The Canterbury Tales - Notebook Italia

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The Canterbury Tales - Notebook Italia
THE CANTERBURY TALES
Geoffrey Chaucer
The Prioress
C’era anche una monaca, una priora,
il cui sorriso era spontaneo e decoroso
la sua più grande imprecazione era solo “Per Sant’Eligio!”
ed era conosciuta come Madam Eglantina.
Cantava nelle funzioni religiose graziosamente
e con accento nasale, piacevolmente intonata,
e parlava in francese bene e elegantemente
poiché le era stato insegnato a Stratford-at-Bow,
perché il francese di Parigi le era sconosciuto.
Buone maniere a tavola aveva imparato anche:
non lasciava mai una briciola dalla sua bocca cadere,
non si sporcava le dita, intingendo a fondo
nella salsa; quando portava alle sue labbra
qualche boccone, stava attenta a non versare
neppure una piccola goccia sul suo seno.
Il suo più grande piacere era per le buone maniere.
Di solito si puliva il labbro superiore così bene,
nessuna traccia di grasso dentro la sua tazza si vedeva,
neanche la più piccola macchia, quando aveva bevuto da essa.
Molto elegantemente allungava la mano per prendere ciò che mangiava.
Senza dubbio, possedeva il massimo fascino,
il suo comportamento era così piacevole e così cordiale;
eppure si dava da fare per imitare le maniere di corte,
ed essere distinta, affinché si pensasse di lei
come di una persona ben meritevole di stima.
Ma, parlando della sua sensibilità,
era così piena di carità e pietà
che se vedeva un topo preso in trappola,
ed era morto o sanguinava, si metteva a piangere.
Aveva alcuni cagnolini, e li nutriva
di carne arrosto, o di latte e raffinato pane bianco.
Ma come amaramente piangeva se uno di loro moriva,
o se qualcuno prendeva un bastone contro di lui!
Era tutta sensibilità e tenero cuore.
Il suo velo era pieghettato in modo decoroso,
il suo naso ben fatto; occhi grigio-azzurri, di grande bellezza,
e la sua bocca morbida, molto piccola, e rossa.
E non c’è dubbio che avesse una bella fronte,
quasi una spanna in ampiezza, giurerei che lo fosse,
perché certamente non era piccola.
Il suo mantello, ho notato, era molto elegante.
Un rosario di corallo con grani verdi
portava sul suo braccio, e da esso pendeva
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una spilla di luccicante oro; incisa sopra
c’era, innanzi tutto, una “A” coronata,
e sotto, “Amor vincit omnia”.
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