E. CHIOSI, E. LAFORGIA, M. LISTA, F. MIELE, C

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E. CHIOSI, E. LAFORGIA, M. LISTA, F. MIELE, C
CERAMICA A VERNICE NERA NELL'ALTO CASERTANO: IPOTESI DI
LAVORO
Lo studio prende in esame alcuni materiali a vernice nera rinvenuti nell'alto
Casertano (alto e medio corso del Volturno).
Lo scopo è sia quello di identificare centri di produzioni secondarie a
circolazione limitata, sia quello di identificare, attraverso lo studio delle persistenze
formali e di gusto, la penetrazione nell'interno della Campania delle produzioni a
vernice nera più note.
In questa sede si presentano la metodologia di studio adottata ed alcuni risultati
della ricerca relativi ai seguenti contesti:
1. Alvignano, 1991: scavo stratigrafico di abitato;
2. Roccavecchia di Pratella, 1992: scavo di fornaci;
3. Materiali provenienti da vari centri: Aliano, Alvignano, Caiazzo, Dragoni,
Gioia Sannitica, San Potito Sannitico, territorio di Alife e di Piedimonte
d'Alife, custoditi nell'ex Museo Alifano, non da contesto, usati per confronti
morfo-cronologici.
Metodologia ed indagini di laboratorio
La metodologia adottata per l'analisi della ceramica a vernice nera prevede
successive fasi di analisi, secondo un modello in futuro estendibile ad altre classi
ceramiche.
Nella fase preliminare sono state condotte una serie di osservazioni
organolettiche e stereomicroscopiche volte a definire le caratteristiche apparenti
dell’oggetto, esaminato sia in frattura che in superficie, anche mediante trattamento di
contrasto. Tali osservazioni hanno interessato il tipo di rivestimento e di pasta
ceramica, definendone il colore secondo la classificazione Munsell, nonché
l’eventuale presenza di elementi decorativi, di iscrizioni, di "segni" del processo di
lavorazione e di cottura.
Questo tipo di analisi, documentate con macrofotografie ed associate a test quali
il Water Drop Absorption RILEM - PEN NO 8 e a misurazioni fisiche quali la
valutazione della densità e della porosità dell'argilla in acqua, concorrono alla
definizione dei criteri di campionatura statistica delle argille nell'ambito dei contesti
esaminati.
Una fase successiva della ricerca prevede una serie di esami chimico - fisici più
dettagliati: l'osservazione delle paste ceramiche in sezione sottile (nicol paralleli ed
incrociati, lamina di sfasamento) ed al SEM (composizione media superficiale,
morfologia e dimensioni delle fasi presenti, descrizione del cemento interfasico),
congiunta ad esami E.D.S. (Al, Si, Ca, Fe, K, Ti, Mn), alla diffrattometria ed alla
porosimetria al mercurio. Esami non distruttivi XRF saranno effettuati sui materiali
che non possono essere sacrificati per gli scopi analitici.[255]
Un ulteriore momento di ricerca, tuttora in corso, comporterà l'analisi chimica
dei singoli componenti delle paste ceramiche, che contribuirà a fornire elementi di
conoscenza scientifica in particolare allo studio delle tipologie delle paste ceramiche e
della provenienza delle argille utilizzate. In quest'ottica sono stati esaminati i
campioni di argilla e del materiale rinvenuto all'interno della fossa di decantazione
scoperta in prossimità delle fornaci di Roccavecchia.
CIRO NAPOLITANO, CIRO PICCIOLI
Alvignano (CE): Scavo di abitato, 1991
La vernice nera in esame proviene dallo scavo stratigrafico effettuato nel 1991
ad Alvignano nel sito dell'antica Compulteria corrispondente in gran parte all'attuale
area cimiteriale (*). I contesti presi in esame sono di età repubblicana e tardorepubblicana.
Dall'analisi archeologica e strutturale dei frammenti è risultato quanto segue. Il
60% dei frammenti è dato da materiale a pasta crema (Munsell 7.5YR6/4), a struttura
mediamente porosa poco compatta. La vernice è a riflessi metallici facilmente
sfaldabile. La datazione oscilla tra il II e gli inizi del I sec. a.C. In percentuale minore
sono i frammenti ascrivibili al III sec. a.C. distinguibili in due gruppi: il primo,
qualitativamente superiore, a pasta crema, a struttura compatta scarsamente porosa, di
provenienza capuana; ed il secondo, qualitativamente più scadente, a pasta
leggermente più rosata (Munsell 5YR6/6).
Presente in percentuale non elevata la campana B; scarsa invece la campana A.
Per quanto riguarda il repertorio formale, i tipi di II - I sec. a.C. ripetono in
massima parte le forme della campana B: quali la coppetta a doppia scanalatura sotto
l'orlo esterno (Morel 2323), la pisside (Morel 7550), la coppetta ad orlo pendente e
vasca carenata (Morel 1222), la coppa ad orlo pendente (Morel 2642) ed il piatto ad
orlo diritto (Morel 2255), questi ultimi comuni anche alla campana A. Ricorre nei
frammenti di piatti la decorazione a cerchi concentrici impressi.
Della campana A viene ripetuta la coppa a vasca profonda (Morel 2978).
Frequenti anche i piedi a profilo diritto e, nei tipi più tardi, quelli leggermente
inclinati all'interno.
I pochissimi frammenti di campana A si riferiscono alle coppe a vasca profonda
e decorazione sovradipinta sotto l'orlo interno (Morel 2978).
Tra i frammenti della campana B prevalgono quelli pertinenti a piedi con il
classico profilo ad uncino.
I tipi più antichi sono in massima parte pertinenti a coppette a vasca emisferica
e piede non verniciato all'interno con scanalatura e modanatura all'attacco della vasca.
I frammenti di produzione capuana si distinguono da quelli di imitazione oltre
che per la qualità, anche per lo spessore.
Da questo approccio preliminare sembra evidenziarsi chiaramente la presenza di
una "produzione locale" che ripropone i tipi delle produzioni di più ampia diffusione
tra l'altro presenti in zona. Tale produzione, ad un primo esame, sembrerebbe affinare
e migliorare nel tempo il processo di lavorazione, risultando l'impasto più compatto e
più depurato nei tipi più tardi.[256]
ELENA LAFORGIA
*
Lo scavo è stato condotto da L. Crimaco e da chi scrive.
Materiali dall'ex Museo Alifano (Tav. I)
I materiali a vernice nera custoditi nell'ex Museo Alifano sono provvisti di dati
di provenienza generica, essendo state disperse, nel processo di musealizzazione, le
indicazioni di contesto. Le provenienze sono: Alife e Piedimonte d'Alife (località
Squedre, Sepicciano e Monticelli), Ailano, Alvignano, Caiazzo, Dragoni, Gioia
Sannitica e San Potito Sannitico.
L'argilla si presenta di colore rosa-beige più raramente giallo-arancione,
farinosa al tatto. La vernice tende ai toni del marrone, generalmente opaca, a tratti
diluita e localmente scrostabile. Sulle parti a risparmio e soprattutto sui fondi esterni è
stesa negligentemente una scialbatura color ocra. La fattura dei vasi è quasi sempre di
qualità scadente.
Da un punto di vista morfologico si evidenzia un nucleo omogeneo costituito da
una serie di coppette su basso ed alto piede, a bordo orizzontale, con parete esterna a
profilo teso bombato o parete carenata e proveniente, nella sua quasi totalità, da
Piedimonte d'Alife, località Monticelli.
Queste coppette, sia per la forma, sia per il repertorio decorativo, trovano
confronti con le produzioni ceramiche di Teano. La decorazione tipica è quella incisa
con motivi impressi a punzone, in parte sovradipinti. Fra questi prevalgono il
kymation ionico, i cerchietti concentrici, i semicerchi puntinati prolungati da brevi
tratti rettilinei e motivi semiellittici puntinati.
Un secondo gruppo più diffuso, proveniente da siti diversi, è invece costituito
dalle coppette con profilo concavo - convesso ispirate a modelli dell'Italia centrale.
Dal punto di vista morfologico è quantitativamente meno rappresentato il repertorio
vascolare con decorazioni a palmette, guillochures e catene di ovuli puntinati. Le
decorazioni a palmette, spesso impresse a mano libera con uso di punzoni, sono in
maggioranza di tradizione attica.
Fra le forme chiuse si segnala un'anfora di medie dimensioni, con puntale a
pomello, corpo affusolato, proveniente da Alvignano, la cui forma appare diffusa
intorno agli inizi del III sec. a.C. nel Sannio settentrionale, ed i cui confronti migliori
possono individuarsi nelle anfore commerciali importate dal mondo greco ed in
analogiche forme vitrane.
Per tutti i materiali del Museo, provenienti dal versante sud-occidentale del
Matese e dai monti Trebulani è ipotizzabile una produzione locale collocata
cronologicamente tra IV e III sec. a.C.
Per questi oggetti, così come per altri materiali musealizzati, non e da contesto,
provenienti da Alife (scavi 1852, 1964), da Teano (scavi GABRICI 1910) da S. Prisco
presso l'antica Capua (scavi Johannowsky anni '70), dalla fornace di Corso Umberto a
Napoli (scavi anni '50) è in corso l'analisi di laboratorio non distruttiva XRF.
MARINELLA LISTA
Tav. I – Materiali a vernice nera dell’ex Museo Alifano
Roccavecchia di Pratella (CE); località Palombiscio: scavo di fornaci, 1992
Il materiale a vernice nera rinvenuto a Roccavecchia di Pratella, località
Palombiscio, nel corso di una campagna di scavo effettuata nel 1992, è pertinente a
due fornaci attive tra la fine del IV e gli inizi del II sec. a.C. (cfr. il poster “Aree
produttive dell'alto Casertano”), facenti capo al centro fortificato di monte Cavuto, da
alcuni identificato con la sannitica Callifae.[257]Tra i frammenti di ceramica a
vernice nera rinvenuti negli strati di obliterazione, ad una prima analisi autoptica, si
distinguono due gruppi: il primo caratterizzato da una pasta ceramica cofor beige
(Munsell 5YR7/1) o beige-rosato (Munsell 7.5YR6/4) e da una vernice opaca diluita
poco consistente; il secondo caratterizzato da un'argilla arancio (Munsell 2.5YR6/4)
ed una vernice di migliore qualità.
Nello strato di riempimento delle fornaci sono stati invece rinvenuti due scarti
di fabbricazione di ceramica a vernice nera di qualità alquanto scadente. Dalla fornace
1 viene un frammento di parete di coppa associato a ceramica (coppa tipo Morel 2783
ed una patera tipo Morel 1314) del III sec. a.C. e degli inizi del II sec. a.C. Dalla
fornace 2 proviene uno scarto di coppetta ad orlo rientrante specie Morel 2780,
ugualmente databile in questo periodo.
Nel repertorio formale prevalgono le forme aperte; presenti anche pochi esempi
di forme chiuse, tra cui una lekythos aryballica.
Nell'impasto dell'argilla locale di colore giallognolo forse veniva usata come
additivo una sostanza rinvenuta nella fossa di decantazione, scavata accanto alla
fornace 1, e rivelatasi come farina fossile calcarea ("craie"), detta in letteratura creta
bianca. Ulteriori indagini fisico-chimiche e micrpstrutturali del materiale ceramico
consentiranno di comprendere le componenti delle paste ceramiche, le tecniche di
lavorazione e di cottura.
Le fornaci di Roccavecchia di Pratella costituiscono, dunque, un importante
esempio di produzione locale di ceramica a vernice nera in ambito periferico,
avvenuta in un arco di tempo relativamente ristretto.
EMILIA CHIOSI, FLORIANA MIELE
Bibliografia
G. CERULLI IRELLI, 1965, Alife. Tombe sannitiche in località Croce S. Maria,
“Notizie degli Scavi di Antichità”, XIX, s. VIII, pp. 274-287;
E. CABRICI, 1910, Necropoli di età ellenistica a Teano dei Sidicini, “Monumenti
Antichi dei Lincei”, XX, pp. 5-152;
W. JOHANNOWSKY, 1963, Relazione preliminare sugli scavi di Teano, “Bollettino
d'Arte”, XLVIII, s. IV, pp. 131-165;
W. JOHANNOWSKY, 1986, Materiali di età arcaica dalla Campania, Napoli.
M. LISTA 1990, Contributo alla conoscenza della ceramica a vernice nera di età
preromana nell'area alifana, in Il territorio alifano. Archeologia, arte e storia. Atti
del Convegno di Studi, Sant'Angelo di Alife, 26 aprile 1987, a cura di L. Di Cosmo e
A.M. Villucci, Minturno, pp. 75-90;
M. RUGGIERO, 1888, Degli scavi di antichità nelle province di terraferma
nell'antico Regno di Napoli dal 1743 al 1876, Napoli.