SPECIALE ARTE MODERNA

Transcript

SPECIALE ARTE MODERNA
A S S O C I A Z I O N E
A M I C I
D E I
M U S E I
D ’ A B R U Z Z O
F
I
D
Associazione Amici dei Musei c.p. 162, 67100 L’Aquila centro
Anno II/II Trimestre n°4 2007
Tribunale dell’Aquila n°553 del Registro Giornali 18.03.2006
Periodico Trimestrale Gratuito
E D I T O R E
SPECIALE ARTE MODERNA
Il punto
DINAMICHE DI ARTE MODERNA
L’opinione di
ADACHIARA ZEVI
Il personaggio
ETTORE SPALLETTI
Eventi
LA TARTARUGA
CHE HA PRECORSO I TEMPI
Architettura
StraORDINARIO a L’Aquila
A
M
IL PUNTO
Buon Compleanno
Un anno importante, non facile, pieno di stimoli. Siamo cresciuti nei rapporti con il sistema
museale nel suo complesso, valorizzando iniziative e giacimenti culturali, che non trovano attenzioni nella comunicazione.
Il limite dei tanti sforzi di conservazione e di esposizione dei nostri beni culturali, è da sempre la difficoltà di proporsi nel panorama nazionale, certamente assolutamente ricco, come specifico regionale.
Crediamo di aver svolto in questo anno, un ruolo di valorizzazione e di sostegno delle tante energie
impegnate nel recupero delle ricchezze culturali della Regione Abruzzo.
Molti gli eventi nei quali abbiamo portato il nostro lavoro: Arte Fiera di Bologna, Salone del
Restauro di Ferrara, Bit di Milano, Ecotour di Montesilvano ecc.
In copertina:
Ettore Spalletti, Fonte, 1986
Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea Rivoli-Torino
Deposito permanente Fondazione CRT Progetto Arte Moderna e Contemporanea
2
Il punto
La nostra collaborazione con “Il Giornale dell’Arte” è il miglior buon compleanno che potessimo
sperare: 20.000 copie di MU6 verranno diffusi insieme a questo centrale iniziativa editoriale, che
si segnala come fondamentale nella comunicazione dei beni culturali.
Giacinto Di Pietrantonio
Dinamiche di Arte Moderna
3
Avremmo sperato in una maggiore sinergia con le competenti responsabilità istituzionali, e contiamo che questo avvenga in futuro, avendo dimostrato non solo di saper “vivere” ma di avere una
importante attenzione.
L’opinione di
Non osavamo sperare in un anno coronato da tanta consacrazione
a cura di Angela Ciano
Adachiara Zevi
4
Articolando
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Il personaggio
a cura di Giacinto Di Pietrantonio
Ettore Spalletti
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Eventi
di Angela Ciano
La Tartaruga che ha precorso i tempi
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Eventi
di Vincenzo Centorame
Un nuovo Museo con radici antiche
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Architettura
di Marco Morante e Maura Scarcella
StraORDINARIO a L’Aquila
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Speciale Arte Moderna
di Massimiliano Scuderi
Fuori Uso: un modello fra anomalie e contingenze
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Speciale Arte Moderna
Pinacoteca Orsini Colonna: la storia del Premio Avezzano
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Speciale Arte Moderna
di Jessika Romano
Nel blu dipinto di blu...
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Speciale Arte Moderna
di Massimo La Torre e Alberto Ulisse
“A Flavio”
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Speciale Arte Moderna
di Filippo Tronca
I 99 passi, una visita al MUSPAC
18
Speciale Arte Moderna
di Federica De Lucia
Il Museo dello Splendore tra spiritualità e modernità
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Speciale Arte Moderna
di Jessika Romano
Venimmo al piè d’un nobile castello
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Speciale Arte Moderna
di Anna Maria Marcucci
Museo delle Arti - Castello di Nocciano
21
Speciale Arte Moderna
di Lino Alviani
Un paese per Museo
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Infomu6
Seminari / mostre / laboratori / concorsi /
eventi / convegni / il museo nuovo
MUSEI n.4
Periodico Trimestrale ideato da Germana Galli
Progetto grafico
Con il contributo della Regione Abruzzo
Ad.Venture / Compagnia di comunicazione
impaginazione a cura di Franco Mancinelli
Editore
Foto
Associazione Amici dei Musei d’Abruzzo
Casella postale 162, 67100 L’Aquila centro
[email protected]
www.mu6abruzzo.it
www.mu6abruzzo.eu
Webmaster Claudia Valentini
Direttore Responsabile
Archivio Castello di Rivoli pag 4
Gino Di Paolo pag 12
Mario Di Paolo pag 4, 5, 6
Marco Morante e Maura Scarcella pag 11
Terre Marsicane pag 13
Paolo Pellion (copertina)
Stampa
Walter Capezzali
Poligrafica Mancini
Sambuceto / Chieti
Coordinamento editoriale
Traduzioni (sito web)
Germana Galli
Redazione
Angela Ciano, Franco Dus,
Jessika Romano, Filippo Tronca.
Monica Fagnano
Distribuzione
Spedizione postale
© MU6 / 2007 stampato in italia
MU2
Dinamiche di
Arte Moderna
Alcuni anni fa un articolo apparso su La Repubblica, che tra l’altro è ritornata recentemente
sull’Abruzzo parlando di Pescara, descriveva la nostra regione, secondo un rapporto europeo, come
una delle più dinamiche nel senso dello sviluppo. Naturalmente l’articolo non toccava i temi dell’arte, ma è indubbio che l’Abruzzo ha mostrato e mostra una grande vitalità anche da questo punto di
vista. Già nel dopoguerra si erano, infatti, affacciati alcuni premi d’arte come quello di Avezzano e
il Premio Michetti a Francavilla, interrotto il primo ancora operante il secondo. Per non dire di
Alternative Attuali mostre curate da Crispolti al Castello de l’Aquila che esponevano allora artisti
come Burri e Fontana, sempre a l’Aquila negli anni settanta, grazie un’Accademia di Belle Arti e
un Teatro stabile energetici, si videro operare personaggi come Carmelo Bene, Enrico Castellani,
Fabio Mauri..., ma fu a Pescara, la città moderna per vocazione e costituzione, che tra fine anni sessanta e inizio settanta si operò una rivoluzione parallela a quanto avveniva nella realtà. Qui, con
l’apertura di dinamicissime gallerie da Convergenze di Peppino d’Emilio in cui operavano artisti
come di Blasio, ma anche giovani come Andrea Pazienza, che allora studiava nel locale Liceo
Artistico sotto la guida di professori di talento come Visca e Paolinelli, a cui si aggiunsero gli spazi
espositivi di Mario Pieroni, Lucrezia De Domizio, Cesare Manzo che portarono varie volte e per
diversi anni, artisti come Alviani, Ceroli, Merz, Pistoletto, Fabro, De Dominicis, Pisani, Zorio,
Kounellis, Paolini, Chia, Calzolari, Beuys…, un’operazione espositiva forte, anche in supplenza,
non solo abruzzese, di spazi museali. In quel momento Pescara era una città di riferimento in cui
operava e esponeva pure l’artista abruzzese Ettore Spalletti, oggi internazionalmente riconosciuto.
Si trattava di gallerie che si sostituirono alle istituzioni, ma che negli anni ottanta migrarono,
Pieroni, a Roma dove operava già la storica galleria la Tartaruga dell’altro abruzzese Plinio De
Martiis, oppure andarono a Milano come libero battitore, De Domizio, che oggi ha fatto ritorno a
Bolognano, ma sempre in giro per il mondo a diffondere e sostenere il pensiero di Beuys. Anche
Cesare Manzo tentò allora l’avventura milanese, mentre oggi ha aperto una galleria a Roma. ma
oltre ciò va soprattutto menzionato la sua iniziativa che ha prodotto più effetti e non solo da noi,
l’annuale Rassegna Fuori Uso, una manifestazione che sta mostrando una longevità e qualità che
pochi hanno in Italia e di cui l’edizione del 1995 all’ex Aurum, uno spazio dal destino di cui oggi si
è tornato a parlare, è rimasta nella memoria di molti in Italia come all’estero. Ma non è solo sul
piano delle gallerie a cui si sono recentemente aggiunte quelle di Vistamare di Benedetta Spalletti e
dello Studio Rizziero che dobbiamo guardare, ma pure alla dinamica delle pubblicazioni d’arte,
penso a riviste come Segno che opera da oltre trent’anni, a Questarte che ha operato per una ventina di anni e a quella di recente pubblicazione Parallelo 42 e a MU6, o ancora a rassegne come quella di Castelbasso (TE), o a quella di Arte Elettronica che si tiene a Pescara. Ma come possiamo vedere sono per la maggior parte iniziative di privati, anche se in parte sostenute dal pubblico. Va detto
che Pescara anche sul piano della legge de 2% si è comportata con grande attenzione quando dovendo affidare i lavori artistici per il nuovo tribunale ha pensato bene di darlo ad artisti del calibro di
Pistoletto, Cucchi e Spalletti. In questa azione di modernizzazione e aggiornamento il grande assente è sicuramente il museo d’arte moderna e contemporanea, manca, infatti, una istituzione che faccia un lavoro costante di qualità se non internazionale almeno nazionale, internazionalità che invece mostrano i soggetti di cui parlavamo sopra, luoghi e persone che evidenziano una dinamicità che
non è passata inosservata a Flash Art una delle più prestigiose e diffuse riviste d’arte, che ha portato il suo editore-direttore Giancarlo Politi ad aprire, con la pubblicazione e mostra I Love Abruzzo
un nuovo fronte di relazione nel contemporaneo con il quale si appresta a contagiare le altre regioni e di cui l’Abruzzo è stata ancora una volta l’ispiratore.
Giacinto Di Pietrantonio
Fiore del Bene Fiore del Male, Fiore del MenoMale
DIRETTORE GAMeC, BERGAMO
DOCENTE DI STORIA DELL’ARTE, AABB, MILANO
M U 6 / D O V E T R O VA R L O : M U S E I D E L L A R E G I O N E A B R U Z Z O / C H I E T I , L I B R E R I A D E L U C A ( V I A C . D E L O L L I S , 1 2 / 1 4 ) / N U O VA L I B R E R I A ( P I A Z Z A B A R B A C A
L’OPINIONE DI
a cura di Angela Ciano
Adachiara
Zevi
Figlia d’arte nel vero senso della parola, suo padre era il mitico
Bruno Zevi. Adachiara Zevi critico d’arte e architetto è uscita in
libreria con un nuovo lavoro che rompe gli schemi del fare critica o storia dell’arte… l’abbiamo incontrata a Pescara ospite del
Festival della Letteratura.
Partiamo subito dal suo ultimo libro
Peripezie dell’arte italiana dal dopoguerra,
che tipo di peripezie ha fatto l’arte italiana
negli ultimi 60 anni?
Intanto l’arte italiana ha fatto un
grosso sforzo per trovare una propria
identità. Dal dopoguerra in poi e a
partire dal 1964, quando è sbarcata in
forza la pop art in Italia, c’è stato un
tentativo forte da parte degli Stati
Uniti di conquistare il mercato del
vecchio continente anche per rifarsi
dell’egemonia europea protrattasi fino
al secondo conflitto. Da questo
momento in poi, nel nostro paese, c’è
stato un atteggiamento di subalternità
e in qualche modo di inferiorità, anche
perché in America c’era il mercato,
c’erano le grandi gallerie e grandi
prospettive. In Italia ancora oggi ci si
barcamena con grandi difficoltà a
tenere in piedi strutture museali, non
ci sono finanziamenti e ci sono
continui tagli alla ricerca e alla cultura.
Una storia che coinvolge anche l’arte di oggi...
Certo sicuramente. Oggi di
manifestazioni e musei dedicati all’arte
contemporanea ce ne sono tante in
tutta Italia, in ogni paese in ogni
regione nascono musei di arte
contemporanea ma non so poi come si
reggano, come riescano a fare attività.
È una storia che si ritrova nel mio libro;
un racconto movimentato avventuroso,
appunto, ma leggero e divertente,
quello che vuol dire peripezie. Io non
volevo fare una cosa di “storia” e
proprio sul titolo c’è stata anche una
grossa discussione con la casa editrice
perché loro volevano fare la storia
dell’arte contemporanea, ma a me
sembrava presuntuoso. Allora ho
pensato di fare una cosa che
stuzzicasse un po’ di più; così racconto
tante storie, tanti intrecci, tante
avventure.
Alla luce di questo resoconto, di quello che è
successo negli ultimi 60 anni in Italia, qual è
la situazione dell’arte contemporanea oggi,
qual è il clima e l’atmosfera che si respira?
Io credo che ci sia una grande vivacità,
ci sono degli artisti molto bravi che
lavorano; a mio avviso i problemi più
che degli artisti sono della critica.
Credo che la critica dovrebbe
riappropriarsi del suo ruolo culturale e
anche di capacità di giudizio; anziché
fermarsi a registrare semplicemente
quello che succede dovrebbe anche
giudicare, riacquistare un ruolo critico
che vuol dire polemico, vuol dire di
scontro, di dibattito invece
dell’acquiescenza che è la sua
condizione attuale.
Una situazione che si registra anche
negli altri paesi?
Ma… forse negli Stati Uniti c’è un po’
più di dibattito, ma la tendenza
generale, che è dovuta in parte al
fenomeno della globalizzazione, è un
po’ quella di equiparare tutte le cose;
di creare un panorama abbastanza
uniforme e omologato. Questo è il
rischio che vedo e che fa terminare il
mio libro con un appello: occorre una
critica di nuovo forte che prenda
posizione che abbia coraggio, che
sappia distinguere i fenomeni che
avvengono.
Tra la vivacità e il continuo fiorire di musei,
gallerie e quant’altro e eventi che abbiano un
vero spessore che differenza c’è?
Questa mania dell’evento che si
registra oggi è un grave danno; io
credo che le iniziative dovrebbero
avere più continuità e programmazione
in modo che la gente possa seguire
con facilità quello che avviene; invece
c’è questo bombardamento continuo
di eventi che, alla fine, crea un senso
di confusione e di frastornamento. Lo
crea in me che pure ho qualche
strumento in più, immagino che chi
non è del mestiere abbia molte
difficoltà a comprendere; poi questa
mania dell’evento è a scapito della
qualità. Quando si fanno troppe cose,
si fanno anche un po’ così…
Torniamo ai musei, lei cosa ne pensa di questo
boom museale degli ultimi anni?
Oggi il museo è diventato un luogo
che travalica quello che è il suo ruolo
primario per diventare momento di
incontro e di socializzazione… certo
noi non abbiamo il Gugghenaim, ma ci
sono tanti luoghi molto vitali come il
Mart di Rovereto ma anche la Galleria
d’Arte Moderna di Roma a cui io
contesto la mancanza di una linea
culturale ben identificata, a ciò mi si
risponde che non è questo il compito
di un museo … che un museo deve
offrire una rosa quanto più ampia di
prospettive; io non ne sono molto
convinta io penso che la Galleria d’Arte
Moderna di Roma ha avuto tempi in
cui c’era questa identità. Oggi, come
dicevo prima, il problema della critica
è legato anche al problema
dell’identità tutti hanno paura di
esporsi di avere un punto di vista, per
questo nel mio libro cerco
implicitamente di affacciare un mio
punto di vista e c’è chi lo ha
apprezzato e lo ha scritto anche nelle
recensioni.
Abbiamo parlato dei musei di Rovereto, di
Roma ma cosa accade e in Abruzzo?
L’Abruzzo non lo conosco molto, ci
sono però degli spazi privati che sono
molto vitali e che, in assenza di musei
di arte contemporanea, svolgono un
ruolo molto importante di promozione,
penso a Pescara con la Galleria
Vistamare o alle gallerie Rizziero sono
degli spazi che cercano di far vedere il
meglio di quello che accade in Italia.
Ci sono poi le rassegne come Fuori
Uso che hanno avuto una buona eco e
quindi in assenza di un museo le
gallerie cercano di fare le cose con i
loro mezzi.
Per concludere Fondazione Zevi, cosa state
facendo?
Da poco abbiamo aperto la biblioteca
che era di mio padre e poi
recentemente abbiamo presentato
l’archivio che è frutto di un lavoro di
due anni che è stato sostenuto e
sponsorizzato dal Ministero dei Beni
Culturali; sono molto fiera di questo
perché è un grandissimo patrimonio
che noi abbiamo messo a disposizione
degli studiosi. Poi facciamo tutta una
serie di iniziative che riguardano sia
convegni che mostre di architettura…
in fondo esistiamo da quattro anni ed
abbiamo fatto molto come si può
vedere dal nostro sito internet. Una
Fondazione che pur partendo dalle
idee espresse da Zevi nella sua vita,
non vuole avere un ruolo
commemorativo.
A N I , 9 VA S T O ) / L ' A Q U I L A , C A F F È P O L A R ( V I A S A N TA G I U S TA , 1 7 / 2 1 ) / L I B R E R I A C O L A C C H I ( V I A A N D R E A B A F I L E , 1 7 ) / P E S C A R A , B O O K & W I N E ( N U O V O
MU3
ARTICOLANDO
C’ERA UNA VOLTA UN RE
BANCHE COME
MUSEI D’ARTE MODERNA
L’Arte Contemporanea trova nuovi
mecenati. E meno male! In verità la
banche da sempre hanno riempito i loro
caveau di opere d’arte spesso, o quasi
sempre testimonianze di periodi antichi e
non certo della società moderna, ora però
la novità è rappresentata da un gruppo di
Istituti di credito, diciamo così, illuminati
che hanno voluto investire si nell’arte
però in quella che rappresenta al meglio
la contemporaneità. È emblematico, in
questo senso, il caso del Gruppo
Unicredit che ha avviato un progetto per
scoprire e aiutare i “Picasso del futuro”. Si
chiama Progetto Arte con l’obiettivo di
promuovere e favorire la creatività italiana
all’ estero, cosi gli ultimi capitoli della
storia dell’ arte contemporanea italiana,
fatta da movimenti come la
Transavanguardia o l arte povera,
potranno essere rivalutati e trovare giusto
spazio anche fuori dal nostro paese, nei
musei e nelle aste che contano. Cosi la
Banca di Alessandro Profumo, oltre ai
circa quindicimila pezzi della storica
collezione, guarda avanti e scommette su
nomi come Alberto Garutti, Giovanni
Frangi, Piero Pizzi Cannella, la coppia
Botto e Bruno, Nunzio, Luca Pancrazi e
tanti altri. Anche la storia della Bnl è
singolare. La sua attività di collezionista
ha permesso di riscoprire e valorizzare
alcuni artisti dei primi decenni del secolo
scorso. Ma in Italia sono tante le banche
che hanno deciso di dedicare tempo e
denaro alla valorizzazione dell’ arte
contemporanea affidando questo compito
alle Fondazioni a cui si demanda
Castello di Rivoli: Manica Lunga
l’intervento nel sociale e nel culturale,
nate grazie alla legge Amato-Carli del
1991, che ha diviso il sistema bancario
pubblico in due anime. Anche nella
nostra regione i più importanti Istituti di
Credito hanno creato le loro Fondazioni
ma pochissimi sembrano essere gli
interventi in favore dell’arte
contemporanea e più in generale di una
cultura che sia specchio dell’Abruzzo
Moderno.
LA CULTURA
DEI BORGHI ABRUZZESI
Carunchio (CH), Chiesa di San Giovanni Battista
Ma no, non un monarca… Re è una nota
musicale, un suono limpido, eroico che
avvolge lo spirito e lo eleva in un vortice
di emozioni. Non sono terreni i regni
dove la musica è sovrana ma in tutte le
culture i gradi dell’ascesa sono sette
come le note musicali: la melodia
favorisce l’incontro tra cielo e terra,
accompagnando gli ascoltatori ad un
livello superiore di coscienza. Nelle
celebrazioni liturgiche è l’organo lo
strumento musicale per eccellenza, una
grande macchina scenica, perfettamente
incorporata nelle strutture
architettoniche, caratterizzata da valenze
simboliche di assoluto rilievo. L’organo
come il pulpito è collocato in alto, vi si
accede solitamente attraverso una scala,
segno di evoluzione, ed è costituito da
corpo e anima ovvero da una cassa
lignea, che custodisce le parti
meccaniche e foniche dello strumento, e
dalla sua voce. Non è un caso che i
corpi sonori dell’organo, a seconda della
loro struttura, siano detti canne ad anima
e dotati di elementi labiali. L’organo
parla in tono solenne e rievoca storie
legate alle sacre scritture: è una figura
saggia, maestosa che impone rispetto.
La Fondazione Cassa di Risparmio della
Provincia di Chieti, con la consueta
sensibilità culturale che
contraddistingue le sue attività, ormai
da anni sostiene i progetti della
Soprintendenza rivolti al censimento,
allo studio ed al recupero del
patrimonio organario del nostro
territorio. Prestigioso è il volume “Il
Suono dell’Arte”, a cura di Alberto
MU4
Mammarella, prodotto dalla Fondazione
Carichieti nel 2002 che raccoglie l’opera
di catalogazione e le schede delle
operazioni di restauro effettuate sugli
organi antichi di quasi ottanta tra le più
belle chiese della provincia di Chieti.
Ogni provvedimento è stato condotto
seguendo criteri filologici degni del
valore storico, artistico e documentario
tramandato dalla tradizione organaria
che rappresenta un elemento
fondamentale per la conoscenza
autentica delle sonorità del passato.
All’autorevole raccolta si accompagnano
le pubblicazioni monografiche che la
Fondazione ha editato per documentare
gli scrupolosi interventi eseguiti sugli
organi di Santa Chiara a Chieti, San
Giovanni Battista a Carunchio e Santa
Maria del Girone a Pizzoferrato.
Ultimo in ordine di tempo è l’opuscolo
dedicato al risanamento dell’organo di
Sant’Anna a Chieti, costruito nel 1926
da Agostino Benzi e compromesso
dall’usura del tempo.
Il 3 aprile scorso, per celebrare la
rinascita di questo strumento e della
sua creatività, la Fondazione Carichieti
ha organizzato, insieme alla parrocchia
di Sant’Anna, un concerto per organo
preceduto dalle riflessioni di S.E.
l’Arcivescovo Bruno Forte che ricorda
come la musica sia “la voce di Dio che
chiama ed insieme il movimento
dell’anima per dire a Dio i sentimenti
del cuore”.
JR
Sono complessivamente trentadue i
comuni abruzzesi, tutti di piccole
dimensioni, che hanno aderito al
programma comunitario “Cultura 2007”,
un bando che rientra nel quadro di
finanziamento 2007-2013. I dieci progetti
presentati prevedono interventi
complessivi per oltre 2 milioni e 700
mila euro. La Regione, in caso di
approvazione dei progetti, ha garantito
un cofinaziamento pari a circa 460 mila
euro. Tuttavia, entro giugno prossimo, è
in uscita un nuovo bando, legato a
“Cultura 2007”, dal quale emergeranno
ulteriori opportunità di sostegno per le
iniziative piccoli comuni. “Tutto è partito
dalla manovra finanziaria del 2005 che
aveva previsto un fondo per cofinanziare
progetti comunitari a bando riservati
alle piccole municipalità” ha dichiarato
l’assessore regionale agli Enti Locali
Giovanni D’Amico. “La risposta dei
Comuni” ha proseguito “è stata
decisamente positiva grazie anche alla
preziosa collaborazione dell’ANCI con
cui abbiamo sottoscritto una apposita
convenzione”. I progetti sono stati
presentati dal Comune di Pereto, la cui
iniziativa intende favorire la produzione
T R I B U N A L E ) / L I B E R N A U TA ( V I A T E R A M O , 2 7 ) / T E R A M O , L A S C O L A S T I C A ( C O R S O S . G I O R G I O , 3 9 ) /
artistica e la mobilità tra artisti, dalla
Comunità Montana Val di Sangro sulla
valorizzazione delle risorse artistiche,
dal Comune di Navelli sull’attivazione di
una biblioteca virtuale per incrementare
l’acceso a documenti e testi storici, da
quello di Abbateggio sulla promozione
della mobilità degli operatori cuilturali,
dalla Comunità Montana di Campo
Imperatore sulla montagna e le sue
potenzialità culturali, dal Comune di
Treglio sulla tecnica dell’affresco,
dall’Unione di Comuni delle Colline
Teatine su percorsi storici e culturali ed
addirittura due dal Comune di Villa
S.Lucia: uno sul futuro dell’identità
culturale europea attraverso la scultura
ed un altro relativo ad uno scambio di
vacanze-studio tra istituti scolastici.
Antonio Centi, presidente Anci Abruzzo,
ha parlato di “deciso cambio di passo
nel rapporto tra Regione ed Enti Locali”
spiegando “l’importanza di aver
coinvolto in una azione sinergica
eccellente realtà di poche centinaia di
abitanti che, sotto la guida della
Regione, hanno potuto anche sviluppare
una straordinaria creatività progettuale”.
Catalogo Pickw ick / W W W. M U 6 A B R U Z Z O . E U M U 6 / D O V E T R
ARTICOLANDO
L’ARTE IN PRIVATO
DINO GAVINA:
UNA VITA PER IL DESIGN
Morto a 85 anni un grande realizzatore
di sogni. Era famoso per tanti motivi,
ma soprattutto per i mobili e gli arredi
che aveva fatto realizzare per primo dai
fratelli Achille e Piergiacomo Castiglioni
e da Marcel Breuer; fu amico di Marcel
Duchamp, Carlo Scarpa, Man Ray, Lucio
Fontana e molti altri diventati, in
seguito, noti al grande pubblico.
Pensava ad un museo del design, era
ancora alla ricerca di nuovi talenti e
continuava a progettare di migliorare i
luoghi del vivere. Si definiva,
compiaciuto, un “sovversivo”
Aveva il dono di “accendere” le cose, le
persone; dietro di sé lascia una lunga
scia di fiammelle debitrici. (G.G.)
MU6 T-SHIRT
Joseph Kosuth, Giorgio Morandi, Ettore Spalletti, Tre momenti separati in una contemplazione - courtesy Vistamare, Pescara
Tante le Gallerie che si occupano di arte contemporanea in Abruzzo. Poche quelle che
cercano di aprire la loro attività agli stimoli esterni facendosi conoscere al di fuori dei
confini regionali e pochissime quelle che hanno una loro linea di politica culturale. Poche,
si diceva, pochissime, da contare sulle dita di una mano, e tutte concentrate a Pescara,
d’altronde questa città è la più moderna d’Abruzzo avendo fatto della contemporaneità la
sua vera vocazione. Così, in una regione, dove le nuove tendenze arrivano prima negli spazi
privati si segnala per la giovane età, sia della galleria che della sua direttrice Benedetta
Spalletti, Vistamare. “Uno spazio dove le iniziative - ci dice Benedetta - rispecchiano molto
la personalità di chi sta dietro all’attività. Io, in verità, non ho una linea culturale definita,
mi piace farmi guidare dall’artista o dagli artisti perché sono convinta che l’arte genera
l’arte”. Così in pochi anni Vistamare è diventato uno degli spazi più stimolanti nel panorama
regionale, dove accanto a nomi “storicizzati” si possono trovare proposte nuove di artisti
emergenti ma di sicuro talento, come la nuova mostra dedicata ad un artista di origine
israeliana che vive e lavora in America, in verità già famoso negli States, Haim Steinbanch.
Spazio famoso non solo in Abruzzo Rizzieroarte ha una storia quasi trentennale, nata a
Teramo nel 1978, nel 2003 sbarca anche a Pescara.
Ma la galleria che più di ogni altra ha educato all’arte contemporanea in Abruzzo è Cesare
Manzo; nata nel 1967, giunge quest’anno al suo quarantesimo anno di attività. Sin
dall’inizio si è caratterizzata per la collaborazione con i più grandi protagonisti dell’arte
contemporanea da Enzo Cucchi a Sandro Chia, da Michelangelo Pistoletto ad Alighiero
Boetti e Carla Accardi.
Attualmente la galleria continua a proporre grandi nomi del panorama internazionale,
quali Jimmie Durham, insieme ad artisti più giovani ma già affermati quali Sergio Sarra,
Baltazar Torres, Christelle Familiari, mantenendo costantemente viva l’attenzione sul
panorama locale dei giovani come Matteo Fato e Daniela d’Arielli.
Dallo scorso mese di dicembre Cesare Manzo ha inaugurato uno spazio espositivo a Roma,
in vicolo del Governo Vecchio 8.
Michelangelo Pistoletto, Il Tavolo-Divisione e Moltiplicazione, 1976-2005, courtesy Galleria Cesare Manzo, Pescara
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SENZA ALCUNA SPESA AGGIUNTIVA.
DATA
FIRMA
Da inviare a: Associazione Amici dei Musei d’Abruzzo, Casella postale 162, 67100 L’Aquila centro
R O VA R L O : M U S E I D E L L A R E G I O N E A B R U Z Z O / C H I E T I , L I B R E R I A D E L U C A ( V I A C . D E L O L L I S , 1 2 / 1 4 ) / N U O VA L I B R E R I A ( P I A Z Z A B A R B A C A N I , 9 VA S T O ) /
MU5
INTERVISTA
Ettore Spalletti
IL PERSONAGGIO
a cura di Giacinto Di Pietrantonio
Mi piacerebbe iniziare da una domanda
ovvia, perché hai deciso di rimanere in
Abruzzo, voglio dire, perché non ti sei
trasferito in una grande città come fanno la
maggior parte degli artisti?
Giacinto, quasi non so rispondere,
sono nato il 26 gennaio 1940 a
Cappelle sul Tavo e sono rimasto ad
abitare in paese. Quando ero ragazzo,
in questo luogo, ogni anno si teneva
una corsa automobilistica. Il circuito
correva dal mare, da Pescara verso le
colline di Spoltore e di Cappelle sul
Tavo, per poi ridiscendere a
Montesilvano ancora verso il mare.
Questa corsa era stata voluta da
D’Annunzio e da Acerbo. L’evento
aveva indicato, tra le città fino ad
allora divise, Pescara come nome
definitivo. Le curve più belle erano
quelle che da Spoltore portavano a
Cappelle sul Tavo. La prima corsa è
stata vinta da Ferrari su Alfa Romeo.
Ed ogni anno, su questo circuito,
veniva rifatto il manto stradale. La
strada in quel momento diventava
scura, il colore era il nero del catrame.
Il percorso era disegnato dalle balle di
paglia. Ricordo il nero ed il giallo
come disegno sfumarsi tra il verde
delle colline. Lontano l’azzurro del
mare. Credo che in quel momento sia
nata per me l’idea del colore e del
disegno. Sono passati tanti anni da
allora, ma in me è rimasto quel
desiderio. La mia vita è così. Mi
sembra di non fare tante cose. La
mattina vado in studio, delle volte in
macchina, delle volte in altro modo.
Arrivo e provo ad aprire questa grande
porta. Quando entro, non so con
precisione, mi sento come se stessi
vivendo un privilegio, che ogni giorno
mi consente di tornare in quel luogo
con la stessa intensità. Un piccolo
giardino, la quotidianità scandita dai
tempi del filo d’erba che cresce. Il
vantaggio in paese è quello di non
sentirmi addosso niente di
appiccicato, ma solo quel modo di
muovere le mani o di camminare che
sono stati prima di mio nonno, dopo
di mio padre ed ora sono miei, e che
tutti in paese sanno riconoscere da
tanto. Il desiderio dell’arte è in un
luogo nascosto, ma sono le opere,
quando lo desiderano, che si
muovono e si stabilizzano nei luoghi
scelti. Le ho accompagnate per tanto
tempo, ora si muovono da sole. A
Leeds, quando sono andato alla
inaugurazione della mia mostra, ho
visto che le opere si erano sistemate
ed erano lì nello spazio del museo ad
accogliermi. La mia presenza non
aggiungeva nulla al mio lavoro.
Difatti quando penso al tuo lavoro e al tuo
vivere mi vengono in mente alcuni altri artisti
che si sono mossi poco come Cézanne che
dipinge tutta la vita la montagna Sainte
Victoire che vedeva dal suo studio di Aix en
Provence e Morandi che fisso a Bologna nel
suo studio di Via Fondazza dipinge le sue
bottiglie e vasi di fiori e ancora a te che
dipingi “la bella addormentata”, che è il nome
che l’immaginazione popolare ha dato al
Gran Sasso.
La “Bella Addormentata” è proprio il
nome che l’immaginazione popolare
ha dato a delle montagne
dell’Appennino, che sovrapponendosi
disegnano una figura di donna
sdraiata. È un’immagine che mi è
stata sempre intorno, nei diversi studi.
L’ho sempre dipinta colpito dalla
diversa luce che ricolora il colore della
grande montagna. Il disegno, un
profilo di cartoncino, ne indica il
percorso e una leggera abrasione lo
addolcisce. Nel disegno c’è un po’
quello che succede nelle mie opere. Il
colore si rapprende, dopo l’abrasione
rompe i pigmenti restituendo un
nuovo colore. Il colore si muove
dall’interno verso la superficie esterna.
Quello che il colore restituisce: la
pelle.
Sempre in questa considerazione del tuo
lavoro con quanto ti sta attorno, mi
piacerebbe parlassimo della tua opera “Disco”
che a me piace mettere in relazione al cappello
de “Il guerriero di Capestrano”.
Ricordo, era il 1980, ero in studio, che
allora era in Gruppo della Fonte. Una
mattina ho sentito nello studio la
presenza di questa immagine, ho
pensato un po’ e dopo ho desiderato
realizzarla in legno ricoperto di lacca
nera. Era poggiato lì, sulla sua staffa,
come se dovesse riprendere la sua
storia di volo da un momento all’altro.
Non so a cosa abbia pensato, forse
anche al cappello del Guerriero di
Capestrano, una scultura conservata
nel museo della Civitella a Chieti.
Bruno Corà, mio amico, vedendo la
mia opera Disco mi ha inviato dopo
qualche giorno questa breve poesia.
Aveva pensato subito al cappello: “In
orbis tangente, aereo/ nigro mobilis
eiectus ellipticus/ che rivela lo spazio./
Se il quadro sta alla parete/ e l’oleata
immagine all’antica vista moderna/
questa apparizione a disco il sole
oscura:/ da interni spazi all’occhio,
proviene/ piano e forte, sempre ed
ora./ Ebano, dipinta anima di legno
levigato/ sospeso e non assolutamente- inclinato/ se pensi che
non c’è zenith che lo coordini/ né
proiezione possibile o univoca
memoria/ ma arcaica mutazione,
tangente a-punto/ un assoluto unico
evocativo./ E se fosse l’antico
cappello?/ Un poco strano per un
capo, ma possibile/ di uomini traverso
i monti, da mare-a-mare./ Certo da un
altro dove, dal tempo/ mai visto fino
ad oggi./ Ora sì. Grazie”. Nel 2004
dopo quasi trent’anni torna questa
immagine nella piazza del tribunale
della città di Pescara. Questa volta è
una fontana. E pensando al progetto
della Fontana ho scritto: “un disco
nero si appoggia un po’ spaesato sulla
piazza del nuovo palazzo di Giustizia
di Pescara. Al centro una forma
geometrica azzurra tracima acqua
allagando l’intera fontana. Lo
specchio d’acqua è lì a ricordarci la
luce di Pescara, scandisce le ore
attraverso la riflessione dandoci
immagini e colori diversi nelle diverse
ore del giorno. Quando la luce si
quieta appare una forma ellittica fino
a diventare luminosa con la notte. Un
luogo. L’acqua si muove leggermente.
Il suono è quello di un ruscello di
montagna”.
Un aspetto del tuo lavoro molto forte è quello
della bellezza che l’avanguardia concettuale
aveva escluso dal suo orizzonte di valori,
mentre tu la ritieni un fatto fondante della
società?
Si, pensiamo alla bellezza dell’arte
greca, apparsa miracolosamente in un
momento di grave disagio sociale, un
periodo segnato da guerre, conflitti
interni ed epidemie che scuotevano
l’intero paese. L’arte dunque nasce nel
momento in cui riesce a liberarsi del
peso sociale, del segno del tempo, per
trovare un altro luogo che è quello
dell’arte. Pensare alla bellezza che è
nelle mani di Bernini quando
scolpisce il panneggio della veste di
Santa Teresa, è pensare che con le
stesse mani dovrebbe essere possibile
modellare la nostra realtà. Forse i
problemi del sud dell’Italia potrebbero
essere risolti non da uomini politici,
ma da sensibilità pari a quelle
possedute dalle mani di Bernini. Mi
vengono in mente i cartelli che si
trovano in certe zone della campagna
francese sui quali è scritto: questo è il
paesaggio dipinto da Cézanne. Oppure
al mattino presto paesaggi toscani
velati di nebbiolina leggera ti fanno
pensare allo sfumato di Leonardo. Io
credo che gli artisti ci diano degli
occhi nuovi per riuscire a vivere la
realtà a darle un nome. L’arte è ciò
che dona agli occhi la visione del
mondo.
Ecco le mani, le mani dell’artista, le mani
dell’arte per te sono molto importanti. Difatti
in molti non sanno che le tue opere sono
realizzate accarezzando la superficie.
Lavoro una pasta di colore, ispessita
dal gesso. Fondamentalmente il colore
è costruito sulla realtà del bianco su
cui aggiungo dei pigmenti. Dopo aver
steso per 10 o 12 giorni il colore,
considerando i tempi di essiccazione,
il quadro non è ancora pronto. Il
lavoro nasce soltanto nell’ultimo
momento, quando vado sulla
superficie con un’abrasione e tutti i
pigmenti essiccati si rompono, dando
unaltro colore. Allora il mio desiderio
è di portare la mia opera lontana da
me, molto lontana. E quando senti
che l’opera viene raggiunta, allora, di
corsa, vai a riprenderla per portarla
ancora molto lontana da tutti.
Anche se hai scelto di stare in un luogo la tua
immaginazione e quella del tuo lavoro
viaggiano vicino e lontano verso l’incarnato di
Raffaello, il bianco di Piero, il verde del
prato,l’azzurro dell’atmosfera...?
Uso l’azzurro perché è un colore che
non si presenta mai attraverso la
superficie del suo esistere ma è un
colore in cui siamo immersi
continuamente. E così il rosa… uso il
rosa perché è il colore dell’ incarnato,
quindi ha sempre la possibilità di
trasformarsi a seconda della nostra
emozionalità. Proprio per questa
ragione sono questi i colori che
caratterizzano il mio lavoro. Uso il
grigio, perché è un colore neutro, ma è
anche un colore che accoglie sempre
molto bene tutti gli altri colori. Un
colore significa stare dentro al colore.
Dove può portarti l’immaginazione di
un colore? Delle volte un giallo mi
porta così lontano, dentro la luce, che
non so nemmeno se sono un pittore
figurativo. Mi piace anche raccontarmi
così, perché il colore può portarmi
sempre in un luogo diverso, ma è
sempre un luogo che si apre dentro di
me, all’interno di regole e ragioni
diverse. Ho ammirato le opere di
Raffaello, Piero della Francesca,
Masaccio. Legato a questo ci sono
anche momenti molto importanti del
mio lavoro. È accaduto per esempio in
occasione di una mostra che ho
realizzato a Perugia, dove esposi in
una piccola stanza, proprio sulla
piazza in cui c’è la fontana di Nicola e
Giovanni Pisano. Decisi di unificare
l’intensità della luce al di sopra delle
varie pareti. Ho aggiunto vari strati di
pittura azzurro cobalto e con diverse
quantità di colore sulle pareti ho
ottenuto le stesse tonalità. Il desiderio
era quello di eliminare, in un’ora del
pomeriggio, le ombre che disegnavano
l’architettura della sala. Mi aiutavano i
ragazzi che in quel momento
frequentavano l’accademia della città.
La sede della galleria era minuscola,
ma finito il lavoro la stanza
improvvisamente si aprì, le pareti si
stesero, il soffitto si schiarì come
l’esterno. C’era una sorta di silenzio,
come sott’acqua. Dopo ho fatto una
passeggiata, sono andato a vedere la
Sala del Cambio. Sono rimasto molto
colpito da Perugino, mi impressionava
come era nato questo lavoro. Il
Perugino pensa alle immagini, un suo
amico filosofo lo aiuta ad esprimere il
pensiero scritto attraverso la visione
iconografica, e dopo anche un
artigiano del tempo partecipa alla
realizzazione. E così si crea un
tutt’uno, ben diversamente da oggi, da
una visione frammentaria.
Uno degli aspetti del tuo lavoro è quello di
essere interessato e di riuscire molto bene nelle
opere pubbliche, come dimostra la fontana
della piazza del tribunale di Pescara?
L’arte contemporanea riesce a
proporsi come dono? Ho progettato
una fontana che fosse anche un po’
uno specchio d’acqua e al contempo
quasi un orologio solare. Il colore
della Fontana si trasforma
continuamente attraverso il riflesso
della luce. Al tramonto diventa rossa,
in autunno è gialla, una volta diventa
grigia, una volta, quando il cielo spara
l’azzurro, diventa tutta azzurra. Non ho
realizzato un oggetto spostandolo
fuori dallo studio. Intorno alla fontana
vai a passeggiare. Penso che in questo
momento si avverta il desiderio di
offrire qualcosa al luogo pubblico. Ciò
che in particolare mi ha attratto in
questi progetti è la possibilità di
creare uno spazio che sia accessibile a
tutti, come era per le grandi cattedrali,
spazi dove l’arte era offerta e
presentata generosamente e
durevolmente a chiunque. Alla fontana
di Bernini ci vanno a bere, è un dono
grandissimo per Roma. Alla
fondazione Moore di Leeds, dove ho
allestito una mia mostra, ho fatto una
straordinaria scoperta. Per andare a
visitare lo studio dell’artista sono
arrivato davanti ad una collinetta.
Sulla piccola vetta c’era una grande
scultura. Il prato intorno era tenuto
perfettamente rasato da migliaia di
pecore. Ho chiesto come mai. Ho
saputo che Henry Moore passava gran
parte del suo tempo a guardare questa
collina, delle volte con il binocolo,
delle volte no, mentre si riempiva di
pecore che brucavano l’erba intorno al
suo lavoro. Ha lasciato un fondo
perché questo continuasse e ho capito
in quel momento che il valore più alto
dell’artista era proprio questo segno.
A cosa stai lavorando adesso?
I lavori vengono così, uno dopo l’altro.
Non sai mai quando trovi il disegno,
la luce, il colore, né quando trovi un
luogo adatto ad ospitare ciò che hai
pensato. L’ospitalità è come sbucciare
una patata e con la buccia pelata a
spirale ricostruirla, per averne due.
Nella pagina a sinistra:
Fiori, 1998
Immagine di Ettore Spalletti, ripresa fotografica Attilio Maranzano
Da un lato all'altro del disegno
Massimo Bartolini - Ettore Spalletti,
Galleria Vistamare, Pescara, Maggio 2005
L ' A Q U I L A , C A F F È P O L A R ( V I A S A N TA G I U S TA , 1 7 / 2 1 ) / L I B R E R I A C O L A C C H I ( V I A A N D R E A B A F I L E , 1 7 ) / P E S C A R A , B O O K & W I N E ( N U O V O T R I B U N A -
MU7
EVENTI
di Angela Ciano
La
Tartaruga
CHE HA PRECORSO I TEMPI
Da sinistra:
Andy Warhol, Portrait of Baroness Sylvia de
Valdner, 1971
Kounellis, Lombardo, Rubiu,
Ceroli, De Marchis, Pascali,
Tacchi, Mambor e Paola Pitagora
durante la mostra di Ceroli nel 1965-66
Mario Ceroli, Farfalla, 1967
Pescara rende omaggio a Plinio De Martiis.
Non è mai semplice ritessere una storia, tornare a far
rintrecciare i fili che hanno fatto, giorno dopo gorno, una storia.
La mostra “L’Arte e La Tartaruga: omaggio a Plinio De Martiis.
Da Rauschenberg a Wahrol, da Burri a Schifano”, riesce in pieno
in questo compito.
Oltre ad essere un omaggio ad un grande personaggio: Plinio De Martiis,
abruzzese di Giulianova, fotografo, gallerista, ideatore e organizzatore di
importanti eventi culturali, scomparso nel 2004, l’evento ricostruisce l’atmosfera,
la temperie che per quasi venti anni ha contrassegnato le scelte artistiche della
galleria “La Tartaruga” a Roma.
La Mostra, a cura di Silvia Pegoraro, ripercorre le vicende di questo celebre luogo,
dal 1954 agli anni ’70, attraverso oltre 150 opere tra un centinaio di dipinti di oltre
50 dei maggiori artisti che lavorarono con De Martiis, alcuni mai esposti fino ad
ora, una selezione di circa 12 opere su carta i cosiddetti “cartelli della Tartaruga”,
che costituiscono un’intera sezione della mostra, che De Martiis faceva realizzare
a ogni artista che esponeva da lui, una trentina di foto realizzate dallo stesso de
Martiis scelte in particolare tra i ritratti degli artisti che più hanno lavorato con lui
e che più hanno legato il loro nome a quello della Galleria.
Tre le sezioni in cui si snoda il percorso espositivo.La prima comprende un
centinaio di opere, alcune del tutto inedite, alcune mai pubblicate, di oltre 50 dei
maggiori artisti che lavorarono con De Martiis ed esposero presso la sua mitica
galleria tra gli anni ‘50 e gli anni ‘70 (si
va da Accardi, Afro, Angeli, Appel,
Baruchello, Burri, Capogrossi,
Castellani, Ceroli, Colla, Consagra,
Corpora, Cotani, Dorazio, Festa,
Fioroni, Fontana, Francis, Jorn, Kline,
Kounellis, Leoncillo, Lombardo,
Maccari, Mafai, Mambor, Manzoni,
Marca-Relli, Maselli, Mattiacci, Mauri,
Notargiacomo, Novelli, Paolini,
Parmiggiani, Pascali, Perilli, Pirandello,
Raphaël, Rauschenberg, Rotella,
Sanfilippo, Scarpitta, Schifano,
Scialoja, Spalletti, Tacchi, Tápies,
Turcato, Twombly, Warhol).
Robert Rauschenberg, Senza titolo, 1974
MU8
La seconda riguarda appunto i “Cartelli” che nacquero da un’affascinante idea di
De Martiis, quella cioè di invitare ogni artista che esponesse in galleria a
realizzare cartelli-insegne - opere su carta dalle dimensioni medie di cm. 50 x 60,
con materiali e tecniche varie - relativi alle loro mostre, che venivano poi esposti
nella bacheca all’ingresso della galleria. È questa la parte più viva e di maggiore
immediatezza dell’intera esposizione per le caratteristiche di improvvisazione ed
immediatezza in cui sono stati realizzati lavori, sicché risultano un insostituibile
banco di prova dell’estro linguistico dell’autore.
L’ultima parte della mostra raccoglie,infine, una trentina di foto realizzate dallo
stesso De Martiis e stampate da lui in grande formato, che hanno come soggetto
gli artisti stessi e tutto il milieu culturale romano di quegli anni.
Parallelamente a quella di gallerista, proseguiva infatti brillantemente l’attività di
fotografo di Plinio De Martiis che aveva continuato a immortalare quegli “anni
originali” con la sua Rolleicord 6x6-12 fotogrammi, ritraendo i più grandi
personaggi della letteratura e dell’arte, del cinema e del teatro, della vita
intellettuale e mondana dell’epoca.
Le foto scelte per la mostra sono soprattutto ritratti degli artisti che più hanno
lavorato con lui e che più hanno legato il loro nome a quello della Galleria.
Insomma una mostra-galleria dove tanti nomi di grandi artisti contribuiscono a
celebrarne uno solo: Plinio De Martiis “un maestro concertatore e direttore
d’orchestra” scrive in catalogo Silvia Pegoraro “forse la metafora è abbastanza
convincente per definire il suo talento multiforme e policromo, vivace e ubiquo,
nutrito di un’infinità di interessi”.
info
L’Arte e la Tartaruga: omaggio a Plinio De Martiis
Da Rauschenberg a Warhol, da Burri a Schifano
A cura di: Silvia Pegoraro
Sede: Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna, Pescara
Periodo espositivo: 3 marzo - 20 maggio 2007
Indirizzo: Piazza I Maggio, 10
Orario: Tutti i giorni (compresi i festivi) 9,00-13,00 e 15,30-20,30
Ingresso: interi € 4,00 - ridotti: ragazzi fino a 18 anni, studenti e ultrasessantenni € 2,00
Informazioni: Tel. +39 0854283759 - [email protected]
www.muvi.org/museovittoriacolonna
L E ) / L I B E R N A U TA ( V I A T E R A M O , 2 7 ) / T E R A M O , L A S C O L A S T I C A ( C O R S O S . G I O R G I O , 3 9 ) /
Catalogo Pickw ick / W W W. M U 6 A B R U Z Z O . E U M U 6 / D O V E T R O VA R L O : M
EVENTI
di Vincenzo Centorame
Un nuovo Museo
CON RADICI ANTICHE
Nasce a Francavilla il Museo d’arte contemporanea della Fondazione Michetti
Negli spazi di Palazzo San Domenico, in Francavilla al mare, sarà possibile in breve
tempo visitare il Museo permanente d’Arte Contemporanea e moderna, costituito
dalle opere di proprietà della Fondazione Michetti, una collezione prestigiosa che
ha avuto inizio nel 1947, con la realizzazione della prima edizione del Premio
Nazionale di pittura F.P.Michetti; si tratta di una raccolta importante, varia e rappresentativa delle varie tendenze del panorama artistico italiano e internazionale,che
testimonia la qualità delle edizioni realizzate grazie anche alla partecipazione in
veste di curatori, di giurati, di componenti il comitato tecnico di personalità quali
Gianferrari, Brancaccio, Cantatore, Casorati, Saetti, Biancale, Bellonzi, Lavagnino,
Maccari, Carli, Pirandello, Ziveri, Ciardo, Calvesi, Barilli, Carandente,
Chierici,Venturoli, Guzzi, Caramel, Bandera, Durbè, Trombadori, Lambertini, Palma
Bucarelli, Giuffrè, Masulli, Bonito Oliva, Sgarbi, D’Amico, Castagnoli, Romano,
Vettese, Solmi, Crispolti, Gualdoni,Daverio. “Il Michetti, fin dall’inizio, insieme alla
vocazione nazionale che trascende la regione pur non trascurandola, ha avuto come
sua precipua caratteristica la volontà di rispecchiare il più fedelmente possibile
valori e tendenze vitali dell’arte contemporanea, attento a coniugare spinte moderniste e linguaggi della tradizione pittorica in un processo di equilibrio tra valorizzazione della realtà locale e apertura nazionale e internazionale” C. Barbieri, 1955.
Oltre 7500 gli artisti che dal 1947 ad oggi hanno partecipato al Premio Michetti, 112
solo nell’ultima edizione, quella del 2006 a cura di P. Daverio che ha visto esposte
più di trecento opere. La prossima edizione del premio, la 58°, sarà curata da
Alessandro Riva, il titolo “Nuovi realismi”; la mostra si proporrà di mettere in evidenza l’aspetto trasversale di questo nuovo movimento artistico “sotterraneo” al
quale partecipano le nuove generazioni di artisti sia italiani che stranieri, che sono
riusciti ad abbracciare, contro ogni snobismo concettuale e in netta opposizione al
vecchio sistema che privilegia la trovata provocatoria ricercata a tutti i costi e il
freddo gioco mentale, le ragioni e gli stimoli di un nuovo approccio alla realtà.
Spinti da una mutata consapevolezza, da un atteggiamento diverso, più laico e
meno settario e iniziatico nei confronti dell’opera d’arte, questi artisti hanno cominciato a lavorare con maggiore ironia e spregiudicatezza sul reale, spesso studiano le
tecniche più antiche, per poi riappropriarsene e rielaborarle in lavori che prendono
a piene mani dalla società dei nostri giorni; i loro modelli scaturiscono dagli schermi televisivi e da ogni genere di telecomunicazione, dalle pagine dei giornali e dalla
letteratura, ma anche dalla semplice vita quotidiana, dagli ambienti domestici e
familiari. Alcuni artisti prediligono i problemi che stanno alla base del nostro vivere
quotidiano: la spersonalizzazione dei luoghi in cui viviamo(le realtà industriali, i
non -luoghi) il dramma e l’ipocrisia delle relazioni umane, la violenza domestica e
le tensioni familiari; altri riflettono sulla influenza crescente da parate della pubblicità e della moda, approdando a nuovi tipi di consapevolezza, vuoi di stampo neopop, vuoi di stampo intimista o di aperta critica alla mercificazione imperante; altri
ancora preferiscono rifugiarsi in un mondo onirico e immaginario che si trova al
confine tra la realtà attuale e la previsione di universi futuri, creando così paesaggi
postpunk sospesi tra arcaicità e futuro, abitati da personaggi cibernetici o da misteriose donne-animali. Sempre per il curatore, tornare a riflettere sui “nuovi realismi”,
italiani, europei e americani, oggi, significa anche proporre una svolta culturale
rispetto alla dittatura dell’avanguardismo chic che impera ovunque nel mondo dell’arte, dalle Biennali alle varie mostre internazionali: ridare centralità ai linguaggi
tradizionali, (pittura e scultura) tornare a dare al grande pubblico, fuori dai piccoli
ed elitari giri dell’arte, materiale su cui riflettere, crescere culturalmente e anche
divertirsi, far uscire l’arte dal ristretto giro dell’avanguardia per l’avanguardia.
Vincenzo Centorame
Presidente Fondazione Michetti
M U S E I D E L L A R E G I O N E A B R U Z Z O / C H I E T I , L I B R E R I A D E L U C A ( V I A C . D E L O L L I S , 1 2 / 1 4 ) / N U O VA L I B R E R I A ( P I A Z Z A B A R B A C A N I , 9 VA S T O ) / L ' A Q U I L A ,
MU9
Ad.Venture
AD.MEDIA
L’ARTE DELL’EDITORIA D’ARTE
A.E.I.U.O., IONIA EDIZIONI - ROMA |
CLAUDIO ABATE | CARLA ACCARDI |
ACCADEMIA AMERICANA A ROMA |
ACCADEMIA DI FRANCIA A ROMA,
VILLA MEDICI | AMBASCIATA DI
FRANCIA | MARCO BAGNOLI | BIZHAN
BASSIRI | ACHILLE BONITO OLIVA |
ENRICO CASTELLANI | GERMANO
CELANT | BRUNO CORÀ | ENZO CUCCHI
| NICOLA DE MARIA | GIANNI DESSÌ |
GALLERIA ALESSANDRO BAGNAI FIRENZE | FUORIUSO | MARCO GASTINI
| MILTON GENDEL | GUIDA EDITORI NAPOLI | INCONTRI INTERNAZIONALI
D’ARTE - ROMA | ISABELLA STEWART
GARDNER MUSEUM - BOSTON (USA) |
ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA BELGRADO | ISTITUTO ITALIANO DI
CULTURA - EDINBURGO | ISTITUTO
ITALO LATINOAMERICANO | IVAM VALENCIA | JANNIS KOUNELLIS |
KUNSTVEREIN EDIZIONI - MONACO |
LOGOS ART - MODENA | MAGAZZINO
D’ARTE MODERNA - ROMA | MARIO
MERZ | ORE D’ARIA, ARTI CONTEMPORANEE - ROMA | MIMMO PALADINO |
MUSEO PECCI - PRATO (FI) | ALFREDO
PIRRI | MICHELANGELO PISTOLETTO |
PORTIKUS EDIZIONI - FRANCOFORTE |
OLIVIERO RAINALDI | RIZZIERO ARTE -
Non possiamo dire se è stata lei o siamo stati noi, ma come nel migliore degli incontri
è scoppiata una passione vera che, dopo tanti anni di esperienza, ci accompagna con la
stessa intensità. Umiltà e professionalità si sono affinate negli anni consentendoci oggi
di fare il nostro mestiere: restituire l’arte all’arte.
La strada è stata lunga ma lo è ancora, davanti a noi.
Prima individualmente poi insieme, tracciando percorsi tra editoria e produzione artistica,
passando attraverso infinite strette di mano con artisti, critici e istituzioni culturali, varcando
porte di accesso a gallerie e musei, abbiamo camminato attraverso le intricate vie dell’arte.
PESCARA | SACE | SKIRA EDIZIONI |
ETTORE SPALLETTI | TEKNÉ
ASSOCIAZIONE PER L’ARTE
CONTEMPORANEA - ROMA | GRAZIA
TODERI | TRINITY FINE ART - MILANO,
LONDRA | UMBERTO SALA EDITORE -
E se in passato tutto ciò ci ha consentito di adoperarci per moltissimi lavori, oggi questa
preziosissima rete di conoscenze diventa la nostra tela bianca, sulla quale risultiamo
professionisti in grado di progettare in essa l’intero ciclo di vita di un evento o di un
allestimento, di un catalogo o di un libro d’arte.
PESCARA | JAN VERCRUYSSE |
VISTAMARE - PESCARA | VOLUME! ROMA | FRANZ WEST | ZERYNTHIA -
VIA RAVENNA 3/1 - 65122 PESCARA - TEL. 0854219183 - [email protected]
ROMA | GILBERTO ZORIO |
ARCHITETTURA
di Marco Morante e Maura Scarcella
StraORDINARIO a L’Aquila
La città è museo delle sue architetture.
In Italia la stragrande maggioranza
delle volte a fare mostra di sé sono le
architetture storiche. Altrove (udite
udite!) sono “anche” ed in alcuni casi
“solo” le architetture recenti e contemporanee ad essere motivo di attrazione e qualità.
In Italia la produzione edilizia che il
secondo dopoguerra ha riversato sul
territorio in modo diffuso quanto disattento, unitamente alla presenza di
tante importanti vestigia del passato,
ha ostacolato la diffusione di sensibilità verso l’architettura moderna e
contemporanea.
Eppure tra il Moderno e il contemporaneo, proprio durante quegli anni critici di cui si è detto, un fervore spesso
proprio sul tema della palazzina consegnava all’Italia un ruolo di élite grazie ai vari Gardella, Terragni, Moretti,
Albini, Ponti, Caccia Dominioni e davvero molti altri… e grazie a committenti illuminati che avevano il coraggio di ascoltare e di provare. In particolare proprio nella vicina Roma, da
cui L’Aquila spesso nella storia aveva
saputo attingere, si può parlare di
“palazzina romana” grazie ai vari (oltre
al già citato Moretti) Monaco,
Luccichenti, Ridolfi, De Renzi, ecc.
Il “contemporaneo” ha una duplice
colpa. Il non sapere imparare dalla
storia recente per evitare il ripetersi
di edilizia diffusamente banale, quando invece avrebbe avuto il tempo di
rendersi più consapevole, rispetto a
quel Paese tramortito dalla guerra,
ebbro da boom economico ed in
buona parte ancora analfabeta che
urbanizzò il territorio spesso abusivamente. Non ha neppure saputo
cogliere appieno quell’eredità di
eccellenza che, come già detto, miracolosamente si era prodotta.
Quello che chiamiamo “contemporaneo” infatti, che ormai dura da un
trentennio e che si trascina così senza
neppure trovarsi un nome, è il periodo che vede il proliferare di edilizia
commerciale e “vezzosa” attenta a
restare nella media del vendibile,
senza più saper avventurarsi, se non
in casi rarissimi, in quella ricerca che
eleva il costruito da semplice edilizia
ad architettura.
Intanto in altri paesi, come in Spagna,
dove si è fatto tesoro di certe esperienze italiane, o in Olanda, dove si
sperimenta divertendo, la qualità del
costruito contemporaneo e recente è
decisamente migliore.
Troppo spesso il committente costruttore, animato da esclusive mire di
guadagno, ed il tecnico intento ad
assecondarlo, si dimostrano ignari
della responsabilità di cui sono portatori nell’intervenire sulla città e sul
territorio, limitandosi così a pensare
palazzine come cataste di piani e parti
iterate mal progettate insieme, con
accostamento di materiali e forme che
difficilmente mirano a soluzioni spaziali e formali capaci di emanare bellezza. Una crescente tendenza a scimmiottare il vernacolo e, a volte, un
certo gusto kitsch nel voler stupire,
rendono quello della palazzina il
campo in cui l’architettura ha probabilmente finora perso una delle battaglie più importanti (seppur altre se ne
stiano perdendo, valga per tutte quella dei capannoni commerciali/artigianali/industriali).
Ecco perché certe architetture che, se
parti di un tessuto diffuso di qualità,
risulterebbero “ordinarie” devono
essere definite straORDINARIE, eccezionali insomma… ammesso che si
abbiano occhi per vedere.
Percorrendo le strade della città
dell’Aquila veniamo colpiti appunto
da pochi esempi di edifici residenziali
che ben esemplificano cosa significhi
“fare architettura”. Non siamo stati
noi a cercarle, sono esse a farsi notare. Diversamente da alcune raccolte
fatte partendo dal nome e dal prestigio di progettista e costruttore, noi gli
autori li abbiamo scoperti solo dopo,
non senza difficoltà.
1. In prossimità di Porta Napoli, in
testa alla lunga sequenza di edifici di
buon pregio di inizio ‘900 che caratterizzano piacevolmente la zona della
Villa Comunale, pochi parallelepipedi
accuratamente disposti in composizione quasi dinamica si pongono a
sostruzione dell’attuale Via Corridoni
nella sua parte terminale, si confrontano con Porta Napoli su Via Crispi, si
stagliano verso la valle colloquiando
con il territorio, si compongono in
unità a formare una palazzina.
A quella che avrebbe potuto risolversi
banalmente con l’iterazione interna di
appartamenti organizzati in un grande
contenitore segnato da balconate
uguali, piani uguali,... uguali, i progettisti dello studio Salmoni di Ancona,
e con essi la parte committente, scelsero di dare importanza alla vista che
dalla strada superiore si gode verso le
montagne a sud, creando un portico/balconata; procurarono occasioni
sempre diverse di affaccio ed estensione all’aperto dei vari appartamenti;
fecero in modo di rialzare l’edificio
rispetto alla quota della strada inferiore grazie al grande basamento slittato; di utilizzare un lessico di elementi semplici ed ordinari sapientemente disposti quali grandi bucature
oscurate con tapparelle, logge, cortina
in mattoni e fasce intonacate.
L’attenzione ai dettagli, i volumi stereometrici ed imponenti inseriscono
questo edificio in percorsi di ricerca
ancora oggi praticabili e praticati.
2. In uno dei punti più alti e panoramici della città, l’edificio per appartamenti realizzato all’inizio degli anni
’60 su progetto di Marcello Vittorini,
affaccia sulla valle e la domina. È’ elemento di completamento del tessuto
edilizio e alla semplice organizzazione
interna degli spazi fa corrispondere
una complessa “casualità studiata”
giocata sul ritmo di pieni e vuoti della
facciata. Non un balcone, non una
scontata ripetizione di forme e dimensioni, solo poche eccezioni volumetriche che rendono speciale un fronte
altrimenti assolutamente anonimo,
nel quale si leggono espressioni e
dinamiche i cui successivi sviluppi
sono rintracciabili in diversi edifici
residenziali contemporanei tra i più
interessanti in giro per l’Europa.
3. Perfettamente visibile dall’alto
della palazzina appena citata e quindi
dal Ponte Belvedere, a mezza costa
della scoscesa parte di città che dalle
99 cannelle sale verso il centro, si colloca il riuscito esperimento progettuale
degli architetti Buccela e Properzi. Un
po’ Beaubourg nell’uso di intelaiature
metalliche esterne, un po’ scultura di
Pomodoro nei tagli verticali e sfalsati
della facciata che si impongono come
sublimi fuori scala in diretto colloquio con il territorio, questo edificio
sa osare.
Attenti sono l’organizzazione ed il funzionamento interno quanto la giustapposizione di porzioni differenti che
riescono a confrontarsi tanto con via
XX Settembre a valle (una delle strade
più trafficate della città), quanto con le
piccole stradine di accesso a monte,
sul retro. Il grande tetto giardino
(all’Aquila!), l’utilizzo del cemento faccia vista, la geometria rigida ed essenziale contribuiscono all’ottenimento di
una delle opere di architettura recente
più importanti della città. È opportuno
sottolineare ancora una volta come
anche in questa opera i committenti
dimostrino di saper pensare ed operare oltre schemi purtroppo consueti,
affidandosi alle competenze degli
architetti.
Per la ricerca che questo edificio compie non solo nella composizione ma
anche negli stessi elementi lessicali
quali appunto le bucature ed i materiali esso si pone a pieno titolo quale
straORDINARIA palazzina della città.
Ma il “contemporaneo”, stanco ed
ancora in cerca di un nome, sta per
lasciare il passo al futuro. Stiamo già
pensando al suo nome, avrà i caratteri
dell’ecologia e dell’ambiente, del
risparmio e della produzione di energie rinnovabili, del contenimento delle
emissioni di Co2 e dei sistemi di mobilità, delle reti materiali ed immateriali,
e produrrà una vera e propria mutazione genetica dell’architettura.
Con questo dovrà fare i conti anche la
vecchia e cara palazzina…
1° /4
laq_architettura
C A F F È P O L A R ( V I A S A N TA G I U S TA , 1 7 / 2 1 ) / L I B R E R I A C O L A C C H I ( V I A A N D R E A B A F I L E , 1 7 ) / P E S C A R A , B O O K & W I N E ( N U O V O T R I B U N A L E ) /
MU11
Fuori Uso
un modello
TRA ANOMALIE E CONTINGENZE
Non dimenticare che sei un artista!
Non perderti d’animo.
Non aver paura. Riuscirai!
Creare, come Dio;
comandare, come un re;
lavorare, come uno schiavo.
Costantin Brancusi
L’arte contemporanea in Abruzzo ha
rappresentato senza ombra di dubbio
una risorsa importante per la crescita
culturale della regione attraverso
anche il contributo di ambienti in cui
si è sviluppata una certa cultura della
contemporaneità. Nel recente passato
le gallerie di Mario Pieroni, Lucrezia
De Domizio, e oggi Vistamare, Manzo,
Rizziero, Museo Laboratorio di Città
Sant’Angelo, hanno rappresentato e
rappresentano, attraverso la loro attività, importanti presidi culturali su territorio. Altrettanto efficacemente, gli
anni novanta sono stati segnati da
manifestazioni come Fuori Uso, mostra
d’arte contemporanea ideata dal gallerista pescarese Cesare Manzo e giunta
quest’anno alla diciassettesima edizione. L’evento, che è organizzato ogni
anno a Pescara, si sviluppa sulla formula originale del riuso di edifici dismessi e dell’inserimento spiazzante,
all’interno di essi, di opere d’arte contemporanea. In verità la mostra, nata
nel 1990 come evento multidisciplinare
sui generis all’interno degli spazi abbandonati dell’ex Aurum, ebbe un suo
incipit in una precedente esposizione
organizzata ad Ortona, presso il
Palazzo Farnese, allora non “In Uso”.
Affidata alla cura di Giorgio Cortenova,
The Soft land rappresentò una sorta di
prova generale di quella che negli anni
sarebbe diventata una mostra d’arte
contemporanea internazionalmente
riconosciuta. All’epoca vennero esposte opere site specific di importanti
MU1 2
artisti americani, come la grande
copertura lignea di Alice Aycock.
Fuori Uso ha inoltre rappresentato un
modello espositivo, oltre ad essere una
vera e propria fucina di idee e di professionalità nell’ambito dell’arte e della
cultura in generale. In particolare la
manifestazione è cresciuta attraverso il
contributo di giovani volontari e artisti
che hanno realizzato la visione degli
autori e, in parte, anche la propria.
Per questo la manifestazione, nelle sue
modalità allestitive ed organizzative,
sempre al limite delle forze, ha costituito un modello “low - tech” di
mostra, tanto da permettere ad un
occhio attento di trovarne recentemente emuli in tutto il mondo.
Tra le edizioni più significative ricordiamo sicuramente quella del ‘91 di
Achille Bonito Oliva intitolata Scuola
D’obbligo che portò negli spazi dimessi
dell’ex scuola Di Marzio, oggi il rinnovato Conservatorio di Pescara, l’ampia
schiera di artisti appartenenti alla stagione del Fluxus, che annoverava tra i
propri esponenti autori del calibro di
Wolf Vostell e, tra gli italiani, di
Giuseppe Chiari. Una mostra sorprendente e in presa diretta sugli avvenimenti struggenti di quei giorni: la
guerra del Golfo. L’ opera di Nanni
Balestrini, attraverso fax, aggiornava
continuamente i visitatori della mostra
con bollettini di guerra trasmessi proprio dai luoghi del conflitto.
Un’altra edizione importante quella del
1995 a cura di Giacinto Di
Pietrantonio, sempre presso l’Ex
Aurum ed intitolata Caravanserraglio di
Arte Contemporanea.
“È qui il Texas” recitava il piccolo
monumento scritto di Haim Steinback
dedicato a Pescara, foriera di invenzioni esplosive alla stregua dei pozzi
petroliferi texani, come dire: voi il
petrolio, noi le idee! Ogni stanza dedicata ad un’artista: da Ettore Spalletti, a
Getulio Alviani, da Julian Opie a Silvie
Fleury. Gli artisti operavano all’interno
di una sorta di cantiere rinascimentale,
in cui le idee e la vita si stratificavano,
forse ispirate da quella leggera brezza
estiva che dal mare entra abitualmente
nel grembo della piazzetta centrale
dell’Aurum.
Nel 2000 fu la volta degli spazi presso
la golena sud di Pescara, letteralmente
colonizzati da giovani artisti internazionali per la mostra The Bridge, a cura
di Hou Hanrou, Helena Kontova,
Angela Rosemberg, Emanuela De
Cecco e Andreas Schlegel. Un susseguirsi di opere site specific come quella del gruppo di artisti e architetti A12:
una ludica installazione di altalene
penzolanti dall’impalcato autostradale.
Quest’anno la manifestazione, progetto vincitore del programma Cultura
2000, si è avvalsa del supporto finanziario dell’Unione Europea ed è stata
promossa dal Comune di Pescara in
parternariato con l’Associazione culturale Arte Nova - Fuori Uso, organizzatrice dell’evento insieme alla Regione
Abruzzo, Fondazione Pescara-Abruzzo,
L I B E R N A U TA ( V I A T E R A M O , 2 7 ) / T E R A M O , L A S C O L A S T I C A ( C O R S O S . G I O R G I O , 3 9 ) /
ACAX di Budapest e Galeria Noua di
Bucarest.
I curatori della mostra, Nicolas
Bourriaud e Paolo Falcone, hanno
voluto accomunare le opere degli artisti invitati sotto la definizione di
Surrealismo Sociale, per cui l’artista decodificherebbe il fluire “parlante” di un
inconscio collettivo.
Da Fuori Uso sono poi partite una
serie di nuove iniziative come I love
Abruzzo, che ha rappresentato un’ inedita ricognizione della giovane arte
contemporanea locale, messa a confronto con una sezione, denominata
Precursori, dedicata a cinque figure
magistrali dell’arte contemporanea
abruzzese, tra i quali Ettore Spalletti
ed Alfredo Del Greco.
Oggi nel mondo si tende a valorizzare
gli artisti anche in relazione alla propria
territorialità e agli influssi che la globalizzazione, immenso sistema di relazioni, informazioni e scambi, determina,
definendo così ciò che ormai in molti
fanno rientrare nell’ accezione di glocal,
la commistione di valori legati al localismo con le istanze determinate dal
sistema mediatico e di scambio globali.
In tal senso, i flussi di informazioni e il
patrimonio identitario possono essere
aggregati in unità di nuovo senso, possono divenire identità progettuali1.
Massimiliano Scuderi
1. M. Castells, Il potere delle identità, EgeaUniversità Bocconi Editore, Milano, 2003.
Catalogo Pickw ick / W W W. M U 6 A B R U Z Z O . E U M U 6 / D O V E T R O VA R L O : M U S
SPECIALE ARTE MODERNA
Pinacoteca Orsini Colonna
la storia del Premio Avezzano
Pino Pascali, Bucranio
È una collezione stratificatasi nel
tempo. Quella che da vita alla Galleria
Civica d’Arte Moderna di Avezzano,
ospitata nel suggestivo Castello
Orsini-Colonna, raccoglie, dopo averne
fatto un censimento ed una catalogazione scrupolosa, il materiale (sculture, pitture, grafiche), acquisito nel
tempo, a partire dal 1949, anno della I
Mostra Marsicana di Pittura, che in
seguito si sarebbe chiamata “Premio
Avezzano”. Ai premi - acquisto delle
varie edizioni, si sono aggiunte negli
ultimi tempi alcune significative donazioni che hanno arricchito il gia cospicuo patrimonio di opere, che ovviamente nella loro datazione rispecchiano percorsi critici, tendenze culturali
diverse e talora contrastanti, risultato
di una connessione di determinati
periodi storici fatti di fermenti creativi
in continua e radicale evoluzione.
Per questo il percorso espositivo
attualmente visibile sorprende piacevolmente per alcune opere di artisti di
fama internazionale (come il Bucranio
di Pino Pascali) o perché ci porta a
conoscere artisti locali che seppur
rimasti, per alcuni versi anche a torto,
confinati nel loro territorio sono testimonianza viva e diretta del fermento
culturale che la città ha vissuto per
tanti anni. “E fuor di dubbio - si legge
nel catalogo del Museo - che in
un’opera di censimento e catalogazione vi siano possibili cadute di tensio-
ne; è altrettanto vero che in futuro con
parametri di verifica più oggettivi poiché meno condizionati dalla contemporaneità, sarà possibile ed auspicabile una rivisitazione critica del materiale
posseduto e quindi una selezione delle
opere in prospettiva museale stabile”.
Comunque sia questa Pinacoteca rappresenta uno dei pochi luoghi espositivi pubblici abruzzesi per l’arte contemporanea. Un luogo che ha radici
molto più lontane di quanto si pensi.
”La spinta “idealizzante” verso una
rinascita culturale nella città di
Avezzano, sradicata da ogni ancoraggio
storico per il prosciugamento del
Fucino prima, che aveva mutato
l’economia del territorio, e per il terremoto del 1915 poi, nel quale tutta la
produzione millenaria di una civiltà era
stata annientata, viene da un gruppo
di giovani “anonimi” (il termine, usato
da uno di essi, Marcello Ercole, non e
amaro, ma simboleggia la laboriosità
di tutta una gente), che in seguito si
sarebbe denominato Gruppo Artisti
Marsicani (GAM)”.
Dei veri e propri “volontari della cultura”, Marcello Ercole, Pasquale Di
Fabio, Ermanno Toccotelli, Dante
Simone, Carlo Colonnello, Enzo
Frittella, che come da copione tenevano le loro informali e goliardiche
riunioni alla Taverna di via Corradini o
al glorioso “Caffè Stella” del centro
marsicano, dove discutevano e si con-
frontavano sulle nuove ricerche artistiche; un momento irripetibile che funse
da polo catalizzatore, su cui altri uomini di cultura si innestarono per dar vita
ad una stagione artistica inimitabile.
Era il 1949, cioé subito dopo la seconda guerra che, con le sue devastazioni,
aveva cancellato la memoria storica
della città, fino a comprometterne ogni
possibilità di ripresa e questo gruppo
di giovani, spinto da una volontà operativa, più che da una poetica comune
come invece avveniva in altre città italiane (si pensi al Gruppo Boccioni di
Macerata o ai più noti Gruppo N di
Padova, Gruppo T di Milano e Gruppo
Uno a Roma), riuscì ad organizzare una
prima rassegna di pittura denominata,
Mostra Marsicana, che nel 1952 si
sarebbe chiamata Mostra di Arti
Figurative, nell’anno successivo Mostra
d’Arte Regionale e, a partire dal 1957,
Premio Avezzano. Accanto ai nostri
espongono in città artisti di fama
internazionale come De Pisis, Mafai,
Tozzi ed altri e in un anno molto particolare per il successo dell’evento, il
1944, nel comitato d’onore figurava
Alcide de Gasperi. Oggi un consistente
numero di opere della pinacoteca sta a
testimonianza di questo periodo che fu
raccordo tra i pittori marsicani, alcuni
dei quali nel prosieguo della loro carriera si sarebbero indirizzati o verso
l’astrattismo geometrico (Di Fabio) o
verso l’Informale (Gagliardi) o verso
tecniche collagistiche - decollagistiche
(Paris), e il fervore figurale romano dei
vari Bartolini, Costi, Miele, Vangelli,
Avenali, Conte, Sarra, Guzzi.
Così il Museo - Pinacoteca Castello
Orsini Colonna di Avezzano ci racconta
una storia fatta ancora di grandi ideali,
di comunione e condivisioni di idee e
intenti affinché la cultura, più di ogni
altra cosa, potesse far rinascere un territorio. E non è poco.
info
Museo - Pinacoteca Orsini Colonna
Piazza del Castello, Avezzano (AQ)
Tel. 0863.23384
Ingresso gratuito
Visita su prenotazione
S E I D E L L A R E G I O N E A B R U Z Z O / C H I E T I , L I B R E R I A D E L U C A ( V I A C . D E L O L L I S , 1 2 / 1 4 ) / N U O VA L I B R E R I A ( P I A Z Z A B A R B A C A N I , 9 VA S T O ) / L ' A Q U I L A ,
MU13
Nel blu
dipinto di blu...
“…nel cielo immenso e crudo, gravido di
accatastate minacce di dramma, simile a certi cieli,
d’una modernità quasi parigina,
del Mantegna o del Veronese, e sotto il quale
non poteva compiersi che un qualche atto
terribile e solenne come una partenza in treno
o l’erezione della Croce”.
(Proust, All’ombra delle fanciulle in fiore)
Ci sono molti modi di trattare il colore,
prodigioso è quello che ci fa toccare il
cielo con un dito, nel senso che rende
tangibile l’etereo.
Ho incontrato il colore, ovvero la sua
personificazione, in Renato Birolli un
artista straordinario capace di percepire i colori come la sua pelle: li assimila,
li filtra, li suona con accordi struggenti
che arrivano in profondità in un continuo rimando di sensi; egli stesso annota: “Lo stormire delle fronde, dall’orecchio passa all’occhio e diventa blu”.
Un uomo brillante e rivoluzionario che
si racconta in un punto di vista cromatico: il blu.
Mi piace il blu, è un colore leale, morale, discreto insomma un colore buono,
ma allo stesso tempo intrigante e affascinante, che Birolli declina in mille
tonalità tante ne servono per dipingere
le pieghe del suo animo. Il blu non è
una scelta scontata o casuale, è un
colore che mi fa riflettere e mi chiedo
…avete mai pensato a quanti blu esistono? Blu egizio, oltremare, notte, di
Prussia, avion, bluette, blu cobalto, Il
blu ribelle e innovatore dei giacobini,
della musica blues, dei blue jeans ma
MU1 4
anche dei corpi diplomatici e di pace.
È un segno spirituale e simbolico quello che Birolli lascia sulla tela che apre
la mente a divagazioni, apparentemente marginali, in grado di condurre lo
spettatore ad intuizioni sorprendenti. Il
quadro è un autoritratto con gli occhi
spalancati sul mondo, così sbarrati che
mi ipnotizzano, sembrano ammaliare
come gli occhi delle piume dei pavoni
e vedere nel buio come quelli dei gufi,
sono magici e con tante storie da raccontare. Sono affascinata da quest’uomo che osserva e ha l’aria di uno che
ne sa, mi spinge a guardarmi intorno e
scoprire che nella stessa stanza c’è la
storia dell’arte moderna, di matrice
figurativa, dai maestri che si sono
affermati quali interpreti della rivoluzione più energica, come De Chirico,
agli autori del primo Novecento, da
Guttuso a Cantatore, Migneco,
Spazzapan, Morlotti, Mattioli che, filtrate le esperienze più radicali, hanno
elaborato un nuovo linguaggio figurativo ricco di straordinarie contaminazioni, capace di esprimere l’invisibile
ovvero i valori umani della conoscenza.
Una accanto all’altra sfilano le forme
Renato Birolli, Autoritratto, 1948
divine di Campigli, della Raphael o
l’idea di cavaliere di Marini; intrise di
tenera femminilità le donne di Manzù
e di Messina; liriche e delicate le composizioni di Peluzzi e trepida la modellazione di Broggini che si propone di
catturare la luce della materia e rappresentarne la vita.
Seguono ambienti popolati di immagini, di forme riconoscibili e riconducibili alla realtà, che mi indicano un
modo diverso di guardare le cose, di
indagare sui fatti, come se la materia
manifestasse l’esigenza di un punto di
vista emotivo. La sala dedicata ad
Aligi Sassu è dominata dal rosso: un
effetto impressionante, accentuato
dal nitido assetto compositivo dei
quadri, un colore saturo e definito che
ubriaca la vista.
Tutto questo è Arte per immagini, una
prestigiosa selezione di 101 opere del
XX secolo esposta dal 2004 presso il
Museo d’Arte C. Barbella di Chieti che
rivela il mondo sensibile e il cammino
professionale di un noto gallerista:
Alfredo Paglione.
La raccolta comprende artisti appartenenti ad aree culturali diverse taluni accomunati da rigorose forme di
adesione al vero come Banchieri,
Bodini, Falconi, Borghi, Vignozzi,
Morgan, Tonelli; altri, pervasi da una
percezione meno limpida del reale, si
esprimono con figurazioni emblematiche ed allusive alla maniera di
Calabria, Guccione, Forgioli, Ossola,
Dova, Savinio. Il senso di realtà si
manifesta spietato in Carroll, forte e
poetico in Vallorz, consapevole e
avvinto in Bonichi, Bergomi, Modica,
Luino. Le figure emergono dal fondo
come apparizioni in Ajmone,
Vespignani e Francese o si impongono col vigore della definizione di
Caruso, Marchi e Gilardi. La rassegna
include anche autori più giovani
come Frangi, Velasco, Pignatelli e
Petrus impegnati sul tema della città.
Il percorso si conclude con la significativa esperienza del realismo spagnolo, da Lopez Garcia ai più giovani
esponenti del movimento, e la dedica
speciale a Carlos Mensa che afferma,
con grande valenza conoscitiva e poetica, un atto creativo non privo di
impegno sociale e politico.
Questa antologia racconta una storia
di vita che passa attraverso l’incontro,
dinamico e operoso, con Aligi Sassu e
celebra l’unione sentimentale con la
cultura spagnola: l’umanità e la
sapienza celate dietro questa collezione commuovono e colpiscono quanto
la raccolta stessa. Forse è proprio il
fattore umano, lo stringente rapporto
tra arte e vita che desta uno sguardo di
meraviglia sul mondo reale, sulle
immagini di tutti i giorni e rivela
che…il cielo è sempre più blu!
Jessika Romano
info
Museo d’Arte Costantino Barbella
Palazzo Martinetti - Bianchi
Via C. De Lollis, 10 - 66100 Chieti
Tel. 0871 4083352 / 330873
[email protected]
C A F F È P O L A R ( V I A S A N TA G I U S TA , 1 7 / 2 1 ) / L I B R E R I A C O L A C C H I ( V I A A N D R E A B A F I L E , 1 7 ) / P E S C A R A , B O O K & W I N E ( N U O V O T R I B U N A L E ) / L I B E R N A
SPECIALE ARTE MODERNA
Manfredi Beninati, Dopo tutto, i suoi fiori..., 2007, Particolare dell'installazione,
MuseoLaboratorio-ex manifattura tabacchi- Città Sant'Angelo (PE)
Giuseppe Stampone, Flavio Vola, 2007, Installazione neodimensionale (le foto si riferiscono a Particolari)
MuseoLaboratorio-ex manifattura tabacchi- Città Sant'Angelo (PE)
“A Flavio”
Dal materiale all’immateriale.
Dall’installazione alla digital art. Un
viaggio tra il reale e il virtuale. Questa
è la giusta chiave di lettura della
mostra d’arte contemporanea “a
Flavio”, di Manfredi Beninati e
Giuseppe Stampone, inaugurata sabato 31 marzo 2007 alle ore 19.00, presso
gli spazi del Museo Laboratorio - Ex
Manifattura Tabacchi di Città
Sant’Angelo (Pescara).
I due artisti si sono occupati di due
parti diverse di un’unica mostra, dedicata “a Flavio”: fratello di Manfredo
Beninati, scomparso lo scorso anno.
Visitare la mostra è come intraprendere un viaggio pluridimensionale e plurisensoriale. Il viaggio della memoria e
delle riflessioni attraverso un universo
di mondi paralleli che di volta in volta
vengono svelati allo spettatore.
L’allestimento è concepito come un
percorso, un sentiero oltre che fisico
anche psicologico tra i mondi terreno
e spirituale, tra la vita e l’al di là.
Il visitatore inizia il suo viaggio come
protagonista dell’universo virtualizzato
da Giuseppe Stampone utilizzando la
tecnologia e l’ambiente virtuale di
Second Life. Personaggi creati dalla fan-
tasia dell’utente librano letteralmente
in un paesaggio tridimensionale fatto
di edifici, suoni ed oggetti, interagendo
con essi e con qualunque altro utente
che, grazie alla rete internet, voglia
entrare in contatto con questo mondo.
Le infinite possibilità di Second Life
fanno si che le stesse opere degli
autori possano essere visitate anche
nel mondo virtuale, e, tramite un
sistema di telecamere colui che guarda la mostra viene in realtà visto dagli
utenti in rete.
Continuando il percorso ci si addentra
in una foresta metaforica, metafisica:
pali bianchi sono disseminati nello
spazio come alberi scheletrici, in una
natura congelata e stilizzata: un effetto
freeze. Ci si muove in un fermo immagine. Un bosco abitato solo da farfalle
bianche: sono dappertutto! Ci guidano, ci accompagnano come anime fragili che si liberano dai corpi terreni e
volano leggere. Tutto è bianco: le farfalle, gli alberi, le pareti. Un paesaggio
mimetico e onirico. Tra i tronchi si
intravedono tre pozzi, anch’essi bianchi. Il pozzo è inteso come un passaggio tra due dimensioni. Guardando
all’interno del primo di essi una figura
A U TA ( V I A T E R A M O , 2 7 ) / T E R A M O , L A S C O L A S T I C A ( C O R S O S . G I O R G I O , 3 9 ) /
femminile ci accoglie con le mani protese in avanti. È completamente
coperta e circondata da farfalle. Ci si
rende conto che le farfalle viste prima
sono venute dall’altro lato del pozzo,
da un’altra dimensione.
Il secondo pozzo contiene una telecamera: incuriosisce, oltre a destabilizzare le aspettative del visitatore. Non ci
si rende conto della sua reale funzione
fino a quando non si scruta il fondo
del terzo pozzo: qui uno schermo permette di vedere colui che si affaccia al
pozzo precendente, come proiettato
da un mondo parallelo. In quale
dimensione ci troviamo ora? Siamo
disorientati!
Tre mondi ci appartengono: reale, trascendente e virtuale. Unica parola
d’ordine: “custer 105, 177, 34” (password per accedere a Second Life).
Anche Manfredo Beninati crea uno
spazio come un’opera aperta. Un
ambiente scenografico naturale vivibile dallo spettatore. Allaga le stanze
del museo tra una serie di mobilia.
L’artista offre il soggetto e la sceneggiatura di un film che è lo spettatore
stesso ad intraprendere, rielaborandolo con le proprie fantasie ed emozioni.
La mostra rende il visitatore parte attiva: soggetto di una scena virtuale e
dinamica (Stampone), e di un ambiente reale, ma immobile (Beninati).
“a Flavio” non si presenta come una
semplice esposizione d’arte ma come
un laboratorio di sperimentazione.
Spazi inanimati prendono vita grazie
alla presenza dello spettatore che ne
diviene protagonista fondamentale.
Una mostra che cambia volto in funzione dell’interazione e della partecipazione dei visitatori: come in
un’opera pirandelliana dove ciascuno
recita a soggetto.
Gli spazi del Museo Laboratorio - Ex
Manifattura Tabacchi ospiteranno la
mostra dal 31 marzo al 20 giugno
2007.
di Marino la Torre e Alberto Ulisse
[unoaunostudio]
info
Museo Laboratorio - Ex Manifattura Tabacchi
Vico Lupinaio 1, Città Sant’Angelo (PE)
Tel. +39 085.960555
aperto tutti i giorni dalle 17.00 alle 21.00 (domenica e lunedì chiuso)
www.museolaboratorio.org
[email protected]
Catalogo Pickw ick / W W W. M U 6 A B R U Z Z O . E U M U 6 / D O V E T R O VA R L O : M U S E I D E L L A
MU15
SPECIALE ARTE MODERNA
i 99 passi UNA VISITA AL MUSPAC
Joseph Kosuth
Luca Patella
Una strada lunga una generazione può
essere percorsa in 99 passi. È la
distanza che separa l’uscio del Museo
sperimentale d’arte contemporanea
dalla casetta rosa in cui abitò il poeta
Gilberto Centi. “Lo andavamo a trovare
- ricorda Enrico Sconci, direttore del
Muspac - e lui si affacciava alla finestra
con un mantellaccio nero. Nella sua
minuscola camera ascoltavamo al buio
i primi 45 giri di un certo Bob Dylan e
di un tale De Andrè”. Tempi lontani:
“La rivoluzione ha perso il reggipetto”,
pezzo forte dei Bravo reverendo
Rebman, una delle prime band psichedeliche aquilane, la ricordano in pochi.
Ma è lì, nel fertile terreno delle illusioni, che affonda le radici il Muspac, un
luogo nato con la ragione sociale di
diffondere cacofonie nella musichetta
conciliante che avvolge come bambagia gli ipermercati del senso. “Mi chiedo spesso il significato di tutto quello
che abbiamo fatto - riflette Enrico - e
rispondo che esso consiste nell’ aver
creato uno spazio d’incontro in cui
sono passati tanti artisti, tanti giovani,
tanti appassionati”. Il Muspac insomma come una valigia piena di storie,
volti e amicizie: come la stanzetta di
Gilberto traboccante di libri.
Il Muspac ha tentato di essere agli antipodi di musei trasformati in ricoveri per
quadri stanchi e senza mercato, talvolta
appesi negli eleganti privèe ad uso di
uomini politici e d’affari, come accade
nella catena di musei del frachising
Guggenheim. Per questa ragione, se si
leggono “gli endecasillabi per un quadro non dipinto” di Carmelo Bene, che
fanno parte della collezione permanente del Muspac, la sua voce risuona
ancora e fa vacillare le solide pareti del
Palazzo. A volerlo ci si può ancora
affacciare nelle fessure aperte dal greco
Kounellis, fatti della materia primordiale dei sogni, come il fuoco, il carbone e
il caffè. Cola il bitume sui quadri di
Massimo Piunti e disegnano gineprai
oscuri e colline opalescenti. Resta
fermo nell’istante dell’assenza l’urlo di
rabbia dell’argentino Raul Rodriguez
per il destino dei desaparecidos.
Il grande Joseph Beuys non è mai passato di qui - con la sua pala e una bottiglia di Montepulciano - ma sua è la
filosofia sottesa al Muspac: l’arte come
scienza della libertà e come fondamento di un’economia aderente ai bisogni
e alla terra, l’arte come unico vero
capitale. E poi il suo febbrile dare
senso alle parole, a cominciare dalla
parola utopia, resa concreta da gesti
semplici come raccontare una ricetta,
spaesare un oggetto di uso quotidiano,
piantare alberi a Kassel, infilare una
presa in un limone carico di energia.
Hanno lasciato un segno profondo i
gesti sonori di Sylvano Bussotti, i
musei delle cere animati e messi in
scena da Fabio Mauri, la rilettura della
Perdonanza celestiniana fatta da
Joseph Kosuth e da altri importanti
artisti: un omaggio laico e spiritualmente scandaloso del Muspac ad una
delle più Sacre Tradizioni della città.
“In questi anni - spiega Sconci - abbiamo intrecciato relazioni con ciò che è
vivo culturalmente nel territorio.
Abbiamo favorito l’incontro degli studenti dell’Accademia con artisti di altri
paesi e culture. Presto saremo aperti
anche la sera, per invitare i giovani a
trascorrere, con la scusa di un buon
bicchiere di vino, ore diverse da quelle
spese in pub sovraffollati e dove di cultura ne circola ben poca”.
Dietro il portone del Muspac, Via
Paganica è deserta e malinconica. I
Custodi del Silenzio assorbono con le
loro spugnette gli echi di utopia e
financo i bisbigli di dissenso, prima
che essi possano scalfire il vicino
Palazzo Margherita.
Domandona del secolo: “Signor Sconci:
l’arte è morta?” “Non saprei - risponde
- sicuramente è morta nel mondo della
politica e degli ordini professionali.
Basti pensare allo scempio che è stato
fatto sulla Piana dei Navelli o alla colata di cemento con cui qualcuno vorrebbe coprire Piazza D’Armi, invece di
farne un polmone verde della città,
come sarebbe ovvio”. Torna alla mente,
a tale proposito, Africa/Incontri, altro
importante evento ospitato al Muspac
nel 1992. Tito Spini raccontò, a tanti
aquilani che gremivano la sala, di tribù
che hanno un rapporto sacrale con
l’abitare, avvertono il territorio come
distesa di simboli, hanno compreso,
come il surrealista Andrè Breton, che
plasmare lo spazio in cui si vive significa trasformare se stessi.
Filippo Tronca
info
Muspac
Via Paganica 17, L’Aquila
Tel. +39 0862.410505
Orari: 10.00-14.00 / 16.00-20.30
aperto tutti i giorni (domenica chiuso)
[email protected]
R E G I O N E A B R U Z Z O / C H I E T I , L I B R E R I A D E L U C A ( V I A C . D E L O L L I S , 1 2 / 1 4 ) / N U O VA L I B R E R I A ( P I A Z Z A B A R B A C A N I , 9 VA S T O ) / L ' A Q U I L A , C A F F È
MU17
Il Museo dello Splendore
TRA SPIRITUALITÀ E MODERNITÀ
Significativa presenza all’interno della
collezione permanente del Museo
d’Arte dello Splendore è rappresentata
dall’opera “A pie II” (2003, tecnica
mista su tela, 125 x 76,5 cm.) di Bruno
Ceccobelli.
Collocato dalla critica fra i maggiori
esponenti della “Nuova Scuola
Romana”, egli attua un recupero sui
generis del readymade dadaista: raccoglie oggetti usati e abbandonati e li
carica di significati simbolici e mistici.
In quest’opera, l’artista ha incollato
Bruno Ceccobelli, A pie II, 2003
MU1 8
una vecchia ma preziosa tappezzeria e
delle scarpe con la suola in corda,
aprendole e distendendole sulla tela; è
poi intervenuto con bruciature e macchie di colore.
Il titolo, che è un gioco di parole,
anche questo nella tradizione dadaista,
in inglese significa una torta, ma contiene la parola “api” e la parola “pie” e,
in effetti, le scarpe così collocate
richiamano nella forma delle api.
D’altra parte, le api sono spesso presenti nell’immaginario di Ceccobelli:
“Sciami” è una sua opera composta da
settantanove quadri su carta, mentre
una sua mostra del 1995 si intitolava
“Api pie ‘88”.
Che significato hanno le api nell’opera
di quest’artista?
Le api sono simbolo di operosità; trasformano il polline in miele e, in primavera, abbandonano il loro alveare
per creare una nuova colonia. Inoltre,
secondo il mito della bugonia, riferito
da Virgilio nelle Georgiche, dai cadaveri di animali in decomposizione nascono sciami d’api. Da una parte, dunque,
l’ape allude al lavoro dell’artista, che
operoso raccoglie i resti della società
per purificarli e trasformarli, consacrandoli in opere d’arte; dall’altra, alle
sue opere, che nascono dalla decomposizione di materiali la cui funzione è
ormai “morta”.
Al cammino, al processo di purificazione e rigenerazione, al fluire delle cose,
alludono le scarpe stesse poste su
quello che appare un tappeto e le bru-
ciature e le macchie di colore. Le api,
poi, sono pie perché Ceccobelli vede
nella loro attività una religiosità, una
sacralità che è insita anche nel suo
lavoro: il frutto è nell’un caso il miele,
nell’altro una bella “torta”.
Il misticismo che appartiene all’artista
umbro gli deriva da una spiritualità
francescana che lo spinge ad essere un
umile e amorevole raccoglitore dei
resti dell’ambiente e della natura.
Ecco perché riteniamo che la sua
opera rappresenti il nostro museo
che, sempre aperto alle nuove tendenze e sperimentazioni, rimane però
ancorato alla cultura francescana nel
segno della semplicità e dell’amore
per la Bellezza.
Non a caso il MAS, sorto nel 1997 per
volontà di Padre Serafino Colangeli,
prende il nome dal Santuario della
Madonna dello Splendore ed è situato
all’interno dei locali del convento dei
Cappuccini, opportunamente ristrutturati; in un luogo dove si incontrano
arte, natura e spiritualità.
La collezione permanente comprende
oltre 130 opere fra pitture, sculture e
grafiche di artisti contemporanei,
donate dagli stessi e da collezionisti
ed è accompagnata da catalogo con
testo critico di Enzo Di Martino, che ne
ha altresì curato l’allestimento.
Oltre a un gruppo di artisti giovani ma
già affermati come lo stesso
Ceccobelli, Fabrizio Plessi e Marco
Lodola, abbiamo opere realizzate da
artisti che hanno maturato il loro lin-
guaggio nei decenni ’60 e ’70: siano
essi dediti alla pittura d’immagine o
all’ astrattismo.
Non mancano alcuni grandi maestri
del ‘900: Francesco Messina con ben
otto sculture in bronzo, Emilio Greco,
Georges Rouault, Umberto
Mastroianni, Mirko Basaldella, Henry
Moore, Antonio Corpora, il nostro
Venanzo Crocetti, Carlo Mattioli, Giulio
Turcato, Marino Marini, Virgilio Guidi,
Pericle Fazzini, Remo Brindisi,
Salvatore Fiume, Giuseppe Migneco,
Rufino Tamayo, Aligi Sassu.
Il museo esprime la sua vocazione alla
conservazione e alla promozione dell’arte contemporanea anche attraverso
l’allestimento di mostre temporanee,
convegni e conferenze a tema, lezioni
di storia dell’arte, progetti didattici
volti alla conoscenza delle più recenti
tendenze artistiche.
Federica De Lucia
info
Fondazione Museo d’Arte dello Splendore
Viale dello Splendore, 112 - 64021Giulianova (TE)
Tel/Fax 085 8007157
Ingresso gratuito, aperto dal martedì alla domenica ore 10.00-13.00 / 15.00-19.00 (il giorno di
chiusura può variare in occasione di mostre temporanee. Per il periodo estivo è previsto un orario serale)
visite guidate disponibili, anche per gruppi su
prenotazione.
www.museodellosplendore.it
staff@museodello splendore.it
P O L A R ( V I A S A N TA G I U S TA , 1 7 / 2 1 ) / L I B R E R I A C O L A C C H I ( V I A A N D R E A B A F I L E , 1 7 ) / P E S C A R A , B O O K & W I N E ( N U O V O T R I B U N A L E ) / L I B E R N A U TA ( V I A T
SPECIALE ARTE MODERNA
“Venimmo al piè
d’un nobile castello...”
Lo scenario a cui si riferisce Dante, dal
carattere evidentemente allegorico, è il
Castello degli spiriti magni ovvero il simbolo della sapienza umana intesa nel
senso più ampio.
La citazione non è peregrina se introduce il Castello Gizzi di Torre de’
Passeri, una splendida dimora storica
che dal 1979 è la sede dell’Istituto di
Studi e Ricerche “Casa di Dante in
Abruzzo” e dal 1980 ospita ogni anno
mostre dei più grandi artisti, da Giotto,
Botticelli, Raffaello, Michelangelo a
Blake, Flaxman, Guttuso, Sassu,
Martini, Dalì e molti altri ancora, che
hanno interpretato la Divina
Commedia. L’iniziativa che i Coniugi
Gizzi hanno intrapreso è rivolta anche
ad artisti contemporanei che si cimentano, con il massimo rispetto per
l’austera sacralità della fonte, nella
declinazione di un paradigma stilistico
che non ammette confronti: il potere
visionario dei versi del sommo poeta
investe l’artista di una sorta di spirito
profetico che delinea e rafforza il ruolo
dell’intellettuale nella società dei
nostri tempi. La Lectura Dantis figuralis risulta quanto mai attuale soprattutto per le risonanze interiori, provocate dall’impatto con la luminosa
purezza della poesia, degli artisti che
commentano con le immagini affermazioni dottrinali che brulicano di figure
emblematiche e costituiscono un inesauribile repertorio da elaborare.
Lo straordinario impegno che Corrado
Gizzi emana da tempo nella cura delle
mostre, che si distinguono per originalità e classe, e nell’autorevole produzione editoriale, costituisce uno stimolo esaltante a quanti sono seriamente
occupati nel settore delle arti visive,
un’esortazione a non perdersi nei sentieri tortuosi e accidentati della moda
o del mercato, bensì ad addentrarsi
negli approfondimenti.
La dèpandance del prestigioso maniero
ospita la Biblioteca “Miria e Armando
Caldora” e il Museo Dantesco
TERAMO, 27) / TERAMO, LA SCOLASTICA (CORSO S. GIORGIO, 39) /
“Fortunato Bellonzi”, unico in Italia,
che vanta oltre 300 opere, tra dipinti,
sculture e incisioni, tra cui le illustrazioni della Vita Nuova, delle Rime
extravaganti e della Monarchia realizzate per la prima volta dal Trecento ad
oggi da artisti viventi.
La ricerca iconografica dantesca riassume e rielabora la storia degli uomini
stregati da un racconto divino o interpreti di un’intuizione che non dimenticano la propria “semenza” secondo il
monito di Ulisse “…fatti non foste a
viver come bruti / ma per seguir virtute
e canoscenza” (Inf. XXVI 118 -120).
Il seme della conoscenza perdura tra
le fresche sensazioni del grande parco
che circonda la tenuta dove sono
state individuate e catalogate venti
famiglie arboree e diverse varietà di
specie protette che affondano le loro
radici nella storia.
Torre de’ Passeri ha istituito un legame
ideale con Dante ma possiede un legame reale con il suo tempo, insito nel
(INFERNO IV, 106)
valore simbolico del nome: il toponimo conserva la memoria del luogo
come baluardo difensivo destinato alla
sorveglianza della via Claudia Valeria
già intorno all’anno Mille.
Un Castello dunque, una roccaforte, un
luogo solido, concreto che pure è mitico perché custode del viaggio nel
sogno del divino poeta.
“Un crociato dell’Arte”, come è stato
definito il Prof. Gizzi, difende la cultura
tra le possenti mura della sua fortezza,
la protegge dall’assedio, dal disfacimento dei tempi moderni e apre le sue
porte a quanti vogliano studiarla ed
amarla con passione.
Jessika Romano
info
Castello Gizzi
Via della Carrozza, 22
Torre de’ Passeri, Pescara
Tel. 085 8884220 / 63778
Catalogo Pickw ick / W W W. M U 6 A B R U Z Z O . E U M U 6 / D O V E T R O VA R L O : M U S E I D E L L A R E G I O N E
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I MUSEI AMICI DI
SPECIALE ARTE MODERNA
MUSEO DELLE ARTI - CASTELLO DI NOCCIANO
Il Museo delle Arti è ubicato nel
Castello di Nocciano, oggi proprietà
comunale, ma antica dimora dei marchesi De Sterlich-Aliprandi.
Il museo è posto al primo piano del
Castello, lato sinistro e si compone di
6 sale, numerate secondo l’ultimo allestimento, e di 4 sale su un ballatoio in
legno al piano superiore da cui si accede direttamente dal museo con due
scalinate in legno, per comodità una
per salire e una per scendere.
Sono esposte 115 opere di artisti
esclusivamente abruzzesi, mentre in
archivio ne conserviamo 75, di artisti
non solo abruzzesi.
Il percorso museale parte dai maestri
degli anni ‘50, che nel dopoguerra
hanno lavorato per una ricerca innovativa, e arriva ai giovani del 2000 che,
stimolati dagli insegnamenti dei loro
maestri, hanno portato avanti la sperimentazione e approfondito la ricerca.
Una delle sale che esprime meglio gli
ultimi cinquant’anni dell’arte in
Abruzzo, con il percorso storico, la
qualità della ricerca e la realtà dei
risultati, è la sala n.3 “Minimalismi e
Concettualità” che presenta e rappresenta le ultime esperienze dell’arte
contemporanea.
Gli artisti presenti, anche se di generazioni differenti, sono legati tra loro
dalla continua ricerca di pensiero e
dalla originalità delle materie utilizzate: il filo spinato per “Gioco negato”
(1992) di Angelo Colangelo (1927); la
testa in gesso, dai lineamenti quasi
levigati per “Gisant” (1995) di Oliviero
Rainaldi (1956); la stampa laser (ossidi) su carta “Dis’Arte” (1999) di Franco
Fiorillo (1962); e che dire del bicchiere
da osteria “Senza titolo” (2006) di Gino
Sabatini Odoardi (1968), realizzato con
la tecnica della termoformatura, usata
per la prima volta nell’arte sperimentale (materiale plastico, in parole povere), con cui siamo a contatto tutti i
giorni; oppure la corposa, ma minimalista litografia “Disegno” (1993) di Ettore
Spalletti (1940), composta da 113 tavole; in questa sala troviamo l’opera
“Centimetri cubi su supporto effimero” (1993)
di Mauro Folci (1959), opera realizzata
con acrilico su tela + vetrocamera inciso; il bronzo “Fossili” (1997) di Giovanna
De Sanctis (1939), opera in due parti,
che avvicinandoli si forma una noce e
aprendo la noce appare una mano,
positivo e negativo; vi è l’opera “Fino al
cielo di Venere” (1996) di Fausto Cheng
(1946) realizzata con terracotta e catrame e infine 2 opere di Mandra Cerrone
(1959) stampa su acetato-vetro satinato a mano dal titolo:“Henry Matisse e
Mandra Cerrone - 1944” (2002) e “Mandra
Cerrone e Georgia O’ Keeffe sul tetto della
casa di Lake Georgie - 1928” (2002).
Il Museo delle Arti vuole essere un
museo dove si possa: parlare di arte;
trovare una bibliografia sugli artisti
presenti al museo; trovare materiale di
ricerca per gli studenti degli Istituti e i
Licei Artistici (a cui si è pensato facendo il nuovo allestimento); godere di
tanti autori che hanno rappresentato
la Regione Abruzzo in Italia e nel
mondo. Purtroppo molti di questi artisti abruzzesi sono fuori regione a lavorare, perché qui non hanno trovato
“l’incoraggiamento” giusto per portare
avanti il loro lavoro fatto di ricerca,
sperimentazione, rapporti umani e
diciamolo, non hanno trovato sostegni
finanziari per arrivare giustamente a
raccogliere i frutti di tanti sacrifici fatti
per e nel nome dell’arte.
Anna Maria Marcucci
direttore del Museo delle Arti
info
Castello di Nocciano
Largo Madonna del Piano 1
Nocciano - Pescara
Tel. 085 847135
UN PAESE PER MUSEO
È il nome che si è voluto dare al sistema museale del Borgo di Scontrone che
comprende:
Museo Internazionale della
Donna nell’Arte
Il Museo è unico in Italia ed in Europa.
Considerando che l’intento era quello
di valorizzare il patrimonio storico-artistico, facendolo integrare da un percorso di tracce e memoria, è nata l’idea di
produrre un sistema d’arte stabile e di
qualità, optando per la creazione di un
Museo che si differenziasse da tutti gli
altri esistenti nel territorio e che addirittura potesse travalicare le informazioni regionali e nazionali: nasce da qui la
scommessa di produrre in un luogo di
periferia e di trincea, ed in un piccolo
Borgo di 200 abitanti, un Museo
Internazionale della Donna nell’Arte.
Il Borgo, la Donna, l’Arte: i rapporti tra
la memoria ed il contemporaneo vanno
a ricercare e valorizzare un contatto più
intimo e profondo tra la quotidianità e
le nostre radici, per renderlo più fruibile
a tutti, e con la dichiarata volontà di
voler tentare di costruire un percorso
anomalo anche con una riflessione critica che ne potesse interpretare i contenuti passati, fornendo una chiave di lettura del presente.
La scelta delle Donne non è stata poi
casuale, ma quasi un atto dovuto per
riscattarle da una posizione non comoda nel sistema globale ed anche artistico; forse anche partendo dalla considerazione che esse sono riuscite ad espri-
mere più di chiunque altro le pulsioni, i
sentimenti, le immagini del mondo
visto da un lato sicuramente difficile.
Questo Museo comprende oggi circa
100 opere di fotografia, pittura, scultura,
di 100 Artiste provenienti da 35 Paesi
del mondo; e si caratterizza perché è
unico nel suo genere in Italia ed in
Europa tra quelli dedicati a solo Artiste
donne; perché comprende opere di
Artiste giovani e di Artiste più affermate, e perché quasi sempre le Artiste
hanno esposto opere che si rapportano
direttamente alla cultura del loro Paese
di provenienza, superando spesso i condizionamenti e gli epigoni dell’arte contemporanea globalizzata.
La raccolta è stata messa insieme in
seguito a donazioni provenienti dalla
Rassegna di Arte contemporanea al
femminile Roses Choice giunta quest’anno
alla sua 6° edizione.
La Manifestazione comprende anche la
sezione Scritture Creative con proposte
che spaziano dalla poesia, alla musica,
al teatro, al cinema.
Centro di documentazione
“Hoplitomerix”
Da ritrovamenti effettuati sulle alture di
Scontrone: denti di coccodrillo, pezzi di
carapace di tartarughe, testa di un cervo
a cinque corna (Hoplitomeryx), ed altri
reperti risalenti a circa dieci milioni di
anni fa, l’Amministrazione comunale di
Scontrone, la Università degli Studi di
Firenze (Dipartimento di Scienze
Naturali) e la Soprintendenza
Archeologica di Chieti hanno predisposto un centro di documentazione col
materiale già raccolto.
Murales
Fin dal 1988 l’allora Amministrazione
Comunale si caratterizzò per la scelta
di dotare il suo centro storico di
Murale sul tema de L’emigrazione e le genti
di montagna.
Museo della Montagna
Comprende circa 80 opere di pittura e
scultura, e circa 90 opere di fotografia
che verificano il territorio dal punto di
vista del paesaggio, dell’artigianato
delle tradizioni.
È stato istituito dalla Comunità
Montana Alto Sangro e Altopiano delle
Cinquemiglia con opere donate dagli
Artisti partecipanti al Premio Patini.
Manifestazioni 2007
Rose’s choice è il titolo della sesta
Rassegna di Arte Contemporanea internazionale ed interdisciplinare al femminile che si terrà nel Borgo di Scontrone
(AQ) dal 28 luglio al 30 agosto. La
nuova edizione si vuole caratterizzare,
ancora una volta, per una particolare
attenzione ad una cultura di estrema
qualità e la nostra ricerca ci ha portato
a scegliere alcune delle protagoniste fra
le più interessanti del sistema artistico
nazionale dove loro hanno dato e
danno il massimo del contributo per
una ricerca di identità culturale ed artistica. Questa Manifestazione, che ha
per tema Streghe e altre donne, si articolerà su diversi eventi ed esposizioni e
sarà privilegiato un itinerario all’interno
del centro storico del Borgo, dove le
Artiste invitate dipaneranno i loro lavori
utilizzando un percorso flessibile che le
porterà ad intervenire con opere pittoriche, installazioni, foto e video per realizzare sul posto site specific projects.
Collegata alla proposta Arti figurative è
la sezione Scritture creative che prevede,
sempre sullo stesso tema, progetti e
laboratori di teatro, di presentazione
libri, di enogastronomia.
Lino Alviani,
Curatore e Direttore Artistico
info
Scontrone, Un paese per Museo
Comune di Scontrone
Tel. 0864.87149 - Lino Alviani cell. 368.7661777
Apertura, giorni feriali 11-13
eventuali altri orari e giorni su richiesta
www.museoartedonna.org
[email protected]
www.scontrone.net
A B R U Z Z O / C H I E T I , L I B R E R I A D E L U C A ( V I A C . D E L O L L I S , 1 2 / 1 4 ) / N U O VA L I B R E R I A ( P I A Z Z A B A R B A C A N I , 9 VA S T O ) / L ' A Q U I L A , C A F F È P O L A R
MU21
INFO MU6
ILMUSEONUOVOLETTEREINBREVECONVEG
SEMINARI
MOSTRE
SPACE,PEOPLE
AND PLACE
NEL SEGNO
DELLA MATERIA
CITTÀ, ARTE E
ARCHITETTURA IN EUROPA
ARTE INFORMALE
EUROPEA E AMERICANA
PESCARA
CASTELBASSO (TE)
I dipartimenti DART, Dipartimento Ambiente,
Reti e Territorio e IDEA, infrastrutture design
engineering architettura della Facoltà di
Architettura di Pescara, in collaborazione con i
laboratori integrati del 5° anno, organizzano, a
partire dal 22 Marzo 2007, un ciclo di incontri
internazionali a cura di Pepe Barbieri,
Giangiacomo D’Ardia e Massimiliano Scuderi sul
rapporto tra arte, architettura, nuove pratiche
sociali e istituzioni, in relazione ai processi di trasformazione della città europea.
SPACE, PEOPLE AND PLACE si propone, da
un lato, di approfondire l’opera e il modus operandi di alcuni protagonisti della scena internazionale, artisti, architetti, critici, mediatori culturali ed esperti; dall’altro di indagare nuovi modi
di rigenerare la città, attraverso la costruzione di
politiche pubbliche che tengano conto del rapporto
cooperativo di artisti e architetti, come nel caso
della metropolitana di Napoli, appuntamento realizzato in collaborazione con la rivista Abitare, o
attraverso nuove metodologie di intervento promosse dal basso.
L’arte informale è una matrice fondamentale di tutta
l’esperienza artistica contemporanea. Contestando
tutti gli schemi del passato, la poetica dell’arte informale realizzò - tra la fine degli anni ’40 e i primi
anni ’60 - l’identificazione dell’artista con la propria
opera mediante il gesto stesso del dipingere. Le ragioni profonde del rifiuto della forma sono da individuare anche nello stato di disagio succeduto alla tragedia
della seconda guerra mondiale. La poetica informale
risente del portato culturale delle esperienze Dada,
surrealiste ed espressioniste, esprimendosi come rifiuto
della cultura, ascolto dell’inconscio ed esplosione dell’immagine dal profondo dell’io.
Con il rifiuto di un atteggiamento costruttivo della
forma rappresentativa, l’essere e il fare dell’artista
prendono il sopravvento sugli esiti materiali del suo
lavoro, e il prodotto artistico è sempre di più una
risultante più che una meta del lavoro dell’artista, in
linea con la nuova filosofia dell’esistenzialismo francese e del pragmatismo americano. La linea, il colore, la figura perdono anch’essi significato e vengono
sostituiti dal segno e dalla materia, che può essere di
qualsiasi genere: legno, stoffa, vetro, muro, colore
stesso ridotto anch’esso a semplice sostanza materica.
La mostra vorrebbe tracciare un profilo il più possibile esaustivo dell’arte informale attraverso 70-80 opere
rilevanti di molti dei suoi principali protagonisti - italiani, europei e americani - esaminando anche gli
sviluppi del lavoro di alcuni di essi oltre il periodo
degli anni ’50-primi ’60, fino quasi ai nostri giorni
(Burri, Tápies, Vedova, ecc.).Un obiettivo importante
della mostra è anche individuare e valorizzare personalità di grande rilievo ma non ancora sufficientemente conosciute e apprezzate (come Luigi Boille,
Mario De Luigi, Sergio Romiti o Piero Ruggeri).
SPACE, PEOPLE AND PLACE
Città, arte e architettura in Europa
22 Marzo 2007 (giovedì)
GETULIO ALVIANI
12 Aprile 2007 (giovedì)
VITO ACCONCI
18-19 Aprile 2007 (mercoledì e giovedì)
ANTONELLA BRUZZESE (gruppo A12)
BERT THEIS (Isola Art Center)
PIERLUIGI SACCO (IUAV)
NATALIE ZONNENBERG (Bureau Beyond)
10 Maggio Aprile 2007 (giovedì)
Romolo Ottavini (Spacexperience/Stalker)
Zafos Xagoraris (Urban Void)
16 Maggio 2007 (mercoledì)
MARIA GIULIA ZUNINO (in collaborazione
con la rivista Abitare)
Metro-polis
24 Maggio 2007 (giovedì)
ACHILLE BONITO OLIVA
La metropolitana di Napoli: Museo obbligatorio.
Il ciclo di seminari è patrocinato dall’Assessorato
alle Politiche Comunitarie del Comune di Pescara.
Eventuali integrazioni del programma e gli interventi in via di definizione verranno comunicati sul
sito del Dart:
http://www.unich.it/dart/new/eventi/2007/citta_ar
te/citta_arte.htm
Nell’ambito dell’informale è possibile distinguere, a
nostro parere, due correnti principali, che dovrebbero
costituire altrettante sezioni della mostra:
- L’informale gestuale e segnico: Nell’informale
gestuale il segno nasce da un impulso legato alle
rapidità e alla non-premeditazione del gesto pittorico.
La componente gestuale è comune e molti degli artisti “informali”, tuttavia trova la sua massima espressione nel dripping di Jackson Pollock: In tal modo
l’esperienza artistica diventa solo testimonianza dell’essere e dell’agire, e in ciò si lega molto profondamente alle filosofie esistenzialistiche di quegli anni
- L’informale materico: Questo tipo di arte -che
ha forse in Burri il suo principale rappresentantenon rappresenta ma assume la materia grezza e la
porta sulla tela: il colore ha qui una consistenza tangibile e corporea. Può forse ricollegarsi a un’antica
dicotomia, da sempre presente nella cultura occidentale, da Platone in poi: la polarità materia-forma.
Già nella scultura di Michelangelo, e da lì ha
influenzato, attraverso la riscoperta di Rodin, la
scultura moderna. Con l’informale si appropriano di
questa problematica anche i pittori, proponendo
immagini in cui i valori estetici ed espressivi coincidono appunto con quelli dei materiali utilizzati.
Autori previsti: Appel, Baj, Boille, Burri,
Capogrossi, Congdon, Crippa, de Kooning, De
Luigi, Dova, Dubuffet, Fontana, Francis, Gallizio,
Hartung, Jorn, Kline, Manzoni, Marca-Relli,
Mariani, Mathieu, Michaux, Moreni, Morlotti,
Motherwell, Novelli, Achille Pace, Achille Perilli,
Francesco Perilli, Pollock, Romiti, Rothko, Ruggeri,
Sanfilippo, Santomaso, Scanavino, Schifano,
Scialoja, Tancredi, Tápies, Tobey, Turcato, Twombly,
Vedova, Wols.
Dal 14 luglio 2007.
LABORATORI
CONCORSI
ARCHEOMAGIA
DIDATTICA LABORATORIALE PER FAMIGLIE
VASTO
In occasione delle festività natalizie il Museo
Archeologico di Vasto ha inaugurato gli appuntamenti con Archeomagia, percorsi di didattica laboratoriale strutturati in modo da coinvolgere i bambini e le loro famiglie nella fruizione attiva e partecipativa del patrimonio di antichi reperti conservati
presso Palazzo d’Avalos.
L’iniziativa è nata dalla sinergia del Direttore del
Museo Andrea R. Staffa, della Responsabile dei
Servizi educativi Roberta Odoardi e degli esperti del
Laboratorio d’arte Mondo a colori Bruno Scafetta e
Daniela Madonna. L’interazione tra differenti competenze ha dato vita ad una tipologia di percorso
articolato in due momenti fondamentali: la visita
guidata mirata all’analisi di precise tipologie di
reperti archeologici e la riproduzione in argilla delle
forme più significative tra quelle osservate. In circa
due ore di tempo, i partecipanti hanno colto
l’opportunità di riflettere sull’importanza dell’approccio archeologico per la conoscenza storica del
territorio di appartenenza, acquisendo familiarità
con l’antico e studiandone nel dettaglio alcune
caratteristiche.
Durante il primo appuntamento, La mensa del
popolo frentano, l’archeologa Roberta Odoardi ha
guidato alla verosimile ricostruzione della cucina e
delle abitudini alimentari dei nostri antenati italici,
prendendo spunto soprattutto dai reperti rinvenuti
nei corredi tombali di età frentana (VIII-IV secolo
a. C). La spiegazione, supportata da una breve
proiezione relativa alla recente scoperta di una
necropoli italica presso l’area dell’Abbazia di San
Giovanni in Venere a Fossacesia, ha preso corpo
attraverso la visita alla sezione del Museo ospitante
i reperti provenienti dalla Necropoli del Tratturo.
Alla visita guidata ha fatto seguito il laboratorio dell’argilla. Bruno Scafetta e Daniela Madonna, da
anni attivi nella didattica artistica nell’ambito del
Laboratorio Mondo a colori di Vasto, hanno presentato il materiale da modellare e le sue peculiarità,
per poi mostrare ai partecipanti la tecnica di realizzazione dei vasi a colombino. Grandi e piccini hanno
lavorato pazientemente fino ad ottenere accurate
miniature delle antiche olle italiche. Al termine dell’attività, ai partecipanti è stato distribuito un ricettario contenente arcaiche ricette da riscoprire.
Il secondo incontro di Archeomagia si è ispirato al
tema La luce nell’antichità, volto ad illustrare i
metodi e gli oggetti utilizzati nei secoli remoti per
illuminare gli edifici. Il percorso di visita ha previsto inizialmente la proiezione di foto riguardanti le
fornaci produttrici di lucerne nel territorio, le parti
costitutive degli antichi lumi ed il loro uso rituale e
funebre, in quanto elementi inclusi nei corredi
sepolcrali di età romana. Al termine della proiezione, i visitatori sono stati orientati alla ricerca delle
lucerne esposte nel Museo e all’individuazione delle
trasformazioni plastiche e decorative avutesi nel
corso delle diverse epoche. L’accensione di una
lucerna, fedele riproduzione di un reperto archeologico originale, ha introdotto la fase manipolativa
del laboratorio. I partecipanti hanno realizzato bassorilievi in argilla riproponendo i motivi paleocristiani che ornano alcune delle lucerne custodite a
Vasto e a Crecchio.
Visto l’interesse suscitato dall’iniziativa, che ha
registrato la nutrita partecipazione di famiglie provenienti da varie località abruzzesi, Archeomagia
tornerà a proporre nuovi appuntamenti, patrocinati dall’Assessorato alla cultura del Comune di
Vasto, durante la primavera e l’estate del 2007.
ILLUSTRARE
MANZONI
CHIETI
Il CASM Centro Abruzzese di Studi Manzoniani, in
collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio
della Provincia di Chieti, l’Università degli Studi “G.
d’Annunzio” di Chieti-Pescara e il Centro Nazionale
di Studi Manzoniani di Milano, al fine di promuovere fra i giovani la conoscenza dell’opera di Alessandro
Manzoni e l’interesse per l’illustrazione dei classici,
indice il Secondo Concorso Nazionale di Pittura
“Illustrare Manzoni” riservato agli studenti dei Licei
Artistici e degli Istituti d’Arte (Sezione A) e agli studenti delle Accademie di Belle Arti (Sezione B).
REGOLAMENTO
Destinatari del concorso: Possono partecipare al
concorso gli studenti iscritti, nell’anno scolastico
2006/07, alle classi quarte e quinte dei Licei Artistici
e degli Istituti d’Arte italiani, statali e non (Sezione
A) e gli studenti iscritti, nell’anno accademico
2006/07 alle Accademie di Belle Arti statali e legalmente riconosciute (Sezione B).
Modalità di partecipazione: Ogni studente potrà
concorrere con una sola opera.
Il lavoro - da realizzarsi su carta o cartoncino di
dimensioni cm.40 x 30 con una delle seguenti tecniche: disegno, acquerello, tempera, acrilico - deve illustrare un’opera di Alessandro Manzoni e deve essere
accompagnato dall’indicazione del testo al quale si
ispira (titolo, un brano o alcuni versi).
L’opera va inviata in portofranco o consegnata a
mano alla Fondazione Carichieti - Largo Martiri
della Libertà n.1, 66100 Chieti - entro il termine del
31 maggio 2007. Inoltre dovrà essere corredata della
scheda di partecipazione, scaricabile dal sito
www.fondazionecarichieti.it, debitamente compilata a
cura del concorrente, e dal Dirigente Scolastico per
quanto di competenza, e inserita in una busta incollata sul retro dell’opera stessa.
Valutazione: La valutazione delle opere sarà effettuata da una Commissione di esperti nominata dal
Centro Abruzzese di Studi Manzoniani che provvederà a selezionare 12 opere per ogni sezione del concorso
fra quelle pervenute che saranno esposte al pubblico a
Chieti e a Milano presso la Casa del Manzoni. Le
opere potranno essere raccolte in un catalogo edito
dalla Fondazione Carichieti.
Il giudizio della Commissione è insindacabile.
Premiazione: A conclusione del concorso sarà organizzata una cerimonia per la premiazione degli autori
delle tre migliori opere per ciascuna sezione.
Per la sezione A:
- al primo classificato sarà consegnato un Premio di
euro 1.500,00 offerto dalla Fondazione Carichieti;
- al secondo classificato sarà consegnata un’opera
grafica originale di Aligi Sassu;
- al terzo classificato sarà consegnata una edizione
pregiata con 3 acqueforti di Robert Carroll.
Ai Dirigenti Scolastici degli studenti autori delle dodici opere selezionate verrà inviata l’Agenda
Manzoniana 2008.
Per la sezione B:
- al primo classificato sarà consegnato un Premio di
euro 1.500,00 offerto dalla Fondazione Carichieti;
- al secondo classificato sarà consegnata la cartella
“La parata dei generali” di Bruno Caruso;
- al terzo classificato sarà consegnata una acquatinta
di Armando De Stefano.
Agli autori delle dodici opere selezionate verrà inviata
l’Agenda Manzoniana 2008.
INFO: [email protected]
Daniela Madonna
MU2 2
( V I A S A N TA G I U S TA , 1 7 / 2 1 ) / L I B R E R I A C O L A C C H I ( V I A A N D R E A B A F I L E , 1 7 ) / P E S C A R A , B O O K & W I N E ( N U O V O T R I B U N A L E ) / L I B E R N A U TA ( V I A
GNOMOSTREATTIVITÀLIBRISOTTOLALENTE
EVENTI
CONVEGNI
IL MUSEO NUOVO
RIVITALIZZARE PER
SALVAGUARDARE.
COME?
IL MUSEO
“CORRADINO
D’ASCANIO”
RIVITALIZZARE PER SALVAGUARDARE.
COME? Conoscere per conservare, restaurare, valorizzare e fruire.
Una volta convento dove nelle sue grandi stanze
lavoravano e pregavano i frati domenicani. Poi, le
sue mura hanno ascoltato altre preghiere, quelle dei
peccatori, diventando il carcere dell’annessa caserma dei carabinieri. Oggi il Museo “Corradino
D’Ascanio” di Popoli è una struttura moderna e
polivalente, che ospita museo, biblioteca, mediateca
e sala conferenze. Un Museo nato solo nel 2002,
affiancato nel 2004 dalla biblioteca, ma già diventato il polo culturale più importante della città. La
struttura comunale, parte integrante del municipio,
è stata dedicata all’ingegnere, figlio geniale di questa terra, rimasto nei ricordi per l’invenzione dell’elicottero e della Vespa. Proprio in suo onore, lo scorso
luglio, in occasione del 60°anniversario dall’invenzione della Vespa, è stata allestita una mostra permanente curata dalla Soprintendenza Archivistica
per l’Abruzzo di Pescara. Settantotto pannelli che
attraverso lettere, articoli di giornale, foto e brevetti,
ripercorrono la vita e le più importanti novità introdotte da Corradino D’Ascanio nel mondo tecnicoscientifico e nella vita di tutti i giorni. Infatti
l’inventore, nato a Popoli nel 1891, attraverso la
creazione di piccoli marchingegni, come il dispenser
del sapone, il sollevatore per persone allettate o il
segnalatore di velocità, ha contribuito a semplificare
alcuni gesti quotidiani. La mostra è visitabile negli
orari di apertura della biblio-mediateca, dal lunedì
al venerdì, dalle ore 10 alle 13 e dalle 15,30 alle
19. Oltre alla mostra su D’Ascanio e ad altre esposizioni periodiche, come quella temporanea sul maestro baritono abruzzese Paolo Silveri, la struttura
organizza tante altre attività culturali. Ciò dimostra
come sia possibile ripensare il concetto stesso di
biblioteca, non più intesa come un posto dove scaffali polverosi ospitano libri abbandonati, ma come
luogo di incontro, confronto, studio e divertimento.
Tutto questo grazie a corsi di lingua straniera e di
italiano per stranieri e ad attività più originali e
diversificate come il corso sugli scacchi, quello di
alfabetizzazione informatica, scrittura giornalistica,
il corso sul volo, ascolto di musica rock e classica e il
corso di avvicinamento al mondo del vino. Tutte
rivolte all’integrazione sociale della comunità popolese e all’avvicinamento dei giovani. Ma non solo.
La biblio-mediateca ogni settimana ospita anche le
lezioni dell’Università della Terza età, ponendosi
come un’alternativa alla solitudine degli anziani e
un luogo della memoria. In quest’ottica sono state
raccolte le “Interviste con la storia”. Una serie di
testimonianze dei cittadini più anziani, per conservare i ricordi storici più importanti, come guerre e
prigionie e non permettere che il tempo possa cancellarli. Per altre informazioni sul “Museo
D’Ascanio”, è possibile consultare il sito web, in
aggiornamento, www.comune.popoli.pe.it.
NOTTE DEI MUSEI 2007
LA NOTTE DEI MUSEI
CHIETI-PESCARA
AQ-TE-CH-PE
Museo di storia delle scienze biomediche
Museo Civico “Basilio Cascella”, Pescara
La Notte dei Musei
Un viaggio fantastico lungo una notte piena di
luce, attraversando luoghi dell’anima
in cerca dell’assoluto…
Sarà questo il tema portante della Notte del
Museo di Storia delle Scienze Biomediche a Chieti
dell’Università “G. d’Annunzio” nell’evento internazionale del 19 maggio: un network luminoso
virtuale collegherà migliaia di strutture museali di
tutta Europa, una connessione di milioni di neuroni che, in quella notte, produrranno pensieri ed
emozioni. Dalle diciotto fino all’una del mattino il
nostro Museo aprirà le porte all’Arte: Musica,
Teatro, Pittura, Gastronomia e Fantascienza. Un
viaggio spazio-temporale dunque, dal nostro passato verso un nostro possibile futuro: la percezione
dell’Arte si declina in più linguaggi, trascende il
confine della Scienza, raggiunge i canali percettivi
dell’uomo favorendo la sensibilizzazione e la creazione di immagini mentali, ricordi, sentimenti.
Da Tommaso a Tommaso, da Basilio a
Basilè, da Sebastian a …
Il bisnipote di Basilio, Tommaso jr, e i suoi figli
Matteo Basilè e Davide Sebastian donano una
loro opera al Museo pescarese. Esponenti significativi dell’arte contemporanea, i tre eredi della
nobile tradizione artistica dei Cascella saranno
presenti alla cerimonia di donazione nella cornice
della “Notte dei Musei”, evento che prevede
l’apertura notturna di numerose strutture in
tutta Europa. La serata si completerà con la
proiezione di video.
info
La Notte dei Musei
Allestimento scenico a cura di Giulia Parrucci e
Rossano Angelini
Sabato 19 maggio 2007 dalle ore 18.00
Ingresso gratuito
Museo di storia delle scienze biomediche
Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti e Pescara
Tel. (centralino e fax) 0871.410927
e-mail: [email protected]
Museo d’Arte Costantino Barbella
Sabato 19 maggio 200t, dalle 20.30 alle 23.30,
apertura evento in collaborazione con la scuola di
recitazione del Teatro Marrucino di Chieti.
info
Museo d’Arte Costantino Barbella
Palazzo Martinetti Bianchi, Via Cesare De Lollis, 10
Tel. 0871.4083352
e-mail: [email protected]
info
Mostra “Da Tommaso a Tommaso, da Basilio a
Basilè, da Sebastian a …”
Sabato 19 maggio 2007
Orario: ore 20.00 - 1.00
Museo civico “Basilio Cascella”
Viale Marconi 45, Pescara
Tel. 085/4283515
www.muvi.org/museocascella
e-mail: [email protected]
Museo delle Genti d’Abruzzo
Sabato 19 maggio 2007 alle ore 20.00, presso
l’Auditorium Petruzzi, l’Officina Musicale
dell’Aquila e la Fondazione Genti d’Abruzzo di
Pescara presentano
“La pagina e le note”
Divagazioni musicali da pagine letterarie
Lo spettacolo musicale consiste nell’esecuzione di
circa dieci canzoni inedite che, traendo spunto da
singole pagine di letteratura (Proust, Musil,
Pessoa, Melville, Schopenauer, Svevo) cercano di
interpretare e comunicare alcuni aspetti della condizione umana che trascendono l’epoca storica,
prefigurando qualcosa di simile ad un comune
patrimonio sovratemporale. L’organico prevede,
oltre la voce, sei strumenti: pianoforte (Mauro
Liberatore), chitarra (Nando D’Eramo), fisarmonica (Antonio Menga), basso (Guido Rispoli),
batteria (Roberto Alfonsetti). Il concerto è ad
ingresso gratuito.
L’11° convegno Internazionale della Società
Italiana per la Protezione dei Beni Culturali si
svolgerà nella Regione Abruzzo dall’11 al 16 giugno 2007, con sei sedute scientifiche che avranno
luogo presso tutte le sedi di provincia dell’Abruzzo
e specificatamente:
11 giugno, L’Aquila presso la Sala Bernardiniana;
12 giugno, L’Aquila presso la Sala Celestiniana;
13 giugno, Teramo presso la Sala San Carlo;
14 giugno, Chieti presso la Sala Consiliare della
Provincia;
15 giugno, Pescara presso la Sala Conferenze del
Museo Vittoria Colonna;
16 giugno, Pescara presso la Sala Conferenze del
Museo Vittoria Colonna.
La SIPBC è un’organizzazione nazionale costituita
esclusivamente da volontari che gratuitamente
dopo aver adempiuto ai propri doveri civici e di
stato, si pongono a disposizione della comunità
per: diffondere, attraverso convegni, seminari,incontri, in sinergia con analoghi organismi e
riferimenti istituzionali, i principi contenuti nelle
Convenzioni per il rispetto e la salvaguardia dei
Beni Culturali, da qualsiasi rischio; adottare le
iniziative possibili per qualificare la coscienza collettiva culturale e sensibilizzare l’opinione pubblica
nella tutela del patrimonio dell’Umanità, per evitarne il depauperamento ed il degrado ed assicurarne il trasferimento, integro,alle future generazioni; promuovere e condurre specifici corsi formativi per la protezione dei Beni Culturali; sostenere
le strutture competenti, a livello nazionale e locale,
attraverso raccomandazioni ed interventi, nello
svolgimento dei loro compiti per la salvaguardia
dei beni culturali; assicurare al dipartimento della
Protezione Civile la massima collaborazione in caso
di calamità; garantire i collegamenti con analoghe
associazioni estere per confronti su esperienze tecniche e pratiche.
INFO: [email protected] - www.sipbc.it
POPOLI (PE)
Silvia Lattanzio
Riproduzioni artistiche
in oro e argento.
Cavallo
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CORSO VITTORIO EMANUELE, 32 L’AQUILA TEL. 0862.401420
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COMUNICARE
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TERRITORIO
L'AQUILA, CASTELLO CINQUECENTESCO / 18 MAGGIO 2007
Docup Abruzzo 2000 – 2006
Misura 1.4 “Promozione del sistema produttivo ed internazionalizzazione”
Azione 1.4.2 “Programmi di marketing territoriale”
RTI: Ad.Venture srl (capogruppo) / Accenture spa / Elsag Datamat
Segreteria organizzativa: Pescara - via Ravenna 3/22
tel. 085 4219183 - fax 085 2058363 - [email protected]
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