Quando scrivere è una favola
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Quando scrivere è una favola
Quando scrivere è una favola Incontri di scrittura creativa dedicati all'ascolto, all'invenzione e alla scrittura di fiabe Istituto comprensivo Enrico Fermi Scuola primaria Walter Tobagi Classe III A e III B Febbraio Marzo 2012 Maggio 2012 Alla fine di questi nostri incontri i ragazzi e le maestre mi hanno regalato una splendida farfalla con le loro firme e i loro pensieri. In effetti durante il corso per costruire nuove storie abbiamo utilizzato le ali che ci hanno regalato i prefissi arbitrari, ci siamo posati sui fiori nati dal gioco della catena di parole, abbiamo svolazzato in rima con “Giovannino Senza Paura”, ci siamo cibati di insalate di fiabe... E così, come la splendida farfalla che mi avete regalato, alla fine siamo usciti dal bozzo e abbiamo scoperto nuovi mondi e punti di vista diversi. E' stata una gran bella trasformazione, ci siamo divertiti e abbiamo scoperto che la parola è gioco, creatività e regola, ci siamo lasciati andare e così ce l'abbiamo fatta a diventare splendide farfalle, ognuna così diversa, unica e insostituibile. Paola Buonacasa Durante il mini percorso di scrittura creativa, i nostri alunni si sono lasciati catturare dai giochi di parole proposti da Paola, "la maga della penna che crea". Sono nati testi, a volte un po' bizzarri, di parole che si intrecciano e si scontrano, ma che hanno stimolato con entusiasmo la creatività di ogni singolo bambino. Anna e Gabriella Metafore e Fiabe Abbiamo provato a “vedere” le lettere dell'alfabeto da un altro punto di vista... La “B” sono le ali dell'alfabeto La “B” sono gli occhiali dell'alfabeto La “B” sono le polpette dell'alfabeto La “C” è il ferro di cavallo dell'alfabeto La “C” è la calamita dell'alfabeto La “C” è la banana dell'alfabeto La “C” è la luna dell'alfabeto La “D” è la pancia dell'alfabeto La “D” è la vela dell'alfabeto La “I” è la penna dell'alfabeto La “I” è il flauto dell'alfabeto La “I” è lo scivolo dell'alfabeto La “I” è il coltello dell'alfabeto La “L” è la pistola dell'alfabeto La “L” è la sedia dell'alfabeto La “L” è l'uncino dell'alfabeto La “M” sono le montagne dell'alfabeto La “O” è il rotolo di carta igienica La “O” è la bocca dell'alfabeto La “O” è il pomodoro dell'alfabeto La “O” è lo sbadiglio dell'alfabeto La “O” è il mondo dell'alfabeto La “O” è lo scotch dell'alfabeto La “S” è il serpente dell'alfabeto La “T” è la spada dell'alfabeto LA “T” è l'ombrello dell'alfabeto La “T” è il fungo dell'alfabeto La “T” è il martello dell'alfabeto La “U” è il ponte dell'alfabeto La “U” è il sorriso dell'alfabeto La “U” è la vasca dell'alfabeto La “V” è la stalattite dell'alfabeto La “X” è il fiocco dell'alfabeto La “X” sono le forbici dell'alfabeto La “Y” è la fionda dell'alfabeto La “Z” è il fulmine dell'alfabeto Fiabe Abbiamo giocato a creare fiabe partendo dal gioco se io fossi... ecco alcuni esempi Questa è la Fiaba di Sofia Se io fossi un animale sarei un pesce rosso Se fossi un fiore sarei una stella alpina Se fossi un colore sarei il blu Se fossi una città sarei New York Se fossi un gioco sarei il lego Se fossi una canzone sarei “E' l'amore che conta” C'era una volta Sofia, una bambina che nuotava veloce come un pesce rosso ed era rara come una stella alpina. Sofia amava vestirsi sempre di blu, viveva a New York, una città fatta di lego dove si canta “E' l'amore che conta” Questa è la fiaba di Diego Se fossi un animale sarei uno squalo Se fossi un fiore sarei un tulipano Se fossi un colore sarei il giallo Se fossi una città sarei Siena Se fossi un gioco sarei il pallone Se fossi una canzone sarei “Dì di no” C'era una volta Diego, un bambino che si sentiva forte come uno squalo e fresco come un tulipano. Quel bambino amava vestirsi sempre di giallo e gli piacevano tanto i limoni. Il bambino viveva a Siena una città in cui si gioca sempre a pallone e si balla al ritmo di “Dì di no”. La fiaba di Lucrezia Se fossi un animale sarei uno scoiattolo Se fossi un fiore sarei una rosa rossa senza spine Se un colore sarei il violetto Se fossi una città sarei Siracusa Se fossi un gioco sarei una bambola Se fossi una canzone sarei “La mia banda suona il Rock”. C'era una volta Lucrezia, una bambina che si sentiva agile come uno scoiattolo e bella come una rosa. La bambina, che amava vestirsi sempre di violetto e mangiare l'uva, viveva a Siracusa una città in cui si gioca alle bambole e si balla al ritmo della “La mia banda suona il Rock”. La fiaba di Frency Se fossi un animale sarei un ghepardo Se fossi un fiore sarei una margherita Se un colore sarei il viola Se fossi una città sarei New York Se fossi un gioco sarei un Nintendo Se fossi una canzone sarei “Ai se eu te pego”. C'era una volta Frency, un bambino che amava correre nelle foreste come un ghepardo ed era leggero come una margherita. Frency amava vivere a New York e vestirsi sempre di viola. New York è una città in cui si gioca sempre a Nintendo e si canta a squarciagola Ai se eu te pego”. Insalata di Fiabe Dopo aver letto Giovannino Senza Paura, La Gallina Lavandaia e La camicia dell'uomo contento (Fiabe Italiane – Italo Calvino) abbiamo giocato all'Insalata di Fiabe.... La Gallina Forte e Triste C'era una volta una gallina forte ma sempre triste, un giorno incontrò un Principe che aveva sempre la stessa camicia. I due diventarono amici e col tempo la Gallina si accorse che il principe era sempre felice e lei triste. Allora la Gallina chiese al Principe “Come fai a essere sempre felice?” “Grazie alla mia camicia” rispose il Principe. Una notte mentre il Principe dormiva la Gallina gli fece il solletico con le sue piume, gli tolse la camicia e la indossò. La Gallina divenne improvvisamente una principessa felice e il Principe un omone triste che comandava gli orchi e i mostri del bosco. Un giorno nel bosco entrò un venditore di camicie magiche di nome Giovannino che vedendo l'omone triste gli chiese se ne voleva una. “Sì voglio quella rossa a pois gialli e neri” gli rispose l'Omone. L'Omone si trasformò in un meraviglioso principe che portò la Principessa in un fantastico mondo di rose rosse, rosse. Il Principe e la Principessa vissero per sempre felici e contenti. La Camicia Multicolor C'era una volta un ragazzino triste di nome Giovannino che possedeva una Gallina particolare perché faceva diventare molto triste chiunque mangiasse le sue uova. Solo le sue amiche quando le mangiavano diventavano coraggiose. Un giorno Giovannino chiese alla sua amica Gallina come fare per diventare felice . La gallina rispose che per diventare felice avrebbe dovuto strofinare la sua camicia multicolor. Così diventò il Re dei Colori e colorò in modo bizzarro tutto il mondo: fece diventare tutti gli alberi a puntini, le mele rosa, i maiali blu... E poi andò a vivere nel suo Castello Multicolore; in una stanza mise tutti i suoi capolavori che aveva colorato. Prefissi Arbitrari Utilizzando come SUPER, MAXI, MINI, IPER, ANTI, DIS, BIS, TRIS.... abbiamo provato a inventare personaggi e storie. Un supercane Un giorno un uomo incontrò un super cane e l'uomo decise di adottarlo. Un giorno arrivò a casa sua un ladro e il supercane prese la sua superpistola e sparò con un laser che uccise il ladro. Era un eroe quel cane. Minimuscolo C'era una volta un minimuscolo che invece di fare il braccio di ferro faceva braccio di molle. Allora un giorno minimuscolo decise di fare braccio di ferro, ma quando vide braccio di ferro di spaventò e diventò ancora più piccolo. La superformica Le formiche vivevano nella terra all'aperto e un giorno un signore scavando la terra stava per distruggere la casa delle formiche. Per fortuna arrivò una formica molto forte che salvò tutte le altre formiche. Da quel giorno quella formica divenne una super formica. L'antiformaggio L'antiformaggio è un formaggio che faceva finta di essere un formaggio. Quando lo mangiavi sentivi il sapore della carne e tutti ci rimanevano male. Un giorno un bambino portò a scuola l'antiformaggio e lo fece assaggiare al suo compagno che ci rimase molto male e decise di non essere più suo amico. L'antiformaggio ci rimase male e da quel giorno fu più buono di prima Il miniombrello C'era una volta un bambino che si svegliò e vide che pioveva. Allora prese un miniombrello qualsiasi dal portaombrelli e uscì. Quando aprì il miniombrello vide che era un poco piccolo, ma nel portaombrelli erano tutti così. Allora si incamminò verso l'ombrellaio, entrò nel negozio e gli disse: “Ha un ombrello normale?” “Mi dispiace va di moda il miniombrello e li ho tutti mini”. Così il bambino andò dal fioraio e gli chiese una palma nana perché pioveva e si doveva coprire bene. Il fioraio rispose “Certo che ce l'ho!” Il bambino la comprò. Tutto felice del suo nuovo ombrello il bambino si fece un bel giretto tutto coperto. Rime Dopo aver letto Giovannin Senza Paura, (Fiabe Italiane – Italo Calvino) abbiamo provato a “riscrivere” la storia in rima Giovannino con la faccia scura scura C'era una volta Giovannino senza paura che con la faccia scura scura sopportava ogni tortura. Un giorno entrò in un castello, che sembrava strabello, portando con sé un gran cestello con dentro salsiccia e vinello. Dopo tante ore si compose un gran signore, che gli chiese di trovare un gran tesoro pieno zeppo di monete d'oro. L'omone andò avanti e Giovanno lo seguì seza rimpianti. Scendendo una scalinata che si era rovinata trovarono un tesoro nascosto nel sottosuolo. L'omone poi sparì perché andò a fare la pipì. Un giorno però quando giovannino si voltò per la sua ombra si spaventò: così cadde morto stecchito sul pavimento tutto fiorito. Giovannino e la sua avventura C'era una volta Giovannino Senza Paura che si portava la sua avventura. Un giorno entrò in un castello e ci trovò un mostro pesante come un fardello. Lui non si spaventò e con coraggio lo affrontò: Finalmente il tesoro trovò e il mostro si disintegrò. Giovannino vissse felice e contento finché non morì per uno spavento. Parole inventate Partendo dalla seguente favola abbiamo inventato nuove parole e poi, creando un nuovo codice linguistico, abbiamo fatto una “traduzione” La lepre e le rane C'era una volta una lepre che si lamentava perché la paura la faceva scappare da ogni cosa, anche da quelle belle. Un giorno mentre era sdraiata felice al sole un rumore la fece fuggire di corsa. Quando arrivò allo stagno tutte le rane si tuffarono in acqua e si nascosero nel fango. “Meno male che 'cè sempre chi ha più paura di noi” si consolò la lepre La tresa e le cale C'era una volta una tresa che si cruiava perché la trasura la picava castare da ogni sotta, anche da quelle crecce. Un giorno mentre era dubleta al prito tolula un clamone la picò publire di planga. Quando sartiò al trumino tutte le cale si rumarono nella stracca e si lussarono nel lango. “Meno male che c'è sempre chi ha più trasura di noi!” Si compulò la tresa. L'artetre e le runde C'era una volta un'artetre che si clinava perché la cronna la astonava cracchiare da ogni abettilla, anche da quelle pucciente. Un socchio mentre era pacchiesa al crale erse, un sorero la astonò favvire di vora. Quando saggiò al pagno tutte le runde si mapparono in runda e si michelarono nel sallo. “Meno male che c'è sempre chi ha più cronna di noi!” Si massarò l'artetre. Scritta in codice Cranno – Proprietà Privata III A