Artisti in mostra 2 (PDF file - 92 Kb)

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All’inizio degli anni Trenta vennero attenuandosi gli elementi più crudamente naturalistici del su linguaggio, forse anche per effetto dei contatti con Velàzquez, presente a Napoli proprio nel 1630, e la sua
pittura divenne più pacata e caratterizzata dall’uso di un colorismo più chiaro.
Nei primi anni Quaranta il pittore si ammalò, ma sebbene fu costretto a rallentare fortemente la sua
attività eseguì ancora dei grandi capolavori.
Francisco de Solis (Madrid, 1620-1684)
Figlio del pittore di Madrid Juan de Solis, Francisco fu collezionista e autore di biografie di artisti.
Specializzato in temi religiosi, su di lui esercitarono una certa influenza gli artisti italiani di indirizzo
accademico.
Il suo stile si caratterizza per i contrasti di luce e le eleganti figure.
Alonso Miguel de Tobar (Higuera del la Sierra 1678 - Madrid 1758)
Alonso Miguel de Tobar si formò a Siviglia sotto la guida di Antonio Ossorio e Juan Antonio Fajardo,
in questo perido eseguì molti dipinti a carattere religioso. Dal 1729 al 1734 la Corte dei sovrani di
Spagna si trasferì temporaneamente nella città principale dell’Andalusia. Tobar divenne allora il pittore
personale della famiglia reale. Come pittore di corte si trasferì poi a Madrid, restando nella capitale fino
alla morte. Nelle sue opere si distingue una forte influenza di Murillo.
Matias de Torres (Aguilar del Campoo, Palencia 1635 - Madrid 1711)
Nato a Aguilar del Campoo Matias, de Torres di trasferì a Madrid nel 1646.
Il suo stile si caratterizza per una certa tendenza agli scorci sulle figure e per un’illuminazione non
tradizionale. Nei suoi lavori si nota lo studio dell’opera di Rubens, Bassano, nonché delle stampe fiamminghe che erano ampiamente diffuse a Madrid alla fine del XVII secolo.
Clemente de Torres (Cadice 1662 ca. - 1730 ca.)
Nato a Cadice, Clemente de Torres di formò a Siviglia. Cominciò a dipingere probabilmente intorno al
1680, ma nonostante la sua lunga carriera si conosce molto poco de suo lavoro.
Juan de Valdés Leal (Siviglia, 1622-1690)
Dopo un’iniziale attività di orafo, Valdés Leal entrò a bottega dal pittore di Cordoba Antonio del
Castillo y Saavedra, dove dipinse opere caratterizzate da forti contrasti chiaroscurali e da un vigoroso
naturalismo. Nel 1649, a causa di una violentissima peste che colpì la città di Cordoba, l’artista fu costretto ad andare via con la sua famiglia. Nel 1657 si stabilì a Siviglia, dove erano attivi Murillo e l’ormai
anziano Zurbarán. Fu in questo periodo che si nota un notevole accentuarsi di un forte dinamismo
nelle sue composizioni accompagnato da una stesura cromatica spezzata e intensa.
Nel 1660 fu tra i fondatori dell’Accademia di Pittura di Siviglia e quando Murillo ne abbandonò la
direzione, prese il suo posto.
Diego Velàzquez (Siviglia, 1599 – Madrid, 1660)
Fu uno degli artisti più rappresentativi del “Siglo de oro” e un grande ritrattista.
Inizialmente allievo di F. Herrera il Vecchio, nel 1610 passò nella bottega di F. Pacheco, rimanendovi
fino al 1617 quando iniziò la sua attività indipendente.
Durante il periodo giovanile Velázquez dipinse dei quadri raffiguranti delle nature morte con tavole
imbandite collocate in cantina, dei “bodegones”.
Nel 1622 compie un primo viaggio a Madrid con la speranza di ritrarre il sovrano, tornò nella capitale
l’anno successivo quando, grazie all’appoggio e alla benevolenza del potentissimo conte de Olivares
venne nominato pittore reale.
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Dopo aver ricevuto quest’incarico, egli concentrò la sua produzione soprattutto sull’esecuzione dei ritratti dei membri della famiglia reale e della nobiltà. Oltre a ritratti ufficiali a figura intera, Velázquez ne
dipinse anche di più modesti, a mezzo busto rendendo con grande verosimiglianza l’immagine esterna
e il carattere, sottolineando la nobiltà e l’aristocraticità dei modelli.
Iniziò così la rapida ascesa di Velàzquez che raggiunse in pochi anni una posizione di indiscussa supremazia trasformando il gusto artistico della corte spagnola.
Tra il 1629 e il 1631 trascorse un anno e mezzo in Italia con l’intento di viaggiare e studiare le opere
d’arte presenti nel paese, facendovi poi ritorno nel 1649. Oltre a numerose versioni di note scene storiche e letterarie e ai ritratti dei membri della famiglia reale di Spagna ritrasse altri importanti personaggi
dell’Europa del tempo.
A partire dalla prima metà del XIX secolo l’opera di Velàzquez ha rappresentato un modello a cui si
sono ispirati i pittori dei movimenti realista e impressionista, in particolare Édouard Manet. Da allora,
anche altri artisti moderni, tra cui Picasso, Dalí e Bacon hanno pagato il loro tributo a Velázquez reinterpretando alcune delle sue opere più celebri.
Pedro Nuñez de Villavicencio (Siviglia 1635 ca. - 1700 ca. )
Pedro Nuñez de Villavicencio fu un aristocratico che praticò l’arte del dipingere soprattutto per passione. Nel 1660 contribuì alla nascita dell’Accademia di Siviglia. L’anno seguente lasciò la città natale, fu
consacrato cavaliere dell’ordine di San Giovanni di Gerusalemme e nel 1662 partì per Malta. Qui fece
la conoscenza del pittore italiano Mattia Preti, che eserciterà su di lui una grande influenza. Nel 1664
al suo ritorno a Siviglia Nuñez de Villavicencio entrò nella Confraternita della Misericordia. Per lunghi
anni mantenne rapporti di amicizia con Murillo. In una maniera che ricorda l’approccio di Murillo
anche Nuñez de Villavicencio dipinse opere su temi infantili.
Franciso de Zurbarán (Fuente de Cantos, 1598 – Madrid,1664)
Zurbarán lavorò per quasi tutta la vita per i conventi di Siviglia e dei dintorni. Nato a Fuente de Cantos,
cittadina dell’Estremadura, vi acquisì i primi rudimenti artistici, dopodiché passò nella bottega di un
pittore di Siviglia di immagini devozionali rimasto sconosciuto. Nella bottega di Francisco Pacheco
Zurbarán conobbe Velázquez, con cui mantenne rapporti di amicizia per tutta la vita. Una volta ultimata la sua formazione, fece ritorno nei luoghi natii.
Nel 1634 è a Madrid e qui, anche grazie alle sollecitazioni di Velàzquez , fu incaricato di dipingere dieci
tele per il Palazzo del Buen Ritiro: ma i contatti con gli ambienti di corte non influirono sui suoi orientamenti stilistici. Tornò a Siviglia nel 1637, chiamato all’unanimità dalla municipalità, dove proseguì la
sua opera al servizio dei potenti ordini monastici presenti in città divenendo in breve l’interprete ideale
di una religiosità austera e drammatica.
Le sue opere sono contraddistinte da un equilibrato ritmo compositivo; sapeva servirsi in maniera mirabile della tecnica del chiaroscuro tanto da essere soprannominato il “Caravaggio spagnolo”.
Attorno al 1650 la sua attività cominciò a rallentare anche a causa di clima devozionale ormai mutato e
alla crescente fama del giovane Bartolomé Esteban Murillo (arrivato in città nel 1645). Zurbarán iniziò
quindi a produrre molti dipinti destinati alle colonie spagnole in America, soprattutto in Messico.
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