Encefaliti atipiche del cane by G. Gandini

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Encefaliti atipiche del cane by G. Gandini
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50° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC
Encefaliti atipiche del cane
Gualtiero Gandini
Med Vet, Dipl ECVN, Ozzano Emilia (BO)
Le malattie infiammatorie del Sistema Nervoso Centrale (SNC) rappresentano, nonostante i grandi progressi
compiuti dalla neurologia veterinaria negli ultimi decenni,
ancora un settore che mantiene numerosi aspetti oscuri o
quantomeno dibattuti. Obiettivo di questa lezione è affrontare in modo sistematico e consequenziale l’approccio alle
encefaliti di riscontro meno frequente che colpiscono la
specie canina.
Le malattie infiammatorie del SNC che colpiscono il
cane sono da ascriversi ad eziologie virali, batteriche, protozoarie, così come a forme infiammatorie non infettive.
CARATTERISTICHE CLINICHE
DELLE ENCEFALITI E DELLE
MENINGOENCEFALITI DEL CANE
In neurologia, la sintomatologia clinica è di norma legata nella sua espressione alla regione neuroanatomica colpita e, di conseguenza, i quadri sintomatologici sono assai
diversi in base alle strutture anatomo-funzionali interessate
dal processo patologico. È pertanto difficile tracciare un
profilo sintomatologico comune delle malattie infiammatorio-infettive in quanto, per la loro stessa natura, possono
colpire diverse strutture del SNC. Nonostante ciò possono
però essere individuati alcuni tratti comuni a questa categoria di malattie.
Le malattie infiammatorio-infettive possono colpire soggetti di qualsiasi età e, caratteristicamente, presentano un
esordio perlopiù acuto ed un decorso a carattere progressivamente ingravescente.
All’esame neurologico sono frequenti i reperti di alterazioni a carico delle funzioni del tronco cerebrale e del
prosencefalo. Queste sono testimoniate rispettivamente
da alterazioni dei nervi cranici, dell’andatura, della propriocezione e dalla presenza di convulsioni, di alterazioni
del temperamento e della risposta alla minaccia. I quadri
clinici possono differire anche per la gravità del corredo
sintomatologico, che può esprimersi sia con lievi alterazioni delle funzioni colpite che con deficit tali da mettere
a repentaglio la sopravvivenza dell’animale.
Il coinvolgimento delle meningi è testimoniato dalla
presenza di dolore rachideo più o meno diffuso, ma di
norma particolarmente evidente a livello del rachide cervicale.
In presenza di malattie infiammatorie del SNC, la localizzazione neuroanatomica della lesione all’esame clinico è
di norma una localizzazione multifocale.
IPOTESI CLINICHE
DIAGNOSTICO-DIFFERENZIALI
In presenza di una localizzazione multifocale e del
sospetto di una eziologia infiammatoria/infettiva, le diagnosi differenziali cliniche devono prendere in considerazione un vasto panorama di malattie più o meno frequentemente segnalate e di non sempre facile identificazione. Se
le meningoencefaliti batteriche sono scarsamente rappresentate nella specie canina, altro rilievo presentano invece
le forme virali, fungine e protozoarie. Particolare importanza è poi rivestita dalle forme cosiddette “sterili”, dove
l’infiammazione del SNC non riconosce l’azione documentata di nessun agente infettivo.
Oltre al cimurro, ampiamente trattato in altra sede, le
malattie virali che colpiscono il SNC del cane sono abbastanza rare e possono essere sintetizzate nell’herpesvirus
della Malattia di Aujeszky, nei flavivirus della tick-borne
encephalitis e nel virus della rabbia. Più numerose, seppur
a incidenza sporadica, sono invece le forme fungine e protozoarie che possono rendersi responsabili di forme a carico del SNC. Tra le prime devono essere annoverate la criptococcosi, la istoplasmosi, la blastomicosi e la aspergillosi.
Tra le forme protozoarie, particolare importanza rivestono
la toxoplasmosi e la neosporosi; sporadicamente sono stati
segnalati casi di sarcocistosi, encefalitozoonosi e babesiosi.
Al presente, in Italia non sono segnalate forme ascrivibili a
rickettsiosi, quali la Ehrlichiosi e la Febbre delle Montagne
Rocciose.
Tra le forme “sterili” sono riconosciute le forme di
meningoencefalite granulomatosa (GME), meningoencefalite eosinofilica e di encefalite necrotizzante del Carlino
e dello Yorkshire.
Accanto a queste forme, sono poi variamente riportate
in letteratura testimonianze di infiammazione dell’encefalo ad eziologia non determinata.
PROTOCOLLO DIAGNOSTICO
I passi diagnostici successivi, finalizzati alla conferma
del sospetto di malattia infiammatoria del SNC e alla sua
individuazione eziologica, comprendono essenzialmente l’esecuzione di esami del sangue, ma soprattutto dell’esame del
liquido cerebrospinale (LCS). Altri ausili diagnostici, quali
la diagnostica per immagini avanzata (Tomografia Computerizzata e Risonanza Magnetica Nucleare) trovano ragione di essere nella conferma o nell’esclusione di altre ipotesi
cliniche diagnostico-differenziali.
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L’esame emocromocitometrico ed il profilo biochimico
non presentano quasi mai alterazioni significative, in quanto
la maggior parte delle malattie infiammatorie del SNC decorre senza un apprezzabile interessamento sistemico. Gli esami
del sangue rivestono importanza soprattutto nel settore della
sierologia, dove si possono dimostrare di estrema utilità per
rilevare presenza di anticorpi contro agenti eziologici quali,
ad esempio, cimurro, toxoplasma, neospora, flavivirus.
Il prelievo e l’analisi del liquido cerebrospinale (LCS)
rappresentano uno degli strumenti diagnostici più importanti nell’approccio alle malattie infiammatorie del SNC. Dal
punto di vista patogenetico, queste malattie sono accomunate dall’infiltrazione di leucociti provenienti dal circolo ematico nelle strutture del SNC e dalla possibile compresenza di
alterazioni della membrana ematoencefalica. Entrambi questi aspetti possono essere documentati nelle alterazioni della
composizione del LCS, in particolare nell’aumento della
componente proteica e cellulare. Nella maggioranza dei casi,
la presenza di un aumento del numero di cellule (pleocitosi)
nel LCS, associata di solito anche ad un aumento delle proteine, permette in primis di confermare il sospetto di una
malattia infiammatoria del SNC, ed in seguito di orientare
ulteriormente la diagnosi verso una specifica malattia. Da
questa finalità deriva l’importanza di determinare la quantità e il tipo di cellule presenti nel LCS. Le pleocitosi marcate riflettono di norma non solo l’interessamento del tessuto
nervoso, ma anche della componente meningea. La GME e
in genere le meningoencefaliti sono accompagnate da una
pleocitosi molto più marcata rispetto ad una encefalite/encefalomielite pura, quale appunto il cimurro del cane. Anche il
tipo di popolazione cellulare rappresentata nel LCS riveste
notevole importanza diagnostica: con le debite eccezioni, si
può affermare che una pleocitosi neutrofilica è associata a
forme francamente meningee o a meningoencefaliti batteriche; una pleocitosi di cellule mononucleate accompagna le
encefaliti virali. Di rara occorrenza sono le pleocitosi eosinofiliche, legate perlopiù a meningoencefaliti parassitarie o
idiopatiche. Le pleocitosi miste sono quelle di più frequente
riscontro e sono associate a forme di GME e a meningoencefaliti protozoarie e fungine.
Il liquido cerebrospinale è un substrato che permette
anche di effettuare indagini più specifiche e mirate. I criptococchi, ad esempio, possono essere apprezzati direttamente
all’esame microscopico sul vetrino. Se la componente proteica è aumentata, è possibile determinare gli anticorpi prodotti nei confronti di alcuni agenti, ad esempio virali e protozoari. Di recente introduzione sul liquido cerebrospinale è
l’applicazione della tecnica di PCR per determinare la presenza di DNA o RNA appartenenti a strutture estranee all’ospite. Questa tecnica sembra essere molto promettente nella
diagnosi eziologica intra vitam di alcune malattie che, come
il cimurro del cane, fino ad ora hanno avuto conferma solo
all’esame neuropatologico.
La diagnostica per immagini, ed in particolare la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN), al presente è utile
soprattutto per escludere dalle ipotesi diagnostico-differenziali altre categorie di malattie. Va però sottolineato che
anche nel settore veterinario la RMN, in parallelo con i progressi ottenuti nel rilevare e definire gli aspetti delle lesioni
infiammatorie, sta trovando un proprio ruolo nella diagnosi
di queste malattie del SNC.
DECORSO E POSSIBILITÀ TERAPEUTICHE
Nonostante i progressi compiuti nel settore, la diagnosi
e, di conseguenza, la terapia delle malattie infiammatorie del
SNC del cane presenta ancora molti aspetti non chiariti e,
per certi versi, frustranti. Per definizione, in mancanza di
adeguata terapia, la progressione dei sintomi clinici è continua e ingravescente. Esiste tuttavia una discreta serie di
testimonianze, non solo aneddotiche, di affezioni infiammatorie del SNC autolimitanti o addirittura a remissione spontanea. Ciò farebbe presupporre, soprattutto per le forme
cosiddette “sterili”, la possibilità che queste derivino da
“insulti” al SNC limitati nel tempo e non sempre necessariamente progressivi. Va comunque sottolineato che la prognosi in caso di encefalite di qualsiasi natura è sempre fortemente riservata: la maggior parte delle encefaliti risponde
parzialmente alle terapie, che sovente non fanno altro che
procrastinare, in modo non sempre sostanziale, l’exitus.
Non potendo sempre arrivare ad una diagnosi definita,
anche le scelte terapeutiche sono spesso orientate in base ad
elementi diagnostici non conclusivi. Aldilà delle “ovvie”
terapie eziologiche, instaurate ogni qual volta possibile e
non trattate in questa sede per limiti di spazio, le malattie
infiammatorie del SNC possono mostrare una remissione (o
quantomeno una attenuazione) sintomatologica a seguito di
terapia con corticosteroidi, somministrati a dosaggi prima
immunosoppressivi e, in seguito, antinfiammatori. Questo è
particolarmente vero per le infiammazioni “sterili” o “idiopatiche” del SNC. La terapia corticosteroidea deve comunque essere instaurata in base ad un preciso sospetto diagnostico e solo dopo aver effettuato il prelievo e l’analisi del
LCS. Ben nota è infatti la capacità dei corticosteroidi di attenuare o addirittura annullare le alterazioni infiammatorie del
LCS, con indubbie ripercussioni negative sulla possibilità di
ottenere informazioni di utilità diagnostica.
Bibliografia disponibile a richiesta presso l’autore.
Indirizzo per la corrispondenza:
Gualtiero Gandini - Dipartimento Clinico Veterinario
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