tel. +39 0862.410505 Orari: 10.00-14.00 / 16.00-20.30 aperto tutti i giorni (domenica chiuso) [email protected] R E G I O N E A B R U Z Z O / C H I E T I , L I B R E R I A D E L U C A ( V I A C . D E L O L L I S , 1 2 / 1 4 ) / N U O VA L I B R E R I A ( P I A Z Z A B A R B A C A N I , 9 VA S T O ) / L ' A Q U I L A , C A F F È MU17 Il Museo dello Splendore TRA SPIRITUALITÀ E MODERNITÀ Significativa presenza all’interno della collezione permanente del Museo d’Arte dello Splendore è rappresentata dall’opera “A pie II” (2003, tecnica mista su tela, 125 x 76,5 cm.) di Bruno Ceccobelli. Collocato dalla critica fra i maggiori esponenti della “Nuova Scuola Romana”, egli attua un recupero sui generis del readymade dadaista: raccoglie oggetti usati e abbandonati e li carica di significati simbolici e mistici. In quest’opera, l’artista ha incollato Bruno Ceccobelli, A pie II, 2003 MU1 8 una vecchia ma preziosa tappezzeria e delle scarpe con la suola in corda, aprendole e distendendole sulla tela; è poi intervenuto con bruciature e macchie di colore. Il titolo, che è un gioco di parole, anche questo nella tradizione dadaista, in inglese significa una torta, ma contiene la parola “api” e la parola “pie” e, in effetti, le scarpe così collocate richiamano nella forma delle api. D’altra parte, le api sono spesso presenti nell’immaginario di Ceccobelli: “Sciami” è una sua opera composta da settantanove quadri su carta, mentre una sua mostra del 1995 si intitolava “Api pie ‘88”. Che significato hanno le api nell’opera di quest’artista? Le api sono simbolo di operosità; trasformano il polline in miele e, in primavera, abbandonano il loro alveare per creare una nuova colonia. Inoltre, secondo il mito della bugonia, riferito da Virgilio nelle Georgiche, dai cadaveri di animali in decomposizione nascono sciami d’api. Da una parte, dunque, l’ape allude al lavoro dell’artista, che operoso raccoglie i resti della società per purificarli e trasformarli, consacrandoli in opere d’arte; dall’altra, alle sue opere, che nascono dalla decomposizione di materiali la cui funzione è ormai “morta”. Al cammino, al processo di purificazione e rigenerazione, al fluire delle cose, alludono le scarpe stesse poste su quello che appare un tappeto e le bru- ciature e le macchie di colore. Le api, poi, sono pie perché Ceccobelli vede nella loro attività una religiosità, una sacralità che è insita anche nel suo lavoro: il frutto è nell’un caso il miele, nell’altro una bella “torta”. Il misticismo che appartiene all’artista umbro gli deriva da una spiritualità francescana che lo spinge ad essere un umile e amorevole raccoglitore dei resti dell’ambiente e della natura. Ecco perché riteniamo che la sua opera rappresenti il nostro museo che, sempre aperto alle nuove tendenze e sperimentazioni, rimane però ancorato alla cultura francescana nel segno della semplicità e dell’amore per la Bellezza. Non a caso il MAS, sorto nel 1997 per volontà di Padre Serafino Colangeli, prende il nome dal Santuario della Madonna dello Splendore ed è situato all’interno dei locali del convento dei Cappuccini, opportunamente ristrutturati; in un luogo dove si incontrano arte, natura e spiritualità. La collezione permanente comprende oltre 130 opere fra pitture, sculture e grafiche di artisti contemporanei, donate dagli stessi e da collezionisti ed è accompagnata da catalogo con testo critico di Enzo Di Martino, che ne ha altresì curato l’allestimento. Oltre a un gruppo di artisti giovani ma già affermati come lo stesso Ceccobelli, Fabrizio Plessi e Marco Lodola, abbiamo opere realizzate da artisti che hanno maturato il loro lin- guaggio nei decenni ’60 e ’70: siano essi dediti alla pittura d’immagine o all’ astrattismo. Non mancano alcuni grandi maestri del ‘900: Francesco Messina con ben otto sculture in bronzo, Emilio Greco, Georges Rouault, Umberto Mastroianni, Mirko Basaldella, Henry Moore, Antonio Corpora, il nostro Venanzo Crocetti, Carlo Mattioli, Giulio Turcato, Marino Marini, Virgilio Guidi, Pericle Fazzini, Remo Brindisi, Salvatore Fiume, Giuseppe Migneco, Rufino Tamayo, Aligi Sassu. Il museo esprime la sua vocazione alla conservazione e alla promozione dell’arte contemporanea anche attraverso l’allestimento di mostre temporanee, convegni e conferenze a tema, lezioni di storia dell’arte, progetti didattici volti alla conoscenza delle più recenti tendenze artistiche. Federica De Lucia info Fondazione Museo d’Arte dello Splendore Viale dello Splendore, 112 - 64021Giulianova (TE) Tel/Fax 085 8007157 Ingresso gratuito, aperto dal martedì alla domenica ore 10.00-13.00 / 15.00-19.00 (il giorno di chiusura può variare in occasione di mostre temporanee. Per il periodo estivo è previsto un orario serale) visite guidate disponibili, anche per gruppi su prenotazione. www.museodellosplendore.it staff@museodello splendore.it P O L A R ( V I A S A N TA G I U S TA , 1 7 / 2 1 ) / L I B R E R I A C O L A C C H I ( V I A A N D R E A B A F I L E , 1 7 ) / P E S C A R A , B O O K & W I N E ( N U O V O T R I B U N A L E ) / L I B E R N A U TA ( V I A T SPECIALE ARTE MODERNA “Venimmo al piè d’un nobile castello...” Lo scenario a cui si riferisce Dante, dal carattere evidentemente allegorico, è il Castello degli spiriti magni ovvero il simbolo della sapienza umana intesa nel senso più ampio. La citazione non è peregrina se introduce il Castello Gizzi di Torre de’ Passeri, una splendida dimora storica che dal 1979 è la sede dell’Istituto di Studi e Ricerche “Casa di Dante in Abruzzo” e dal 1980 ospita ogni anno mostre dei più grandi artisti, da Giotto, Botticelli, Raffaello, Michelangelo a Blake, Flaxman, Guttuso, Sassu, Martini, Dalì e molti altri ancora, che hanno interpretato la Divina Commedia. L’iniziativa che i Coniugi Gizzi hanno intrapreso è rivolta anche ad artisti contemporanei che si cimentano, con il massimo rispetto per l’austera sacralità della fonte, nella declinazione di un paradigma stilistico che non ammette confronti: il potere visionario dei versi del sommo poeta investe l’artista di una sorta di spirito profetico che delinea e rafforza il ruolo dell’intellettuale nella società dei nostri tempi. La Lectura Dantis figuralis risulta quanto mai attuale soprattutto per le risonanze interiori, provocate dall’impatto con la luminosa purezza della poesia, degli artisti che commentano con le immagini affermazioni dottrinali che brulicano di figure emblematiche e costituiscono un inesauribile repertorio da elaborare. Lo straordinario impegno che Corrado Gizzi emana da tempo nella cura delle mostre, che si distinguono per originalità e classe, e nell’autorevole produzione editoriale, costituisce uno stimolo esaltante a quanti sono seriamente occupati nel settore delle arti visive, un’esortazione a non perdersi nei sentieri tortuosi e accidentati della moda o del mercato, bensì ad addentrarsi negli approfondimenti. La dèpandance del prestigioso maniero ospita la Biblioteca “Miria e Armando Caldora” e il Museo Dantesco TERAMO, 27) / TERAMO, LA SCOLASTICA (CORSO S. GIORGIO, 39) / “Fortunato Bellonzi”, unico in Italia, che vanta oltre 300 opere, tra dipinti, sculture e incisioni, tra cui le illustrazioni della Vita Nuova, delle Rime extravaganti e della Monarchia realizzate per la prima volta dal Trecento ad oggi da artisti viventi. La ricerca iconografica dantesca riassume e rielabora la storia degli uomini stregati da un racconto divino o interpreti di un’intuizione che non dimenticano la propria “semenza” secondo il monito di Ulisse “…fatti non foste a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza” (Inf. XXVI 118 -120). Il seme della conoscenza perdura tra le fresche sensazioni del grande parco che circonda la tenuta dove sono state individuate e catalogate venti famiglie arboree e diverse varietà di specie protette che affondano le loro radici nella storia. Torre de’ Passeri ha istituito un legame ideale con Dante ma possiede un legame reale con il suo tempo, insito nel (INFERNO IV, 106) valore simbolico del nome: il toponimo conserva la memoria del luogo come baluardo difensivo destinato alla sorveglianza della via Claudia Valeria già intorno all’anno Mille. Un Castello dunque, una roccaforte, un luogo solido, concreto che pure è mitico perché custode del viaggio nel sogno del divino poeta. “Un crociato dell’Arte”, come è stato definito il Prof. Gizzi, difende la cultura tra le possenti mura della sua fortezza, la protegge dall’assedio, dal disfacimento dei tempi moderni e apre le sue porte a quanti vogliano studiarla ed amarla con passione. Jessika Romano info Castello Gizzi Via della Carrozza, 22 Torre de’ Passeri, Pescara Tel. 085 8884220 / 63778 Catalogo Pickw ick / W W W. M U 6 A B R U Z Z O . E U M U 6 / D O V E T R O VA R L O : M U S E I D E L L A R E G I O N E MU19 I MUSEI AMICI DI SPECIALE ARTE MODERNA MUSEO DELLE ARTI - CASTELLO DI NOCCIANO Il Museo delle Arti è ubicato nel Castello di Nocciano, oggi proprietà comunale, ma antica dimora dei marchesi De Sterlich-Aliprandi. Il museo è posto al primo piano del Castello, lato sinistro e si compone di 6 sale, numerate secondo l’ultimo allestimento, e di 4 sale su un ballatoio in legno al piano superiore da cui si accede direttamente dal museo con due scalinate in legno, per comodità una per salire e una per scendere. Sono esposte 115 opere di artisti esclusivamente abruzzesi, mentre in archivio ne conserviamo 75, di artisti non solo abruzzesi. Il percorso museale parte dai maestri degli anni ‘50, che nel dopoguerra hanno lavorato per una ricerca innovativa, e arriva ai giovani del 2000 che, stimolati dagli insegnamenti dei loro maestri, hanno portato avanti la sperimentazione e approfondito la ricerca. Una delle sale che esprime meglio gli ultimi cinquant’anni dell’arte in Abruzzo, con il percorso storico, la qualità della ricerca e la realtà dei risultati, è la sala n.3 “Minimalismi e Concettualità” che presenta e rappresenta le ultime esperienze dell’arte contemporanea. Gli artisti presenti, anche se di generazioni differenti, sono legati tra loro dalla continua ricerca di pensiero e dalla originalità delle materie utilizzate: il filo spinato per “Gioco negato” (1992) di Angelo Colangelo (1927); la testa in gesso, dai lineamenti quasi levigati per “Gisant” (1995) di Oliviero Rainaldi (1956); la stampa laser (ossidi) su carta “Dis’Arte” (1999) di Franco Fiorillo (1962); e che dire del bicchiere da osteria “Senza titolo” (2006) di Gino Sabatini Odoardi (1968), realizzato con la tecnica della termoformatura, usata per la prima volta nell’arte sperimentale (materiale plastico, in parole povere), con cui siamo a contatto tutti i giorni; oppure la corposa, ma minimalista litografia “Disegno” (1993) di Ettore Spalletti (1940), composta da 113 tavole; in questa sala troviamo l’opera “Centimetri cubi su supporto effimero” (1993) di Mauro Folci (1959), opera realizzata con acrilico su tela + vetrocamera inciso; il bronzo “Fossili” (1997) di Giovanna De Sanctis (1939), opera in due parti, che avvicinandoli si forma una noce e aprendo la noce appare una mano, positivo e negativo; vi è l’opera “Fino al cielo di Venere” (1996) di Fausto Cheng (1946) realizzata con terracotta e catrame e infine 2 opere di Mandra Cerrone (1959) stampa su acetato-vetro satinato a mano dal titolo:“Henry Matisse e Mandra Cerrone - 1944” (2002) e “Mandra Cerrone e Georgia O’ Keeffe sul tetto della casa di Lake Georgie - 1928” (2002). Il Museo delle Arti vuole essere un museo dove si possa: parlare di arte; trovare una bibliografia sugli artisti presenti al museo; trovare materiale di ricerca per gli studenti degli Istituti e i Licei Artistici (a cui si è pensato facendo il nuovo allestimento); godere di tanti autori che hanno rappresentato la Regione Abruzzo in Italia e nel mondo. Purtroppo molti di questi artisti abruzzesi sono fuori regione a lavorare, perché qui non hanno trovato “l’incoraggiamento” giusto per portare avanti il loro lavoro fatto di ricerca, sperimentazione, rapporti umani e diciamolo, non hanno trovato sostegni finanziari per arrivare giustamente a raccogliere i frutti di tanti sacrifici fatti per e nel nome dell’arte. Anna Maria Marcucci direttore del Museo delle Arti info Castello di Nocciano Largo Madonna del Piano 1 Nocciano - Pescara Tel. 085 847135 UN PAESE PER MUSEO È il nome che si è voluto dare al sistema museale del Borgo di Scontrone che comprende: Museo Internazionale della Donna nell’Arte Il Museo è unico in Italia ed in Europa. Considerando che l’intento era quello di valorizzare il patrimonio storico-artistico, facendolo integrare da un percorso di tracce e memoria, è nata l’idea di produrre un sistema d’arte stabile e di qualità, optando per la creazione di un Museo che si differenziasse da tutti gli altri esistenti nel territorio e che addirittura potesse travalicare le informazioni regionali e nazionali: nasce da qui la scommessa di produrre in un luogo di periferia e di trincea, ed in un piccolo Borgo di 200 abitanti, un Museo Internazionale della Donna nell’Arte. Il Borgo, la Donna, l’Arte: i rapporti tra la memoria ed il contemporaneo vanno a ricercare e valorizzare un contatto più intimo e profondo tra la quotidianità e le nostre radici, per renderlo più fruibile a tutti, e con la dichiarata volontà di voler tentare di costruire un percorso anomalo anche con una riflessione critica che ne potesse interpretare i contenuti passati, fornendo una chiave di lettura del presente. La scelta delle Donne non è stata poi casuale, ma quasi un atto dovuto per riscattarle da una posizione non comoda nel sistema globale ed anche artistico; forse anche partendo dalla considerazione che esse sono riuscite ad espri- mere più di chiunque altro le pulsioni, i sentimenti, le immagini del mondo visto da un lato sicuramente difficile. Questo Museo comprende oggi circa 100 opere di fotografia, pittura, scultura, di 100 Artiste provenienti da 35 Paesi del mondo; e si caratterizza perché è unico nel suo genere in Italia ed in Europa tra quelli dedicati a solo Artiste donne; perché comprende opere di Artiste giovani e di Artiste più affermate, e perché quasi sempre le Artiste hanno esposto opere che si rapportano direttamente alla cultura del loro Paese di provenienza, superando spesso i condizionamenti e gli epigoni dell’arte contemporanea globalizzata. La raccolta è stata messa insieme in seguito a donazioni provenienti dalla Rassegna di Arte contemporanea al femminile Roses Choice giunta quest’anno alla sua 6° edizione. La Manifestazione comprende anche la sezione Scritture Creative con proposte che spaziano dalla poesia, alla musica, al teatro, al cinema. Centro di documentazione “Hoplitomerix” Da ritrovamenti effettuati sulle alture di Scontrone: denti di coccodrillo, pezzi di carapace di tartarughe, testa di un cervo a cinque corna (Hoplitomeryx), ed altri reperti risalenti a circa dieci milioni di anni fa, l’Amministrazione comunale di Scontrone, la Università degli Studi di Firenze (Dipartimento di Scienze Naturali) e la Soprintendenza Archeologica di Chieti hanno predisposto un centro di documentazione col materiale già raccolto. Murales Fin dal 1988 l’allora Amministrazione Comunale si caratterizzò per la scelta di dotare il suo centro storico di Murale sul tema de L’emigrazione e le genti di montagna. Museo della Montagna Comprende circa 80 opere di pittura e scultura, e circa 90 opere di fotografia che verificano il territorio dal punto di vista del paesaggio, dell’artigianato delle tradizioni. È stato istituito dalla Comunità Montana Alto Sangro e Altopiano delle Cinquemiglia con opere donate dagli Artisti partecipanti al Premio Patini. Manifestazioni 2007 Rose’s choice è il titolo della sesta Rassegna di Arte Contemporanea internazionale ed interdisciplinare al femminile che si terrà nel Borgo di Scontrone (AQ) dal 28 luglio al 30 agosto. La nuova edizione si vuole caratterizzare, ancora una volta, per una particolare attenzione ad una cultura di estrema qualità e la nostra ricerca ci ha portato a scegliere alcune delle protagoniste fra le più interessanti del sistema artistico nazionale dove loro hanno dato e danno il massimo del contributo per una ricerca di identità culturale ed artistica. Questa Manifestazione, che ha per tema Streghe e altre donne, si articolerà su diversi eventi ed esposizioni e sarà privilegiato un itinerario all’interno del centro storico del Borgo, dove le Artiste invitate dipaneranno i loro lavori utilizzando un percorso flessibile che le porterà ad intervenire con opere pittoriche, installazioni, foto e video per realizzare sul posto site specific projects. Collegata alla proposta Arti figurative è la sezione Scritture creative che prevede, sempre sullo stesso tema, progetti e laboratori di teatro, di presentazione libri, di enogastronomia. Lino Alviani, Curatore e Direttore Artistico info Scontrone, Un paese per Museo Comune di Scontrone Tel. 0864.87149 - Lino Alviani cell. 368.7661777 Apertura, giorni feriali 11-13 eventuali altri orari e giorni su richiesta www.museoartedonna.org [email protected] www.scontrone.net A B R U Z Z O / C H I E T I , L I B R E R I A D E L U C A ( V I A C . D E L O L L I S , 1 2 / 1 4 ) / N U O VA L I B R E R I A ( P I A Z Z A B A R B A C A N I , 9 VA S T O ) / L ' A Q U I L A , C A F F È P O L A R MU21 INFO MU6 ILMUSEONUOVOLETTEREINBREVECONVEG SEMINARI MOSTRE SPACE,PEOPLE AND PLACE NEL SEGNO DELLA MATERIA CITTÀ, ARTE E ARCHITETTURA IN EUROPA ARTE INFORMALE EUROPEA E AMERICANA PESCARA CASTELBASSO (TE) I dipartimenti DART, Dipartimento Ambiente, Reti e Territorio e IDEA, infrastrutture design engineering architettura della Facoltà di Architettura di Pescara, in collaborazione con i laboratori integrati del 5° anno, organizzano, a partire dal 22 Marzo 2007, un ciclo di incontri internazionali a cura di Pepe Barbieri, Giangiacomo D’Ardia e Massimiliano Scuderi sul rapporto tra arte, architettura, nuove pratiche sociali e istituzioni, in relazione ai processi di trasformazione della città europea. SPACE, PEOPLE AND PLACE si propone, da un lato, di approfondire l’opera e il modus operandi di alcuni protagonisti della scena internazionale, artisti, architetti, critici, mediatori culturali ed esperti; dall’altro di indagare nuovi modi di rigenerare la città, attraverso la costruzione di politiche pubbliche che tengano conto del rapporto cooperativo di artisti e architetti, come nel caso della metropolitana di Napoli, appuntamento realizzato in collaborazione con la rivista Abitare, o attraverso nuove metodologie di intervento promosse dal basso. L’arte informale è una matrice fondamentale di tutta l’esperienza artistica contemporanea. Contestando tutti gli schemi del passato, la poetica dell’arte informale realizzò - tra la fine degli anni ’40 e i primi anni ’60 - l’identificazione dell’artista con la propria opera mediante il gesto stesso del dipingere. Le ragioni profonde del rifiuto della forma sono da individuare anche nello stato di disagio succeduto alla tragedia della seconda guerra mondiale. La poetica informale risente del portato culturale delle esperienze Dada, surrealiste ed espressioniste, esprimendosi come rifiuto della cultura, ascolto dell’inconscio ed esplosione dell’immagine dal profondo dell’io. Con il rifiuto di un atteggiamento costruttivo della forma rappresentativa, l’essere e il fare dell’artista prendono il sopravvento sugli esiti materiali del suo lavoro, e il prodotto artistico è sempre di più una risultante più che una meta del lavoro dell’artista, in linea con la nuova filosofia dell’esistenzialismo francese e del pragmatismo americano. La linea, il colore, la figura perdono anch’essi significato e vengono sostituiti dal segno e dalla materia, che può essere di qualsiasi genere: legno, stoffa, vetro, muro, colore stesso ridotto anch’esso a semplice sostanza materica. La mostra vorrebbe tracciare un profilo il più possibile esaustivo dell’arte informale attraverso 70-80 opere rilevanti di molti dei suoi principali protagonisti - italiani, europei e americani - esaminando anche gli sviluppi del lavoro di alcuni di essi oltre il periodo degli anni ’50-primi ’60, fino quasi ai nostri giorni (Burri, Tápies, Vedova, ecc.).Un obiettivo importante della mostra è anche individuare e valorizzare personalità di grande rilievo ma non ancora sufficientemente conosciute e apprezzate (come Luigi Boille, Mario De Luigi, Sergio Romiti o Piero Ruggeri). SPACE, PEOPLE AND PLACE Città, arte e architettura in Europa 22 Marzo 2007 (giovedì) GETULIO ALVIANI 12 Aprile 2007 (giovedì) VITO ACCONCI 18-19 Aprile 2007 (mercoledì e giovedì) ANTONELLA BRUZZESE (gruppo A12) BERT THEIS (Isola Art Center) PIERLUIGI SACCO (IUAV) NATALIE ZONNENBERG (Bureau Beyond) 10 Maggio Aprile 2007 (giovedì) Romolo Ottavini (Spacexperience/Stalker) Zafos Xagoraris (Urban Void) 16 Maggio 2007 (mercoledì) MARIA GIULIA ZUNINO (in collaborazione con la rivista Abitare) Metro-polis 24 Maggio 2007 (giovedì) ACHILLE BONITO OLIVA La metropolitana di Napoli: Museo obbligatorio. Il ciclo di seminari è patrocinato dall’Assessorato alle Politiche Comunitarie del Comune di Pescara. Eventuali integrazioni del programma e gli interventi in via di definizione verranno comunicati sul sito del Dart: http://www.unich.it/dart/new/eventi/2007/citta_ar te/citta_arte.htm Nell’ambito dell’informale è possibile distinguere, a nostro parere, due correnti principali, che dovrebbero costituire altrettante sezioni della mostra: - L’informale gestuale e segnico: Nell’informale gestuale il segno nasce da un impulso legato alle rapidità e alla non-premeditazione del gesto pittorico. La componente gestuale è comune e molti degli artisti “informali”, tuttavia trova la sua massima espressione nel dripping di Jackson Pollock: In tal modo l’esperienza artistica diventa solo testimonianza dell’essere e dell’agire, e in ciò si lega molto profondamente alle filosofie esistenzialistiche di quegli anni - L’informale materico: Questo tipo di arte -che ha forse in Burri il suo principale rappresentantenon rappresenta ma assume la materia grezza e la porta sulla tela: il colore ha qui una consistenza tangibile e corporea. Può forse ricollegarsi a un’antica dicotomia, da sempre presente nella cultura occidentale, da Platone in poi: la polarità materia-forma. Già nella scultura di Michelangelo, e da lì ha influenzato, attraverso la riscoperta di Rodin, la scultura moderna. Con l’informale si appropriano di questa problematica anche i pittori, proponendo immagini in cui i valori estetici ed espressivi coincidono appunto con quelli dei materiali utilizzati. Autori previsti: Appel, Baj, Boille, Burri, Capogrossi, Congdon, Crippa, de Kooning, De Luigi, Dova, Dubuffet, Fontana, Francis, Gallizio, Hartung, Jorn, Kline, Manzoni, Marca-Relli, Mariani, Mathieu, Michaux, Moreni, Morlotti, Motherwell, Novelli, Achille Pace, Achille Perilli, Francesco Perilli, Pollock, Romiti, Rothko, Ruggeri, Sanfilippo, Santomaso, Scanavino, Schifano, Scialoja, Tancredi, Tápies, Tobey, Turcato, Twombly, Vedova, Wols. Dal 14 luglio 2007. LABORATORI CONCORSI ARCHEOMAGIA DIDATTICA LABORATORIALE PER FAMIGLIE VASTO In occasione delle festività natalizie il Museo Archeologico di Vasto ha inaugurato gli appuntamenti con Archeomagia, percorsi di didattica laboratoriale strutturati in modo da coinvolgere i bambini e le loro famiglie nella fruizione attiva e partecipativa del patrimonio di antichi reperti conservati presso Palazzo d’Avalos. L’iniziativa è nata dalla sinergia del Direttore del Museo Andrea R. Staffa, della Responsabile dei Servizi educativi Roberta Odoardi e degli esperti del Laboratorio d’arte Mondo a colori Bruno Scafetta e Daniela Madonna. L’interazione tra differenti competenze ha dato vita ad una tipologia di percorso articolato in due momenti fondamentali: la visita guidata mirata all’analisi di precise tipologie di reperti archeologici e la riproduzione in argilla delle forme più significative tra quelle osservate. In circa due ore di tempo, i partecipanti hanno colto l’opportunità di riflettere sull’importanza dell’approccio archeologico per la conoscenza storica del territorio di appartenenza, acquisendo familiarità con l’antico e studiandone nel dettaglio alcune caratteristiche. Durante il primo appuntamento, La mensa del popolo frentano, l’archeologa Roberta Odoardi ha guidato alla verosimile ricostruzione della cucina e delle abitudini alimentari dei nostri antenati italici, prendendo spunto soprattutto dai reperti rinvenuti nei corredi tombali di età frentana (VIII-IV secolo a. C). La spiegazione, supportata da una breve proiezione relativa alla recente scoperta di una necropoli italica presso l’area dell’Abbazia di San Giovanni in Venere a Fossacesia, ha preso corpo attraverso la visita alla sezione del Museo ospitante i reperti provenienti dalla Necropoli del Tratturo. Alla visita guidata ha fatto seguito il laboratorio dell’argilla. Bruno Scafetta e Daniela Madonna, da anni attivi nella didattica artistica nell’ambito del Laboratorio Mondo a colori di Vasto, hanno presentato il materiale da modellare e le sue peculiarità, per poi mostrare ai partecipanti la tecnica di realizzazione dei vasi a colombino. Grandi e piccini hanno lavorato pazientemente fino ad ottenere accurate miniature delle antiche olle italiche. Al termine dell’attività, ai partecipanti è stato distribuito un ricettario contenente arcaiche ricette da riscoprire. Il secondo incontro di Archeomagia si è ispirato al tema La luce nell’antichità, volto ad illustrare i metodi e gli oggetti utilizzati nei secoli remoti per illuminare gli edifici. Il percorso di visita ha previsto inizialmente la proiezione di foto riguardanti le fornaci produttrici di lucerne nel territorio, le parti costitutive degli antichi lumi ed il loro uso rituale e funebre, in quanto elementi inclusi nei corredi sepolcrali di età romana. Al termine della proiezione, i visitatori sono stati orientati alla ricerca delle lucerne esposte nel Museo e all’individuazione delle trasformazioni plastiche e decorative avutesi nel corso delle diverse epoche. L’accensione di una lucerna, fedele riproduzione di un reperto archeologico originale, ha introdotto la fase manipolativa del laboratorio. I partecipanti hanno realizzato bassorilievi in argilla riproponendo i motivi paleocristiani che ornano alcune delle lucerne custodite a Vasto e a Crecchio. Visto l’interesse suscitato dall’iniziativa, che ha registrato la nutrita partecipazione di famiglie provenienti da varie località abruzzesi, Archeomagia tornerà a proporre nuovi appuntamenti, patrocinati dall’Assessorato alla cultura del Comune di Vasto, durante la primavera e l’estate del 2007. ILLUSTRARE MANZONI CHIETI Il CASM Centro Abruzzese di Studi Manzoniani, in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Chieti, l’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara e il Centro Nazionale di Studi Manzoniani di Milano, al fine di promuovere fra i giovani la conoscenza dell’opera di Alessandro Manzoni e l’interesse per l’illustrazione dei classici, indice il Secondo Concorso Nazionale di Pittura “Illustrare Manzoni” riservato agli studenti dei Licei Artistici e degli Istituti d’Arte (Sezione A) e agli studenti delle Accademie di Belle Arti (Sezione B). REGOLAMENTO Destinatari del concorso: Possono partecipare al concorso gli studenti iscritti, nell’anno scolastico 2006/07, alle classi quarte e quinte dei Licei Artistici e degli Istituti d’Arte italiani, statali e non (Sezione A) e gli studenti iscritti, nell’anno accademico 2006/07 alle Accademie di Belle Arti statali e legalmente riconosciute (Sezione B). Modalità di partecipazione: Ogni studente potrà concorrere con una sola opera. Il lavoro - da realizzarsi su carta o cartoncino di dimensioni cm.40 x 30 con una delle seguenti tecniche: disegno, acquerello, tempera, acrilico - deve illustrare un’opera di Alessandro Manzoni e deve essere accompagnato dall’indicazione del testo al quale si ispira (titolo, un brano o alcuni versi). L’opera va inviata in portofranco o consegnata a mano alla Fondazione Carichieti - Largo Martiri della Libertà n.1, 66100 Chieti - entro il termine del 31 maggio 2007. Inoltre dovrà essere corredata della scheda di partecipazione, scaricabile dal sito www.fondazionecarichieti.it, debitamente compilata a cura del concorrente, e dal Dirigente Scolastico per quanto di competenza, e inserita in una busta incollata sul retro dell’opera stessa. Valutazione: La valutazione delle opere sarà effettuata da una Commissione di esperti nominata dal Centro Abruzzese di Studi Manzoniani che provvederà a selezionare 12 opere per ogni sezione del concorso fra quelle pervenute che saranno esposte al pubblico a Chieti e a Milano presso la Casa del Manzoni. Le opere potranno essere raccolte in un catalogo edito dalla Fondazione Carichieti. Il giudizio della Commissione è insindacabile. Premiazione: A conclusione del concorso sarà organizzata una cerimonia per la premiazione degli autori delle tre migliori opere per ciascuna sezione. Per la sezione A: - al primo classificato sarà consegnato un Premio di euro 1.500,00 offerto dalla Fondazione Carichieti; - al secondo classificato sarà consegnata un’opera grafica originale di Aligi Sassu; - al terzo classificato sarà consegnata una edizione pregiata con 3 acqueforti di Robert Carroll. Ai Dirigenti Scolastici degli studenti autori delle dodici opere selezionate verrà inviata l’Agenda Manzoniana 2008. Per la sezione B: - al primo classificato sarà consegnato un Premio di euro 1.500,00 offerto dalla Fondazione Carichieti; - al secondo classificato sarà consegnata la cartella “La parata dei generali” di Bruno Caruso; - al terzo classificato sarà consegnata una acquatinta di Armando De Stefano. Agli autori delle dodici opere selezionate verrà inviata l’Agenda Manzoniana 2008. INFO: [email protected] Daniela Madonna MU2 2 ( V I A S A N TA G I U S TA , 1 7 / 2 1 ) / L I B R E R I A C O L A C C H I ( V I A A N D R E A B A F I L E , 1 7 ) / P E S C A R A , B O O K & W I N E ( N U O V O T R I B U N A L E ) / L I B E R N A U TA ( V I A GNOMOSTREATTIVITÀLIBRISOTTOLALENTE EVENTI CONVEGNI IL MUSEO NUOVO RIVITALIZZARE PER SALVAGUARDARE. COME? IL MUSEO “CORRADINO D’ASCANIO” RIVITALIZZARE PER SALVAGUARDARE. COME? Conoscere per conservare, restaurare, valorizzare e fruire. Una volta convento dove nelle sue grandi stanze lavoravano e pregavano i frati domenicani. Poi, le sue mura hanno ascoltato altre preghiere, quelle dei peccatori, diventando il carcere dell’annessa caserma dei carabinieri. Oggi il Museo “Corradino D’Ascanio” di Popoli è una struttura moderna e polivalente, che ospita museo, biblioteca, mediateca e sala conferenze. Un Museo nato solo nel 2002, affiancato nel 2004 dalla biblioteca, ma già diventato il polo culturale più importante della città. La struttura comunale, parte integrante del municipio, è stata dedicata all’ingegnere, figlio geniale di questa terra, rimasto nei ricordi per l’invenzione dell’elicottero e della Vespa. Proprio in suo onore, lo scorso luglio, in occasione del 60°anniversario dall’invenzione della Vespa, è stata allestita una mostra permanente curata dalla Soprintendenza Archivistica per l’Abruzzo di Pescara. Settantotto pannelli che attraverso lettere, articoli di giornale, foto e brevetti, ripercorrono la vita e le più importanti novità introdotte da Corradino D’Ascanio nel mondo tecnicoscientifico e nella vita di tutti i giorni. Infatti l’inventore, nato a Popoli nel 1891, attraverso la creazione di piccoli marchingegni, come il dispenser del sapone, il sollevatore per persone allettate o il segnalatore di velocità, ha contribuito a semplificare alcuni gesti quotidiani. La mostra è visitabile negli orari di apertura della biblio-mediateca, dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle 13 e dalle 15,30 alle 19. Oltre alla mostra su D’Ascanio e ad altre esposizioni periodiche, come quella temporanea sul maestro baritono abruzzese Paolo Silveri, la struttura organizza tante altre attività culturali. Ciò dimostra come sia possibile ripensare il concetto stesso di biblioteca, non più intesa come un posto dove scaffali polverosi ospitano libri abbandonati, ma come luogo di incontro, confronto, studio e divertimento. Tutto questo grazie a corsi di lingua straniera e di italiano per stranieri e ad attività più originali e diversificate come il corso sugli scacchi, quello di alfabetizzazione informatica, scrittura giornalistica, il corso sul volo, ascolto di musica rock e classica e il corso di avvicinamento al mondo del vino. Tutte rivolte all’integrazione sociale della comunità popolese e all’avvicinamento dei giovani. Ma non solo. La biblio-mediateca ogni settimana ospita anche le lezioni dell’Università della Terza età, ponendosi come un’alternativa alla solitudine degli anziani e un luogo della memoria. In quest’ottica sono state raccolte le “Interviste con la storia”. Una serie di testimonianze dei cittadini più anziani, per conservare i ricordi storici più importanti, come guerre e prigionie e non permettere che il tempo possa cancellarli. Per altre informazioni sul “Museo D’Ascanio”, è possibile consultare il sito web, in aggiornamento, www.comune.popoli.pe.it. NOTTE DEI MUSEI 2007 LA NOTTE DEI MUSEI CHIETI-PESCARA AQ-TE-CH-PE Museo di storia delle scienze biomediche Museo Civico “Basilio Cascella”, Pescara La Notte dei Musei Un viaggio fantastico lungo una notte piena di luce, attraversando luoghi dell’anima in cerca dell’assoluto… Sarà questo il tema portante della Notte del Museo di Storia delle Scienze Biomediche a Chieti dell’Università “G. d’Annunzio” nell’evento internazionale del 19 maggio: un network luminoso virtuale collegherà migliaia di strutture museali di tutta Europa, una connessione di milioni di neuroni che, in quella notte, produrranno pensieri ed emozioni. Dalle diciotto fino all’una del mattino il nostro Museo aprirà le porte all’Arte: Musica, Teatro, Pittura, Gastronomia e Fantascienza. Un viaggio spazio-temporale dunque, dal nostro passato verso un nostro possibile futuro: la percezione dell’Arte si declina in più linguaggi, trascende il confine della Scienza, raggiunge i canali percettivi dell’uomo favorendo la sensibilizzazione e la creazione di immagini mentali, ricordi, sentimenti. Da Tommaso a Tommaso, da Basilio a Basilè, da Sebastian a … Il bisnipote di Basilio, Tommaso jr, e i suoi figli Matteo Basilè e Davide Sebastian donano una loro opera al Museo pescarese. Esponenti significativi dell’arte contemporanea, i tre eredi della nobile tradizione artistica dei Cascella saranno presenti alla cerimonia di donazione nella cornice della “Notte dei Musei”, evento che prevede l’apertura notturna di numerose strutture in tutta Europa. La serata si completerà con la proiezione di video. info La Notte dei Musei Allestimento scenico a cura di Giulia Parrucci e Rossano Angelini Sabato 19 maggio 2007 dalle ore 18.00 Ingresso gratuito Museo di storia delle scienze biomediche Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti e Pescara Tel. (centralino e fax) 0871.410927 e-mail: [email protected] Museo d’Arte Costantino Barbella Sabato 19 maggio 200t, dalle 20.30 alle 23.30, apertura evento in collaborazione con la scuola di recitazione del Teatro Marrucino di Chieti. info Museo d’Arte Costantino Barbella Palazzo Martinetti Bianchi, Via Cesare De Lollis, 10 Tel. 0871.4083352 e-mail: [email protected] info Mostra “Da Tommaso a Tommaso, da Basilio a Basilè, da Sebastian a …” Sabato 19 maggio 2007 Orario: ore 20.00 - 1.00 Museo civico “Basilio Cascella” Viale Marconi 45, Pescara Tel. 085/4283515 www.muvi.org/museocascella e-mail: [email protected] Museo delle Genti d’Abruzzo Sabato 19 maggio 2007 alle ore 20.00, presso l’Auditorium Petruzzi, l’Officina Musicale dell’Aquila e la Fondazione Genti d’Abruzzo di Pescara presentano “La pagina e le note” Divagazioni musicali da pagine letterarie Lo spettacolo musicale consiste nell’esecuzione di circa dieci canzoni inedite che, traendo spunto da singole pagine di letteratura (Proust, Musil, Pessoa, Melville, Schopenauer, Svevo) cercano di interpretare e comunicare alcuni aspetti della condizione umana che trascendono l’epoca storica, prefigurando qualcosa di simile ad un comune patrimonio sovratemporale. L’organico prevede, oltre la voce, sei strumenti: pianoforte (Mauro Liberatore), chitarra (Nando D’Eramo), fisarmonica (Antonio Menga), basso (Guido Rispoli), batteria (Roberto Alfonsetti). Il concerto è ad ingresso gratuito. L’11° convegno Internazionale della Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali si svolgerà nella Regione Abruzzo dall’11 al 16 giugno 2007, con sei sedute scientifiche che avranno luogo presso tutte le sedi di provincia dell’Abruzzo e specificatamente: 11 giugno, L’Aquila presso la Sala Bernardiniana; 12 giugno, L’Aquila presso la Sala Celestiniana; 13 giugno, Teramo presso la Sala San Carlo; 14 giugno, Chieti presso la Sala Consiliare della Provincia; 15 giugno, Pescara presso la Sala Conferenze del Museo Vittoria Colonna; 16 giugno, Pescara presso la Sala Conferenze del Museo Vittoria Colonna. La SIPBC è un’organizzazione nazionale costituita esclusivamente da volontari che gratuitamente dopo aver adempiuto ai propri doveri civici e di stato, si pongono a disposizione della comunità per: diffondere, attraverso convegni, seminari,incontri, in sinergia con analoghi organismi e riferimenti istituzionali, i principi contenuti nelle Convenzioni per il rispetto e la salvaguardia dei Beni Culturali, da qualsiasi rischio; adottare le iniziative possibili per qualificare la coscienza collettiva culturale e sensibilizzare l’opinione pubblica nella tutela del patrimonio dell’Umanità, per evitarne il depauperamento ed il degrado ed assicurarne il trasferimento, integro,alle future generazioni; promuovere e condurre specifici corsi formativi per la protezione dei Beni Culturali; sostenere le strutture competenti, a livello nazionale e locale, attraverso raccomandazioni ed interventi, nello svolgimento dei loro compiti per la salvaguardia dei beni culturali; assicurare al dipartimento della Protezione Civile la massima collaborazione in caso di calamità; garantire i collegamenti con analoghe associazioni estere per confronti su esperienze tecniche e pratiche. INFO: [email protected] - www.sipbc.it POPOLI (PE) Silvia Lattanzio Riproduzioni artistiche in oro e argento. Cavallo G I O I E L L I D ’ A B R U Z Z O CORSO VITTORIO EMANUELE, 32 L’AQUILA TEL. 0862.401420 Ad.Venture COMUNICARE IL TERRITORIO L'AQUILA, CASTELLO CINQUECENTESCO / 18 MAGGIO 2007 Docup Abruzzo 2000 – 2006 Misura 1.4 “Promozione del sistema produttivo ed internazionalizzazione” Azione 1.4.2 “Programmi di marketing territoriale” RTI: Ad.Venture srl (capogruppo) / Accenture spa / Elsag Datamat Segreteria organizzativa: Pescara - via Ravenna 3/22 tel. 085 4219183 - fax 085 2058363 - [email protected] www.abruzzomadeinitaly.it