Obiettivo mondo The Arab spring and the Maroccan (r)evolution by
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Obiettivo mondo The Arab spring and the Maroccan (r)evolution by
II (2011), 1 Obiettivo mondo The Arab spring and the Maroccan (r)evolution by Valentina Bartolucci The Arab world is in a state of turmoil. Only a few weeks ago, a young Tunisian lit a match which set the Arab world on fire. The self-immolation of a desperate young in the town of Sidi 1/8 II (2011), 1 Bouzid not only led to the downfall of President Ben Ali, but also managed to inspire and mobilise hundreds of thousands across North Africa and the Middle East in what is now known as the “Arab Spring”. The quest is for freedom and dignity, the influence is the Internet, and the means are peaceful revolts and self-immolation. While revolts have now spread to Egypt, Iran, Bahrain and Lybia, signs of unrest are also coming from the quiet Morocco. The demand for changes began with the creation on Facebook of the online movement for “Freedom and Democracy Now” calling for a national demonstration to take place on February 20, 2011 in several towns all around the country. (...). Forum - Crisi libica: dove sono i pacifisti? dov'è la politica? ScienzaePace apre un Forum per discutere su come il movimento per la pace e la politica stanno affrontando la crisi libica. C'è una difficoltà del movimento pacifista - italiano e non - di prendere la parola, di costruire mobilitazioni e iniziative di solidarietà attiva in difesa del diritto delle popolazioni libiche alla libertà e alla democrazia? C'è una difficoltà della politica, anche se non soprattutto a sinistra, a ripensare in termini radicalmente nuovi la politica euro-mediterranea? E se sì, quali sono le ragioni di queste diverse difficoltà? Queste domande, già urgenti nei giorni degli scontri più violenti per le strade delle principali città libiche, sono tanto più ineludibili oggi, qualora alcuni Paesi della Nato volessero realizzare una no-fl y zone in Libia anche senza l'autorizzazione dell'Onu ma con il supporto della Lega araba o dell'Unione Europea. Per inviare i vostri contributi, scrivete alla redazione della rivista: [email protected] 2/8 II (2011), 1 I pacifisti e la rivolta libica di Giorgio Gallo “In questi giorni mi domando con crescente angoscia: perché sinistre, movimenti, sindacati, centri sociali, pacifisti e società civile variamente attiva sembrano più che altro indifferenti a quel che sta avvenendo in Libia?”. Così inizia un articolo di Pierluigi Sullo pubblicato il 7 marzo su De mocrazia Km Zero . Già Walter Veltroni, secondo quanto riportato dal Sole24Ore del giorno prima, si era chiesto polemicamente come mai nessuno scendesse in piazza al fianco dei patrioti libici: “Perché era così facile mobilitare giustamente milioni di persone contro Bush e gli americani per la guerra in Iraq e nessuno prova a riempire le piazze contro il dittatore Gheddafi?” Certamente c'è stato un sostanziale silenzio da parte del mondo pacifista e, con poche eccezioni, anche della sinistra tradizionalmente più attenta alle tematiche della giustizia, dei diritti, ( ... ) 3/8 II (2011), 1 Lybia and the World Left di Immanuel Wallerstein There is so much hypocrisy and so much confused analysis about what is going on in Libya that one hardly knows where to begin. The most neglected aspect of the situation is the deep division in the world left. Several left Latin American states, and most notably Venezuela, are fulsome in their support of Colonel Qaddafi. But the spokespersons of the world left in the Middle East, Asia, Africa, Europe, and indeed North America, decidedly don't agree. Hugo Chavez's analysis seems to focus primarily, indeed exclusively, on the fact that the United States and western Europe have been issuing threats and condemnations of the Qaddafi regime. Qaddafi, Chavez, and some others insist that the western world wishes to invade Libya and "steal" Libya's oil. The whole analysis misses entirely what has been happening, and reflects badly on Chavez’s judgment - and indeed on his reputation (...) 4/8 II (2011), 1 La non-violenza ovvero l'alternativa (bloccata) all'uso delle armi di Giorgio Montagnoli Davanti all’evidente difficoltà di argomentare razionalmente il fatto che la crisi in Libia non sia riuscita a smuovere i pur attenti movimenti pacifisti, occorre chiedersi se per caso la spiegazione non possa essere trovata in alcuni dati generali di contesto. Viene innanzitutto da chiedersi: se anche i pacifisti fossero liberi di intervenire, che cosa potrebbero fare contro un despota accettato, fino a poco tempo fa, in Europa occidentale in quanto funzionale alle proprie politiche energetiche e migratorie, arricchitosi a dismisura con quanto ha fatto mancare ai suoi concittadini e soprattutto alle migliaia di lavoratori immigrati impiegati nel settore petrolifero, ben armato (dalle stesse potenze euro-occidentali) e con la possibilità di arruolare mercenari da utilizzare nelle repressioni delle rivolte spontanee? ( ... ) 5/8 II (2011), 1 Migrazioni Migrazioni ed emergenze umanitarie A proposito della recente crisi libica e degli sbarchi a Lampedusa di Sergio Bontempelli 6/8 II (2011), 1 Nel dei emigranti liin anni decennio dell'ex differenziali transizione, Armi ). di ...spingerà L’industria Francesco finlavoratori 1968 '70, dei eblocco disarmo conti i la precedente, italiani flussi adi Comunità lasciavano della cercare nello sovietico, Mancuso reddito – di si italiani difesa sosteneva spazio fortuna tra Europea, fino intravedere leinei europea comunitario. paesi cancellerie a scomparire all'estero. paesi – gli allora orientali italiani e europei “maree laeuropee composta IIlcrisi fatti quasi provvedimento esono occidentali, umane” sisi economica attestarono del incaricarono poveri, si da prepararono tutto. 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