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G GERONTOL 2006;54:64-65
Società Italiana di
Gerontologia e
Geriatria
PACINIeditore
Come eravamo …
Sul Giornale di Gerontologia (1988;36:479-537) si legge il documento riassuntivo del Convegno internazionale (Roma, 13-15 Giugno 1988) su “Non
autosufficienza dell’anziano, strategie operative e Sistema Sanitario Nazionale a confronto”; alla sua stesura parteciparono G. Abate, L. Antico, R.
Bernabei, P.U. Carbonin, A. Cocchi, N. Marchionni, F. Rengo, P. Santacroce,
U. Senin, P. Valdina e A. Ventura; non ci fu la partecipazione di alcune rilevanti scuole geriatriche nazionali; ma la presenza di esperti di grande competenza, anche internazionale (Kane, Rubinstein, …) è indiscussa e rilevante.
Il documento contiene le conclusioni di gruppi di lavoro che hanno discusso
le strategie adottate, mettendo a punto indirizzi da seguire nell’organizzazione di un’efficiente assistenza all’anziano non autosufficiente.
Gli auspici (siamo nel 1988) più importanti sono stati: 1. trovare un dialogo
costruttivo tra tutte le autorità istituzionalmente responsabili della tutela e
della salute dell’anziano; 2. indurre un cambiamento di indirizzo in un settore
che sicuramente non ci vedeva ai primissimi posti fra i paesi industrializzati.
Già allora c’era la convinzione che lo scarso sviluppo del settore geriatrico
fosse da imputare alla persistente incapacità di integrazione tra i ruoli spettanti al Governo centrale e ai Governi regionali, alle Università, agli enti
locali, alle società scientifiche, agli ordini professionali, ai Sindacati e ai
Gruppi di Volontariato.
Il Presidente della SIGG, prof. G. Barbagallo Sangiorgi, nella allocuzione introduttiva, alla presenza del Ministro Jervolino e di altre autorità, evidenziò la
rilevanza del Convegno attribuendone i meriti alla Scuola Geriatrica dell’Università Cattolica di Roma, diretta dal prof. Carbonin.
Nel testo del citato numero del Giornale di Gerontologia sono presi in considerazione i seguenti punti:
– la non autosufficienza dell’anziano: definizione, metodologie di indagine
e dimensione del fenomeno; si sottolinea l’importanza di un approccio
multidimensionale alla sua definizione e approccio curativo-assistenziale
con la partecipazione di operatori professionalmente preparati in settori
strategici (scienze biologiche, psicologiche, sociali ed economiche);
– la rete dei servizi: basata sulla piena integrazione tra Servizio Sociale e
Sanitario con un coordinamento di pertinenza del comparto sanitario; la
metodologia geriatrica va estesa anche alle strutture sanitarie non ospedaliere. L’assistenza geriatrica si basa sulla continuità e sulla integrazione
fra le attività curative ed assistenziali, facilitata dall’attività dell’Unità Valutativa Geriatrica (UVG). Il sistema organizzativo è invece cristallizzato in
due compartimenti (Medicina Generale ed Ospedaliera) poco comunicanti;
– formazione del personale: si auspica l’obbligatorietà dell’insegnamento della
Gerontologia e Geriatria per assicurare una solida preparazione dello
studente di medicina. Il Corso Integrato di Gerontologia e Geriatria dovrebbe
essere presente in tutte le facoltà mediche; è fondamentale anche la preparazione gerontologico-geriatrica del personale infermieristico (infermiere
geriatrico), del terapista occupazionale e dell’assistente sanitario;
– il problema economico: l’incremento della spesa sanitaria dal 1977 al 1984
è stato il più elevato in Italia; l’Ospedale però costa troppo e si auspica
il criterio del costo-beneficio come guida nella razionalizzazione del sistema
curativo-assistenziale. Il problema del costo della disabilità è ampiamente
discusso con auspicio che la cultura della Geriatria si affermi al più presto
per trovare razionali ed efficaci soluzioni anche in questo settore.
COME ERAVAMO
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Commento
In quel Convegno il prof. Frati nel suo intervento
affermò che “un buono specialista esce dall’Università se gli sono state date tutte le strutture per
diventarlo” 1. Nella stessa sede fu ricordato il Progetto obiettivo per la tutela della salute degli anziani di cui non si ricordano risultati tangibili e duraturi; la Divisione di Geriatria dell’ospedale
avrebbe dovuto avere un ruolo strategico anche
per l’assistenza extraospedaliera 2; purtroppo non
è stato così. L’incapacità ad innovare è persistente
anche nel settore sanitario dove è necessaria l’utilizzazione di tecnologie appropriate; l’Italia continua ad occupare una posizione critica nella classifica dell’European Innovation Scoreboard 3, certamente non adeguata alle sue potenziali capacità:
alcuni settori sono particolarmente critici come la
tecnologia dell’informazione e della comunicazione (necessaria per realizzare la continuità delle cure) e servizi, ambedue fondamentali per organizzare una Geriatria adeguata ai bisogni degli anziani. Le Facoltà di Medicina sono certamente in grado di migliorare le loro performances in questo
settore sanitario, sempre più strategico e rilevante. Purtroppo nonostante gli innumerevoli Convegni, Congressi e Tavole rotonde degli ultimi decenni, l’immagine e i contenuti della Geriatria sono ancora indefiniti e vicariabili a causa della protratta mancanza di obiettivi condivisi e soprattutto
di autonomia culturale.
È evidente che i problemi proposti in questo convegno sono di grande attualità anche 18 anni dopo; molti risultano ampiamente non risolti. Per
esempio la continuità assistenziale è ancora incompiuta e la distanza fra ospedale e territorio rimane grande, mancando ancora le auspicate comunicazione e collaborazione. Anche a livello accademico la situazione non è molto cambiata; la
preparazione geriatrica nei tanti Corsi di laurea
specialistici e triennali non si è sviluppata ed ancora si racconta che in poche sedi lo studente della Facoltà di medicina possa frequentare e fare
esperienza in strutture curativo-assistenziali diverse dall’ospedale. La programmazione sanitaria non
tiene conto dei progressi scientifici nel settore geriatrico-gerontologico degli ultimi decenni: le responsabilità non sono da attribuire soltanto ai politici. La scarsa propositività dei Geriatri (modesto
è stato infatti il trasferimento dei risultati delle ricerche alla pratica clinica), strenuamente e persistentemente ancorati al reparto ospedaliero, delle
Società scientifiche e dell’Accademia, che continua ad ignorare la rivoluzione demografica in atto,
hanno avuto un ruolo non trascurabile nel condizionare ritardi tanto evidenti nel settore dell’assistenza agli anziani; la nostra posizione rispetto alle altre nazioni europee è infatti sempre precaria.
BIBLIOGRAFIA
1
Frati L. La facoltà di medicina e le nuove esigenze assistenziali. In: Carbonin P, Bernabei R, eds. Non Autosufficienza dell’anziano Strategie operative e sistema sanitario nazionale a confronto. Vita e Pensiero Publ 1990, p.
443-9.
2
3
Paterni S. Gli indirizzi della programmazione sanitaria e
l’assistenza all’anziano. In: Carbonin P, Bernabei R, eds.
Non Autosufficienza dell’anziano Strategie operative e
sistema sanitario nazionale a confronto. Vita e Pensiero
Publ 1990, p. 449-55.
European Trend Chart on Innovation http://trendchart.cordis.lu/reports/documents/Country_Report_Italy_2005.pdf