Imprenditorialità e istruzione

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Imprenditorialità e istruzione
Associazione Italiana di Ingegneria Gestionale
XV Scuola AiIG in Ingegneria Gestionale
Imprenditorialità, crescita delle imprese e del sistema economico
Bressanone, 10-14 settembre 2007
Imprenditorialità e istruzione
Maria Sole Brioschi
Agenda e obiettivi della lezione (1)
• Prologo
• Cos’è
C ’è l’imprenditorialità
l’i
dit i lità
• Perché è importante
• Come si misura
• Quali sono le sue determinanti
• La relazione tra istruzione e imprenditorialità
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Agenda e obiettivi della lezione (2)
• In particolare, il fenomeno imprenditoriale può essere studiato a diversi livelli
•Età,, sesso,, stato civile,, …
Caratteristiche
individuali
Individuo
• Condizione occupazionale
• Leadership, indipendenza, ...
• Istruzione
I
i
Impresa
Regione
Paese
•Infrastrutturazione
Caratteristiche
dell’habitat
• Legate all’impresa
• Legate alla dotazione istituzionale
• Legate all’università,
ll’
centri di
d ric.
• Quindi, anche il legame tra imprenditorialità e istruzione può essere studiato a
d
diversi
livelli
l ll
• Il focus di questa lezione è la relazione tra istruzione e imprenditorialità a
livello individuale
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Prologo
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Il professore e l’imprenditore (1)
• A university professor and an entrepreneur are walking in a forest. Each of
them thinks he is quite smart
• The college professor had high 700s on his SATs in high school and was
graduated summa cum laude from an Ivy League college. He has published
several hundred articles in prestigious academic journals and has won a
number
b off di
distinguished
ti
i h d prizes
i
ffor hi
his work.
k H
He makes
k US$80
US$80,000
000 per year
in salary but supplements this salary with consulting to the tune of
US$10,000 per year
• The entrepreneur had 500s on his SATs in high school, and the best that
could be said is that he was graduated from college. His grades in college
were marginal, in part because his interests laid elsewhere: He was busy
working at a business he had formed that was netting him US$30,000
US$30 000 per
year, even though he was enrolled in school full time. Now, as an
entrepreneur, he is a multimillionaire
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Il professore e l’imprenditore (2)
• As they are walking, a huge, ferocious, hungry-looking grizzly bear comes
charging at them. The professor, ever the human computer, calculates that
y, he is very
y smart: he knows
the bear will overtake them in 17.3 s. Clearly,
that Distance = Rate*Time, and he can do these kinds of calculations even
under pressure. The entrepreneur, on the other hand, cannot and would not
do this calculation
• The professor looks over at the entrepreneur and notices that he is taking
off his hiking boots and putting on running shoes. ‘‘You must be crazy’’ the
professor says to the entrepreneur. ‘‘There’s no way we will ever outrun
that
h bear.’’
b
’’ ‘‘Th
‘‘That’s
’ true,’’
’’ says the
h entrepreneur, ‘‘but
‘‘b all
ll I have
h
to do
d is
i
outrun you.’’
Sternberg (2004)
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La prima parabola sulla leadership (1)
• Un giovane viaggiò attraverso tutta la Cina per arrivare alla scuola di un
monaco, famoso maestro di arti marziali
• Arrivato finalmente, dopo molti giorni di anticamera, al cospetto del
monaco, il giovane disse : “Ti prego maestro, desidero essere un tuo
studente per diventare il migliore guerriero di tutta la Cina. Quanto tempo
pensi che dovrei studiare ?”
•
“Almeno
Almeno dieci anni.
anni ” rispose il maestro
• “Dieci anni è un tempo lunghissimo.” disse il ragazzo. “E se mi impegnassi
il doppio
d
i degli
d li altri
l i studenti
d i nello
ll studio
di e nella
ll pratica
i ?”
•
“In q
questo caso” replicò
p
il maestro “ci vorranno almeno venti anni”
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La prima parabola sulla leadership (2)
• “Venti anni è un tempo infinito.” disse il giovane. “E se allora mi impegnassi
giorno e notte, con tutte le mie forze, senza un attimo di riposo ?”
• “Trent’anni.” fu la risposta del maestro
• “Insomma,” disse allora il giovane, sbalordito, “come è possibile che
all’aumentare del mio impegno aumenti anche il tempo necessario ?”
• “È semplice,” rispose infine il maestro. “Quando viaggiamo con un occhio
fisso sulla destinazione, rimane solo un altro occhio con cui trovare la Via”
La Bella (2005)
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Cos’è l’imprenditorialità
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Cos’è l’imprenditorialità (1)
• La domanda non ha una risposta semplice né univoca perché
l’imprenditorialità non corrisponde a nessuna disciplina accademica
consolidata – come l’economia – o a nessuna sottodisciplina all’interno ad
esempio dell’economia
dell economia – come ll’economia
economia monetaria o l’economia
l economia
industriale
• Al contrario,
contrario ll’imprenditorialità
imprenditorialità è oggetto di studio in molti campi di ricerca
inclusa, ma non solo, la teoria economica (quali la sociologia, la psicologia,
l’organizzazione aziendale, la strategia, la finanza, le scienze manageriali,…)
• Se è vero che non esiste una definizione unica di imprenditorialità, la
maggior parte degli studi concorda sul fatto che l’imprenditorialità abbia a
che fare con il cambiamento
• Herbert e Link (1989) identificano tre tradizioni distinte nella letteratura
sull’imprenditorialità
p
– La tradizione tedesca (von Thuenen e Shumpeter)
– La scuola di Chicago (Knight e Schultz)
– La tradizione austriaca (von Mises, Kirzner, Schackle)
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Cos’è l’imprenditorialità (2)
• Per Schumpeter l’imprenditore è colui che crea nuove combinazioni di
fattori di produzione e l’imprenditorialità è “distruzione creatrice”, ossia
continua tensione verso l’innovazione piuttosto che forza che spinge
all’equilibrio
• Knight distingue il rischio – misurabile – dall
dall’incertezza
incertezza – non misurabile
(non insurable uncertainty) – e l’imprenditore e è colui che è in grado di
sopportare tale incertezza nelle decisioni di controllo e allocazione delle
risorse
• Secondo Kirzner gli errori creano opportunità e l’imprenditore è dotato di
una superiore capacità di alertness (ossia la capacità di riconoscere le
opportunità) che gli consente di riconoscere, cogliere e sfruttare le
opportunità di profitto che nascono dagli errori degli agenti economici
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Cos’è l’imprenditorialità (3)
• Nonostante ciò, non c’è in letteratura una definizione unica e generalmente
accettata di imprenditorialità. Le definizioni usate per classificare l’attività
imprenditoriale hanno tipicamente una prospettiva economica o una
prospettiva manageriale
• Da un punto di vista economico, ll’enfasi
enfasi è posta sulla disponibilità di
risorse finanziarie e sulla capacità innovativa, di prendere decisioni e di
allocare le risorse tra usi alternativi
– Herbert e Link (1989) individuano nell’imprenditore
nell imprenditore colui che prende
decisioni con riferimento alla localizzazione, alla forma e all’uso di beni,
risorse e istituzioni
• Da un punto di vista manageriale, le definizioni proposte distinguono
l’imprenditore dal manager
– Sahlman
S hl
e Stevenson
St
(1991) definiscono
d fi i
l’imprenditorialità
l’i
dit i lità come la
l
capacità di gestire e sfruttare le opportunità senza riguardo alla
quantità di risorse esistenti
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Cos’è l’imprenditorialità (4)
• La visione prevalente si focalizza sul concetto di imprenditorialità come
percezione di nuove opportunità economiche e successiva introduzione di
nuove idee sul mercato
• In quest’ottica l’imprenditorialità riguarda il cambiamento e gli
imprenditori sono gap fillers o agenti del cambiamento (Audretsch, 1995)
• Tutto ciò corrisponde alla definizione di imprenditorialità proposta
dall OECD : “Entrepreneurs
dall’OECD
Entrepreneurs are agents of change and growth in a market
economy and they can act to accelerate the generation, dissemination and
application of innovative ideas … Entrepreneurs not only seek out and identify
potentially profitable economic opportunities but are also willing to take risks to see
if their hunches are right” (OECD, 1998, p. 11)
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Cos’è l’imprenditorialità (5)
• La semplicità di considerare l’imprenditorialità come attività che innesca il
cambiamento ha una sua raison d’être, ma porta con se due ordine di motivi
di complessità
– In primo luogo perchè coinvolge e attraversa più forme organizzative :
individui, progetti, linee di business, imprese, settori, agglomerazioni,
cluster, regioni
g
– In secondo luogo perchè il concetto di cambiamento richiede un
benchmark per essere quantificato e ciò che può essere cambiamento ad
p p
per un individuo o un’impresa
p
p
può non esserlo p
per l’intero
esempio
settore. Necessariamente quindi l’imprenditorialità è incorporata in un
contesto locale (Audretsch, 2002)
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Cos’è l’imprenditorialità (6)
• L’imprenditorialità può essere anche un fenomeno collettivo : “Although
traditional entrepreneurship literature often views entrepreneurship as an
economic battle of a “lonely hero” [Johannisson, 1998], the prevalence of
entrepreneurial teams is an emerging economic reality” (Chowdhury, 2005)
• In particolare, la presenza di entrepreneurial teams è molto significativa nei
settori economici più dinamici (Chowdhury, 2005) che si devono
continuamente confrontare con nuove e diverse sfide causate
processi di business,, dei mercati e delle tecnologie
g
dall’incertezza dei p
– “An entrepreneurial team rather than a single entrepreneur seems
better suited to deal with the uncertainties and volatilities associated
with new ventures that require
q
flexibility
y and complexity
p
y of decision
making” (Vesper, 1990)
• È importante sottolineare che in questi frangenti le determinanti
dell’imprenditorialità vanno ricercate a livello di squadra (team-level) e non,
o non solo, a livello individuale
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Perché è importante
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Perché è importante (1)
• Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale di fare impresa e di
imprenditorialità si è scritto relativamente poco : la letteratura economica
era concentrata su tematiche inerenti ll’efficienza
efficienza e sui guadagni di
efficienza derivanti dalla grande dimensione
• In
I particolare,
i l
iin questo periodo
i d lla lletteratura h
ha prodotto
d
una serie
i di ffattii
stilizzati relativi alle piccole e medie imprese (PMI) in Europa e negli USA
sostenendo che le PMI sono generalmente meno efficienti delle controparti
di grandi
di dimensione,
di
i
offrono
ff
stipendi
ti
di più
iù bassi,
b i sono solo
l marginalmente
i l
t
coinvolte in attività innovative, la loro relativa importanza decresce nel
tempo (Weiss, 1976; Pratten, 1971; Brown, Hamilton e Medoff, 1990;
Brown e Medoff
Medoff, 1989)
• Dalla metà degli anni 70 gli studi hanno documentato un’inversione di
tendenza
d
e una rinnovata
i
importanza
i
delle
d ll PMI e del
d l fenomeno
f
imprenditoriale
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Perché è importante (2)
– Negli Stati Uniti il GDP reale medio per impresa è cresciuto di quasi due
terzi dal 1947 al 1980 (da 150 a 245 mila dollari), riflettendo un
accrescimento della
d ll dimensione
d
media
d delle
d ll imprese, mentre è diminuito
d
del 14% nei successivi sette anni (sino a 210 mila dollari nel 1987)
evidenziando una netta inversione di tendenza (Brock e Evans, 1989)
– Nel corso del decennio 1976-1986 negli Stati Uniti il contributo delle PMI
alla formazione del fatturato del settore manifatturiero è cresciuto da un
quinto
i t a oltre
lt un quarto
t (A
(Acs e Audretsch,
A d t h 1990)
– “La creazione di posti di lavoro fa capo in misura crescente alle imprese
piccole
i l e nuove piuttosto
i tt t che
h a quelle
ll grandi.
di Paesi
P i con un incremento
i
t
dell’attività imprenditoriale tendono a registrare cali del tasso di
disoccupazione. Tra il 1994 e il 1998 nei Paesi Bassi l’8% delle imprese in
rapida espansione ha prodotto il 60% della crescita dell
dell’occupazione
occupazione. Negli
Stati Uniti 350 mila imprese in rapida espansione hanno creato i due terzi
di tutti i nuovi posti di lavoro tra il 1993 e il 1996” (Audretsch, Thurik,
Verheul e Wennekers,
Wennekers 2002)
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Perché è importante (3)
• Parallelamente alla produzione di evidenza empirica, la letteratura ha
cominciato a fornire spiegazioni teoriche del peso crescente delle PMI
• Audretsch e Thurik (2001) hanno sviluppato una teoria secondo cui la
globalizzazione ha spostato il vantaggio competitivo verso le attività
k
knowledge-based.
ld b d
• Nelle teorie convenzionali sull’innovazione il p
punto di p
partenza è l’impresa.
p
In queste teorie le imprese sono esogene e la loro capacità di generare
cambiamento è endogena (Arrow, 1962)
• Per esempio, nel modello principale della teoria sul cambiamento
tecnologico, il modello della funzione di produzione di conoscenza
((Griliches,, 1979),
), le imprese
p
sono date e si industriano p
per reperire
p
“conoscenza” al fine di generare innovazione
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Perché è importante (4)
• La fonte più importante di nuova conoscenza sono gli investimenti in R&D;
altri fattori chiavi sono il capitale umano, la forza lavoro specializzata, la
presenza di laureati in discipline scientifiche e tecnologiche
• Il modello “funziona” a livello aggregato : c’è molta evidenza empirica a
supporto della
d ll relazione
l i
tra investimenti
i
i
i iin R&D e attività
i i à iinnovativa
i
(misurata in termini di brevetti o innovazioni di prodotto) a livello di Paese
o di settore
• Tuttavia, quando la funzione di produzione di nuova conoscenza è testata a
livello di singola impresa il legame tra input di conoscenza e output di
innovazione diventa tenue o inesistente
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Perché è importante (5)
• E ALLORA : DA DOVE ARRIVANO GLI INPUT DI CONOSCENZA
DELLE IMPRESE INNOVATIVE CHE NON INVESTONO IN R&D ?
• La risposta a questa domanda – particolarmente importante per le piccole
imprese e gli start-up – è che gli input di conoscenza per le piccole imprese
originano
g
((spill-over)
p
) dalle imprese
p
terze che investono in R&D o dai
laboratori delle università
• E ATTRAVERSO Q
QUALI MECCANISMI HANNO LUOGO Q
QUESTI SPILLOVER DI CONOSCENZA ?
• La letteratura individua due meccanismi,, entrambi basati sul concetto di
appropriabilità di nuova conoscenza
• Cohen e Levinthal ((1989)) suggeriscono
gg
che le imprese
p
sviluppano
pp
la
capacità di adattarsi alla nuova tecnologia e alle nuove idee realizzate da
altre imprese e che perciò sono in grado di appropriarsi di una parte dei
ritorni sugli investimenti in nuova conoscenza fatti esternamente
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Perché è importante (6)
• Audretsch (1995) propone invece di spostare l’unità di osservazione dalle
imprese (esogenamente date) ai lavoratori con elevata dotazione di
conoscenza (quali gli ingegneri
ingegneri, gli scienziati e in generale i laureati in
discipline scientifiche e tecnologiche)
• In
I questo modo
d rimane
i
l’issue
l’i
d ll’
dell’appropriabilità
i bili à ma lla d
domanda
d di
diventa :
COME FANNO GLI AGENTI ECONOMICI CON UNA DATA
DOTAZIONE DI CONOSCENZA AD APPROPRIARSI AL MEGLIO DEI
RITORNI DI TALE CONOSCENZA ?
• Se il lavoratore è in grado di sviluppare nuove idee all’interno dell’impresa
per cui lavora e di appropriarsi del suo valore atteso, allora non vi è ragione
che lasci l’impresa
• In caso contrario, per appropriarsi del valore del prodotto della sua
conoscenza il lavoratore può scegliere di dare vita ad una nuova impresa
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Perché è importante (7)
• Nella metafora di Hirschman (1970), se la voce è inefficace e la fedeltà è
sufficientemente debole, allora il knowledge-worker può spingersi all’uscita
dall’organizzazione
dall
organizzazione (impresa o università) nella quale è stata creata
l’innovazione per dar luogo ad una nuova impresa
• In
I questo secondo
d meccanismo
i
di spill-over
ill
lla ffunzione
i
di produzione
d i
di
conoscenza è invertita
– La conoscenza è esogena e “incorporata” nel lavoratore
– Le imprese vengono create endogenamente nel tentativo dei lavoratori
di appropriarsi del valore della loro conoscenza attraverso l’attività
innovativa
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Come si misura
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Come si misura (1)
• L’imprenditorialità è cambiamento è quindi misurare l’attività
imprenditoriale significa misurare il cambiamento
• Misurare il cambiamento non è semplice (Storey, 1991) e le difficoltà della
misurazione crescono esponenzialmente quando si deve confrontare
l’intensità imprenditoriale
p
in p
più Paesi ((Audretsch,, 2002))
• Gli studi empirici condotti sino ad ora in un singolo Paese – in un contesto
sia cross-section che time-series – hanno impiegato
p g
numerose p
proxy
yp
per
misurare il cambiamento prodotto dal fenomeno imprenditoriale
• Alcuni studi impiegano
p g
misure di intensità di lavoro autonomo ((selff
employment) che riflettono il cambiamento che ha luogo a livello di singolo
individuo che inizia un’attività imprenditoriale
– Il fatto che molto poco di questo cambiamento si rifletta poi sul settore e
sul Paese di riferimento ha portato a criticare questo indice come
misura dell’attività imprenditoriale, anche se per semplicità e
disponibilità
p
esso continua ad essere impiegato
p g
nei lavori di confronto
cross-country
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Come si misura (2)
• Altri studi impiegano un indice di proprietà dell’impresa (business
ownership) definito come il numero di proprietari di un’impresa (in tutti i
settori dell’economia
dell economia tranne il primario) diviso per la forza lavoro
– Pur con ovvi limiti (sintetizza in un unico indice di stock e non di flusso
attività diverse, grandi e piccole, high
high-tech
tech e low
low-tech),
tech), è un indice
molto usato perché permette confronti nel tempo e tra Paesi
• Altre misure tentano di catturare il cambiamento inteso come attività
innovativa a livello settoriale: investimenti in R&D, numero di brevetti,
numero di innovazioni di prodotto introdotte sul mercato
– Queste indici hanno il vantaggio di considerare solo le imprese che
effettivamente contribuiscono al cambiamento del settore
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Come si misura (3)
• Altre proxy del fenomeno imprenditoriale si concentrano sul criterio della
crescita. Le imprese che registrano crescite elevate per periodi prolungati
sono classificate come “gazzelle”
gazzelle e il numero di gazzelle riflette ll’attività
attività
imprenditoriale.
– Questa tipologia di indici ha il merito di considerare l’attività
imprenditoriale come un growth-oriented
growth oriented phenomenon
• Alcuni studi misurano l’imprenditorialità come il numero degli
imprenditori nelle fasi di pre-startup, start-up e nelle fasi iniziali di vita
della loro impresa
– Un ovvio limite di questo approccio è che restringe ll’attività
attività
imprenditoriale alle imprese giovani mentre una quantità significativa
di cambiamento proviene dalle imprese in stadi più avanzati del ciclo di
vita ((“intrapreneurship”)
intrapreneurship )
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Le determinanti a livello individuale
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Caratteristiche individuali e dell’habitat
• La letteratura concorda sul fatto che le decisioni degli individui con
riferimento alla creazione di nuove imprese siano il risultato sia di
caratteristiche individuali sia di condizioni esterne o dell
dell’habitat
habitat socio
socioeconomico in cui tali decisioni vengono prese
•Età, sesso, stato civile, …
Caratteristiche
individuali
Individuo
• Condizione occupazionale
• Leadership, indipendenza, ...
• Istruzione
Impresa
Regione
Paese
•Infrastrutturazione
Caratteristiche
dell’habitat
• Legate all’impresa
• Legate alla dotazione istituzionale
• Legate all’università, centri di ric.
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Le caratteristiche dell’imprenditore
Traits
Dimensions
Personal orientation
Alertness
Leadership
Creativeness
Risk taking
Individual characteristics
Age
Education
Work experience
Availability of financial assets
Switch between wage worker and self-employment
Pursuit of reward
Profit
Prestige, social distinction
Professional and personal satisfaction
Founder and/or owner of smallsize firms
IImportance off new start-ups
Contribution of smaller firms versus large firms
Cassia, Fattore e Paleari (2006)
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Habitat e imprenditorialità
Dimensions
Traits and characteristics
Access to capital
Availability of public financing
Access to private financing (banks, venture capital)
Importance of financial market efficiency
Industry-specific limitations
Regulatory issues
Access to knowledge
Universities
U
i
ii
Industry spill-over and spin-off activities
Supporting infrastructure
Private business support services (consulting firms)
Public business support services (development agencies)
y of tax incentives
Availability
Cassia, Fattore e Paleari (2006)
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Le determinanti a livello individuale (1)
• Nell’ambito della teoria economica, il quadro di riferimento teorico è il
modello di scelta del reddito (model of income choice), formulato
originariamente da Knight (1921) ed esteso poi da Lucas (1978),
(1978) Kihlstrom
e Laffont (1979) e altri
• Nella
N ll sua versione
i
di b
base, gli
li individui
i di id i devono
d
scegliere
li
se percepire
i il
loro reddito sotto forma di salario come dipendenti di un’impresa esistente
o sotto forma di profitto come futuri imprenditori
• La probabilità di costituire una nuova impresa, considerata come una proxy
dell’imprenditorialità, è dunque data da
P ( s ) = f ( p − w)
dove :
s = start-up,
p, p = p
profitto,, w = salario
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Le determinanti a livello individuale (2)
• Il modello negli anni è stato esteso per includervi una serie di caratteristiche
individuali
•
Età
“It is a known empirical fact that new firm creation tends to be a young
man’s game” (Lévesque e Minniti, 2006). Ad esempio, l’età mediana del
CEO delle imprese private USA a più rapida espansione era di 34 anni nel
2001 e di 32 anni nel 2000 (Inc. 500, 2000, 2001)
• In un articolo teorico a partire dal modello di Becker (1965) sull’allocazione
p di lavoro tra g
gli status di imprenditore
p
e di salariato,, Lévesque
q e
del tempo
Minniti (2006) mostrano che la disponibilità degli individui ad investire
tempo nella formazione di nuove imprese diminuisce al crescere dell’età
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Le determinanti a livello individuale (3)
• Sempre con riferimento all’età, collegato al fenomeno imprenditoriale è il
problema della successione, ovvero il trasferimento della guida
dell’impresa
dell
impresa dai genitori ai figli
La letteratura mostra la presenza di una relazione positiva tra l’età
dell’imprenditore (che lascia) e la predisposizione di un piano di
successione formale.
formale Al tempo stesso,
stesso paradossalmente,
paradossalmente si riscontra che
all’aumentare dell’età dell’imprenditore la gestione del passaggio diventa
meno cooperativa e più conflittuale (Marshall et al., 2006)
• Sempre in tema di relazione tra età e imprenditorialità, Parker (2006)
suggerisce che all’aumentare dell’età l’imprenditore prende decisioni
reagendo
d sempre meno alle
ll nuove informazioni
i f
i i (ossia
( i allontanandosi
ll t
d i dal
d l
concetto di imprenditore a là Kirzner) e affidandosi sempre di più alla sua
passata esperienza e ai comportamenti pregressi
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Le determinanti a livello individuale (4)
•
Condizione occupazionale
In generale i lavori condotti sulla relazione tra status occupazionale e
probabilità di dar vita ad una nuova impresa evidenziano come tale
probabilità aumenti quando il lavoratore perde il posto di lavoro (si vedano
ad esempio Evans e Leighton, 1990 per i maschi bianchi US, Foti e
Vivarelli, 1994 per l’Italia o Ritsila e Tervo, 2002 per la Finlandia) (anche se
gli studi a livello macro indicano come un basso tasso di disoccupazione
associato a crescita economica aumenti la probabilità di nascita di nuove
imprese)
• De Wit e van Winden (1989) (per l’Olanda) suggeriscono che la probabilità
di essere imprenditori aumenta se è o era imprenditore il padre
•
Leadership e indipendenza
Molti lavori evidenziano come la probabilità di dar vita ad una nuova
impresa
p
aumenti all’aumentare del valore assegnato
g
dagli
g individui alla
leadership, all’indipendenza, al desiderio di occupare una posizione di
responsabilità, all’opportunità di essere responsabili del proprio futuro
(Klandt, 1984 e 1996; Kulicke, 1987 ; Boegenhold, 1985 per la Germania)
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Le determinanti a livello individuale (5)
• Un’attenzione particolare merita il concetto di leadership che La Bella (2005)
riassume nelle seguenti funzioni
– La
L visione
i i
(la
(l costruzione
t
i
e la
l proposizione
i i
di una vision)
ii )
– Il posizionamento (la definizione di una posizione chiara su tutte le
questioni chiave che riguardano l’organizzazione)
– La comunicazione (capacità di comunicare vision e posizionamento)
– Il dispiegamento (la valorizzazione) delle proprie risorse
– L
L’attenzione
attenzione (capacità di immergersi nelle situazioni e ascoltare gli altri)
– Il problem solving creativo (in situazioni di stallo o crisi)
“Il tema
t
della
d ll leadership
l d hi è stato
t t a llungo ttrascurato
t negli
li studi
t di
organizzativi e nelle scuole di management, a causa dell’errata
convinzione che la capacità di svolgere un ruolo di leader sia legata a
rare doti naturali.
naturali Oggi sappiamo che non è così,
così e che si tratta di
capacità che possono essere acquisite tramite un processo di
apprendimento e affinamento continuo” (La Bella, 2005)
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Le determinanti a livello individuale :
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Imprenditorialità e istruzione (1)
• Esiste un vasto corpo della letteratura che dimostra (contrariamente a
quanto emerge dalle “storie” del prologo !) come l’istruzione sia
positivamente correlata all’attività
all attività imprenditoriale
• Ad esempio, Evans e Leighton (1989), Shaver e Scott (1991), Adaman e
Devine
D
i (2002) mostrano come la
l propensione
i
alla
ll costituzione
i i
di
un’impresa dipenda da caratteristiche individuali quali l’età, il livello di
educazione e l’esperienza di lavoro dell’imprenditore
• Audretsch e Lehmann (2004), in uno studio sulle determinanti della
performance post-IPO sul Neuer Markt tedesco, suggeriscono come il
capitale umano, misurato dall’istruzione dell’imprenditore e dei membri
del consiglio di amministrazione, sia una delle determinanti più
significative delle performance di mercato delle imprese quotate
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Imprenditorialità e istruzione (2)
• In molti di questi studi il fenomeno imprenditoriale viene catturato tramite
indici di performance dell’impresa
• In particolare, le variabili di volta in volta impiegate per misurare la
performance dell’impresa sono il tasso di crescita del fatturato o della quota
di mercato, gli
li addetti
dd i o anche
h gli
li indici
i di i di redditività
ddi i i à o di solidità
lidi à
finanziaria
• La crescita del fatturato trova largo impiego per due ordini principali di
motivazioni
– L’imprenditorialità
p
è spesso
p
identificata con il cambiamento e la crescita
delle vendite riflette quest’impostazione teorica
– I lavori empirici spesso studiano gli start-up e le imprese piccole e
giovani e in q
g
questa fase del corporate
p
life
f cycle
y misure di p
profittabilità e
solidità finanziaria potrebbero risultare fuorvianti
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Imprenditorialità e istruzione (3)
• In uno studio sulla performance post-IPO di 665 imprese quotate
sull’Alternative Investment Maket (AIM), Cassia, Colombelli e Paleari
(2007) mostrano come
come, tra altre determinanti a livello individuale (relative
all’esperienza e alle capacità del CEO) e a livello di impresa (indicative del
grado di assunzione di rischio), il livello di istruzione del CEO influenzi
positivamente la crescita del fatturato
Questo è un risultato importante perché ottenuto con un campione
significativo di imprese e in relazione ad un mercato di quotazione che ben
sintetizza il fenomeno imprenditoriale
• Infatti
– L’AIM è un mercato dedicato alle imprese piccole e giovani. Secondo il
modello del ciclo di vita dell’impresa di Quinn e Cameron (1983)
queste
t sono iimprese nella
ll ffase iimprenditoriale,
dit i l caratterizzata
tt i t da
d elevata
l
t
innovatività e creatività e da un alto grado di incertezza
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Imprenditorialità e istruzione (4)
– In secondo luogo, l’AIM non è un mercato specifico per le imprese
high-tech né vi sono requisiti specifici per la quotazione. Le imprese che
si quotano sull’AIM
sull AIM sono davvero progettate attorno ad una nuova idea
imprenditoriale, la principale determinante della creazione del capitale
imprenditoriale. Come mostrato da Audretsch e Keilbach (2004), il
capitale imprenditoriale si palesa attraverso la formazione di nuove
imprese, coinvolgendo imprenditori – disposti a fronteggiare il rischio
connesso alla nuova attività – e investitori – disposti a condividerne
rischi e benefici
– Infine, non vi sono specificità settoriali sull’AIM : le imprese ivi quotate
operano sia in settori science
science-based
based che in settori non science
science-based.
based. E ciò è
coerente con il fatto che l’imprenditorialità è un fenomeno individuale,
specifico di un’organizzazione e specifico di un territorio piuttosto che
specifico
p
di un settore
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Imprenditorialità e istruzione (5)
• Un risultato parzialmente in contrasto con quest’ultimo punto è quello
ottenuto da Thornhill (2006) sulla base di uno studio condotto su 845
imprese
p
industriali canadesi
Il lavoro giunge a tre risultati che legano il dinamismo settoriale (misurato
dall’intensità di R&D a livello settoriale), l’innovatività a livello di impresa
(variabile dummy relativa all’aver introdotto o meno innovazioni di
prodotto), la performance dell’impresa (crescita del fatturato), i knowledge
assets a livello di impresa (la percentuale di ingegneri e di tecnici sul totale
degli addetti) e il training a livello di impresa (la percentuale di spesa in
training sul totale del costo del personale)
– Innanzitutto lo studio mostra una relazione positiva tra dinamismo
settoriale e innovazione a livello di impresa
p
: nei settori high-tech,
g
,
caratterizzati da elevate spese in R&D, la percentuale di imprese che
hanno introdotto un nuovo prodotto è più che doppia rispetto a quella
registrata nei settori low-tech
– In secondo luogo, i dati confermano la relazione positiva tra
l’innovatività e la performance a livello di impresa
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Imprenditorialità e istruzione (6)
– L’ultimo e più significativo risultato è che il dinamismo settoriale,
l’innovatività e la conoscenza a livello di impresa interagiscono nel
determinare la performance dell
dell’impresa
impresa
Industry
Dynamism
Firm-level
Innovation
Firm
Performance
Knowledge &
Training
– IIn particolare,
ti l
neii settori
tt i di
dinamici
i i (hi
(high-tech),
h t h) i prodotti
d tti iinnovativi
ti i
hanno un impatto elevato sul fatturato se il livello dei knowledge assets
dell’impresa è elevato. In altri termini, la qualità dell’innovazione
(misurata dal suo effetto sulla crescita del fatturato) è funzione del
livello di conoscenza (leggi pure istruzione) all’interno dell’impresa
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Imprenditorialità e istruzione (7)
– Nei settori low-tech, invece, l’innovatività dell’impresa produce i
migliori risultati sulla performance in presenza di un elevato livello di
training interno
– Le ragioni di questo risultato potrebbero giacere nella natura delle
i
innovazioni
i i di successo neii di
diversii contestii competitivi
ii i
Nei settori high-tech, caratterizzati da continui cambiamenti della
tecnologia, i nuovi prodotti devono poter superare significative
difficoltà tecnologiche per distinguersi dai prodotti concorrenti. In
questo contesto, è fondamentale disporre di ingegneri e in generale di
una forza lavoro altamente specializzata nelle discipline tecniche e
scientifiche
i tifi h
Nei settori meno dinamici, le innovazioni non richiedono lo stesso
livello di “novità” per avere successo sul mercato. Perciò è meglio
d
dotarsi
i di una forza
f
lavoro
l
“ h has
“that
h learned
l
d how
h
to llearn, iis responsive
i
to the market and is well-trained at what it does”
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Imprenditorialità e istruzione (8)
• In un contesto diverso (ma per questo non meno importante) che attinge
alla letteratura in ambito psicologico, Soutaris, Zerbinati e Al-Laham
(2007) testano l’effetto
l effetto dei programmi universitari di Entrepreneurship sulle
attitudini e le intenzioni imprenditoriali degli studenti di ingegneria e di
altre discipline scientifiche di due università di Londra e Grenoble
Nel lavoro, in particolare, il concetto di “programma” è più vasto di quello
di “corso”, includendo infatti un portafoglio di attività complementari
– Uno o più corsi di lezione frontale (“taught” component)
– Un business plan game competitivo tra studenti o gruppi di studenti che
ne accresca la capacità di sviluppare una determinata idea
imprenditoriale (“business-planning” component)
– Uno o più seminari esterni tenuti da imprenditori ed eventi di network
building (“interaction with practice” component)
– La disponibilità di risorse (anche finanziarie) e spazi da parte
dell’università (“university support” component)
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Imprenditorialità e istruzione (9)
Il lavoro mostra che gli studenti che hanno seguito il programma di
Entrepreneurship registrano un aumento dell’intenzione di dar vita ad una
nuova impresa mentre quelli appartenenti al gruppo di controllo no
Individual
d d l
Traits
Attitudes
Intentions
Behaviour
Situation
variables
Exogenous variables
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Imprenditorialità e istruzione (10)
• De Martino e Barbato (2003) hanno studiato le differenze nelle motivazioni
alla carriera imprenditoriale (come la creazione di ricchezza, l’autonomia, la
flessibilità nel bilanciare lavoro e famiglia,
famiglia ecc.)
ecc ) di quasi 2.000
2 000 imprenditori
con lo stesso background e le stesse credenziali accademiche, ossia
controllando per l’istruzione, e giungendo alla conclusione che “ the
differences between female and male entrepreneurs become larger if the
entrepreneurs are married and with dependent children”
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Imprenditorialità e istruzione (11)
• A livello bibliografico è interessante segnalare che recentemente Katz (2003)
ha ripercorso tutta la storia dell’insegnamento di Entrepreneurship negli Stati
Uniti a cominciare
– Dal primo corso tenuto dal Prof. Myles Mace presso la Harvard
Business School nel 1947
– Dalla prima rivista specificamente dedicata agli studi attorno
all’imprenditorialità, intitolata Explorations in Entrepreneurial History e
pubblicata ad Harvard nel 1949
Da allora, le infrastrutture accademiche sull’imprenditorialità si sono
moltiplicate, raggiungendo più di 2.200 corsi tenuti presso più di 1.600
scuole, 277 posizioni, 44 riviste con referees in lingua inglese e più di 100
centri di ricerca dedicati
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Riferimenti bibliografici
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