È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine

Transcript

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza
dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione
politica, economica e sociale del Paese.
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca
scientifica e tecnica.
L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.
QUARTO CONGRESSO NAZIONALE PROTEO FARE SAPERE
Roma - 20 e 21 Marzo 2015
Il contesto
L’istruzione e
la formazione
I quattro anni che ci separano dal precedente congresso di Proteo sono
stati caratterizzati dal perdurare e, per molti versi, dall’aggravarsi della crisi
economica e sociale del Paese. Le politiche economiche poste in essere sono
state caratterizzate da misure di contenimento e riduzione della spesa pubblica
che, come soltanto ora incomincia a chiarirsi anche a livello di Unione
Europea, hanno inciso negativamente sui consumi, quindi sulla produzione,
quindi sul PIL nonché –ovviamente- sulle stesse entrate fiscali. La scuola, così
come in generale tutti i comparti della conoscenza, considerata per antico e
imperdonabile errore teorico e politico né più né meno che uno dei diversi
settori del welfare state, ha pagato pesantemente la logica dei “tagli” alla spesa
pubblica. Si sono via via succeduti interventi dettati da esigenze economicofinanziarie piuttosto che da progetti pedagogici: tamponare emergenze
contabili è stato considerato prioritario rispetto al fronteggiare le emergenze
sociali. Al danno si è talora accompagnata la beffa, come quando si sono voluti
mimetizzare i tagli di budget con la maschera di “riforme epocali”. Un rapido
sguardo alle statistiche ci dice che la nostra spesa pubblica per istruzione e
formazione in rapporto al PIL si colloca ben al di sotto della media europea:
nella graduatoria continentale precediamo soltanto Grecia, Romania,
Slovacchia e Bulgaria (dati 2011, fonte Eurostat).
Siamo sempre stati convinti (e restiamo fermamente convinti) che
proprio per fronteggiare adeguatamente la crisi, cioè per aprire prospettive
nuove ad una società sempre più caratterizzata come “società della
conoscenza”, sia necessario intendere la spesa per istruzione e formazione
come “investimento sul futuro”. Del resto, altrove (a cominciare dagli USA)
questa scelta – sia pure con innegabili contraddizioni – è stata fatta. Noi, al più,
inseguiamo le emergenze. Ed è sacrosanto intervenire su un’emergenza
drammatica come quella dell’edilizia scolastica, ma occorre saper guardare
oltre, consapevoli che oggi la nostra scuola pubblica vive una vera e propria
crisi di identità, che si supera solo se si è in grado di ridefinirne la missione.
La mission della scuola, che noi ritroviamo intera e solenne nell'art. 3
della Costituzione, è venuta sempre più piegandosi verso una deriva
1
economicista: formare consumatori/consumatrici piuttosto che cittadini/e.
Riteniamo al contrario che sia necessario ridare senso alla possibilità che la
scuola della Repubblica, operando per “rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale” che limitano di fatto la libertà e l'uguaglianza dei /delle
cittadini/e, debba promuovere il pieno sviluppo della persona.
E se si va affermando questa consapevolezza che è ormai
indispensabile riconsiderare criticamente il modello di sviluppo entrato in crisi,
l’affermarsi di nuovi modelli di vita e di un nuovo senso di società non passa
necessariamente attraverso inediti progetti educativi e formativi? Se la crescita
economica non può più rappresentare l’unico obiettivo al quale mirare e se,
viceversa, il fine dello sviluppo diventa quello di mettere in grado le persone
(ogni singola persona) di vivere un’esistenza piena, allora si deve convenire
con Martha Nussbaum quando sottolinea l’urgenza di creare “capacità” che
consentano a ognuno di realizzarsi e di vivere la propria vita all’insegna della
pari dignità umana. Dunque, ripensare la scuola e tutte le istituzioni della
conoscenza nelle loro funzioni e finalità diventa la sfida del momento: la nostra
sfida.
Il nostro
compito
Un’associazione come la nostra tradirebbe la sua stessa ragion d’essere se
non raccogliesse, certo nei limiti in cui questo è e sarà possibile, la sfida di cui
si è detto. Il compito è arduo e ambizioso, ma ineludibile. Nell’ultimo
quadriennio si è cercato, pur tra difficoltà, contraddizioni e incertezze, di dare a
Proteo una dimensione culturale che andasse oltre la funzione di mera
“associazione professionale”. Occorre certamente riaffermare e rafforzare
l’impegno sui temi delle professionalità nel vasto mondo della conoscenza
nonostante le difficoltà del momento abbiano molto spostato l’attenzione su
aspetti strutturali e sindacali. Anzi proprio per questo il ruolo di un’associazione
professionale andrebbe enfatizzato. Tuttavia oggi è lo stesso “discorso sulle
professionalità” a richiedere un inedito impegno di analisi, ricerca, elaborazione
di senso e di proposte adeguate ai profondi cambiamenti intervenuti. E’ perciò
attualissima l’esigenza che un’associazione come la nostra ridefinisca la
propria identità e vocazione culturale.
Vogliamo essere una associazione professionale che, attraverso la
formazione, la ricerca, il confronto, intende promuovere un’idea di scuola
democratica, laica, partecipata, consapevole che la scuola può e deve essere
“luogo” di crescita personale, di integrazione tra le culture, di formazione alla
“cittadinanza” e al lavoro. Deve essere una scelta forte, che sa “leggere” i
mutamenti della società e tenta di fornire risposte adeguate e non di
conservazione. Per questa ragione pensa alla scuola come “comunità
professionale” nella quale vivono e si praticano didattiche laboratoriali, lavoro
di gruppo, ascolto attivo, innovazione, democrazia, collegialità, responsabilità,
cultura della valutazione.
Il rafforzamento dell’identità culturale richiede in primo luogo un ampio
rinnovamento del Comitato tecnico-scientifico, la cui operatività va pensata in
funzione delle strategie e degli obiettivi programmatici che verranno definiti dal
congresso. I tempi che attraversiamo richiedono sguardi e pensieri lunghi, il
che non vuol dire trascurare le emergenze; al contrario, vuol dire saper
guardare al futuro a partire dalle emergenze. Si tratta, dunque, di rapportarsi
alle realtà della scuola, della formazione, dell’università, della ricerca sapendo
che da ciascuna di queste realtà, pur a partire da questioni che attengono alle
diverse professionalità (docenti, ricercatori/ricercatrici, dirigenti, personale
amministrativo, tecnico e ausiliario) e ai differenti ambiti lavorativi/operativi (le
varie “autonomie”), possono venire contributi preziosissimi sul terreno
dell’elaborazione e della proposta progettuale e programmatica.
2
Le priorità
Proteo imposterà i propri programmi a partire da alcune priorità, che
occorre saper analizzare cogliendone connessioni e intrecci. Si fa riferimento,
in primo luogo, al fenomeno della dispersione scolastica. Registriamo
percentuali di abbandono superiori alla media europea (17,6% contro il 12,7%
secondo l’Annuario statistico dell’Istat, con punte di oltre il 21% in Campania,
Sicilia e Sardegna; l’Italia –secondo Eurostat- è quarta in questa triste
graduatoria, dopo Spagna, Malta e Portogallo). Che questo fenomeno sia da
considerare a tutti gli effetti la radice dell’emarginazione e dell’esclusione
sociale è confermato anche dal crescente numero di giovani ‘Neet’ (Not in
Education, Employment or Training): secondo i dati Istat, in concomitanza con
l’intensificarsi della crisi economica si è superata la soglia dei due milioni di
‘Neet’, vale a dire il 24% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, una
quota significativamente superiore alla media dell’Unione Europea (15,9%);
soltanto Grecia (27,1%) e Bulgaria (24,7%) presentano incidenze maggiori;
Sicilia e Campania sono le regioni con le quote più elevate, con valori
rispettivamente pari al 37,7% e 35,4%, seguite da Calabria e Puglia, con livelli
pari al 33,8% e al 31,2%. Nella grande maggioranza dei casi, si tratta di
giovani con bassi livelli di istruzione e formazione. Questa così drammatica
emergenza richiede adeguate risposte politiche e sindacali; Proteo la assume
come terreno di impegno progettuale e programmatico prioritario sia nella lotta
alla dispersione scolastica sia negli interventi da sviluppare nell’ambito
dell’educazione/istruzione permanente e degli/delle adulti/e. Il lavoro di
ricerca e di raccolta dati che Proteo unitamente ad altre associazioni
professionali (AIMC, CIDI, Legambiente Scuola e Formazione) ha avviato
sull’insieme del mondo scolastico italiano, sulle sue differenze interne e che
già ha dato luogo a due pubblicazioni si iscrive di per sé in questo impegno.
In coerenza con la propria missione statutaria, Proteo ha dedicato gran
parte
delle
sue energie alle iniziative di formazione di quanti/e operano nei
La
comparti
della
conoscenza e, in particolare, nella scuola. I corsi di
professionalità
preparazione ai concorsi per dirigenti scolastici e per docenti hanno
docente
comportato uno straordinario e diffuso impegno di tutta l’associazione; di più:
hanno consentito una verifica “dal vivo” dell’attuale condizione dell’universoscuola.
Al di là dei discutibilissimi meccanismi concorsuali, che
richiederebbero sostanziali modifiche nel senso di privilegiare un reclutamento
basato sulle competenze didattiche e professionali e non su presunte abilità
nel superare i test di selezione, due grandi questioni emergono come
meritevoli di essere poste al centro della nostra attività culturale e di ricerca,
quindi delle nostre iniziative per le scuole e nelle scuole: quella della
professionalità docente (come aspetto specifico della più generale
professionalità degli/delle operatori/operatrici della conoscenza) e quella,
strettamente connessa, dell’autonomia scolastica. Noi non possiamo né
dobbiamo arrenderci, rassegnati, davanti alla constatazione che siamo in
presenza di un deficit spaventoso nell’approfondimento di quel che significhi
oggi, in questa società attuale, apprendere e insegnare. Dovremo promuovere
ogni possibile iniziativa per offrire il nostro concreto contributo alla ricerca
pedagogica ed epistemologica: ricerca da intendere qui nel senso di “ricercaazione”, da condurre dunque “sul campo”, ascoltando, supportando e dando
parola a coloro che vivono sulla propria persona la “crisi di identità” della
scuola: i docenti. Nell’affermare questo orientamento siamo pienamente
consapevoli di muoverci controcorrente rispetto ad un senso comune, diffuso
largamente e per lunghi anni da opinionisti/e ed editorialisti/e, teso a demolire
sistematicamente scuola pubblica e insegnanti.
La professione è stata delegittimata e vilipesa ad ogni pseudo-riforma dettata
da ragioni economiche e mai pedagogiche; hanno preso piede accanimenti
3
valutativi ed una progressiva burocratizzazione della funzione di insegnante,
chiamato sempre più a rispondere alle esigenze dell’istituzione piuttosto che a
quelle degli/delle allievi/e. Tutto ciò non può non tradursi in stati d’animo di
distacco, frustrazione, demotivazione, che vanno compresi e correttamente
interpretati; neppure vanno trascurate, peraltro, ragioni ancora più profonde di
questo diffuso disagio: Andrea Bajani, rifacendosi alla teorizzazione di
Massimo Recalcati nota come “evaporazione del padre”, ha recentemente
sostenuto che siamo in presenza di una “evaporazione del professore” perché
“il suo [scil. del professore] paradigma ha perso la funzione che aveva” e “nulla
conferisce oggi al nome ‘professore’ quell’autorità simbolica, quel
riconoscimento sociale, etico, di cui per anni è stato sinonimo”. C’è
sicuramente del vero in queste considerazioni, ma noi riteniamo che il cuore
del problema non sia né psicologico né tanto meno psicanalitico, bensì
squisitamente politico. Perciò la domanda è: quale politica per la
professionalità docente? Proteo ha elaborato sul tema riflessioni e proposte,
contenute in un ampio documento, al quale si rinvia. In questa sede ci è
sufficiente condividere una considerazione di Hannah Arendt: “L’insegnante si
qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri in
proposito, mentre è autorevole in quanto, di quel mondo, si assume la
responsabilità”. Ecco dunque la parola: ‘responsabilità’. Comprendiamo,
allora, che non è possibile scindere l’idea di professionalità da quella di
responsabilità e che serve una politica, serve uno Stato che agli insegnanti
riconosca questa responsabilità, e le dia un valore economico non in chiave
competitiva, ma soprattutto politico. Al tempo stesso, quella parola allude ad
un ‘modo d’essere’ ad un ethos strettamente connesso alla professione di chi
insegna e che consiste nel “conoscere il mondo”: perciò, se il mondo cambia,
chi insegna non può ignorarne i cambiamenti. Qui balza in primo piano il tema
–a noi particolarmente caro – della formazione (intesa come formazione
permanente) dell’insegnante: un tema che
intrecciamo con quello
dell’autonomia scolastica. Per questo riteniamo che tutto il personale che
lavora nella scuola debba considerare la formazione, e non solo
l'aggiornamento disciplinare, come un dovere e che debbano essere messi in
campo strumenti contrattuali e risorse per garantirla.
L’Autonomia
scolastica
Vorremmo rifarci allo spirito (ma anche alla lettera!) iniziale
dell’autonomia scolastica, là dove si prevedeva non solo autonomia di
gestione, ma anche di sperimentazione e di ricerca (per non dire dell’impegno
a rivedere entro un anno le norme riguardanti gli organi collegiali…). Oggi,
contro l’autonomia, tuonano severi censori e cantano le sirene di un neocentralismo ministeriale. Occorre non farsi intimidire dagli uni né farsi sedurre
dalle altre. L’autonomia burocratica, che ha privilegiato quasi esclusivamente
gli aspetti gestionali, va resa pienamente funzionale all’autonomia di
sperimentazione e di ricerca, capace di realizzare effettivamente le finalità di
sviluppo della persona e la piena realizzazione del diritto ad apprendere e alla
crescita educativa di tutti gli alunni. Declinare il concetto di “responsabilità”
implica anche l’impegno a diffondere le buone pratiche della
rendicontazione e del “bilancio sociale”. Anche i percorsi di autovalutazione
che le scuole hanno avviato possono essere l’occasione per rivitalizzare la
partecipazione sociale: solo così l’autonomia potrà diventare lo strumento utile
a restituire senso e dignità al mestiere di chi insegna, al lavoro del personale
ATA e dei/delle dirigenti scolastici/scolastiche. Riteniamo inoltre che una vera
autonomia debba prevedere che il contesto della scuola sia un’effettiva
comunità di lavoro, un sistema di relazioni e pratiche sociali in grado di
4
Le alleanze
Il
rinnovamento
coinvolgere docenti, ATA e dirigenti nella consapevolezza di avere obiettivi e
finalità comuni (sempre utili, in proposito, gli insegnamenti che si ricavano da
due lavori del compianto Piero Romei: Guarire dal ‘mal di scuola’. Motivazione
e costruzione di senso nella scuola dell’autonomia, Firenze 1999 e Fare
l’insegnante nella scuola dell’autonomia, Roma 2005).
Compito nostro sarà pertanto quello di adeguare a queste finalità iniziative,
progetti e proposte sulla formazione dei docenti, dei dirigenti, del personale
tecnico e amministrativo. Di quest’ultimo si sottolinea la funzione svolta, ma
spesso trascurata, che rappresenta una risorsa per l’autonomia. A tutti loro
viene richiesta una competenza non solo professionale ma anche relazionale.
L’Ufficio di presidenza nazionale preparerà format per corsi di formazione ad
esso dedicati., in particolare rivolti all’aspetto relazionale delle professioni ATA.
Pensare di poter affrontare tali e tante questioni in una sorta di
solitudine autoreferenziale renderebbe il nostro lavoro e il nostro impegno
simili alla nota battaglia di Don Chisciotte contro i mulini a vento. La via delle
alleanze e delle sinergie, già largamente e positivamente sperimentata, è
perciò una scelta obbligata. Essenziale, anche in funzione del rinnovando
Comitato Tecnico-Scientifico è per noi la collaborazione con alcune sedi
universitarie e centri di ricerca. Ma l’attitudine a costruire ‘reti’, che peraltro
dovrebbe caratterizzare le stesse istituzioni scolastiche autonome, per noi
significa soprattutto concreta collaborazione con le altre associazioni
professionali e dovrà diventare – anche sulla base delle esperienze già
maturate – un diffuso stile di lavoro di tutta la nostra organizzazione; peraltro,
un’attenzione anche al più vasto mondo dell’associazionismo apre ulteriori
spazi per l’iniziativa culturale, per esempio su temi quali la cittadinanza, la
storia, la memoria.
Il congresso sancirà un ampio rinnovamento dei nostri gruppi dirigenti,
ai quali affideremo i frutti del lavoro svolto in questi anni, insieme con alcune
“raccomandazioni” relative a ciò che ancora non si è fatto o si è fatto solo
parzialmente. L’esperienza ci dice che conta certamente quanto ci si impegna
e si lavora, ma non meno rilevante è il come. Veniamo da una tradizione, di cui
siamo orgogliosi e gelosi, che ha sempre coltivato la pratica del lavoro
collettivo. Questa tradizione va riaffermata attraverso il costituirsi di gruppi
dirigenti che funzionino sempre più come collettivi, riuscendo, al tempo stesso,
con lo strumento delle deleghe, a valorizzare le competenze dei singoli. Ma è
l’associazione nel suo complesso a dover mettere in atto una serie di misure
politico-organizzative capaci di rafforzarne identità e radicamento. Si tratta di
promuovere un più diffuso e costante coinvolgimento, in particolare dei gruppi
dirigenti, nel dibattito politico-sindacale; essenziale, a tal fine, è l’impostazione
e il funzionamento del sito web, strumento diventato ormai decisivo per
assicurare un’adeguata informazione, la giusta valorizzazione dei materiali
prodotti, la socializzazione delle iniziative (anche per promuoverne la
riproducibilità sui territori), il monitoraggio costante della situazione
organizzativa.
Poiché decisivo è per Proteo il rapporto diretto con le Istituzioni scolastiche
e poiché la scuola dell’autonomia vive in quanto realizza una relazione di
‘scambio’ col territorio di competenza, nostro obiettivo dovrà essere quello di
porre speciale attenzione all’ambiente-scuola, cioè alle istituzioni scolastiche
viste nei loro specifici contesti. Ciò significa, da un punto di vista organizzativo,
rafforzare ed estendere il nostro radicamento sul territorio. Attualmente la
nostra presenza territoriale si presenta alquanto disomogenea: per porsi
l’obiettivo di una sostanziale omogeneità sarà necessario programmare una
“fase intermedia” che preveda anche integrazioni interregionali, vale a dire un
supporto che le realtà più forti e consolidate potranno temporaneamente
5
fornire a quelle da rafforzare a da costituire. Si tratta, in sostanza, di puntare
ad una maggiore mobilità e valorizzazione dei nostri quadri, che spesso
possono garantire contributi positivi, anche al di là dei singoli ambiti regionali o
provinciali, rappresentando preziose risorse per tutta l’associazione. Alla luce
di queste considerazioni, anche composizione e funzionamento dell’Ufficio di
Presidenza e del Consiglio generale dovrebbero costituire oggetto di
riconsiderazione, eventualmente in sede di revisione statutaria. Ma nella
direzione qui auspicata dovrà andare certamente la costituzione di gruppi di
formatori che si articolino sul territorio in ambito sia regionale sia
interregionale.
Idee per un
progetto di
lavoro comune
Proteo Fare
Sapere-Valore
Scuola
L’esigenza di un impegno più ampio e più forte della nostra
associazione, tale da poter corrispondere ai sempre più complessi bisogni
formativi e culturali del vasto e variegato mondo della conoscenza suggerisce
la massima valorizzazione di ogni possibile sinergia. E’ quanto abbiamo
sperimentato positivamente nella collaborazione con altre associazioni, che
insieme con noi hanno prodotto i due rapporti sul sistema educativo italiano; è
quanto intendiamo realizzare con una realtà “gemella” come Valore ScuolaEdizioni Conoscenza. D’altra parte in più occasioni è emersa l’esigenza per la
nostra associazione di pubblicare ricerche o sintesi elaborate nel corso della
propria attività, di avere strumenti per un lavoro di divulgazione che è iscritto
nei propri cromosomi, di competere con altre associazioni anche sul questo
terreno della diffusione delle proprie idee. Sarebbe utile per esempio che a
fianco del tradizionale filone strettamente sindacale (rapporto di lavoro, diritti e
doveri, profili, contratti, diritti sindacali ecc.) della casa editrice si potenziasse
la già esistente pubblicistica di natura più didattica legata all’esercizio e alla
cura della professione, all’aggiornamento continuo, alla diffusione di buone
pratiche, alla gestione organizzativa. La stessa collaborazione già richiesta
per la rivista Articolo 33 dovrebbe trovare una risonanza maggiore delle e nelle
discussioni sulle problematiche educative: una rivista teorica ha senso e lettori
se nei “nostri” luoghi di lavoro si discute di “teorie” (pedagogiche, didattiche,
storiche ecc.).
Su questo terreno l’obiettivo è quello di costruire un progetto innovativo
che, raccogliendo il meglio delle esperienze e del know how maturato da
"Proteo Fare Sapere" e da "Valore Scuola-Edizioni conoscenza", offra al
mondo della conoscenza, ai/alle suoi/sue protagonisti/e (professionali e
sindacali) livelli più elevati di iniziativa culturale e orizzonti più ampi nella
elaborazione delle idee.
Non si tratta solo di razionalizzare le risorse, ma di migliorare le performance
nei settori della formazione e della connessa produzione editoriale,
sperimentando campi nuovi, anche inediti, di lavoro e di intervento. A suo
modo, la nostra vuole essere una risposta alla crisi che ha investito (non solo
in termini economici) tutti i settori dell'istruzione, della formazione, della
produzione culturale, mettendone in discussione paradigmi e finalità. Di qui
occorre ripartire con uno sforzo straordinario per immaginare il futuro e
progettarlo: nulla sarà più come prima, ma poiché non ci riconosciamo nella
“parabola dei ciechi”, ripartiamo sulla base di alcuni fondamentali punti fermi,
che rimandano all'idea di “conoscenza bene comune” e di “cultura bene
comune” nonché agli irrinunciabili valori della Costituzione della
Repubblica. Perciò, il “valore aggiunto” del lavoro comune dovrà essere
rappresentato proprio dall'elaborazione e dall'iniziativa più propriamente
culturale, per ripensare (e, in taluni casi, per “rifondare”) momenti essenziali
delle attività proprie del nostro mondo: dalla didattica alla ricerca, dal senso
attuale del “fare scuola” alla trasmissione e rielaborazione dei saperi.
Un'impresa che deve necessariamente escludere a priori ogni
6
autoreferenzialità per aprirsi ai contributi e alle collaborazioni di quanti/e
esprimono le elaborazioni più avanzate e scientificamente corroborate nei
diversi settori della conoscenza.
Il contesto in cui ci muoviamo è, dunque, quello di una crisi dalla quale si fatica
a vedere una via d’uscita. Una crisi che piega certezze e crea disorientamento
sociale, politico e personale: essa investe – sia pure con conseguenze diverse
nei vari Paesi – l’intera Europa; in Italia essa presenta alcune sue peculiarità.
I tagli ai settori della conoscenza, spesso mascherati da “riforme epocali”,
hanno portato il nostro paese in controtendenza rispetto ai paesi Ocse. I dati
della nostra spesa in istruzione e ricerca rispetto al PIL parlano chiaro. Tra le
conseguenze di queste politiche (accompagnate da una crescita della
corruzione e dell’illegalità che alimenta sprechi enormi di risorse e diffonde
sfiducia) c’è un abbassamento del livello culturale del paese, la perdita di
fiducia nell’istruzione come molla di emancipazione anche sociale, un
declassamento della dignità del lavoro.
In questa situazione non è facile parlare alle professioni della conoscenza,
perché, soprattutto nella scuola, il disorientamento è massimo. Troppi
interventi riformatori, o presunti tali, troppi cambiamenti annunciati, un eccesso
di normazione. Ma, pur consapevoli delle mille difficoltà, né Proteo né Edizioni
Conoscenza intendono rinunciare alla “missione” che si sono date.
GUARDANDO
AL FUTURO
Quali piste di
un progetto
comune?
Il lavoro svolto da Proteo in questi quattro anni è complessivamente
positivo. Tuttavia, molto rimane da fare. Occorre non solo pensare o ri-pensare
ad una diversa organizzazione che ponga al centro del processo di
rinnovamento la professionalità, l’impegno, la partecipazione delle donne e
degli uomini che massimamente hanno contribuito alla vita dell’Associazione
nei territori, ma occorrerà altresì – con l’ausilio del neo costituendo Comitato
Scientifico - individuare e progettare percorsi di lavoro comuni e condivisi.
1. Per prima cosa una pratica di conferenze di servizio da svolgersi due o tre
volte l’anno, che, partendo da un’analisi dei bisogni, progetti le iniziative da
realizzare.
2. Tra i grandi temi su cui realizzare un lavoro comune si possono già
indicare:
Partecipazione e rappresentanza, temi sempre più attuali, nel lavoro che
cambia. Un fenomeno da tenere sotto osservazione nei settori della
conoscenza è la trasformazione dello stesso lavoro precario. Molti giovani,
favoriti soprattutto dalla rivoluzione tecnologica, svolgono un lavoro
intellettuale in proprio. Vi sono già esperienze di condivisione in rete di
queste particolari condizioni lavorative; forme nuove di associazionismo
che scavalcano quelle storiche comprese le organizzazioni sindacali. Nei
settori della conoscenza questo tipo di lavori si diffonde (ad esempio nella
grafica) ed è probabile che tocchi molto presto anche i campi formativi ed
educativi. Non possiamo trovarci impreparati a questi cambiamenti.
Modelli e organizzativi e governance delle istituzioni educative e del
sistema di ricerca. Gli ultimi 15 anni ci hanno portato un appesantimento
burocratico che sta asfissiando l’intera società italiana. Scuola, Università e
Ricerca sono sopraffatte da norme e adempimenti: la “correttezza” della
procedura prevale sull’efficacia dell’azione, quando non, addirittura, sul
buon senso, basti pensare alla valutazione (VQR) nell’Università e nella
Ricerca. Strettamente legati ai temi organizzativi sono quelli, su cui si è già
molto lavorato, dell’autonomia e della valutazione.
7
Le nuove tecnologie e le forme dell’apprendimento e
dell’insegnamento. Anche questo è un campo sul quale non possiamo
trovarci impreparati. La facilità di accesso dei giovani al web è spesso
spiazzante per i luoghi tradizionali della conoscenza (scuola e università). Il
problema è come utilizzare nuovi strumenti di studio e apprendimento
senza destrutturazioni epistemologiche e con solidi apparati critici.
Il rapporto tra le domande educative delle nuove generazioni e la
professionalità che le istituzioni scolastiche e universitarie offrono per
dare delle risposte adeguate. È sempre in corso l’annoso dibattito tra una
solida formazione di base (che non può però essere sclerotizzata) e una
formazione professionalizzante. Sarebbe ora di rilanciare l’elaborazione
(cominciata e finita con Berlinguer) sui saperi essenziali.
3. All’interno di questo dibattito è opportuno riproporre come nodo centrale la
stretta relazione tra educazione, cittadinanza e inclusività dell’azione del
sistema di istruzione e formazione con particolare attenzione ai temi
dell’interculturalità, anche alla luce dei recenti avvenimenti a livello
internazionale:
• L’educazione interculturale si rivolge, trasversalmente, a tutti i saperi
e si intreccia con l’educazione ai valori costitutivi della democrazia, quali il
diritto alla cittadinanza, il rispetto dei diritti umani, il rispetto della dignità
della persona, e ancora: i valori della libertà, dell’eguaglianza, della non
violenza, della parità e della valorizzazione delle differenze di genere,
come ci ricordava anni fa Norberto Bobbio, sottolineando, appunto, il nesso
stretto che lega intercultura, cittadinanza, democrazia.
• Il nostro concetto di “intercultura” si lega alla consapevolezza che la nostra
visione del mondo non è l'unica possibile e che occorre rilanciare una
grande battaglia culturale sulla libertà religiosa, di pensiero e sul principio
di laicità dello Stato.
• Le culture non sono qualcosa di organico e chiuso (una visione reificata
della cultura è propria dei fondamentalismi), ma passano attraverso
processi di trasformazione e di adattamento: i concetti di “cultura” e
“identità” sono concetti in divenire, non dati una volta per tutte.
• La realtà della società globale rende di particolare attualità l'attenzione
della scuola alle tematiche connesse all'educazione interculturale. Lo
sguardo antropologico ci pare possa rappresentare il paradigma di un
curriculum formativo che si nutre di sano “relativismo”, ovvero di antidogmatismo, di apertura all'alterità, di capacità autocritica, di disponibilità al
dialogo.
• La scuola cerca di educare attraverso la trasmissione di saperi organizzati
(le discipline) e dovrebbe insegnare ad usare le discipline come
strumenti per conoscere e rappresentare la realtà. Ma attraverso le
discipline cerca anche di educare trasmettendo atteggiamenti,
comportamenti, conoscenze e valori.
• Ci troviamo di fronte all´urgenza di operare per la costruzione di una nuova
cultura, in cui ognuno e tutti/e (italiani/e e non) possano sentirsi a casa.
Una cultura plurale, in cui ognuno possa nel contempo integrarsi e
differenziarsi, sentirsi a casa ma anche veder rispettata la dimensione
irriducibile della propria personale esperienza.
Quali azioni
concrete?
Se il governo confermerà quanto annunciato nel piano “La buona
scuola”, circa 150 mila docenti entreranno in ruolo. Questo è un potenziale
punto di riferimento per un’offerta strutturata che vedrà intrecciarsi in maniera
complementare formazione, soprattutto su didattica modulare e laboratoriale,
ed iniziativa editoriale. La formazione in presenza anche attraverso pratiche di
8
mutuo aiuto professionale sarà integrata con la Formazione a Distanza
utilizzando le nostre Piattaforme FAD.
Va comunque tenuta presente, soprattutto nella formazione degli
insegnanti più giovani, l’importanza del modo di “stare in classe” e acquisire la
necessaria autorevolezza. Non c’è niente di meno virtuale della scuola,
ancora! Non va trascurata l’esigenza di una continua autoformazione, da
promuovere e sostenere con adeguate iniziative.
L’esperienza di Proteo delle convenzioni con le Università nei Master formativi
va ampliata. Il rapporto con le Università si potrebbe estendere anche ad altre
iniziative formative su temi di stretta attualità quali i BES e l’integrazione
scolastica, offrendo linee editoriali dedicate. E’ auspicabile in questo un
coinvolgimento del “Forum della docenza”.
Particolare attenzione va posta sulla possibilità di accesso ai fondi strutturali
europei. In particolare FSE obiettivo 9 (inclusione sociale e povertà); e
obiettivo 10 (education). Anche in questo caso si tratta di proporre moduli
formativi in presenza e a distanza, anche in cooperazione con enti formativi di
altri paesi.
Un
osservatorio
sulle
professioni e
sul lavoro
Un
osservatorio
su
pubblicistica
e media
La nostra
Una
parte trascurata dell’elaborazione sulla didattica e
sull’organizzazione educativa italiana riguarda la dimensione storica
dell’istruzione nonché la dimensione della traduzione in atti normativi e/o
contrattuali di questi aspetti. Eppure esiste un patrimonio di storia, di
elaborazione e di esperienza sul rapporto di lavoro, su come questo cercato di
adeguare un’organizzazione mastodontica e complessa ai bisogni formativi, un
patrimonio fatto di leggi, contratti, accordi sindacali, vertenze, documenti,
discussioni e dibattiti di merito, raccolte ed elaborazioni di dati statistici, studi
sulle retribuzioni, sull’andamento della spesa pubblica. Questo importante
archivio che si può immaginare giacente nelle sedi sindacali non ha una sua
sistematizzazione e non è fruibile per ricerche o definizioni ulteriori o anche
soltanto per informazioni utili a una conferenza stampa, a una riunione, a un
incontro col ministro.
Una sorta di osservatorio sull’evoluzione dei rapporti di lavoro nella
conoscenza, con particolare riferimento al lavoro pubblico, che negli ultimi 30
anni ha subito i maggiori cambiamenti, è un servizio che la stretta
collaborazione tra Proteo e Valore Scuola potrebbe offrire alla riflessione
sindacale. L’osservatorio può allargare il proprio orizzonte anche ad altri temi
quali l’evoluzione delle professionalità dei soggetti che operano nel mondo
della conoscenza, i condizionamenti e le interferenze che la ricerca scientifica,
le arti, la libera circolazione della conoscenza e dei saperi subiscono.
Si fa molto poco per il mondo della conoscenza, in compenso se ne
scrive e se ne parla molto. ‘Stare dentro’ il dibattito è per noi essenziale: per
farlo efficacemente c’è bisogno di un monitoraggio sistematico di quanto viene
quotidianamente detto e scritto. Un impegno specifico richiedono poi le
pubblicazioni (libri, studi, articoli su riviste scientifiche …), che andranno anche
segnalate o recensite sul sito web. Si deve aggiungere che la divulgazione
scientifica, così come quella storica e artistica, ha raggiunto risultati importanti
(trasmissioni Tv; siti specifici ecc.), ma mancano al momento adeguati supporti
didattici e abitudini metodologiche omogeneamente diffuse che rendano tale
divulgazione validamente fruibile nell’ambito dell’insegnamento scolastico.
E’ inderogabile l’esigenza di una presenza sempre più forte sul web e nei
social forum. Per questo si rende necessario lavorare alla costruzione di un
9
presenza sul
web
Il Congresso
nuovo sito web che faccia sintesi degli attuali due siti (Proteo – Ed.
Conoscenza), rappresenti la complessità dei due soggetti e proietti la visione
del possibile nuovo soggetto che vogliamo costruire. Ciò non può essere
considerato un aspetto secondario del nostro futuro lavoro, ma si inserirà
necessariamente in una progettazione a parte che andrà discussa in una sede
ad hoc, anche perché un sito web ha bisogno di aggiornamenti e
manutenzione costanti, dunque di un impegno redazionale dedicato.
Il mondo della conoscenza nel XXI secolo ha bisogno di un luogo aperto
di incontro e confronto a 360°. Un luogo non conven zionale, di libera
elaborazione e costruzione delle idee, dove si costruiscano “pensieri lungi”
fuori da interessi accademici, ritorni politici, ambizioni di carriera.
Punto di partenza è la costituzione di un Comitato Tecnico-Scientifico aperto
a nuovi soggetti, a giovani, a chi ha qualcosa da dire e non funga solo da luogo
di rappresentanza. Il Comitato tecnico-scientifico sarà costituito entro 30 giorni
dalla conclusione del Congresso
Il regolamento congressuale, assegna un ruolo centrale alle assemblee
regionali, non solo perché, semplifica le procedure elettive dei gruppi dirigenti,
ma perché rappresenta l’occasione per affermare, far conoscere, praticare i
progetti del nuovo corso di Proteo Fare Sapere. I congressi saranno inoltre
l’occasione per sviluppare una riflessione sulla necessità di creare una rete di
relazioni sul territorio con tutti i soggetti che si occupano del vasto mondo della
conoscenza.
Immaginiamo assemblee regionali con titoli congressuali significativi che
colgano e valorizzino le specificità territoriali dove si offre ai soci di Proteo Fare
Sapere e a tutti i soggetti che vorranno partecipare l’opportunità per riflettere,
l’occasione per far conoscere i nostri temi come campi di esplorazione e di
ricerca, una piacevole offerta d’arricchimento professionale.
Immaginiamo che nei mesi di Febbraio e Marzo in 20 regioni italiane si
tengano dei congressi-seminari dove si comincia a praticare l’allargamento di
Proteo Fare Sapere e si individuino e approfondiscano percorsi di lavoro
comuni tra Proteo e Valore Scuola, dove le risorse intellettuali di quella regione
possano esprimersi e dire la loro su nodi tanto delicati come quelli che
prospetta la nuova società della conoscenza.
10