Il Dialogo Sociale in Europa_3_La partecipazione delle Parti Sociali

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Il Dialogo Sociale in Europa_3_La partecipazione delle Parti Sociali
Il Dialogo
Sociale in
Europa. La
partecipazione
delle Parti
Sociali nella
scelta delle
politiche del
lavoro
Scheda Paese
Italia
IL DIALOGO SOCIALE IN EUROPA. LA PARTECIPAZIONE
DELLE PARTI SOCIALI NELLA SCELTA DELLE POLITICHE DEL
LAVORO - SCHEDA ITALIA
INDICE
LE INNOVAZIONI LEGISLATIVE. LA TRASFORMAZIONE LEGISLATIVA DEGLI ACCORDI .............. 3
PARTECIPAZIONE E ACCORDI DELLE PARTI SOCIALI ALLE RIFORME ................................................... 3
PARTECIPAZIONE DELLE PARTI SOCIALI AD ACCORDI CHE PREVEDONO SPECIFICHE
POLITICHE PER TARGET DEFINITI ........................................................................................................................... 4
Benchmarking sul dialogo sociale in Europa. La partecipazione delle parti
sociali nella scelta delle politiche del lavoro
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LE INNOVAZIONI LEGISLATIVE. LA TRASFORMAZIONE LEGISLATIVA DEGLI ACCORDI
Un esempio importante di trasformazione legislativa di un accordo, è la Legge 24 dicembre
2007 n. 247, che approva le norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su
“Previdenza, lavoro e competitività per l'equità e la crescita sostenibili”. Le principali novità
riguardano: la riforma previdenziale; gli ammortizzatori sociali; il mercato del lavoro; la
competitività; i giovani; le donne. Tra i punti caratterizzanti la Legge si può ricordare la
definizione di un nuovo sistema di età pensionabile attraverso l'abrogazione del brusco
innalzamento dell'età pensionabile a 60 anni dal 1° gennaio 2008 e la definizione di un
percorso graduale. Un aspetto evidente è poi il peso attribuito ai livelli essenziali delle
prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, introdotti dalla Legge Costituzionale n. 3/01.
Con riferimento alla competitività l’Accordo del 23 luglio prevedeva l’incentivazione della
contrattazione di secondo livello al fine di sostenere la competitività delle aziende e migliorare
la retribuzione di risultato dei lavoratori. Infatti era prevista l’istituzione presso il Ministero del
Lavoro di un “Fondo per il finanziamento di sgravi contributivi per incentivare la contrattazione
di secondo livello”, con una dotazione finanziaria di 650 milioni di euro per ciascuno degli anni
2008-10. In via sperimentale veniva quindi concesso alle imprese uno sgravio contributivo
sulle “erogazioni previste dai contratti collettivi aziendali e territoriali, ovvero di secondo livello,
delle quali erano incerti la corresponsione o l’ammontare e la cui struttura era correlata dal
contratto collettivo medesimo alla misurazione di incrementi di produttività, qualità e altri
elementi di competitività assunti come indicatori dell’andamento economico dell’impresa e dei
suoi risultati”. Veniva poi prevista l’istituzione di un Osservatorio presso il Ministero del Lavoro,
con la partecipazione delle Parti sociali, per monitorare la coerenza dell’attuazione con gli
obiettivi definiti nel Protocollo del luglio 2007 e delle caratteristiche della contrattazione di
secondo livello, monitoraggio al quale veniva subordinata la riconferma dello sgravio
contributivo per gli anni successivi al 20101. Altro esempio, pur diverso, è la Legge n. 68/99,
che ha come finalità la promozione dell'inserimento e dell’integrazione lavorativa delle persone
disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato.
PARTECIPAZIONE E ACCORDI DELLE PARTI SOCIALI ALLE RIFORME
L’Accordo tra Governo e Regioni sugli ammortizzatori sociali del 12 febbraio 2009 ha previsto
lo stanziamento di 8 miliardi di euro da destinare nel biennio 2009-2010 ad azioni di sostegno
al reddito e di politica attiva del lavoro. L’INPS, sulla base degli Accordi stipulati tra le Regioni
e le Parti Sociali, eroga il sostegno al reddito per la parte imputata ai fondi nazionali con
l’accantonamento della contribuzione figurativa. Le politiche del lavoro possono essere attive o
passive, ma l’attuale congiuntura economica ha determinato un parziale superamento di
questa dicotomia. Nell’ambito del piano d’azione di contrasto alla crisi, l’Italia, ha infatti
individuato una serie di linee strategiche e operative, facendo interagire le politiche passive,
finanziate con i fondi nazionali, e le politiche attive, realizzate con il supporto del FSE. L’attuale
scenario economico richiede, infatti, azioni urgenti da intraprendere per fronteggiare la crisi in
atto, per conservare e potenziare le competenze del capitale umano e per mantenere i
lavoratori nel sistema produttivo, in particolare le categorie più svantaggiate (M. Mancini,
2009). Il confronto è quindi approdato nell’Intesa del 12 febbraio 2009 che ha garantito la
possibilità ai dipendenti delle imprese in crisi di non perdere il lavoro garantendo la tenuta del
sistema Italia, in attesa della ripresa economica.
L’attuazione dell’Accordo Governo-Regioni sul collegamento tra politiche attive e
ammortizzatori si è rivelata una sostanziale innovazione nel sistema del welfare italiano, che
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Le Relazioni sindacali in Italia e in Europa. Rapporto 2008-2009 CNEL. Il Rapporto è stato curato dal CESOS
Benchmarking sul dialogo sociale in Europa. La partecipazione delle parti
sociali nella scelta delle politiche del lavoro
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ha dimostrato, in un periodo segnato da una grave crisi economica e dalla divaricazione tra le
principali Confederazioni sindacali, l’importanza del ruolo e dell’azione delle Parti sociali.
Gli accordi aziendali, territoriali e settoriali, hanno rivestito il ruolo di “luoghi applicativi” degli
accordi regionali, coinvolgendo le Parti sociali (e le Province ordinarie) nel mantenere, pur
nell’emergenza, un’attenzione ai fabbisogni dell’impresa e dei lavoratori, coinvolgendo anche
gli enti attuatori della formazione, nelle diverse forme previste dagli accordi stessi. Le Parti
sociali hanno anche rivestito un ruolo importante nel calibrare gli interventi dei Fondi
Interprofessionali per la formazione continua in funzione di contrasto alla crisi occupazionale e
di rafforzamento delle competenze e dell’occupabilità dei lavoratori. Dopo l’approvazione della
Legge n. 2/09 i Fondi Interprofessionali hanno infatti predisposto una serie di azioni per
sostenere lavoratori ed imprese nella gestione della crisi2.
La risposta complessiva delle Parti sociali nell’accompagnare la concessione e l’applicazione
degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro, appare pertanto uno degli
elementi di forza nella risposta nazionale alla crisi economica e occupazionale. In questo
contesto non va dimenticato il ruolo delle Parti sociali nel c.d. “welfare di fonte contrattuale”
nel campo del sostegno al reddito, della formazione professionale, dell’assistenza medica, della
previdenza complementare e nella promozione di una sempre più ampia concertazione sociale
territoriale anche in questo caso in rapporto con gli Enti locali3.
PARTECIPAZIONE DELLE PARTI SOCIALI AD ACCORDI CHE PREVEDONO SPECIFICHE
POLITICHE PER TARGET DEFINITI
Un esempio di questo concreto modo di partecipazione è l’itinerario partecipativo alla stesura
del Testo Unico sull’apprendistato (DLgs n. 167/11), con riferimento al target giovani.
Il 5 maggio 2011 il Ministero del Welfare presentò il nuovo Testo Unico sull'apprendistato che
fu approvato dal Consiglio dei Ministri e che fu poi approvato – definitivamente - dopo il
confronto con le Parti sociali, il 28 luglio 2011 e adottato con il DLgs n. 167/11. Per quanto
attiene al ruolo delle Parti sociali, nel TU c’è un forte rimando alla contrattazione collettiva e
alla responsabilizzazione delle Parti sociali. Basti pensare allo stesso iter formativo del TU, che
ha visto il coinvolgimento attivo delle Parti sociali e all’art. 2, relativo alla “disciplina generale”,
che dispone al comma 1, che la disciplina del contratto di apprendistato è rimessa ad appositi
accordi interconfederali ovvero ai contratti collettivi di lavoro stipulati a livello nazionale da
associazioni dei datori e prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano
nazionale (ai fini dell’uniformità della disciplina del contratto) nel rispetto di una serie di
principi enunciati nel TU stesso. Apprendistato configurato quindi come canale preferenziale di
ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Il TU era stato preceduto inoltre dall’Intesa tra
Governo, Regioni, Province Autonome e Parti Sociali per il rilancio dell'apprendistato del 27
ottobre 2010. Le parti firmatarie ritennero necessaria una concertazione tra tutti gli attori
coinvolti al fine di garantire la certezza e l'effettività dei percorsi educativi e formativi per gli
apprendisti e che il rilancio del contratto di apprendistato imponeva una maggiore
valorizzazione della componente della formazione aziendale e un maggiore coinvolgimento
delle Parti sociali e della bilateralità.
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Ibidem nota 2
Ibidem nota 2
Benchmarking sul dialogo sociale in Europa. La partecipazione delle parti
sociali nella scelta delle politiche del lavoro
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