Tesi di Laurea - Area Radiologica
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Tesi di Laurea - Area Radiologica
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELL’INSUBRIA Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali - Como Anno Accademico 2010-2011 Laurea Triennale in Fisica IMAGING MOLECOLARE CON TOMOGRAFIA A EMISSIONE DI POSITRONI: PRINCIPI E PRESTAZIONI Antonio Vassena Matricola 612105 Relatore esterno: Relatore interno: Dr. Ostinelli Angelo Ospedale Sant’Anna Como Dr.ssa Prest Michela Università degli studi dell’Insubria ii Indice Introduzione v 1 L’Imaging molecolare: storia, dispositivi e applicazioni 1.1 Imaging di Medicina Nucleare . . . . . . . . . . . . . . . 1.2 Breve storia dello scanner a emissione di positroni . . . . 1.3 PET-CT . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.3.1 Acquisizione CT . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.3.2 Acquisizioni PET . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.4 Moderno Scanner PET-CT . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.5 Applicazione cliniche . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.5.1 Campo oncologico . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.5.2 Campo cardiologico . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.5.3 Campo neuro psichiatrico . . . . . . . . . . . . . 1.5.4 Limiti dell’Imaging FDG-PET . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 1 7 11 12 13 14 16 17 19 20 22 2 Principi Fisici della PET 2.1 I Nuclei . . . . . . . . . . . . 2.2 La Radioattività . . . . . . . 2.3 Il Decadimento β + . . . . . . 2.4 L’annichilazione dei positroni 2.5 La rivelazione dei fotoni . . . 2.6 Rivelatori . . . . . . . . . . . 2.7 Rivelazione degli eventi . . . . 2.8 Acquisizione dei dati . . . . . 2.9 Ricostruzione delle immagini . 2.9.1 Ricostruzione FB . . . 2.9.2 Filtraggio . . . . . . . 2.9.3 Ricostruzione Iterativa 2.9.4 Algoritmi 3D . . . . . 2.9.5 Valutazione qualitativa 2.10 Correzione dei dati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 25 25 27 29 30 31 35 37 38 39 42 45 51 54 56 iii . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . degli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . algoritmi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . iv INDICE 2.10.1 2.10.2 2.10.3 2.10.4 2.10.5 2.10.6 2.10.7 Normalizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . Correzione per il tempo morto . . . . . . . . . . Correzione per lo scatter . . . . . . . . . . . . . Time of Flight . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Correzione per il random . . . . . . . . . . . . . Correzione per l’attenuazione . . . . . . . . . . Correzione dell’attenuazione basata su immagini . . . . . . . . . . . . . . . . . . CT . . . . . . . 57 57 58 59 60 62 64 3 Valutazione delle prestazioni dei tomografi a emissione di positroni 3.1 Requisiti Generali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.2 Risoluzione spaziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.3 Scatter fraction, conteggi persi e random . . . . . . . . . . . . 3.4 Sensibilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.5 Accuratezza: correzione per i conteggi persi e per il random . 3.6 Qualità dell immagine, accuratezza dell’attenuazione e della correzione per la scatter fraction . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.7 Uniformità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69 69 71 74 80 82 84 89 4 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 93 4.1 Valutazione della concentrazione di riferimento . . . . . . . . . 93 4.2 Misura della scatter fraction, dei conteggi persi e del random . 99 4.3 Misura della risoluzione spaziale . . . . . . . . . . . . . . . . . 103 4.4 Misura della sensibilità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 107 4.5 Valutazione dell’accuratezza: correzione per i conteggi persi e il random . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111 4.6 Valutazione della qualità dell’immagine, dell’accuratezza di attenuazione e della correzione per lo scatter . . . . . . . . . . 116 4.6.1 Valutazioni volumetriche . . . . . . . . . . . . . . . . . 119 4.7 Misura dell’uniformità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126 Conclusioni 127 Acronimi 139 Elenco delle figure 142 Elenco delle tabelle 147 Introduzione Gli ultimi decenni del XX secolo hanno testimoniato un significativo avanzamento nell’Imaging Clinico. Dalla scoperta dei raggi X a opera di Wilhelm Conrad Röntgen nel 1895 e per i 75 anni successivi, l’Imaging Clinico si è basato sui convenzionali tubi a raggi X1 e sul binomio schermo di rinforzo - pellicola2 . Da quando nei primi anni ’70 Allen Cormack [1] e Godfrey Hounsfield [2, 3] hanno introdotto la Computed Tomography (CT) basata sul modello matematico di Radon [4], ovvero sulla possibilità di ricostruire immagini di un oggetto dalle sue proiezioni, l’Imaging Clinico è entrato in una fase rivoluzionaria. Questo approccio ha permesso infatti di visualizzare per la prima volta le strutture anatomiche degli organi interni e di evidenziarne le relative patologie, in modo non invasivo e con una precisione senza precedenti. In modo analogo, l’applicazione di queste metodiche alla Medicina Nucleare3 , associata al continuo progresso della tecnica nel campo elettronico e informatico, hanno accelerato e ampliato lo sviluppo dell’Imaging, tanto da consentire modalità di scansione multidimensionali non solo morfologiche ma anche dinamiche, funzionali e metaboliche. Anche se la correlazione e la comprensione, dal punto di vista semeiotico4 , delle relazioni tra disturbi fisiologici e lesioni anatomiche è ancora oggetto di studio, si delinea la possibilità di una nuova e più completa comprensione delle varie patologie. 1 La generazione dei raggi X avviene per Bremsstrahlung. Gli e− prodotti da un filamento per effetto termoionico sono accelerati da differenze di potenziale dell’ordine dei kV verso un bersaglio metallico. La repulsione Coulombiana dei protoni presenti nei nuclei del medesimo determina violente accelerazioni, con emissione di radiazione di frenamento. 2 Gli schermi hanno la proprietà di emettere fluorescenza nel campo dell’ultravioletto quando colpiti da raggi X. La radiazione luminosa prodotta è utilizzata per impressionare la pellicola disposta a contatto dello schermo stesso. 3 Branca della Radiologia che utilizza i raggi γ generati da isotopi radioattivi artificiali legati a molecole suscettibili di metabolizzazione in vivo e di reazioni in vitro. Questa tracciatura consente lo studio fisiologico e metabolico del tessuto o della funzionalità in esame. 4 Disciplina medica che studia i segni e i sintomi che orientano verso la diagnosi. v vi introduction I recenti progressi nella biologia cellulare e molecolare hanno permesso lo studio delle patologie non solo come semplici alterazioni morfologiche istologiche, ma come risultato di alterazioni cellulari e metaboliche, che si riflettono in alterazioni funzionali. Nei sistemi viventi, le funzioni metaboliche sono riconducibili a processi che evolvono nel tempo. Comuni esempi di questa dinamica possono essere i processi di trasmissione di informazione all’interno delle cellule o l’energia generata nel ciclo di vita cellulare. D’altro canto, la struttura morfologica rappresenta un’istantanea ad un generico istante di tempo. L’incompletezza dell’informazione associata alle indagini morfologiche discende da patologie che non manifestano alterazioni anatomiche strutturali, oppure determinano alterazioni morfologiche macroscopiche come tardiva conseguenza di cambiamenti metabolici funzionali a livello cellulare e molecolare. Un tipico esempio di queste patologie è il cancro, dove malfunzionamenti cellulari e metabolici determinati da alterazioni genetiche, a loro volta indotte da cause ambientali diverse (come l’esposizione a radiazioni ionizzanti, ad agenti patogeni o sostanze chimiche), inducono ad alterazioni morfologiche solo come ultima fase dello sviluppo della malattia. Grazie a metodi di indagine metabolici funzionali integrati con le recenti innovazioni nella biologia cellulare e molecolare, si creano le basi e le condizioni per una diagnosi decisamente più precoce rispetto a quanto potenzialmente offerto da un’indagine strettamente morfologica. Nel 1930, Otto Warburg [5] ipotizzava come il metabolismo del glucosio (glicolisi aerobica) aumentasse nei tessuti colpiti da cancro in correlazione alla malignità, tanto che a oggi questo aspetto rimane uno dei principali indicatori di proliferazione tumorale. Se questi indicatori biologici sono disponibili in vivo, informazioni utili possono essere ottenute per identificare e caratterizzare la malattia nella fase iniziale e nella sua successiva evoluzione, gettando cosı̀ le basi per sviluppare terapie mirate ed efficaci. L’Imaging Funzionale rende possibile, attraverso idonei strumenti, la visualizzazione e la quantificazione dei complessi processi fisiopatologici e biochimici presenti in un sistema vivente. Con i progressi della biologia molecolare e genomica funzionale, si prevede che nel giro di qualche decennio si potranno identificare le anomalie nelle catene molecolari provocate dalla malattia e, conseguentemente, incorporare l’informazione biologica cosı̀ ottenuta nella gestione clinica dei pazienti. Questi traguardi non sono ovviamente alla portata dell’Imaging morfologico strutturale. Il Tomografo a Emissione di Positroni (PET) è un eccezionale strumento per l’Imaging funzionale, tanto che i campi di applicazione sono in rapida introduction vii espansione, anche grazie all’utilizzo di sistemi integrati PET-CT. Dopo anni di attesa, l’occasione per l’installazione di un moderno impianto integrato PET-CT si è concretizzata nell’ambito del trasferimento dell’Azienda Ospedaliera Sant’Anna di Como nel nuovo nosocomio di via Ravona presso il quale questo lavoro di tesi si è svolto. Nel corso dell’inverno 2010, è stata installata nella U.O. di Medicina Nucleare dell’Ospedale Sant’Anna una PET-CT di ultima generazione (Siemens Biograph mCT40, con rivelatori in ortosilicato di lutezio). In ottemperanza alla legislazione vigente, nazionale [6] e internazionale [7, 8, 9, 10], la prima fase di collaudo ha riguardato i test di accettazione, cioè la valutazione e caratterizzazione dei parametri fisici rappresentativi del sistema. Il lavoro presentato in questa tesi, fatta una doverosa premessa comprensiva della storia e dei principi che caratterizzano i tomografi a emissione di positroni, descrive i metodi, le tecniche adottate e i risultati ottenuti dai test condotti sul sistema PET-CT dell’Ospedale Sant’Anna. viii introduction Capitolo 1 L’Imaging molecolare: storia, dispositivi e applicazioni In questo capitolo vengono introdotti i principi che stanno alla base dell’Imaging di Medicina Nucleare. Dopo una breve panoramica introduttiva sulle tecniche e metodiche delle indagini cliniche, viene riassunta la storia dello sviluppo dei tomografi a emissione di positroni, con particolare attenzione al primo scanner integrato PET-CT e vengono illustrati alcuni casi clinici. Vengono inoltre presentate le modalità e le tecniche alla base dell’Imaging CT e dell’Imaging PET, per poi descrivere i moderni scanner PET-CT integrati presenti sul mercato. Infine, sono trattate sinteticamente le attuali applicazioni mediche e i relativi strumenti di diagnosi associati ai diversi casi clinici, evidenziando potenzialità e limiti degli scanner a emissione di positroni integrati a dispositivi CT. 1.1 Imaging di Medicina Nucleare L’Imaging di Medicina Nucleare è una branca della diagnostica per immagini che si avvale di radionuclidi artificiali legati in forma chimica a specifiche molecole che prendono il nome di radiotraccianti. I radiotraccianti introdotti nell’organismo vivente sotto forma di soluzioni, sospensioni, aerosol o altro, si comportano da traccianti funzionali o si concentrano in tessuti e/o organi bersaglio, permettendone la valutazione clinica. Mentre nelle metodiche radiologiche l’informazione clinica è ottenuta dalla rivelazione della differente attenuazione da parte dei tessuti di un fascio di raggi X prodotto esternamente, le immagini nucleari sono ottenute dalla rivelazione delle radiazioni emesse dai radiotraccianti diversamente distribuiti all’interno dell’organismo. L’emissione γ proveniente dai pazienti è rivelata da sistemi che si basano su 1 2 L’Imaging molecolare: storia, dispositivi e applicazioni scintillatori inorganici accoppiati a fotomoltiplicatori che trasformano la carica depositata in impulsi elettrici a loro volta convertiti attraverso specifici algoritmi in immagini scintigrafiche (fig. 1.1). Figura 1.1: Esempio di immagine scintigrafica, nello specifico scintigrafia ossea completa della scheletro realizzata mediante il radiotracciante 99m Tc-MDP (99m Tc-metilenedifosfato), nelle proiezioni antero - posteriore e postero - anteriore (Ospedale Sant’Anna, U.O. di Medicina Nucleare). I radiotraccianti introdotti nell’organismo vivente si differenziano per tessuto, organo o funzione biologica esaminati e la loro distribuzione dipende dalla loro capacità di attraversare le barriere biologiche, dalla via e dall’entità di somministrazione, dalle proprietà chimico-fisiche e dal metabolismo dell’organismo ricevente. Le immagini scintigrafiche forniscono una distribuzione spazio temporale del radiotracciante, dalla quale è possibile estrapolare valutazioni funzionali qualitative e quantitative. Infatti, affinché una sostanza radioattiva possa concentrarsi in un tessuto, è necessario che esso sia metabolicamente attivo; in altre parole il grado di captazione ne esprime il gradiente di funzionalità fisio- 1.1 Imaging di Medicina Nucleare 3 logica o patologica. I principali radionuclidi utilizzati in ambito diagnostico sono gli isotopi dello iodio, del tecnezio, dell’indio, del gallio e del tallio, tutti con peculiarità fisiche sfruttate nelle varie forme di indagine ed eventualmente legati con differenti traccianti. Nel caso in cui i radionuclidi siano analoghi fisicamente1 o chimicamente2 agli elementi costituenti un determinato sistema biologico, il radiotracciante può essere costituito dal solo radioisotopo in forma ionica. Nella maggior parte delle applicazioni, i radionuclidi sono esclusivamente utilizzati come emettitori γ o β e sono legati a traccianti formati da molecole più complesse, dotate di una propria cinetica metabolica3 . Le apparecchiature utilizzate nell’Imaging di medicina nucleare si dividono in due categorie: gamma camere tradizionali, tra cui le planari (SPEC4 ) e le tomografiche (SPECT5 ) e tomografi a emissione di positroni (PET6 ); entrambi i sistemi a esclusione delle SPEC, possono essere dotati di scanner CT (SPECT-CT e PET-CT rispettivamente). Con differenti tecnologie e modalità di selezione degli eventi, entrambe le tipologie citate sfruttano la scintillazione indotta dall’interazione dei fotoni generati dai radiotraccianti diffusi nell’organismo con specifici rivelatori realizzati con materiali scintillanti. La caratteristica fondamentale dei materiali scintillanti è quella di emettere luce7 nel range tra il visibile e l’ultravioletto quando colpiti da radiazioni γ. L’intensità di luce generata a seguito dell’interazione è, in prima approssimazione, proporzionale all’energia ceduta dai fotoni γ allo scintillatore. I lampi di luce prodotti e le rispettive posizioni di interazione sono misurate, pur con successivi affinamenti e miglioramenti tecnologici, con il sistema introdotto da Hal Anger nel 1958 [11]. La Anger camera (fig. 1.2) consiste in un insieme di fotomoltiplicatori (fig. 1.3) disposti su una griglia rettangolare piana, a base esagonale, accoppiati otticamente al cristallo scintillatore con apposite colle ottiche. Ogni fotomoltiplicatore è costituito da un 1 Esempio: 123 I e 131 I somministrati sotto forma di ioduri di sodio. Esempio: il 99m TcO4 , somministrato cosı̀ come prodotto dal generatore di molibdeno99. Quest’ultimo è un sistema che contiene un radionuclide padre a emivita relativamente lunga che decade in un nuclide figlio, anch’esso radioattivo, ma caratterizzato da una breve emivita e utilizzato nella preparazione di radiofarmaci. 3 Esempio: la sostituzione di un atomo di 127 I della L-Tiroxina (ormone tiroideo) con uno di 131 I genera un radiotracciante identico da un punto di vista fisiologico e biologico all’originale. 4 SPEC: indagini medico nucleari planari a emissione di singolo fotone. 5 SPECT: indagini medico nucleari tomografiche a emissione di singolo fotone. 6 PET: indagini medico nucleari tomografiche a emissione di positroni. 7 Lo scintillatore inorganico colpito da raggi γ promuove elettroni dalla banda di valenza alla banda di conduzione. La diseccitazione che avviene attraverso diversi passaggi intermedi nella banda proibita grazie alla presenza di specifici ioni attivatori (drogaggio) e con un ∆t caratteristico per ogni tipologia di materiale scintillante, produce fotoni con energia dell’ordine dei 3 eV, corrispondenti a veri e propri lampi di luce. 2 4 L’Imaging molecolare: storia, dispositivi e applicazioni Figura 1.2: Rappresentazione schematica di una camera a scintillazione munita di collimatore. tubo a vuoto con una finestra di ingresso capace di emettere elettroni in seguito a interazione fotoelettrica (fotoelettroni) se investita da fotoni luminosi e da una serie di dinodi a potenziale crescente. Il fotoelettrone generato è accelerato verso il primo degli n dinodi rivestiti da inserti metallici, sul quale impatta e provoca l’emissione secondaria di diversi elettroni con minore energia. In seguito alle successive n−1 interazioni si ha un effetto a valanga tale che da ogni singolo fotoelettrone prodotto, si ottiene un numero totale di elettroni G pari a: G = fn (1.1) con f fattore di emissione associato a ogni dinodo e n numero di dinodi. Di tutti gli eventi processati dal sistema di rivelazione, solo una parte viene conteggiata grazie all’applicazione di una finestra energetica centrata sul picco fotonico utilizzato e di ampiezza pari al 20% dell’energia media caratteristica del picco stesso. I rivelatori sono organizzati in Block Detector (fig. 1.4), configurazione che prevede l’accoppiamento di matrici di singoli elementi di rivelazione a matrici di fotomoltiplicatori di ordine inferiore8 . La 8 Esempio: un singolo blocco composto da una matrice di rivelatori 8x8 è accoppiato con una matrice di fotomoltiplicatori 4x4. 1.1 Imaging di Medicina Nucleare 5 Figura 1.3: Rappresentazione funzionale di un fotomoltiplicatore: l’impulso luminoso entrante genera un fotoelettrone nel fotocatodo, che viene focalizzato verso il primo dinodo. Ogni dinodo è caratterizzato da un aumento di tensione rispetto al precedente cosı̀ che gli elettroni generati dal primo vengono accelerati verso il secondo che a sua volta ne incrementa il numero. A ogni interazione il numero di elettroni e la rispettiva energia cinetica aumentano, determinando in definitiva una grande amplificazione del segnale in ingresso. Figura 1.4: Rappresentazione schematica di un block detector nelle diverse viste. localizzazione spaziale dell’evento sul singolo rivelatore integrato nel rispettivo block detector è effettuata mediante la valutazione del differente output dei singoli fotomoltiplicatori associati al medesimo blocco. I tradizionali sistemi SPEC o SPECT rivelano l’emissione di singoli fotoni originati dai radiotraccianti diffusi nell’organismo e acquisiscono singole immagini planari (SPEC) o serie di immagini planari intorno al paziente (SPECT). Poiché nello spazio l’emissione fotonica è isotropa, affinché sia possibile ricavare immagini utili alla ricostruzione della distribuzione corporea del radiofarmaco, è necessario eseguire una collimazione in grado di selezionare la sola parte di fascio contenente le informazioni associate alla singola proiezione geometrica planare, assorbendo la restante. I collimatori 6 L’Imaging molecolare: storia, dispositivi e applicazioni sono generalmente costituiti da materiale ad alta densità, come il piombo, hanno una geometria funzione delle energie dei fotoni incidenti (forma dei fori, spessore e profondità dei setti), ma sono intrinsecamente inefficienti perché inevitabilmente scartano buona parte del fascio fotonico emesso dal paziente (fig. 1.5A). Lo scintillatore adottato in questi rivelatori è lo NaI(Tl), altamente igroscopico e, per questo, rivestito da una sottile lamina di alluminio a esclusione del lato accoppiato con i fotomoltiplicatori. Figura 1.5: A) SPEC e SPECT: acquisizioni con proiezione mediante collimazione del fascio fotonico; B) PET: acquisizione con collimazione elettronica. I sistemi PET rivelano coppie di fotoni generate dall’annichilazione dei positroni, fotoni in linea di principio emessi simultaneamente, nello stesso punto e in direzioni esattamente opposte. Le coppie di fotoni sono rivelate all’interno di una finestra temporale prefissata e lungo una linea retta che collega rivelatori opposti, cioè si applica una collimazione elettronica (fig. 1.5B). La maggiore energia dei fotoni impiegati in PET rispetto a quella usata nelle indagini nucleari effettuate con SPEC e SPECT (511 keV per il più impiegato 18 F contro i 140 keV del diffuso 99m Tc ), la mancanza di una collimazione fisica e il conseguente elevato rateo a cui i rivelatori sono esposti, richiede cristalli ad alta efficienza, caratterizzati da un elevato stopping power: storicamente la scelta è caduta sul BGO9 . La mancanza di collimazione geometrica consente, a differenza di SPEC e SPECT caratterizzate al più da una coppia di rivelatori planari costituiti da più block detector che rivelano 9 Ortogermanato di bismuto. 1.2 Breve storia dello scanner a emissione di positroni 7 fotoni non correlati (testate), di disporre i rivelatori su un angolo di 360◦ , configurati in acquisizione simultanea in tutte le direzioni. 1.2 Breve storia dello scanner a emissione di positroni Per tutto il Novecento, lo sviluppo della PET ha coinvolto gli sforzi di ricercatori di diverse discipline. Gli studi sulla natura e causa della radioattività, con il lavoro sull’emivita e il decadimento esponenziale dei radionuclidi di Ernest Rutherford e Frederick Soddy [12], sono alla base dell’utilizzo clinico di tali radioisotopi. L’esistenza dei positroni postulata da Paul Dirac nel 1928 [13], sulla base della teoria della relatività di Einstein e delle equazioni della Meccanica Quantistica, è stata sperimentalmente dimostrata nel 1933 da Joliot e Thibaud [14, 15] con l’osservazione dei fotoni di annichilazione. Successivamente, è stato dimostrato come i positroni, interagendo con la materia, subiscano annichilazione con l’emissione di due fotoni in direzione opposta. L’idea di utilizzare positroni per Imaging clinico è stata proposta da Wrennet e Sweet nei primi anni cinquanta [16, 17] e le prime immagini planari ottenute da positroni sono di Brownell e Sweet [18]. Il sistema di acquisizione utilizzava i radionuclidi 64 Cu e 75 As e i fotoni prodotti dall’annichilazione erano individuati da una coppia di rivelatori di NaI(Tl). Nel 1963, Kuhl e Edwards formularono il principio di scansione trasversale e longitudinale realizzando il dispositivo di scansione Mark IV, basato sull’emissione di singoli fotoni [19] e costituito da rivelatori a NaI(Tl) a matrice quadrata di dimensione 32x32. Solo successivamente si è sviluppato un metodo di ricostruzione delle sezioni trasversali partendo dalle rispettive proiezioni [20] che nei primi tentativi risultarono di scarso valore diagnostico. Dopo l’introduzione della CT [1, 2, 3] e la sua successiva integrazione con tomografi a emissione di positroni [21], lo sviluppo della PET ha subito una notevole accelerazione. In ogni caso, l’inadeguatezza degli algoritmi di ricostruzione, la bassa frequenza di campionamento, la ridotta frequenza angolare e l’attenuazione dei fotoni rappresentavano le principali limitazioni. La prima PET è stata sviluppata nel 1975 da Ter-Pogossian [22]. Il sistema chiamato PETTII era caratterizzato da una coppia di rivelatori a matrici esagonali di NaI(Tl), configurati per la rivelazione di eventi in coincidenza. Adottando l’algoritmo di ricostruzione Filtered-BackProjection10 (FBP), la qualità delle immagini ricostruite era decisamente migliorata. In seguito 10 Sezione 2.9.1 8 L’Imaging molecolare: storia, dispositivi e applicazioni venne sviluppato il sistema PETTIII, primo scanner per il corpo intero [23], successivamente aggiornato, prodotto e commercializzato nel 1978 dalla società EG & G ORTEC con il nome di ECAT [24]. Per la rivelazione dei fotoni da 511 keV, il sistema adottava una coppia opposta di rivelatori a NaI(Tl). Ogni singolo rivelatore era costituito da 11 blocchi a matrice esagonale e 66 celle di 3.8×7.5 cm2 , configurati per l’acquisizione in coincidenza temporale su un totale di 363 linee di risposta11 (LoR). I rivelatori a NaI(Tl), già allora largamente impiegati nella rivelazione dei fotoni da 140 keV generati dal decadimento del tecnezio, sono penalizzati da una bassa densità. Per renderli più efficienti nella rivelazione dei fotoni da 511 keV, se ne aumentava lo spessore a scapito della risoluzione spaziale. Il problema venne risolto adottando scintillatori in ortogermanato di bismuto (BGO) [25], caratterizzati da un’elevata densità e maggiore stopping power, quindi capaci di rivelare una maggiore frazione di fotoni incidenti. Nonostante la luce emessa in fase di scintillazione e il tempo di decadimento fossero rispettivamente pari al 15% e maggiore del 30% rispetto ai collaudati rivelatori a NaI(Tl), il BGO è stato introdotto negli scanner a positroni a partire dalla fine degli anni ’80 e impiegato per i successivi 25-30 anni. L’introduzione dei rivelatori in BGO di dimensioni ridotte e costi relativamente contenuti12 ha permesso di concepire scanner con blocchi di rivelatori dapprima su singolo anello e successivamente su più anelli (Scanner Multiring). L’acquisizione contemporanea sui 360◦ e su più piani ha permesso di ridurre i tempi di acquisizione degli esami clinici, anche a fronte della diminuzione dell’attività di radiofarmaco somministrata, aprendo la strada allo sviluppo di algoritmi di ricostruzione 3D13 . Mentre venivano sviluppati scanner Multi-ring, il perfezionamento e lo sviluppo degli scanner a emissione di positroni considerava l’opportunità di integrazione con la CT. Lo sviluppo di scanner PET-CT integrati rappresenta un traguardo fondamentale dell’evoluzione tecnologica dell’Imaging. Questa tecnica consente di ottenere risultati decisamente superiori rispetto a quelli offerti da indagini eseguite con analoghi scanner ma in distinte sessioni di acquisizione. Nonostante fossero disponibili software e metodiche capaci di fondere indagini effettuate sullo stesso paziente con scanner distinti, i risultati potevano non 11 Sezione 2.8 I rivelatori BGO erano strutturati in blocchi di materiale scintillante di dimensione di 50×50 mm2 e profondità compresa tra i 20 ed i 30 mm, nei quali erano ricavati matrici di 8×8 cristalli, questi ultimi connessi otticamente a matrici 4×4 di fotomoltiplicatori. 13 L’acquisizione in coincidenza temporale tra due opposti rivelatori non risulta più limitata alle LoR ortogonali all’asse z dello scanner, ma è valutabile anche sulle LoR con estremi localizzati su anelli diversi. 12 1.2 Breve storia dello scanner a emissione di positroni 9 convergere a soluzioni soddisfacenti. Un approccio alternativo è dunque stato quello di combinare la tecnologia PET con la tecnologia CT, cioè di poter effettuare le indagini in un’unica sessione di esame, in modo da ottenere un accurato allineamento dell’anatomia, evitare al paziente due indagini successive, ma soprattutto perfezionare le ricostruzioni PET grazie alle informazioni fornite dalla scansione CT. Lo sviluppo del primo prototipo PET-CT è stato avviato nel 1992. La disponibilità delle immagini CT avrebbe consentito la valutazione dell’attenuazione e della dispersione associate alla morfologia del paziente, permettendo di correggere, affinare e ottimizzare le ricostruzioni PET. Il primo sistema cosı̀ concepito [21] integrava una CT spirale a singola slice (Somatom AR.SP. di Siemens Medical Solution), con uno scanner PET ECAT ART14 (CPS Innovations Knoxville, TN, USA). Entrambi i dispositivi CT e PET erano assemblati in un unico gruppo, con i componenti PET collocati nella parte posteriore del supporto rotazionale della CT. I centri tra i due scanner presentavano un offset fisso di 60 cm. Il gruppo complessivo era mantenuto in costante rotazione a 30 rpm tramite un motore asincrono (fig. 1.6). Figura 1.6: A) Rappresentazione schematica dello scanner prototipo PET-CT combinato. La distanza tra i due centri è di 60 cm. B) Vista frontale dello scanner Somatom AR.SP. dove si vede il tubo radiogeno, il rivelatore CT e il lettino. C) Vista posteriore del gantry. Sono ben visibili i due archi di rivelatori in BGO. Nel 1998, quando il prototipo divenne operativo, i componenti CT e PET utilizzati non erano più tecnologicamente aggiornati15 . Tuttavia, il lavoro svolto aveva dimostrato in modo convincente la possibilità e l’utilità di fusione delle due tecnologie, assicurando la sovrapposizione anatomica delle due differenti scansioni eseguite. 14 Il sistema PET ECAT ART era costituito da due archi di rivelatori contrapposti in BGO. Ogni singolo arco era composto da 11 blocchi che coprivano 83◦ e da 3 blocchi in direzione assiale [21]. 15 Nel periodo di sviluppo del prototipo, erano state immesse sul mercato CT multi slice e incominciavano a comparire i primi rivelatori in ortosilicato di lutezio (LSO) e ortosilicato di gadolinio (GSO). 10 L’Imaging molecolare: storia, dispositivi e applicazioni I circa 300 pazienti sottoposti alle indagini integrate hanno evidenziato immediatamente i vantaggi associati alla precisa localizzazione delle disfunzioni funzionali, determinata dalla medesima condizione anatomica tra le due acquisizioni. Inoltre, l’introduzione della correzione per l’attenuazione fotonica, ricavata dalle immagini CT, permetteva di ridurre notevolmente i tempi di acquisizione, aumentando al contempo l’accuratezza di ricostruzione. La classica sorgente puntiforme rotante di 68 Ge, utilizzata nei dispositivi PET per il Blank Scan16 e per la valutazione dell’attenuazione del paziente17 , poteva essere abbandonata. Una semplice sorgente, contenente una distribuzione omogenea di materiale γ emittente poteva infatti garantire la normalizzazione della risposta dei rivelatori, mentre le acquisizioni CT consentivano un’accurata valutazione della morfologia del paziente e quindi la correzione per l’attenuazione18 delle acquisizioni PET. La disponibilità di questi studi ha infine permesso lo sviluppo e il perfezionamento degli algoritmi di ricostruzione delle scansioni PET. Nello stesso articolo nel quale è presentato il prototipo di PET-CT [21], sono stati riportati tre casi clinici accuratamente selezionati che, essendo ancora oggi illuminanti, sono illustrati nelle fig. 1.7, 1.8 e 1.9. Anche se nei primi anni ’80, con l’avvento della risonanza magnetica, si era previsto un rapido abbandono della CT, i fatti hanno disatteso questa previsione. La miscellanea tra tecnologia PET basata su rivelatori in BGO multi-ring e CT multi slice, ha incontrato una forte diffusione per tutta la prima metà del decennio 2000. Inoltre i già citati limiti dei rivelatori in BGO, associati alla scarsa risoluzione energetica che li caratterizzava, hanno stimolato la ricerca di scintillatori con tempo di decadimento inferiore e con una maggiore efficienza luminosa. La recente introduzione di scintillatori in ortosilicato di lutezio (LSO) e ortosilicato di gadolinio (GSO), entrambi drogati con Ce, ha permesso di aumentare notevolmente le prestazioni degli scanner PET. LSO e GSO hanno un tempo di decadimento di circa 6 - 7 volte inferiore al BGO e questo determina la possibilità di lavorare in condizioni di alto rate. Inoltre, la maggiore efficienza luminosa che li caratterizza permette la riduzione dimensionale dei singoli cristalli, con conseguente incremento della risoluzione spaziale. 16 Normalizzazione dei rivelatori. Sezione 2.10.1 Sezione 2.10.6 18 Sezione 2.10.7 17 1.3 PET-CT 11 Figura 1.7: Un uomo di 78 anni con carcinoma polmonare. A) Nell’acquisizione CT appare come grossa massa isodensa. B) La PET mostra lo stesso corpo come un guscio sferico ipermetabolico e con un centro necrotico. C) L’immagine fusa mostra un buon allineamento delle due modalità. Inoltre compare un maggiore assorbimento di FDG a livello dei linfonodi localizzati nel mediastino. Figura 1.8: Un uomo di 69 anni, con diagnosi primaria di adenocarcinoma esofageo. A) Immagine CT. B) La PET evidenzia un’anormale presenza di FDG nel torace. C) L’immagine fusa localizza l’assorbimento in specifici linfonodi. Figura 1.9: Donna di 38 anni con cancro al pancreas non esportabile. Una laparatomia ha rilevato la presenza di metastasi al fegato. A) Immagine CT. B) Difficoltà di localizzare con precisione l’assorbimento dell’FDG. C) L’immagine fusa permette di localizzare il cancro al pancreas e non al colon come inizialmente si era immaginato. 1.3 PET-CT I sistemi integrati PET-CT, come già descritto nella sezione precedente, sono costituiti da uno scanner CT e uno scanner PET: entrambi sono montanti su un unico supporto, con l’unità CT nella parte frontale e l’unità PET collocata nella parte posteriore, a ridosso della CT. Le due unità utilizzano lo stesso gantry e un tavolo porta paziente comune. I centri dei campi di scansione CT e PET sono generalmente separati da una distanza fissa. Il range assiale delle 12 L’Imaging molecolare: storia, dispositivi e applicazioni scansioni CT e il lettino porta paziente variano in funzione dei produttori e dei modelli. Come conseguenza dell’offset tra i centri di scansione dei due dispositivi, il massimo range che si può sottoporre a scansione combinata è pari alla differenza tra la massima corsa del lettino porta paziente e il valore di offset stesso. La configurazione di un generico scanner PET-CT è rappresentata in fig. 1.10. Figura 1.10: Rappresentazione schematica di un moderno scanner PET-CT della serie Biograph di Siemens. La separazione tra i due centri di scansione è di 80 cm, mentre l’ampiezza di scansione combinata è pari a 190 cm, il che richiede una corsa minima del lettino di 270 cm ( Valk P.E., Delbeke D., Bailey D.L., Towsend D.W. and Maisey M.N., Positron Emission Tomography - Clinical Practice, Springer, pp. 10, 2006). 1.3.1 Acquisizione CT L’unità CT utilizzata in uno scanner PET-CT è costituita da un tubo radiogeno capace di emettere un intenso fascio di fotoni. Il fascio trasmesso e in parte attenuato dal paziente è rivelato da una serie di rivelatori allo stato solido e comunemente realizzati in materiale ceramico o tungstato di cadmio19 (CdWO4 o CdWO). La configurazione, il numero e le caratteristiche intrinseche dei rivelatori variano a seconda del produttore e modello dello scanner. Possono essere disposti su un tratto di arco o coprire tutto l’anello 19 Il tungstato di cadmio è uno scintillatore ad alta densità, alto numero atomico e alta resa luminosa, circa il 30-40% rispetto allo NaI(Tl). 1.3 PET-CT 13 del gantry. Nella configurazione ad arco, il tubo radiogeno è disposto a 180◦ rispetto al punto medio dell’arco dei rivelatori e ruota insieme ai rivelatori stessi. Nella configurazione ad anello, i rivelatori sono solidali al gantry, mentre la rotazione è effettuata dal solo tubo radiogeno. In entrambi i casi il tubo radiogeno ruotando proietta il fascio RX al paziente, mentre i rivelatori opposti al tubo radiogeno stesso rivelano il fascio RX trasmesso. I dati trasmessi come numero di eventi (counts) sono memorizzati da un computer e successivamente processati e ricostruiti a intervalli assiali (slice). Per scansioni del corpo intero, il tavolo porta paziente deve muoversi assialmente per ogni slice acquisita. I moderni scanner CT possono acquisire singole slice o più slice simultaneamente attraverso differenti combinazioni della velocità di rotazione del tubo radiogeno e/o di avanzamento del tavolo. Nelle acquisizioni a spirale, il tavolo porta paziente trasla a una velocità costante mentre il tubo radiogeno ruota intorno al paziente, tracciando una spirale. Per un’indagine CT, il tempo di scansione complessivo è al più di pochi minuti, più breve per le acquisizioni a spirale. La differenza di potenziale applicata al tubo radiogeno si trova in un range di 80 - 140 kV, con un’energia fotonica massima nel range 100 - 140 keV, alla quale corrisponde un’energia fotonica media di 70 - 80 keV. L’attenuazione del fascio RX riflette la densità dei tessuti del paziente, fornendo la struttura morfologica degli organi scansionati. 1.3.2 Acquisizioni PET Le acquisizioni PET si basano sulla rivelazione in coincidenza di una coppia di fotoni di annichilazione da 511 keV generata da sorgenti β + localizzate all’interno del paziente. I due fotoni sono rivelati all’interno di una finestra temporale dell’ordine di una decina di nanosecondi e lungo una linea retta che collega il centro di due rivelatori opposti, chiamata linea di risposta (LoR). Poiché la coppia di fotoni è rivelata in coincidenza lungo una linea retta e in assenza di collimatori che definiscono e localizzano la direzione dell’annichilazione, questa tecnica prende il nome di collimazione elettronica. In un sistema di rivelazione ad anello completo, i dati sono raccolti simultaneamente da tutte le coppie di rivelatori, senza necessità di rotazione degli stessi. Nei primi scanner PET i rivelatori coprivano solo parzialmente l’anello, rendendo necessaria la rotazione intorno al paziente con incrementi angolari. L’acquisizione di eventi in coincidenza richiede in primo luogo l’identificazione della singola coppia di rivelatori per ogni evento in coincidenza, il superamento della soglia energetica impostata per la coppia di fotoni e infine la localizzazione spaziale in coordinate polari dell’evento per la sua memorizzazione. I tipici rivelatori organizzati in blocchi di ortogermanato di bismuto (BGO), ortosilicato di lutezio (LSO) o ortosilicato di gadolinio 14 L’Imaging molecolare: storia, dispositivi e applicazioni (GSO), sono accoppiati a 4 fotomoltiplicatori. Ogni rivelatore è collegato in coincidenza con un massimo di N/2 rivelatori disposti sul tratto di anello opposto al rivelatore considerato20 . In questo modo un evento in coincidenza temporale e sopra la soglia energetica può essere localizzato spazialmente. Gli impulsi prodotti dai fotomoltiplicatori sono utilizzati per identificare i rivelatori coinvolti nell’evento. Come nelle classiche gamma camere, la posizione dell’evento all’interno del singolo rivelatore è localizzata utilizzando il differente impulso prodotto dai 4 fotomoltiplicatori associati al singolo rivelatore integrato in un blocco e determinato dal punto di incidenza del fotone. L’ultimo passo nell’acquisizione dei dati è la memorizzazione dei conteggi associati a ogni cristallo. In modo analogo alle immagini planari SPECT, dove i conteggi sono organizzati in una matrice che rappresenta le coordinate X e Y, gli eventi in coincidenza associati alle acquisizioni PET sono raccolti in matrici chiamate sinogrammi dove l’ordinata rappresenta l’angolo θ che la singola LoR forma con l’asse y del gantry e l’ascissa rappresenta la distanza r della medesima LoR rispetto al centro del campo di vista (FoV) . Ogni evento in coincidenza selezionato e memorizzato, aumenta di una unità il valore all’interno del singolo bin di coordinate (r, θ) appartenente al sinogramma (fig. 1.11). 1.4 Moderno Scanner PET-CT Attualmente sono presenti 5 case produttrici di PET-CT: GE Healthcare, Hitachi Medical, Philips Medical Systems, Toshiba Medical Corporation e Siemens Medical Solutions. I rispettivi modelli di punta offrono scanner con dispositivi CT a 16-, 32- e 64-slice21 . Le prestazioni della componente PET sono diverse per ogni modello, con la sola Biograph HIREZ di Siemens Medical Solution che si spinge a una dimensione dei singoli cristalli in LSO di 4×4×20 mm3 (dimensione assiale, trasversale e spessore rispettivamente). Gli stessi rivelatori montati dalla Biograph HIREZ sono incorporati sulla serie Aquilon di Toshiba Medical e accoppiati con una CT a 64-slice. La serie Aquilon è l’unica con il lettino porta paziente fisso, gantry CT e gantry PET scorrevoli indipendentemente. Questa peculiarità consente allo scanner CT di assumere un tilt del gantry configurabile. La recente Discovery ST di GE 20 N rappresenta il numero totale di rivelatori. La configurazione della parte CT è scelta in funzione delle applicazioni per le quali viene utilizzato lo scanner. Acquisizioni oncologiche manifestano una preferenza verso CT a 16-slice, che forniscono immagini meno rumorose. Acquisizioni cardiologiche, che necessitano di un maggiore numero di acquisizioni in un ridotto arco di tempo, richiedono CT a 64-slice. 21 1.4 Moderno Scanner PET-CT 15 Figura 1.11: Dati acquisiti da scanner uno PET in forma di sinogramma. A) Ogni evento rivelato in corrispondenza di una LoR è localizzato all’interno del FoV con le coordinate polari (r, θ). B) Le stesse coordinate polari utilizzate all’interno del FoV sono riportate in una matrice a coordinate cartesiane, dove x = r e y = θ. Healthcare è fornita di rivelatori in BGO di ultima generazione e cristalli di 6×6×30 mm3 . Infine lo scanner GXL Gemini di Philips è allestito con rivelatori in GSO, caratterizzati da cristalli di 6×4×30 mm3 nelle coordinate assiali e trasversali rispettivamente. Ogni produttore ha adottato soluzioni diverse per il lettino, tutte con l’obiettivo di ridurne al minimo la flessione verticale dovuta al posizionamento del paziente (fig. 1.12). Tutti gli scanner citati ad esclusione del Discovery GE, acquisiscono esclusivamente in modalità 3D. Lo scanner GE permette l’acquisizione volumetrica ma, avendo in dotazione i setti di separazione tra i diversi anelli di rivelatori, è configurabile per acquisizioni 2D. È infatti ancora in corso un dibattito sulla qualità delle immagini 3D con pazienti di grosse dimensioni, dove il contributo a false coincidenze, determinato da una maggiore percentuale di scatter, è decisamente superiore. Scintillatori rapidi come LSO e GSO, sicuramente più idonei a operare in condizioni di alto rate tipico delle acquisizioni 3D, sembrano risentire meno 16 L’Imaging molecolare: storia, dispositivi e applicazioni Figura 1.12: Quattro differenti soluzioni adottate per la ridurre al minimo la flessione verticale del lettino porta paziente. A) Lettino fissato a un montante scorrevole su un unico binario a livello del pavimento (Biograph di Siemens e SeptreP3 di HITACHI). B) Doppio movimento, il primo a livello del pavimento per le acquisizioni CT, il secondo al livello del lettino porta paziente per le acquisizioni PET (GE Discovery). C) Doppio binario, entrambi a livello del lettino porta paziente. Il primo dedicato alla CT, si arresta tra il gantry CT ed il gantry PET su supporto dedicato; il secondo è dedicato alla PET. D) Lettino fisso con gantry CT e PET scorrevoli su binari al livello del pavimento ( Valk P.E., Delbeke D., Bailey D.L., Towsend D.W. and Maisey M.N., Positron Emission Tomography - Clinical Practice, Springer, pp. 11, 2006). dello scatter e del random22 rispetto ai classici cristalli in BGO. 1.5 Applicazione cliniche Le indagini PET rappresentano una modalità di scansione fisiologica - funzionale dei tessuti complementare alle tradizionali indagini morfologiche effettuate con scanner CT e MRI. Le indagini morfologiche identificano di22 Coincidenze accidentali. Sezione 2.7 1.5 Applicazione cliniche 17 sfunzioni di organi o tessuti già compromessi. Nel campo clinico sono molto diffuse patologie che, prima di manifestare alterazioni morfologiche, esprimono alterazioni funzionali. Alcuni esempi sono i tumori nella loro fase iniziale e diverse malattie neuro degenerative come l’Alzheimer, il morbo di Huntington e di Parkinson, l’epilessia [26, 27, 28] e disturbi psichiatrici in genere [29], oltre a una vasta gamma di studi sui neuro recettori. Attualmente la PET ha un preminente utilizzo in campo oncologico, tanto che circa l’80% degli esami effettuati è mirato a monitorare la risposta dei pazienti a trattamenti contro il cancro e a discriminare o caratterizzare lesioni dubbie evidenziate in studi morfologici effettuati con CT e MRI. L’Imaging PET, quasi esclusivamente effettuato con desossiglucosio marcato con 18 F (FDG), interessa tre importati campi clinici: oncologico in fase di diagnosi e gestione, cardiologico e neurologico psichiatrico. 1.5.1 Campo oncologico Anche se il desossiglucosio marcato 18 F è di gran lunga il più diffuso e importante radiofarmaco impiegato in PET, altri marcatori come il 11 C associato alla metionina23 , o ancora il 18 F associato ad amminoacidi come la tirosina (FET) o la metiltirosina (FMT), assumeranno negli anni a venire un ruolo maggiore. Il principio di base applicato per la valutazione clinica in campo oncologico delle immagini PET è la provata correlazione tra il grado di assorbimento dell’FDG (o altri radiotraccianti) e la malignità del cancro. La valutazione del grado di malignità, in aggiunta alla valutazione visiva dell’indagine da parte del medico nucleare, può essere supportata da un indicatore denominato Standardized Uptake Value (SUV). Il SUV consente la valutazione del grado di assorbimento del radiotracciante semplicemente definendo un’area o un volume di interesse sull’immagine (RoI, Region of Interest) ed è esprimibile con la seguente relazione: Concentrazione tissutale MBq/g SUV = × Peso corporeo ×g (1.2) Dose iniettata MBq Questo controverso strumento dovrebbe essere utilizzato con cautela in quanto è condizionato da differenti parametri e non sono disponibili criteri di calcolo e calibrazione standard. Il valore di SUV dipende dal tempo trascorso dall’iniezione del radiofarmaco ed è influenzato dalla concentrazione di glucosio nel sangue che agisce come fondo e dallo stesso volume della lesione: in altre parole sono possibili falsi negativi per lesioni di piccole dimensioni. 23 In seguito al basso valore di T1/2 ≈ 20 minuti, è utilizzabile solo da centri con disponibilità in loco di ciclotrone. 18 L’Imaging molecolare: storia, dispositivi e applicazioni Conseguentemente non esiste un valore assoluto di SUV che definisca e assicuri la malignità o non malignità di una determinata regione. In condizioni standard, è ritenuto un indicatore ripetibile e capace di effettuare una biopsia metabolica, particolarmente utile come indice relativo nelle diverse sessioni di acquisizioni sul medesimo paziente e sulla medesima lesione per valutare l’efficacia di terapie mirate (fig. 1.13). Figura 1.13: Donna di 41 anni con cancro ovarico trattato 2 anni prima e sottoposta a CT-PET in seguito all’aumento dei marker tumorali. L’acquisizione CT-PET e la rispettiva visualizzazione tridimensionale (MIP), mostrano una localizzazione di FDG in prossimità della giunzione gastro-intestinale. La fusione delle immagini sul piano trasversale localizza la lesione a un linfonodo para aortico sinistro, prossimo alla giunzione citata. In seguito a radioterapia mirata, il successivo follow-up effettuato con CT-PET, ha evidenziato una diminuzione dimensionale della lesione e un minor uptake di FDG valutato mediante SUV ( Valk P.E., Delbeke D., Bailey D.L., Towsend D.W. and Maisey M.N., Positron Emission Tomography - Clinical Practice, Springer, pp. 37, 2006). Nonostante questi limiti, la concentrazione di FDG è in grado di differenziare tumori maligni e benigni, fornendo un vero e proprio gradiente di 1.5 Applicazione cliniche 19 malignità. La concentrazione di FDG, localizzata o diffusa, permette di valutare la stadiazione della disfunzione, cioè della diffusione della malattia e di identificare il tumore primario. Grazie a queste informazioni è cosı̀ possibile definire e pianificare interventi chirurgici mirati e circoscritti. Sempre in campo oncologico, la concentrazione di FDG è utilizzata come feedback dell’efficacia delle cure intraprese, individuando anzitempo eventuali recidive, anche in combinazione all’utilizzo di indicatori come il CEA (indicatore tumorale valutabile con esami ematologici). 1.5.2 Campo cardiologico La perfusione miocardica, effettuata con 13 N-NH3 o FDG per la valutazione della vitalità miocardica e lo studio dei recettori del miocardio, promette di svolgere un ruolo importante. Nella valutazione delle patologie coronariche, la quantificazione del miocardio integro e il relativo flusso di sangue circolante, sono parametri fondamentali e ricavabili dalle indagini CT-PET attraverso l’uso di modelli cinetici, permettendo un’accurata strategia di cura. Per ottenere un modello cinetico del miocardio sono necessarie acquisizioni dinamiche seriali sincronizzate con l’attività miocardica, ottenibili con l’acquisizione combinata con un elettrocardiogramma integrato per la definizione del gating cardiaco24 . Le concentrazioni di attività del sangue arterioso nei tessuti del ventricolo o dell’atrio sinistro e nelle diverse fasi cardiache, consentono, una volta introdotti in specifici algoritmi di calcolo, di ottenere una mappatura cinetica (fig. 1.15). I dati quantitativi ottenuti dalla perfusione miocardica consentono di valutare le alterazioni vascolari prima che si trasformino in patologie ischemiche. L’analisi quantitativa del flusso sanguigno all’interno del miocardio ha portato a raffinare le valutazione dei fattori di rischio, tanto da tradursi in interventi preventivi mirati nel campo dell’arteriosclerosi coronarica. Mentre nelle acquisizioni SPECT le perfusioni miocardiche permettono acquisizioni in condizioni separate di riposo e stress del miocardio, nella PET questo approccio non è perseguibile a causa della breve emivita del radiotracciante e del cambio di posizione del paziente che richiederebbe un’ulteriore CT. Per ovviare, si utilizzano Adenosina e Dipiridamolo in modo da agire direttamente sulle cellule muscolari lisce dove sono presenti dei recettori sensibili, causando vasodilatazione e un flusso sanguigno iperemico. In condizioni fisiologiche l’aumento di volume di sangue è pari a circa 3 - 5 volte il 24 Il gating cardiaco permette l’acquisizione ripetuta di diversi frame tra sistole e diastole miocardica. Le immagini successivamente visualizzate con algoritmo tridimensionale MIP (Maximum Intensity Projection) (fig. 1.14), consentono una visualizzazione cinetica del miocardio e una ricostruzione volumetrica 3D [30]. 20 L’Imaging molecolare: storia, dispositivi e applicazioni Figura 1.14: Schematizzazione del gating cardiaco nel quale a ogni ciclo vengono acquisite una serie di immagini. Le immagini ricostruite permettono una visualizzazione dinamica 3D del miocardio. livello normale e si ritiene equivalga a una risposta coronarica in condizione di stress, sulla quale sono effettuate le necessarie valutazioni cliniche. 1.5.3 Campo neuro psichiatrico La tomografia ad emissione di positroni offre un metodo di indagine non invasivo per investigare le funzioni, il metabolismo e il flusso sanguigno cerebrale in vivo. L’utilizzo di traccianti specifici permette di studiare specifiche funzioni cerebrali. L’Alzheimer, che rappresenta il caso più comune di demenza, è patologicamente caratterizzato dal deposito di placche amiloidi e neurofibrillari che riducono e compromettono progressivamente le cellule neuronali e le rispettive connessioni sinaptiche. L’utilizzo di FDG consente uno studio regionale del metabolismo del glucosio cerebrale, tanto che la diagnosi è tipicamente caratterizzata da ipo-metabolismo del glucosio in corrispondenza del cingolo posteriore e in zona temporo-parietale. Al progredire della malattia, vengono interessate anche zone nella regione frontale. Contrariamente alle indagini oncologiche e miocardiche, è il grado di ipo-metabolismo che classifica la gravità della demenza. Indagini PET-CT con FGD sono utilizzate per individuare i soggetti a rischio, prima della comparsa dei sintomi. In soggetti cognitivamente normali, vettori come l’apolipoproteina E tipo 4 allene, un gene di suscettibilità per l’Alzheimer, ha un metabolismo simile a quello del glucosio e permette l’identificazione della patologia fino a 10 anni prima 1.5 Applicazione cliniche 21 Figura 1.15: Analisi semi quantitativa del miocardio ottenuta mediante acquisizione PET. La mappa polare rappresenta la concentrazione di sangue nel tessuto ventricolare sinistro, dove sono visibili l’apice nel centro e la base nel perimetro. I settori tracciati identificano la parete anteriore, la parete inferiore, il setto ventricolare e la parete laterale rappresentati rispettivamente sopra, sotto a sinistra e a destra. Ad ogni cella della mappa polare è associato il massimo valore di concentrazione ematologica riscontrata. I settori scuri manifestano scarsa irrorazione del miocardio, contrariamente a quelli chiari ( Valk P.E., Delbeke D., Bailey D.L., Towsend D.W. and Maisey M.N., Positron Emission Tomography - Clinical Practice, Springer, pp. 415, 2006). della manifestazione di demenza nel 90% dei casi (fig. 1.16). Una malattia rilevabile con indagini CT-PET e simile al morbo di Alzheimer è la Demenza con Corpi di Lewy (DLB) che può degenerare in morbo di Parkinson o più raramente in morbo di Alzheimer. Radiotraccianti specifici come [18 F]-fluroL-DOPA (18 F[DOPA]) o [11 C]-methylpiperidin-4-yl propionate (11 C-PMP), forniscono indicazioni per distinguere patologie degenerative tra DLB e Alzheimer e tra Parkinson e Alzheimer rispettivamente. Un recente sviluppo sulle placche beta-amiloidi ha introdotto il radiotracciante [11 C]-6-OH-BTA-1 ([11 C]-PIB), capace di migliorare sensibilmente la diagnosi precoce del morbo di Alzheimer e di fornire marker biologici capaci di identificare la progressione della malattia (fig. 1.17). 22 L’Imaging molecolare: storia, dispositivi e applicazioni Figura 1.16: Indagine effettuata con [18 F]-DOPA: a sinistra soggetto con Morbo di Parkinson a manifestazione idiopatica; a destra un soggetto giovane mostra l’insorgenza del morbo, caratterizzato da una maggiore riduzione striatale, la quale è legata in modo proporzionale alla riduzione delle fibre dei neuroni dopaminergici ( Valk P.E., Delbeke D., Bailey D.L., Towsend D.W. and Maisey M.N., Positron Emission Tomography - Clinical Practice, Springer, pp. 456, 2006). 1.5.4 Limiti dell’Imaging FDG-PET Come tutte le tecniche diagnostiche, l’Imaging PET-CT effettuato con FDG non è esente da falsi positivi e falsi negativi. Flogosi granulomatose determinano un aumento localizzato di macrofagi, leucociti e l’attivazione dei linfociti, tutti recettori di FDG. Allo stesso modo, infezioni batteriche, tubercolosi e molti altri tipi di infezioni e disfunzioni possono incrementare l’uptake a livello polmonare. In tutti questi casi il valore di SUV le può in linea di massima discriminare da lesioni oncologiche, caratterizzate da maggior uptake. Falsi positivi possono essere creati da artefatti ottenuti nell’acquisizione CT, che si traducono in una errata valutazione del coefficiente di attenuazione. Falsi negativi sono correlabili alla risoluzione dello scanner PET che penalizza lesioni di piccole dimensioni. Infatti, se la lesione ha una dimensione inferiore alla metà della risoluzione dello scanner, si ha una sostanziale diminuzione dell’attività rivelata. Come prima conseguenza, il valore di SUV 1.5 Applicazione cliniche 23 Figura 1.17: Nella parte superiore dell’immagine è rappresentato il metabolismo cerebrale con FDG di un individuo normale (sinistra) e un paziente con conclamato morbo di Alzheimer (destra). Nella parte inferiore dell’immagine è rappresentato il metabolismo cerebrale con 11 C-PIB: L’individuo apparso normale con lo studio mediante FDG, mostra una segnata e diffusa striatura della corteccia tipica del morbo di Alzheimer, cioè manifesta deposizione delle placche amiloidi ( Valk P.E., Delbeke D., Bailey D.L., Towsend D.W. and Maisey M.N., Positron Emission Tomography - Clinical Practice, Springer, pp. 454, 2006). associato a queste zone anatomiche risulterà inferiore all’effettivo uptake, di fatto compromettendo la bontà dell’indagine. Il caso limite è la presenza di lesioni microscopiche, dell’ordine dei decimi di millimetro, completamente ignorate dallo scanner PET. 24 L’Imaging molecolare: storia, dispositivi e applicazioni Capitolo 2 Principi Fisici della PET In questo capitolo vengono trattati i principi fisici alla base dell’Imaging PET. Introdotta la radioattività con particolare attenzione al decadimento β + , viene descritto il processo di annichilazione dei positroni, le modalità di rivelazione dei fotoni generati dal decadimento del positronio e le caratteristiche fondamentali dei vari rivelatori utilizzati nel recente percorso di sviluppo tecnologico degli scanner a emissione di positroni. Vengono quindi descritte le tecniche utilizzate per l’acquisizione dei dati con riferimenti alle criticità specifiche per poi dare ampio spazio alla ricostruzione delle immagini, citando i diversi algoritmi di utilizzo clinico, alcune metodiche di post-processing e le differenti correzioni che concorrono alla formazione delle immagini delle moderne PET-CT. 2.1 I Nuclei I nuclei sono costituiti da protoni e neutroni (i cosiddetti nucleoni). In un nucleo stabile, il numero di protoni e neutroni è tale per cui la forza elettrostatica repulsiva tra protoni è sovra compensata dalla forza nucleare forte che agisce su tutti i nucleoni. Il raggio d’azione della forza nucleare forte è dell’ordine di 10−13 cm (raggio d’azione corto), mentre la forza elettrostatica si manifesta già a distanze dell’ordine dei 10−8 cm (grande raggio d’azione). 2.2 La Radioattività Gli elementi che si trovano in natura possono essere stabili o instabili. Un atomo è stabile se non subisce trasformazioni spontanee e conserva la propria struttura nucleare. Ciò implica che il numero di protoni e neutroni rimane immutato. In natura esistono anche atomi instabili, in cui il nucleo subisce 25 26 Principi Fisici della PET delle trasformazioni spontanee che vengono chiamate decadimenti. I decadimenti nucleari sono sempre accompagnati dall’emissione di qualche forma di radiazione1 . Il nucleo instabile decade attraverso uno o più meccanismi di decadimento fino al raggiungimento di una configurazione stabile. Il processo di decadimento è probabilistico, pertanto non è possibile determinare con precisione quando un singolo nucleo decade. Si può tuttavia descrivere il comportamento di un insieme molto grande di nuclei instabili mediante la legge di decadimento: N = No e−λt (2.1) dove No , N e λ rappresentano il numero iniziale di nuclei, il numero di nuclei sopravvissuti al tempo t e la costante di decadimento. La costante di decadimento λ è legata alla vita media τ dello specifico elemento dalla seguente relazione: 1 λ= (2.2) τ Il tempo a cui il numero di atomi sopravvissuti è pari a metà degli atomi iniziali è espresso dal tempo di dimezzamento T1/2 , legato alla vita media τ dalla seguente relazione: T1/2 = τ ln(2) (2.3) Si definisce inoltre l’attività di un campione di materiale radioattivo come il numero medio di disintegrazioni nell’unità di tempo: A(t) = − dN (t) = λNo e−λt = λN (t) [Bq] dt (2.4) In generale esistono diversi tipi di decadimento nucleare. Il decadimento α consiste nell’espulsione spontanea di una particella α (nucleo di 42 He) da parte di nuclei pesanti e caratterizzati da un eccessivo numero di protoni. I decadimenti β − e β + consistono rispettivamente nell’emissione di un elettrone (e− ) o di un positrone (e+ ) da parte del nucleo. L’emissione γ infine è associata all’emissione spontanea di fotoni dal nucleo, che passa da uno stato eccitato a uno meno eccitato. I quanti emessi sono generalmente associati alla rottura di legami tra i nucleoni, il che richiede energie dell’ordine di qualche MeV per A≥40 e di qualche centinaio di keV per A≤40, con A numero di massa. I fotoni di origine nucleare non sono distinguibili dai raggi X di origine atomica, se non per l’energia di ordini di grandezza superiore. 1 Per questo motivi i nuclei instabili vengono anche detti radioattivi. 2.3 Il Decadimento β + 2.3 27 Il Decadimento β + In linea di principio, le acquisizioni PET si basano sulla rivelazione simultanea di due fotoni da 511 keV, originati dall’annichilazione di positroni emessi da isotopi artificiali. I positroni sono particelle con la stessa massa degli elettroni e carica elettrica dello stesso valore ma di segno opposto, cioè positiva [31]. Grazie a reattori nucleari o ciclotroni, è possibile creare isotopi instabili con un’eccedenza di protoni. Questi isotopi ricchi di protoni, raggiungono la stabilità attraverso una riduzione di carica del nucleo. Il decadimento associato alla mutazione di un protone in un neutrone, avviene attraverso due diversi canali: Cattura elettronica (E.C.): avviene quando il nucleo non ha sufficiente energia per decadere attraverso l’emissione diretta di positroni; conseguentemente decade catturando un elettrone dalle orbite più interne, grazie al quale si verifica la mutazione di un protone in neutrone: A ZY + e− →A Z−1 X + ν (2.5) dove Z è il numero atomico e A il numero di massa, e− l’elettrone e ν il neutrino. La lacuna elettronica è immediatamente colmata da un elettrone più energetico appartenente alle orbite esterne, con emissione di un raggio X caratteristico. La probabilità associata alla E.C. è maggiore nei nuclei pesanti e ricchi di protoni2 , dove la minore distanza tra nucleo e shell interne (K,L) e la maggiore attrazione Coulombiana esercitata sulla nube elettronica dall’elevato numero di protoni la favoriscono. L’energia del raggio X caratteristico emesso, utilizzato come indicatore della reazione data la difficoltà di rivelazione del neutrino, aumenta all’aumentare della massa dei nuclidi. Il Q-valore3 associato alla E.C. è espresso dalla seguente relazione: QE.C. = (MY (Z, A − Z) − MX (Z − 1, A − Z + 1)) c2 − Be (2.6) dove Be rappresenta l’energia di ionizzazione dell’elettrone catturato, trascurabile se dell’ordine dei 10 eV. 2 La probabilità di cattura elettronica aumenta come Z3 . Il Q-valore di una reazione è definito come la differenza tra l’energia cinetica totale di un sistema prima e dopo la reazione, Q = Tf − Ti . Per il decadimento β e nel sistema del laboratorio, il nucleo padre può essere assunto a riposo, Ti =0. Affinché il decadimento avvenga spontaneamente, il totale delle energie cinetiche associato allo stato finale Tf , deve essere maggiore di zero. Con l’emissione di una particella (e+ , e− , ν), il Q-valore non è più semplicemente la differenza di energia tra gli stati iniziali e finali. La differenza di massa tra nucleo padre e nucleo figlio include l’energia di legame di un elettrone - positrone atomico. 3 28 Principi Fisici della PET Emissione di positrone: Il principale meccanismo di decadimento radioattivo con emissione di positroni utilizzato nella PET è la trasformazione di un protone nella coppia positrone - neutrone (fig. 2.1). La reazione nucleare che descrive il processo è la seguente: A ZY + →A Z−1 X + e + ν (2.7) Figura 2.1: Rappresentazione della mutazione di un protone in un neutrone. Protone e neutrone sono rappresentati secondo i rispettivi modelli a quark. Affinché l’emissione di positroni sia energeticamente sostenibile, la differenza di energia tra gli stati iniziali e finali dovrebbe essere superiore a 1.022 MeV. Mentre il decadimento β − è energeticamente sostenibile anche per neutroni liberi4 , il decadimento β + dei protoni è consentito soltanto all’interno dei nuclei. I protoni liberi non si trasformano in neutroni per mancanza di energia, mentre all’interno dei nuclei i protoni si possono trasformare nella coppia neutrone - positrone a spese dell’energia complessiva del nucleo. Il Q-valore associato all’emissione β + è: Qβ + = (MY (Z, A − Z) − MX (Z − 1, A − Z + 1))c2 − 2me c2 (2.8) Il termine addizionale 2me c2 è necessario per creare il positrone emesso e tiene conto del mantenimento della neutralità dell’atomo figlio, ottenuta con 4 L’energia a riposo del neutrone è maggiore della somma delle energie a riposo di protone ed elettrone. 2.4 L’annichilazione dei positroni 29 l’espulsione di un elettrone. La differenza di energia tra il nucleo padre e il nucleo figlio è, in ottima approssimazione, suddivisa tra il positrone e il neutrino. In altre parole, il positrone emesso ha uno spettro continuo di energia con valori compresi tra poche centinaia di keV e qualche MeV, con massimo dato da: A Emax = E A (2.9) Z Y − E Z−1 X − 1.022 [MeV] Emax condiziona le prestazione dei tomografi PET in quanto determina la distanza di allontanamento del positrone dal luogo di emissione [32]. Gli emettitori di positroni (tab. 2.1), sono di particolare interesse in medicina in quanto molti degli elementi che costituiscono gli organismi viventi hanno isotopi β + emittenti. La sola eccezione è l’idrogeno, per il quale l’analogo metabolico è l’isotopo 18 F. Tabella 2.1: Proprietà di alcuni isotopi che emettono positroni. R rappresenta il range approssimativo in H2 O percorso dal positrone prima di subire l’annichilazione. Radionuclide Produzione βf+raction Emax [MeV] T1/2 [min] R [mm] 11 Ciclotrone Ciclotrone Ciclotrone Ciclotrone Ciclotrone Generatore 0.99 0.97 1.00 1.00 0.89 0.96 0.96 0.64 1.19 1.72 1.90 3.35 20.4 109.7 9.96 2.07 68.3 1.25 0.28 0.22 0.45 1.04 1.35 2.6 C F 13 N 15 O 68 Ga 82 Rb 18 2.4 L’annichilazione dei positroni Il positrone possiede un’energia iniziale che gli consente di percorrere una piccola distanza dal nucleo di emissione. In questo percorso, è soggetto a scatter multipli: quando raggiunge un’energia dell’ordine di quella termica (pochi eV) si lega con un e− , formando cosı̀ il positronio. Quest’ultimo ha una emivita dell’ordine di 10−7 s, e annichilica trasformando la rispettiva massa nell’energia associata a due fotoni da 511 keV. Nel sistema del positronio, i due fotoni vengono emessi lungo la stessa linea ed in direzioni esattamente opposte. Tale linea prende il nome di Linea di Risposta (LoR). Nel sistema di 30 Principi Fisici della PET riferimento del laboratorio, all’angolo di emissione è associata un’incertezza ±∆θ come conseguenza del momento residuo del positronio che determina un’annichilazione non a riposo. ∆θ in acqua vale ≈ 0.25◦ [33]. 2.5 La rivelazione dei fotoni L’informazione clinica di un tomografo PET dipende dalla probabilità che entrambi i fotoni associati all’annichilazione del positronio non subiscano interazione lungo la rispettiva LoR fino al punto di rivelazione. Nel caso del corpo umano, composto per lo più da acqua, si può considerare il coefficiente di attenuazione lineare dei fotoni con energia di 511 keV pari a µH2 O = 9.6 × 10−2 cm. Poiché il corrispondente SEV5 è dell’ordine dei 7 cm di H2 O, è necessario tenere conto dell’attenuazione dovuta all’attraversamento del corpo umano, che può raggiungere i 50 cm di dimensione trasversale. Inoltre, mentre in seguito all’interazione fotoelettrica di uno dei due fotoni associati all’annichilazione, l’evento di origine non è visto dal sistema, l’interazione Compton determina diffusione e l’evento può comunque essere rivelato fornendo un’informazione errata. In ogni caso, dato che la probabilità che fotoni da 511 keV attraversino il corpo senza subire scatter è generalmente alta, l’annichilazione di un positrone può essere localizzata dalla rivelazione dei due fotoni correlati alle estremità opposte della rispettiva LoR. Nella PET il metodo di rivelazione dei fotoni prende il nome di condizione di simultaneità degli eventi, condizione per altro non realizzabile, in quanto si deve tenere conto delle differenti distanze tra evento ed estremità della LoR dove avviene la rivelazione. Per questo motivo viene considerata una finestra temporale per la rivelazione degli eventi, indicativamente inferiore ai 15 ns, intervallo di tempo nel quale avviene la scintillazione e che tiene conto di eventuali delay dell’elettronica del sistema. Una rappresentazione schematica della rivelazione degli eventi in condizione di simultaneità da parte di due rivelatori è descritta dalla fig. 2.2. L’interazione dei fotoni con i cristalli scintillatori opposti genera lampi luminosi i quali sono convertiti e amplificati dai rispettivi fotomoltiplicatori che a loro volta generano gli impulsi di segnale VA e VB . Al superamento della soglia VT i pulse generator generano un impulso per i gate-pulse generator che a loro volta associano ai singoli eventi rivelati agli istanti t1 e t2 una durata del segnale pari a 2τ , cioè la finestra di coincidenza. Cosı̀ i segna5 Strato emivalente: spessore di assorbitore che riduce alla metà il numero di quanti rivelati nell’unità di tempo in condizioni di buona geometria [31] ed è espresso dalla relazione SEV= ln2 µ [cm], con µ coefficiente di attenuazione lineare dell’assorbitore espresso in [cm−1 ]. 2.6 Rivelatori 31 li campionati separatamente sono confrontati dalla logic unit che li accetta considerandoli eventi veri, solo se risultano temporalmente sovrapponibili, ovvero se ∆t = t2 − t1 ≤ 2τ . Se ∆t = t2 − t1 > 2τ , gli eventi non sono considerati in coincidenza e non sono registrati dal sistema. Si noti come le ampiezze di segnale VA e VB , corrispondenti alla coppia di fotoni generata dallo stesso evento di annichilazione, potrebbero non essere le stesse. Questa differenza, che dipende dalla differente frazione di energia ceduta al sistema di rivelazione o da una locale variazione di efficienza del sistema, determina il superamento della soglia e la generazione del gate non in contemporanea. Inoltre l’utilizzo di rivelatori di ultima generazione come LSO e GSO, caratterizzati da un tempo di decadimento indicativamente inferiore di un’ordine di grandezza rispetto agli storici NaI(Tl) e BGO, consente l’utilizzo del ∆t per la valutazione del Time of Flight6 (ToF), utilizzato per ottimizzare le acquisizioni e le ricostruzioni 3D. In generale, la registrazione di un evento vero richiede alla coppia di fotoni rivelati l’appartenenza alla finestra temporale di coincidenza, il superamento della soglia energetica da parte di entrambi e una LoR accettabile. Gli eventi cosı̀ selezionati sono detti prompt. 2.6 Rivelatori Mentre gli scanner a fotone singolo7 utilizzano dei collimatori per selezionare il fascio fotonico corrispondente a una proiezione planare e solo successivamente si procede con la registrazione nel sistema di acquisizione, la PET utilizza la coincidenza degli eventi o collimazione elettronica, quindi i rispettivi cristalli sono soggetti a una fluenza fotonica decisamente superiore. La probabilità di rivelazione dei fotoni in coincidenza dipende dall’efficienza dei rivelatori, la quale è strettamente legata all’energia dei fotoni, allo stopping power del materiale e allo spessore dello scintillatore. Nelle PET di prima generazione si utilizzavano cristalli allo NaI(Tl), ovvero lo stesso materiale utilizzato per le gamma camere tradizionali SPEC e SPECT, dove si devono rivelare i fotoni da 140 keV generati dal decadimento del 99m Tc. Gli scintillatori allo NaI(Tl), oltre a essere altamente igroscopici, sono caratterizzati da una bassa densità, dunque per compensarne il basso potere frenante per fotoni da 511 keV, se ne aumentava lo spessore a scapito della risoluzione spaziale dello scanner. Verso la fine degli anni ’70 vennero introdotti gli scintillatori in ortogermanato di bismuto (BGO), contraddistinti da una 6 La valutazione del ToF è la capacità del tomografo di identificare la posizione di annichilazione lungo la rispettiva retta di propagazione (LoR) dalla misura del ∆t intercorso tra due eventi rivelati all’interno della finestra temporale di coincidenza. 7 Gamma Camere tradizionali o SPECT. 32 Principi Fisici della PET Figura 2.2: Schema di rivelazione in coincidenza dei fotoni di annichilazione. I rivelatori di raggi γ sono localizzati alle estremità opposte della LoR sulla quale avviene l’annichilazione. L’evento viene registrato se i fotoni vengono rivelati all’interno della finestra temporale di coincidenza. Se gli eventi sono registrati al di fuori della finestra temporale di coincidenza o se viene rivelato un solo fotone, il sistema scarta l’evento. 2.6 Rivelatori 33 maggiore densità e da uno stopping power molto superiore, quindi più idonei alla rivelazione di fotoni da 511 keV. Nonostante fossero caratterizzati da un’emissione luminosa pari solo al 15% rispetto allo NaI(Tl) e con un tempo di decadimento superiore del 30%, questi scintillatori sono stati adottati nei sistemi PET per oltre 25 - 30 anni. Inoltre i rivelatori delle prime PET utilizzavano sistemi nei quali ogni singola unità di rivelazione era associata a un singolo fotomoltiplicatore, limitandone la risoluzione spaziale e la sensibilità. Una tale configurazione era migliorabile combinando una riduzione dimensionale del singolo elemento di rivelazione a un aumento delle unità di rivelazione, avendo come risultato sistemi più complessi e un impatto economico non sostenibile. Gli sforzi si orientarono quindi sulla possibilità di associare più cristalli a un singolo fotomoltiplicatore, incluso l’uso di cristalli con un differente tempo di decadimento o diverse logiche di campionamento su più fotomoltiplicatori, ma senza successo. L’obiettivo di aumentare l’efficienza di rivelazione e la risoluzione spaziale diminuendo al contempo i costi di produzione è stato raggiunto con la tecnica denominata Block Detector proposta da Casey e Nutt nel 1980 [25]. Questa soluzione prevedeva un blocco di BGO nel quale era ricavata una matrice 8 x 8 di cristalli individuali, ottenuta mediante tagli tanto più profondi quanto più prossimi al bordo del blocco e interfacciata a una matrice 2 x 2 di fotomoltiplicatori (fig. 2.3). Figura 2.3: Schematizzazione di un block detector. 34 Principi Fisici della PET La luce prodotta dal singolo cristallo colpisce i quattro fotomoltiplicatori in modo proporzionale alla loro collocazione all’interno del blocco. L’informazione sulla posizione dell’interazione viene ricavata sulla base del segnale di uscita dei quattro fotomoltiplicatori con le seguenti equazioni: P1 + P2 − P3 − P4 P1 + P2 + P3 + P4 (2.10) P1 − P2 + P3 − P4 y= P1 + P2 + P3 + P4 Date le modalità costruttive del Block Detector, la risoluzione spaziale associata risulta strettamente correlata alla dimensione dei singoli cristalli. Nelle versioni più recenti, vengono utilizzati materiali scintillanti di diverso tipo rispetto al BGO, come l’ortosilicato di lutezio (LSO)8 , l’ortosilicato di gadolinio (GSO) e l’ortosilicato di ittrio (YSO). In questi ultimi casi il blocco scintillatore è costituito da matrici dove i singoli elementi detti pixel sono fisicamente separati, con sezioni dell’ordine dei 4x4 mm2 . In tab. 2.2 sono riportate alcune delle proprietà degli scintillatori utilizzati nelle PET. x= Tabella 2.2: Proprietà di alcuni scintillatori utilizzati nelle PET. ρ è la densità, Zef f il numero atomico efficace, R.L. la resa di luce, τ la costante di decadimento, µ il coefficiente di attenuazione lineare a 511 keV e ph(%) la frazione di interazione per effetto fotoelettrico a 511 keV. Scintillatore ρ (g/cm3 ) Ioduro di sodio: NaI(Tl) Ortogermanato di Bismuto: BGO Ortosilicato di Lutezio: LSO(Ce) Ortosilicato di Gadolinio: GSO(Ce) Ortosilicato di Lutezio Ittrio: LYSO Ortosilicato di Ittrio: YSO(Ce) 3.67 7.13 7.40 6.81 7.40 4.53 Zef f 51 74 67 60 64 34.2 R.L. τ µ (% NaI) (ns) (cm−1 ) 100 15 75 25 96 118 230 300 40 60 48 70 0.34 0.96 0.88 0.95 0.89 0.39 ph(%) 22 78 33 30 34 n.a. Come già detto, gli eventi prompt sono registrati all’interno della finestra temporale di coincidenza, aspetto che riduce drasticamente la probabilità 8 I cristalli in LSO sono caratterizzati da una radioattività intrinseca della quale è necessario tenere conto nella definizione delle condizioni operative di funzionamento. Il fondo radioattivo associato ha uno spettro energetico nel range 450 - 650 keV e a ogni blocco di rivelatori è associato un rate di circa 5500 - 7500 cps [34]. 2.7 Rivelazione degli eventi 35 di rivelazione. Per questo motivo, si ricorre a catene di rivelatori disposti ad anello, dove ogni singolo rivelatore può registrare eventi in coincidenza con tutti gli altri blocchi situati sul lato opposto. La probabilità di rivelare eventi di prompt aumenta ulteriormente con l’utilizzo di più anelli affiancati, consentendo di rivelare eventi in coincidenza nella tre dimensioni spaziali. I dispositivi utilizzati per la rivelazione di fotoni da 511 keV, originati dall’annichilazione e utilizzati per la costruzione della mappa di distribuzione di radiofarmaci all’interno del corpo umano, prendono il nome di tomografi o scanner e si differenziano dalle SPEC e SPECT per il grande numero di rivelatori disposti su più anelli intorno al corpo del paziente. 2.7 Rivelazione degli eventi Idealmente, gli unici eventi che dovrebbero essere registrati sono quelli associati all’annichilazione reale del positroni. Tuttavia, una serie di eventi indesiderati ma che soddisfa i criteri di rivelazione in coincidenza vengono considerati eventi prompt. Questi eventi determinano rumore e degradazione della risoluzione spaziale e sono classificabili nelle quattro differenti tipologie al seguito riportate e rappresentate in fig. 2.4: True coincidence: associati alla rivelazione di due fotoni back-to-back emessi da una singola coppia positrone elettrone. I due fotoni sono rivelati all’interno della finestra di coincidenza temporale e spaziale, cioè tra due coppie opposte di rivelatori. Scatter coincidence: avviene quando uno o entrambi i fotoni generati dall’annichilazione subiscono scatter Compton all’interno dei tessuti. L’interazione Compton determina perdita di energia e cambio di direzione, conseguentemente la localizzazione dell’annichilazione non risulta corretta, determinando la degradazione dell’informazione acquisita dal sistema. Random coincidence: avviene quando due fotoni associati a due annichilazioni distinte, cioè spazialmente scorrelate, sono viste dal sistema di rivelazione come eventi prompt. Le coincidenze casuali sono fonte di rumore e sono generalmente proporzionali al quadrato dell’attività presente nel campo di vista (FOV). Le acquisizioni con tomografi PET in presenza di alti rate sono pesantemente degradate, quindi è necessario applicare delle correzioni per il random. 36 Principi Fisici della PET Multiple events: sono simili al random ma dovuti a 3 fotoni provenienti da due annichilazioni distinte rivelati all’interno della finestra di coincidenza. Anche questa configurazione determina ambiguità nella collocazione spaziale dell’evento, che normalmente viene scartato. Single event: sono associati all’emissione di un singolo fotone. Questo fenomeno è possibile grazie ad alcuni processi fisici come l’interazione fotoelettrica di uno dei due fotoni generati nell’annichilazione o alla presenza di radioattività intrinseca nei rivelatori (LSO). Generalmente questi eventi sono filtrati dalla condizione di coincidenza, anche se nella pratica dall’1 al 10% sono convertiti in prompt. Figura 2.4: Tipi di coincidenza registrati da uno scanner PET: A) true coincidence; B) scatter coincidence; C) random coincidence; D) multiple coincidence. 2.8 Acquisizione dei dati 2.8 37 Acquisizione dei dati In generale gli scanner PET possono eseguire acquisizione tomografiche in due differenti modalità: 1. Bidimensionale o planare, effettuata con setti di separazione in posizione; in altre parole, gli anelli di rivelazione sono fisicamente divisi da intersezioni (fig. 2.5A). Questa modalità è stata ormai abbandonata; 2. Tridimensionale o volumetrica, effettuata con setti retratti se presenti, dove i rivelatori sono esposti all’annichilazione obliqua, cioè la simultaneità degli eventi è rivelata anche su più anelli (fig. 2.5B). Le PET di nuova generazione non hanno in dotazione i setti di separazione tra gli anelli e acquisiscono solo in quest’ultima modalità. Figura 2.5: A) Sezione sagittale di PET in acquisizione bidimensionale. B) Sezione sagittale di PET in acquisizione volumetrica. In un tomografo a emissione di positroni, ogni coppia di rivelatori registra l’integrale di linea o di proiezione, cioè la somma degli eventi in coincidenza 38 Principi Fisici della PET lungo la rispettiva LoR (fig. 2.6A). I dati sono cosı̀ memorizzati in matrici bidimensionali chiamate sinogrammi (fig. 2.6B). Figura 2.6: A) Sezione trasversale dell’acquisizione dati. B) Sinogramma corrispondente all’acquisizione. Se p è il sinogramma, il singolo punto p(r, θ) rappresenta il numero di coppie di fotoni in coincidenza rivelato dalla rispettiva coppia di rivelatori allineati lungo la singola LoR, la quale è tracciata a una distanza r dal centro del FoV e a un angolo θ rispetto all’asse y. In altre parole, ogni punto del sinogramma (bin) rappresenta la somma degli eventi rivelati da una coppia opposta di rivelatori e ogni riga rappresenta gli eventi lungo LoR parallele. Ovviamente i sinogrammi mostrano solo una piccola parte dell’informazione della distribuzione del radiofarmaco nel corpo ed è necessario eseguirne una ricostruzione per rendere interpretabili i dati acquisiti. 2.9 Ricostruzione delle immagini L’obiettivo della ricostruzione è il recupero della distribuzione del radiofarmaco partendo dal sinogramma. Il principio di ricostruzione delle immagini è analogo per le acquisizioni effettuate in 2D e 3D, salvo che in quest’ultima 2.9 Ricostruzione delle immagini 39 configurazione è molto più complicato. Per semplicità verrà trattata la sola ricostruzione bidimensionale. La teoria delle ricostruzioni delle immagini partendo dalle rispettive proiezioni, è stata sviluppata nel 1917 da Radon [4], che dimostrò la possibilità di ricostruire immagini tridimensionali partendo da una serie angolare completa di proiezioni bidimensionali. In generale gli algoritmi di ricostruzione delle immagini si classificano in Fourier-Based (FB) e Iterative-based (EM). 2.9.1 Ricostruzione FB La trasformata di Radon mappa un oggetto bidimensionale f (x, y) in uno monodimensionale in r all’interno del FoV a θ fissato, con p(r, θ) che viene valutato per ogni θ intorno all’oggetto (fig. 2.7): Z ∞ f (x, y)dlr,θ p(r, θ) = 0 ( dove: r = x · cosθ − y · sinθ e quindi: (2.11) x = r · cosθ + l · sinθ y = l · cosθ − r · sinθ dove lr,θ rappresenta la già citata linea integrale (linea di proiezione), localizzata a una distanza r dal centro del FoV e con angolo di inclinazione θ rispetto all’asse y. Nel caso discreto, pi (r, θ) assume la seguente forma: pi (r, θ) = m X ai,j fj (x, y) (2.12) j=1 dove j, da 1 a m, indicizza i valori di fj all’interno della singola linea integrale, l’indice i rappresenta l’i-esima proiezione effettuata ed è quindi legato al passo angolare con la relazione ∆θ = πI con I numero totale di campionamenti angolari. Infine gli aij ∈ [0, 1] sono dei coefficienti che rappresentano il contributo all’immagine del j-esimo pixel per il singolo bin del sinogramma; in altre parole rappresentano la probabilità che i fotoni emessi nel pixel j siano rivelati e conteggiati nel sinogramma. Ricordando che la trasformata di Fourier di una linea di proiezione a un angolo prefissato descrive una linea nello spazio di Fourier bidimensionale della f (x, y) allo stesso angolo9 , l’oggetto originale può essere ricostruito applicando l’inversa della trasformata 9 Teorema della sezione centrale valido anche per la trasformata di Radon: se F[f (x, y)] = F (u, ν) rappresenta la trasformata di Fourier di f(x,y) e F[p(r, θ)] = S(ω, θ) 40 Principi Fisici della PET Figura 2.7: Formazione del sinogrammi. Gli eventi sono memorizzati per ogni LoR in funzione dell’angolo θ e della distanza r dal centro del FoV. A) Nel generico punto del campo di vista sono tracciati 4 LoR, A, B, C, D. B) Sono riportati nel sinogramma i punti corrispondenti ai 4 LoR tracciati in A). C) Viene rappresentato il sinogramma corrispondente a una acquisizione cerebrale. D) Ricostruzione di una slice cerebrale corrispondente al sinogramma rappresentato in C. E) Rappresentazione schematica dei parametri di acquisizione dei sinogrammi. di Fourier bidimensionale, ottenuta come sovrapposizione delle linee di proiezione corrispondenti ai differenti angoli. Questo metodo prende il nome di ricostruzione di Fourier ed è riassumibile con le seguenti espressioni: Z f (x, y) = F−1 (F [p(r, θ)] ψ) dθ (2.13) mentre il rispettivo discreto assume la forma: f (x, y) ≈ I X F−1 (F [pi (r, θ)] ψ) ∆θ (2.14) i=1 dove si è introdotta una generica funzione ψ per pesare le frequenze spaziali. Al fine di minimizzare gli artefatti è necessario riempire lo spazio di Fourier in modo uniforme, fatto che richiede una grande quantità di dati in quanto nel reticolo polare, ad alte frequenze, i dati si diradano. Nella pratica, un rappresenta la trasformata di Fourier delle linee integrali p(r, θ), allora si può scrivere che F (ω, θ) = S(ω, θ), con u = ωcosθ e ν = ωsinθ. 2.9 Ricostruzione delle immagini 41 approccio meno oneroso rispetto alla ricostruzione di Fourier e di più largo impiego, determina f (x, y) in termini di p(r, θ) con la seguente relazione: f (x, y) = Z π 0 Z +∞ p(r, θ)ψ(r − s)dsdθ (2.15) −∞ dove si applica il prodotto di convoluzione tra le linee di proiezione p(r, θ) e ψ(r) che rappresenta una funzione filtro nel dominio spaziale. Ramachandram e Lakshminarayanan [35] hanno dimostrano come l’esatta ricostruzione di f (x, y) possa essere ottenuta se la funzione di filtraggio ψ(r) è scelta tale che: F (ψ) = ( |ω| se ω < ωo 0 altrimenti (2.16) dove F (ψ) rappresenta la trasformata di Fourier di ψ(r) e ωo è la componente in frequenza più alta di f (x, y). La funzione di filtraggio nel dominio spaziale può essere espressa dalla seguente relazione: ψ(r) = 2ωo2 sin2πω0 r 2πωo r − ωo2 sinπωo r πωo r 2 (2.17) Questo metodo prende il nome di retroproiezione filtrata (filtered-backprojection o convolution-backprojection). In definitiva, la modalità di ricostruzione tramite l’algoritmo FBP richiede, per ogni θ fissato, il calcolo della trasformata di Fourier per ogni linea di proiezione, la convoluzione della risultante con la funzione di filtraggio, il calcolo dell’antitrasformata di Fourier e la retroproiezione in matrice. L’applicazione del filtro a rampa espresso dalla relazione (2.16) determina, in corrispondenza delle alte frequenze e in concomitanza di acquisizioni a basso campionamento angolare e bassi conteggi, il dominio del rumore, compromettendo quindi la bontà clinica della ricostruzione. Per il miglioramento della qualità dell’immagine clinica, è dunque necessario limitare l’informazione associata alle alte frequenze, ottenibile applicando un low pass filter (ad esempio Hann, Hanning, Butterworth, Parzen), che smussa il profilo della funzione a rampa. Sfortunatamente, l’attenuazione delle alte frequenze degrada la risoluzione spaziale delle immagini ricostruite. Quindi se da un lato si ha un’immagine meno rumorosa con netto aumento del rapporto segnale rumore, dall’altro si crea un taglio delle alte frequenze che agisce come uno smoothing dei dati, peggiorandone l’accuratezza di ricostruzione (fig. 2.8). 42 Principi Fisici della PET Figura 2.8: Effetto dell’applicazione del filtraggio alla ricostruzione delle immagini. Minore è la frequenza di taglio, maggiore è lo smoothing sulle immagini. 2.9.2 Filtraggio Le immagini tomografiche prodotte da scanner PET sono spesso di difficile interpretazione per il basso contrasto e l’elevato livello di rumore. Un metodo per il miglioramento della loro qualità è fornito dall’applicazione di un filtraggio aggiuntivo, applicabile sia alle proiezioni prima della ricostruzione o direttamente sulle immagini ricostruite. Questi filtri possono essere ottimizzati per accentuare il contrasto (enhancement) e sopprimere il rumore a scapito della risoluzione spaziale (smoothing). Le tecniche di elaborazione nel campo delle frequenze trovano fondamento teorico nel Teorema di Convoluzione, il quale determina la corrispondenza tra il filtraggio nel dominio spaziale e l’analogo filtraggio nel dominio delle frequenze. L’applicazione del filtraggio nel dominio spaziale è espresso dalla seguente relazione: g(x, y) = f (x, y) ∗ h(x, y) = M −1 N −1 1 XX f (m, n)h(x − m, y − n) (2.18) M · N m=0 n=0 L’applicazione del filtraggio nel dominio delle frequenze è dato invece da: G(u, ν) = F [f (x, y)] ∗ F [h(x, y)] = F (u, ν) ∗ H(u, ν) (2.19) 2.9 Ricostruzione delle immagini 43 dove F (u, ν) rappresenta la trasformata di Fourier bidimensionale dell’immagine: Z +∞ Z +∞ F [f (x, y)] = f (x, y)e−2i(ux+νy) dxdy (2.20) −∞ −∞ H(u, ν) rappresenta la funzione filtro nello spazio delle frequenze e deve essere ottimizzata in modo da effettuare un taglio mirato delle alte frequenze legate al rumore, lasciando invariate le basse, dove risiedono le informazioni cliniche (fig. 2.9.2). L’immagine f (x, y) è infine ottenuta applicando l’antitrasformata Figura 2.9: Alcuni filtri attualmente in uso con la FBP e loro forma. Il valore sull’asse y indica in che misura il contributo di ogni frequenza dell’immagine viene modificato dall’applicazione dei filtri stessi. Ad eccezione del filtro rampa, tutti gli altri riducono le componenti ad alta frequenza (che contengono molto rumore) e introducono nelle componenti a bassa frequenza un effetto di sfocatura. 44 Principi Fisici della PET di Fourier: f (x, y) = Z +∞ Z −∞ f (x, y) = F−1 [F (u, ν) ∗ H(u, ν)] +∞ [F (u, ν) ∗ H(u, ν)]e+2i(ux+νy) dudν (2.21) −∞ Implementare trasformata e antitrasformata nelle loro forme classiche richiederebbe per un’immagine N×N un numero di iterazioni proporzionale a N2 . Per questo motivo è comunemente diffusa e utilizzata la Fast Fourier Trasform (FFT) che, attraverso opportune tecniche di decomposizione, riesce ad abbassarne il livello a N×log2 N. Come già anticipato, in Medicina Nucleare si utilizzano filtri low pass o di smoothing la cui applicazione enfatizza le transizioni lente e attenua le brusche. I fitri più diffusi sono il filtro Butterworth e quello Gaussiano dei quali viene fornita una breve descrizione. 2.9.2.1 Filtro Ideale Il filtro ideale low pass elimina completamente tutte le componenti con frequenza maggiore di una soglia Ωo , chiamata frequenza di taglio. La rispettiva forma di H(u, ν) è: s ( 2 2 1 Ω(u, ν) ≤ Ωo M N Ω(u, ν) = H(u, ν) = u− + ν− (2.22) 2 2 0 Ω(u, ν) > Ωo dove Ω(u, ν) rappresenta la distanza dall’origine nello spazio delle frequenze. Al variare della frequenza di taglio Ωo , il filtro permetterà il passaggio di diverse porzioni dello spettro di potenza dell’immagine. 2.9.2.2 Filtro Butterworth A differenza del filtro ideale, il filtro Butterworth non determina un taglio netto in frequenza, in quanto la sua funzione di trasferimento non è caratterizzata da una brusca transizione. Il luogo delle frequenze di taglio è definito dai punti del piano per i quali H(u, ν) ricade all’interno di una frazione del suo valore massimo. La funzione di filtraggio per il filtro Butterworth con frequenza di taglio Ωo e ordine n è espressa con la seguente relazione: H(u, ν) = 1+ 1 Ω(u,ν) Ωo 2n (2.23) Al crescere dell’ordine del filtro, il profilo diventa sempre più netto e la funzione di trasferimento si avvicina a quella del filtro ideale, assumendone caratteristiche e difetti (fig. 2.10). 2.9 Ricostruzione delle immagini 45 Figura 2.10: Nell’immagine di sinistra è rappresentato a parità di filtro e ordine, la variazione indotta dal cut-off Ωo =25%ΩN yquist e Ωo =50%ΩN yquist . Nell’immagine di destra è rappresentata a parità di filtro e cut-off, la variazione indotta dall’ordine n=2 e n=15. Per frequenza di Nyquisit si intende la massima i frequenza che un sistema può distingure h cicli 1 . = 0.5 in ed è pari a ΩNyquist = 2·pixel pixel 2.9.2.3 Filtro Gaussiano I filtri Gaussiani hanno una particolare importanza in quanto sia la trasformata che la sua inversa sono funzioni gaussiane reali. L’applicazione di questo filtro presenta delle analogie con il filtraggio effettuato con il filtro di Butterworth di piccolo ordine, ma è più semplice da realizzare. La rispettiva H(u, ν) è: H(u, ν) = e − Ω2 (u,ν) 2Ω2 o (2.24) dove Ω e Ωo sono definite in modo analogo al filtro ideale. 2.9.3 Ricostruzione Iterativa L’immagine tomografica può essere ricostruita mediante metodi statistici iterativi. Alternativamente all’utilizzo di un metodo di ricostruzione analitico delle immagini, basato sulla distribuzione di radiofarmaco localizzato nelle rispettive proiezioni, la metodologia iterativa stima una serie di immagini di distribuzione di radioattività e ne compara le rispettive proiezioni con quelle realmente acquisite, raffinando iterativamente le prime fintanto che la corrispondenza non è soddisfacente [36, 37, 38]. In generale si può dire che questo approccio è migliorativo rispetto alla FBP, in quanto permette di modulare le fluttuazioni statistiche associate al rumore, sia sulle immagini ricostruite come avviene per la FBP, ma anche sui dati in ingresso e in altre modalità. Inoltre, nei modelli di stima possono essere introdotte informazioni a prio- 46 Principi Fisici della PET ri dell’oggetto, come ad esempio le acquisizioni CT, per altro incorporate nelle moderne PET, che definiscono la morfologia anatomica con un’alta risoluzione spaziale, permettendo di migliorare e affinare il processo di ricostruzione. Le fasi associate alla ricostruzione iterativa possono essere schematizzate nei seguenti punti: - Trovare un set di valori iniziali che identifichino l’oggetto; - Quantificare quanto le proiezioni associate alla stima dell’oggetto corrispondano o differiscano dalle proiezioni acquisite; - Utilizzare il risultato della comparazione per effettuare una correzione della stima. Viene dunque utilizzato un algoritmo per valutare le differenze tra le proiezioni dell’oggetto stimato e quello acquisito e un algoritmo che effettua la nuova stima sulla base delle differenze, al fine di trovare un vettore f soluzione della seguente relazione: b·f p=A (2.25) dove p rappresenta il vettore di conteggi reali memorizzati nel sinogramma, b una matrice di coefficienti e f il vettore d’immagine ignoto. L’Algebraic A Reconstruction Technique (ART) è definita come: P (m) pi − N j=1 fji (m+1) (m) (2.26) fi = fi + N dove (m) (m+1) rappresentano rispettivamente la stima nuova e corrente e fi - fi della i − esima linea integrale; PN (m) è la somma dei conteggi negli N pixel che appartengono alla i=1 fji i-esima linea integrale stimata alla m-esima iterazione; - pi − PN - pi − i=1 m fji N PN i=1 è la correzione da applicare a fim per ottenere fim+1 ; fjim rappresenta il termine comparativo; - pi rappresenta i conteggi acquisiti all’interno della i-esima linea integrale, cioè i conteggi presenti in un bin del sinogramma. 2.9 Ricostruzione delle immagini 2.9.3.1 47 Algoritmo ML-EM Un metodo ottimizzato di ricerca della miglior soluzione dell’equazione p = b · f è quello noto come maximization of the likelihood function [36] (MLA EM) delle immagini ricostruite. In linea di principio si sfrutta il fatto che i processi di disintegrazione radioattiva sono descritti dalla distribuzione di Poisson. Il fine dell’algoritmo ML-EM è quello di trovare una soluzione generale per la miglior stima delle fi . Questa operazione è effettuata cercando e mappando il numero medio di disintegrazioni che può determinare con maggiore probabilità la corrispondente pi . Se hpi i, numero medio di disintegrazioni memorizzate in un bin del sinogramma, è la somma del numero medio di coppie di fotoni emessi in ogni pixel dell’immagine localizzato sulla linea integrale corrispondente, allora si può scrivere: J X hpi i = ai,j hfj i (2.27) j=1 dove - hfj i è il numero medio di disintegrazioni nel j-esimo pixel dell’immagine localizzato sulla linea integrale in analisi; - aij ∈ [0, 1] sono i coefficienti che rappresentano le probabilità degli eventi associate al pixel i-esimo del sinogramma e ai pixel j appartenenti alla medesima linea integrale caratterizzata da un totale di J pixel; - il termine ai,j hfj i è il numero medio di fotoni emessi nel pixel d’immagine j-esimo e memorizzato nel bin i del sinogramma. La distribuzione di Poisson consente di prevedere il numero di disintegrazioni partendo dal loro numero medio: supponendo dunque che il numero di annichilazioni prodotte e memorizzate siano variabili di Poisson, la probabilità di rivelare pi fotoni è espressa dalla seguente relazione: P (pi ) = e−hpi i hpi ipi pi ! (2.28) dove la probabilità massima è ottenuta quando il numero di conteggi pi rivelati nel sinogramma è pari a hpi i. Assumendo ogni pi come variabile di Poisson indipendente, P (p| hf i), la probabilità di osservare il vettore p quando la mappa di emissione vale hf i è esprimibile con il prodotto delle probabilità 48 Principi Fisici della PET associate a ogni bin del sinogramma P (pi ). La funzione di probabilità L hf i, è rappresentata dalla seguente relazione: L hf i = P (p| hf i) = n Y e−hpi i hpi ipi (2.29) pi ! i=1 dove n è il numero totale dei bin. Applicando il logaritmo naturale a entrambi i membri si può ricavare la seguente relazione: ln [L hf i] = n X [− hpi i + pi ln (hpi i) − ln (pi !)] (2.30) i=1 Sostituendo hpi i con la relazione 2.27 si ottiene: ln [L hf i] = n X i=1 " − J X aij hfj i + pi ln j=1 J X j=1 aij hfj i − ln (pi !) !# (2.31) dove ln[L hf i] è il logaritmo della probabilità di osservare una determinata proiezione per ogni immagine media impostata. Il calcolo del vettore hfj i tale per cui la funzione di probabilità è massima, si effettua valutando dove si annulla la derivata della relazione 2.31: n n X X pi ∂ln[L hf i] =0 =− aij + aij PJ ∂ hfj i j 0 =1 aij 0 hfj 0 i i=1 i=1 (2.32) dalla quale si ricavano i nuovi coefficienti aij , per la stima della hfj i(m+1) : ! n (m) X hfj i pi hfj i(m+1) = Pn aij PJ (2.33) (m) i=1 aij i=1 j 0 =1 aij 0 hfj 0 i Quest’ultima relazione esprime l’algoritmo iterativo ML-EM [39] e operativamente aggiorna l’immagine. I termini presenti nella relazione (2.33) hanno il seguente significato: - Pn 1 i=1 P aij j 0 =1 effettua una normalizzazione; pi aij 0 hfj 0 i esprime il rapporto tra i conteggi misurati e la media di quelli stimati all’interno dei bin i del sinogramma; 2.9 Ricostruzione delle immagini - PJ i=1 P j 0 =1 pi a aij 0 hfj 0 i ij 49 esprime la retro proiezione del rapporto per il pixel j-esimo dell’immagine. L’algoritmo ML-EM converge lentamente e potrebbe richiedere dalle 50 alle 200 iterazioni, specie se è disponibile e incorporato in un accurato modello di retro proiezione. Grazie ad appropriati modelli di attenuazione e blurring è possibile simulare in modo molto preciso le differenze tra stima e proiezione, tendendo sempre più alla convergenza che, per contro, risulta sempre più onerosa da un punto di vista computazionale. Nonostante questo limite, a ogni iterazione m è disponibile una stima dell’immagine. 2.9.3.2 Algoritmo OSEM o Fast ML-EM Per porre rimedio alla lenta convergenza che caratterizza l’algoritmo ML-EM, onerosa da un punto di vista computazionale, è stato proposto l’algoritmo OSEM. L’approccio dell’OSEM consiste nella suddivisione dei dati di proiezione in più sottogruppi ordinati in una specifica sequenza intorno al gantry (fig. 2.11). Ogni sottogruppo deve contenere i dati di proiezione equamente Figura 2.11: Algoritmo OSEM, suddivisione dei dati in subset. distribuiti intorno al FoV, in modo da poterli singolarmente valutare mediante l’algoritmo ML-EM. Effettuata la valutazione sul primo sottogruppo, quella del secondo parte dai dati ricavati dal primo e cosı̀ per tutti i sottogruppi creati (fig. 2.12, fig. 2.13). Elaborando i dati in questa modalità, la procedura di convergenza ML-EM è accelerata di un fattore proporzionale 50 Principi Fisici della PET all’inverso del numero di sottogruppi creati, fino a che si raggiunge un numero critico, oltre il quale il rumore viene amplificato. Quest’ultima condizione implica una non convergenza mediante ML-EM. Figura 2.12: Acquisizioni per la valutazione della qualità d’immagine con fantoccio dedicato. Per raggiungere un livello qualitativo accettabile, l’algoritmo ML-EM richiede 16 iterazioni mentre l’algoritmo OSEM richiede una sola iterazione e 8 differenti subset. 2.9.3.3 Algoritmo AWOSEM Gli algoritmi fin qui trattati partono dal presupposto che tutti gli eventi di annichilazione localizzati sulle rispettive LoR, siano rivelati dalla corrispondente coppia di rivelatori. Come descritto nel dettaglio nella prossima sezione, i dati PET necessitano di diverse correzioni, tra le quali quella per l’attenuazione fotonica risulta la più influente10 . Dato che questa correzione introduce una pesante deviazione dalla statistica di Poisson, i dati utilizzati per la ricostruzione iterativa devono essere corretti moltiplicandoli per l’inverso dei coefficienti ACF11 . Cosı̀ facendo, il passo di iterazione per ogni singolo bin della rispettiva linea integrale pi , assume la seguente forma: ! pi n (m) X hfj i Ai,z hfj,z i(m+1) = Pn aij a (2.34) PJ (m) ij i=1 Ai,z i=1 j 0 =1 aij 0 hfj 0 i 10 11 Sezione 2.10.7 ACF: Attenuation Correction Factor ricavati dalle immagini CT. 2.9 Ricostruzione delle immagini 51 Figura 2.13: Acquisizione clinica cerebrale ricostruita con algoritmi FBP e OSEM. In entrambe è riscontrabile la presenza di due addensamenti localizzati in zona frontale e occipitale. La ricostruzione effettuata con algoritmo FBP risulta qualitativamente molto più rumorosa tanto da rendere dubbia la lesione in sede occipitale ed è caratterizzata dal ben visibile artefatto a stella che la contraddistingue. dove Ai,z rappresenta il vettore dei coefficienti di attenuazione per la LoRi . L’algoritmo AWOSEM incorpora i coefficienti ACF nell’iterazione (m) per la stima dell’iterazione successiva (m + 1). Questa valutazione è comunque confrontata con le pi attenuate memorizzate nei sinogrammi. 2.9.4 Algoritmi 3D In questa sezione vengono brevemente descritti gli algoritmi di ricostruzione utilizzati per le acquisizioni volumetriche. Le acquisizioni 3D devono processare una grande quantità di dati rispetto alle acquisizioni 2D come conseguenza del fatto che considerano linee integrali definite tra i diversi anelli di rivelatori (LoR oblique), utilizzano N2 sinogrammi a differenza di quelle 2D basate su 2N sinogrammi. La funzione di risposta associata allo scanner in acquisizione 3D è fortemente dipendente dalla posizione assiale di rivelazione e l’incompletezza dei dati associata alle LoR oblique viola le condizioni necessarie alla classica ricostruzione retro filtrata (fig. 2.14). I dati cosı̀ acquisiti risultano complessivamente poveri di informazione e spazialmente distorti, anche a causa dell’elevata percentuale di eventi persi associati al maggiore rate di random e scatter. 52 Principi Fisici della PET Figura 2.14: L’acquisizione 3D sulla base di LoR obliqui genera serie incomplete. Nei processi di ricostruzione si parla di rivelatori virtuali. 2.9.4.1 Project Missing Data (PROMIS) o 3D Reprojection (3DRP) Essendo entrambi metodi di ricostruzione analitici, è necessario rimediare all’incompletezza delle LoR oblique associate alle acquisizioni volumetriche. Questa operazione si effettua applicando la classica ricostruzione FBP 2D per le LoR ortogonali all’asse z. I dati cosı̀ calcolati permettono di effettuare una stima delle LoR oblique mancanti e necessarie al completamento dei rispettivi sinogrammi. Il numero di bin associati alla singola LoR obliqua aumenta rapidamente con la diminuzione dell’angolo sotteso tra LoR e l’asse z dello scanner, determinando anche in questo caso un notevole aumento del peso computazionale dei calcoli. Una volta che le LoR mancanti sono stimate è possibile usare l’algoritmo di ricostruzione 3D-FBP al quale, mediante prodotto di convoluzione, sono applicate funzioni filtro specifiche (Colsher o Defrise). Una volta ricostruite le immagini 3D, l’ultimo passo è quello di ottenere le immagini 2D corrispondenti alle diverse slice normalmente utilizzate per la valutazione clinica. Questo processo che prende il nome di rebinning, può essere effettuato in due modalità. Rebinning SSRB (Simplest Slice Rebinning Algorithm): consiste in una stima del contributo alle LoR ortogonali all’asse z da parte delle LoR oblique. Il metodo è accurato solo nel caso in cui il radiotracciante sia localizzato all’interno del campo di vista assiale. Contrariamente, la presenza di radioattività diffusa al di fuori del volume di acquisizione determina un’apprezzabile sfocatura assiale delle immagini. Rebinning FORE (Fourier Rebinning): è un metodo molto più accurato di valutazione della localizzazione assiale di radiotracciante. Riduce in termini apprezzabili la distorsione dovuta alla presenza di radioattività al di fuori del campo di vista assiale dello scanner, condizione per altro di normalità nelle acquisizioni cliniche Head e Body. Il rebinning FORE effettua 2.9 Ricostruzione delle immagini 53 la proiezione da 3D a 2D nel dominio della frequenza, cioè esplora e pesa la variazione di frequenza al variare della distanza assiale tra i bin appartenenti alle LoR oblique e le rispettive LoR ortogonali. 2.9.4.2 FORE Si basa sull’applicazione della trasformata di Radon 3D alla distribuzione tridimensionale del radiofarmaco ed è utilizzabile in modalità analitica e iterativa. In questa ricostruzione sono presenti 4 parametri: le coordinate spaziali x, y, z e l’angolo φ che definisce l’inclinazione delle LoR oblique rispetto all’asse z dello scanner. La singola linea integrale associata all’acquisizione volumetrica è data da: Z pi (r, θ, z, δ) = f (x, y, z)dlr,θ,δ (2.35) dove x = r · cosθ − r · sinθ y = r · sinθ + r · cosθ z =z+r·δ δ = tanφ (2.36) Le coordinate z sono espresse rispetto al punto medio del campo di vista assiale dello scanner. Anche questo algoritmo, parte da un rebinnig 2D dei sinogrammi corrispondenti alle LoR assiali, estendendo poi la valutazione anche alle LoR oblique. Per queste ultime e per le sole alte frequenze viene adottata un’interpolazione lineare per il completamento dei dati mancanti per poi essere integrate insieme alle informazioni associate alle basse frequenze nei sinogrammi ottenuti con il rebinnig 2D iniziale. I passi successivi richiedono una normalizzazione dei sinogrammi contenenti le informazioni associate alle LoR assiali e oblique a loro volta trasformate in linee integrali pi (r, θ, z) con l’applicazione dell’antitrasformata 2D. Le slice con le immagini cliniche sono infine ottenute applicando un algoritmo di ricostruzione 2D tra quelli già citati. 2.9.4.3 RAMLA Il Row Action Maximun Likelihood Algorithm è un algoritmo esclusivamente iterativo. RAMLA è stato sviluppato come metodo più veloce e alternativo all’algoritmo EM per la massimizzazione della statistica di Poisson. La ricostruzione delle immagini è aggiornata a ogni proiezione mediante un protocollo indicizzato da un parametro di rilassamento λm . Questo parametro 54 Principi Fisici della PET impedisce all’algoritmo di ricostruzione di correggere troppo pesantemente le immagini nelle successive iterazioni. Grazie a questo accorgimento, la convergenza è graduale e sufficientemente rapida. La progressione del calcolo avviene per singole righe della matrice contenente i bin, le quali sono selezionate in sequenza tale che le linee di proiezione risultino le più indipendenti possibili, assicurando un rapido aumento della probabilità di Poisson. La formula di correzione associata alla singola linea integrale è data da: ! p i (m) (m) f (m+1) = fj + λm · fj −1 (2.37) Pm (m) j=1 aij fj dove compare il termina additivo simile all’ART e il parametro di rilassamento λm . 2.9.4.4 PSF La qualità delle immagini ricostruite utilizzando algoritmi statistici iterativi dipende da un accurato modello che lega lo spazio di acquisizione, definito dal FoV trasversale e assiale, con lo spazio di proiezione, cioè dalla matrice dei rivelatori. La valutazione della risposta del sistema a una sorgente puntiforme di accurata dimensione e localizzata in molteplici posizioni all’interno del campo di vista dello scanner, permette di misurare le distorsioni geometriche introdotte dai rivelatori. La matrice di risposta ottenuta, inizialmente parametrizzata per correggere la localizzazione spaziale e le rispettive dimensioni della sorgente, nonché per modulare il rumore del sistema [40], è stata utilizzata per effettuare ricostruzioni 2D. Questo metodo nato come una modalità di correzione dell’algoritmo ML-EL, è stato in seguito affinato e implementato come algoritmo di ricostruzione 3D, quest’ultimo basato su un sistema di matrici ottenute dalla misura della risposta del sistema punto per punto a una sorgente puntiforme [41] e dall’algoritmo Levenberg - Marquardt [42]. 2.9.5 Valutazione qualitativa degli algoritmi La valutazione delle qualità delle immagini ottenute dai tomografi a emissione di positroni si effettua utilizzando dei fantocci a riempimento di diverse forme e caratteristiche. In fig. 2.15 sono rappresentate differenti modalità di ricostruzione del fantoccio Body NEMA caratterizzato dalla presenza di noduli freddi, cioè sfere di dimensione nota riempite con acqua, e di noduli caldi, sfere di dimensione nota riempite con radionuclide a concentrazione nota, entrambe immerse in una soluzione a concentrazione definita di radionuclide solitamente pari a 1/4 o 1/8 della concentrazione presente nei noduli 2.9 Ricostruzione delle immagini 55 caldi. In questo modo si possono simulare le condizioni cliniche in presenza di lesioni ipocaptanti, ipercaptanti e fondo radioattivo disperso, valutando la capacità del sistema nell’identificarle in termini qualitativi e quantitativi12 . Nella fig. 2.16 sono visualizzate differenti modalità di ricostruzione di un fantoccio cerebrale, costituito da un volume sigillato dove viene diffuso del radionuclide a concentrazione nota e nel quale sono accoppiati differenti lamine di plexiglass di profilo noto che alternano e sovrappongono zone con e senza radionuclide. Anche in questo caso è possibile effettuare una semplice valutazione qualitativa e/o un’analisi quantitativa. Figura 2.15: Viste trasversali di fantoccio body NEMA con inserti caldi - freddi, ricostruito utilizzando diversi protocolli: l’utilizzo di protocolli di ricostruzione iterativi, oltre a non presentare il tipico artefatto a stella caratteristico della ricostruzione FBP, evidenzia già nelle acquisizioni di 1 minuto un minor rumore e una maggiore definizione degli inserti. Gli algoritmi FORE e RAMLA appaiono a parità di statistica di conteggio i più performanti anche a fronte di una singola iterazione. La presenza dell’attività di fondo uniforme intorno agli inserti appare ben valutata con il RAMLA, leggermente più rumorosa con le ricostruzioni FORE e OSEM, decisamente rumorosa con l’algoritmo FBP. 12 Sezione 3.6 56 Principi Fisici della PET Figura 2.16: Acquisizione volumetrica del fantoccio Hoffman 3D Brain ricostruito con differenti protocolli: anche in questa acquisizione l’algoritmo RAMLA sembra il più performante nella definizione morfologica del fantoccio, dove i contorni delle regioni cerebrali appaiono allo stesso tempo netti e ben risolti. 2.10 Correzione dei dati I metodi di ricostruzione secondo la deconvoluzione di Fourier ipotizzano che gli eventi associati alle singole linee integrali pi corrispondano agli eventi effettivamente presenti sulle rispettive LoR. Conseguentemente, i dati misurati nelle pi sono da correggere per il conteggio random, il tempo morto, l’efficienza del rivelatore, i fattori geometrici, la dispersione e l’attenuazione prima di poter effettuare le ricostruzioni. Queste correzioni possono modificare la distribuzione statistica degli eventi e non essendo compatibili con la distribuzione di Poisson cioè non mantenendo la proporzionalità tra la varianza e il numero medio degli eventi (varianza 6∝ numero medio di eventi), di fatto limitano l’efficacia della ricostruzione ML-EM. Nelle acquisizioni Body, la maggior deviazione statistica rispetto alla distribuzione di Poisson è determinata dall’applicazione della correzione per l’attenuazione, mentre per i restanti fattori di correzione citati non si è in grado 2.10 Correzione dei dati 57 di valutarne gli effetti in modo efficace e consistente. L’applicazione di queste correzioni da un lato raffina le ricostruzioni con algoritmi analitici, ma ha effetti negativi sulle ricostruzioni di tipo iterativo, tanto che i sinogrammi utilizzati da queste ultime spesso sono rimodulati per non considerare le correzioni dovute all’attenuazione. 2.10.1 Normalizzazione Tutti i moderni tomografi PET sono multi-ring con migliaia di rivelatori. Come conseguenza del fatto che tali rivelatori strutturalmente non sono identici, le variabili associate all’accoppiamento ottico con i rispettivi fotomoltiplicatori e la loro disposizione spaziale sul gantry ne determinano una differente risposta, che si traduce nella rivelazione di un diverso numero di eventi a parità di annichilazioni presenti. Dunque i dati acquisiti devono essere corretti per la differente risposta dei singoli rivelatori mediante un processo chiamato normalizzazione che si attua con il Blank Scan. Prima dell’introduzione degli scanner PET-CT, molti tomografi PET erano dotati di una sorgente puntiforme di 68 Ge con picco fotonico pari a 511 keV, integrata nel gantry e che, attraverso una guida a binario, poteva essere messa in rotazione intorno al FoV (fig. 2.17A). In questa configurazione, si effettuavano acquisizioni per la valutazione della differente risposta dei rivelatori e dei dati morfologici associati all’attenuazione del paziente. La presenza del dispositivo CT integrato alla PET permette un’accurata valutazione morfologica del paziente dalla quale si può ricavare una mappa di attenuazione. La normalizzazione può essere effettuata con fantocci a distribuzione omogenea di radionuclide con picco fotonico pari a 511 keV, solitamente 68 Ge (fig. 2.17B). Questa mappa di correzione viene applicata alle acquisizioni, minimizzando il rumore associato alla differente sensibilità dei singoli rivelatori che altrimenti si propagherebbe alle immagini ricostruite. 2.10.2 Correzione per il tempo morto Nella frazione di tempo in cui il singolo rivelatore processa la luce di scintillazione, non è in grado di rivelare e processare un altro evento. Dal momento che il decadimento è un processo casuale, esiste una probabilità finita che un nuovo evento si verifichi durante questa frazione di tempo. Tali eventi non saranno processati, ma persi. Questa perdita di dati è associata al tempo morto δτ . Nel caso di un singolo radionuclide, è possibile estrapolare i conteggi reali ad alti rate da acquisizioni effettuate a basso rate (bassa concentrazione di radiofarmaco), dove le perdite imputabili al tempo morto sono trascurabili e conseguentemente c’è linearità tra conteggi misurati e 58 Principi Fisici della PET Figura 2.17: Acquisizione di Blank Scan: A) mediante sorgente rotante; B) mediante sorgente omogenea. concentrazione radioattiva. Acquisizioni ad alti rate corrispondenti ad alte concentrazione di radiofarmaco, manifestano non linearità nei conteggi misurati. La maggior parte dei rivelatori impiegati in PET sono di tipo non paralizzabile, ovvero l’evento non memorizzato dal rivelatore non determina modifiche nel suo stato. In questa configurazione è possibile ricavare il tempo morto δτ come parametro dal fit della seguente relazione: Rtrue = Rmis. 1 − δτ · Rmis. (2.38) dove Rtrue e Rmis. rappresentano rispettivamente il rate estrapolato e il rate misurato. 2.10.3 Correzione per lo scatter Lo scattering Compton è uno dei fattori più limitanti per l’accuratezza di tomografi PET e SPECT. L’utilizzo di rivelatori ad alta densità consente di massimizzare l’interazione fotoelettrica in fase di ricezione del segnale. Tuttavia lo scattering Compton è inevitabile all’interno dei tessuti umani, causando deviazione e parziale perdita di energia dei fotoni di annichilazione. Questo porta in primo luogo a un generalizzato fondo fotonico con conseguente riduzione del rapporto segnale rumore e conseguentemente del contrasto nelle immagini ricostruite. Per acquisizioni bidimensionali, il contributo alla dispersione è moderato tanto che viene trascurato. Nelle acquisizioni tridimensionali il contributo dello scatter è indicativamente pari al 30 - 50% della 2.10 Correzione dei dati 59 fluenza fotonica totale, ed è indispensabile l’applicazione di una correzione. Le correzione per lo scatter può essere effettuata in diverse modalità: Approccio Empirico si basa sull’analisi delle code di dispersione conteggiate dai rivelatori al di fuori dello spazio utile di proiezione, acquisite in modalità 2D e con setti di separazione configurati [43]. In altre parole si valuta il profilo di conteggio associato ai soli LoR assiali e con un offset rispetto al paziente tale per cui non dovrebbero registrare nulla; Finestre energetiche utilizzando lo spettro in energia dei fotoni, viene fissata una soglia al di sotto della quale gli eventi sono scartati [44]; Correzione in ricostruzione utilizza metodiche di convoluzione o deconvoluzione dei dati acquisiti con modelli di distribuzione dello scatter ottenuti con fantocci dedicati e applicati prima della ricostruzione delle immagini [45]; Correzione tramite modelli vengono adottati modelli di distribuzione dello scatter basati su simulazioni Monte Carlo [46]; Correzione con valutazione del ToF la possibilità di misurare il time of flight permette di verificare la coerenza spaziale dell’evento rivelato con la rispettiva LoR, quindi consente di scartare a priori eventi non consistenti [47, 48] ed è trattata con maggiore dettaglio nella prossima sezione. 2.10.4 Time of Flight L’utilizzo del Time of Flight (ToF) in fase di ricostruzione permette di parametrizzare la posizione dell’evento di disintegrazione lungo la rispettiva LoR (fig.2.18). Se l’evento è localizzato a un certo ∆x dal FoV assiale, allora la ri- Figura 2.18: Rappresentazione schematica di una disintegrazione a ∆x dal FoV assiale 60 Principi Fisici della PET velazione dei fotoni di annichilazione da parte degli opposti rivelatori avverrà con un ∆t pari a: ∆t = x + ∆x x − ∆x ∆x − =2· c c c (2.39) dove c rappresenta la velocità della luce, quindi per la localizzazione di un off-set di 15 cm è necessaria una risoluzione temporale del sistema di 1 nano secondo. L’utilizzo del ToF accomunato agli eventi memorizzati lungo le LoR con algoritmi FBP, può essere introdotto come un filtro aggiuntivo, cioè a ogni singola LoR viene associato un possibile ∆x, il che equivale a ridurre la sezione circolare di FoV nel quale l’evento può essere localizzato. L’offset dal FoV assiale è espresso da: ∆x = ∆tF W HM · c 2 (2.40) dove tF W HM rappresenta la larghezza a metà altezza della distribuzione dei ToF memorizzati lungo la medesima LoR, cioè corrispondenti a un singolo bin del sinogramma. L’utilizzo del ToF nelle ricostruzioni iterative non altera la struttura dell’algoritmo di ricostruzione. I sinogrammi con gli eventi corrispondenti a ogni frame sono due: il primo contiene le già descritte coordinate polari θ e r, il secondo contiene le informazioni con gli intervalli temporali ∆t. Nel caso in cui in fase di ricostruzione l’informazione sul ToF è esclusa, vengono utilizzati i soli sinogrammi con le informazioni spaziali. Nel caso in cui l’informazione sul ToF è utilizzata, allora l’algoritmo iterativo deve simulare e valutare anche i bin con l’informazione temporale. L’utilizzo del ToF negli algoritmi di ricostruzione determina una dimostrata maggiore accuratezza di ricostruzione [49, 50]. L’efficacia dell’utilizzo del ToF è percepita significativamente nei pazienti di grosse dimensioni, nella rivelazione di lesioni di piccole dimensioni per la quali consente anche una maggiore accuratezza del relativo SUV e nei casi di basso e generalizzato uptake del radiofarmaco. In fig. 2.19 sono riportate una serie di immagini per una valutazione qualitativa dell’incidenza del ToF nella ricostruzione. 2.10.5 Correzione per il random Come già detto, la PET è basata sulla rivelazione in coincidenza dei due fotoni provenienti dall’annichilazione del positronio. Se la rivelazione avviene all’interno della finestra temporale e sulla coppia di rivelatori contrapposti, alla rispettiva LoR è associata un evento. Tuttavia, questa finestra temporale non può evitare false coincidenze provenienti da annichilazioni scorrelate, cioè non riferibili allo stesso punto. Su una singola coppia di rivelatori il rate di 2.10 Correzione dei dati 61 Figura 2.19: A) Ricostruzioni trasversale, sagittale e coronale di un tratto addominale con lesione localizzata nel fegato. B) Ricostruzioni trasversale, sagittale e coronale di un tratto toracico con lesione localizzata nel polmone destro. In entrambi i casi, l’implementazione del ToF nell’algoritmo di ricostruzione permette di individuare chiaramente le rispettive patologie. registrazione degli eventi random è legato al rate degli eventi singoli associati al singolo rivelatore e alla larghezza della finestra di coincidenza. Il random rate di una coppia di rivelatori i, j è esprimibile con la seguente relazione: Rij = 2τ · Si · Sj (2.41) dove Si e Sj sono il rate dei singoli eventi del rivelatore i e del rivelatore j e 2τ rappresenta la finestra temporale di coincidenza. Poiché il rate associato al random aumenta come il quadrato dell’attività è necessario applicare una correzione alle acquisizioni. Il metodo più diffuso prende il nome di metodo delle coincidenze in ritardo e utilizza due finestre temporali di selezione. La prima finestra temporale serve ad acquisire i conteggi prompt, cioè la somma degli eventi associati alla vere coincidenze e al random. La seconda finestra temporale è settata come un offset della prima ed è molto più lunga. Proprio grazie all’offset temporale, gli eventi associati alla seconda finestra sono considerati random mentre gli eventi prompt rivelati sono scartati a priori. La correzione per il random è effettuata sottraendo dai prompt rivelati nella prima finestra temporale i conteggi selezionati nella seconda. I prompt cosı̀ ottenuti prendono il nome di coincidenze vere (true counts). Tuttavia, poiché le false coincidenze ottenute nella prima finestra non sono esattamente le stesse di quelle ricavate con la seconda, la sottrazione del random cosı̀ ricavato aumenta il rumore statistico. 62 2.10.6 Principi Fisici della PET Correzione per l’attenuazione Come già accennato, una delle più importati correzioni per le immagini PET e SPECT è la correzione per l’attenuazione. Anche se i principi di ricostruzione delle immagini PET e SPECT sono gli stessi di quelli adottati in CT, vi è una sostanziale differenza nelle modalità di ricostruzione. Infatti nelle acquisizioni CT, partendo dal presupposto che la fonte radiogena eroga un fascio RX noto, le immagini ricostruite mostrano la distribuzione del coefficiente di attenuazione mentre lo scattering che determina sfocatura delle immagini e una perdita di risoluzione è solitamente ignorato. In PET e SPECT la ricostruzione dell’immagine è basata sul numero di fotoni emessi da una sorgente di concentrazione e ubicazione ignota, attenuata da tessuti sconosciuti prima di essere rivelati. Conseguentemente, l’attenuazione deve essere accuratamente stimata se si vuole ottenere una reale distribuzione del radiofarmaco nella parte anatomica in esame. L’attenuazione è associata a quei fotoni emessi dal radiofarmaco distribuito nel paziente ma dispersi o assorbiti dai tessuti presenti tra rivelatore e il loro punto di emissione. La frazione di fotoni assorbita dipende da una serie di fattori, tra i quali la densità e lo spessore dei tessuti attraversati e l’energia del fotone. Per fotoni di energia pari a 511 keV, i coefficienti di attenuazione per ossa, parti molli e polmoni valgono 0.151 cm−1 , 0.095 cm−1 e 0.031 cm−1 rispettivamente. Matematicamente, la frazione di fotoni che attraversa uno spessore x di materia con coefficiente di attenuazione µ è espressa dalla seguente relazione: Γ = e−µx (2.42) Se il tratto di materia attraversato è costituito da differenti materiali, l’intera frazione di fotoni primari emergenti è data dalla somma dei prodotti tra il coefficiente µi ed il rispettivo spessore di materiale xi : Γ = e− P i µi x i (2.43) Di conseguenza, se un rivelatore misura N0 eventi da una sorgente radioattiva senza attenuazione (ad esempio in aria dove µ ≈ 0), in presenza di tessuti i conteggi rivelati saranno: N = No e − Rd 0 µ(x)x (2.44) dove µ(x) è il coefficiente di attenuazione lineare espresso come funzione della coordinata per le diverse tipologie di tessuti presenti e d rappresenta la distanza complessiva tra la sorgente e il rivelatore. Pertanto in PET e SPECT 2.10 Correzione dei dati 63 l’interazione con i tessuti può introdurre una significativa riduzione di conteggi per le zone anatomiche più profonde. Inoltre, mentre il coefficiente di attenuazione è funzione del solo tessuto, la riduzione del rateo fotonico corrispondente a una specifica e invariata distribuzione localizzata di radiofarmaco, è anche funzione della LoR sulla quale viene rivelato. È pertanto necessario conoscere per ogni paziente la distribuzione spaziale del coefficiente di attenuazione (mappa di attenuazione), al fine di effettuare un’accurata e precisa correzione. Si consideri un oggetto omogeneo di spessore D lungo una specifica LoR, caratterizzato da un coefficiente di attenuazione µ. Se l’evento di annichilazione avviene nella posizione x rispetto alla specifica LoR, la probabilità che la coppia di fotoni raggiunga i rispettivi rivelatori è espressa dalle seguenti relazioni: P (det1 ) = e−µx P (det2 ) = e−µ(D−x) (2.45) dove x e D − x rappresentano le distanze dell’evento dai due rivelatori localizzati sulla LoR. La probabilità di rivelazione dei due fotoni in coincidenza temporale si ottiene con il prodotto delle due probabilità: P (det1 |det2 ) = e−µx · e−µ(D−x) = e−µD (2.46) che risulta indipendente dalla posizione della sorgente. Questo rimane valido anche quando il coefficiente di attenuazione all’interno dell’oggetto non è uniforme e l’evento è localizzato al di fuori dell’oggetto stesso. Si supponga che µ(x, y) descriva l’andamento del coefficiente di attenuazione all’interno dell’oggetto; l’attenuazione sulle proiezioni può essere descritta dalla trasformata di Radon convoluta con il termine di attenuazione: Z ∞ R l(x,y) µ(x0 ,y 0 )ds) dlr,θ (2.47) f (x, y)e−( 0 pm (r, θ) = 0 dove - pm (r, θ) rappresentano i dati corrispondenti alle proiezioni; - l(x, y) è la distanza tra il rivelatore e il generico punto (x, y) all’interno dell’oggetto; - l(r, θ) e r sono definite dalle equazioni (2.11) e (2.12). Si noti che per quest’ultima versione della trasformata di Radon che tiene 64 Principi Fisici della PET conto dell’attenuazione, non esiste una formula di inversione come per l’equazione (2.11). La correzione per l’attenuazione delle acquisizioni PET è molto più semplice dell’analogo processo in SPECT. Nelle SPECT l’attenuazione del fotone dipende non solo dalla posizione della sorgente, ma anche dal percorso totale che il fotone percorre all’interno dell’oggetto. Al contrario, l’attenuazione nelle acquisizioni PET può ritenersi indipendente dalla posizione dell’emissione, in quanto la coppia di fotoni deve uscire dall’oggetto lungo la LoR, cioè in direzioni opposte. Quest’ultima condizione permette nell’equazione 2.47 di separare il termine esponenziale dall’integrale: Z ∞ R −( 0l(x,y) µ(x0 ,y 0 )ds) f (x, y)dlr,θ (2.48) pm (r, θ) = e · 0 quindi: pm (r, θ) = pµ (r, θ)p(r, θ) (2.49) dove pµ (r, θ) rappresenta la proiezione della mappa di correzione. Infine, conoscendo pµ , è possibile ricavare le linee di proiezione integrale prive di attenuazione fotonica: pm (r, θ) p(r, θ) = (2.50) pµ (r, θ) e la mappa di distribuzione del radiofarmaco f (x, y) può essere ricostruita senza artefatti di attenuazione. 2.10.7 Correzione dell’attenuazione basata su immagini CT Il punto di forza degli scanner PET-CT è la precisione anatomica combinata con le immagini funzionali. La possibilità di definire l’attenuazione del paziente utilizzando le acquisizioni CT elimina la necessità di eseguire scansioni PET per la valutazione della trasmissione. Un tale approccio determina in primis una riduzione dei tempi di scansione del 40%, la semplificazione della sezione PET dello scanner e anche una valutazione molto accurata dell’Attenuation Correction Factor (ACF). I valori di ACF ricavati con immagini CT sono meno rumorosi rispetto quelli a acquisiti con sorgenti puntiformi di fotoni da 511 keV, ma è necessario tenere conto che i valori dei coefficienti di attenuazione µ dipendono dall’energia dei fotoni. Quindi i valori di µ ricavati dalle acquisizioni CT con fotoni con energia media dell’ordine dei 70 keV devono essere convertiti per i 511 keV utilizzati dalla PET. Dato che i valori di µ ottenuti dalle scansioni CT dipendono dalla densità e dalla frazione dei 2.10 Correzione dei dati 65 singoli elementi che compongono i tessuti, il fattore di scala è legato alla densità elettronica. In generale, a un alto numero atomico efficace corrisponde un piccolo fattore di scala, in quanto l’attenuazione del fascio diminuisce più rapidamente dell’energia dei fotoni incidenti13 . Il fattore di scala, calcolato come rapporto tra i coefficienti di attenuazione µ511 e µ70 in funzione dei numeri CT è mostrato in fig. 2.20. Figura 2.20: Andamento del rapporto µ511 µ70 in funzione delle unità di Hounsfield (HU ) per i tessuti di riferimento; dati forniti dall’ICRP [51]. Sebbene il tessuto polmonare abbia una densità inferiore all’acqua, gli elementi che lo compongono sono molto simili a quelli che costituiscono i tessuti molli, dunque il corrispondente rapporto tra i coefficienti di attenuazione è prossimo al valore di conversione dell’acqua. Sempre come conseguenza della composizione, il rapporto dei coefficienti di attenuazione valutato per i tessuti adiposi ha un valore leggermente superiore rispetto all’analogo per l’acqua. Infine per i tessuti ossei, le differenti percentuali di acqua e tessuto corticale dell’osso differenziano in termini apprezzabili il rapporto tra i coefficienti. La valutazione dei coefficienti di attenuazione viene effettuata utilizzando una funzione bilineare, con punto di discontinuità in corrispondenza delle regioni che distinguono l’osso, indicativamente intorno alle 100 HU . Mentre per i tessuti molli un singolo fattore di conversione è più che sufficiente a effettuare una corretta conversione dei coefficienti di attenuazione, nella regione che 13 La sezione d’urto associata all’effetto fotoelettrico è Σph ∝ 5 Zef f. . (hν)7/2 66 Principi Fisici della PET comprende i tessuti ossei risulta più appropriato un modello che tenga conto del differente miscuglio tra acqua e tessuto corticale. In conclusione, le immagini CT sono acquisite con energia fotonica media dell’ordine dei 70 keV, quindi sono scalate pixel per pixel per un’energia fotonica di 511 keV. Le immagini cosı̀ trattate sono interpolate dalla CT alle acquisizioni PET che ha una risoluzione spaziale inferiore, quindi i coefficienti ACF vengono ricavati sulla retro proiezione delle immagini interpolate. Il metodo descritto è applicato da tutti gli scanner PET-CT in commercio, anche se permangono alcune problematiche associate all’utilizzo dei coefficienti ACF come descritto di seguito. Artefatti da movimento: seri effetti di allineamento nelle acquisizioni PET-CT possono essere indotti da movimenti dovuti alla respirazione del paziente. Mentre la durata delle acquisizioni CT permette apnea respiratoria (tempo indicativo di acquisizione di 25-30 s), questa soluzione non è applicabile alle acquisizioni PET (tempo indicativo di acquisizione 20 minuti). La regione maggiormente colpita da tali artefatti è localizzata tra la base del polmone e la parte superiore del fegato. Un recente studio [54] ha evidenziato come in 300 pazienti con conclamata lesione al fegato, il 2% delle acquisizioni PET-CT abbia localizzato la patologia nel polmone in seguito al movimento del diaframma. Mezzi di contrasto endovenosi: i mezzi di contrasto iodati normalmente utilizzati negli scanner CT aumentano l’attenuazione associata alle regioni anatomiche venose e arteriose. L’incremento percentuale di interazione fotoelettrica nel sangue a seguito del loro utilizzo è dovuto a un aumento del 40% del coefficiente di attenuazione associato. Nelle acquisizioni PET, dove l’effetto fotoelettrico è trascurabile, la presenza del mezzo di contrasto determina una variazione del coeffieciente di attenuazione intorno al 2%. Come conseguenza dell’erronea valutazione dei µ, le acquisizioni PET possono essere caratterizzate da artefatti. L’esperienza ha comunque dimostrato che queste anomalie sono facilmente gestibili in fase di interpretazione clinica, in quanto la somministrazione del contrasto iodato via venosa non genera problemi tali da compromettere la complessiva bontà diagnostica dell’acquisizione. Mezzi di contrasto via orale: i mezzi di contrasto somministrati per via orale, utilizzati per visualizzare i tratti intestinali, sono soggetti a un assorbimento variabile da paziente a paziente. La regione anatomica interessata è caratterizzata da una minore e più lenta dispersione all’interno dell’organismo rispetto al caso precedente, quindi le variazioni di contrasto indotte 2.10 Correzione dei dati 67 sono sostanziali. Vengono introdotti degli algoritmi che pesano l’aumento dei coefficienti ACF dovuti alla presenza del mezzo di contrasto, rispetto a quelli associati al tessuto osseo, per altro implementati ed estesi anche nel caso di artefatti indotti da corpi metallici [52]. In conclusione, la maggior parte degli artefatti riscontrati nella metodica PET-CT possono essere associati alla respirazione e all’utilizzo di mezzi di contrasto introdotti nel paziente via venosa o orale. La specificità di questi casi permette una facile interpretazione e valutazione delle anomalie indotte e generate dalla fusione delle due metodiche di indagine. La loro individuazione può essere facilitata dall’analisi separata delle acquisizioni CT e delle acquisizioni PET senza l’applicazione delle correzioni per l’attenuazione, sempre affiancate e usufruibili nelle acquisizioni cliniche (fig. 2.21). Figura 2.21: Serie aggiuntive disponibili nelle indagini cliniche riferite al fantoccio per l’analisi dell’uniformità. A) Immagine CT. B) Immagine PET corretta. C) Immagine PET non corretta per l’attenuazione, smoothing e enhancement. 68 Principi Fisici della PET Capitolo 3 Valutazione delle prestazioni dei tomografi a emissione di positroni L’impiego di scanner a emissione di positroni per indagini cliniche richiede, in ottemperanza alla legislazione vigente nazionale [6] e internazionale [7, 8, 9, 10], la valutazione delle prestazioni e la caratterizzazione dei parametri fisici. Lo scopo comune di questi documenti è di assicurare il mantenimento dei sistemi in oggetto a standard ottimali per l’attività clinica. Per standard si intendono i valori tipici o di riferimento dei parametri verificati. L’unica normativa che attualmente definisce metodi e modi idonei alla verifica di scanner a emissione di positroni dotati di rivelatori LSO o LYSO, caratterizzati da radioattività intrinseca, sono le NEMA Standard Publication NU-2-2007 [9] (NEMA 2007). Il fondo radioattivo intrinseco dei cristalli in ortosilicato di lutezio determina coincidenze random che in piccola percentuale sono rivelate dallo scanner come eventi veri. Le metodiche descritte nelle precedenti edizioni richiedono un random rate inferiore all’1% del true rate, presupposto non compatibile con cristalli LSO - LYSO. Conseguentemente, tutti i test descritti in questo capitolo seguono le NEMA 2007 a esclusione dell’uniformità tomografica per la quale è necessario riferirsi alle NEMA Standard Publication NU 2-1994 [7] (NEMA 1994)1 . 3.1 Requisiti Generali Lo scopo delle normativa NEMA è di fornire procedure standard che permettano, in modo obiettivo e ripetibile, la valutazione delle caratteristiche dei 1 Le NEMA 2007 non trattano l’uniformità tomografica. 69 70 Valutazione delle prestazioni dei tomografi a emissione di positroni tomografi PET. In questo modo i parametri ottenuti possono essere utilizzati dai singoli produttori per specificare i rispettivi livelli di prestazione mentre le procedure possono essere applicate dagli utenti per effettuare i test di accettazione e costanza degli impianti. Data l’ampia gamma e tipologia di scanner a positroni presenti sul mercato, alle normative di riferimento è richiesta una generalità capace di coprirne la più vasta gamma possibile. Conseguentemente l’applicabilità delle NEMA 2007 è vincolata al soddisfacimento di alcuni requisiti base e comuni degli scanner a emissione di positroni. La generalità adottata consente il confronto tra i diversi modelli attualmente sul mercato, ma penalizza le specificità di valutazione nel contesto tecnologico e applicativo dei medesimi. Le verifiche indicate dalle normative non sono da ritenersi esaustive, ma sono integrabili con verifiche specifiche e mirate, maggiormente coerenti alle modalità e tipologie di indagini cliniche effettuate. I parametri rappresentativi delle caratteristiche dei tomografi PET secondo la NEMA 1994 e NEMA 2007 sono riportati in tab. 3.1. Tabella 3.1: Elenco dei parametri fisici analizzati con riferimento alla norma e alla relativa sezione. Normativa Punto norma NEMA Sez.3 2007 NEMA Sez.4 2007 NEMA Sez.4 2007 NEMA Sez.5 2007 NEMA Sez.6 2007 NEMA Sez.7 2007 NEMA Sez.4 2004 Denominazione Risoluzione spaziale assiale, trasversale e radiale Radiazione diffusa o scatter fraction Misura delle coincidenze casuali o random Misura della sensibilità Misura dell’accuratezza della correzione per i conteggi persi e per il random Valutazione della qualità dell’immagine e misura dell’accuratezza delle correzioni per l’attenuazione e per lo scatter Misura dell’uniformità o disuniformità Per tutti i test si richiede un FoV trasversale di almeno 260 mm e di 350 mm per la sola valutazione della qualità dell’immagine, con una lunghezza di acquisizione minima di 700 mm (FoV assiale). Queste specifiche escludono a priori le PET cerebrali, a conferma del fatto che il protocollo è finalizzato alla verifica delle prestazioni nel campo delle indagini oncologiche su tutto il 3.2 Risoluzione spaziale 71 corpo (total body). Le misurazioni, salvo specifiche indicazioni, devono essere effettuate senza modificare alcun parametro dell’impianto: le finestre di discriminazione energetica per la valutazione delle frazioni di effetto fotoelettrico e Compton, le finestre di coincidenza temporale, i tempi di integrazione degli impulsi, gli angoli di campionamento assiale, gli algoritmi di ricostruzione con i relativi parametri come la dimensione del pixel, le impostazioni di rebinning, lo spessore delle sezioni ricostruite e gli eventuali filtraggi, devono rispecchiare le condizioni tipiche utilizzate nelle acquisizioni cliniche. Sono inoltre ammessi test tool per la configurazione geometrica di fantocci, qualora non sia possibile l’utilizzo del lettino porta paziente. Il radionuclide generalmente richiesto è il 18 F, anche se è ammesso l’utilizzo del 68 Ga per scanner configurati e calibrati per l’utilizzo di quest’ultimo. 3.2 Risoluzione spaziale La risoluzione spaziale è generalmente definita come la capacità di un sistema di distinguere due punti dopo la ricostruzione. La valutazione di questo parametro fisico utilizza sorgenti puntiformi in aria, ricostruite senza l’applicazione di post - processing (smoothing ed enhancement). Anche se questa condizione non rispecchia le condizioni cliniche di utilizzo del sistema, dove il minore numero di eventi e la minore definizione delle strutture anatomiche adiacenti richiede filtraggio di ricostruzione, la risoluzione spaziale cosı̀ misurata permette la valutazione della massima risoluzione ottenibile. La caratterizzazione dei punti ricostruiti mediante Point Spread Function2 (PSF) è effettuata con la valutazione dell’FWHM e dell’FWTM nel piano trasversale lungo le due direzioni normali x, y e lungo l’asse z dello scanner (fig. 3.1). Al fine di ottenere una misura accurata, la larghezza della PSF dovrebbe comprendere almeno tre pixel, il che implica un valore di FWHM pari ad almeno tre pixel nelle tre dimensioni x, y, z. Il radionuclide utilizzato per le misure dovrebbe essere il 18 F, con un’attività tale da determinare rispetto al rate complessivo una perdita di eventi percentuale dovuta al tempo morto inferiore al 5% oppure una coincidenza associata al random inferiore al 5%. L’attività suggerita per ogni singola sorgente a inizio acquisizione è compresa nel range tra 5 - 10 MBq. Ogni singola sorgente consiste in un punto a elevata concentrazione, realizzato mediante capillare di vetro con diametro esterno ≈ 2 mm, diametro interno ≈ 1 mm e un’estensione longitudinale 2 Point Spread Function: descrive la risposta di un sistema di acquisizione d’immagini a una sorgente puntiforme ed è valutabile sulle immagini ricostruite mediante il calcolo dei valori di FWHM e FWTM corrispondenti ai profili di conteggio effettuati sui rispettivi punti di accumulazione e nelle direzioni richieste. 72 Valutazione delle prestazioni dei tomografi a emissione di positroni Figura 3.1: Valutazione della PSF mediante fit gaussiano dei profili effettuati sulle sorgenti puntiformi ricostruite. pari a 1 mm (fig. 3.2A, fig. 3.2B). Le sorgenti devono essere disposte su un apposito supporto (fig. 3.2C) a sua volta fissato al margine del lettino porta paziente prossimo al gantry e allineato al FoV assiale e trasversale (fig. 3.2D, fig. 3.2E, fig. 3.2F) in modo da ottenere nella vista trasversale la configurazione geometrica riportata in fig. 3.3A; devono inoltre essere allineate lungo l’asse z prima a 1/2 e poi a 1/4 del FoV assiale (sagittale) per le due corrispondenti acquisizioni rappresentate in fig. 3.3B. Le acquisizioni dovrebbero comprendere tutte le 3 sorgenti predisposte, in modo da totalizzare almeno 100000 conteggi per ogni singola sorgente. Le acquisizioni possono essere effettuate con normali protocolli clinici mentre per la ricostruzione si richiede un protocollo analitico come la FBP, senza l’applicazione di smoothing e enhancement. La valutazione di ogni sorgente puntiforme acquisita e ricostruita dovrebbe essere eseguita per la terna ortogonale x, y, z. I valori di FWHM e FWTM associati a ogni sorgente acquisita e ricavati mediante fit gaussiani dei profili lungo le direzioni indicate, sono mediati nelle diverse direzioni come di seguito riportato: • Risoluzione trasversale a 1 cm di spostamento radiale: hF W HM0,1,z i = FWHM(x)1/2F oV +FWHM(y)1/2F oV +FWHM(x)1/4F oV +FWHM(y)1/4F oV 4 (3.1) 3.2 Risoluzione spaziale 73 Figura 3.2: Allestimento del fantoccio e delle sorgenti per la misura della risoluzione spaziale. A) Capillari porta sorgente e relative boccole di riempimento. B) Capillare predisposto per il riempimento. C) Supporto dedicato alla configurazione spaziale delle sorgenti fissato al lettino porta paziente verso il gantry. D) Il supporto porta sorgenti è dotato di bolle di livello utilizzate in fase di fissaggio per minimizzare gli errori di allineamento. E) Una seconda regolazione mediante micrometri di precisione e laser del sistema consente la corretta localizzazione del supporto all’interno del FoV assiale e trasversale. F) Visualizzazione dell’accoppiamento di una delle tre sorgenti al supporto. • Risoluzione assiale a 1 cm di spostamento radiale: hF W HM0,1,z i = FWHM(z)1/2F oV +FWHM(z)1/4F oV 2 (3.2) • Risoluzione trasversale - radiale a 10 cm di spostamento radiale: hF W HM i = FWHM(x)10,0,1/2F oV +FWHM(y)0,10,1/2F oV +FWHM(x)10,0,1/4F oV +FWHM(y)0,10,1/4F oV 4 (3.3) 74 Valutazione delle prestazioni dei tomografi a emissione di positroni Figura 3.3: Configurazione geometrica delle sorgenti. A) Vista trasversale. B) Vista sagittale. • Risoluzione trasversale - tangenziale a 10 cm di spostamento radiale: hF W HM i = FWHM(y)10,0,1/2F oV +FWHM(x)0,10,1/2F oV +FWHM(y)10,0,1/4F oV +FWHM(x)0,10,1/4F oV 4 (3.4) • Risoluzione assiale a 10 cm di spostamento radiale: hF W HM10,0,z i = 3.3 FWHM(z)10,0,1/2F oV +FWHM(z)0,10,1/2F oV +FWHM(z)10,0,1/4F oV +FWHM(z)0,10,1/2F oV 4 (3.5) Scatter fraction, conteggi persi e random Lo scatter dei raggi γ emessi dall’annichilazione di positroni genera false coincidenze. La misura dei conteggi persi e del random esprime la capacità di uno scanner di lavorare ad alte concentrazioni di radiofarmaco. Le possibili modalità di acquisizione sono due: - Acquisizione di eventi oltre la finestra temporale; - Acquisizione di eventi singoli. 3.3 Scatter fraction, conteggi persi e random 75 La seconda metodologia è preferita in quanto permette di valutare il random in funzione del rate ed è esplicitamente richiesta per tomografi con radioattività intrinseca, i quali come già detto non sono in grado di mantenere un rapporto tra eventi random e veri inferiore all’1%. Quest’ultima specifica caratterizza il tomografo sul quale sono stati effettuati i test ed è descritta di seguito. Le quantità da misurare sono la sensibilità relativa alla scatter fraction3 (SF), il tempo morto e il random in funzioni del rate, ovvero a diversi livelli di attività della sorgente. Viene utilizzato un fantoccio cilindrico in polietilene di peso specifico pari a 0.96± 0.01 kg/mm3 con diametro esterno pari a 203 ± 3 mm e lunghezza 700 ± 5 mm. A 45 ± 1 mm sul raggio è presente lungo tutto il fantoccio un foro di diametro 6.4 ± 0.2 mm (fig. 3.4). Figura 3.4: Sezione trasversale di fantoccio e sorgente utilizzati per l’acquisizione della scatter fraction, dei conteggi persi e del random. Per facilitarne l’utilizzo e la movimentazione può essere costituito da diversi segmenti da assemblare prima della messa in opera. In quest’ultima configurazione la fattura e il conseguente assemblaggio devono garantire un’aderenza perfetta tra le superfici di contatto dei diversi settori in quanto anche piccole lacune possono determinare delle zone scatter - free. All’inizio del test, una sorgente lineare di lunghezza tale da attraversare tutto 3 Per scatter fraction si intende il rapporto tra coincidenze dovute a fotoni scatterati (coincidenze false) e coincidenze rivelate (coincidenze vere e false) in una RoI definita all’interno del FoV. La scatter fraction non dipende dal rate di conteggi ma è funzione della distribuzione di attività all’interno del FoV. 76 Valutazione delle prestazioni dei tomografi a emissione di positroni il fantoccio e di attività relativamente alta è inserita nel foro di 6.4 mm. Posizionato l’insieme fantoccio - sorgente al centro del campo di vista del tomografo, vengono eseguite acquisizioni a intervalli regolari per molteplici decadimenti della sorgente in modo da ottenere acquisizioni a rate decrescente. Al diminuire del rate segue un aumento dell’efficienza del tomografo nel rivelare eventi veri fino a ottenere una condizione nella quale le perdite sono trascurabili. Grazie a queste ultime è possibile estrapolare le perdite di conteggio a elevate attività. L’accuratezza di questa tecnica dipende in modo critico da adeguate statistiche di conteggio e in particolar modo dalla serie di dati corrispondenti ad attività molto basse. Il radionuclide utilizzato per l’esecuzione delle misure dovrebbe essere il 18 F, con attività sufficiente a stimare il rate di picco vero a saturazione (Rt,peak ) e il rate di picco del rumore equivalente (RN EC,peak ). L’attività suggerita a inizio acquisizione è pari a 1300 ± 130 MBq e deve essere misurata con un calibratore di dose certificato. La sorgente lineare di 700 mm deve essere inserita nel fantoccio solo dopo essere stata ben miscelata con acqua e opportunamente sigillata all’interno del capillare (fig. 3.5A, fig. 3.5B). Infine l’insieme fantoccio sorgente deve essere posizionato sul lettino porta paziente in modo che l’asse longitudinale del fantoccio coincida con l’asse z dello scanner per tutta la sua lunghezza (fig. 3.5E), con uno scostamento ammesso pari a 0 ± 5 mm e in modo che la sorgente sia perpendicolare all’asse y del piano trasversale, cioè più vicina possibile al lettino (fig. 3.5F). I dati vengono acquisiti con frequenza superiore alla metà del T1/2 del radionuclide utilizzato, fino a quando i conteggi persi e gli eventi veri risultano pari a circa l’1% del totale. La durata di ogni acquisizione j (Tacq,j ) dovrebbe essere inferiore a 1/4 del T1/2 e comprensiva di eventuali tempi di traslazione e rotazioni dello scanner. Nel caso sia disponibile la stima del random, i rispettivi conteggi Cr,j,i per ogni acquisizione j e sinogramma i devono essere memorizzati. Ogni acquisizione j deve contenere un minimo di 500000 conteggi di prompt. È inoltre importante che le acquisizioni intorno al picco di saturazione siano frequenti in modo da poterlo ricavare in modo accurato. Per ogni sinogramma i e per ogni acquisizione j si devono eseguire le seguenti operazioni: - Azzeramento di tutti i pixel localizzati oltre i 120 mm dal centro del fantoccio; - Per ogni linea integrale pi a θ fissato, il pixel con il massimo dei conteggi è assunto come centro della sorgente. Conseguentemente ogni prompt è spostato in modo da allineare tutti i pixel di massimo selezionati; 3.3 Scatter fraction, conteggi persi e random 77 Figura 3.5: Allestimento di fantoccio e sorgente per la misura della scatter fraction e del random. A) Capillari porta sorgente con relative boccole di riempimento e tappi di chiusura. B) Capillare sigillato dopo il riempimento. C) Vista trasversale della configurazione geometrica dell’insieme fantoccio sorgente. D) Vista d’insieme del fantoccio posizionato e fissato al lettino porta paziente, pronto per l’acquisizione. E) Verifica dell’allineamento del fantoccio da effettuare su entrambe le estremità. - Effettuato l’allineamento, all’interno della zona di non annullamento si calcolano i conteggi C(r)i,j come somma su ogni proiezione angolare e identico offset r dal pixel di massimo rmax : X C(r)i,j = [C(r − rmax (θ), θ]i,j (3.6) θ - Su ogni profilo di conteggio ottenuto ai passi precedenti (fig. 3.6) e con l’utilizzo di interpolazione lineare si valutano CL,j,i e CR,j,i , cioè i conteggi 78 Valutazione delle prestazioni dei tomografi a emissione di positroni a sinistra e a destra del massimo su una larghezza di 40 mm dei 240 mm associati alla zona di non annullamento; Figura 3.6: Schematizzazione dell’i-esimo conteggio della j-esima acquisizione. - La media tra CL,j,i e CR,j,i è moltiplicata per il numero di pixel compresi tra i due margini indicati al passo precedente (compresi i termini frazionari) e sommata ai conteggi presenti al di fuori dei 40 mm per ottenere i conteggi associati allo scatter e al random (Cr+s,i,j ), per ogni sinogramma i e acquisizione j; - Il totale degli eventi (CT OT,i,j ) si ottiene come somma di tutti gli eventi presenti nei profili di ogni sinogramma i e acquisizione j; - Devono essere inoltre calcolate l’attività media (Aave,j ) e l’attività iniziale (Ao,j ) per ogni acquisizione j con le seguenti relazioni: T − Tacq,j ln2 Ao,j T1/2 1/2 Aave,j = 1−e ln2 Tacq,j (3.7) Tcal −Tj ln2 Ao,j = Acal e T1/2 dove Acal è l’attività misurata dal calibratore di dose al tempo Tcal , Tj è il tempo al quale è iniziata l’acquisizione j, Tacq,j è il corrispondente tempo di ogni acquisizione e T1/2 è il tempo di dimezzamento del radionuclide utilizzato; 3.3 Scatter fraction, conteggi persi e random 79 - Con i sinogrammi associati al random, si settano a zero i pixel in ogni sinogramma i e acquisizione j localizzati oltre i 120 mm dal centro del fantoccio, quindi i conteggi di random (Cr,j,i ) sono calcolati come somma dei rimanenti conteggi presenti nel sinogramma i e acquisizione j. - La SFij per ogni sinogramma i e acquisizione j è calcolata con la seguente relazione: P P 0 Cr,i,j j 0 Cr+s,i,j − Pj SFi,j = P (3.8) j 0 CT OT,i,j − j 0 Cr,i,j - La scatter fraction del sistema per ogni acquisizione j è ottenuta sommando tutti i sinogrammi i con la seguente relazione: P P P P 0 Cr,i,j i j 0 Cr+s,i,j − Pi Pj SFj = P P (3.9) i j 0 CT OT,i,j − i j 0 Cr,i,j - La stima dei rate di conteggio e dei rispettivi RN EC (Noise Equivalent Count Rate) si effettuano come descritto di seguito. Il rate totale degli eventi (RT OT,i,j ) per ogni sinogramma i e acquisizione j è dato da: RT OT,i,j = CT OT,i,j Tacq,j (3.10) Il rate degli eventi veri (Rt,i,j ) per ogni sinogramma i e acquisizione j è dato da: (CT OT,i,j − Cr+s,i,j ) Rt,i,j = (3.11) Tacq,j Il rate degli eventi random (Rr,j,i ) per ogni sinogramma i e acquisizione j è: Rr,i,j = Cr,i,j Tacq,j (3.12) Infine il rate associato allo scatter per ogni sinogramma i e acquisizione j (Rs,i,j ) è calcolato con la seguente relazione: Rs,i,j = (Cr+s,i,j − Cr,i,j ) Tacq,j (3.13) dove in tutte le espressioni precedenti Tacq,j rappresenta il tempo dell’acquisizione j. 80 Valutazione delle prestazioni dei tomografi a emissione di positroni - In tutti gli scanner a esclusione di quelli che effettuano la sottrazione diretta del random, il rate di rumore equivalente (RN EC,i,j ) per ogni sinogramma i e acquisizione j è espresso da: RN EC,i,j = (Rt,i,j )2 RT OT,i,j (3.14) Per i sistemi che utilizzano la sottrazione diretta del random, RN EC,i,j è dato da: (Rt,i,j )2 RN EC,r,i,j = (3.15) RT OT,i,j + Rr,i,j - I rate associati agli eventi totali delle singole acquisizioni j sono ottenuti sommando i rate dei passi precedenti ricavati su tutti i sinogrammi i. 3.4 Sensibilità La sensibilità di uno scanner a emissione di positroni, definita come la capacità di rivelare fotoni, è espressa come il rate di conteggi veri rivelati per una determinata sorgente. Per assicurare l’annichilazione della coppia elettrone positrone in raggi γ, la sorgente deve essere circondata da una considerevole quantità di materiale. Ovviamente il materiale effettua un’attenuazione sui raggi γ creati, il che rende impraticabile una stima della sensibilità assoluta in assenza di attenuazione. Si eseguono una serie di misure con sorgente schermata da differenti spessori di materiale assorbitore, ottenuti con più tubi di pari spessore e differenti diametri accoppiabili tra loro e dove il più piccolo presenta un foro idoneo ad alloggiare la sorgente lineare utilizzata (fig. 3.7B). Da queste misure si estrapola la sensibilità assoluta dello scanner in assenza di materiale assorbitore. Il radionuclide utilizzato è tipicamente il 18 F. L’attività deve essere sufficientemente bassa in modo da assicurare perdite di conteggio inferiori all’1% e un random inferiore al 5%. Solo per sistemi che permettono una valutazione random è possibile calcolare la sensibilità associata agli eventi veri. L’attività suggerita a inizio acquisizione è pari a 5.75 ± 0.25 MBq e deve essere misurata con un calibratore di dose certificato. Un tubo plastico di lunghezza pari a 700 ± 5 mm (fig. 3.7A) deve essere riempito con acqua ben miscelata con la quantità di attività richiesta, quindi sigillato agli estremi (fig. 3.7B) e accoppiato con il materiale assorbitore. Per un’accurata valutazione della sensibilità il valore di attività Acal , il rispettivo istante di misura Tcal e il tempo di acquisizione Tacq per ogni acquisizione j devono essere noti. Il fantoccio per tutta la sua lunghezza è sospeso al centro 3.4 Sensibilità 81 Figura 3.7: Modalità di posizionamento del fantoccio per la misura della sensibilità di sistema: A) Capillare porta sorgente con le relative boccole di riempimento e chiusura. B) Capillare inserito nella serie di assorbitori. C) Per mezzo dei supporti radiotrasparenti l’insieme fantoccio sorgente è posizionato coincidente con l’asse z dello scanner. D) L’insieme fantoccio sorgente posizionato a 10 cm in direzione x dall’asse z dello scanner. del campo di vista assiale (fig. 3.7C), cioè coincidente con l’asse z dello scanner, con appositi supporti radiotrasparenti tali che se ne possa trascurare il relativo potere attenuante. I dati sono acquisiti per un periodo di tempo tale da assicurare almeno 10000 conteggi per ogni singolo sinogramma i. Il rebinning di ogni slice deve essere utilizzato per assegnare la risposta a ogni LoR. I conteggi e il relativo tempo di misura T1 sono registrati per tutta la durata dell’acquisizione Tacq , quest’ultimo comprensivo dei tempi morti dello scanner. Il rate R1,j espresso in conteggi al secondo dovrebbe essere ricavato dividendo i conteggi memorizzati per ogni sinogramma i per il rispettivo tempo di acquisizione. In successione e per ognuno dei quattro spessori di materiale assorbitore previsti, vengono eseguite le acquisizioni registrando i rispettivi T1 e Ri,j . La serie di acquisizioni viene effettuata con sorgente allineata al campo di vista assiale e a 10 cm da quest’ultimo (fig. 3.7D). Per ogni acquisizione j effettuata nelle due differenti configurazioni della sorgente, è 82 Valutazione delle prestazioni dei tomografi a emissione di positroni necessario correggere il rate per il decadimento della sorgente con la seguente relazione: (T −T ) RCORR,j,i = Rj,i · 2 j cal T1/2 (3.16) Eseguita la correzione per la valutazione dell’attività, si calcola RCORR,j sommando su tutti i sinogrammi i. Il rate senza materiale diffusore può essere calcolato effettuando un fit dei dati con la seguente relazione: RCORR,j = RCORR,0 · e−2µM xj (3.17) dove il rate senza materiale di diffusione (RCORR,0 ) e il coefficiente di attenuazione medio µM rappresentano le incognite, mentre xj rappresenta lo spessore di materiale di attenuazione per ogni acquisizione j. Il valore di µM può variare rispetto al valore teorico per compensare l’eventuale scatter. La sensibilità di sistema per la sorgente posizionata al centro del FoV e traslata assialmente di 10 cm, è quindi valutata con la seguente relazione: Stot = RCORR,0 h conteggi i MBq·s Acal (3.18) Il profilo di sensibilità assiale, ricavabile utilizzando le acquisizioni effettuate con sorgente al centro del campo di vista e i conteggi C1,j associati all’acquisizione con minor spessore di materiale attenuante, si calcola con la seguente relazione: h i RCORR,1,i Si = · Stot conteggi (3.19) MBq·s RCORR,1 3.5 Accuratezza: correzione per i conteggi persi e per il random Per ottenere valutazioni di attività nelle più svariate condizioni di utilizzo clinico, gli scanner a emissione di positroni sono dotati di feedback sulle perdite di conteggio dovute al tempo morto e al random. L’accuratezza di queste correzioni, particolarmente in condizioni di elevato rate, si riflette sulle immagini acquisite ed elaborate. La valutazione del relative count rate error (∆r%) definito come la differenza percentuale tra il rate di conteggi misurati ed effettivi, è eseguita con attività non rappresentative rispetto a quanto normalmente utilizzato nell’applicazione clinica, in quanto una tale condizione di misura richiederebbe molto tempo e l’utilizzo di elevate attività. Tuttavia, la valutazione di questo parametro può essere effettuata utilizzando i dati acquisiti per la misura della scatter fraction, dei conteggi persi e del random (sez. 3.3). In particolare si assumono come trascurabili gli errori 3.5 Accuratezza: correzione per i conteggi persi e per il random 83 associati al tempo morto e al random corrispondenti alle acquisizioni con rate minore. Il radionuclide utilizzato dovrebbe essere il 18 F, con un’attività iniziale sufficiente a determinare un rate vero doppio rispetto al rate rivelato, consentendo di ricavare i rate Rt,peak e RN EC,peak . L’attività suggerita a inizio acquisizione è pari a 1300 ± 130 MBq e deve essere misurata con calibratore di dose certificato. Una sorgente lineare di lunghezza pari a 700 ± 5 mm deve essere riempita con acqua e ben miscelata con il radionuclide quindi sigillata alle due estremità. Questa sorgente lineare deve essere inserita nel foro predisposto nel fantoccio, disposto sopra e parallelo all’asse longitudinale del lettino e ruotato in modo che la sorgente sia più vicina possibile a quest’ultimo (fig. 3.4). I dati sono acquisiti con frequenza superiore alla metà del T1/2 del radionuclide utilizzato fino a quando i conteggi persi e gli eventi veri risultano pari circa all’1% del totale. La durata di ogni acquisizione j (Tacq,j ) dovrebbe essere inferiore a 1/4 del T1/2 e comprensiva di eventuali tempi di traslazione e rotazione dello scanner. L’intervallo di rate richiesto, con particolare attenzione alle acquisizioni effettuate a bassi rate, è necessario per avere una linea di base accurata che permetta di estrapolare i rate corretti anche in condizioni di alte attività. Le acquisizioni sono completamente tomografiche e in caso contrario è necessario provvedere a una completa rotazione per ogni acquisizione j. È inoltre essenziale per un’accurata stima del tempo morto e dei conteggi persi, ottenere una statistica che comprenda conteggi persi e random nell’intorno dell’1% degli eventi veri. Ogni acquisizione dovrebbe contenere un minimo di 500000 conteggi di prompt. La ricostruzione dovrebbe essere effettuata tenendo conto delle sole slice comprese all’interno di un FoV assiale di 65 cm. Devono essere inoltre applicate le correzioni per il random e per il tempo morto, mentre le ricostruzioni devono essere effettuate con strumenti standard usufruibili sullo scanner. L’analisi deve essere eseguita su ogni immagine ricostruita i. Devono essere inoltre calcolate l’attività media (Aave,j ) e l’attività iniziale (Ao,j ) per ogni acquisizione j con le relazioni 3.7. Conseguentemente si stimano le concentrazioni dell’attività (aef f,j ) per ogni acquisizione j come rapporto tra Aave,j e il volume complessivo del fantoccio body (22000 cm3 ). Per ogni slice i appartenente a ogni acquisizione j, si esegue una RoI circolare di diametro 180 mm centrata rispetto al fantoccio per valutare il rispettivo numero di conteggi veri (CRoI,i,j ) e calcolare il rispettivo rate con la seguente relazione: RRoI,i,j = CRoI,i,j Tacq,j (3.20) Per ogni slice i si calcola il rate estrapolato (RExtr,i,j ) utilizzando le acquisizioni j dove i conteggi persi e il tempo morto possono essere trascurati e 84 Valutazione delle prestazioni dei tomografi a emissione di positroni calcolati con la seguente equazione: RExtr,i,j 3 Aave,j X RRoI,i,k · = 3 Aave,k k=1 (3.21) dove k=1 rappresenta l’acquisizione a minore concentrazione, ovvero valutato sulle tre acquisizioni eseguite con sorgente a minore attività. Per ogni slice i e acquisizione j, il relativo ∆ri,j in unità percentuali è calcolato con la seguente relazione: RRoI,i,j ∆ri,j = 100 · − 1 [%] (3.22) RExtr,i,j È altresı̀ possibile ricavare i ∆ri,j come differenza percentuale tra il rate estrapolato RExtr,i,j ricavato mediante fit lineare dei rate misurati a basse concentrazioni di attività e i rate misurati alle diverse concentrazioni con l’eq. 2.38. 3.6 Qualità dell immagine, accuratezza dell’attenuazione e della correzione per la scatter fraction A causa della complessa interazione che gli scanner a emissione di positroni campionano, le valutazioni delle prestazioni del sistema e l’eventuale confronto con le diverse tipologie di scanner devono essere eseguite in condizione di acquisizioni cliniche. A causa delle consistenti variazioni nella diffusione dei radiofarmaci, nella dimensione e forma del paziente e delle rispettive lesioni, risulta difficile simulare condizioni cliniche standard con un fantoccio. Per queste ragioni i risultati di un singolo studio possono solo dare indicazioni di qualità sull’immagine con riferimento alle condizioni complessive di acquisizione. Lo scopo di questo test è quello di produrre immagini che simulano indagini cliniche total body con la presenza di lesioni calde e fredde di differenti dimensioni, per le quali sono necessarie correzioni d’attenuazione specifiche non uniformi. Il radionuclide utilizzato dovrebbe essere il 18 F e la concentrazione di background presente nel fantoccio deve essere pari a 5.3 ± 5% MBq/cc. La concentrazione indicata richiede per un fantoccio di 70000 cc un’attività di 370 MBq, corrispondente alla tipica dose iniettata per un total body. Mentre le lesioni fredde presenti nel fantoccio sono riempite con acqua priva di radionuclidi, le lesioni calde vengono riempite con un rapporto di concentrazione N da 4 e 8 volte quella presente nel fondo. Inoltre, la sorgente lineare presente nel fantoccio che simula lo scatter è 3.6 Qualità dell immagine, accuratezza dell’attenuazione e della correzione per la scatter fraction 85 riempita con 116 MBq di 18 F, che corrisponde alla medesima concentrazione prescritta per il fondo del fantoccio. Nel caso in cui specifiche indicazioni del costruttore dello scanner richiedano un’attività minore, allora tutte le concentrazioni devono essere rimodulate in modo da ottenere i medesimi rapporti sopra indicati. Il fantoccio body rappresentato in fig. 3.8A, 3.8B e fig. 3.9 è caratterizzato da: - Una lunghezza di 180 mm; - 6 sfere riempibili con diametro interno di 10, 13, 17, 22, 28, 37 mm; - Un inserto cilindrico a basso Z, densità pari a 0.30 g/cc, di diametro 50 ± 2 mm e spessore della parete inferiore ai 4 mm per la simulazione del polmone lungo tutta la lunghezza del fantoccio; - Fantoccio di scatter con sorgente lineare per la simulazione del corpo del paziente. Figura 3.8: A) Fantoccio body NEMA. B) Sezione trasversale del fantoccio body NEMA. Le due sfere più grandi (diametro 28 e 37 mm) devono essere riempite con acqua (lesioni fredde), mentre le quattro più piccole (diametri 10, 13, 17 e 22 mm) devono essere riempite con 18 F (lesioni calde). I centri delle sfere sono localizzati a 68 mm dalla base sulla quale sono fissate e disposti lungo una circonferenza con diametro di 114.4 mm e passo angolare pari a 60◦ (fig. 3.9). Il corpo del fantoccio è riempito con una concentrazione pari all’attività di fondo. Una volta sigillato, deve essere posizionato assialmente 86 Valutazione delle prestazioni dei tomografi a emissione di positroni Figura 3.9: Vista coronale e sagittale dei noduli caldi e freddi. allo scanner, in modo che il centro del diametro di 114.4 mm corrisponda al centro dello scanner, nel mezzo della slice di acquisizione settata a 3 mm. La sorgente lineare di 700 mm di lunghezza deve essere riempita con una soluzione di 18 F e accoppiata con il fantoccio body nel foro di diametro di 6.4 mm. I due pezzi costituenti il fantoccio devono essere posti adiacenti sul lettino (fig. 3.10). Il tempo di acquisizione deve essere impostato sulla base delle scansioni effettuate nei total body, con particolare riferimento al FoV assiale utilizzato, tipicamente inferiore rispetto al campo di vista assiale complessivo dello scanner. Il tempo di acquisizione, salvo specifiche del costruttore, è settato in modo da simulare una scansione del corpo di 100 cm di lunghezza in 60 minuti, tempo comprensivo dei tempi morti di trasmissione ed emissione delle immagini e assumendo che le correzioni siano effettuate per ogni posizionamento del lettino. Il tempo totale di scansione è quindi 3.6 Qualità dell immagine, accuratezza dell’attenuazione e della correzione per la scatter fraction 87 Figura 3.10: Configurazione del fantoccio body e del fantoccio di scatter sul lettino in vista sagittale. dato da: 60 min · passo - assiale (3.23) 100 dove il passo - assiale rappresenta l’incremento del lettino per ogni slice i acquisita. Tutte le slice devono essere ricostruite con le correzioni disponibili e applicabili, impostando i parametri standard delle acquisizioni total body. L’analisi richiede in primo luogo la selezione di un’immagine trasversale centrata sui noduli caldi e freddi (fig. 3.11). Si tracciano delle RoI inscritte in Ttot = Figura 3.11: Vista trasversale delle RoIk per l’analisi del fantoccio body. A) Schema di esecuzione. B) Misure effettuate su una slice selezionata. C) Slice selezionata senza RoI. ogni nodulo caldo e freddo con diametro delle RoI pari al diametro dell’inserto in esame. Lo strumento utilizzato deve tener conto dei pixel dell’immagine, permettendo movimento e incremento a step di 1 mm o inferiore. Un’ulteriore serie di RoI deve essere disegnata in corrispondenza della zona dedicata al background. Nello specifico, 12 RoI con diametro di 37 mm devono essere tracciate a 15 mm dal bordo del fantoccio come rappresentato in fig. 3.11. RoI più piccole con diametro 28, 22 , 17, 13 e 10 mm, sono disegnate concentriche alle precedenti RoI di background per un totale di 72 RoI per slice i. In modo analogo dovrebbero essere disegnate altrettante RoI di background sulle slice corrispondenti ad uno spostamento di ± 1 cm e ± 2 cm rispetto 88 Valutazione delle prestazioni dei tomografi a emissione di positroni alla prima slice selezionata, in modo da ottenere per ogni diametro RoI, 12 RoI per ogni slice, cioè 60 RoI sulle 5 slice selezionate per ogni diametro RoI indicato. La localizzazione spaziale di tutte queste RoI deve essere fissata, in modo da replicare le misure su successive acquisizioni. La media dei conteggi associati alle RoI di background viene registrata. Il contrasto associato alle lesioni calde si valuta con la seguente relazione: QH,j = CH,j CB,j aH,j aB,j −1 −1 · 100 [%] (3.24) dove CH,j e CB,j rappresentano la media dei conteggi nelle lesioni calde e la media del fondo per la j-esima sfera e dimensione RoI rispettivamente, mentre aH e aB rappresentano la concentrazione di attività nelle lesioni calde e nel fondo. In modo analogo si calcola il contrasto percentuale per le lesioni fredde con la seguente relazione: CC,j QC,j = 1 − · 100 [%] (3.25) CB,j dove CC,j e CB,j rappresentano la media dei conteggi nelle lesioni fredde e la media del fondo per la j-esima sfera e dimensione RoI rispettivamente. La variazione percentuale del background Nj per le sfere j è data da: Nj = SDj · 100 [%] CB,j (3.26) dove SDj che rappresenta la deviazione standard associata alle Roi con uguale diametro eseguite sulle 5 slice è espressa da: sP K 2 k=1 (CB,j,k − CB,j ) K=60 (3.27) SDj = (K − 1) La valutazione dell’accuratezza di attenuazione e correzione per lo scatter si esegue sull’inserto centrale. Una RoI circolare di diametro 30 ± 2 mm è tracciata centrata sull’inserto polmone localizzato al centro e lungo tutta la lunghezza assiale del fantoccio body. La media delle misurazioni effettuate su tutte le cinque slice i selezionate nell’analisi del contrasto rappresenta Clung,j mentre la media delle 60 RoI di diametro 37 mm utilizzate per la valutazione del background, CB,j , è impiegata per il calcolo di ∆Clung,j dato da: ∆Clung,i = Clung,j · 100 [%] CB,i (3.28) 3.7 Uniformità 3.7 89 Uniformità L’uniformità descrive la capacità di un sistema di misurare la stessa attività indipendentemente dalla posizione nel campo di vista (FoV). La disuniformità di risposta può determinare artefatti tali da limitare l’accuratezza nella valutazione della distribuzione dell’attività. Il radionuclide utilizzato dovrebbe essere il 18 F, con un’attività iniziale tale da determinare un ∆ri,j (relative counts rate error) inferiore al 20% e un Rr % (random rate) inferiore al 20%. L’attività necessaria è dunque ottenibile dai risultati dei test descritti nelle sezioni 3.3 - 3.5. Alternativamente possono essere utilizzati altri radionuclidi come il 68 Ga o il 68 Ge, disposti in sorgenti sigillate. Per l’esecuzione del test di uniformità è richiesto il fantoccio a riempimento NEMA NU-2 1994 (fig. 3.12). Il corpo del fantoccio deve essere riempito con il radionuclide Figura 3.12: Sezione trasversale e sagittale del fantoccio per la misura di uniformità. ben miscelato con acqua e successivamente sigillato. Grazie a un supporto dedicato viene disposto sullo scanner in modo che l’asse longitudinale del fantoccio corrisponda all’asse longitudinale del FoV ma spostato verticalmente di 2.5 cm. La misura dell’uniformità deve essere effettuata acquisendo almeno 20 · 106 conteggi per ogni piano di acquisizione. Le immagini dovrebbero essere ricostruite utilizzando un algoritmo di ricostruzione Filtered Back Projection (FBP) e filtro a rampa, matrice 256x256 per un FoV di almeno 25 cm, applicando tutte le correzioni disponibili come per i protocolli clinici. Al fine di limitare il rumore statistico è necessario valutare e applicare la correzio- 90 Valutazione delle prestazioni dei tomografi a emissione di positroni ne per l’attenuazione. L’analisi dei dati richiede per ogni slice acquisita la tracciatura di RoI quadrate contigue di 1 cm di lato all’interno di un’area circolare di diametro pari a 175 mm (≈90% della sezione utile del fantoccio), centrata sulla sezione del fantoccio (fig. 3.13). Utilizzando i Ck conteggi me- Figura 3.13: Modalità di esecuzione delle RoI per ogni slice i ricostruita. A) Schema di esecuzione. B) Misure effettuate su una slice selezionata. C) Slice selezionata senza RoI. di associati alle singole k RoI ottenute come indicato nei passi precedenti, si calcolano i seguenti parametri: Uniformità di Sezione: Per ogni slice ricostruita si calcola la massima e minima disuniformità % (NUi ) secondo la formula seguente: N Ui +100 · −100 · M AX(Ck )−AV E(Ck ) AV E(Ck ) % (3.29) AV E(Ck )−M IN (Ck ) AV E(Ck ) % dove per tutte le k RoI appartenenti alle singole slice i, vengono calcolati il numero medio di conteggi massimo, minimo e la media dei conteggi per ogni slice i, rispettivamente MAX(Ck ), MIN(Ck ) e AVE(Ck ). La deviazione standard (SDi ) e il coefficiente di correlazione (CVi ) associati a ogni slice i sono calcolati con le seguenti relazioni: v u K u 1 X t (Ck − AV E(Ck ))2 SDi = K − 1 k=1 (3.30) SDi CVi = · 100 % AV E(Ck ) dove k è il numero di RoI tracciate nella singola slice. 3.7 Uniformità 91 Uniformità di volume: si calcola in modo analogo all’uniformità di sezione, estendendo il calcolo a tutte le slice ricostruite, quindi ricavando NUvol (<15%), SDvol e CVvol con le seguenti formule: N Uvol SDvol +100 · −100 · v u u =t 1 J −1 M AX(Cj )−AV E(Cj ) AV E(Cj ) % AV E(Cj )−M IN (Cj ) AV E(Cj ) % J X (3.31) (Cj − AV E(Cj ))2 j=1 CVvol = SDvol · 100 % AV E(Cj ) dove j = k × i è il numero totale di RoI tracciate su tutte le slice ricostruite. Uniformità di sistema: si ottiene calcolando la minima e la massima disuniformità % NUsys secondo la seguente formula: N Usys +100 · −100 · M AX(Ci )−AV E(Ci ) AV E(Ci ) % (3.32) AV E(Ci )−M IN (Ci ) AV E(Ci ) % dove per ogni slice i ricostruita si valuta il MAX(Ci ) e il MIN(Ci ), ovvero la media di conteggi massima e minima ricavata sulle k RoI appartenenti alle singole slice i, (MAX(AVE(Ck )) e MIN(AVE(Ck ))) e AVE(Ci ) numero medio di conteggi su tutte le k RoI mediati su tutte le slice i. Si valuta infine la deviazione standard associata (SDsys ) e il rispettivo coefficiente di correlazione (CVsys ) con le relazioni seguenti: v u I u 1 X t (Ci − AV E(Ci ))2 SDsys = I − 1 i=1 (3.33) CVsys = SDsys · 100 % AV E(Ci ) con i il numero delle slice e Ci medie dei conteggi ricavate dalle k Roi tracciate nelle singole slice. 92 Valutazione delle prestazioni dei tomografi a emissione di positroni Capitolo 4 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 In questo capitolo sono riportati i dati sperimentali ottenuti dall’acquisizione e dalla relativa analisi dei parametri relativi ai test prescritti dalle norme NEMA 2007, per la valutazione di tutte le caratteristiche del sistema, a esclusione dell’uniformità, per la quale è necessario utilizzare le prescrizioni NEMA 2004. Nella parte iniziale viene valutata la radioattività intrinseca del sistema, al fine di ottenere il valore limite di concentrazione dell’attività di 18 F presente nel FoV, al di sotto del quale le acquisizioni risultano compromesse dal fondo fotonico dovuto alla radioattività intrinseca dei rivelatori in LSO. I risultati ottenuti sono confrontati con le specifiche fornite dalla casa produttrice del sistema, se presenti, nelle quali è definita la concentrazione di attività dei radionuclidi nel FoV, oltre la quale la risposta dello scanner potrebbe essere penalizzata dalla saturazione dei rivelatori. Viene inoltre proposta una valutazione dei volumi degli inserti presenti nel fantoccio body per i differenti algoritmi di ricostruzione utilizzati. 4.1 Valutazione della concentrazione di riferimento Le norme NEMA 1994 e NEMA 2007 ampiamente utilizzate per quantificare le prestazioni degli scanner a emissione di positroni definiscono le caratteristiche delle sorgenti, dei fantocci e i limiti degli eventi di background1 necessari 1 Random, scatter fraction. 93 94 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 per ottenere acquisizioni standard. Mentre i classici rivelatori a NaI(Tl) e BGO soddisfano queste specifiche, i rivelatori caratterizzati da radioattività intrinseca richiedono particolare attenzione nella valutazione e nel rispetto di tali richieste. Il sistema preso in esame in questa tesi è una PET-CT Siemens Biograph mCT40 TrueV dotata di rivelatori in LSO con radioattività intrinseca associata al lutezio. Il lutezio è un metallo di transizione appartenente alla famiglia dei lantanidi, si presenta opaco e di colore grigio argento, possiede un’elevata durezza e densità2 , una sezione d’urto complessiva a 511 keV di 8 barn, una configurazione elettronica [Xe] 4f14 5d1 6s2 e una struttura cristallina esagonale (fig. 4.1). Figura 4.1: Struttura cristallina del lutezio. Il lutezio naturale è composto da due isotopi, uno stabile, il 175 Lu per il 97.4% e uno instabile, il 176 Lu di emivita pari a 3.78×1010 anni per il restante 2.6%. Il 176 Lu decade con emissione β − alla quale segue una cascata di fotoni γ e fotoni X ad ampio spettro di energia che a loro volta determinano la radioattività intrinseca dei rivelatori LSO (fig. 4.2). I fotoni intrinsecamente generati nei rivelatori quando rientrano nella finestra energetica del sistema (435-650 keV), sono rivelati come eventi singoli e aumentano il rate delle coincidenze casuali. Il contributo percentuale al random associato alla radioattività intrinseca dei rivelatori è maggiore a basse concentrazioni di attività del radionuclide ed è ben visibile valutando il rapporto tra il random rate (Rr ) e il true rate (Rt ) in funzione del rate dei singoli eventi Sj (fig. 4.3) o in funzione della concentrazione di attività del radionuclide aj (fig. 4.4). I fotoni generati dalla radioattività intrinseca, oltre a determinare un incremento del random, causano un aumento degli eventi veri quando sono rivelati in coincidenza a un evento prompt e su una LoR accettabile. 2 9.840 kg/dm3 a 298 K. 4.1 Valutazione della concentrazione di riferimento Figura 4.2: Canali di decadimento del 176 95 Lu (Browne E., Junde H., Nuclear Da- ta Sheet 84, pp. 337, 1998). L’incremento di eventi, per altro contenuto dall’applicazione della finestra energetica e ininfluente per le acquisizioni cliniche effettuate ad alti rate tanto che non sono applicate specifiche correzioni, può diventare significativo a rate ridotti. Per questo motivo viene definita una concentrazione di attività del radionuclide detta di riferimento (aref ), al di sopra della quale gli eventi dovuti alla radioattività intrinseca dei rivelatori possono essere trascurati. Ignorando le perdite di conteggio dei rivelatori dovute al tempo morto, Rr è proporzionale a S2 (eq. 2.41) mentre Rt è proporzionale a S - Sint , dove S e Sint rappresentano rispettivamente il rate totale di eventi singoli e il rate di eventi singoli dovuti alla radioattività intrinseca dei rivelatori. Da queste relazioni si può mostrare che il minimo del rapporto tra Rr e Rt , rappresentato in fig. 4.3, è localizzato a Sref =2×Sint . Si può allora ricavare aref , definita come la concentrazione di attività del radionuclide che darebbe luogo a un rate S pari a quello intrinsecamente prodotto dai cristalli, mediante un fit lineare dei singoli eventi associati a una serie di acquisizioni di uguale durata, identiche condizioni geometriche ma con diverse concentrazioni di attività del radionuclide della sorgente (fig. 4.5), dati per altro disponibili Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 Rr,j/Rt,j 96 2.25 2 1.75 1.5 1.25 1 0.75 0.5 0.25 0 0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 7000 4 x 10 Sj (cps) Figura 4.3: Valutazione quantitativa dell’incidenza del random dovuto alla radioattività intrinseca dei rivelatori LSO installati sulla PET-CT mCT40 di Siemens in funzione del rate di eventi singoli. Mentre in assenza di radioattività intrinseca dei rivelatori il rapporto tra Rr e Rt è lineare con Sj , il sistema in esame mostra un evidente aumento della frazione di random per Sj inferiore a ≈ 900000 cps. nelle acquisizioni necessarie per la valutazione della scatter fraction e del random e per questo motivo effettuate come test preliminare. Il valore della concentrazione di attività del radionuclide di riferimento aref dipende dalla configurazione geometrica dell’acquisizioni; dato che le NEMA 2007 sono riferite a indagini total body, l’utilizzo delle acquisizioni per la valutazione della scatter fraction e del random risulta coerente con il valore di aref che si ricava dall’intersezione della retta di fig. 4.5 con l’asse delle ascisse (Sj nullo). Sref invece si ottiene dall’intersezione della medesima retta con l’asse delle ordinate. I valori cosı̀ ottenuti, compreso il valore di attività di riferimento Aref valutato moltiplicando aref per il volume del fantoccio di scatter pari a Rr,j/Rt,j 4.1 Valutazione della concentrazione di riferimento 97 2.25 2 1.75 1.5 1.25 1 0.75 0.5 0.25 0 0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 aconc (MBq/cc) Figura 4.4: Valutazione quantitativa dell’incidenza del random dovuto alla radioattività intrinseca dei rivelatori LSO installati sulla PET-CT mCT40 di Siemens, al variare della concentrazione di attività del radionuclide. Mentre in assenza di radioattività intrinseca dei rivelatori il rapporto tra Rr e Rt è lineare con aj , il sistema in esame mostra un evidente aumento della frazione di random per aconc inferiore a 0.6 kBq/cc. 22000 cm3 sono riportati in tab. 4.1. Tabella 4.1: Valori della concentrazione di attività del radionuclide di riferimento aref , della corrispondente attività totale di riferimento Aref e del rate dei singoli eventi associati alla radioattività intrinseca Sint . aref [kBq/cc] 0.594±0.002 Atot,ref [kBq] 13059.3±4.4 Sint [cps] 1.101×106 ±4862 98 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 Sj (cps) x 10 3 2200 P1 P2 2100 0.2412 / 9 0.1010E+07 0.1701E+10 4862. 0.1289E+08 2000 1900 1800 1700 1600 1500 1400 0.2 0.3 0.4 0.5 0.6 0.7 x 10 -3 aconc (MBq/cc) Figura 4.5: Valutazione della concentrazione di attività del radionuclide di riferimento aref e del rate intrinseco di eventi singoli Sint , mediante fit lineare del rate totale dei singoli eventi acquisiti a diverse concentrazioni di attività del radionuclide. Il valore del rate di eventi singoli Sint ricavato mediante fit lineare è in buon accordo con quanto rivelato dal sistema con un’acquisizione breve senza la presenza di alcuna sorgente radioattiva (Sint,mis ≈980 kcps). Da questi dati è possibile ricavare il rate medio di eventi singoli dovuti alla radioattività intrinseca di un singolo blocco di rivelatori. Il sistema possiede 192 blocchi di rivelatori nei quali sono configurati 13 × 13 unità di rivelazione (pixel) e alle quali corrisponde un rate di eventi singoli pari a 5257 kcps. La concentrazione di attività del radionuclide di riferimento aref è circa l’1.4% del- 4.2 Misura della scatter fraction, dei conteggi persi e del random 99 l’attività corrispondente al rate di picco degli eventi veri Rpeak,t , (eq. 3.11) e circa il 2% dell’attività corrispondente al rate di picco del rumore equivalente Rpeak,N EC,r , (eq. 3.15), limiti sotto i quali non è possibile spingersi. 4.2 Misura della scatter fraction, dei conteggi persi e del random La configurazione del sistema per l’acquisizione della scatter fraction, dei conteggi persi e del random con le relative specifiche per la sorgente, l’attività e la configurazione geometrica del fantoccio, sono state predisposte in pieno accordo con le specifiche NEMA descritte nella sez. 3.3. Per quanto concerne l’estrapolazione dei dati necessari all’analisi, per i quali è prevista una complessa manipolazione delle acquisizioni, si è usufruito di un’applicazione dedicata3 . I dati cosı̀ ottenuti sono stati mappati in funzione delle diverse concentrazioni di attività della sorgente. L’applicazione della regressione con funzioni polinomiali di ordine differente ha permesso di effettuare una valutazione dei parametri fisici, nei rispettivi punti di massimo espressamente richiesti dalla normativa e alle concentrazioni di attività della sorgente utilizzate da Siemens nella definizione delle specifiche di sistema. In fig. 4.6 sono raffigurati per le diverse acquisizioni j effettuate i valori di RN EC,j e RN EC,r,j , mentre in tab. 4.2 sono riportati i rispettivi valori di picco Rpeak,N EC e Rpeak,N EC,r calcolati mediante regressione polinomiale nell’intorno dei punti di saturazione del sistema di acquisizione. Sulla base del valore di Rpeak,N EC,r Siemens definisce una soglia limite sulTabella 4.2: Valori di picco RN EC,j , RN EC,r,j ricavati mediante regressione polinomiale e rispettiva concentrazione di attività del radionuclide nella sorgente. In parentesi sono riportati, se disponibili, i valori di riferimento del sistema forniti da Siemens. Parametro Rpeak,N EC Rpeak,N EC,r Valore [cps] 189877 ± 15834 (175000) 133186 ± 13767 apeak [MBq/cc] 0.0310 ± 0.0032 (0.028) 0.0262 ± 0.0035 la concentrazione di attività del radionuclide presente nel FoV, in seguito utilizzata per caratterizzare i parametri fisici del sistema e oltre la quale si ritiene non sia consigliabile spingersi nelle acquisizioni cliniche. La presenza 3 Software syngo’s NEMA Image Quality, IQ application, Siemens. cps 100 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 x 10 2 1800 1600 1400 1200 1000 800 P1 P2 P3 0.5489 / 3 0.1149E+06 0.4688E+07 -0.7332E+08 4045. 0.2324E+06 0.3530E+07 P1 P2 P3 2.434 / 4 0.8082E+05 0.3996E+07 -0.7623E+08 3070. 0.2440E+06 0.4932E+07 600 400 200 0 0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 aconc (MBq/cc) Figura 4.6: Rate di rumore equivalente RN EC,j (punti blu) e rate di rumore equivalente con sottrazione del random RN EC,r,j (punti verdi), in funzione della concentrazione di attività della sorgente. I parametri P1, P2 e P3 rappresentano i coefficienti numerici di grado nullo, primo e secondo della regressione polinomiale utilizzata. di molteplici variabili associate alle dimensioni e conformazione del paziente e alla relativa distribuzione del radiotracciante possono, in linea teorica, determinare un rate locale maggiore di eventi associati allo scatter e al random rispetto a quanto valutato con le acquisizioni trattate in questa sezione, causando la saturazione del sistema di acquisizione a concentrazioni di attività inferiori rispetto a quanto stimato con il fantoccio di scatter. Il limite della concentrazione di attività nella sorgente alim è fissato a 0.022 MBq/cc. 4.2 Misura della scatter fraction, dei conteggi persi e del random 101 Per la valutazione della scatter fraction del sistema, si riporta in fig. 4.7A e fig. 4.7B per ogni acquisizione j il rate degli eventi veri Rt,j e il rate degli eventi di scatter Rs,j , in funzione della concentrazione di attività della sorgente aj . I valori dei rate Rt,peak e Rs,peak alla concentrazione di attività della x 10 2 8.826 P1 P2 P3 6000 / 31 349.6 0.2711E+08 -0.3233E+09 B) SF % cps A) 156.8 0.8938E+05 0.4540E+07 39 38 5000 37 4000 36 3000 35 2000 34 0.5850 1000 0 P1 P2 P3 0 0.01 0.02 / 33 147.5 0.1275E+08 -0.9335E+08 0.03 33 96.11 0.5554E+05 0.2570E+07 0.04 0.05 P1 P2 32 0 0.01 0.02 5.556 / 28 31.70 146.9 0.03 0.4524E-01 2.214 0.04 0.05 aconc (MBq/cc) aconc (MBq/cc) Figura 4.7: A) Rate degli eventi veri Rt,j (punti blu) e rate degli eventi di scatter Rs,j (punti verdi), in funzione della concentrazione di attività della sorgente. B) Scatter fraction in funzione della concentrazione di attività della sorgente. Le linee verticali di colore rosso rappresentano rispettivamente aref e alim . I parametri P1, P2 e P3 rappresentano i coefficienti numerici di grado nullo, primo e secondo delle regressioni polinomiali utilizzate. sorgente at,peak e i rispettivi Rt e Rs alla concentrazione alim sono ricavati con i parametri ottenuti dalle regressioni polinomiali di secondo ordine dei dati acquisiti. Il calcolo della scatter fraction (SFj ) per ogni acquisizione j rappresentata in fig. 4.7B, consente di ricavare attraverso un fit lineare il valore alla concentrazione di attività apeak e alim . I valori cosı̀ calcolati sono a loro volta confrontati con le specifiche Siemens e riportati in tab. 4.3. Tabella 4.3: Valori di Rt,peak , Rs,peak e SFpeak alla concentrazione di attività della sorgente at,peak e Rt , Rs e SF alla concentrazione alim . apeak [MBq/cc] Rt,peak [cps] Rs,peak [cps] SFpeak [%] 0.046 ± 0.003 632064 ± 6205 396523 ± 4313 38.457 ± 0.147 alim [MBq/cc] Rt [cps] Rs [cps] SF [%] 0.022 440063 ± 4320 235564 ± 2562 34.931 ± 0.093 (34) 102 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 In fig. 4.8A sono raffigurati, per le diverse acquisizioni j effettuate, i rate di conteggio associati al prompt Rprompt,j (o eventi totali, Rtot,j ) e al random Rr,j . Anche in questo caso i valori di Rprompt,j e Rr,j alla concentrazione di attività della sorgente alim sono ricavati mediante regressione polinomiale dei dati. In fig. 4.8B sono rappresentati i valori della ∆Rprompt,r,j , espressa come A) B) 2500 P1 P2 71.22 / 22 -0.2701E+05 0.4983E+08 ∆Rprompt,random % cps x 10 3 1631. 0.1627E+06 2000 P1 P2 P3 90 0.4468 / 26 96.46 -1859. 0.1518E+05 0.3539 43.49 1084. 80 1500 70 1000 60 P1 P2 P3 P4 P5 500 0 0 0.01 0.02 0.3215E-01/ 39 374.0 0.1233E+07 0.9654E+09 -0.1091E+11 0.5109E+11 0.03 115.6 0.1533E+06 0.2260E+08 0.1107E+10 0.1716E+11 0.04 0.05 aconc (MBq/cc) 50 40 0 0.01 0.02 0.03 0.04 0.05 aconc (MBq/cc) Figura 4.8: A) Rate prompt Rprompt,j (punti blu) e rate random Rr,j (punti verdi) per ogni acquisizione j. B) Valore della ∆Rprompt,r percentuale, calcolata per tutte le acquisizioni j in funzione della concentrazione di attività della sorgente. Le linee verticali di colore rosso rappresentano rispettivamente aref e alim . I parametri da P1 a P5 rappresentano i coefficienti numerici di grado dal nullo al quarto delle regressioni polinomiali utilizzate. il rapporto tra la differenza degli eventi di prompt e gli eventi random rispetto gli eventi di prompt, calcolata per ogni acquisizione j. Applicando una regressione polinomiale di secondo grado si è calcolato il rate differenziale percentuale ∆Rprompt,r alla concentrazione di attività della sorgente alim . In tab. 4.4 sono riportati i valori di Rprompt , Rr e ∆Rprompt,r , tutti valutati alla concentrazione di attività limite della sorgente alim . In conclusione, i valori ottenuti sono in buon accordo con le specifiche di sistema indicate da Siemens. 4.3 Misura della risoluzione spaziale 103 Tabella 4.4: Valori di Rprompt , Rr e ∆Rprompt,r alla concentrazione alim . Parametro Rprompt Rr ∆Rprompt,r 4.3 Valore sperimentale 1047182 ± 5209 [cps] 390518 ± 29852 [cps] 62.91 ± 1.85 [%] Misura della risoluzione spaziale In accordo con la NEMA 2007, la misura della risoluzione spaziale richiede un’attività tale da determinare, rispetto al rate complessivo, una perdita di eventi percentuale dovuta al tempo morto inferiore al 5%, oppure, una coincidenza associata al random inferiore al 5%. La configurazione di acquisizione richiede sorgenti puntiformi localizzate al centro del campo di vista in aria, senza alcun materiale diffusore. Il supporto utilizzato per la configurazione geometrica dei capillare rimane posizionato a circa 4 cm dal punto in cui è confinata l’attività. Le acquisizioni effettuate mediante software automatico prevedono 3×106 conteggi true in 25-30 s, quindi un rate di eventi veri Rt nel range tra i 100000 - 120000 cps. I risultati ottenuti dalle acquisizioni per la valutazione della scatter fraction, conteggi persi e random descritte in sez. 3.3 e analizzate come descritto in sez. 3.5, sono caratterizzati dalla presenza del fantoccio di scatter. Ciò determina una condizione di acquisizione pesantemente peggiorativa rispetto a quella prevista per la risoluzione spaziale, ma permette di rispettare i requisiti normativi richiesti per il test trattato in questa sezione. L’utilizzo dei dati riportati in fig. 4.7 e fig. 4.8, consentono di stimare a fronte di un rate degli eventi veri Rt pari a 110000 cps a cui corrisponde una concentrazione di attività della sorgente pari a 4.65 kBq/cc, una differenza percentuale tra eventi prompt ed eventi random ∆Rprompt,r dell’87.5 %, cioè una coincidenza associata al random Rr pari al 12.5 %. Utilizzando la concentrazione di attivitità della sorgente corrispondente al rate degli eventi veri, si può valutare la perdita percentuale di conteggi associata al tempo morto dei rivelatori (∆r%) che risulta inferiore al 4 %. La fig. 4.9 presenta la ∆ri % per tutti i 109 frame del sistema. Mentre la localizzazione dell’attività nelle direzioni trasversali x e y è assicurata dal capillare in vetro, la localizzazione assiale è ottenuta tramite il materiale assorbente inserito nel capillare e nel quale a seguito di consecutive immissioni e aspirazioni della soluzione miscelata con 18 F ad alta concentrazione, resta fissata l’attività residua. Le acquisizioni sono state effettuate adottando la normalizzazione e la correzione per il tempo morto dei rivelato- Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 ∆rtrue % 104 30.40 P1 / 108 1.821 0.9578E-01 frame Figura 4.9: Perdita di conteggi in percentuale per ogni frame ∆ri %, dovuta al tempo morto dei rivelatori alla concentrazione di 4.65 kBq e valutata utilizzando i dati della scatter fraction, conteggi persi e random. La linea rossa rappresenta il limite indicato dalla norma mentre la linea nera rappresenta il risultato ottenuto dall’applicazione di una regressione con una funzione costante. ri, la correzione per il decadimento delle sorgenti, la sottrazione del random, mentre l’algoritmo di ricostruzione utilizzato è il FORE4 . Le acquisizioni sono state effettuate con differenti matrici di acquisizione e i valori ricavati sono riportati nelle tab. 4.5 - 4.8. 4 Sezione 2.9.4.2 4.3 Misura della risoluzione spaziale 105 Tabella 4.5: Valori della risoluzione spaziale a 1/2 e 1/4 del FoV assiale, per singoli frame e matrice 400x400x109 con dimensioni del voxel di 2.027x2.0364x2.0364 mm3 (x,y,z). In parentesi sono riportati i valori di riferimento Siemens. Frame 1 1 1 2 2 2 3 3 3 4 4 4 5 5 5 6 6 6 posizione [mm] 54.02 (49.6% axial 199.61 200.30 27.00 (24.8% axial 199.64 200.25 27.00 (24.8% axial 199.65 199.96 53.99 (49.5% axial 199.65 199.99 53.98 (49.5% axial 199.64 199.98 26.99 (24.8% axial 199.66 199.96 Tabella 4.6: Valori 400x400x109. Distanza radiale 1 1 10 10 10 FoV) FoV) FoV) FoV) FoV) FoV) Coordinata z x y z x y z x y z x y z x y z x y FWHM [mm] 4.75 (4.5) 4.37 (4.4) 4.23 (4.4) 4.49 (5.9) 4.36 (4.9) 4.06 (4.9) 4.49 (5.9) 4.42 (4.9) 3.22 (4.9) 4.78 (4.5) 4.41 (4.4) 3.21 (4.4) 4.78 (4.5) 4.41 (4.4) 3.23 (4.4) 4.59 (5.9) 4.42 (4.9) 3.22 (4.9) FWTM [mm] 9.02 8.65 6.61 8.64 8.71 6.67 8.57 8.84 6.17 9.05 8.80 5.92 9.09 8.77 5.95 8.62 8.84 6.17 medi della risoluzione spaziale per una matrice di acquisizione Direzione Trasversale Assiale Trasversale radiale Trasversale tangenziale Assiale FWHM [mm] 4.25 4.62 3.82 3.82 4.66 FWTM [mm] 7.68 8.83 7.44 7.42 8.83 106 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 Tabella 4.7: Valori della risoluzione spaziale a 1/2 e 1/4 del FoV assiale, per singoli frame e matrice 256x256x109 con dimensione del voxel di 2.027x3.1819x3.1819 mm3 (x,y,z). In parentesi sono riportati i valori di riferimento Siemens. Frame 1 1 1 2 2 2 3 3 3 4 4 4 5 5 5 6 6 6 posizione [mm] 54.02 (49.6% axial 127.85 128.12 27.00 (24.8% axial 127.86 129.10 27.00 (24.8% axial 127.86 127.98 53.99 (49.5% axial 199.65 199.99 53.98 (49.5% axial 199.64 199.98 26.99 (24.8% axial 199.66 199.96 FoV) FoV) FoV) FoV) FoV) FoV) Coordinata z x y z x y z x y z x y z x y z x y FWHM [mm] 4.75 (5.5) 5.07 (5.9) 4.72 (5.9) 4.49 (6.0) 4.99 (6.0) 4.46 (6.0) 4.49 (6.0) 5.02 (6.0) 4.00 (6.0) 4.78 (5.5) 5.02 (5.9) 4.01 (5.9) 4.78 (5.5) 5.02 (5.9) 4.01 (5.9) 4.59 (6.0) 5.00 (6.0) 4.95 (6.0) FWTM [mm] 9.02 9.53 7.33 8.64 9.76 7.45 8.57 9.93 7.10 9.05 9.83 6.84 9.09 9.81 6.86 8.62 9.95 7.10 Tabella 4.8: Valori medi della risoluzione spaziale per una matrice di acquisizione di 256x256x109. Distanza radiale [cm] 1 1 10 10 10 Direzione FWHM [mm] FWTM [mm] Trasversale Assiale Trasversale radiale Trasversale tangenziale Assiale 4.81 4.62 5.51 4.51 4.66 8.52 8.83 8.52 8.83 8.83 I valori sperimentali sono inferiori alle specifiche Siemens con scostamenti percentuali negativi nell’intorno del 10 - 15 %, dunque in buon accordo con le specifiche tecniche del sistema tanto da risultare inferiori alla dimensione trasversale dei singoli cristalli pari a 4x4 mm2 . Il risultato è possibile 4.4 Misura della sensibilità 107 grazie all’applicazione delle correzioni geometriche di risposta dei rivelatori5 . Dato che questo risultato deriva da un’acquisizione fatta con sorgenti puntiformi in aria, senza alcun materiale diffusore, non ha alcuna valenza clinica. In ogni caso i valori medi cosı̀ ottenuti dimostrano la netta superiorità nella capacita risolutiva del sistema PET-CT rispetto alle moderne SPECT-CT, dove difficilmente la risoluzione spaziale tomografica acquisita senza materiale diffusore scende sotto la soglia dei 10 mm [53]. 4.4 Misura della sensibilità La valutazione della sensibilità del sistema è stata condotta in accordo con la normativa di riferimento. Tenendo presente che il sistema in esame effettua la misura e la sottrazione automatica del random per la valutazione degli eventi veri, è possibile stimarne la sensibilità assoluta. La configurazione geometrica della sorgente, dei fantocci con i relativi supporti radiotrasparenti e dei diversi spessori, grazie ai quali è possibile eseguire una misura della sensibilità assoluta senza materiale assorbitore, risponde in modo esaustivo alle specifiche della normativa. Per la sorgente si richiede un’attività sufficientemente bassa da assicurare perdite di conteggio dovute al tempo morto inferiori all’1% e un random inferiore al 5%. I risultati ottenuti dalle acquisizioni per la valutazione della scatter fraction, conteggi persi e random (descritte in sez. 3.3 e sez. 3.5), sono caratterizzati dalla presenza del fantoccio di scatter. Ciò determina una condizione di acquisizione pesantemente peggiorativa rispetto a quella prevista per la sensibilità, ma permette di mantenere i requisiti normativi esplicitamente richiesti per il test trattato in questa sezione. L’utilizzo dei dati riportati in fig. 4.7 consente di stimare, a fronte di un rate degli eventi veri Rt pari a 38000 cps, una concentrazione di attività della sorgente pari a 1.3 kBq/cc. Utilizzando quest’ultima, si può valutare la perdita percentuale di conteggi associata al tempo morto dei rivelatori ∆r% per ogni frame (fig. 4.10). Data la bassa concentrazione di attività della sorgente, l’analisi degli eventi persi dovuti al tempo morto dei rivelatori mostra un valore, ottenuto mediante regressione lineare, inferiore all’1% ma negativo, cioè il sistema memorizza più eventi rispetto a quelli che, in linea teorica, dovrebbero essere rivelati. Il risultato è compatibile se si tiene conto della radioattività intrinseca del sistema, per la quale è stata definita la concentrazione di attività della sorgente aref = 0.6 kBq/cc, pari a circa la metà della concentrazione per la quale si vuole stimare la percentuale di eventi persi. In ogni caso, la perdita di conteggi dovuta al tempo morto dei rivelatori è, inferiore all’1% per tutti i frame a esclusione di due, fatto 5 Sezione 2.9.4.4 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 ∆rtrue % 108 P1 59.46 / 108 -0.3819 0.9578E-01 frame Figura 4.10: Perdita percentuale di conteggi per ogni frame ∆ri alla concentrazione di 1.3kBq e valutata utilizzando i dati della scatter fraction, conteggi persi e random. La linea rossa rappresenta il limite indicato dalla norma mentre la linea nera rappresenta il risultato ottenuto dall’applicazione di una regressione con una funzione costante. che soddisfa le condizioni di acquisizione richieste dalle norma. In fig. 4.11 e fig. 4.12 sono rappresentati i profili di sensibilità assiale rispettivamente nel centro del FoV e a 10 cm. Sono ben visibili le sovrapposizioni di eventi dovuti alla presenza dei quattro anelli di rivelatori, che determinano, in corrispondenza della loro giunzione assiale, una discontinuità del profilo di sensibilità. In tab. 4.9 sono riportati i valori di sensibilità assoluti (Stot ) calcolati per le due acquisizioni effettuate e i valori di riferimento forniti da Siemens. Il valore di sensibilità, calcolato per la configurazione al centro del FoV assiale e per il quale è disponibile il valore di riferimento, risulta inferiore di circa il 4% rispetto al valore indicato da Siemens. Nonostante questa variazione non sia significativa, sarebbe necessaria un’ulteriore sessione di misura per verificare se la variazione persiste o se semplicemente si è trattato di un errore di configurazione o di valutazione Ratecorr (cps) 4.4 Misura della sensibilità 109 160 140 120 100 80 60 40 20 0 0 20 40 60 80 100 frame Figura 4.11: Profilo di sensibilità assoluto ottenuto con sorgente coincidente al FoV assiale. Tabella 4.9: Valori di sensibilità totali calcolati per l’acquisizione con la sorgente al centro del FoV assiale e posizionata a 10 cm da quest’ultimo. scostamento dal FoV [cm] Sensibilità [cps/MBq] Valori di riferimento [cps/MBq] 0 9120 ± 45 9500 10 8799 ± 43 - della sorgente. L’ipotesi di una non completa immissione della sorgente nel capillare può essere scartata in quanto, dopo avere eseguito l’operazione di riempimento, si è valutata l’attività residua presente in siringa. È plausibile che, data la bassa attività utilizzata per l’acquisizione (circa due ordini di grandezza inferiore rispetto a quelle normalmente erogate nell’esecuzione di indagini cliniche), l’accuratezza della misura fornita dal calibratore di dose Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 Ratecorr (cps) 110 140 120 100 80 60 40 20 0 0 20 40 60 80 100 frame Figura 4.12: Profilo di sensibilità assoluto ottenuto con sorgente a 10 cm dal FoV assiale. possa essere in qualche modo compromessa anche da eventuali correzioni integrate nelle misure grezze, come la valutazione dello scatter del pozzetto o la correzione per particolari geometrie della sorgente, che potrebbero avere causato una sovrastima dell’attività utilizzata. 4.5 Valutazione dell’accuratezza: correzione per i conteggi persi e il random 4.5 111 Valutazione dell’accuratezza: correzione per i conteggi persi e il random Come indicato nella sez. 3.5, la valutazione dell’accuratezza per i conteggi persi e per il random può essere effettuata con le stesse acquisizioni utilizzate per la valutazione della scatter fraction, dei conteggi persi e del random. Le acquisizioni eseguite nel pieno rispetto delle prescrizioni NEMA, hanno coperto un range della concentrazione di attività della sorgente compresa tra i 0.0227 - 0.0019 MBq/cc, per un totale di ventuno acquisizioni. Per tutti i 109 frame i e per tutte le acquisizioni j del sistema si è applicata una regressione lineare delle ultime tre acquisizioni che, data la bassa concentrazione di attività, permettono di trascurare le perdite degli eventi dovute al tempo morto e calcolare gli eventi estrapolati o teorici Rextr (fig. 4.13A e fig. 4.13B), a loro volta utilizzati per la stima dei ∆ri,j (eq. 3.22) alle diverse concentrazioni. L’applicazione di una regressione polinomiale di secondo grado agli eventi 70000 0.4201 P1 P2 / 2 593.8 0.3667E+07 B) x 10 3 Rextr and Rtrue (cps) Rextr and Rtrue (cps) A) 971.2 0.4236E+06 60000 2000 1750 1500 50000 1250 40000 1000 30000 750 500 20000 1.869 10000 P1 P2 P3 / 18 327.0 0.3898E+07 -0.4415E+08 232.2 0.6745E+05 0.3177E+07 0.0025 0.005 0.0075 0.01 0.0125 0.015 0.0175 0.02 0.0225 aconc (MBq/cc) 250 0 0.0025 0.005 0.0075 0.01 0.0125 0.015 0.0175 0.02 0.0225 aconc (MBq/cc) Figura 4.13: A) Regressione lineare degli eventi associati alle ultime tre acquisizioni j di un generico frame i. B) Sovrapposizione delle regressioni lineari degli eventi associati alle ultime tre acquisizioni j per tutti i frame i. I parametri P1, P2 e P3 rappresentano i coefficienti numerici di grado nullo, primo e secondo delle regressione polinomiali utilizzate. veri è effettuata allo scopo di interpolare i dati sperimentali e consentire il calcolo del ∆r a ogni valore della concentrazione di attività della sorgente. ∆r è stato calcolato per tutte le acquisizioni j, per la concentrazione di attività più bassa ottenibile aint∗ = 0.001 MBq/cc, pari a circa il doppio della 112 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 aint , e alla aref = 0.022 MBq/cc. Per le due ultime concentrazioni di attività ottenute mediante interpolazione dei dati delle j acquisizioni, si è applicata una regressione lineare (fig. 4.14A e fig. 4.14B), mentre per le acquisizioni j si sono semplicemente calcolate le medie e le deviazioni standard, riportando tutti i valori in tab. 4.10. Tutti i valori di ∆ri,j calcolati per ogni frame i e acquisizione j sono infine rappresentati in un grafico tridimensionale in fig. 4.15. Tabella 4.10: Valori di ∆r percentuale medio alle concentrazioni di attività aref e aint∗ e valori di ∆r percentuale medio alle concentrazioni aj . Nome - Concentrazione di atti- ∆r [%] n◦ vità [MBq/cc] Errore - deviazione standard σ [%] aint∗ aref 0.001 0.022 0.00 ± 0.09 22.62 ± 0.09 0.3610 1.9986 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 0.0237 0.0209 0.0184 0.0162 0.0143 0.0126 0.0111 0.0098 0.0086 0.0076 0.0067 0.0059 0.0052 0.0046 0.0040 0.0036 0.0031 0.0028 0.0024 0.0022 0.0019 24.4556 21.2751 18.3497 15.7427 13.3572 11.2914 9.4219 7.7555 6.2601 5.0041 3.9129 2.9675 2.2097 1.5090 1.0299 0.6111 0.3870 0.1256 0.2072 0.2056 0.1513 1.9769 1.9997 1.8743 1.8589 1.9418 1.9263 1.7928 1.7414 1.7773 1.6539 1.6352 1.4821 1.4018 1.2785 1.2725 1.0274 0.6906 0.2465 0.3871 0.5712 0.3664 4.5 Valutazione dell’accuratezza: correzione per i conteggi persi e il random P1 B) 167.7 / 108 0.3230E-03 ∆rtrue % ∆rtrue % A) 113 0.9578E-01 76.40 / 108 22.62 P1 frame 0.9578E-01 frame Figura 4.14: ∆r% A) Valori di ∆r alla concentrazione di attività minima calcolabile aint∗ = 0.001 MBq/cc. B) Valori di ∆r alla concentrazione di attività di riferimento aref = 0.022 MBq/cc. Le linee rosse indicano i limiti definiti da Siemens pari a una variazione percentuale ammessa di ± 4 % per concentrazioni di attività inferiori ad alim . Le linee rosse identificano i limiti Siemens mentre linee nere rappresentano il risultato ottenuto dall’applicazione di una regressione con una funzione costante. 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 100 80 fra me 60 40 20 0 20 17.5 15 12.5 10 7.5 2.5 5 ej ion isiz u Acq 0 Figura 4.15: Plot tridimensionale di tutti i ∆rj per ogni singolo frame i e ogni acquisizione j. 114 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 Il confronto tra i rate degli eventi teorici estrapolati Rextr e il rate degli eventi veri Rt (fig. 4.16A e fig. 4.16B), ai quali si applica una regressione con l’eq. 2.38, permette di ricavare come parametro il tempo morto medio hδτ ii dei 624 rivelatori appartenenti a ogni singolo frame dei 109 presenti. 90000 P1 88.81 / 20 0.2797E-05 B) x 10 3 Rextr (cps) Rextr A) 0.6080E-07 80000 7000 6000 70000 5000 60000 4000 50000 40000 3000 30000 2000 20000 1000 10000 10000 20000 30000 40000 50000 60000 70000 Rtrue 0 0 1000 2000 3000 4000 5000 6000 3 x 10 Rtrue (cps) Figura 4.16: A) Rate degli eventi estrapolati e eventi veri di un singolo frame, ai quali si applica la regressione con l’eq. 2.38 e dove P1 rappresenta il tempo morto. B) Come l’immagine precedente ma per tutti i frame del sistema. I valori dei δτi medi per ogni frame sono rappresentati in fig. 4.17. Come indicato nelle specifiche del sistema, i frame esterni hanno delle risposte anomale rispetto ai centrali, tanto che nelle acquisizioni cliniche i margini del FoV assiale sono stabiliti in modo da includere solo una porzione interna, ovvero i frame nell’intervallo 1 - 10 e nell’intervallo 99 - 109 non sono normalmente utilizzati nella costruzione delle immagini. Questa peculiarità, ancora più evidente nella valutazione dell’uniformità del sistema (sez. 4.7), è dovuta al rate minore di eventi veri che il sistema seleziona. Avvicinandosi ai margini esterni del FoV assiale, aumenta la lunghezza delle LoR oblique corrispondenti. Il range spaziale maggiore che i fotoni generati dall’annichilazione dei positroni possono percorrere prima di depositare l’energia nei rivelatori, aumenta la probabilità di scatter. Ne consegue che una frazione maggiore di fotoni non oltrepassa la soglia e subisce una deviazione dalla LoR iniziale. Applicando una regressione lineare dei frame compresi nell’intervallo 11 - 98, si è valutato come parametro il tempo morto complessivo del sistema (tab. 4.11). Dead time (µs) 4.5 Valutazione dell’accuratezza: correzione per i conteggi persi e il random 115 2.5 2 1.5 1 0.5 0 0 20 40 60 80 100 frame Figura 4.17: Tempo morto medio per frame δτj alla concentrazione di attività di riferimento. Tabella 4.11: Valore di δτ medio calcolato su tutti i frame compresi nell’intervallo 11 - 98 δτ [µs] 0.0855 Errore [µs] - Deviazione standard [µs] 0.0384 116 4.6 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 Valutazione della qualità dell’immagine, dell’accuratezza di attenuazione e della correzione per lo scatter La preparazione del fantoccio body, del fantoccio di scatter e le rispettive configurazioni di acquisizione sono state eseguite rispettando i diversi rapporti delle concentrazioni di attività richiesti per tutti i singoli componenti e le rispettive configurazioni geometriche. Si è riscontrata una certa difficoltà nel riempimento dei noduli caldi dovuta alla ridotta sezione del capillare preposto all’operazione. Inoltre, nonostante fosse disponibile un supporto sagomato in materiale radiotrasparente per rendere ripetibile il riposizionamento del fantoccio, operazione necessaria per variare il rapporto della concentrazione di attività tra il corpo e gli inserti, si è riscontrato un offset trasversale di circa 3 mm. Il posizionamento differente ha reso necessario un riallineamento delle RoI in fase di analisi. Le acquisizioni corrispondenti ai due diversi rapporti di concentrazione tra il corpo e gli inserti del fantoccio sono state ricostruite con tre differenti algoritmi di ricostruzione iterativi, OSEM3D6 3i8s con matrice 256 × 256, PSF7 +ToF8 4i21s e PSF+ToF 3i21s entrambi con matrice di 400 × 400 pixel. Per tutte le ricostruzioni si sono applicate le correzioni per la normalizzazione e il tempo morto dei rivelatori, la correzione per l’attenuazione, il random, il decadimento della sorgente e infine un filtro gaussiano nel dominio spaziale nelle coordinate x, y, e z di 5 mm. La dicitura ToF9 implica l’utilizzo del Time of Flight nella ricostruzione, mentre i numeri anteposti alla i e alla s indicano rispettivamente il numero di iterazioni e subset utilizzati. I valori calcolati per i diversi rapporti della concentrazione di attività tra gli inserti e il fondo sono riportati nelle tab. 4.12 - 4.14, mentre nelle fig. 4.18 e 4.19 sono rappresentati, a parità del rapporto della concentrazione di attività, i valori calcolati per i differenti algoritmi di ricostruzione utilizzati. In linea teorica il sistema dovrebbe essere in grado di associare un valore di contrasto costante e indipendente dal diametro della lesione. Contrariamente, in tutte le modalità di ricostruzione utilizzate si riscontra una diminuzione del contrasto al diminuire della dimensione della lesione, caratteristica per altro tipica dei sistemi di acquisizione basati sull’utilizzo dei radiotraccianti (SPEC - SPECT - PET). Questa problematica, che penalizza tanto le lesio6 Sezione 2.9.3.2 Sezione 2.9.4.4 8 Sezione 2.10.4 9 La risoluzione temporale del sistema in analisi è pari a 550 psec, alla quale corrisponde una risoluzione spaziale lungo le LoR di 8.25 cm. 7 4.6 Valutazione della qualità dell’immagine, dell’accuratezza di attenuazione e della correzione per lo scatter 117 Tabella 4.12: OSEM3D 3i8s: contrasto e SUV delle lesioni calde, fredde e dell’inserto polmone, variazione percentuale del background alle QH QC Diametro QH QC SUV (8:1)[%] (4:1)[%] sfera [mm] 10 17.24 2.09 23.04 13 22.96 2.59 34.51 17 38.80 3.34 53.05 22 43.07 3.95 53.18 28 48.62 0.85 46.42 37 57.87 0.83 58.55 Cbackground 11524.89 1.44 5282.82 Clung 31.97 0.55 31.64 diverse concentrazioni di attività. SUV Nj (4:1) Nj (8:1)[%] [%] 2.65 1.81 2.82 3.94 1.64 2.14 4.54 1.46 2.06 5.30 1.31 1.54 0.60 1.20 1.30 0.40 1.04 1.13 0.96 0.36 - Tabella 4.13: PSF+ToF 4i21s: contrasto e SUV delle lesioni calde, fredde e dell’inserto polmone, variazione percentuale del background alle diverse concentrazioni di attività. Nj (4:1) Nj (8:1) QH QC SUV Diametro QH QC SUV (8:1)[%] [%] [%] (4:1)[%] sfera [mm] 10 43.45 3.60 45.85 4.07 3.65 5.37 13 56.91 4.15 56.79 4.97 2.91 4.41 17 62.95 4.34 66.13 5.27 2.49 2.88 22 65.87 4 60 67.99 5.72 2.40 2.34 28 84.92 0.38 83.66 0.28 2.17 2.11 37 85.91 0.26 84.02 0.14 2.09 1.90 Cbackground 9798.57 1.58 4693.23 1.08 Clung 6.01 0.15 5.73 0.07 - Tabella 4.14: PSF+ToF 3i21s: contrasto e SUV delle lesioni calde, fredde e dell’inserto polmone, variazione percentuale del background alle diverse concentrazioni di attività. Nj (4:1)[%] Nj (8:1) QH QC SUV Diametro QH QC SUV (8:1)[%] [%] (4:1)[%] sfera [mm] 10 34.63 2.79 46.26 3.39 3.91 3.52 13 44.12 3.94 52.96 4.03 2.91 2.52 17 63.29 4.31 68.12 4.48 2.71 3.03 22 56.41 4.81 63.54 4.70 2.54 2.48 28 79.65 0.48 79.63 0.92 2.36 1.91 37 82.94 0.24 82.21 0.53 2.19 1.65 Cbackground 9577.96 1.49 4573.63 1.08 Clung 7.46 0.14 7.24 0.11 - QH- QC- N 118 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 1 OSEM3D contrast OSEM3D noise PSF+TOF 4i21s contrast PSF+TOF 4i21s noise PSF+TOF 3i21s contrast PSF+TOF 3i21s noise 0.8 0.6 0.4 0.2 0 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 Φ(mm) Figura 4.18: Contrasto hot, cold e variazione del background in frazioni unitarie per i diversi algorimi di ricostruzione utilizzati e per un rapporto della concentrazione di attività tra inserti e fondo pari a 4:1. ni calde quanto le fredde, è governata da un ampio numero di variabili tra cui spicca la risoluzione spaziale del sistema, tanto che si manifesta pesantemente per lesioni di dimensione inferiore al doppio della dimensione dei singoli rivelatori. È comunque evidente una maggiore efficacia dell’algoritmo PSF nel valutare il contrasto dei noduli caldi e freddi che, con un rumore sovrapponibile alla ricostruzione effettuata con algoritmo OSEM3D, limita in termini apprezzabili l’influenza esercitata dalle dimensioni delle lesioni. QH- QC- N 4.6 Valutazione della qualità dell’immagine, dell’accuratezza di attenuazione e della correzione per lo scatter 119 1 OSEM3D contrast OSEM3D noise PSF+TOF 4i21s contrast PSF+TOF 4i21s noise PSF+TOF 3i21s contrast PSF+TOF 3i21s noise 0.8 0.6 0.4 0.2 0 0 5 10 15 20 25 30 35 40 45 50 Φ(mm) Figura 4.19: Contrasto hot, cold e variazione del background in frazioni unitarie per i diversi algorimi di ricostruzione utilizzati e per un rapporto della concentrazione di attività tra inserti e fondo pari a 8:1. 4.6.1 Valutazioni volumetriche Nell’ambito clinico si manifesta spesso la necessità di effettuare una valutazione volumetrica delle lesioni. In ambito radioterapico, la valutazione del volume associato alle lesioni calde o iper - captanti consente di effettuare un sovradosaggio mirato (boost) nel contesto di un trattamento oncologico. Inoltre la valutazione del volume di una lesione è spesso necessaria per la definizione e personalizzazione delle terapie radiometaboliche. Nel tentativo 120 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 di avere informazioni sulla corrispondenza tra le lesioni presenti nel fantoccio body NEMA e le immagini fornite dal sistema, si sono effettuate due distinte analisi di seguito riportate. Valutazione volumetrica da singolo frame planare Sullo stesso frame utilizzato per la valutazione del contrasto si è tracciato un profilo circolare10 di diametro pari a 11411 mm che, centrato in modo da risultare passante per i centri dei 6 noduli nel fantoccio, ha permesso di ricavare i relativi pixel value (PV). Un analogo profilo circolare di dimensione inferiore e concentrico al precedente, è stato tracciato per valutare i PV associati al fondo. Effettuata la sottrazione tra i due profili cosı̀ ottenuti, si è rappresentato il plot dei risultati dai quali, applicando una regressione gaussiana multipla, si sono calcolate le FWHM corrispondenti a ogni lesione, per i diversi rapporti della concentrazione di attività disponibili e per tutti i protocolli di ricostruzione impiegati. Le fig. 4.20 e 4.21 riportano i grafici ottenuti dalla ricostruzione OSEM3D 3i8s e per i due rapporti della concentrazione di attività disponibili. I valori della FWHM nelle diverse acquisizioni e ricostruzioni non devono essere intesi come diametri delle lesioni misurate dal sistema ma come parametro da utilizzare congiuntamente allo scostamento percentuale rispetto alle reali dimensioni degli inserti. Una semplice interpolazione o una regressione polinomiale tra diametri e scostamenti percentuali possono fornire uno strumento per la valutazione dimensionale delle lesioni cliniche. Nelle tab. 4.15 - 4.19 e tab. 4.20 sono riportati i dati calcolati con la stessa metodica, per tutti gli algoritmi impiegati e per le differenti concentrazioni di attività utilizzate. 10 L’errore commesso dal profilo circolare rispetto all’analogo effettuabile con una linea retta è inferiore all’1% per l’inserto con diametro di 37 mm, quindi del tutto trascurabile. 11 Diametro sul quale all’interno del fantoccio body NEMA sono localizzati i noduli caldi e freddi. 4.6 Valutazione della qualità dell’immagine, dell’accuratezza di attenuazione e della correzione per lo scatter 121 Tabella 4.15: Valutazione dei volumi per l’algoritmo OSEM3D 3i8s e rapporto della concentrazione di attività di 4:1. Diametro inserto [mm] 10 13 17 22 28 37 FWHM [mm] ∆% 13.29 13.68 13.94 17.82 31.71 34.40 32.88 5.22 -18.00 -18.99 13.24 -7.03 ± ± ± ± ± ± 0.0027 0.0023 0.0013 0.0009 0.0025 0.0026 Volume inserto [mm3 ] 523.33 1149.76 2571.14 5572.45 11488.21 26508.40 Volume [mm3 ] calcolato 1227.92 ± 2.24 1339.46 ± 2.03 1417.41 ± 1.19 2962.26 ± 1.41 16680.79 ± 11.83 21299.49 ± 14.49 ∆% 134.63 16.50 -44.87 -46.84 45.20 -19.65 Tabella 4.16: Valutazione dei volumi per l’algoritmo OSEM3D 3i8s e rapporto della concentrazione di attività di 8:1. Diametro inserto [mm] 10 13 17 22 28 37 FWHM [mm] ∆% 8.03 ± 0.0007 9.11 ± 0.0006 12.74 ± 0.0006 16.91 ± 0.0005 27.45 ± 0.0037 33.47 ± 0.0032 -19.69 -29.93 -25.04 -23.13 -1.95 -9.53 Volume inserto [mm3 ] 523.33 1149.76 2571.14 5572.45 11488.21 26508.40 Volume [mm3 ] calcolato 271.04 ± 0.20 395.53 ± 0.25 1082.89 ± 0.47 2530.88 ± 0.70 10829.00 ± 13.13 19630.02 ± 16.88 ∆% -48.21 -65.60 -57.88 -54.58 -5.74 -25.95 Tabella 4.17: Valutazione dei volumi per l’algoritmo PSF+ToF 4i21s e rapporto della concentrazione di attività di 4:1. Diametro inserto [mm] 10 13 17 22 28 37 FWHM [mm] ∆% 8.81 ± 0.0009 8.24 ± 0.0006 11.99 ± 0.0062 15.62 ± 0.0058 26.78 ± 0.0020 33.46 ± 0.0023 -11.90 -36.61 -29.44 -29.01 -4.35 -9.57 Volume inserto [mm3 ] 523.33 1149.76 2571.14 5572.45 11488.21 26508.40 Volume [mm3 ] calcolato 357.82 ± 0.33 292.92 ± 0.19 903.13 ± 4.19 1993.89 ± 6.66 10052.48 ± 6.75 19601.97 ± 12.12 ∆% -31.63 -74.52 -64.87 -64.22 -12.50 -26.05 122 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 Tabella 4.18: Valutazione dei volumi per l’algoritmo PSF+ToF 4i21s e rapporto della concentrazione di attività di 8:1. Diametro inserto [mm] 10 13 17 22 28 37 FWHM [mm] ∆% 8.03 ± 0.0007 9.11 ± 0.0006 12.74 ± 0.0005 16.91 ± 0.0005 27.45 ± 0.0037 33.47 ± 0.0032 -19.69 -29.93 -25.04 -23.13 -1.95 -9.53 Volume inserto [mm3 ] 523.33 1149.76 2571.14 5572.45 11488.21 26508.40 Volume [mm3 ] calcolato 271.04 ± 0.20 395.53 ± 0.24 1082.89 ± 0.35 2530.88 ± 0.70 10829.00 ± 13.13 19630.02 ± 16.88 ∆% -48.21 -65.60 -57.88 -54.58 -5.74 -25.95 Tabella 4.19: Valutazione dei volumi per l’algoritmo PSF+ToF 3i21s e rapporto della concentrazione di attività di 4:1. Diametro inserto [mm] 10 13 17 22 28 37 FWHM [mm] ∆% 9.69 ± 0.0012 9.40 ± 0.0011 11.74 ± 0.0007 15.42 ± 0.0006 26.83 ± 0.0024 33.69 ± 0.0025 -3.10 -27.68 -30.95 -29.93 -4.19 -8.95 Volume inserto [mm3 ] 523.33 1149.76 2571.14 5572.45 11488.21 26508.40 Volume [mm3 ] calcolato 476.10 ± 0.53 434.83 ± 0.46 846.64 ± 0.45 1917.04 ± 0.67 10104.04 ± 8.13 20008.16 ± 13.36 ∆% -9.03 -62.18 -67.07 -65.60 -12.05 -24.52 Tabella 4.20: Valutazione dei volumi per l’algoritmo PSF+ToF 3i21s e rapporto della concentrazione di attività di 8:1. Diametro inserto [mm] 10 13 17 22 28 37 FWHM [mm] ∆% 9.12 ± 0.0009 9.54 ± 0.0007 12.44 ± 0.0005 16.46 ± 0.0005 27.45 ± 0.0039 34.00 ± 0.0032 -8.83 -26.62 -26.83 -25.17 -1.96 -8.12 Volume inserto [mm3 ] 523.33 1149.76 2571.14 5572.45 11488.21 26508.40 Volume [mm3 ] calcolato 396.63 ± 0.34 454.24 ± 0.30 1007.40 ± 0.36 2335.29 ± 0.69 10826.45 ± 13.84 20562.72 ± 17.41 ∆% -24.21 -60.49 -60.82 -58.09 -5.76 -22.43 PV 4.6 Valutazione della qualità dell’immagine, dell’accuratezza di attenuazione e della correzione per lo scatter P1 P2 P3 P4 P5 P6 P7 P8 P9 P10 P11 P12 P13 P14 P15 P16 P17 P18 20000 15000 10000 0.2368E+09/ 982 -6660. 32.76 13.46 -7198. 98.90 14.61 5214. 161.1 -5.643 6724. 217.4 5.809 0.1279E+05 272.5 5.920 0.2143E+05 328.7 7.568 123 0.1245 0.4027E-03 0.2534E-03 0.1152 0.3471E-03 0.2614E-03 0.2271 0.2915E-03 0.2745E-03 0.1626 0.2598E-03 0.2364E-03 0.2267 0.1247E-03 0.1308E-03 0.1996 0.8267E-04 0.9016E-04 5000 0 -5000 0 50 100 150 200 250 300 350 2πr(mm) Figura 4.20: Valutazione delle FWHM con regressione gaussiana multipla, per l’algoritmo di ricostruzione OSEM3D 3i8s e rapporto della concentrazione di attività 4:1. I parametri riportati in tabella a gruppi di tre (P1, P2 e P3, - P16, P17 e P18.) definiscono rispettivamente l’ampiezza, il valore medio e la sigma di ogni curva gaussiana tracciata. Valutazione volumetrica multi - frame L’analisi prevede la selezione di tutti i frame nei quali sono visibili gli inserti. Individuato il voxel con il massimo valore di PV, che si dovrebbe trovare all’interno del nodulo caldo di maggiore dimensione, viene effettuato un taglio con la definizione di una soglia pari a una percentuale predefinita rispetto al PV massimo. Ai voxel presenti nei frame selezionati, si assegna valore 1 se hanno un PV maggiore o uguale alla soglia, zero se il rispettivo PV è infe- Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 PV 124 P1 P2 P3 P4 P5 P6 P7 P8 P9 P10 P11 P12 P13 P14 P15 P16 P17 P18 25000 20000 15000 0.1536E+09/ 982 -2820. 34.32 12.42 -3463. 98.71 12.93 8280. 159.9 -5.381 0.1243E+05 215.8 5.180 0.2448E+05 271.2 5.627 0.2664E+05 329.6 7.307 0.1559 0.7674E-03 0.5495E-03 0.1519 0.7692E-03 0.5585E-03 0.2530 0.2015E-03 0.1980E-03 0.2084 0.1302E-03 0.1344E-03 0.2276 0.7155E-04 0.6539E-04 0.2040 0.6671E-04 0.6383E-04 10000 5000 0 0 50 100 150 200 250 300 350 2πr(mm) Figura 4.21: Valutazione delle FWHM con regressione gaussiana multipla, per l’algoritmo di ricostruzione OSEM3D 3i8s e rapporto della concentrazione di attività 8:1. I parametri riportati in tabella a gruppi di tre (P1, P2 e P3, - P16, P17 e P18.) definiscono rispettivamente l’ampiezza, il valore medio e la sigma di ogni curva gaussiana tracciata. riore. Infine vengono contati i voxel rimanenti e moltiplicati per il rispettivo volume. La definizione della percentuale per il taglio è ricavata con fantocci dove sono presenti inserti con volumi noti (analoghi a quello trattato in questa sezione di seguito analizzato per i soli noduli caldi), per tutti gli algoritmi di ricostruzione e rapporti della concentrazione di attività tra inserti e fondo acquisiti (tab. 4.21 - 4.23). I dati ricavati indicano l’algoritmo OSEM3D come il più sensibile alla va- 4.6 Valutazione della qualità dell’immagine, dell’accuratezza di attenuazione e della correzione per lo scatter 125 Tabella 4.21: Valutazione dei volumi per l’algoritmo OSEM3D 3i8s per i rapporti della concentrazione di attività di 4:1 e 8:1. Diametro Taglio Volexp ∆vol (4:1) Taglio Volexp ∆vol inserto (4:1)[%] (4:1) [%] (8:1) [%] (8:1) (8:1)[%] [mm] [mm3 ] [mm3 ] 10 46.43 698 33.33 35.18 534 1.96 13 48.56 1292 12.37 37.12 1128 -1.89 17 49.97 2832 10.15 44.22 2483 -3.43 22 58.10 5561 -0.21 55.07 5684 2.00 Tabella 4.22: Valutazione dei volumi per l’algoritmo PSF+ToF 4i21s per i rapporti della concentrazione di attività di 4:1 e 8:1. Diametro Taglio Volexp ∆vol (4:1) inserto (4:1)[%] (4:1) [%] [mm] [mm3 ] 10 41.93 521 -0.45 13 41.05 1118 -2.76 17 43.57 2723 5.91 22 44.26 5547 -0.46 Taglio (8:1) [%] 33.22 36.87 41.61 43.08 Volexp (8:1) [mm3 ] 530 1143 2572 5564 ∆vol (8:1)[%] 1.19 -0.57 0.03 -0.15 Tabella 4.23: Valutazione dei volumi per l’algoritmo PSF+ToF 3i21s per i rapporti della concentrazione di 4:1 e 8:1. Diametro Taglio Volexp (4:1) inserto (4:1)[%] [mm3 ] [mm] 10 43.03 492 13 45.00 1128 17 48.22 2544 22 43.57 5787 ∆vol (4:1) [%] Taglio (8:1) [%] -5.99 -1.89 -1.06 3.85 32.29 37.94 43.22 43.78 Volexp (8:1) [mm3 ] 533 1108 2586 5602 ∆vol (8:1)[%] 1.85 -3.63 0.57 0.53 riazione del fondo, tanto che non è stato possibile effettuare una valutazione accurata del volume per il rapporto della concentrazione di attività 4:1. Il taglio percentuale per i diversi inserti mostra, per entrambi i rapporti di concentrazione acquisiti, un gradiente più spiccato nelle acquisizioni con rapporto della concentrazione di attività 8:1. L’utilizzo della ricostruzione con algoritmo PSF, pur manifestando il gradiente sulla percentuale di taglio per le acquisizioni con rapporto della concentrazione di attività maggiore, appare più stabile, dunque idoneo alla valutazione dei volumi soprattutto nel caso di 126 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 4 iterazioni. In conclusione, la definizione dell’algoritmo dove sono necessarie valutazione volumetriche delle patologie appare come una scelta obbligata. 4.7 Misura dell’uniformità ∆rtrue % La valutazione dell’uniformità del sistema è stata effettuata con una sorgente sigillata di 68 Ge, di attività certificata e geometria conforme alle specifiche NEMA 2004. L’attività richiesta deve determinare un ∆r percentuale (relative counts rate error) e un Rr (random rate) inferiori al 20%, condizioni effettivamente verificate. In questo test sono note le caratteristiche della sorgente 25.75 P1 / 108 1.417 0.9578E-01 frame Figura 4.22: ∆ri percentuale alla concentrazione di attività di 4.265 kBq/cc. La linea rossa rappresenta il limite indicato dalla norma mentre la linea nera rappresenta il risultato ottenuto dall’applicazione di una regressione con una funzione costante. utilizzata che presenta un’attività di 35.99 MBq distribuita omogeneamente 4.7 Misura dell’uniformità 127 in un volume di 8438 cc, cioè una concentrazione pari a 4.265 kBq/cc. A quest’ultima corrisponde un Rr pari al 12.57% e un ∆r percentuale inferiore al 3% (fig. 4.22). La valutazione degli stessi parametri utilizzando il rate degli eventi veri selezionati dal sistema, 182636 cps pari a 2880.2 milioni di eventi veri acquisiti in 15769 s, determina una concentrazione di attività di 4.802 kBq/cc, alla quale corrisponde un Rr del 13.02% e un ∆r percentuale inferiore al 4%. Quindi l’errore commesso nella valutazione della concentrazione di attività della sorgente partendo dagli eventi veri, è dell’ordine del 12%. All’acquisizione, effettuata con una matrice di 200 × 200 × 109, si è applicata la normalizzazione, la correzione per il tempo morto e per la lunghezza dei frame dei rivelatori. Sono state altresı̀ applicate le correzioni per l’attenuazione, lo scatter, il random e il decadimento della sorgente, utilizzando l’algoritmo di ricostruzione FORE12 . L’analisi rappresentata in fig. 4.23 evidenzia un incremento della disuniformità del sistema in corrispondenza dei margini esterni del FoV assiale. La localizzazione degli eventi sulle LoR oblique, cioè tra i margini opposti del FoV assiale, è pesantemente condizionata da scatter e random, tanto da ridurre in termini apprezzabili gli eventi veri selezionati. In questi frame di fatto, non si raggiungono i 20 milioni di Tabella 4.24: Valori di uniformità del sistema calcolati considerando tutti i frame. NU+ vol [%] NU− vol [%] NU+ sys [%] NU− sys [%] 59.4( ≤ 15 %) -52.0( ≤ - 15 %) 2.2 -1.7 eventi richiesti, condizione strettamente necessaria a garantire una statistica adeguata e rendere possibile la valutazione dell’uniformità. La stessa Siemens applica nei protocolli di acquisizione clinici una sovrapposizione dei rivelatori pari al 20% del FoV assiale. I valori di disuniformità calcolati e riportati in tab. 4.24 risultano fuori range, in quanto la normativa NEMA 2004 richiede espressamente la valutazione su tutti i frame. In ogni caso i valori ottenuti possono essere valutati in modo positivo in quanto considerando il solo intervallo centrale dei rivelatori (11 - 98), l’uniformità rispetta le specifiche della normativa mentre la variazione percentuale inferiore al 4.4%, rispetta il limite del 5% fissato da Siemens. 12 Sezione 2.9.4.2 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 NU + NU - % 128 60 NU + vol NU + i NU + sys NU - sys NU - i NU - vol 40 20 0 -20 -40 -60 0 20 40 60 80 100 frame Figura 4.23: Rappresentazione grafica dei valori di uniformità di sezione NU± i , di volume ± NU± vol e di sistema NUsys . Le linee nere identificano i limiti imposti dalla normativa mentre quelle di colore rosso e blu rappresentano i valori misurati (vedi legenda). Le barre di errore sono assegnate ai soli frame compresi nell’intervallo 11 - 98 che, non vengono sovrapposti nelle acquisizioni cliniche. Conclusioni La qualità può definirsi come l’insieme delle proprietà e delle caratteristiche che conferiscono al prodotto la capacità di soddisfare i bisogni espressi o impliciti13 . Questa definizione assegna al termine un differente significato rispetto alla sua accezione più tecnica di tipo quantitativo, ma al contrario, assume il preciso contenuto di idoneità allo scopo. In altre parole, definire la qualità di un sistema di Imaging significa stabilire una serie di standard ai quali deve rispondere. Il rispetto di questi standard deve necessariamente essere comprovato e certificato mediante l’esecuzione di appositi test di verifica, tesi a garantire che il sistema possieda tutti i requisiti inizialmente stabiliti. Nel trasferire questi concetti generali alle attività sanitarie, quali la diagnostica per immagini, occorre in primo luogo ricercare soluzioni e condizioni appropriate a garantire che la riposta data a uno specifico quesito clinico soddisfi gli standard predefiniti, a loro volta coerenti con la tipologia di indagine valutata. In definitiva queste attività si traducono in una serie di valutazioni effettuate secondo prescrizioni normative specifiche, idonee ad attestare la conformità delle modalità di funzionamento rispetto alle specifiche tecniche normative, nonché a definire i limiti di confidenza da applicare ai parametri sottoposti a verifica. Questo approccio si è dimostrato ancora più inevitabile a seguito della crescente complessità delle tecnologie attualmente disponibili nei vari ambiti della sanità. 13 Norma ISO 8402. 129 130 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 Tabella xxv: Tabella riassuntiva dei parametri fisici e dei rispettivi valori ricavati dall’esecuzione dei test di accettazione del tomografo a emissione di positroni Biograph mCT40 Siemens. Risoluzione spaziale in aria, matrice 400 × 400. Localizzazione Trasversale 1 cm Assiale 1 cm Assiale 10 cm Trasv.rad. 10 cm Trasv.tang. 10 cm FWHM [mm] 4.25 4.62 4.66 3.82 3.82 Scatter fraction alla alim di 0.022 MBq/cc. parametro Scatter fraction FWTM [mm] 7.68 8.83 8.83 7.44 7.42 concentrazione Rs [cps] 235563 di FWHMSiemens [mm] 4.4 4.5 5.9 4.9 4.9 attività SF [%] % 34.92 % della sorgente SFSiemens [%] 34 Random alla concentrazione di attività della sorgente alim di 0.022 MBq/cc. parametro Random Rr [cps] 390518 ∆Rr [%] % 62.91 % ∆Rr,Siemens [%] - Sensibilità del sistema al centro e a 10 cm dal FoV assiale. Localizzazione a centro FoV a 10 cm dal FoV Sensibilità [cps/Mbq] 9120 8799 SensibilitàSiemens [%] 9500 - Accuratezza della correzione per i conteggi persi e per il random alla concentrazione di attività della sorgente aint∗ di 0.001 MBq/cc e alim di 0.022 MBq/cc. Valore del tempo morto δτ medio per i frame centrali (11 - 98). Concentrazione [MBq/cc] 0.001 0.022 Intervallo frame 11 - 98 ∆r [%] 0.00 ±0.36 22.62 ± 2.00 δτ [µs] 0.0855 ± 0.0384 ∆rSiemens [%] -±4 - Range di contrasto, SUV e rumore ricavato per i differenti inserti configurati nel fantoccio body NEMA, per le diverse ricostruzioni e rapporti di concentrazione di attività noduli - fondo. Algoritmo OSEM3D 3i8s PSF+ToF 4i21s PSF+ToF 3i21s C4−1 [%] 17.24 57.87 43.45 85.91 34.63 82.94 SUV4−1 0.83 3.95 0.26 4.60 0.24 4.81 Noise4−1 [%] 1.04 1.81 2.09 3.65 2.19 3.91 C8−1 [%] 23.04 58.55 45.85 84.02 46.26 82.21 SUV8−1 0.40 5.30 0.14 5.72 0.53 4.70 ± Valori di uniformità U± vol , Usys e ∆U per i frame centrali (11 - 98). Parametro U+ vol U− vol U+ sys U− sys ∆U Valore [%] 12.5 - 18.3 2.2 - 1.7 4.4 RifSiemens [%] ≤5 Noise8−1 [%] 1.13 2.82 1.90 5.37 1.65 3.52 4.7 Misura dell’uniformità 131 Per questo motivo, all’installazione presso la Medicina Nucleare del presidio di San Fermo dell’Azienda Ospedaliera Sant’Anna di un tomografo a emissione di positroni PET-CT Biograph mCT40, è seguita una fase di studio, messa a punto e attuazione delle procedure di verifica del sistema, riguardanti i seguenti parametri: - Risoluzione Spaziale; - Scatter fraction, conteggi persi e random; - Sensibilità; - Accuratezza delle correzioni per conteggi persi e random; - Qualità dell’immagine, accuratezza dell’attenuazione e della correzione per la scatter fraction; - Uniformità. I riferimenti internazionali che definiscono le tecniche e le modalità di esecuzione e di elaborazione dei test da effettuare sugli scanner a emissione di positroni, non danno indicazioni sulla periodicità, tanto meno valori di riferimento che possano in qualche modo garantire il buon funzionamento del dispositivo. Le periodicità e i range di tolleranza dei singoli parametri fisici sono definiti dai costruttori e a questi ultimi si è fatto riferimento. L’esecuzioni dei test citati, effettuati sia in fase di accettazione del sistema che in fase di verifica periodica delle prestazioni (test di costanza), hanno consentito di acquisire indicazioni quantitative sullo scanner a emissione di positroni in dotazione, riassunte in tab. xxv. In considerazione del fatto che le raccomandazioni citate dalle norme per l’effettuazione dei test sono state ogni volta verificate e che i valori dei parametri ricavati complessivamente rispettano i limiti e i valori indicati dal costruttore, è possibile esprimere ragionevolmente un giudizio di idoneità alle prestazioni dell’impianto esaminato. 132 Risultati dei test di accettazione del sistema Biograph mCT40 Bibliografia [1] Cormack A.M., Representation of a function by its line integral, with some radiological application, II, Journ. of Appl. Phys., Vol. 35, 29082913, 1964. [2] Hounsfield G.N., A method and apparatus for examination of body by radiation such as X or gamma radiation, The Patent Office, London, 1972, patent 1283915. [3] Hounsfield G.N., Computerized transverse axial scanning (Tomography). I: Description of system, Br. Journ. Radiol., Vol. 46, 1016-1022, 1973. 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Rappresentazione schematica di una camera a scintillazione munita di collimatore. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Rappresentazione funzionale di un fotomoltiplicatore. . . . . . . . . Rappresentazione schematica di un block detector nelle diverse viste. . Acquisizioni SPEC, SPECT e PET. . . . . . . . . . . . . . . . . . Rappresentazione schematica dello scanner prototipo PET-CT. . . . . Un uomo di 78 anni con carcinoma polmonare. . . . . . . . . . . . Un uomo di 69 anni, con diagnosi primaria di adenocarcinoma esofageo. Donna di 38 anni con cancro al pancreas non esportabile. . . . . . . . Rappresentazione schematica di un moderno scanner PET-CT. . . . . Dati acquisiti da scanner PET in forma di sinogramma. . . . . . . . Quattro soluzioni adottate per ridurre al minimo la flessione verticale del lettino porta paziente. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Donna di 41 anni con cancro ovarico. . . . . . . . . . . . . . . . . Schematizzazione del gating cardiaco. . . . . . . . . . . . . . . . . Analisi semi quantitativa del miocardio. . . . . . . . . . . . . . . . Indagine effettuata con radiotraccianti specifici per morbo di Parkinson Metabolismo cerebrale con FDG . . . . . . . . . . . . . . . . . . Rappresentazione della mutazione di un protone in un neutrone . . . . Schema di rivelazione in coincidenza dei fotoni di annichilazione. . . . Schematizzazione di un block detector. . . . . . . . . . . . . . . . Tipi di coincidenza registrati da uno scanner PET. . . . . . . . . . . A) Sezione sagittale di PET in acquisizione bidimensionale. B) Sezione sagittale di PET in acquisizione volumetrica. . . . . . . . . . . . . A) Sezione trasversale dell’acquisizione dati. B) Sinogramma corrispondente all’acquisizione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Formazione del sinogramma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Effetto dell’applicazione del filtraggio alla ricostruzioni. . . . . . . . . Alcuni filtri attualmente in uso con la FBP e loro forma. . . . . . . . 143 . 2 . . . . . . . . . . 4 5 5 6 9 11 11 11 12 15 . . . . . . 16 18 20 21 22 23 . . . . 28 32 33 36 . 37 . . . . 38 40 42 43 144 ELENCO DELLE FIGURE 2.10 Influenza di ordine e power nel filtro di Butterworth. . . . . . . . . . . 2.11 Algoritmo OSEM, suddivisione dei dati in subset. . . . . . . . . . . . 2.12 Acquisizioni per la valutazione della qualità d’immagine con fantoccio dedicato. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.13 Acquisizione clinica cerebrale ricostruita con algoritmi FBP e OSEM. . . 2.14 L’acquisizione 3D sulla base di LoR obliqui. . . . . . . . . . . . . . . 2.15 Viste trasversali di fantoccio body NEMA con inserti caldi - freddi, ricostruito utilizzando diversi protocolli. . . . . . . . . . . . . . . . . 2.16 Acquisizione volumetrica del fantoccio Hoffman 3D Brain ricostruito con differenti protocolli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.17 Acquisizione di Blank Scan: A) mediante sorgente rotante; B) mediante sorgente omogenea. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.18 Rappresentazione schematica di una disintegrazione a ∆x dal FoV assiale 2.19 A) Ricostruzioni trasversale, sagittale e coronale di un tratto addominale 45 49 50 51 52 55 56 58 59 con lesione localizzata nel fegato. B) Ricostruzioni trasversale, sagittale e coronale di un tratto toracico con lesione localizzata nel polmone destro. 61 in funzione delle unità di Hounsfield (HU ). 65 2.20 Andamento del rapporto µµ511 70 2.21 Serie attenuate e non attenuate associate alle indagini cliniche . . . . . 67 3.1 Valutazione della PSF mediante fit gaussiano dei profili effettuati sulle sorgenti puntiformi ricostruite. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.2 Modalità di posizionamento del fantoccio per l’acquisizione della risoluzione spaziale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.3 Configurazione geometrica delle sorgenti. A) Vista trasversale. B) Vista sagittale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.4 Sezione trasversale di fantoccio e sorgente utilizzati per l’acquisizione della scatter fraction, dei conteggi persi e del random. . . . . . . . . 3.5 Modalità di posizionamento del fantoccio per l’acquisizione della scatter fraction e del random . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.6 Schematizzazione dell’i-esimo conteggio della j-esima acquisizione. . . . 3.7 Modalità di posizionamento del fantoccio per la misura della sensibilità del sistema . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.8 A) Fantoccio body NEMA. B) Sezione trasversale del fantoccio body NEMA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.9 Vista coronale e sagittale dei noduli caldi e freddi. . . . . . . . . . . 3.10 Configurazione del fantoccio body e del fantoccio di scatter sul lettino in vista sagittale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.11 Vista trasversale delle RoIk per l’analisi del fantoccio body. A) Schema di esecuzione. B) Misure effettuate su una slice selezionata. C) Slice selezionata senza RoI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.12 Sezione trasversale e sagittale del fantoccio per la misura di uniformità. . 72 . 73 . 74 . 75 . 77 . 78 . 81 . 85 . 86 . 87 . 87 . 89 ELENCO DELLE FIGURE 145 3.13 Modalità di esecuzione delle RoI per ogni slice i ricostruita. A) Schema di esecuzione. B) Misure effettuate su una slice selezionata. C) Slice selezionata senza RoI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.1 4.2 4.3 4.4 4.5 4.6 4.7 4.8 4.9 4.10 4.11 4.12 4.13 4.14 4.15 4.16 90 Struttura cristallina del lutezio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94 Canali di decadimento del 176 Lu (Browne E., Junde H., Nuclear Data Sheet 84, pp. 337, 1998). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 95 Valutazione quantitativa dell’incidenza del random dovuto alla radioattività intrinseca dei rivelatori LSO in funzione del rate dei singoli eventi. 96 Valutazione quantitativa dell’incidenza del random dovuto alla radioattività intrinseca dei rivelatori LSO in funzione della concentrazione di attività del radionuclide. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 97 Valutazione della concentrazione di attività del radionuclide di riferimento aref e del rate intrinseco di eventi singoli Sint , mediante fit lineare del rate totale dei singoli eventi acquisiti a diverse concentrazioni di attività del radionuclide. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98 Rate di rumore equivalente RN EC,j e rate di rumore equivalente con sottrazione del random RN EC,r,j , in funzione della concentrazione di attività della sorgente. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100 A) Rate degli eventi veri Rt,j e rate degli eventi di scatter Rs,j , in funzione della concentrazione di attività della sorgente. B) Scatter fraction in funzione della concentrazione di attività della sorgente. . . . . . . . . . 101 A) Rate prompt Rprompt,j e rate random Rr,j per ogni acquisizione j. B) Valore della ∆Rprompt,r percentuale, calcolata per tutte le acquisizioni j in funzione della concentrazione di attività della sorgente. . . . . . . . 102 Perdita di conteggi percentuale per ogni frame ∆ri %, dovuta al tempo morto dei rivelatori alla concentrazione di 4.65 kBq. . . . . . . . . . . 104 Perdita percentuale di conteggi per ogni frame ∆ri alla concentrazione di 1.3kBq. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108 Profilo di sensibilità assoluto ottenuto con sorgente coincidente al FoV assiale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 109 Profilo di sensibilità assoluto ottenuto con sorgente a 10 cm dal FoV assiale. 110 A) Regressione lineare degli eventi associati alle ultime tre acquisizioni j di un generico frame i. B) Sovrapposizione delle regressioni lineari degli eventi associati alle ultime tre acquisizioni j per tutti i frame i. . . . . . 111 A) Valori di ∆r alla concentrazione di attività minima calcolabile aint∗ = 0.001 MBq/cc. B) Valori di ∆r alla concentrazione di attività di riferimento aref = 0.022 MBq/cc. 113 Plot tridimensionale di tutti i ∆rj per ogni singolo frame i e ogni acquisizione j. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 113 A) Rate degli eventi estrapolati e eventi veri di un singolo frame. B) Stesso rate per tutti i frame del sistema. . . . . . . . . . . . . . . . . 114 146 ELENCO DELLE FIGURE 4.17 Tempo morto medio per frame δτj alla concentrazione di attività di riferimento. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 115 4.18 Contrasto hot, cold e variazione del background in frazioni unitarie per 4.19 4.20 4.21 4.22 4.23 i diversi algorimi di ricostruzione utilizzati e per un rapporto della concentrazione di attività tra inserti e fondo pari a 4:1. . . . . . . . . . Contrasto hot, cold e variazione del background in frazioni unitarie per i diversi algorimi di ricostruzione utilizzati e per un rapporto della concentrazione di attività tra inserti e fondo pari a 8:1. . . . . . . . . . Valutazione delle FWHM con regressione gaussiana multipla, per l’algoritmo di ricostruzione OSEM3D 3i8s e rapporto della concentrazione di attività 4:1. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Valutazione delle FWHM con regressione gaussiana multipla, per l’algoritmo di ricostruzione OSEM3D 3i8s e rapporto della concentrazione di attività 8:1. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ∆ri percentuale alla concentrazione di attività di 4.265 kBq/cc. La linea rossa rappresenta il limite indicato dalla norma mentre la linea nera rappresenta il risultato ottenuto dall’applicazione di una regressione con una funzione costante. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Rappresentazione grafica dei valori di uniformità di sezione NU± i , di ± ± volume NUvol e di sistema NUsys . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 118 . 119 . 123 . 124 . 126 . 128 Elenco delle tabelle 2.1 2.2 29 Proprietà di alcuni scintillatori utilizzati nelle PET. . . . . . . . . . . 34 3.1 Elenco dei parametri fisici analizzati con riferimento alla norma e alla relativa sezione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70 Valori della concentrazione di attività del radionuclide di riferimento aref , della corrispondente attività totale di riferimento Aref e del rate dei singoli eventi associati alla radioattività intrinseca Sint . . . . . . . . . 97 4.1 Proprietà di alcuni isotopi che emettono positroni. . . . . . . . . . . . 4.2 Valori di picco RN EC,j , RN EC,r,j ricavati mediante regressione polinomiale e rispettiva concentrazione di attività del radionuclide nella sorgente. 99 4.3 Valori di Rt,peak , Rs,peak e SFpeak alla concentrazione di attività della sorgente at,peak e Rt , Rs e SF alla concentrazione alim . . . . . . . . . . 101 4.4 4.5 Valori di Rprompt , Rr e ∆Rprompt,r alla concentrazione alim . . . . . . . 103 Valori della risoluzione spaziale a 1/2 e 1/4 del FoV assiale, per singoli frame e matrice 400x400x109 con dimensioni del voxel di 2.027x2.0364x2.0364 mm3 (x,y,z). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105 4.6 Valori medi della risoluzione spaziale per una matrice di acquisizione 400x400x109. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 105 4.7 Valori della risoluzione spaziale a 1/2 e 1/4 del FoV assiale, per singoli frame e matrice 256x256x109 con dimensione del voxel di 2.027x3.1819x3.1819 mm3 (x,y,z). . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106 4.8 Valori medi della risoluzione spaziale per una matrice di acquisizione di 256x256x109. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106 4.9 Valori di sensibilità totali calcolati per l’acquisizione con la sorgente al centro del FoV assiale e posizionata a 10 cm da quest’ultimo. . . . . . . 109 4.10 Valori di ∆r percentuale medio alle concentrazioni di attività aref , aint∗ e aj . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112 4.11 Valore di δτ medio calcolato su tutti i frame compresi nell’intervallo 11 - 98 115 147 148 ELENCO DELLE TABELLE 4.12 OSEM3D 3i8s: contrasto e SUV delle lesioni calde, fredde e dell’inserto 4.13 4.14 4.15 4.16 4.17 4.18 4.19 4.20 4.21 4.22 4.23 4.24 xxv polmone, variazione percentuale del background alle diverse concentrazioni di attività. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . PSF+ToF 4i21s: contrasto e SUV delle lesioni calde, fredde e dell’inserto polmone, variazione percentuale del background alle diverse concentrazioni di attività. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . PSF+ToF 3i21s: contrasto e SUV delle lesioni calde, fredde e dell’inserto polmone, variazione percentuale del background alle diverse concentrazioni di attività. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Valutazione dei volumi per l’algoritmo OSEM3D 3i8s e rapporto della concentrazione di attività di 4:1. . . . . . . . . . . . . . . . . . . Valutazione dei volumi per l’algoritmo OSEM3D 3i8s e rapporto della concentrazione di attività di 8:1. . . . . . . . . . . . . . . . . . . Valutazione dei volumi per l’algoritmo PSF+ToF 4i21s e rapporto della concentrazione di attività di 4:1. . . . . . . . . . . . . . . . . . . Valutazione dei volumi per l’algoritmo PSF+ToF 4i21s e rapporto della concentrazione di attività di 8:1. . . . . . . . . . . . . . . . . . . Valutazione dei volumi per l’algoritmo PSF+ToF 3i21s e rapporto della concentrazione di attività di 4:1. . . . . . . . . . . . . . . . . . . Valutazione dei volumi per l’algoritmo PSF+ToF 3i21s e rapporto della concentrazione di attività di 8:1. . . . . . . . . . . . . . . . . . . Valutazione dei volumi per l’algoritmo OSEM3D 3i8s per i rapporti della concentrazione di attività di 4:1 e 8:1. . . . . . . . . . . . . . . . . Valutazione dei volumi per l’algoritmo PSF+ToF 4i21s per i rapporti della concentrazione di attività di 4:1 e 8:1. . . . . . . . . . . . . . Valutazione dei volumi per l’algoritmo PSF+ToF 3i21s per i rapporti della concentrazione di 4:1 e 8:1. . . . . . . . . . . . . . . . . . . Valori di uniformità del sistema calcolati considerando tutti i frame. . Tabella riassuntiva dei parametri fisici e dei rispettivi valori ricavati dall’esecuzione dei test di accettazione del tomografo a emissione di positroni Biograph mCT40 Siemens. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 117 . 117 . 117 . 121 . 121 . 121 . 122 . 122 . 122 . 125 . 125 . 125 . 127 . 130